L`approfondimento - Clinica Sant`Anna

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L`approfondimento - Clinica Sant`Anna
giovedì 9 giugno 2016
L’approfondimento
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Antoine Hubert, il patron del gruppo Swiss Medical Network: gestisce 16 cliniche in Svizzera distribuite su 10 cantoni, tra cui Sant’Anna a Sorengo e Ars Medica a Gravesano
KEYSTONE
‘Non si costruisce più’
Dopo la bocciatura di nuove collaborazioni
della sanità pubblica con il privato, cade
il progetto di un maxi centro delle nascite
alla clinica Sant’Anna di Sorengo, dove
erano previsti 25 milioni di investimenti
a livello immobiliare. Una dolorosa frenata
per la clinica. Lo dice il suo patron, il guru
della sanità privata elvetica Antoine Hubert.
Nega che la clinica abbia un problema
di immagine e spiega cosa succederà ora.
di Simonetta Caratti
Ruspe ferme, cantiere e rubinetti chiusi. Luce
rossa al nuovo ampliamento alla clinica Sant’Anna di Sorengo, dove doveva sorgere il nuovo maxi centro delle nascite più grande di tutto
il Ticino, frutto di una collaborazione tra pubblico e privato, che però è stata bocciata in votazione lo scorso fine settimana dai ticinesi. A
confermarcelo è direttamente lui, il patron della clinica Luganese Antoine Hubert: «È una
grande occasione persa, ma troveremo altre
forme di collaborazione con il pubblico», dice a
‘laRegione’.
Il guru della sanità privata – che dirige il gruppo Swiss Medical Network, ossia sedici cliniche in Svizzera distribuite su dieci cantoni, tra
cui le cliniche Sant’Anna a Sorengo e Ars Medica a Gravesano – incassa il recente verdetto popolare, lo analizza, ma guarda avanti con ottimismo. Dice: «Restiamo in Ticino e continueremo a investire».
Nato a Sion, Antoine Hubert ha fiuto per gli affari, a 23 anni già apriva la prima società, oggi il
multimilionario vallesano ha creato il secondo
gruppo svizzero di cliniche private.
Lo abbiamo intervistato per fotografare il giorno dopo per la clinica Sant’Anna (che cosa succederà?) di Sorengo, per capire la futura politica sanitaria del potente gruppo privato in Ticino, quali saranno i nuovi orientamenti e le riflessioni.
Soprattutto dopo la votazione di domenica,
che ha premiato il fronte dell’opposizione alle
privatizzazioni. Infatti, lo ricordiamo, il 54,6%
dei ticinesi ha bocciato la riforma sulla legge
dell’Ente ospedaliero cantonale, che metteva le
basi giuridiche per nuove collaborazioni con
strutture private in un cantone che ha la percentuale più elevata di cliniche di tutta la Svizzera.
I ticinesi hanno appena bocciato nuove
collaborazioni tra sanità pubblica e cliniche
private, azzerando di fatto il nuovo progetto di concentrare le nascite del Sottoceneri
alla vostra clinica Sant’Anna di Sorengo
che sarebbe stata ampliata. Questa decisione popolare cambia ora i vostri piani in
Ticino?
Sicuramente, se i numeri restano quelli attuali,
non costruiremo una nuova maternità, avremmo investito attorno ai 25 milioni di franchi
per una nuova ala della clinica Sant’Anna.
L’idea di una maternità comune tra pubblico e
privato era una buona idea, avremmo avuto la
casistica necessaria per tenere in Ticino anche
delle specializzazioni. Cercheremo nuove formule di collaborazione con l’Ente ospedaliero
cantonale e continueremo a investire nelle nostre due cliniche.
Facciamo un’ipotesi: se dovesse modificarsi
il mandato, ora provvisorio, alla vostra
clinica di Sorengo, se la politica decidesse,
ad esempio, di concentrare le nascite nel
pubblico, che cosa fareste? Avete un piano B?
La ritengo un’ipotesi non immaginabile. La clinica Sant’Anna è la più grande maternità del
cantone e l’unione con la neonatologia dell’ospedale regionale di Lugano, dove c’è carenza di spazi, è un’occasione persa: uno più uno
avrebbe dato tre e non due.
Avete forse un problema di immagine?
Pensa che l’errore del dottor Piercarlo Rey
(il ginecologo che ha amputato per errore
i seni ad una sua paziente) vi abbia
penalizzato: le sue menzogne alla paziente;
i silenzi imbarazzanti della direzione
della Sant’Anna che non ha denunciato
l’errore; senza autorizzazione il ginecologo
era ancora in sala parto in clinica…
tutto ciò può aver contribuito all’esito
della votazione?
Non penso abbia influito. Sui gravi errori del
dottor Piercarlo Rey deciderà la giustizia. Per il
resto, siamo esseri umani, tutti possono sbagliare, succede nel privato come nel pubblico.
Importante è identificare le disfunzioni e correggerle. Nelle nostre cliniche affittiamo spazi
a medici indipendenti che si assumono la responsabilità medica di ciò che fanno: hanno
più rischi, quindi sono più attenti. Secondo le
statistiche ci sono meno errori nel privato, che
è anche più economico, rispetto alla sanità
pubblica.
Forse perché il privato si concentra
soprattutto su ciò che rende e al pubblico
rimane l’acuto, l’intensivo: più complicato
e dunque più costoso?
Questa è la tesi della sinistra che ci ha fatto
campagna contro in questa votazione. Penso
piuttosto che la collaborazione tra pubblico e
privato sia ancora un tabù in Svizzera, speravo
si potesse realizzarla in Ticino – dove il privato
rappresenta il 40% dell’offerta sanitaria –, sarebbe stata una prima elvetica, ma non è stato
così. Troveremo altre vie per sviluppare un
partenariato pubblico-privato.
Che cosa risponde a chi sostiene che
la sanità privata pensa soprattutto agli
incassi, a far soldi?
Siamo aziende, dobbiamo fare utili e pagare gli
investimenti, perché il privato non riceve le
strutture dallo Stato come la sanità pubblica
che comunque in Ticino, rispetto ad altri cantoni, funziona abbastanza bene ed è gestita in
modo piuttosto manageriale. In altre realtà elvetiche la sanità pubblica è più statalizzata e
ha più perdite.
Forse perché la priorità è il paziente non
i bilanci... al riguardo ha fatto discutere
in Ticino la vostra politica di outsourcing,
Ars Medica a Gravesano, sempre del gruppo
come gli anestesisti, che non avete più
in casa. Funziona?
Prima gli anestesisti erano medici indipendenti, ora si sono organizzati in una società, di
fatto non è cambiato nulla.
La clinica Sant’Anna a Sorengo dove il Cantone voleva centralizzare le nascite
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