Lo psicologo al tuo fianco

Transcrição

Lo psicologo al tuo fianco
SAH
Magazine
SOMMARIO
3
EDITORIALE
Guardiamo al futuro
di Giuseppe Failla
4
EVENTI
Il ministro della Salute in visita al S. Anna
di Marcello Barillà
11
CARDIOCHIRURGIA
A Catanzaro da tutta Europa
12
S. Anna Hospital Magazine
Viale Pio X, 111- 88100 Catanzaro
Tel. 0961 5070456
STUDI
I cardiologi ospedalieri premiano il S.Anna
13
Direttore Responsabile
Marcello Barillà
[email protected]
ELETTROFISIOLOGIA
Un salto di qualità nel controllo remoto
14
Direttore Editoriale
Giuseppe Failla
Direttore Generale
S. Anna Hospital
CARDIOCHIRURGIA
Il flussimetro per by-pass
ancora più efficaci
15
DIAGNOSTICA
L’importanza di accreditare
i medici specialisti
16
QUALITÀ
Il S. Anna conforme alla ISO 9001:2008
17
LO PSICOLOGO AL TUO FIANCO
19
LETTERE AL MAGAZINE
www.santannahospital.it
Membro della Federazione CISQ
ISO 9001
Sistema Qualità Certificato
Direttore Scientifico
Prof. Benedetto Marino
Referente Medico
Daniele Maselli
Direttore Dipartimento
Chirurgia Cardiovascolare
S. Anna Hospital
Progetto e impaginazione
Grafica Il segno di Barbara Rotundo
[email protected]
Stampato in 27.000 copie presso
Rubbettino print - Soveria Mannelli (CZ)
Chi non desidera ricevere il
S.Anna Hospital Magazine
può comunicarlo all’indirizzo
[email protected]
Registrazione
Autorizzazione Tribunale di Catanzaro
n. 3 del 6 aprile 2009
postatarget magazine NAZ/571/2009
AVVISO IMPORTANTE PER I LETTORI
L’equipe medica del S.Anna Hospital, nell’intento di rendere sempre più veloci
e proficui i contatti con i pazienti, chiede loro e/o ai loro familiari
di voler fornire il proprio indirizzo di posta elettronica.
Chi intende aderire a tale richiesta, può comunicare il suddetto indirizzo
scrivendo direttamente a: [email protected]
2
SAH
Magazine
EDITORIALE
Guardiamo al futuro
S
tiamo per mandare in archivio un altro anno difficile, per la Calabria e per i calabresi. Non vi è
infatti indicatore che non sia rimasto di segno negativo, a cominciare da quelli economici. Il comparto della sanità non ha fatto eccezione. Lo dicono i dati ufficiali resi noti dal ministero della Salute,
secondo i quali il valore delle prestazioni rese in Calabria è continuato a diminuire. In altre parole, i
conti vanno progressivamente aggiustandosi (grazie agli effetti del piano di rientro) ma l’efficienza
del sistema resta ancora un obiettivo non raggiunto; la collettività, quindi, spende per sostenere
il sistema stesso molto più di quanto non riceva in servizi. Basti pensare al dibattito sui Lea, i Livelli
essenziali di assistenza, che in Calabria non sarebbero ancora garantiti. Il punto è che come ha detto
esplicitamente il ministro Lorenzin nel corso della sua visita al S. Anna lo scorso otto novembre, “non
esistono più le condizioni per fare tagli, men che meno lineari”; occorre quindi ottimizzare i processi
e restituire qualità alla spesa. Ed è questa, probabilmente, una delle sfide più impegnative che attendono Mario Oliverio, neo presidente della Regione, eletto solo qualche settimana fa ed al quale
vanno i nostri auguri sinceri di buon lavoro.
Anche per il S. Anna il 2014 è stato un anno impegnativo. Non dimentichiamo che solo a fine febbraio si è chiusa una vicenda - quella dell’accreditamento e della conseguente firma dei contratti
con l’Asp - che non è azzardato definire surreale, visto che si è protratta per ben due anni. Ciò nonostante, abbiamo lavorato sodo per recuperare l’inevitabile spreco di tempo ed energie, abbiamo
irrobustito in modo significativo risorse umane e tecnologiche e i risultati sono arrivati, come riteniamo dimostrino anche i “fatti” raccontati in questo numero del Magazine.
Per il futuro, oltre che mettere in conto il consueto impegno nel lavoro al servizio dei malati calabresi, anche noi attendiamo di capire come la Regione affronterà la sfida cui abbiamo fatto riferimento
in precedenza. Una struttura di Alta Specialità come la nostra ha bisogno prima di ogni altra cosa di
un contesto normativo e organizzativo certo nel quale operare, anche in questo caso nell’interesse
dei cittadini. Una certezza che finora è mancata. Bastano giusto pochi flash per comprenderlo bene.
Svolgiamo da sempre, di fatto, funzione di pronto soccorso cardiochirurgico di secondo livello, ventiquattrore al giorno, tutti i giorni dell’anno. Eppure nessuno ha inteso finora riconoscere formalmente questo servizio reso. Lavoriamo - e i numeri dimostrano quanto - con budget che piuttosto
che essere definiti a monte del lavoro da svolgere, vengono imposti a lavoro già svolto. Lavoriamo,
infine, in assenza di una Rete dell’emergenza e quindi tra inerzie e indeterminatezze, senza percorsi
e regole certe. Sia chiaro, a scanso di equivoci: una volta che il paziente è stato accolto in emergenza/urgenza al S. Anna - e questo accade circa ottocento volte all’anno - il nostro compito viene
svolto ai livelli di qualità e di competenza che tutti conoscono e ci riconoscono. Ma quanto rischia
un paziente, se prima di arrivare in ospedale la catena del soccorso è disseminata da inerzie e indeterminatezze piuttosto che da percorsi e regole che diano certezze su come muoversi? Ecco, questo
è l’interrogativo che ci poniamo da anni e che spiega il perché, da anni, insistiamo affinché l’ente
Regione metta mano una volta per tutte al problema. Perché com’è ampiamente noto, in ambito
cardiologico il fattore tempo segna spesso il discrimine tra il perdere o il salvare una vita umana. Da
qui, dunque, il nostro auspicio che la nuova stagione di governo che si è aperta porti con sé le soluzioni necessarie a dare efficienza al sistema; che la politica metta finalmente a profitto la propria
autonomia e spenda tutta la propria autorevolezza per organizzare il sistema sanitario calabrese e
non per “gestirlo”, come purtroppo è accaduto troppo spesso in questi ultimi anni. Nel frattempo,
giungano ai nostri lettori gli auguri per le Festività Natalizie.
Giuseppe Failla
3
SAH
Magazine
EVENTI
Il ministro della Salute
in visita al S. Anna
Beatrice Lorenzin giudica il Centro all’altezza dei grandi ospedali che in Italia
si occupano di cardiologia. Affrontato anche il tema dell’emergenza
D
iciamolo pure con franchezza: la visita di un
ministro, nel bel mezzo di una campagna
elettorale, può essere oggettivamente motivo
di imbarazzo. Il rischio, infatti, è che tutto venga
come suol dirsi “buttato in politica”, strumentalizzato, equivocato, comprese le
intenzioni migliori.
Che le elezioni regionali di
novembre scorso fossero un
appuntamento cruciale per la
Calabria, era chiaro ed evidente a tutti. Dal 2010 e cioè dalla
precedente tornata elettorale,
oggi in Italia nulla è più come
allora. I conti pubblici, già storicamente malmessi, hanno
subìto l’impatto della Grande
Crisi diventando un’emergenza nazionale. Nella nostra regione, conti pubblici significa
essenzialmente “sanità”: la
voce di spesa più significativa
del bilancio regionale, per un
comparto sottoposto peraltro a un piano di rientro severo, che non pochi sacrifici ha imposto
ai cittadini in termini di pressione fiscale. Proprio
per questo il S. Anna, cosciente del proprio ruolo
in sanità al servizio dei calabresi e cosciente delle
sfide che attendono il sistema sanitario regionale sul fronte dell’efficacia e su quello della qualità
della spesa, aveva immaginato di mettere a confronto, prima del voto, tutti i candidati alla presidenza della Regione.
Lo scopo era sottoporre loro soprattutto il tema
dell’Alta Specialità del Cuore nel contesto della
Rete dell’emergenza. Due facce di un’unica me-
daglia su cui, dopo anni, si attende ancora una
parola definitiva da parte del maggiore Ente territoriale e su cui poteva essere interessante, per
operatori e pazienti, conoscere le idee e i programmi degli aspiranti governatori. L’invito, formalmente rivolto a ciascuno
dei competitor, non ha però
avuto seguito. Si sono create
invece le condizioni per la visita del ministro della Salute,
Beatrice Lorenzin, che è sicuramente esponente di partito
ma è al contempo rappresentante del Governo in carica e
quindi personalità di rango
costituzionale; il che ne fa un
interlocutore non solo autorevole ma anche slegato da
qualunque altra contingenza,
compresa quella elettorale.
Per il S. Anna, si è trattato sicuramente di un’occasione assai
utile di approfondimento. Anche perché gli anni di regime commissariale della sanità hanno fatto sì che le vicende calabresi
arrivassero all’attenzione dei tavoli ministeriali
(Economia e Salute), dando contezza delle cifre
di bilancio e creando, su quegli stessi tavoli, la
consapevolezza del ruolo di ciascun operatore
sanitario sul territorio. Basti pensare per esempio che Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi
sanitari regionali che ha coadiuvato il lavoro dei
commissari), affrontando nelle sue prime linee
di indirizzo il tema della cardiochirurgia ha affermato che in Calabria esistono attualmente due
realtà, una sola delle quali supera ampiamente,
4
SAH
Magazine
per volume di attività, gli standard di sicurezza
e che una leggera implementazione dell’attività
nella seconda sarebbe stata quindi sufficiente a
soddisfare interamente il fabbisogno regionale.
Approfondire questi temi, dunque, ha significato per il S. Anna far conoscere al ministro della
Salute ulteriori ma certamente non secondari
dettagli sulle condizioni complessive in cui, in
Calabria, il nostro Centro dà risposte alla domanda di salute dei cittadini affetti da patologie cardiovascolari.
Di fronte a una platea nutrita di dirigenti delle
unità operative, medici, infermieri e amministrativi, sono stati il direttore generale del S. Anna,
Giuseppe Failla e quello del Dipartimento di chirurgia cardiovascolare, Daniele Maselli a illustrare l’attività del Centro: i volumi e la qualità delle
prestazioni, i percorsi diagnostico terapeutici e
le linee di sviluppo. Ma dai vertici dell’ospedale,
il ministro ha appreso anche delle difficoltà in
cui il S. Anna è costretto suo malgrado a lavorare:
le disfunzioni complessive del sistema sanitario
ma soprattutto la mancanza di una la Rete dell’emergenza definita e chiara. Dei due interventi, vi
riferiamo dettagliatamente a parte, in altrettanti
box dedicati anch’essi alla visita del ministro.
«Ho avuto del S. Anna un’ottima impressione
- ha detto Beatrice Lorenzin -, mi sembra una
struttura all’avanguardia, dotata di attrezzature
come capita di vederne solo nei grandi ospedali
5
SAH
Magazine
che in Italia si occupano di cardiologia e quindi,
lo ribadisco, l’impressione è stata ottima». Dopo
essere stata informata su come il S. Anna gestisce annualmente i circa ottocento trasferimenti
dagli ospedali calabresi in regime di emergenza/
urgenza (in assenza cioè di una Rete ma anche
di un’intesa specifica con la Regione) il ministro
ha affermato di avere “ben chiare le ragioni per
le quali il S. Anna pone il problema». «In questo
momento - ha aggiunto - i commissari sono impegnati proprio nella predisposizione della Rete
emergenziale e sottoporrò loro le questioni che
mi sono state qui rappresentate. Fondamentalmente, l’obiettivo è rendere funzionale la Rete
stessa in Calabria; in ogni caso, se la Rete ancora
non c’è ma il servizio viene svolto, questo dato
di fatto in qualche modo deve essere riconosciuto». Un’affermazione importante, quella del
rappresentante di governo, che alla domanda
su cosa farebbe il ministro se fosse al posto dei
commissari straordinari, ha risposto: «Alcune
cose le stanno facendo loro, altre vedremo se riuscirà a farle il ministro».
Il tema dell’emergenza/urgenza, tutt’altro che
secondario, non è stato comunque il solo ad
essere sottoposto all’attenzione di Beatrice Lorenzin nel corso della sua visita al S. Anna. Altro
nervo scoperto per il Centro è quello del rapporto più complessivo con l’ente Regione che, a
differenza dei tavoli romani di cui si è detto, considera l’ospedale quasi fosse una realtà a parte
rispetto al resto dell’ospedalità pubblica. «Non
deve esserci pregiudizio sulla sanità privata ha detto il ministro. L’italia ha un’integrazione
di sistema pubblico/privato accreditato, in cui
quest’ultimo incide in media per il 23%, tenuto
conto delle diverse realtà regionali. La distinzione da questo punto di vista non riveste alcuna
importanza, nel senso che le prestazioni erogate sono comunque prestazioni pubbliche al servizio del cittadino. L’importante - ha aggiunto
Lorenzin - è che la rete che integra al suo interno
le diverse strutture sia costruita in modo intelligente; che non vi siano duplicazioni inutili, soprattutto lì dove si parla di strutture accreditate
che in quanto tali erogano, come ho detto, prestazioni pubbliche a tutti gli effetti».
E sempre a proposito della presunta dicotomia
pubblico/privato, il ministro ha aggiunto che
«le regole dovrebbero valere semmai al contrario, nel senso che anche le strutture pubbliche
dovrebbero sottostare alle stesse norme severe
imposte ai privati. Invece - ha detto Lorenzin capita di trovarsi di fronte a strutture pubbliche
6
SAH
Magazine
stro - le negatività possono invece trasformarsi
in opportunità. Il fatto che non ci siano state finora le reti ospedaliera e dell’emergenza, significa certo che partiamo da zero ma che proprio
per questo si può lavorare bene, progettando e
verificando per step a tre, sei, nove mesi. Un lavoro - ha detto ancora Lorenzin - condiviso con
tutti gli attori, così che ciascuno possa avere le
sue responsabilità. Un lavoro da portare avanti
in sede locale ma nel quadro del nuovo Patto per
la Salute che va esattamente nella direzione della visione d’insieme.
Ormai - ha concluso il ministro - non esistono
più le condizioni per fare tagli, men che meno
lineari. Occorre semmai ottimizzare i processi
e realizzare qualità di spesa, per recuperare e
reinvestire risorse. Il ministero nei prossimi anni
cambierà pelle accentuando la sua funzione di
indirizzo nelle politiche sanitarie e del farmaco,
monitorando i risultati affinché i livelli di assistenza siano standard sul territorio nazionale».
Beatrice Lorenzin è apparsa molto convinta:
non solo di quello che vi abbiamo appena raccontato ma anche del fatto che la Calabria ce la
farà prima di altri a raggiungere il risultato.
che se fossero obbligate come un privato a fare
domanda di accreditamento, probabilmente se
la vedrebbero respinta. Del resto siamo spesso
costretti ad applicare il meccanismo della proroga degli accreditamenti delle strutture pubbliche, perché in caso contrario rischieremmo
di dover chiudere un bel po’ di ospedali italiani».
Osservazione realistica, quella del ministro; basti pensare - lo ha ricordato il dg Failla - che in
Calabria gli ospedali pubblici sono stati accreditati in un’unica soluzione grazie a una legge
regionale. Il punto di vista del ministro, dunque,
è che «c’è un unico sistema-salute che deve rispettare gli stessi standard e gli stessi parametri
dal momento che il budget nazionale è unico».
Il salto di qualità in termini di armonizzazione
e crescita di efficienza, per la Calabria potrebbe addirittura essere più semplice che in altre
regioni. «In virtù del piano di rientro - ha detto
Lorenzin - il bilancio è quasi ripianato ma soprattutto in questa regione non vi sono quelle stratificazioni, che invece altrove rendono difficile
smontare meccanismi consolidati». L’esempio è
quello del Lazio, dove a fronte delle esigenze di
budget, esistono cinque policlinici e un numero
cospicuo di strutture di ispirazione religiosa. «In
Calabria, paradossalmente - ha aggiunto il mini-
Marcello Barillà
7
SAH
Magazine
Emergenza: situazione ambigua difficile da comprendere
A
fare gli onori di casa e le presentazioni di rito
al ministro della Salute è stato, secondo il protocollo, il direttore generale del S. Anna, Giuseppe
Failla. «Il nostro è un gruppo di lavoro molto giovane ma con alle spalle un’esperienza già consolidata
e fortemente qualificata - ha esordito. L’ospedale
è una struttura che si occupa di cardiochirurgia e
delle altre patologie che afferiscono
all’Alta Specialità del Cuore e opera sul
territorio da quindici anni. Un’attività
avviata dopo quella del Policlinico universitario ma che pensiamo sia stata
da stimolo per quest’ultimo che, più
anziano di un decennio, non eseguiva
però interventi al cuore. Nel momento in cui il S. Anna ha avviato la sua attività, anche il Policlinico si è mosso e
oggi esegue circa duecento interventi
all’anno. È Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, quella
che è riuscita a dare maggiore evidenza di questo fenomeno - ha detto Failla -, nel senso
che per tanti anni c’è stata forse una sottovalutazione di ciò che era stato il nostro contributo alla rete
dell’assistenza e alla riduzione della emigrazione
sanitaria in tutta la regione».
Sono i numeri, come è giusto che sia, a dar conto
della realtà e quelli illustrati anche nella circostanza
della visita di Lorenzin parlano chiaro. «Dall’ultima
rilevazione condotta - ha detto Failla - risulta che
circa il 29% dei pazienti proviene dalla provincia di
Cosenza, il 25% da quella di Reggio Calabria, il 24%
da quella di Catanzaro, il 13% da quella di Crotone e
il 9% da quella di Vibo Valentia. Per quanto riguarda
l’anno in corso, proiettando sull’arco dei 12 mesi i
dati raccolti al 31 ottobre, è stimabile che nel 2014
il S. Anna registrerà circa 4000 ricoveri, di cui 745
in regime di emergenza/urgenza per trasferimento dei pazienti da altre strutture di tutta la regione.
Gli interventi chirurgici in ambito cardiaco saranno
860, quelli ambito vascolare 706. La Cardiologia Interventistica, insieme con Elettrofisiologia e Cardiostimolazione effettueranno 3200 interventi, 800 dei
quali funzionali all’attività chirurgica. Numeri, questi, grossomodo in linea con quelli registrati negli
anni precedenti.
Nel corso di questi anni, da quando è nata la cardiochirurgia del S. Anna - ha poi aggiunto il DG - il
panorama in Calabria è decisamente cambiato. L’Unità di Emodinamica che il dottor Missiroli dirige dal
2002, giusto per fare un esempio, è un servizio pres-
so il quale si sono formati gran parte degli operatori
che oggi reggono le sorti delle principali emodinamiche della regione. La nascita di questi presìdi, avvenuta nel corso degli anni, consentirebbe oggi la
realizzazione di una vera Rete, basata sullo schema
Spoke - Hub. Purtroppo però e a dispetto dei risultati
raggiunti, fino ad ora tutta l’area dell’Alta Specialità
del Cuore ha lavorato in una sostanziale idefinitezza. Questo ha provocato e provoca disfunzioni di non poco
conto, a cominciare dalle incertezze
relative ai budget, i quali peraltro non
vengono stabiliti all’inizio di ogni anno
ma spesso alla fine, quando cioè il carico di lavoro è stato già svolto. In più,
restano aperti e ancora irrisolti i problemi legati all’area dell’emergenza/
urgenza. Un’area tutt’altro che trascurabile, nella quale come detto ricadono ogni anno una media di circa 800
ricoveri. Il S. Anna - ha concluso Failla
- ha continuato finora ad accogliere i pazienti inviati
dalle diverse strutture ospedaliere presenti sul territorio regionale. Lo ha fatto in virtù di un principio
etico cui l’ospedale non è mai venuto meno e che
vede l’essere umano al centro della propria attività
in quanto elemento fondante della sua stessa ragion d’essere. È stato così da sempre e così sarà per il
futuro, anche a costo di quei sacrifici economici che
la Regione e l’Asp per prime conoscono bene. Anche a costo dell’incertezza totale nella quale le prestazioni in emergenza/urgenza vengono erogate.
Anche a costo dei confronti, spesso estenuanti, che
ne seguono e che appartengono a un’anomalia che
probabilmente non trova riscontro in altre Regioni.
Se tutto questo è frutto di un principio etico, appare
altrettanto etico chiedere di sapere a che titolo questo lavoro viene svolto e auspicare di conseguenza
un quadro di riferimento normativo certo. Sono
questi gli elementi su cui la Regione non ha finora
inteso fare chiarezza, così come da anni resta ancora inevasa la richiesta del S. Anna di vedere riconosciuto in atti quel servizio di pronto soccorso cardochirurgico che la struttura espleta nei fatti, 24 ore al
giorno e per 365 giorni all’anno. Resta quindi singolare e difficilmente comprensibile una situazione
ambigua, nella quale l’ospedale svolge di fatto un
ruolo che all’occorrenza torna utile ma del quale ci
si dimentica un attimo dopo che è stato svolto e per
di più ai livelli di qualità che nessuno, almeno a parole, si dice disposto a non riconoscere».
8
SAH
Magazine
L’Hearth team al servizio della qualità delle prestazioni
È
stato Daniele Maselli, direttore del Dipartimento di Chirurgia Cardiovascolare, a illustrare
al ministro Lorenzin l’attività del S. Anna in chiave
di percorsi diagnostico terapeutici. «La nostra è una
struttura assai radicata sul territorio regionale e con
un pregio - ha spiegato Maselli -: è una struttura fortemente concentrata ma all’interno le competenze
sono molto specifiche e differenziate.
Questo fa sì che la cura di tutti gli aspetti della patologia cardiovascolare possa essere attuata al letto del paziente
in pochi minuti e secondo il principio
del cosiddetto “Heart team” che si è ormai imposto a livello internazionale.
Significa che le diverse figure mediche:
emodinamista, elettrofisiologo, anestesista, chirurgo vascolare e cardiochirurgo, riescono a ritrovarsi in tempo
reale intorno al malato, il cui caso viene
affrontato con un lavoro di squadra.
Ciascuno mette a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze specifiche, allo scopo
di individuare la soluzione ottimale. Una metodologia di lavoro moderna e funzionale, quella del team,
che vale sia nel caso di un’urgenza, sia nel caso di un
paziente elettivo, il cui ricovero è programmato, ma
comporta comunque uno studio a monte».
Com’è sua abitudine, Maselli non ha rinunciato a
una nota biografica. «Tornare in Calabria - ha detto
- per me è stata una sfida, bella e ricca di contenuto.
Ho deciso di reinvestire qui e non altrove le conoscenze acquisite in Italia e all’estero ed è stata per
me la scelta giusta, perché ho trovato un ambiente
non solo accogliente ma anche fortemente caratterizzato da quella voglia di lavorare e di impegnarsi
che distingue i calabresi dovunque essi vadano. Le
condizioni, dunque, sono state quelle ideali per dare una spinta ulteriore verso una gestione moderna
nella quale è centrale il controllo della qualità del
lavoro che viene fatto».
Controllo significa numeri e sul tema il direttore
del Dipartimento è arrivato preparato all’incontro
con il ministro Lorenzin dello scorso otto novembre. Fino a quella data, un totale di 610 interventi
di cui 202 di by-pass aortocoronarico. Un indice di
mortalità totale del 3,4% e dell’1,4% relativamente
al BPAC. Mentre per quanto riguarda gli interventi valvolari nel loro complesso l’indice è del 3,2%
con un 1,2% relativamente agli interventi di sostituzione valvolare aortica. «L’ultimo decesso di un
paziente elettivo lo abbiamo registrato a giugno
9
- ha precisato Maselli. Il resto riguarda invece pazienti trasferiti da altre strutture e giunti al S. Anna
in condizioni di estrema urgenza. Se il criterio di valutazione di questi dati fosse quello degli standard
americani - ha aggiunto - la nostra sarebbe una
struttura a cinque stelle».
Sono risultati ottenuti grazie alla scrupolosità con
cui si lavora nell’ambiente chirurgico
e in quello intensivo post chirurgico;
scrupolosità a cui si aggiunge un’attenzione quasi maniacale ai singoli passaggi, dal ricovero alle dimissioni, per
prevenire le cosiddette complicanze.
«E sono risultati - ha detto ancora Maselli - che hanno recentemente ottenuto degli endorsement di tutto rispetto,
se pensiamo alla scelta del professor
Vanermen di individuare nel S. Anna
l’unico centro cardiochirurgico di riferimento per le sue attività in Italia e la
scelta dell’Università Cattolica di realizzare presso di noi un polo didattico per la Scuola di
specializzazione in cardiochirurgia».
Alla fine, quello che rimane è il nodo dei circa quattrocento pazienti che scelgono di farsi curare fuori
dalla Calabria. «Un nodo da sciogliere - ha detto il
direttore del Dipartimento - anche perché accede
con una certa frequenza che il malato calabrese curato fuori sviluppi una complicanza quando è già
rientrato nella sua sede di residenza. Il sistema sanitario regionale a quel punto deve farsene comunque carico e così i costi raddoppiano. Un meccanismo perverso e inutile, perché qui siamo in grado di
dare tutte le risposte che servono. Un meccanismo
che va contrastato anche attraverso la costruzione
di una Rete dell’emergenza efficiente e certa».
SAH
Magazine
CARDIOCHIRURGIA
A Catanzaro
da tutta Europa
Il professor Hugo Vanermen, tra i maggiori esperti di chirurgia mininvasiva
sceglie Il S.Anna come unico Centro per le sue attività in Italia
I
l professor Hugo Vanermen, considerato uno
dei maggiori esperti al mondo di cardiochirurgia mitralica mininvasiva videoassistita, ha scelto il Sant’Anna Hospital come unica struttura di
riferimento per la sua attività in Italia. Il Centro
calabrese di Alta Specialità del Cuore va quindi
ad aggiungersi a quelli dove il chirurgo già riceve
e opera i suoi pazienti di tutta
Europa; quattro Centri, attualmente dislocati in Belgio, Paesi Bassi, Francia e Svizzera.
«La scelta del professor Vanermen - commenta Daniele
Maselli, direttore del Dipartimento di Cardiochirurgia - al
quale mi lega un rapporto di
collaborazione antico e consolidato, conferma una volta
di più la fondatezza della buona fama di cui gode il S.Anna,
che lo stesso Vanermen ha
evidentemente ritenuto un
ospedale all’altezza dei suoi
standard. In questo senso - ha
aggiunto Maselli - credo che
il livello di competenza del
nostro staff medico e infermieristico, la nostra
dotazione tecnica all’avanguardia e soprattutto
l’esperienza che abbiamo maturato nel campo
della chirurgia cardiaca mininvasiva, siano stati
fattori determinanti nell’orientare la scelta. Ne
siamo ovviamente soddisfatti, anche perché dal
confronto delle nostre rispettive esperienze non
potrà che derivarne un arricchimento professionale reciproco. La chirurgia mininvasiva video
assistita, infatti, oltre ai vantaggi che presenta
per quei pazienti che ne ricevono l’indicazione, è
utile anche sul piano formativo per gli operatori.
Di solito - spiega Maselli - quando si interviene
sulla mitrale con metodiche tradizionali il campo
visivo è limitato al chirurgo che opera. Nel caso
della mininvasiva, che comporta com’è noto
un’incisione di pochi centimetri come via di ac-
cesso per intervenire sulla valvola, l’ausilio della
video assistenza consente di vedere le immagini ingrandite di parecchie volte su uno schermo
molto ampio e ad alta definizione; ciò significa
non solo una maggiore precisione del gesto chirurgico ma anche la condivisione di ciò che si sta
facendo con tutta l’équipe presente intorno al tavolo operatorio; una filosofia di crescita comune,
quindi, che del resto, da sempre, caratterizza il
nostro ospedale».
11
SAH
Magazine
STUDI
I cardiologi ospedalieri
premiano il S.Anna
È tra i cinque migliori Centri italiani fra tutti quelli che nell’ambito clinico
“Cardiochirurgia” partecipano ai progetti di ricerca dell’ANMCO
L
a Fondazione “Per il tuo cuore” - nata nel
1998 su iniziativa dell’Anmco (Associazione
Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri) - ha
premiato il S.Anna Hospital come uno tra i cinque migliori Centri italiani fra tutti quelli che,
nell’ambito clinico “Cardiochirurgia”, partecipano ai progetti di ricerca della Fondazione stessa. Il riconoscimento è
stato conferito al Centro calabrese di Alta
Specialità del Cuore nel
corso dei lavori del 45°
congresso Anmco, che
si è svolto a Firenze.
Lo studio cui il S.Anna
partecipa e per il quale l’ospedale è stato
premiato (ottenendo il
punteggio di qualità di
8.3/10) è il “GISSI Outliers VAR” sulla bicuspidia valvolare aortica
(BAV), una patologia
congenita a causa della
quale la valvola aortica
si sviluppa con due sole cuspidi (punte) anziché
tre. Un fattore di rischio importante, perché può
sfociare anche in eventi improvvisi e a rischio
vita. Tuttavia, solo una parte dei pazienti affetti
sviluppa nel tempo complicanze e in più, a causa delle diverse caratteristiche che può assumere la patologia, non esiste ancora un criterio
per definire, una volta diagnostica la BAV, quali
saranno i malati più a rischio di sviluppare una
degenerazione valvolare o di parete dell’aorta
ascendente o di entrambe. Lo studio ha quindi
l’obiettivo di riconoscere caratteristiche peculiari e comuni all’interno di fenotipi omogenei di
bicuspidia valvolare aortica, con la possibilità di
identificare e stratificare un rischio evolutivo per
ciascuna forma di BAV.
«Per noi - ha commentato il direttore generale
del S. Anna, Giuseppe Failla - l’eccellenza in sanità non ha mai coinciso
soltanto con la qualità
delle prestazioni erogate o con l’accoglienza che garantiamo
abitualmente al malato ma ha abbracciato,
ogni volta che ciò è stato possibile, anche la
ricerca sulle patologie
che curiamo. Perché
è contribuendo direttamente ad allargare
le conoscenze che riusciamo a pianificare
lo sviluppo futuro dei
percorsi diagnostici e
terapeutici. Cerchiamo
di svolgere al meglio anche questo compito e
consideriamo il riconoscimento che l’Anmco ci
ha conferito un’ulteriore conferma dell’autorevolezza di cui gode la nostra struttura nell’ambito della cardiochirurgia italiana. Pensiamo
sia un messaggio fortemente positivo per tutti
i calabresi: per i malati e per la loro tranquillità
ma anche per quei cittadini che pur non avendo
bisogno dell’ospedale, hanno sicuramente bisogno di fiducia nelle capacità della Calabria di
esprimere la cosiddetta eccellenza».
12
SAH
Magazine
ELETTROFISIOLOGIA
Un salto di qualità
nel controllo remoto
Introdotto per la prima volta il sistema “Reveal LINQ” . Dispositivo
di dimensioni ridottissime per il monitoraggio costante dell’attività cardiaca
È
più piccolo di una ministilo, la pila che viene
normalmente usata per il telecomando del
televisore di casa. Eppure, è in grado di monitorare l’attività cardiaca per tre anni, ogni giorno,
su tutto l’arco delle ventiquattro ore e inviare, in
remoto, al medico, i dati elettrocardiografici del
paziente. Di fatto, si tratta di una vera e propria
rivoluzione per diagnosticare correttamente
l’aritmia e adottare la soluzione terapeutica più
adatta ma anche per migliorare la diagnosi di patologie più pericolose e difficili
da riconoscere, come la sincope e la fibrillazione atriale. Stiamo parlando del “Reveal LINQ”,
il più piccolo monitor cardiaco
impiantabile e che è stato introdotto per la prima volta al
S.Anna dall’équipe di Tommaso Infusino, direttore dell’Unità
Operativa di Elettrofisiologia e Cardiostimolazione. A riceverlo è stato un paziente in giovane
età, con sospetto di Sindrome di Brugada, una
malattia cardiaca ereditaria che predispone alle
aritmie ventricolari maligne, spesso notturne,
quindi non sempre accompagnate da sintomi e
che perciò necessitano di un controllo costante.
«La procedura - spiega lo stesso Infusino - è relativamente semplice. Il dispositivo si inietta
sottocute con una siringa speciale, attraverso
un’incisione di pochi millimetri praticata sulla
sinistra del torace, in anestesia locale. Un salto
di qualità molto significativo, grazie alle dimensioni ridotte del dispositivo stesso che è più
piccolo dell’87%, rispetto al precedente e che
pesa solo 2,5 grammi. Ovviamente, niente cavi
e niente elettrodi, come nel caso dell’Holter: il
sistema, infatti, comprende anche il nuovo monitor esterno di telemedicina che, posizionato
presso l’abitazione del paziente, trasmette i dati
diagnostici direttamente all’ospedale, utilizzando la tecnologia cellulare per la telefonia mobile
globale. Il medico potrà leggerli in qualunque
momento sul sito internet dedicato, utilizzando
computer, telefonino o tablet. La trasmissione
avviene in automatico e non più solo su imput
del paziente, come avveniva con la precedente
generazione di device. Una possibilità, quest’ultima, che però
rimane comunque, nel caso in
cui il malato avverta dei sintomi sospetti; ma a prescindere
dall’imput del paziente, sarà il
dispositivo stesso ad “avvertire”
il medico, se si dovessero registrare particolari anomalie del
ritmo cardiaco. Ovviamente - puntualizza Infusino - Reveal LINQ non è in alcun modo un presidio di pronto soccorso ma sicuramente aiuta ad
aumentare la sensibilità del sistema diagnostico e permette, in questi casi, la pronta gestione
della problematica che verrà poi valutata in ambulatorio o con un ricovero elettivo. In seguito a
episodi di svenimento o in presenza di sintomi
suggestivi per aritmia, che persistono nonostante l’iter diagnostico convenzionale sia risultato
nella norma, il dispositivo serve a confermare o
escludere con precisione la diagnosi di aritmia
cardiaca ed è di grande aiuto nel valutare l’efficacia della strategia terapeutica adottata, sia
essa di tipo farmacologico, sia di tipo interventistico con l’ablazione transcatetere, l’impianto di
pacemaker o di defibrillatore».
13
SAH
Magazine
CARDIOCHIRURGIA
Il flussimetro per by-pass
ancora più efficaci
Lo strumento verifica il flusso del sangue e la sua qualità. Ancora più sicurezza
per i pazienti e maggiore attenzione verso il controllo delle prestazioni
U
na ulteriore garanzia di sicurezza per il paziente che riceve un by-pass aorto-coronarico ma anche un nuovo, ulteriore segnale di
attenzione dell’ospedale verso la qualità delle
proprie prestazioni. Sono sostanzialmente questi i due obiettivi raggiunti dal S. Anna dopo l’introduzione, nel giugno scorso, del “flussimetro”. Si tratta di uno strumento che
grazie all’effetto Doppler consente di
testare in tempo reale l’efficacia del bypass appena eseguito, sia in termini di
flusso del sangue al suo interno e sia in
termini di qualità del flusso stesso. Di
conseguenza, se il cardiochirurgo non è
pienamente soddisfatto del risultato può
rieseguire l’anastomosi, senza che questo
comporti alcun danno per la coronaria o
per il paziente. Semmai quest’ultimo,
una volta uscito dalla sala operatoria,
potrà essere certo che il suo by-pass
non solo funziona ma lo fa nel miglior
modo possibile. L’uso del flussimetro si sposa
perfettamente con gli interventi in modalità
“cuore battente” ma anche in quelli che comportano l’utilizzo della CEC, la circolazione extracorporea, il test di validazione del by-pass potrà
essere effettuato, una volta che il cuore sarà tornato a funzionare autonomamente.
«L’uso del flussimetro - spiega Daniele Maselli,
direttore del Dipartimento di cardiochirurgia
del S.Anna - non è così diffuso come si potrebbe
immaginare. Innanzi tutto per ragioni, diciamo
così, culturali. L’idea di un controllo in tempo reale sui risultati del proprio lavoro, non appena
lo si è portato a termine, è un’idea non facile da
recepire, perché suona quasi come una messa
in dubbio delle capacità del chirurgo di eseguire una buona prestazione. Ovviamente questo
non è vero. Non è detto, infatti, che una buona
prestazione non possa essere comunque una
prestazione perfettibile. In più - continua Maselli - il tasso di anastomosi rifatte dopo la verifica
è molto basso, nell’ordine dell’1% e questo
fa apparire il flussimetro come un costo aggiuntivo. Bisogna però comprendere che
quell’un per cento, per il paziente, fa di sicuro
la differenza e inoltre che la possibilità di
ridurre il rischio di complicanze post operatorie trasforma di fatto la spesa in investimento. La presenza del flussimetro in
sala operatoria, oltre che un segnale di
attenzione dell’ospedale verso i bisogni
del paziente, è indice di attenzione alla
produzione di un risultato di qualità
alta. La struttura che si dota di questo
tipo di strumenti di controllo della
propria attività dimostra una vocazione alla verifica continua dei propri risultati, in
linea con i più moderni approcci alla medicina,
in generale e alla cardiochirurgia in particolare.
Non è un caso, del resto - conclude Maselli - che
il flussimetro abbia oggi un ruolo centrale nelle istituzioni che fanno training. Uno specializzando che apprende la chirurgia coronarica ha
sicuramente un vantaggio enorme nel poter
verificare subito il risultato della procedura. Un
chirurgo che sta imparando lavora molto più
serenamente ma soprattutto più proficuamente sul piano dell’apprendimento, se sa che può
disporre di uno strumento di controllo del suo
prodotto finale che gli consente, se necessario,
di migliorare quello che ha eseguito».
14
SAH
Magazine
DIAGNOSTICA
L’importanza di accreditare
i medici specialisti
Si è concluso il “Corso istituzionale teorico pratico” della SIDV
(Società Italiana di Diagnostica Vascolare), tenuto per la prima volta in Calabria
C
on l’esame finale svoltosi al S.Anna Hospital,
si è ufficialmente concluso il “Corso istituzionale semestrale teorico pratico” Sidv, che era iniziato lo scorso marzo. È la prima volta che la Società Italiana di Diagnostica Vascolare svolge in
Calabria quella che è considerata una delle sue
più importanti attività formative ECM (Educazione Continua
in Medicina), indispensabile per
gli specialisti in esami vascolari a
ultrasuoni che intendono ottenere l’accreditamento di qualità.
Sei in tutto, i professionisti che
hanno partecipato al corso; un
numero solo apparentemente
esiguo ma che dà l’idea del rigore e della selettività del corso
stesso. Si tratta, in particolare,
dei dottori Cristina Nesta e Cesare Pucci, cardiologi presso
l’azienda Ospedaliera “Pugliese Ciaccio” Di Catanzaro; Maria
Antonietta Cantelmi, medico di
medicina generala a Cosenza;
Francesco Mio, chirurgo dell’Asp di Vibo; Ester
Sessa, radiologa, direttore sanitario del Biocontrol di Cosenza; Marco Prastaro, specializzando
in chirurgia generale presso l’università Magna
Grecia di Catanzaro. A dirigere il corso è stato
Elia Diaco, responsabile regionale della Sidv
e direttore dell’ambulatorio di Angiologia del
S.Anna - che della stessa Sidv è Centro di riferimento - coadiuvato da Gianluca Buffone e Domenica Donato, rispettivamente chirurgo vascolare e cardiologa presso il Centro regionale di
Alta Specialità del Cuore.
«Certificare gli specialisti è un’esigenza ormai
sempre più avvertita - spiega Diaco, che di recente il consiglio direttivo Sidv ha nominato
tutor per i Corsi istituzionali - perché da un lato è
andata progressivamente crescendo la domanda di esami diagnostici non invasivi in patologia
vascolare e dall’altro è aumentata la necessità di contenere
i costi di gestione delle Unità
Operative. Si è posto quindi un
doppio problema: di appropriatezza delle indicazioni agli
esami stessi e di qualità con cui
essi vengono eseguiti. È per
questo che la Società Italiana
di Diagnostica Vascolare ha deciso di proporre agli specialisti
percorsi individuali e volontari
di accreditamento, con l’obiettivo di creare un corpo di operatori in grado di garantire al
paziente e al sistema sanitario
complessivamente inteso, un
servizio qualitativamente valido e attendibile secondo criteri e parametri certi
e condivisi dalla comunità medica».
Archiviato il Corso istituzionale, lo sguardo è già
rivolto agli appuntamenti del 2015. Nei giorni
29, 30 e 31 maggio, infatti, l’Igv Club Le Castella a Isola Capo Rizzuto ospiterà l’International
Vascular Course. Il S. Anna e la Società Italiana di
Diagnostica Vascolare chiameranno in questo
caso a raccolta non solo il gotha dell’angiologia
italiana, come già era avvenuto lo scorso anno,
ma anche alcune tra le personalità più prestigiose a livello internazionale.
15
SAH
Magazine
QUALITÀ
Il S. Anna conforme
alla ISO 9001:2008
Il Centro regionale di Alta Specialità del Cuore conferma la certificazione
di qualità. Maselli: “Indici di mortalità ben al di sotto dell’attesa teorica”
A
nche nel 2014 il S.Anna Hospital ha superato
positivamente le verifiche per la Certificazione di Qualità. I processi che si svolgono all’interno del Centro regionale di cardiochirurgia risultano quindi conformi alla norma ISO 9001:2008.
Contrariamente al passato, quest’anno l’audit
sul S.Anna è stato condotto dagli esperti di “Rina
Services”, considerato uno tra i più autorevoli Enti
verificatori italiani. Una scelta, questa, determi-
munque, per evitare che possano diventare di 1°
grado. I verificatori di Rina hanno quindi ritenuto “il sistema di gestione dell’organizzazione ben
adeguato e ben applicato; le persone intervistate - si legge ancora nel rapporto finale - hanno
dimostrato un alto grado di competenza tecnica
e conoscenza dei processi nei quali sono coinvolti, nonché una buona consapevolezza delle
regole del sistema di gestione. La struttura è di
riferimento sul territorio per il tipo di
prestazioni erogate”.
La verifica 2014 sulla Certificazione di
Qualità del S. Anna ha fatto inoltre registrare, una volta concluse le procedure formali del test, un ulteriore momento di confronto. Daniele Maselli,
direttore del Dipartimento di chirurgia cardiovascolare, ha infatti illustrato agli esperti di Rina una parte dei
risultati della raccolta dati che la stessa Unità sta portando avanti in previsione dell’audit clinico di fine anno
sull’attività operatoria. Gli interventi
chirurgici vengono progressivamente inquadrati in base a criteri oggettivi e condivisi a livello internazionale, secondo la patologia,
la modalità di esecuzione, il rischio operatorio
e la conseguente mortalità attesa. Ebbene, a
proposito di quest’ultima, gli indici registrati al
S.Anna nei primi sei mesi dell’anno si collocano
ben al di sotto delle previsioni teoriche e sono
perfettamente in linea con quelli dei maggiori
centri cardiochirurgici statunitensi, che da sempre rappresentano la pietra di paragone principale per stimare la qualità delle prestazioni sanitarie rese in ambito cardiochirurgico.
nata anche dalla volontà dell’ospedale di diversificare - dopo quasi un decennio - il “controllore” della propria organizzazione, sottoponendo
quest’ultima alla verifica di uno staff che, a parità
di livello di qualificazione, mai prima d’ora l’aveva
passata sotto la lente di ingrandimento. Al termine del test, i percorsi diagnostici e terapeutici,
svolti attraverso unità operative, ambulatori e
servizi, non hanno messo in evidenza anomalie
di 1° grado, quelle cioè relative al mancato rispetto della normativa cogente, né di 2° grado,
quelle di gravità inferiore ma da rimuovere co16
SAH
Magazine
Lo psicologo
al tuo fianco
L’INVISIBILE CHE È DENTRO DI NOI
E LO SGUARDO DEL CUORE
Sono stata operata al Sant’Anna Hospital e mi
sono trovata benissimo, in un ambiente accogliente, familiare e professionale. Devo ringraziare
tutti se oggi sono ancora in piedi accanto ai miei
nipotini e posso fare la nonna che conforta, che
educa e che all’occorrenza vizia. Ma ricordo bene
i momenti di sconforto e quell’ansia che spesso
mi visitava, nonostante tutto andasse bene. Si sa,
un intervento di cardiochirurgia non è una passeggiata e anche se ti promette una qualità di vita
migliore, richiede una reazione rapida e determinata. Questo mi diceva, dottor Ruga, nei nostri incontri; dai quali ho imparato che dentro ciascuno
di noi esistono due modi di vedere i disagi, due possibili sguardi: quello che coglie il dettaglio e quello che coglie l’insieme. Il primo, quello dettagliato
ci fa dire “io sono i miei pensieri, io ho questo carattere, io sono fatta così, questo è il mio passato,
questa è la mia storia, questi sono i miei ricordi”.
Ma questo è uno sguardo che fa ammalare, non a
caso era proprio lo sguardo che mi caratterizzava,
facendomi essere puntigliosa, estremamente razionale e analitica, diciamo pure pignola. Poi c’è
uno sguardo che allarga, che cerca di avere una
visione ampia abbracciando l’infinito: questo è lo
sguardo “della salute” amava ripetere durante le
nostre chiacchierate. All’inizio non capivo bene,
Dottore, poi ho colto il nesso tra questo sguardo e
la mia sofferenza psicologica. Oggi ho imparato
a guardare in modo diverso anche l’ansia e cioè
non come una cosa che mi tormenta, che capita
proprio a me perché sono sfortunata, ma come se
fosse il vento. Ricordo quando mi invitava a immaginare che “non sta arrivando l’ansia, ma sta arri-
La rubrica “Lo psicologo
al tuo fianco” ospita la voce
dei pazienti attraverso le
loro testimonianze, che
vengono commentate
a cura del Servizio
di Cardiopsicologia
del S.Anna, di cui è
responsabile il dottor
Roberto Ruga.
vando il vento!”, e io mi affidavo al vento. Quando
chiudo gli occhi e sento l’ansia arrivare mi affido al
vento e improvvisamente divento come un seme
che viene portato da una parte all’altra, sbattuto
di qua e di là. Insomma, comincio a perdermi. Ho
imparato grazie a Lei che avevo un estremo bisogno di perdermi e il mio cuore, che se n’era accorto
prima della mia mente, mi aveva lanciato numerosi messaggi che la mente aveva però ignorato,
finché qualcosa poi si è rotto dentro di me. Il cuore
ha uno sguardo panoramico sulle cose che ci accadono. E’ una frase che appuntai su un bigliettino
e che col tempo ho compreso: questo è lo sguardo
che conta per me ora. Ricordo quando mi spiegò
che dovevo pensare al modo con il quale si guarda un panorama, portando l’attenzione non tanto
sui dettagli ma lasciando che lo sguardo si perda.
Una volta mi disse che bisogna guardare le sofferenze come se fossero personaggi di una fiaba:
“c’era una volta un attacco di tristezza che è venuto
a trovare proprio me. Tristezza, tristezza, ti prego,
dimmi cosa devo fare”. E la tristezza risponde: “lascia fare a me. Voglio portarti in un posto dove si
è tristi, dove c’è tanto buio, tanta disperazione. Tu
però vienimi dietro, accompagnami”. Allora, ho
provato a pensare alla tristezza come una vera e
propria immagine, quella di donna antica, una
donna dell’800. Ho capito che quello era il mio
sguardo panoramico sulla tristezza. I nostri occhi
non sono fatti per vedere solo gli oggetti intorno a
noi. I nostri occhi sono fatti per produrre lo sguardo interiore, che non è lo sguardo sul dettaglio, ma
quello dell’infinito, dove una cosa chiama un’altra
e poi un’altra, un’altra e un’altra ancora... Prima di
operarmi avevo l’ossessione di pulire tutti i giorni
il tavolo di casa, che non mi sembrava mai abba-
17
SAH
Magazine
stanza pulito. Poi Lei mi ha fatto vedere in questo
compito del pulire, un modo di tornare perfetta,
senza macchie, senza sporco. Così mi ha fatto allargare lo sguardo facendomi immaginare che i
boschi, soprattutto in autunno, si riempiono di foglie secche. E allora ho capito che al di là del mio
bisogno di pulizia e di perfezione, dentro di me
potevano convivere due immagini: quella di una
donna che pulisce e quella di una donna che sa
stare con le cose sporche. Il modello di perfezione
ci fa ammalare perché è figlio di uno sguardo che
vede le cose solo e sempre apposto. Eppure il cuore
mi aveva avvertito con i suoi messaggi, con le sue
palpitazioni, col suo battito irregolare, impreciso,
bizzarro, che Lei ribattezzò in “fantasioso”. Ecco
Dottore, oggi mi piace dire di essere una donna più
fantasiosa di prima, mi sento rinnovata, come se
vivessi in un altro tempo. Grazie! (Una paziente)
(Fonte: www.robertorugaCOMMENTO
sonaggio, più ampio, più flessibile e tollerante
che alberga nel suo animo. Sì, direi che si tratta
di un’altra vita, rinnovata sia nel corpo, da un intervento chirurgico che ha “sbloccato” qualcosa che prima era occluso, sia nell’anima, da un
nuovo modo di considerare se stessa. Quando il
nostro orizzonte si amplia stiamo bene. Chi invece passa il tempo a lamentarsi si ammala e il
suo sguardo diviene sempre più miope, troppo
dettagliato, incapace pertanto di vedere un senso ulteriore negli avvenimenti. Per vivere una
dimensione autentica, profonda, più naturale,
dobbiamo vedere l’invisibile che è dentro di noi.
Durante i colloqui con i pazienti cerco sempre
di allenare il loro sguardo interiore affinché possano ritrovare l’immagine di un volto senza maschera, più aderente alle leggi dell’anima, libero,
spontaneo, meno controllato e più capace di
emozionarsi.
A volte serve “perdersi” per poi accorgersi di
come tutte le cose che abbiamo escluso possano
far parte di noi. Quel perdersi è un percorso che
la nostra anima compie per fuggire da modi di
essere convenzionali e falsi. L’anima ama “viaggiare”. Del resto, siamo anime in viaggio. Verso
dove? Verso la nostra terra promessa, la nostra
Itaca. Non possiamo fermarci, dobbiamo andare
per dove siamo destinati. Le vicissitudini di tutti
i giorni ci possono distrarre dal nostro compito,
magari non sappiamo neanche più che esiste,
ma se diamo importanza alla voce del cuore e
alla verità che sussurra, riscopriamo la nostra autentica missione e in quel momento la vita cambia. Questo si chiama “aderire a se stessi”.
Guardare la propria immagine interiore significa usare lo sguardo aperto, largo, all’infinito, per
cogliere la “verità del cuore” e riattivare così un
modo di essere che non è andato perduto ma
che abbiamo seppellito nel profondo. Niente di
ciò che siamo per davvero si perde, il pericolo è
che sovrastandolo con la palude dei luoghi comuni, dei pensieri comuni, degli obiettivi comuni, lo perdiamo di vista.
Una domanda che mi piace porre ai pazienti è:
“quanto si sente affine a quell’immagine di fanciullo che è stato?”. Sì, perché non possiamo da adulti - lasciar morire il bambino che siamo
stati. E a volte basta immaginarlo per ricordarlo
e ritrovarlo.
A
volte capita di riuscire ad ascoltare la parte
più profonda di se stessi. È il caso di questa
paziente che riesce a vedere gli accadimenti della sua vita e quindi anche l’ansia, con un occhio
più panoramico, che va oltre il confine ristretto
della razionalità del suo io, per scoprire dentro di
sé una donna misteriosa, straordinaria, portata
alla luce dalla sofferenza del cuore.
In altre parole, sa fare della sua ossessione di
ordine un’occasione di autocomprensione e
diviene capace di dare voce ad un nuovo per18
SAH
Magazine
Lettere al Magazine
IL GRANDE CUORE… DEL S.ANNA. LA BUONA SANITÀ MADE IN CALABRIA
La mia “intrusione” sul vostro qualificato Magazine è dettata dalla necessità di mostrare pubblicamente
tutto il mio affetto e la mia ammirazione e gratitudine, unita a quella della mia famiglia, per la grande
professionalità, abnegazione e spirito di servizio con cui lo staff medico e infermieristico del Sant’Anna
Hospital ha assistito mio padre durante la sua degenza.
Premetto che il mio dire non è certo da considerare la classica frase di circostanza e ben presto capirete
il perché. Mio padre, 69 anni, nel 2003 colpito da ictus emorragico, obeso e con difficoltà respiratorie, lo
scorso 6 luglio mentre si trovava a fare una partita a carte tra amici ha iniziato a sentire un “peso” sul
petto, con conseguente dolore toracico e sudorazione. Ha avuto la forza, ciò nonostante, di raggiungere
in auto, accompagnato da mia mamma, la vicina postazione di Guardia Medica. Abbiamo allertato immediatamente il 118 che dalla sede di Trebisacce (dove non esiste più un ospedale…) è giunto in tempo
lampo ad Amendolara dove papà abita. Il medico appena ha posizionato gli elettrodi sul petto di papà
si è reso conto che era in atto un infarto. Mi ha guardato, da amico, nonostante papà fosse cosciente, per
dirmi che “la situazione era drammatica”. E’ facile immaginare il mio stato d’animo e la paura. È iniziata la
corsa in ambulanza all’ospedale di Cosenza dove i medici dell’Utic, guidati dal primario Fernando Fascetti,
hanno fatto ogni cosa ma trattandosi di un caso definito dagli stessi camici bianchi “disperato”, è stato
deciso di notte il trasferimento d’urgenza al Sant’Anna.
Papà è giunto a Catanzaro intorno alle 4 del mattino in edema polmonare acuto, shock cardiogeno, sedato e intubato. Subito ricoverato presso l’Unità di Terapia intensiva ha iniziato il lungo ed articolato calvario. Con l’aiuto del buon Dio e dei Santi ai quali ci siamo tutti affidati e grazie alla bontà del lavoro dei
medici (mi preme ricordare i dottori Di Marzio, De Fiores, Vuoto, Missiroli tanto per citarne solo alcuni), ha
iniziato a stabilizzarsi. Si rendeva necessario però l’intervento a cuore aperto. Un’operazione chirurgica
che probabilmente il suo corpo flebile e provato non avrebbe retto. Il primario di Cardiochirurgia, il dottor
Daniele Maselli, un “sant’uomo” con cui telefonicamente e di persona colloquiavo più volte al giorno e in
alcuni casi anche la sera (considerando la distanza di oltre duecento chilometri tra Catanzaro e Amendolara dove abita la mia famiglia), mi ha minuziosamente spiegato il complesso quadro clinico e soprattutto
le difficoltà che sarebbero emerse durante un intervento di cardiochirurgia. Mi disse, chiamandomi per
nome quasi a voler annullare la distanza tra un grande professionista e il figlio di un paziente in fin di vita:
“Rocco appena possiamo tenteremo di risolvere il tutto in Emodinamica, tenendo presente che tuo papà,
per il danno al cuore che ha subìto, avrebbe bisogno dei bypass”.
Mi parlava come un fratello, calandosi nel mio corpo ormai pronto al peggio, consapevole del mio stato
d’animo e di quello dei miei cari. Dopo una settimana di ricovero in rianimazione, il 14 Luglio l’èquipe medica, dopo un intenso consulto, ha deciso di operarlo. Alle 9 del mattino insieme a mia sorella sono stato
chiamato dal dottor Placido Grillo, un maestro dell’Emodinamica, un pilastro indiscusso della cardiologia,
un grande uomo oltre che un serio professionista, un vanto per il Meridione d’Italia e per la Sicilia che gli
ha dato i natali. Mi ha portato nella sua stanza e parlandomi non da medico ma quasi da amico (eppure
l’avevo visto un paio di volte) mi ha riferito: “La situazione è grave, gravissima, ci sono purtroppo molte
possibilità che le cose non vadano bene, ma noi faremo il possibile, anzi di più”. Mi ha stretto la mano, io
ho preferito baciargliela, consapevole, in quel momento, di avergli affidato la vita di mio padre.
Sono credente e penso che il buon Dio e i Santi tutti abbiano illuminato le mani del dottor Grillo e dell’intera èquipe che ha operato alla presenza del cardiochirurgo Maselli, pronto a intervenire in caso di necessità. Papà, dopo circa un’ora di intervento che è servito per posizionare gli stent su Tronco Comune, Iva e Iva
Media, è uscito sano e salvo dalla sala operatoria. Ma il calvario, seppur a lieto fine, non è finito lì. Infatti è
stato tutt’altro che semplice “svegliare” un paziente di oltre 130 kg. Ma dopo ventidue lunghi giorni anche
questa scommessa è stata vinta. E papà dopo un mese esatto di ricovero è stato trasferito alla Clinica “San
Francesco” di Mendicino per la riabilitazione. A distanza di alcuni mesi dall’infarto, papà oggi è vivo, con
i suoi acciacchi, ma vivo. E se oggi possiamo ammirare il suo sorriso, la sua presenza, e raccogliere il suo
abbraccio, il merito, per grazia ricevuta dall’Altissimo, va a tutta l’èquipe del Sant’Anna a iniziare dal direttore sanitario Gaetano Muleo, al quale va il mio plauso e la mia fraterna devozione. Non a caso il professor
Hugo Vanermen, considerato uno dei maggiori esperti al mondo di cardiochirurgia mitralica mininvasiva
videoassistita, ha scelto proprio il Sant’Anna come unica struttura di riferimento per la sua attività in Italia. Un ospedale d’eccellenza, di cui non solo la Calabria ma l’intera Italia deve andare fiera.
Rocco Gentile, giornalista. Amendolara (CS)
19

Documentos relacionados

2-SAH Magazine.indd

2-SAH Magazine.indd efficace, ma debba prevedere, se il paziente lo richiede, tutta una serie di ulteriori risposte che gli assicurino non solo la salute ma anche la serenità. Il S. Anna Hospital è impegnato da anni a...

Leia mais