Lo psicologo al tuo fianco
Transcrição
Lo psicologo al tuo fianco
SAH Magazine SOMMARIO 3 EDITORIALE Guardiamo al futuro di Giuseppe Failla 4 EVENTI Il ministro della Salute in visita al S. Anna di Marcello Barillà 11 CARDIOCHIRURGIA A Catanzaro da tutta Europa 12 S. Anna Hospital Magazine Viale Pio X, 111- 88100 Catanzaro Tel. 0961 5070456 STUDI I cardiologi ospedalieri premiano il S.Anna 13 Direttore Responsabile Marcello Barillà [email protected] ELETTROFISIOLOGIA Un salto di qualità nel controllo remoto 14 Direttore Editoriale Giuseppe Failla Direttore Generale S. Anna Hospital CARDIOCHIRURGIA Il flussimetro per by-pass ancora più efficaci 15 DIAGNOSTICA L’importanza di accreditare i medici specialisti 16 QUALITÀ Il S. Anna conforme alla ISO 9001:2008 17 LO PSICOLOGO AL TUO FIANCO 19 LETTERE AL MAGAZINE www.santannahospital.it Membro della Federazione CISQ ISO 9001 Sistema Qualità Certificato Direttore Scientifico Prof. Benedetto Marino Referente Medico Daniele Maselli Direttore Dipartimento Chirurgia Cardiovascolare S. Anna Hospital Progetto e impaginazione Grafica Il segno di Barbara Rotundo [email protected] Stampato in 27.000 copie presso Rubbettino print - Soveria Mannelli (CZ) Chi non desidera ricevere il S.Anna Hospital Magazine può comunicarlo all’indirizzo [email protected] Registrazione Autorizzazione Tribunale di Catanzaro n. 3 del 6 aprile 2009 postatarget magazine NAZ/571/2009 AVVISO IMPORTANTE PER I LETTORI L’equipe medica del S.Anna Hospital, nell’intento di rendere sempre più veloci e proficui i contatti con i pazienti, chiede loro e/o ai loro familiari di voler fornire il proprio indirizzo di posta elettronica. Chi intende aderire a tale richiesta, può comunicare il suddetto indirizzo scrivendo direttamente a: [email protected] 2 SAH Magazine EDITORIALE Guardiamo al futuro S tiamo per mandare in archivio un altro anno difficile, per la Calabria e per i calabresi. Non vi è infatti indicatore che non sia rimasto di segno negativo, a cominciare da quelli economici. Il comparto della sanità non ha fatto eccezione. Lo dicono i dati ufficiali resi noti dal ministero della Salute, secondo i quali il valore delle prestazioni rese in Calabria è continuato a diminuire. In altre parole, i conti vanno progressivamente aggiustandosi (grazie agli effetti del piano di rientro) ma l’efficienza del sistema resta ancora un obiettivo non raggiunto; la collettività, quindi, spende per sostenere il sistema stesso molto più di quanto non riceva in servizi. Basti pensare al dibattito sui Lea, i Livelli essenziali di assistenza, che in Calabria non sarebbero ancora garantiti. Il punto è che come ha detto esplicitamente il ministro Lorenzin nel corso della sua visita al S. Anna lo scorso otto novembre, “non esistono più le condizioni per fare tagli, men che meno lineari”; occorre quindi ottimizzare i processi e restituire qualità alla spesa. Ed è questa, probabilmente, una delle sfide più impegnative che attendono Mario Oliverio, neo presidente della Regione, eletto solo qualche settimana fa ed al quale vanno i nostri auguri sinceri di buon lavoro. Anche per il S. Anna il 2014 è stato un anno impegnativo. Non dimentichiamo che solo a fine febbraio si è chiusa una vicenda - quella dell’accreditamento e della conseguente firma dei contratti con l’Asp - che non è azzardato definire surreale, visto che si è protratta per ben due anni. Ciò nonostante, abbiamo lavorato sodo per recuperare l’inevitabile spreco di tempo ed energie, abbiamo irrobustito in modo significativo risorse umane e tecnologiche e i risultati sono arrivati, come riteniamo dimostrino anche i “fatti” raccontati in questo numero del Magazine. Per il futuro, oltre che mettere in conto il consueto impegno nel lavoro al servizio dei malati calabresi, anche noi attendiamo di capire come la Regione affronterà la sfida cui abbiamo fatto riferimento in precedenza. Una struttura di Alta Specialità come la nostra ha bisogno prima di ogni altra cosa di un contesto normativo e organizzativo certo nel quale operare, anche in questo caso nell’interesse dei cittadini. Una certezza che finora è mancata. Bastano giusto pochi flash per comprenderlo bene. Svolgiamo da sempre, di fatto, funzione di pronto soccorso cardiochirurgico di secondo livello, ventiquattrore al giorno, tutti i giorni dell’anno. Eppure nessuno ha inteso finora riconoscere formalmente questo servizio reso. Lavoriamo - e i numeri dimostrano quanto - con budget che piuttosto che essere definiti a monte del lavoro da svolgere, vengono imposti a lavoro già svolto. Lavoriamo, infine, in assenza di una Rete dell’emergenza e quindi tra inerzie e indeterminatezze, senza percorsi e regole certe. Sia chiaro, a scanso di equivoci: una volta che il paziente è stato accolto in emergenza/urgenza al S. Anna - e questo accade circa ottocento volte all’anno - il nostro compito viene svolto ai livelli di qualità e di competenza che tutti conoscono e ci riconoscono. Ma quanto rischia un paziente, se prima di arrivare in ospedale la catena del soccorso è disseminata da inerzie e indeterminatezze piuttosto che da percorsi e regole che diano certezze su come muoversi? Ecco, questo è l’interrogativo che ci poniamo da anni e che spiega il perché, da anni, insistiamo affinché l’ente Regione metta mano una volta per tutte al problema. Perché com’è ampiamente noto, in ambito cardiologico il fattore tempo segna spesso il discrimine tra il perdere o il salvare una vita umana. Da qui, dunque, il nostro auspicio che la nuova stagione di governo che si è aperta porti con sé le soluzioni necessarie a dare efficienza al sistema; che la politica metta finalmente a profitto la propria autonomia e spenda tutta la propria autorevolezza per organizzare il sistema sanitario calabrese e non per “gestirlo”, come purtroppo è accaduto troppo spesso in questi ultimi anni. Nel frattempo, giungano ai nostri lettori gli auguri per le Festività Natalizie. Giuseppe Failla 3 SAH Magazine EVENTI Il ministro della Salute in visita al S. Anna Beatrice Lorenzin giudica il Centro all’altezza dei grandi ospedali che in Italia si occupano di cardiologia. Affrontato anche il tema dell’emergenza D iciamolo pure con franchezza: la visita di un ministro, nel bel mezzo di una campagna elettorale, può essere oggettivamente motivo di imbarazzo. Il rischio, infatti, è che tutto venga come suol dirsi “buttato in politica”, strumentalizzato, equivocato, comprese le intenzioni migliori. Che le elezioni regionali di novembre scorso fossero un appuntamento cruciale per la Calabria, era chiaro ed evidente a tutti. Dal 2010 e cioè dalla precedente tornata elettorale, oggi in Italia nulla è più come allora. I conti pubblici, già storicamente malmessi, hanno subìto l’impatto della Grande Crisi diventando un’emergenza nazionale. Nella nostra regione, conti pubblici significa essenzialmente “sanità”: la voce di spesa più significativa del bilancio regionale, per un comparto sottoposto peraltro a un piano di rientro severo, che non pochi sacrifici ha imposto ai cittadini in termini di pressione fiscale. Proprio per questo il S. Anna, cosciente del proprio ruolo in sanità al servizio dei calabresi e cosciente delle sfide che attendono il sistema sanitario regionale sul fronte dell’efficacia e su quello della qualità della spesa, aveva immaginato di mettere a confronto, prima del voto, tutti i candidati alla presidenza della Regione. Lo scopo era sottoporre loro soprattutto il tema dell’Alta Specialità del Cuore nel contesto della Rete dell’emergenza. Due facce di un’unica me- daglia su cui, dopo anni, si attende ancora una parola definitiva da parte del maggiore Ente territoriale e su cui poteva essere interessante, per operatori e pazienti, conoscere le idee e i programmi degli aspiranti governatori. L’invito, formalmente rivolto a ciascuno dei competitor, non ha però avuto seguito. Si sono create invece le condizioni per la visita del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che è sicuramente esponente di partito ma è al contempo rappresentante del Governo in carica e quindi personalità di rango costituzionale; il che ne fa un interlocutore non solo autorevole ma anche slegato da qualunque altra contingenza, compresa quella elettorale. Per il S. Anna, si è trattato sicuramente di un’occasione assai utile di approfondimento. Anche perché gli anni di regime commissariale della sanità hanno fatto sì che le vicende calabresi arrivassero all’attenzione dei tavoli ministeriali (Economia e Salute), dando contezza delle cifre di bilancio e creando, su quegli stessi tavoli, la consapevolezza del ruolo di ciascun operatore sanitario sul territorio. Basti pensare per esempio che Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che ha coadiuvato il lavoro dei commissari), affrontando nelle sue prime linee di indirizzo il tema della cardiochirurgia ha affermato che in Calabria esistono attualmente due realtà, una sola delle quali supera ampiamente, 4 SAH Magazine per volume di attività, gli standard di sicurezza e che una leggera implementazione dell’attività nella seconda sarebbe stata quindi sufficiente a soddisfare interamente il fabbisogno regionale. Approfondire questi temi, dunque, ha significato per il S. Anna far conoscere al ministro della Salute ulteriori ma certamente non secondari dettagli sulle condizioni complessive in cui, in Calabria, il nostro Centro dà risposte alla domanda di salute dei cittadini affetti da patologie cardiovascolari. Di fronte a una platea nutrita di dirigenti delle unità operative, medici, infermieri e amministrativi, sono stati il direttore generale del S. Anna, Giuseppe Failla e quello del Dipartimento di chirurgia cardiovascolare, Daniele Maselli a illustrare l’attività del Centro: i volumi e la qualità delle prestazioni, i percorsi diagnostico terapeutici e le linee di sviluppo. Ma dai vertici dell’ospedale, il ministro ha appreso anche delle difficoltà in cui il S. Anna è costretto suo malgrado a lavorare: le disfunzioni complessive del sistema sanitario ma soprattutto la mancanza di una la Rete dell’emergenza definita e chiara. Dei due interventi, vi riferiamo dettagliatamente a parte, in altrettanti box dedicati anch’essi alla visita del ministro. «Ho avuto del S. Anna un’ottima impressione - ha detto Beatrice Lorenzin -, mi sembra una struttura all’avanguardia, dotata di attrezzature come capita di vederne solo nei grandi ospedali 5 SAH Magazine che in Italia si occupano di cardiologia e quindi, lo ribadisco, l’impressione è stata ottima». Dopo essere stata informata su come il S. Anna gestisce annualmente i circa ottocento trasferimenti dagli ospedali calabresi in regime di emergenza/ urgenza (in assenza cioè di una Rete ma anche di un’intesa specifica con la Regione) il ministro ha affermato di avere “ben chiare le ragioni per le quali il S. Anna pone il problema». «In questo momento - ha aggiunto - i commissari sono impegnati proprio nella predisposizione della Rete emergenziale e sottoporrò loro le questioni che mi sono state qui rappresentate. Fondamentalmente, l’obiettivo è rendere funzionale la Rete stessa in Calabria; in ogni caso, se la Rete ancora non c’è ma il servizio viene svolto, questo dato di fatto in qualche modo deve essere riconosciuto». Un’affermazione importante, quella del rappresentante di governo, che alla domanda su cosa farebbe il ministro se fosse al posto dei commissari straordinari, ha risposto: «Alcune cose le stanno facendo loro, altre vedremo se riuscirà a farle il ministro». Il tema dell’emergenza/urgenza, tutt’altro che secondario, non è stato comunque il solo ad essere sottoposto all’attenzione di Beatrice Lorenzin nel corso della sua visita al S. Anna. Altro nervo scoperto per il Centro è quello del rapporto più complessivo con l’ente Regione che, a differenza dei tavoli romani di cui si è detto, considera l’ospedale quasi fosse una realtà a parte rispetto al resto dell’ospedalità pubblica. «Non deve esserci pregiudizio sulla sanità privata ha detto il ministro. L’italia ha un’integrazione di sistema pubblico/privato accreditato, in cui quest’ultimo incide in media per il 23%, tenuto conto delle diverse realtà regionali. La distinzione da questo punto di vista non riveste alcuna importanza, nel senso che le prestazioni erogate sono comunque prestazioni pubbliche al servizio del cittadino. L’importante - ha aggiunto Lorenzin - è che la rete che integra al suo interno le diverse strutture sia costruita in modo intelligente; che non vi siano duplicazioni inutili, soprattutto lì dove si parla di strutture accreditate che in quanto tali erogano, come ho detto, prestazioni pubbliche a tutti gli effetti». E sempre a proposito della presunta dicotomia pubblico/privato, il ministro ha aggiunto che «le regole dovrebbero valere semmai al contrario, nel senso che anche le strutture pubbliche dovrebbero sottostare alle stesse norme severe imposte ai privati. Invece - ha detto Lorenzin capita di trovarsi di fronte a strutture pubbliche 6 SAH Magazine stro - le negatività possono invece trasformarsi in opportunità. Il fatto che non ci siano state finora le reti ospedaliera e dell’emergenza, significa certo che partiamo da zero ma che proprio per questo si può lavorare bene, progettando e verificando per step a tre, sei, nove mesi. Un lavoro - ha detto ancora Lorenzin - condiviso con tutti gli attori, così che ciascuno possa avere le sue responsabilità. Un lavoro da portare avanti in sede locale ma nel quadro del nuovo Patto per la Salute che va esattamente nella direzione della visione d’insieme. Ormai - ha concluso il ministro - non esistono più le condizioni per fare tagli, men che meno lineari. Occorre semmai ottimizzare i processi e realizzare qualità di spesa, per recuperare e reinvestire risorse. Il ministero nei prossimi anni cambierà pelle accentuando la sua funzione di indirizzo nelle politiche sanitarie e del farmaco, monitorando i risultati affinché i livelli di assistenza siano standard sul territorio nazionale». Beatrice Lorenzin è apparsa molto convinta: non solo di quello che vi abbiamo appena raccontato ma anche del fatto che la Calabria ce la farà prima di altri a raggiungere il risultato. che se fossero obbligate come un privato a fare domanda di accreditamento, probabilmente se la vedrebbero respinta. Del resto siamo spesso costretti ad applicare il meccanismo della proroga degli accreditamenti delle strutture pubbliche, perché in caso contrario rischieremmo di dover chiudere un bel po’ di ospedali italiani». Osservazione realistica, quella del ministro; basti pensare - lo ha ricordato il dg Failla - che in Calabria gli ospedali pubblici sono stati accreditati in un’unica soluzione grazie a una legge regionale. Il punto di vista del ministro, dunque, è che «c’è un unico sistema-salute che deve rispettare gli stessi standard e gli stessi parametri dal momento che il budget nazionale è unico». Il salto di qualità in termini di armonizzazione e crescita di efficienza, per la Calabria potrebbe addirittura essere più semplice che in altre regioni. «In virtù del piano di rientro - ha detto Lorenzin - il bilancio è quasi ripianato ma soprattutto in questa regione non vi sono quelle stratificazioni, che invece altrove rendono difficile smontare meccanismi consolidati». L’esempio è quello del Lazio, dove a fronte delle esigenze di budget, esistono cinque policlinici e un numero cospicuo di strutture di ispirazione religiosa. «In Calabria, paradossalmente - ha aggiunto il mini- Marcello Barillà 7 SAH Magazine Emergenza: situazione ambigua difficile da comprendere A fare gli onori di casa e le presentazioni di rito al ministro della Salute è stato, secondo il protocollo, il direttore generale del S. Anna, Giuseppe Failla. «Il nostro è un gruppo di lavoro molto giovane ma con alle spalle un’esperienza già consolidata e fortemente qualificata - ha esordito. L’ospedale è una struttura che si occupa di cardiochirurgia e delle altre patologie che afferiscono all’Alta Specialità del Cuore e opera sul territorio da quindici anni. Un’attività avviata dopo quella del Policlinico universitario ma che pensiamo sia stata da stimolo per quest’ultimo che, più anziano di un decennio, non eseguiva però interventi al cuore. Nel momento in cui il S. Anna ha avviato la sua attività, anche il Policlinico si è mosso e oggi esegue circa duecento interventi all’anno. È Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, quella che è riuscita a dare maggiore evidenza di questo fenomeno - ha detto Failla -, nel senso che per tanti anni c’è stata forse una sottovalutazione di ciò che era stato il nostro contributo alla rete dell’assistenza e alla riduzione della emigrazione sanitaria in tutta la regione». Sono i numeri, come è giusto che sia, a dar conto della realtà e quelli illustrati anche nella circostanza della visita di Lorenzin parlano chiaro. «Dall’ultima rilevazione condotta - ha detto Failla - risulta che circa il 29% dei pazienti proviene dalla provincia di Cosenza, il 25% da quella di Reggio Calabria, il 24% da quella di Catanzaro, il 13% da quella di Crotone e il 9% da quella di Vibo Valentia. Per quanto riguarda l’anno in corso, proiettando sull’arco dei 12 mesi i dati raccolti al 31 ottobre, è stimabile che nel 2014 il S. Anna registrerà circa 4000 ricoveri, di cui 745 in regime di emergenza/urgenza per trasferimento dei pazienti da altre strutture di tutta la regione. Gli interventi chirurgici in ambito cardiaco saranno 860, quelli ambito vascolare 706. La Cardiologia Interventistica, insieme con Elettrofisiologia e Cardiostimolazione effettueranno 3200 interventi, 800 dei quali funzionali all’attività chirurgica. Numeri, questi, grossomodo in linea con quelli registrati negli anni precedenti. Nel corso di questi anni, da quando è nata la cardiochirurgia del S. Anna - ha poi aggiunto il DG - il panorama in Calabria è decisamente cambiato. L’Unità di Emodinamica che il dottor Missiroli dirige dal 2002, giusto per fare un esempio, è un servizio pres- so il quale si sono formati gran parte degli operatori che oggi reggono le sorti delle principali emodinamiche della regione. La nascita di questi presìdi, avvenuta nel corso degli anni, consentirebbe oggi la realizzazione di una vera Rete, basata sullo schema Spoke - Hub. Purtroppo però e a dispetto dei risultati raggiunti, fino ad ora tutta l’area dell’Alta Specialità del Cuore ha lavorato in una sostanziale idefinitezza. Questo ha provocato e provoca disfunzioni di non poco conto, a cominciare dalle incertezze relative ai budget, i quali peraltro non vengono stabiliti all’inizio di ogni anno ma spesso alla fine, quando cioè il carico di lavoro è stato già svolto. In più, restano aperti e ancora irrisolti i problemi legati all’area dell’emergenza/ urgenza. Un’area tutt’altro che trascurabile, nella quale come detto ricadono ogni anno una media di circa 800 ricoveri. Il S. Anna - ha concluso Failla - ha continuato finora ad accogliere i pazienti inviati dalle diverse strutture ospedaliere presenti sul territorio regionale. Lo ha fatto in virtù di un principio etico cui l’ospedale non è mai venuto meno e che vede l’essere umano al centro della propria attività in quanto elemento fondante della sua stessa ragion d’essere. È stato così da sempre e così sarà per il futuro, anche a costo di quei sacrifici economici che la Regione e l’Asp per prime conoscono bene. Anche a costo dell’incertezza totale nella quale le prestazioni in emergenza/urgenza vengono erogate. Anche a costo dei confronti, spesso estenuanti, che ne seguono e che appartengono a un’anomalia che probabilmente non trova riscontro in altre Regioni. Se tutto questo è frutto di un principio etico, appare altrettanto etico chiedere di sapere a che titolo questo lavoro viene svolto e auspicare di conseguenza un quadro di riferimento normativo certo. Sono questi gli elementi su cui la Regione non ha finora inteso fare chiarezza, così come da anni resta ancora inevasa la richiesta del S. Anna di vedere riconosciuto in atti quel servizio di pronto soccorso cardochirurgico che la struttura espleta nei fatti, 24 ore al giorno e per 365 giorni all’anno. Resta quindi singolare e difficilmente comprensibile una situazione ambigua, nella quale l’ospedale svolge di fatto un ruolo che all’occorrenza torna utile ma del quale ci si dimentica un attimo dopo che è stato svolto e per di più ai livelli di qualità che nessuno, almeno a parole, si dice disposto a non riconoscere». 8 SAH Magazine L’Hearth team al servizio della qualità delle prestazioni È stato Daniele Maselli, direttore del Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare, a illustrare al ministro Lorenzin l’attività del S. Anna in chiave di percorsi diagnostico terapeutici. «La nostra è una struttura assai radicata sul territorio regionale e con un pregio - ha spiegato Maselli -: è una struttura fortemente concentrata ma all’interno le competenze sono molto specifiche e differenziate. Questo fa sì che la cura di tutti gli aspetti della patologia cardiovascolare possa essere attuata al letto del paziente in pochi minuti e secondo il principio del cosiddetto “Heart team” che si è ormai imposto a livello internazionale. Significa che le diverse figure mediche: emodinamista, elettrofisiologo, anestesista, chirurgo vascolare e cardiochirurgo, riescono a ritrovarsi in tempo reale intorno al malato, il cui caso viene affrontato con un lavoro di squadra. Ciascuno mette a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze specifiche, allo scopo di individuare la soluzione ottimale. Una metodologia di lavoro moderna e funzionale, quella del team, che vale sia nel caso di un’urgenza, sia nel caso di un paziente elettivo, il cui ricovero è programmato, ma comporta comunque uno studio a monte». Com’è sua abitudine, Maselli non ha rinunciato a una nota biografica. «Tornare in Calabria - ha detto - per me è stata una sfida, bella e ricca di contenuto. Ho deciso di reinvestire qui e non altrove le conoscenze acquisite in Italia e all’estero ed è stata per me la scelta giusta, perché ho trovato un ambiente non solo accogliente ma anche fortemente caratterizzato da quella voglia di lavorare e di impegnarsi che distingue i calabresi dovunque essi vadano. Le condizioni, dunque, sono state quelle ideali per dare una spinta ulteriore verso una gestione moderna nella quale è centrale il controllo della qualità del lavoro che viene fatto». Controllo significa numeri e sul tema il direttore del Dipartimento è arrivato preparato all’incontro con il ministro Lorenzin dello scorso otto novembre. Fino a quella data, un totale di 610 interventi di cui 202 di by-pass aortocoronarico. Un indice di mortalità totale del 3,4% e dell’1,4% relativamente al BPAC. Mentre per quanto riguarda gli interventi valvolari nel loro complesso l’indice è del 3,2% con un 1,2% relativamente agli interventi di sostituzione valvolare aortica. «L’ultimo decesso di un paziente elettivo lo abbiamo registrato a giugno 9 - ha precisato Maselli. Il resto riguarda invece pazienti trasferiti da altre strutture e giunti al S. Anna in condizioni di estrema urgenza. Se il criterio di valutazione di questi dati fosse quello degli standard americani - ha aggiunto - la nostra sarebbe una struttura a cinque stelle». Sono risultati ottenuti grazie alla scrupolosità con cui si lavora nell’ambiente chirurgico e in quello intensivo post chirurgico; scrupolosità a cui si aggiunge un’attenzione quasi maniacale ai singoli passaggi, dal ricovero alle dimissioni, per prevenire le cosiddette complicanze. «E sono risultati - ha detto ancora Maselli - che hanno recentemente ottenuto degli endorsement di tutto rispetto, se pensiamo alla scelta del professor Vanermen di individuare nel S. Anna l’unico centro cardiochirurgico di riferimento per le sue attività in Italia e la scelta dell’Università Cattolica di realizzare presso di noi un polo didattico per la Scuola di specializzazione in cardiochirurgia». Alla fine, quello che rimane è il nodo dei circa quattrocento pazienti che scelgono di farsi curare fuori dalla Calabria. «Un nodo da sciogliere - ha detto il direttore del Dipartimento - anche perché accede con una certa frequenza che il malato calabrese curato fuori sviluppi una complicanza quando è già rientrato nella sua sede di residenza. Il sistema sanitario regionale a quel punto deve farsene comunque carico e così i costi raddoppiano. Un meccanismo perverso e inutile, perché qui siamo in grado di dare tutte le risposte che servono. Un meccanismo che va contrastato anche attraverso la costruzione di una Rete dell’emergenza efficiente e certa». SAH Magazine CARDIOCHIRURGIA A Catanzaro da tutta Europa Il professor Hugo Vanermen, tra i maggiori esperti di chirurgia mininvasiva sceglie Il S.Anna come unico Centro per le sue attività in Italia I l professor Hugo Vanermen, considerato uno dei maggiori esperti al mondo di cardiochirurgia mitralica mininvasiva videoassistita, ha scelto il Sant’Anna Hospital come unica struttura di riferimento per la sua attività in Italia. Il Centro calabrese di Alta Specialità del Cuore va quindi ad aggiungersi a quelli dove il chirurgo già riceve e opera i suoi pazienti di tutta Europa; quattro Centri, attualmente dislocati in Belgio, Paesi Bassi, Francia e Svizzera. «La scelta del professor Vanermen - commenta Daniele Maselli, direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia - al quale mi lega un rapporto di collaborazione antico e consolidato, conferma una volta di più la fondatezza della buona fama di cui gode il S.Anna, che lo stesso Vanermen ha evidentemente ritenuto un ospedale all’altezza dei suoi standard. In questo senso - ha aggiunto Maselli - credo che il livello di competenza del nostro staff medico e infermieristico, la nostra dotazione tecnica all’avanguardia e soprattutto l’esperienza che abbiamo maturato nel campo della chirurgia cardiaca mininvasiva, siano stati fattori determinanti nell’orientare la scelta. Ne siamo ovviamente soddisfatti, anche perché dal confronto delle nostre rispettive esperienze non potrà che derivarne un arricchimento professionale reciproco. La chirurgia mininvasiva video assistita, infatti, oltre ai vantaggi che presenta per quei pazienti che ne ricevono l’indicazione, è utile anche sul piano formativo per gli operatori. Di solito - spiega Maselli - quando si interviene sulla mitrale con metodiche tradizionali il campo visivo è limitato al chirurgo che opera. Nel caso della mininvasiva, che comporta com’è noto un’incisione di pochi centimetri come via di ac- cesso per intervenire sulla valvola, l’ausilio della video assistenza consente di vedere le immagini ingrandite di parecchie volte su uno schermo molto ampio e ad alta definizione; ciò significa non solo una maggiore precisione del gesto chirurgico ma anche la condivisione di ciò che si sta facendo con tutta l’équipe presente intorno al tavolo operatorio; una filosofia di crescita comune, quindi, che del resto, da sempre, caratterizza il nostro ospedale». 11 SAH Magazine STUDI I cardiologi ospedalieri premiano il S.Anna È tra i cinque migliori Centri italiani fra tutti quelli che nell’ambito clinico “Cardiochirurgia” partecipano ai progetti di ricerca dell’ANMCO L a Fondazione “Per il tuo cuore” - nata nel 1998 su iniziativa dell’Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) - ha premiato il S.Anna Hospital come uno tra i cinque migliori Centri italiani fra tutti quelli che, nell’ambito clinico “Cardiochirurgia”, partecipano ai progetti di ricerca della Fondazione stessa. Il riconoscimento è stato conferito al Centro calabrese di Alta Specialità del Cuore nel corso dei lavori del 45° congresso Anmco, che si è svolto a Firenze. Lo studio cui il S.Anna partecipa e per il quale l’ospedale è stato premiato (ottenendo il punteggio di qualità di 8.3/10) è il “GISSI Outliers VAR” sulla bicuspidia valvolare aortica (BAV), una patologia congenita a causa della quale la valvola aortica si sviluppa con due sole cuspidi (punte) anziché tre. Un fattore di rischio importante, perché può sfociare anche in eventi improvvisi e a rischio vita. Tuttavia, solo una parte dei pazienti affetti sviluppa nel tempo complicanze e in più, a causa delle diverse caratteristiche che può assumere la patologia, non esiste ancora un criterio per definire, una volta diagnostica la BAV, quali saranno i malati più a rischio di sviluppare una degenerazione valvolare o di parete dell’aorta ascendente o di entrambe. Lo studio ha quindi l’obiettivo di riconoscere caratteristiche peculiari e comuni all’interno di fenotipi omogenei di bicuspidia valvolare aortica, con la possibilità di identificare e stratificare un rischio evolutivo per ciascuna forma di BAV. «Per noi - ha commentato il direttore generale del S. Anna, Giuseppe Failla - l’eccellenza in sanità non ha mai coinciso soltanto con la qualità delle prestazioni erogate o con l’accoglienza che garantiamo abitualmente al malato ma ha abbracciato, ogni volta che ciò è stato possibile, anche la ricerca sulle patologie che curiamo. Perché è contribuendo direttamente ad allargare le conoscenze che riusciamo a pianificare lo sviluppo futuro dei percorsi diagnostici e terapeutici. Cerchiamo di svolgere al meglio anche questo compito e consideriamo il riconoscimento che l’Anmco ci ha conferito un’ulteriore conferma dell’autorevolezza di cui gode la nostra struttura nell’ambito della cardiochirurgia italiana. Pensiamo sia un messaggio fortemente positivo per tutti i calabresi: per i malati e per la loro tranquillità ma anche per quei cittadini che pur non avendo bisogno dell’ospedale, hanno sicuramente bisogno di fiducia nelle capacità della Calabria di esprimere la cosiddetta eccellenza». 12 SAH Magazine ELETTROFISIOLOGIA Un salto di qualità nel controllo remoto Introdotto per la prima volta il sistema “Reveal LINQ” . Dispositivo di dimensioni ridottissime per il monitoraggio costante dell’attività cardiaca È più piccolo di una ministilo, la pila che viene normalmente usata per il telecomando del televisore di casa. Eppure, è in grado di monitorare l’attività cardiaca per tre anni, ogni giorno, su tutto l’arco delle ventiquattro ore e inviare, in remoto, al medico, i dati elettrocardiografici del paziente. Di fatto, si tratta di una vera e propria rivoluzione per diagnosticare correttamente l’aritmia e adottare la soluzione terapeutica più adatta ma anche per migliorare la diagnosi di patologie più pericolose e difficili da riconoscere, come la sincope e la fibrillazione atriale. Stiamo parlando del “Reveal LINQ”, il più piccolo monitor cardiaco impiantabile e che è stato introdotto per la prima volta al S.Anna dall’équipe di Tommaso Infusino, direttore dell’Unità Operativa di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione. A riceverlo è stato un paziente in giovane età, con sospetto di Sindrome di Brugada, una malattia cardiaca ereditaria che predispone alle aritmie ventricolari maligne, spesso notturne, quindi non sempre accompagnate da sintomi e che perciò necessitano di un controllo costante. «La procedura - spiega lo stesso Infusino - è relativamente semplice. Il dispositivo si inietta sottocute con una siringa speciale, attraverso un’incisione di pochi millimetri praticata sulla sinistra del torace, in anestesia locale. Un salto di qualità molto significativo, grazie alle dimensioni ridotte del dispositivo stesso che è più piccolo dell’87%, rispetto al precedente e che pesa solo 2,5 grammi. Ovviamente, niente cavi e niente elettrodi, come nel caso dell’Holter: il sistema, infatti, comprende anche il nuovo monitor esterno di telemedicina che, posizionato presso l’abitazione del paziente, trasmette i dati diagnostici direttamente all’ospedale, utilizzando la tecnologia cellulare per la telefonia mobile globale. Il medico potrà leggerli in qualunque momento sul sito internet dedicato, utilizzando computer, telefonino o tablet. La trasmissione avviene in automatico e non più solo su imput del paziente, come avveniva con la precedente generazione di device. Una possibilità, quest’ultima, che però rimane comunque, nel caso in cui il malato avverta dei sintomi sospetti; ma a prescindere dall’imput del paziente, sarà il dispositivo stesso ad “avvertire” il medico, se si dovessero registrare particolari anomalie del ritmo cardiaco. Ovviamente - puntualizza Infusino - Reveal LINQ non è in alcun modo un presidio di pronto soccorso ma sicuramente aiuta ad aumentare la sensibilità del sistema diagnostico e permette, in questi casi, la pronta gestione della problematica che verrà poi valutata in ambulatorio o con un ricovero elettivo. In seguito a episodi di svenimento o in presenza di sintomi suggestivi per aritmia, che persistono nonostante l’iter diagnostico convenzionale sia risultato nella norma, il dispositivo serve a confermare o escludere con precisione la diagnosi di aritmia cardiaca ed è di grande aiuto nel valutare l’efficacia della strategia terapeutica adottata, sia essa di tipo farmacologico, sia di tipo interventistico con l’ablazione transcatetere, l’impianto di pacemaker o di defibrillatore». 13 SAH Magazine CARDIOCHIRURGIA Il flussimetro per by-pass ancora più efficaci Lo strumento verifica il flusso del sangue e la sua qualità. Ancora più sicurezza per i pazienti e maggiore attenzione verso il controllo delle prestazioni U na ulteriore garanzia di sicurezza per il paziente che riceve un by-pass aorto-coronarico ma anche un nuovo, ulteriore segnale di attenzione dell’ospedale verso la qualità delle proprie prestazioni. Sono sostanzialmente questi i due obiettivi raggiunti dal S. Anna dopo l’introduzione, nel giugno scorso, del “flussimetro”. Si tratta di uno strumento che grazie all’effetto Doppler consente di testare in tempo reale l’efficacia del bypass appena eseguito, sia in termini di flusso del sangue al suo interno e sia in termini di qualità del flusso stesso. Di conseguenza, se il cardiochirurgo non è pienamente soddisfatto del risultato può rieseguire l’anastomosi, senza che questo comporti alcun danno per la coronaria o per il paziente. Semmai quest’ultimo, una volta uscito dalla sala operatoria, potrà essere certo che il suo by-pass non solo funziona ma lo fa nel miglior modo possibile. L’uso del flussimetro si sposa perfettamente con gli interventi in modalità “cuore battente” ma anche in quelli che comportano l’utilizzo della CEC, la circolazione extracorporea, il test di validazione del by-pass potrà essere effettuato, una volta che il cuore sarà tornato a funzionare autonomamente. «L’uso del flussimetro - spiega Daniele Maselli, direttore del Dipartimento di cardiochirurgia del S.Anna - non è così diffuso come si potrebbe immaginare. Innanzi tutto per ragioni, diciamo così, culturali. L’idea di un controllo in tempo reale sui risultati del proprio lavoro, non appena lo si è portato a termine, è un’idea non facile da recepire, perché suona quasi come una messa in dubbio delle capacità del chirurgo di eseguire una buona prestazione. Ovviamente questo non è vero. Non è detto, infatti, che una buona prestazione non possa essere comunque una prestazione perfettibile. In più - continua Maselli - il tasso di anastomosi rifatte dopo la verifica è molto basso, nell’ordine dell’1% e questo fa apparire il flussimetro come un costo aggiuntivo. Bisogna però comprendere che quell’un per cento, per il paziente, fa di sicuro la differenza e inoltre che la possibilità di ridurre il rischio di complicanze post operatorie trasforma di fatto la spesa in investimento. La presenza del flussimetro in sala operatoria, oltre che un segnale di attenzione dell’ospedale verso i bisogni del paziente, è indice di attenzione alla produzione di un risultato di qualità alta. La struttura che si dota di questo tipo di strumenti di controllo della propria attività dimostra una vocazione alla verifica continua dei propri risultati, in linea con i più moderni approcci alla medicina, in generale e alla cardiochirurgia in particolare. Non è un caso, del resto - conclude Maselli - che il flussimetro abbia oggi un ruolo centrale nelle istituzioni che fanno training. Uno specializzando che apprende la chirurgia coronarica ha sicuramente un vantaggio enorme nel poter verificare subito il risultato della procedura. Un chirurgo che sta imparando lavora molto più serenamente ma soprattutto più proficuamente sul piano dell’apprendimento, se sa che può disporre di uno strumento di controllo del suo prodotto finale che gli consente, se necessario, di migliorare quello che ha eseguito». 14 SAH Magazine DIAGNOSTICA L’importanza di accreditare i medici specialisti Si è concluso il “Corso istituzionale teorico pratico” della SIDV (Società Italiana di Diagnostica Vascolare), tenuto per la prima volta in Calabria C on l’esame finale svoltosi al S.Anna Hospital, si è ufficialmente concluso il “Corso istituzionale semestrale teorico pratico” Sidv, che era iniziato lo scorso marzo. È la prima volta che la Società Italiana di Diagnostica Vascolare svolge in Calabria quella che è considerata una delle sue più importanti attività formative ECM (Educazione Continua in Medicina), indispensabile per gli specialisti in esami vascolari a ultrasuoni che intendono ottenere l’accreditamento di qualità. Sei in tutto, i professionisti che hanno partecipato al corso; un numero solo apparentemente esiguo ma che dà l’idea del rigore e della selettività del corso stesso. Si tratta, in particolare, dei dottori Cristina Nesta e Cesare Pucci, cardiologi presso l’azienda Ospedaliera “Pugliese Ciaccio” Di Catanzaro; Maria Antonietta Cantelmi, medico di medicina generala a Cosenza; Francesco Mio, chirurgo dell’Asp di Vibo; Ester Sessa, radiologa, direttore sanitario del Biocontrol di Cosenza; Marco Prastaro, specializzando in chirurgia generale presso l’università Magna Grecia di Catanzaro. A dirigere il corso è stato Elia Diaco, responsabile regionale della Sidv e direttore dell’ambulatorio di Angiologia del S.Anna - che della stessa Sidv è Centro di riferimento - coadiuvato da Gianluca Buffone e Domenica Donato, rispettivamente chirurgo vascolare e cardiologa presso il Centro regionale di Alta Specialità del Cuore. «Certificare gli specialisti è un’esigenza ormai sempre più avvertita - spiega Diaco, che di recente il consiglio direttivo Sidv ha nominato tutor per i Corsi istituzionali - perché da un lato è andata progressivamente crescendo la domanda di esami diagnostici non invasivi in patologia vascolare e dall’altro è aumentata la necessità di contenere i costi di gestione delle Unità Operative. Si è posto quindi un doppio problema: di appropriatezza delle indicazioni agli esami stessi e di qualità con cui essi vengono eseguiti. È per questo che la Società Italiana di Diagnostica Vascolare ha deciso di proporre agli specialisti percorsi individuali e volontari di accreditamento, con l’obiettivo di creare un corpo di operatori in grado di garantire al paziente e al sistema sanitario complessivamente inteso, un servizio qualitativamente valido e attendibile secondo criteri e parametri certi e condivisi dalla comunità medica». Archiviato il Corso istituzionale, lo sguardo è già rivolto agli appuntamenti del 2015. Nei giorni 29, 30 e 31 maggio, infatti, l’Igv Club Le Castella a Isola Capo Rizzuto ospiterà l’International Vascular Course. Il S. Anna e la Società Italiana di Diagnostica Vascolare chiameranno in questo caso a raccolta non solo il gotha dell’angiologia italiana, come già era avvenuto lo scorso anno, ma anche alcune tra le personalità più prestigiose a livello internazionale. 15 SAH Magazine QUALITÀ Il S. Anna conforme alla ISO 9001:2008 Il Centro regionale di Alta Specialità del Cuore conferma la certificazione di qualità. Maselli: “Indici di mortalità ben al di sotto dell’attesa teorica” A nche nel 2014 il S.Anna Hospital ha superato positivamente le verifiche per la Certificazione di Qualità. I processi che si svolgono all’interno del Centro regionale di cardiochirurgia risultano quindi conformi alla norma ISO 9001:2008. Contrariamente al passato, quest’anno l’audit sul S.Anna è stato condotto dagli esperti di “Rina Services”, considerato uno tra i più autorevoli Enti verificatori italiani. Una scelta, questa, determi- munque, per evitare che possano diventare di 1° grado. I verificatori di Rina hanno quindi ritenuto “il sistema di gestione dell’organizzazione ben adeguato e ben applicato; le persone intervistate - si legge ancora nel rapporto finale - hanno dimostrato un alto grado di competenza tecnica e conoscenza dei processi nei quali sono coinvolti, nonché una buona consapevolezza delle regole del sistema di gestione. La struttura è di riferimento sul territorio per il tipo di prestazioni erogate”. La verifica 2014 sulla Certificazione di Qualità del S. Anna ha fatto inoltre registrare, una volta concluse le procedure formali del test, un ulteriore momento di confronto. Daniele Maselli, direttore del Dipartimento di chirurgia cardiovascolare, ha infatti illustrato agli esperti di Rina una parte dei risultati della raccolta dati che la stessa Unità sta portando avanti in previsione dell’audit clinico di fine anno sull’attività operatoria. Gli interventi chirurgici vengono progressivamente inquadrati in base a criteri oggettivi e condivisi a livello internazionale, secondo la patologia, la modalità di esecuzione, il rischio operatorio e la conseguente mortalità attesa. Ebbene, a proposito di quest’ultima, gli indici registrati al S.Anna nei primi sei mesi dell’anno si collocano ben al di sotto delle previsioni teoriche e sono perfettamente in linea con quelli dei maggiori centri cardiochirurgici statunitensi, che da sempre rappresentano la pietra di paragone principale per stimare la qualità delle prestazioni sanitarie rese in ambito cardiochirurgico. nata anche dalla volontà dell’ospedale di diversificare - dopo quasi un decennio - il “controllore” della propria organizzazione, sottoponendo quest’ultima alla verifica di uno staff che, a parità di livello di qualificazione, mai prima d’ora l’aveva passata sotto la lente di ingrandimento. Al termine del test, i percorsi diagnostici e terapeutici, svolti attraverso unità operative, ambulatori e servizi, non hanno messo in evidenza anomalie di 1° grado, quelle cioè relative al mancato rispetto della normativa cogente, né di 2° grado, quelle di gravità inferiore ma da rimuovere co16 SAH Magazine Lo psicologo al tuo fianco L’INVISIBILE CHE È DENTRO DI NOI E LO SGUARDO DEL CUORE Sono stata operata al Sant’Anna Hospital e mi sono trovata benissimo, in un ambiente accogliente, familiare e professionale. Devo ringraziare tutti se oggi sono ancora in piedi accanto ai miei nipotini e posso fare la nonna che conforta, che educa e che all’occorrenza vizia. Ma ricordo bene i momenti di sconforto e quell’ansia che spesso mi visitava, nonostante tutto andasse bene. Si sa, un intervento di cardiochirurgia non è una passeggiata e anche se ti promette una qualità di vita migliore, richiede una reazione rapida e determinata. Questo mi diceva, dottor Ruga, nei nostri incontri; dai quali ho imparato che dentro ciascuno di noi esistono due modi di vedere i disagi, due possibili sguardi: quello che coglie il dettaglio e quello che coglie l’insieme. Il primo, quello dettagliato ci fa dire “io sono i miei pensieri, io ho questo carattere, io sono fatta così, questo è il mio passato, questa è la mia storia, questi sono i miei ricordi”. Ma questo è uno sguardo che fa ammalare, non a caso era proprio lo sguardo che mi caratterizzava, facendomi essere puntigliosa, estremamente razionale e analitica, diciamo pure pignola. Poi c’è uno sguardo che allarga, che cerca di avere una visione ampia abbracciando l’infinito: questo è lo sguardo “della salute” amava ripetere durante le nostre chiacchierate. All’inizio non capivo bene, Dottore, poi ho colto il nesso tra questo sguardo e la mia sofferenza psicologica. Oggi ho imparato a guardare in modo diverso anche l’ansia e cioè non come una cosa che mi tormenta, che capita proprio a me perché sono sfortunata, ma come se fosse il vento. Ricordo quando mi invitava a immaginare che “non sta arrivando l’ansia, ma sta arri- La rubrica “Lo psicologo al tuo fianco” ospita la voce dei pazienti attraverso le loro testimonianze, che vengono commentate a cura del Servizio di Cardiopsicologia del S.Anna, di cui è responsabile il dottor Roberto Ruga. vando il vento!”, e io mi affidavo al vento. Quando chiudo gli occhi e sento l’ansia arrivare mi affido al vento e improvvisamente divento come un seme che viene portato da una parte all’altra, sbattuto di qua e di là. Insomma, comincio a perdermi. Ho imparato grazie a Lei che avevo un estremo bisogno di perdermi e il mio cuore, che se n’era accorto prima della mia mente, mi aveva lanciato numerosi messaggi che la mente aveva però ignorato, finché qualcosa poi si è rotto dentro di me. Il cuore ha uno sguardo panoramico sulle cose che ci accadono. E’ una frase che appuntai su un bigliettino e che col tempo ho compreso: questo è lo sguardo che conta per me ora. Ricordo quando mi spiegò che dovevo pensare al modo con il quale si guarda un panorama, portando l’attenzione non tanto sui dettagli ma lasciando che lo sguardo si perda. Una volta mi disse che bisogna guardare le sofferenze come se fossero personaggi di una fiaba: “c’era una volta un attacco di tristezza che è venuto a trovare proprio me. Tristezza, tristezza, ti prego, dimmi cosa devo fare”. E la tristezza risponde: “lascia fare a me. Voglio portarti in un posto dove si è tristi, dove c’è tanto buio, tanta disperazione. Tu però vienimi dietro, accompagnami”. Allora, ho provato a pensare alla tristezza come una vera e propria immagine, quella di donna antica, una donna dell’800. Ho capito che quello era il mio sguardo panoramico sulla tristezza. I nostri occhi non sono fatti per vedere solo gli oggetti intorno a noi. I nostri occhi sono fatti per produrre lo sguardo interiore, che non è lo sguardo sul dettaglio, ma quello dell’infinito, dove una cosa chiama un’altra e poi un’altra, un’altra e un’altra ancora... Prima di operarmi avevo l’ossessione di pulire tutti i giorni il tavolo di casa, che non mi sembrava mai abba- 17 SAH Magazine stanza pulito. Poi Lei mi ha fatto vedere in questo compito del pulire, un modo di tornare perfetta, senza macchie, senza sporco. Così mi ha fatto allargare lo sguardo facendomi immaginare che i boschi, soprattutto in autunno, si riempiono di foglie secche. E allora ho capito che al di là del mio bisogno di pulizia e di perfezione, dentro di me potevano convivere due immagini: quella di una donna che pulisce e quella di una donna che sa stare con le cose sporche. Il modello di perfezione ci fa ammalare perché è figlio di uno sguardo che vede le cose solo e sempre apposto. Eppure il cuore mi aveva avvertito con i suoi messaggi, con le sue palpitazioni, col suo battito irregolare, impreciso, bizzarro, che Lei ribattezzò in “fantasioso”. Ecco Dottore, oggi mi piace dire di essere una donna più fantasiosa di prima, mi sento rinnovata, come se vivessi in un altro tempo. Grazie! (Una paziente) (Fonte: www.robertorugaCOMMENTO sonaggio, più ampio, più flessibile e tollerante che alberga nel suo animo. Sì, direi che si tratta di un’altra vita, rinnovata sia nel corpo, da un intervento chirurgico che ha “sbloccato” qualcosa che prima era occluso, sia nell’anima, da un nuovo modo di considerare se stessa. Quando il nostro orizzonte si amplia stiamo bene. Chi invece passa il tempo a lamentarsi si ammala e il suo sguardo diviene sempre più miope, troppo dettagliato, incapace pertanto di vedere un senso ulteriore negli avvenimenti. Per vivere una dimensione autentica, profonda, più naturale, dobbiamo vedere l’invisibile che è dentro di noi. Durante i colloqui con i pazienti cerco sempre di allenare il loro sguardo interiore affinché possano ritrovare l’immagine di un volto senza maschera, più aderente alle leggi dell’anima, libero, spontaneo, meno controllato e più capace di emozionarsi. A volte serve “perdersi” per poi accorgersi di come tutte le cose che abbiamo escluso possano far parte di noi. Quel perdersi è un percorso che la nostra anima compie per fuggire da modi di essere convenzionali e falsi. L’anima ama “viaggiare”. Del resto, siamo anime in viaggio. Verso dove? Verso la nostra terra promessa, la nostra Itaca. Non possiamo fermarci, dobbiamo andare per dove siamo destinati. Le vicissitudini di tutti i giorni ci possono distrarre dal nostro compito, magari non sappiamo neanche più che esiste, ma se diamo importanza alla voce del cuore e alla verità che sussurra, riscopriamo la nostra autentica missione e in quel momento la vita cambia. Questo si chiama “aderire a se stessi”. Guardare la propria immagine interiore significa usare lo sguardo aperto, largo, all’infinito, per cogliere la “verità del cuore” e riattivare così un modo di essere che non è andato perduto ma che abbiamo seppellito nel profondo. Niente di ciò che siamo per davvero si perde, il pericolo è che sovrastandolo con la palude dei luoghi comuni, dei pensieri comuni, degli obiettivi comuni, lo perdiamo di vista. Una domanda che mi piace porre ai pazienti è: “quanto si sente affine a quell’immagine di fanciullo che è stato?”. Sì, perché non possiamo da adulti - lasciar morire il bambino che siamo stati. E a volte basta immaginarlo per ricordarlo e ritrovarlo. A volte capita di riuscire ad ascoltare la parte più profonda di se stessi. È il caso di questa paziente che riesce a vedere gli accadimenti della sua vita e quindi anche l’ansia, con un occhio più panoramico, che va oltre il confine ristretto della razionalità del suo io, per scoprire dentro di sé una donna misteriosa, straordinaria, portata alla luce dalla sofferenza del cuore. In altre parole, sa fare della sua ossessione di ordine un’occasione di autocomprensione e diviene capace di dare voce ad un nuovo per18 SAH Magazine Lettere al Magazine IL GRANDE CUORE… DEL S.ANNA. LA BUONA SANITÀ MADE IN CALABRIA La mia “intrusione” sul vostro qualificato Magazine è dettata dalla necessità di mostrare pubblicamente tutto il mio affetto e la mia ammirazione e gratitudine, unita a quella della mia famiglia, per la grande professionalità, abnegazione e spirito di servizio con cui lo staff medico e infermieristico del Sant’Anna Hospital ha assistito mio padre durante la sua degenza. Premetto che il mio dire non è certo da considerare la classica frase di circostanza e ben presto capirete il perché. Mio padre, 69 anni, nel 2003 colpito da ictus emorragico, obeso e con difficoltà respiratorie, lo scorso 6 luglio mentre si trovava a fare una partita a carte tra amici ha iniziato a sentire un “peso” sul petto, con conseguente dolore toracico e sudorazione. Ha avuto la forza, ciò nonostante, di raggiungere in auto, accompagnato da mia mamma, la vicina postazione di Guardia Medica. Abbiamo allertato immediatamente il 118 che dalla sede di Trebisacce (dove non esiste più un ospedale…) è giunto in tempo lampo ad Amendolara dove papà abita. Il medico appena ha posizionato gli elettrodi sul petto di papà si è reso conto che era in atto un infarto. Mi ha guardato, da amico, nonostante papà fosse cosciente, per dirmi che “la situazione era drammatica”. E’ facile immaginare il mio stato d’animo e la paura. È iniziata la corsa in ambulanza all’ospedale di Cosenza dove i medici dell’Utic, guidati dal primario Fernando Fascetti, hanno fatto ogni cosa ma trattandosi di un caso definito dagli stessi camici bianchi “disperato”, è stato deciso di notte il trasferimento d’urgenza al Sant’Anna. Papà è giunto a Catanzaro intorno alle 4 del mattino in edema polmonare acuto, shock cardiogeno, sedato e intubato. Subito ricoverato presso l’Unità di Terapia intensiva ha iniziato il lungo ed articolato calvario. Con l’aiuto del buon Dio e dei Santi ai quali ci siamo tutti affidati e grazie alla bontà del lavoro dei medici (mi preme ricordare i dottori Di Marzio, De Fiores, Vuoto, Missiroli tanto per citarne solo alcuni), ha iniziato a stabilizzarsi. Si rendeva necessario però l’intervento a cuore aperto. Un’operazione chirurgica che probabilmente il suo corpo flebile e provato non avrebbe retto. Il primario di Cardiochirurgia, il dottor Daniele Maselli, un “sant’uomo” con cui telefonicamente e di persona colloquiavo più volte al giorno e in alcuni casi anche la sera (considerando la distanza di oltre duecento chilometri tra Catanzaro e Amendolara dove abita la mia famiglia), mi ha minuziosamente spiegato il complesso quadro clinico e soprattutto le difficoltà che sarebbero emerse durante un intervento di cardiochirurgia. Mi disse, chiamandomi per nome quasi a voler annullare la distanza tra un grande professionista e il figlio di un paziente in fin di vita: “Rocco appena possiamo tenteremo di risolvere il tutto in Emodinamica, tenendo presente che tuo papà, per il danno al cuore che ha subìto, avrebbe bisogno dei bypass”. Mi parlava come un fratello, calandosi nel mio corpo ormai pronto al peggio, consapevole del mio stato d’animo e di quello dei miei cari. Dopo una settimana di ricovero in rianimazione, il 14 Luglio l’èquipe medica, dopo un intenso consulto, ha deciso di operarlo. Alle 9 del mattino insieme a mia sorella sono stato chiamato dal dottor Placido Grillo, un maestro dell’Emodinamica, un pilastro indiscusso della cardiologia, un grande uomo oltre che un serio professionista, un vanto per il Meridione d’Italia e per la Sicilia che gli ha dato i natali. Mi ha portato nella sua stanza e parlandomi non da medico ma quasi da amico (eppure l’avevo visto un paio di volte) mi ha riferito: “La situazione è grave, gravissima, ci sono purtroppo molte possibilità che le cose non vadano bene, ma noi faremo il possibile, anzi di più”. Mi ha stretto la mano, io ho preferito baciargliela, consapevole, in quel momento, di avergli affidato la vita di mio padre. Sono credente e penso che il buon Dio e i Santi tutti abbiano illuminato le mani del dottor Grillo e dell’intera èquipe che ha operato alla presenza del cardiochirurgo Maselli, pronto a intervenire in caso di necessità. Papà, dopo circa un’ora di intervento che è servito per posizionare gli stent su Tronco Comune, Iva e Iva Media, è uscito sano e salvo dalla sala operatoria. Ma il calvario, seppur a lieto fine, non è finito lì. Infatti è stato tutt’altro che semplice “svegliare” un paziente di oltre 130 kg. Ma dopo ventidue lunghi giorni anche questa scommessa è stata vinta. E papà dopo un mese esatto di ricovero è stato trasferito alla Clinica “San Francesco” di Mendicino per la riabilitazione. A distanza di alcuni mesi dall’infarto, papà oggi è vivo, con i suoi acciacchi, ma vivo. E se oggi possiamo ammirare il suo sorriso, la sua presenza, e raccogliere il suo abbraccio, il merito, per grazia ricevuta dall’Altissimo, va a tutta l’èquipe del Sant’Anna a iniziare dal direttore sanitario Gaetano Muleo, al quale va il mio plauso e la mia fraterna devozione. Non a caso il professor Hugo Vanermen, considerato uno dei maggiori esperti al mondo di cardiochirurgia mitralica mininvasiva videoassistita, ha scelto proprio il Sant’Anna come unica struttura di riferimento per la sua attività in Italia. Un ospedale d’eccellenza, di cui non solo la Calabria ma l’intera Italia deve andare fiera. Rocco Gentile, giornalista. Amendolara (CS) 19
Documentos relacionados
2-SAH Magazine.indd
efficace, ma debba prevedere, se il paziente lo richiede, tutta una serie di ulteriori risposte che gli assicurino non solo la salute ma anche la serenità. Il S. Anna Hospital è impegnato da anni a...
Leia mais