miolo montale 20056.indd - Scuola Italiana Eugenio Montale
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L’ INCONTRO CON LA FILOSOFIA 1 P er la quasi totalità degli alunni della II Liceo, lo studio della filosofia non è solo una materia curricolare, ma è anche un momento di riflessione sui perché dell’esistenza. L’incontro con il pensiero dei principali esponenti della storia della filosofia greca, tra cui Talete, Pitagora, Parmenide, Eraclito, Democrito, Socrate, Platone ed Aristotele, suscita indubbiamente curiosità, dubbi e stupore. Affascinati dalle molteplici risposte che i vari filosofi del passato hanno dato sull’origine dell’universo e sulle più svariate problematiche etiche, scientifiche, politiche e religiose, gli alunni cominciano a rendersi conto che la filosofia abbraccia e comprende tutto ciò che esiste. Non c’è nulla di veramente umano che si sottragga all’occhio critico e penetrante del filosofo. Nello scoprire che, tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C., i primi filosofi greci erano anche scienziati, astronomi e matematici, gli alunni vedono subito il nesso tra scienza e filosofia, e rimangono meravigliati dal fatto che la filosofia abbia gettato le basi e le condizioni di possibilità per il discorso scientifico. È superfluo ripetere che le scienze sono nate in Grecia e la loro matrice comune è la filosofia. Un altro aspetto che colpisce la mente e l’immaginazione degli studenti riguarda soprattutto la spregiudicatezza della filosofia nei confronti delle tradizioni, dei miti e delle certezze che componevano il mosaico socioculturale del mondo antico. È risaputo che i filosofi sono stati i primi a mettere in discussione i pregiudizi e le opinioni tradizionali sulla nascita dell’universo, degli dèi e della società. Essi cercavano in vario modo di superare la teogonia e la cosmogonia consolidatasi nelle opere di Omero e di Esiodo, per poter indagare più a fondo sui perché dei fenomeni e spiegare il fondamento e le ragioni della vita. La parola filosofia significa amore per il sapere o ricerca appassionata e ap- passionante di un sapere che insaporisce la vita rendendola degna di essere vissuta. Il filosofo è colui che ama ciò che non possiede, perché sa di non sapere e di non possedere pienamente l’oggetto della sua ricerca. Stando a queste premesse, ma mettendole anche in discussione l’allievo Danilo D’Amico così si esprime: “il mio incontro con la filosofia non è avvenuto quando sono stato ammesso alla seconda liceo, ma è iniziato probabilmente quando ho cominciato a ragionare e a pensare... Non è necessario che uno sia adulto o abbia conseguito una laurea in filosofia per considerarsi ‘un amante del sapere’, ma tutti siamo filosofi, perché ragioniamo, crediamo e immaginiamo. E quando cominciamo a ragionare incontriamo la filosofia.” Con stile conciso e predilegendo il genere letterario fiabesco, l’allieva Veronica Deviá racconta il suo incontro con la filosofia. Ecco le sue testuali parole: “c’era una volta la filosofia, che nacque tanto tempo fa in un regno molto distante. Essa era la regina di un regno infinito chiamato sapere. I suoi sudditi fedeli erano i filosofi. Il loro scopo era quello di sapere chi siamo, da dove veniamo, perché esistiamo e dove andiamo. Terribili guerre furono combattute contro l’ignoranza. Le armi più potenti dei filosofi erano la curiosità e l’amore per il sapere. Tutte le battaglie sono state vinte dalla filosofia, perché c’è e ci sarà sempre un perché da scoprire...” Lungo il tragitto verso la scuola, l’allieva Linda Mattoli pensava tra sé e sé: “erano le 7:30 del mattino ed io ero in ritardo per il mio primo incontro con la sconosciuta Filosofia. Nel pulmino il mio pensiero volava in alto e mi chiedevo: ‘come sarà la Filosofia? Per il fatto di essere antica sarà anche vecchia nel senso di oltrepassata?’ Però quando sono arrivata in classe, l’ho trovata la Filosofia: era bella e intelligente. E anche se veniva da tempi molto remoti non era superata. Lei mi ha parlato della sua vita e dei principi di tutte le cose... Tra i vari filosofi studiati il pensiero di Empedocle mi è 36 piaciuto tantissimo. La sua idea del ciclo cosmico e dell’equilibrio tra amore e odio è eccezionale... Ho un dubbio dentro di me: il sapere avrà una forma indefinita o sarà rappresentato dal mio bravissimo professor Dastoli?” Nel fare tesoro del lavoro interdisciplinare sulla schiavitù antica e moderna svoltosi nell’anno scolastico precedente, l’allieva Martina Quiriconi fa un collegamento molto appropriato tra filosofia e storia nel ricordare che il filosofo greco Aristotele giustificava il fenomeno della schiavitù come un fatto naturale. Ecco quanto scrive: “il primo filosofo che ho conosciuto, anche senza averlo capito totalmente, è stato Aristotele. Lui credeva che la schiavitù fosse naturale...” Da ultimo ma non meno importante riportiamo la testimonianza dell’allieva Anna Carolina Guidotti: “il mio primo contatto con la filosofia è stato gradevole ma inizialmente un po’ spaventoso, poichè era la prima volta che mi ritrovavo davanti a testi e discorsi filosofici. La filosofia è la madre di tutte le scienze, perché si interroga sui perché di tutti i fenomeni... La filosofia è una ricerca infinita che ti fa conoscere il modo di pensare di persone che vissero tanti secoli fa.” Ci auguriamo solo che questo “fervore” filosofico, espresso liberamente dalla penna agile di alcuni studenti, non venga meno nel corso dell’anno scolastico, e sia collaudato dallo studio approfondito e critico degli autori che fanno parte del programma di filosofia del triennio liceale . Forza, ragazzi!!! Carlo Alberto Dastoli 1 Questo articolo è stato redatto ai primi di ottobre 2002, ma, per mancanza di spazio, abbiamo dovuto rimandare la sua pubblicazione. Anche se datato, ci è parso opportuno pubblicarlo adesso per il fatto che alcuni degli alunni di allora si trovano oggi alla fine del loro corso liceale. E così avranno il modo di confrontarsi e di rendersi conto delle loro impressioni e riflessioni sulla filosofia. TRA LO STUDIO E IL DIVERTIMENTO M inas Gerais - Dal 7 all’11 marzo 2005, allo scopo di conoscere un periodo storico importante chiamato “Barroco Mineiro” (compreso tra la fine del secolo diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo) i ragazzi del Liceo accompagnati dai loro professori Celia, Mildred, Lanzillotta e Gemma hanno visitato diverse città a Minas Gerais. Queste città con architetture, opere e dipinti di artisti famosi esprimono le sensazioni, le abitudini e i valori politici e sociali della loro epoca. aveva un grande potere all’interno dello stato. Vediamo cosa pensano di questa visita le ragazze e i ragazzi della I liceo. Secondo Alessandro Calò, questa esperienza è stata molto importante: “oltre ad apprendere cose utili per la scuola abbiamo imparato ad essere più indipendenti e siamo maturati”. Secondo Helder de Lima, questa visita è servita anche per stringere nuove amicizie con ragazzi con cui sembrava non ci fosse niente in comune. Dice Czarina: “Secondo me questa esperienza è stata molto divertente perché ho imparato molto in un modo diverso da quello a cui sono abituata, e ho conosciuto persone nuove. Ho scambiato informazioni con questi nuovi amici e devo dire che in parte loro hanno cambiato un po’ la mia maniera di pensare e anche di agire. Ad Ouro Preto, mi hanno colpito molto le “senzalas”, le celle dove vivevano incatenati moltissimi schiavi.” Dopo circa dodici ore di viaggio (all’andata) abbiamo raggiunto Belo Horizonte, capoluogo dello Stato di Minas Gerais, dove si trova un’altra scuola italiana chiamata Fundação Torino. In questo primo giorno gli alunni delle due scuole hanno avuto l’opportunità di scambiare idee, pareri, opinioni e dopo si sono divertiti a giocare a calcetto, handball e basket. Nei giorni seguenti siamo andati a Ouro Preto, a visitare le chiese e le opere di Aleijadinho, un artista mutilato dalla lebbra che visse alla fine del diciottesimo secolo. Grazie all’estrazione dell’oro tutte le chiese sono rivestite di questo metallo, in particolare Nossa Senhora do Pilar. Questo dimostra quanto fosse importante la religione in quell’epoca anche perché la chiesa Un piccolo dettaglio finale: questo viaggio è piaciuto al novanta per cento dei partecipanti ed è un peccato che non tutti siano andati. Nicholas Albericci, Helder de Lima, Beatriz Giglioli, Czarina Reis (I Liceo) 12 DON GERALDO ALLA MONTALE A gli alunni è piaciuto un sacco. Ai docenti ancor di più: l’incontro del 14 aprile, che è durato dalle ore 11 alle 13 con il rettore del Colégio Santo Américo don Geraldo Gonzalez y Lima, è stato bellissimo. nel 1986 ha evidenziato l’aspetto ecumenico della Chiesa. Inoltre, “il Papa mediatico si è servito del potere dei mass media per la difesa della dignità umana. Un successo notevole sono state le Giornate Mondiali della Gioventù organizzate ogni tre anni. Più recentemente, egli ha avuto il coraggio di dire in faccia a Bush che la guerra contro l’Iraq era stata una barbarie e una grossa ingiustizia.” Nell’accettare l’invito che gli è stato rivolto dal prof. Dastoli a nome del Liceo, don Geraldo, monaco benedettino da oltre vent’anni, forse non avrebbe mai immaginato che il suo compito non si sarebbe limitato solo a sintetizzare alcuni aspetti del pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) o a spiegare le procedure per l’elezione del futuro papa alla vigilia del prossimo conclave che sarebbe iniziato nel giro di quattro giorni. Ebbene a questo punto gli alunni hanno sentito il bisogno di intervenire. E l’incontro si è trasformato in un momento prezioso di riflessione. Ecco le domande dei nostri studenti: “perché la Chiesa cattolica vieta l’uso dei profilattici e di altri metodi contraccettivi?”, domanda con voce ferma una ragazza; “perché i preti hanno l’obbligo del celibato?”, chiede con insistenza una seconda ragazza; “perché le donne non possono diventare sacerdotesse, vescove e papesse?”, ne aggiunge una terza; “come mai ci sono tanti casi di pedofilia all’interno della Chiesa?” chiede un ragazzo indignato; “non è paradossale che proprio in Italia l’aborto sia legale?”, spara un’altra studentessa; “perché i divorziati non possono ricevere il sacramento della comunione?”, domanda una professoressa; “perché la Chiesa condanna il matrimonio gay?” polemizza una ragazza; “perché l’eutanasia è un peccato?” e così via. “Non si può paragonare l’elezione di un papa a quella di un presidente della repubblica” – esordisce don Geraldo. E aggiunge: “basti ricordare la sorpresa che ha colpito non solo il mondo cattolico ma anche quello laico nel lontano 1978 quando sul soglio pontificio è salito l’arcivescovo di Cracovia Karol Wojtyla dopo oltre quattro secoli di egemonia italiana nella Chiesa cattolica.” Se è vero che dal punto di vista teologico lo Spirito Santo illumina le menti e i cuori dei cardinali elettori, è anche vero che dal punto di vista geopolitico la scelta di un papa non può prescindere da una oculata analisi dello scenario internazionale in cui opera la Chiesa. Infatti, l’elezione di Giovanni Paolo II ha portato avanti la lotta della Chiesa su due fronti: quello contro il regime comunista dell’Est europeo e quello contro l’ineluttabile laicizzazione del mondo e della cultura. Sul primo fronte la Chiesa ne è uscita vincitrice, ma sul secondo la sfida è diventata ancor più pregnante. Tutte domande all’ordine del giorno che richiederebbero una lunga trattazione, altrettanti incontri, discussioni e piacevoli scambi. Ma don Geraldo non ha fatto marcia indietro. Anzi, senza lasciarsi intimidire ha colto l’occasione per rispondere serenamente e socraticamente ai quesiti sottopostigli, attraverso nuove obiezioni, esempi e riflessioni alle pur legittime provocazioni dei ragazzi. Molte delle sue affermazioni hanno scosso profondamente l’animo dei presenti. Il fatto è che nello spiegare i perché dell’insegnamento della Chiesa sul piano etico-morale, don Geraldo ha dimostrato non solo una profonda conoscenza dei dilemmi che affliggono il mondo dei giovani, ma anche una grande sensibilità nell’accogliere dubbi, domande e fondate perplessità. “Nel lasciare l’urbe (Roma) per andare verso l’orbe (il mondo) l’instancabile Giovanni Paolo II – spiega Don Geraldo – ha voluto continuare l’opera degli apostoli Pietro e Paolo”. E nel 1979, nella sua prima visita alla Polonia dopo l’elezione, Giovanni Paolo II ha sostenuto la lotta del sindacato Solidarnosc contro il regime comunista. Nel ricordare altri momenti importanti del pontificato di Giovanni Paolo II, don Geraldo ha detto che l’incontro con i capi religiosi ad Assisi Giovanni Episcopo 13 SOCIEDADE DA INFORMAÇÃO OU SOCIEDADE DA COMUNICAÇÃO? Consolidando-se como habitus, a Era da Informação consiste em uma máquina mundial da informação caracterizada pelo fortalecimento dos sistemas de comunicação e sua concentração em poucas mãos. A liberdade de informação é uma quimera, sabemos que existe uma difusão controlada da informação uma vez que o controle da mesma pertence aos que detêm o controle político e militar do mundo. Resenha e Dica de Leitura T odos nós conseguimos perceber as mudanças ocorridas nas últimas décadas produzidas pelas novas tecnologias. Os novos recursos afetam diretamente a economia, provocando alterações no modo de produção que passou a ser mais rápido, mais eficiente, exigindo um menor número de empregados. Estes, por sua vez, necessitam ser mais qualificados. Também o modo de comunicar foi afetado. O desenvolvimento da informática, com sua capacidade de armazenamento de informações jamais imaginada e a Internet caracterizam a chamada Era da Informação e produzem novas formas de estar no mundo. Pierre Babin afirma que particularmente os jovens estão mais expostos, constituindo-se com/através os meios de comunicação, demandando novos questionamentos e novos comportamentos. O estudioso francês aponta para a baixa capacidade de concentração das novas gerações. Respirando outra cultura, nossos jovens dormem pouco sendo muito solicitados pela vida moderna; sua capacidade de percepção estaria “fragmentada” sob o efeito dos audiovisuais, principalmente a TV; recebem demasiadas informações, de forma superficial, e não conseguem articulá-las e integrá-las às suas histórias de vida. Estaria se desenvolvendo um outro tipo de inteligência; a “inteligência tissular”. A Era da Informação, através de suas inovações tecnológicas, está transformando radicalmente nossa percepção do mundo e das coisas e a globalização da economia tem afetado diretamente o mundo da cultura, assim como o nosso conhecimento do real. Esse é o tema para o qual se volta o professor Ismar de Oliveira Soares de Comunicação Social, ECA/ USP, no seu livro “Sociedade da Informação ou da Comunicação” Coleção Pensar Mundo Unido. São Paulo, Ed. Cidade Nova, 1996. Eis algumas das suas mais instigantes questões: “teriam os consumidores autonomia diante do projeto mercadológico resultante do processo de mundialização da cultura? Qual a capacidade de resistência do psiquismo humano diante do bombardeio de mensagens a que está submetido em sua imersão cotidiana no mundo da comunicação?” 32 A publicidade ganha papel central nesta estrutura garantindo a programação dos canais e promovendo o marketing político substituindo a ideologia do progresso pela ideologia da informação. Neste sentido, ajuda a promover aquilo que o pensador Ramonet chamou de a ditadura do pensamento único , ou seja, a utilização de alguns conceitos básicos levados à exaustão pelos órgãos de informações na tentativa de nos fazer acreditar que há uma autonomia do econômico sobre o político e o cultural. A máquina da informação produz um outro efeito, a desterritorialização dos sujeitos, ou seja, temos a sensação de que tanto o tempo como o espaço estão se deslocando a velocidade incríveis criando mundos virtuais, simulacros de realidades, onde todos procuram encontrar uma identidade, de maneira que os indivíduos não sabem exatamente onde estão e quem são, tornando-se grupos desarticulados comandados do alto. É na emergência destas questões contemporâneas e suas problemáticas que o autor, pensou o título do livro: Sociedade da informação ou Sociedade da Comunicação? Para responder a esta questão, faz referência ao papel central da educação. É dela que vem o desafio enorme na busca da liberdade hu- mana baseada em sua capacidade de criação e autonomia e, consequentemente, a auto-estima. Além disso, precisamos alterar o “modus” do fazer comunicacional passando da Era da Informação para a Era da Comunicação. Não são os meios de comunicação que importam, nem as tecnologias, mas os processos de comunicação nascidos e modificados no seio de determinada cultura. A educação ganha um papel relevante nesta feita, àquela direcionada para a construção do ser em comunicação na prática da cidadania. A educação para os meios já se preocupou com questões de ordem moral e cultural, agora, se vê diante de uma preocupação de ordem política, ou seja, a consciência de que o sistema democrático dos meios é frágil colocando em risco a própria democracia. É necessário garantir aos nossos jovens a capacidade de uma atitude reflexiva em relação ao consumo e aos meios de comunicação e suas relações sociais. Para, a partir daí, transformar o sujeito em agente do processo comunicativo garantindo a pluralidade dos envolvidos. Trata-se de verificar a importância da cultura nacional, local como elemento legitimador dos canais e das mensagens, reconhecendo que estes canais só continuam existindo comercialmente porque possuem uma faixa de consumidores, daí a impotância da comunicação estabelecida intencionalmente com este grupo ao espelhar seus anseios culturais e sociais. Tanto a cultura local como a posse de uma consciência crítica do consumo deve ser assumido como exercício de cidadania que pode promover profundas transformações neste modo de comunicar das atuais sociedades. Temos a possibilidade de construir uma sociedade em comunicação e para isso, é necessário: receber ativa e criticamente as mensagens dos meios; manter a vigilância sobre as políticas de comunicação do Estado, das empresas privadas e das organizações que exercem poder na vida cotidiana das pessoas; buscar algum acesso aos meios e usá-los de acordo com os interesses da cidada- nia. Os segmentos organizados da população necessitam incorporar a cultura da comunicação democrática em seus espaços vitais e ampliar suas formas e modos de comunicação. Tudo isto tendo por base a manutenção de um pluralismo que nos salvaguarda da ditadura das maiorias, um pluralismo capaz de garantir vozes aos diferentes extratos sociais e culturais e fomentar a sociedade em comunicação a fim de destruir a espetacularização da violência e dos fatos e conectá-los aos seus contextos históricos e sociais. No lugar do pensamento único o pensamento complexo capaz de conviver com a diferença, consolidando a solidariedade e a fraternidade, e no lugar da informação a comunicação compreendida para além de sua funcionalidade e como parte fundamental da construção da própria cultura. José Barcellos CONFISSÕES DE UM ARISTOCRATA P escravos, com uma mentalidade bastante conservadora a respeito da ligação Brasil-Portugal na época. ara relatar a viagem que fizemos a Ouro Preto, em abril de 2005, nossas professoras de História do Brasil (Célia) e Português (Angela) fizeram uma proposta de trabalho onde deveríamos, por meio de uma narrativa ou de uma dissertação, narrar nossos conhecimentos adquiridos na visita àquela importante cidade histórica brasileira. O protagonista, Marquês de Campos, escreve uma carta a um seu irmão que visitará a cidade. Nesta carta ele tenta descrever a cidade: sobre como é construída, clima, sobre as minas, escravos, igrejas e sobre o cotidiano da cidade, que vivia a Inconfidência Mineira. Escolhi fazer uma narrativa, onde meu personagem principal é um aristocrata da época, dono de minas e muitos Anna Carolina Nicolini, II Liceo A Meu caro irmão, OtempoaquiemVilaRicapareceserescassoparatantoquetemosafazer.Aexploraçãodasminas, porém,estárendendocadadiamais.Pensolhehaverenviadoumaquantiasuficienteparaoscuidados denossavelhamãe.Casocontrário,avise-mequemando-lhemais.Jádissequecomacompradesta novamina,nãoprecisaremosnospreocuparcomgastos.Mostro-lhetodososmeuscálculosquando você chegar. Devocolocar-lheapartedosnegóciosetambémmesintonaobrigaçãodedar-lheumabrevedescrição do local para que você possa ter consciência do que irá encontrar ao chegar. Primeiramente,informo-lheque,poraqui,parecequeondeescavamospodemosencontrarouro.Ouro quemesmoapóspagarmosoquintoparaacoroa,mepareceincrivelmentesuficienteparasatisfazer todasasnecessidadeseàsvezescaprichos.Nasemanapassada,mandeivirdaÁfricamaisumaleva denegros,mesmoporquesintoqueempoucotempoprecisaremosdemuitosnegrosparatrabalharnas gigantescas minas que por aqui estão sendo escavadas. Ontemmesmo,porcuriosidade,passeiparadarumaolhadacomoandavamasescavaçõeseentreiem umadessasminas.Nãoconsigoexpressaragrandezadolocal,masleveemcontaquecentenasdenegrostrabalhamlá.Puderepararquetrabalhamemcondiçõesumpoucoprecárias,estasminassãoexploradasartesanalmenteporeles.Disseram-mequevivememmédiaseteanosapósoiníciodotrabalho nasminas.Pagamostantoporeles,paraduraremtãopouco!Ascondições,defato,nãosãoboas,mas quemmaispoderiatrabalharemumlocalcomoaquelesenãoeles?Nóssomosempreendedores,sem nossasidéiasjamaispoderiasedesenvolverqualquertipodeplanejamento.Concordascomigo? Nestesúltimostempostenhoobservadoaconstruçãodebelíssimasigrejasporaqui.Emsuabreve estadiaemminhacasa,nãoentendoporquenãopossasficarmaistempo,mostrar-lhe-eitodasas maravilhosasigrejasqueestãosendoerguidas.NossafamíliafreqüentaaigrejadeNossaSenhorado Pilar.UmaesplendorosaigrejaarquitetadaporPedroGomesChaves,estupenda.Verastucomteus própriosolhos.ConverseicomoPadreJoãoparaacertarosúltimosdetalhesdobatizadodeminha queridasobrinha,faltapoucoaserarranjado,masgaranto-lhequequandochegaresestarátudoem ordem quanto a isso. Devocomentartambémqueasuasenhoratalveztenhaumpoucodedificuldadescomasruasda cidade,orelevoaquiexigepernas,ecomo!Acidadefoiarquitetadaseguindoosmorros,comextensas ruasmuitoíngremes.Logo,aviso-lhequedevidoàscircunstânciasemqueeleseencontra,émelhorque fiqueapenasemminhacasa,emrepouso.Aliás,osdoutoresjáconseguiramidentificaroseumal?Em todocaso,asseguro-lhequeminhasenhorafarácompanhia,emtempointegral,asuaesposa.Fique tranqüilo,poiscomojálhedisse,estouimportandoumaótimasafradenegrosquedevemchegarem poucos dias. 10 Porém,pensoeuqueoclimadolocalfarámuitobemaela.Atemperaturaéagradavelmente quente,comumamaravilhosabrisafrescaaoanoitecer.Beiramosos35grausduranteodia, nestaépocadoano.Seriabomtambémquenossamãeviessecontigo,mesmoporque,nãoéaconselhável deixá-la só nessa idade. Acidadeestá,maisumavez,retornandoasuapazcotidiana.Aquelesrevoltososdequemlhe faleinaúltimacarta,foramtodospresoseontemoprincipalrevoltosofoienforcado.Suacabeça estáexpostanaquelapraça,emfrenteacadeia.Cenagrotesca,porémnecessária,ouvidizerque sechamaJoaquimJosédaSilvaXavier,umalferesmetidoabesta.Senãocolocarmosessagente noseudevidolugar,umdiaelesestarãofalandoemliberdade,igualdade,fraternidadeeessas baboseirasquevemosnaEuropa.Inclusive,aproveitoparaperguntar-lheemquantasandaa questão dos franceses, soube que voltou de Portugal faz poucas semanas. Acreditasquemaisumdaquelesnegrosatrevidosescapoudeminhapropriedadeontem?Estes escravosestãocadadiamaisabusadoseseesquecemquedevemseguirordens!Éporisso,meu caroirmão,quedevemosmanterasrédeascurtascomessesnegrinhos.Imaginesóvocêquepermitiramaconstruçãodeumaigrejaexclusivaparaeles!Ondejáseviu!Eeulásabiaquenegro tinha alma? Segueanexoaestaumretratodestenegrocomsuadescrição.Porfavor,avise-mesesouberde qualquercoisa.Mesmoporque,nuncapodemossaberatéondeconseguemirestesanimais. Esperoansiosamentesuachegada,poiscomojálhedisse,tenhomuitoamostrar,etemosmuitos negócios a tratar. Vemo-nos em breve. Saudações cordiais, Do teu irmão Marquês de Campos Procura-seescravofugitivocom a seguinte descrição: Alto,feiçãodeforme,coxo,aparentaaidadede 35,ligeiroeastutoecomgrandesconhecimentos sobrematas.Incapazdefalarcomnaturalidade com aqueles que não conhece. Fugiu de Vila Rica, se paga bem por ele. Qualquerinformação,informaroMarquêsde Campos. 11 A LÍNGUA PORTUGUESA NO MUNDO A Língua Portuguesa é utilizada por cerca de 210 milhões de pessoas em 13 países diferentes. Entre esses países podemos recordar alguns como Angola, Moçambique, Damão, Brasil, Cabo Verde, Timor Leste, São Tomé e Príncipe, Macao, Goa, sem esquecer, é claro, de Portugal. Cerca de 210 milhões de pessoas no mundo usam quotidianamente a língua portuguesa em 13 diferentes países duro no aperfeiçoamento dos trabalhos para que tudo desse certo. Fizemos lembrancinhas para os visitantes da feira, montamos bandeirinhas, marca-textos e até compramos doces típicos. Ficamos horas no laboratório de informática arrumando o texto, as cores, as fotos e as informações no programa de computador Power Point. Muitos tiveram que refazer alguns trechos e até textos inteiros. Enfim, trabalhamos bastante para que tudo No dia 6 de outubro, nós do I Liceo, apresentamos, em grupo, para a classe, um seminário so- saísse de maneira perfeita. E saiu!!! bre a Língua Portuguesa no mundo. O objetivo principal era contar a história de países que foram influenciados pelo nosso idioma. Cada grupo deveria pesquisar a história da Língua Portuguesa em um determinado País. O trabalho foi realizado com a orientação da professora de português, Angela Ignatti, e do professor de informática Lorenzo Gemma, que nos avaliaram no final do projeto. Contamos também com o auxílio da responsável pelo laboratório de informática, professora Leila de Andrade. A maioria desses países teve o primeiro contato com o nosso atual idioma através da colonização Portuguesa. Alguns deles ainda usam o Português como língua oficial e em outros casos o idioma sofreu algumas modificações. Um país que podemos ter como exemplo é o Timor Leste que teve uma história marcada por muita violência e sofrimento, mas após anos lutando contra a ocupação da Indonésia chegou finalmente a uma paz e adotou novamente como língua oficial o Português. Hoje em dia, esse pequeno país, passa por um processo de reaprendizagem dessa língua contando com a ajuda de voluntários do Brasil e de Portugal. Os trabalhos ficaram muito interessantes e despertaram curiosidade e interesse nos visitantes, os quais queriam saber mais sobre países que também usam o mesmo idioma que o Brasil. Foi um grande acontecimento e, além de nos acrescentar um conhecimento mais amplo sobre a nossa língua, nos deu a oportunidade de apresentar o trabalho de uma forma inovadora e de ter um contato maior com o público, o qual se encantou com as apresentações em Power Point, as bandeiras, as músicas, os hinos e as maravilhosas paisagens, de países longínquos da África e da Ásia. Primeiramente, o nosso trabalho foi apresentado em classe e, logo depois, em um evento da escola, na Feira do Livro, realizada no dia 25 de outubro. Desde o começo até o final do mês nós demos Aline Falchetti, Bruno Carramaschi, Carla Monteiro, Piero Basto de Sá (I Liceo) 34 O museu visto pelas crianças da IV Elementare “Um museu é um lugar onde os artistas expõem os seus quadros para todos verem as obras. Achei legal, gostei tanto das obras do Henry Moore quanto do Masp.” Carlo Pravadelli “O museu serve para as pessoas ampliarem sua cultura porque cultura nunca é demais.” Gian Mattia “Para mim um museu é onde tem muitas obras de arte dos que foram famosos. Serve para as pessoas conhecerem os artistas famosos. Eu achei bom a visita ao Masp, porque eu não sabia que eles sabiam expressar tão bem o expressionismo.” Fabrizio “Um museu é um tipo de lugar que guarda as coisas que um artista faz e, ao mesmo tempo, a gente pode saber o que o artista sentiu quando fez aquele quadro. Eu achei legal, bonito e agora eu entendi como eles pintam os quadros.” André “Um museu é um lugar onde as obras dos artistas ficam expostas para observar a obra e também tem escrito as técnicas e materiais. O Henry Moore fez no começo da carreira muitas cabeças e também fez com a técnica da madeira com fios. O Masp foi legal.” Ana Carolina “Um museu é um lugar grande onde pintores põem os quadros que pessoas admiram. Um museu pode servir para várias coisas como aprender e ver coisas novas, sempre novas, sempre tem uma nova surpresa em cada quadro.” Maria Regina “Para mim um museu é a casa da arte. É um lugar onde se preservam as artes de pintores muito importantes. Eu acho que se não existissem museus não conheceríamos a arte.” Giuliana Furlanetto “Um museu é um lugar onde se levam coleções de quadros para ir visitar”. Catalina “Um museu é onde se guardam obras de pintores famosos. Serve para todo mundo ter conhecimento sobre arte. E os artistas ficarem famosos. Eu gostei muito da exposição do Henry Moore porque ele esculpia “mãe e filha” e esculpia também as costelas da mãe porque ela tinha dor nas costas e ele ficava fazendo massagem.” Claudia “Um museu é um lugar onde ficam obras. Serve para guardar obras, quadros etc. Eu gostei da idéia de criarem museus porque fica mais fácil de ver obras primas.” Lucas “Um museu é um lugar sem fins lucrativos com o objetivo de coletar obras e ensinar um monte de coisas legais como Arte, porque Arte é uma coisa boa e Arte serve para continuar a vida com felicidade.” Luigi Innocente 40 “Um museu é uma obra pública que preserva as obras dos pintores e com essas obras fazem exposições para todos apreciarem os quadros. O museu serve para fazer exposições para todos virem ver. Eu achei o museu muito interessante e muito organizado com as obras.” Fernando “Um onde sobre Luca museu é um lugar cultural se aprende muitas coisas os pintores. Eu adorei.” Scacchetti DICAS CULTURAIS Pinacoteca do Estado Praça da Luz, 2 - Jardim da Luz CEP 01120-010 Tel: (0xx11) 3229-9844 Fax: (0xx11) 3229-9844, ramal 229 Memorial do Imigrante Rua: Visconde de Parnaíba, 1316 Moóca Fones: 6693-0917 www.memorialdoimigrante.sp.gov.br MAC Museu de Arte Contemporânea Rua da Reitoria, 160 Cidade Universitária USP Fone: 3091-3039 www.usp.br/mac MASP Museu de Arte de São Paulo Av. Paulista, 1578 Fone 251-5644 www.masp.art.br