USA - Hawaii, Una flotta di isole

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USA - Hawaii, Una flotta di isole
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AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO
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Testo di Alfiero Silvestrucci - Foto di Michele Carlotto
o scrittore Mark Twain, le definì “una flotta di isole,
la più amabile che giaccia in ogni oceano”, le Hawaii, infatti, sono delle montagne vulcaniche, che
nell’alba preistorica,un’eruzione sottomarina consolidava
una dopo l’altra fino a formare un arcipelago; sono dunque nate dal mare, come Venere e di Venere conservano
la formosa e leggendaria bellezza.
Il primo europeo a visitarle fu il capitano James Cook nel
1778, che con la sua Resolution, sbarcò a Waimea nell’isola di Kauai e le battezzò, in onore dell’omonimo conte
e primo Lord dell’Ammiragliato, isole Sandwich.
Soltanto il 21 agosto del 1959,grazie sopratutto all’importanza strategica, da loro assunta durante la seconda guerra mondiale, divennero uno, degli Stati Uniti d’America.
Proprio questa posizione centrale ha fatto si che, già dal
1820 Honolulu divenisse l’incrocio di molte rotte del Pacifico ed oggi il suo aeroporto è uno scalo eccezionalmente movimentato per lo sviluppo dei collegamenti fra
le due sponde dell’oceano e le comunicazioni fra emisfero boreale ed australe.
Una volta l’attracco presso la Torre Aloha avveniva fra il
suonare delle bande, il lancio di coriandoli e stelle filanti
e con le inevitabili ghirlande da indossare intorno al collo; la ghirlanda o Lei era fatta con fiori di garofano, kika,
zenzero ed orchidee e si offriva con un bacio in segno di
ospitalità.
Oggi la frenesia che caratterizza i nostri tempi unita all’impressionante movimento passeggeri non consentono
L
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Da un Big Hawaii gruppo Silvestrucci
queste attenzioni, resta solo la consuetudine di festeggiare il 1° di maggio come il giorno del Lei.
L’impatto visivo con la città e con il suo traffico, mentre il
taxi ci trasporta verso la Old Honolulu, non ci fa minimamente pensare di essere arrivati in un centro vacanziero
di eccellenza, bensì in uno dei tanti agglomerati di grattacieli dove quotidianamente si sviluppa la vita socio-economica di tante città americane; ma non appena, liberati
dei pesanti fardelli che ci hanno accompagnato lungo tutto l’interminabile viaggio ed, indossati sandali e bermuda,
possiamo finalmente scendere in uno degli splendidi viali
che caratterizzano Waikiki,tutto si trasforma ai nostri occhi e viene visto e vissuto in maniera completamente diversa: visi sorridenti, facce allegre, corpi abbronzati abbigliamento ridotto all’indispensabile, non importa se tradisce qualche “difetto”, giovani di tutte le età, a passeggio
abbracciati, con andatura atletica tenendo sottobraccio
una “tavola”, pigramente adagiati su di un “vimini” a gustare un’esagerata bibita ghiacciata, tutti con l’unica idea
di liberarsi da vincoli e tabù ed immergersi in quest’ambiente così carico di suoni, colori, profumi e sapori.
Waikiki è veramente un posto effervescente,non per nulla gli antichi hawaiani la chiamavano”sorgente zampillante”,perché l’acqua piovana assorbita dalle falde della montagna, riaffiorava copiosa, consentendo così una rigogliosa vegetazione fino alla spiaggia,dove non molto tempo fa
il re Kalakaua,organizzava eleganti ricevimenti sotto le palme ed ora divenuta teatro, tempio e simbolo dei surfisti.
Dal Diamond Crater, un tempo utilizzato come fortezza,
si può ammirare tutto il litorale di Waikiki fino al porto di
pescatori di Kewalo, frequentato di sera dagli artisti, e dal
quale salpano i traghetti pubblici che portano a Pearl Harbor;proprio quella baia,dove,una volta,si pescavano ostriche perlifere, ampia più di 26 km quadrati, caratterizzata
dal fatto di avere un solo accesso dall’oceano, in acque
profonde e quindi navigabili, ideale contro gli attacchi marittimi ma ahimè una trappola nell’era dei bombardamenti aerei.
Non vorremmo passare per cinici,ma tutto ciò che ci circonda è un invito ad abbandonare rapidamente questi tristi ricordi, per proiettarci in un mondo dove l’uomo può
finalmente godere della natura senza distruggerla.
Sulle splendide spiagge del nord: da Waimea con l’adiacente giardino botanico a Kawela a Turtle Bay non si può
resistere al richiamo del mare e delle sue onde che anche
in una situazione di normalità raggiungono altezze superiori a 4/5 m.,è bello e divertente affrontarle,con quel briciolo di spensieratezza che ci caratterizzava da ragazzi, si
può scegliere di saltare cercando di rimanere a galla o passare sotto appiattendosi al fondale ma c’è una terza soluzione,un po’ più rischiosa,di tuffarsi diagonalmente in mezzo al rotolante moto ondoso, lasciandosi poi trasportare
lungo tutto il bagnasciuga,è veramente una goduria ma bisogna essere precisi nel tempo e nell’inserimento altrimenti la violenza dell’onda può produrre conseguenze
davvero poco piacevoli.
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Dopo un bagno lungo e divertente è altrettanto bello concedersi all’incanto di un tramonto nel romantico scenario
della Sunset Beach e sotto quella luce carica di sfumature, avviene naturalmente che i sensi lascino spazio a pensieri, considerazioni, confronti: siamo di fronte ad una natura prodiga,della quale possiamo cogliere alcuni dei frutti più gustosi, ma abbiamo appena lasciato una quotidianità che non ti permette neanche di immaginarli;non è questo uno dei temi di contrasto della nostra vita che arrovella la nostra esistenza?
Aloha, ripetono in continuazione le hostess in costume
del Polynesian Cultural Center,dove è stata ricostruita un
po’ della storia di queste popolazioni,che il turista può rivivere visitando al suo interno, villaggi e musei o assistendo ad esibizioni folkloristiche, come la loro propiziatoria
danza dell’Hula.
Noi non ci lasciamo coinvolgere e rispondiamo con un
gentile gesto della mano che qui chiamano Hang Loose: si
allungano pollice e mignolo, tenendo piegate le tre dita
centrali e si ruota il polso, è il loro caratteristico modo di
salutarsi, bay bay splendida Oahu.
Big Island ci accoglie con i suoi imponenti coni vulcanici,
le cui altezze superano abbondantemente i 4000 m.,il Mauna Kea ed il Mauna Loa costituiscono un formidabile sbarramento alle formazioni nuvolose provenienti dall’est,
consentendo a gran parte dell’isola di godere di un clima
mite e secco.
Ma il nostro interesse si catalizza subito sul più piccolo Kilauea; la leggenda racconta che Madame Pele, dea del vulcano, dopo aver a lungo lottato con la sorella Namakaokahai, dea del mare, abbia trovato nella voragine infuocata del cratere la sua definitiva sede; la dea è tanto venerata quanto temuta, si dice, infatti, che raccogliere pietre
dal cratere porti sfortuna al suo possessore fino a quando non vengano restituite; i Ranger hanno una cassa piena di pietre provenienti da tutto il mondo restituite da turisti, condizionati da eventi nefasti.
All’interno dell’Hawaii Volcanoes National Park oltre ad
un’interessante Chain of the Crater Road lunga 80 km si
possono fare interessanti itinerari a piedi,come quello che
parte dal Kilauea Iki Crater, punto panoramico da dove si
può ben osservare il risultato di quello che è stato uno
dei più grandi spettacoli eruttivi che l’uomo moderno ricordi: una fontana di lava liquida che raggiungeva altezze
superiori ai grattacieli di Manhattan; eravamo nel novem-
bre del 1959, ora dopo 50 anni, mentre calpestiamo quella lava ormai solidificata, possiamo constatare al tatto che
il terreno è ancora caldo e che dalle numerose fessure
tuttora fuoriesce del vapore; ma la cosa più sorprendente è la presenza di alcuni tipi di vegetazione, come le bacche di Ohelo che crescono tutt’intorno ed i piccoli alberi di Ohia Lehua, dai fiori color rosso vivo, uniche piante
che siano riuscite ad introdurre le loro radici all’interno
della lava; attenzione anche esse sono sacre alla dea Pele.
Ma siamo fortunati, Madame vuole mostrarci qualcosa di
più “intimo”, in basso verso il mare scorre una lunga lingua di fuoco, vorremmo saltare tutte le precauzioni prese dalle autorità ed arrivare il più vicino possibile, ma ci
dobbiamo accontentare di osservare fiammate e spruzzi
di lava da distanza di sicurezza. Con l’avanzare dell’oscurità, lo spettacolo si fa sempre più interessante e l’incantesimo di questi momenti è interrotto solo dai flash delle fotocamere e dagli ohoooo di ammirazione degli spettatori, quando lapilli incandescenti raggiungono il cielo ed
illuminano la zona; negli intervalli torna, il buio, la concentrazione, il silenzio, addolcito dal ritmato fruscio della risacca, e così, ci si prepara per nuove esplosioni che non
sono solo di fuoco, ma sopratutto di gioia interiore; scorre il tempo ed, ancora assorto in questi sentimenti, vengo
presto richiamato alla realtà da una provvida mano, prima
di perdere l’equilibrio sul sentiero che ci riporta al parcheggio, che malgrado le torce, nasconde trabocchetti e
non permette distrazioni.
Un’altra grande attrattiva dell’isola è la Vai:pio Valley, caratterizzata dal fatto di essere compresa fra il mare da un
lato e due altissime pareti di roccia che si chiudono sul
fondo quasi a formare un triangolo, queste pareti sono
completamente coperte da vegetazione tropicale e solcate da ruscelli che scendendo a valle si trasformano in cascate, rendendo l’ambiente spettacolare ed il terreno acquitrinoso sì, ma anche particolarmente fertile.
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La visita richiede un minimo di organizzazione,si parte dal
punto panoramico e si percorre una ripidissima e stretta
discesa, che è anche l’unica via di accesso e può essere affrontata solo con pick-up o 4x4, piccole piazzole laterali
permettono l’alternanza nei due sensi; arrivati alla fattoria ci assegnano i cavalli, è obbligatorio anche un caschetto, le cavalcature docili a qualsiasi tipo di cavaliere, consentono un certo relax,così da poter dedicare tutta la nostra attenzione esclusivamente all’ambiente: ci ritroviamo
circondati da coltivazioni di ogni genere, alberi da frutta,
fiori dai colori e profumi a noi insoliti e completamente
inebriati da questa bucolica atmosfera,molliamo un po’ le
redini ed il nostro puledro azzarda qualche passo di trotto, ripreso immediatamente il controllo della situazione,
affrontiamo un vero percorso di Cross Country superiamo sentieri, saliscendi, piccoli ostacoli, guadi, ponti e gallerie naturali formate dalla vegetazione ed ancora ruscelli;già,ci avevano avvertito che malgrado le apparenze l’acqua non sia perfettamente pura, ma non appena scorgiamo, una piscina naturale di acqua fresca e trasparente, al
diavolo tutte le precauzioni, giù da cavallo ed in un attimo
siamo tutti a mollo.
Su via, i bagni alle Hawaii si fanno al mare, in spiaggia, ce
ne sono di tutti i tipi e di tutti i colori: bianche, nere gialle, rosse, sale e pepe, ma avete mai pensato ad immaginare una spiaggia verde?
Non lontano da South Point, dopo una bellissima passeggiata a piedi,costeggiando il mare e lungo la quale si è quasi sempre impegnati a”catturare” immagini di questa natura selvaggia, si arriva alla sommità di un costone di lava
e sotto ai nostri occhi si apre uno spettacolo veramente
fuori del comune: una baia di sabbia nera, verde, oro, brillante al sole e protetta da un’imponente roccia nera (contenente olivina ed altri minerali)che sgretolandosi produce questo eccezionale paesaggio; ma la natura ha voluto
esagerare, il fondale prospiciente, probabilmente per lo
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stesso motivo, da all’acqua una colorazione che più turchese non si può.
Debbo dire che questa non è stata l’unica volta in cui sia
rimasto affascinato di fronte ad alcune combinazioni cromatiche, per esempio non ho potuto fare a meno di soffermarmi ad ammirare uno splendido accoppiamento,
opera in parte dell’uomo ed in parte della natura, del nero della sabbia di lava che incornicia le verdissime aiuole
di un elegante residence vicino a Puako, zona peraltro famosa per i suoi Petroglifi.
Per chi volesse avere la conferma che l’uomo può offrire
il suo contributo alle varie espressioni della natura senza
mortificarla,faccia un salto allo Sheraton,appena fuori Kona, dove in una piscina naturale, illuminata con un potente faro, da una terrazza dell’albergo, potrà assistere ogni
sera all’elegante balletto di una famiglia di mante nei loro
costumi in bianco e nero.
Se Big Island è l’isola dei vulcani,Maui è sopranominata l’isola delle valli, esempi di questo tipo di paesaggio si possono ammirare percorrendo le due strade litoranee che
partono da Kahului: andando ad est verso Hana, lungo un
percorso reso difficile da una serie infinita di curve oltre
che dalla stretta carreggiata,sarete “obbligati”a numerose
soste per godere dei vari spettacoli naturali che man mano si presenteranno ai vostri occhi,ma non perdete troppo tempo la parte più interessante deve ancora venire,infatti, subito dopo la Red Sund beach, arriverete alle famose Seven Pools,una serie di piscine naturali degradanti verso il mare collegate fra loro da piccole cascate; ma non è
questa la meta, risalite il corso d’acqua, percorrendo un
sentiero immerso in una natura fantasiosa e spettacolare,
la prima parte in leggera salita, non storcete il naso, usatelo per deliziarvi di un intenso profumo, siete circondati
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da alberi di guava, di cui
peraltro potete anche
gustarne i frutti; proseguendo, la vegetazione
diventa sempre più folta,
ma se provate ad allargare il vostro sguardo lateralmente, scoprirete insospettate piccole “finestre “su ruscelli, cascate,
piscine naturali, spesso
coperte da felci giganti,
lunghe liane e piante fiorite; ora il terreno si fa
piatto, hanno costruito
una passerella in legno
che attraversa un fitto
bosco di bambù,tanto alti che sembrano unirsi in
cielo,quasi a formare una
lunga capanna, ed in questo ambiente in completa
solitudine provate ad ascoltare i suoni a volte dolci a volte vibranti che il vento e le brezze dell’oceano producono,attraversando il bosco,ora aprite gli occhi, siete arrivati, siete ai piedi di una parete rocciosa, solcata da un’imponente cascata alta più di cento metri, qui
a Waimoku, come si dice, la natura ha superato l’immaginazione.
Sulla seconda litoranea, verso ovest, reso il dovuto omaggio alla Iao Valley con il suo sacro picco roccioso, lo Iao
Noodle, una sorta di simbolo fallico ed espletato il quotidiano obbligo di un rilassante bagno nella splendida Fleming beach raggiungiamo Lahaina,un tempo capitale e porto più importante dell’arcipelago, famosa soprattutto per
il traffico delle baleniere, ora la civettuola cittadina fa bella mostra di eleganti negozi di abbigliamento,moderne gallerie d’arte ed ha conservato di quell’epoca,un museo sulle balene, il Baldwin Palace sede di antiche missioni, il Pioneer Inn un vecchio albergo di lupi di mare, dal quale nel
periodo invernale si può tutt’oggi assistere nell’antistante
baia,al parto dei balenotteri,infatti,sembra che questo ne
sia, per il suo fondale e per le tiepide correnti, il posto
ideale.
Il “clou” dell’isola però spetta a Molokini,un vulcano spento, sommerso, del quale emerge solo una parte della cresta del cratere, in modo da formare all’occhio una caratteristica mezzaluna in mare aperto.
E’ una splendida giornata ed il catamarano che ci trasporta,
solca veloce il mare tranquillo, ci viene servita la colazione, ci vengono consegnati: muta, maschera e pinne e siamo pronti all’immersione; è un paradiso dello snorkeling,
oltre alla caratteristica fauna tropicale si possono ammirare anche pesci di notevoli dimensioni insieme a tartarughe e mante che forse hanno allargato il proprio habitat dalla vicina riserva di La Perouse.
Pensavamo di aver ormai fatto l’abitudine ai vulcani,li avevamo ammirati per la loro maestosità, avevamo osserva-
to la loro potenza eruttiva avevamo calpestato le loro sedimentazioni, ma pensare che sopra al cratere ci sia un
fantastico acquario naturale e che noi siamo lì sospesi a
galla, non solo ci fa venire brividi di eccitazione ma anche
una sottile sensazione di dominare, ammirandola,questa
sorprendente natura così volubile e irrequieta.
Ogni volta che i registi di Hollywood hanno cercato uno
sfondo tropicale dove ambientare i loro film, lo hanno
spesso trovato in queste isole,in particolare nell’isola giardino di Kauai, ed il mezzo migliore per poter ammirare
questa fantastica natura, per di più da diverse angolazioni,
non poteva essere che l’elicottero.
Si comincia con l’emozione di chi sale per la prima volta
su un velivolo che per la completa trasparenza dell’abitacolo e per la leggerezza e rapidità dei movimenti, ti da veramente la percezione di un volo in totale libertà, quindi
man mano che si procede alla scoperta dei meandri più
reconditi del lungo e profondo Waimea Canyon, con una
successione continua di immagini e di colorazioni, si ha
quasi l’impressione di passare da uno stato di meraviglia
ad un vero senso di gioia, come un atleta che ha superato se stesso, e quando risalendo si passa sotto un arcobaleno a 180° come a tagliare un traguardo si fa quasi fatica a trattenere un urlo di esultanza.
Solo la vista sconfinata del mare aperto, ti può aiutare a
riacquistare calma e tranquillità,ma il pilota con una stretta manovra ritorna rapidamente su i suoi passi e di fronte a noi si mostra in tutta la sua natura selvaggia la Na:pali Coast con una serie di verdi falesie,intervallate da profonde valli ,forse inaccessibili via terra ma non certo al nostro velivolo che in un continuo susseguirsi di saliscendi
,di spostamenti laterali e verticali,ti da la sensazione di toccare quasi con mano creste rocciose,piante tropicali acque cristalline e ci si prepara al gran finale: c’è un posto
nell’isola che detiene il primato delle precipitazioni,oggi
splende il sole,in un attimo attraverso una strettissima fenditura,ci troviamo all’interno di un cratere vulcanico,il
Wai’ale’ale,le sue pareti sono altissime ,coperte da vegetazione muscosa e da cascate di varia portata e lunghezza,la nostra libellula riesce a fermarsi a mezza altezza,ruota su se stessa per una panoramica a 360°,”ma sì, questo
è proprio uno di quegli sfondi di cui parlavamo”, neppure
il tempo di ricordare il nome del film e la libellula,in un attimo,risale in cima e se ne va.
Il tempo del volo è stato relativamente breve,ma di un’intensità da lasciarci gonfi di sensazioni ed immagini e diciamolo pure di qualche brivido; ho la percezione, che ciascuno di noi, quasi geloso di tanto tesoro raccolto abbia
voglia di riassaporare rivedendolo nella propria mente,ciò
che ha testé vissuto, magari approfittando di un momento di relax.
L’occasione ci viene offerta dall’incantevole spiaggia di
Poi’pu, dove uno splendido esemplare di foca monaca, si
gode un lungo e “protetto” riposo, un vero invito ad abbandonarci ancora una volta all’avvolgente calore del sole, guardando ed ascoltando l’oceano e mentre lo sguardo si perde sull’orizzonte il pensiero e la mente tornano
a volare.

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