il Bartolomeo - Liceo Classico Zucchi

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il Bartolomeo - Liceo Classico Zucchi
il Bartolomeo
Gennaio 2014
Il giornale degli Zucchini
Il bar degli scrittori mancati
Ultima puntata
F
rancesco sorrise di
rimando alla graziosa
espressione della bambina e
sentì che nella sua mente
qualcosa si allentava, si
alleggeriva nel suo cuore. Quel
sorriso, testimone di un
virgulto di rinnovata speranza,
gli faceva bene. Era come una
cura a quella grande voragine
nera che a volte gli pareva di
avere in mezzo al petto, un
buco nero che risucchiava
qualsiasi cosa grazie alla
semplice, atroce frase: Non
posso farcela, come grazie ad un
incantesimo a cui nulla
riusciva ad opporsi. Nulla..
tranne quel sorriso..
Finale e SEZIONE RACCONTI
da pagina 9.
Sezione scienza
Vignette a pagina 28.
Sezione curiosità
[...] a Chicago, una legge
vieta di mangiare in un luogo
che è in fiamme.
[...] A New York è illegale per
"La Viola è un pesce e lo ha
voluto Dio. Quando è maschio si
chiama Minchia di Re. Per
amore diventa femmina e ha i
colori del fiore. Torna di nuovo
maschio dopo che l’acqua si è
presa le sue uova"
P
I
buchi neri sono considerati
molto spesso come enormi
vortici che risucchiano in
breve tempo qualsiasi cosa
capiti nei paraggi, e che siano
molto rari. In realtà non è
così.
Continua a pagina 25.
Editoriale
ogni persona fare qualunque
cosa contro la legge.
Altre leggi strane e curiosità a
pagina 23.
Indice:
Riflessioni zucchine . . . . . . . .Pag 3
Cultura . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag 15
Attualità . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag 17
Musica . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag 19
Sport . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag 26
Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag 27
1
oiché i più reticenti,
quando si parla di
omosessualità, insistono sul
fatto che bisogna ragionare
secondo natura, io dalla
natura sono partita. Esiste in
natura un animale che per
natura cambia sesso in modo
da svolgere la sua naturale
funzione riproduttiva. Odio le
ripetizioni,
ma
talvolta
servono...
Esistono altri animali in
natura che si chiamano esseri
umani e, secondo studi
scientifici fondati, si trovano
al vertice della piramide
evolutiva.
Per tanti motivi ci dicono che
siamo un po' originali come
specie, ma io credo che ne
basti solo uno, di motivo, ed è
il seguente: l'uomo è l'unico
essere vivente che conosca la
gratuità del sentimento.
Continua a pagina 2.
Gennaio 2014
Questo articolo è rivolto in primis al Ministro degli interni e Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Angelino Alfano e a chi la pensa come lui.
Viola di mare
"La Viola è un pesce e lo ha voluto
Dio. Quando è maschio si chiama
Minchia di Re. Per amore diventa
femmina e ha i colori del fiore.
Torna di nuovo maschio dopo che
l’acqua si è presa le sue uova"
(Giacomo Pilati , “Minchia di
re”)
oiché i più reticenti,
quando si parla di
omosessualità, insistono sul
fatto che bisogna ragionare
secondo natura, io dalla natura
sono partita. Esiste in natura
un animale che per natura
cambia sesso in modo da
svolgere la sua naturale
funzione riproduttiva. Odio le
ripetizioni,
ma
talvolta
servono...
Esistono altri animali in natura
che si chiamano esseri umani
e, secondo studi scientifici
fondati, si trovano al vertice
della piramide evolutiva. Per
tanti motivi ci dicono che
siamo un po' originali come
specie, ma io credo che ne
basti solo uno, di motivo, ed è
il seguente: l'uomo è l'unico
essere vivente che conosca la
gratuità
del
sentimento.
Sappiamo amare senza il
doppio fine di riprodurci, che è
nobilissimo e naturalissimo,
ma è pur sempre un fine. Noi
possiamo amare e basta.
Punto. Non chiediamo altro
perché l'amore né possiede né
vuole essere posseduto. Che
bello, quindi: nessun uomo nel
corso della sua vita è costretto
a riprodursi (se non lo
desidera) per un istinto
P
naturale ma irreversibile,
come accade per gli altri
animali, e così può amare chi
vuole, perché, si sa, “l'amore
possiamo cercarlo in persone
differenti, sentirlo in canzoni
differenti...ma è universale!”
Quindi, da oggi in poi non
voglio più sentire parlare di
maschi che amano femmine
con
l'intenzione
di
sottolinearne la naturalità o di
maschi che amano maschi con
l'intenzione di sottolinearne la
diversità. Noi, che abbiamo
capito che l'amore può essere
anche gratuito e non solo
finalizzato,parleremo solo di
persone che amano altre
persone.
“Però l'uomo” voi direte “ non
è stato predisposto dalla
natura, come nel caso della
Viola,
a
cambiare
sesso...Questa è una novità
delle nuove scienze o pseudo
tali” È vero.
Ma non vedo il problema. Se
una persona soffre( e io uso
questo termine, ma non riesco
nemmeno a immaginare cosa
significhi desiderare di avere
un corpo quando si è nati
possedendone un altro) perché
si sente in un modo ma non
corrisponde a quello che vede,
non capisco perché non si
debba aiutarla a star meglio. Il
suo benessere mentale gioverà
non solo all'individuo in
questione,
ma
all'intera
società. In un film di Pedro
Almodovar “Tutto su mia
madre” una delle protagoniste
2
del film afferma: “Ognuno è
tanto più autentico quanto più
assomiglia all'idea che ha
sognato di se stesso” .Anche
questa frase è molto bella e
pura perché incita alla
autenticità. Più naturale di
questo... “Ma non è giusto”
continuate a dire “che una
coppia omosessuale pretenda
di avere dei figli quando la
natura non li ha predisposti ad
averli” Anche questo è vero. E
concordo nel dire che due
persone dello stesso sesso,
rimanendo tali, non possono
per natura avere figli. Ma
questo non toglie che non
possano averne in generale.
Intendo dire che esiste quella
bellissima azione che si chiama
“adozione” e che viene presa
in considerazione( le rime in
prosa hanno una ridondanza
terribile ma qui ci stava) pure
dalle coppie sterili! E scusate
ma che differenza c'è? Sia per
gli sterili sia per gli
omosessuali il problema è il
medesimo: si amano ma la
natura non li ha predisposti
per avere figli. Quindi, viva
l'adozione: quale gesto più
gratuito e più naturale che
amare una creatura non
perché sangue del tuo sangue
ma perché la ami e basta?
“Ma un bambino” continuate
( e devo dire che siete proprio
“tosti” e un po' per questo mi
piacete,forse) “ha bisogno di
crescere con un padre e una
madre, una figura maschile e
una femminile”...
Gennaio 2014
Ma, da quando? Da sempre, è
vero. Da quando dalla scuola
elementare abbiamo insegnato
ai bambini che per fare i
bambini funziona così. E che se
un bambino si confronta con
altri bambini e scopre che gli
altri hanno tutti un padre e
una madre e lui due madri o
due padri o quattro nonni
cresce deviato perché non vive
in una famiglia “tradizionale”.
E sapete cosa ho da dire? Che
dovete smetterla di insegnare
ai bambini perché la vostra
morale è così stanca e malata
che potrebbe far male. Anzi, fa
male di sicuro. Perché se c'è
qualcuno che ha da insegnare
qualcosa a voi sono proprio i
bambini, con quella loro
purezza e naturalità( questa sì
che lo è per davvero) che li
contraddistingue.
Perché
nessun bambino quando nasce,
nasce imparato, tanto meno
con l'idea che la famiglia
cosiddetta “tradizionale” sia
composta nel modo che dite
voi.
A prescindere da chi ci sia in
casa (sicuramente non Barilla)
un bambino impara quello che
vive e voi dovete coltivare voi
stessi, il cuore e la mente, e
insegnare soltanto la magia
della vita, il resto è niente. E
per chi ha capito le mie
citazioni- e anche per chi non
le ha capite- io personalmente
credo che avesse ragione
Giorgio Gaber con la sua
spontaneità e libertà dei
sentimenti:
“Quando sarò capace d'amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun
appuntamento
col dovere
un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un
fiume
che fa il suo corso.
Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse
avere
andrebbe sempre al mare.
Così vorrei amare.”
(Quando sarò capace di amare,
Il Signor G)
Alice Pennino III D
Riflessioni zucchine :
-Antimafia, Simona Pronestì
- La famiglia è una cosa
meravigliosa, Alessandra Zane
- Le parole si dissolvono, gli scritti permangono,
Claudia Quagliarini
-Nell'occhio del ciclone: i ricordi dimenticati
Erica de Matteo
Antimafia
La mafia attraverso un film
I
l 28 Novembre è uscito al
cinema “La mafia uccide
solo d’estate”. Il film,
ambientato nella Palermo
degli anni ’80 e ‘90, ha come
protagonista Arturo, prima da
bambino e poi da adulto.
Infatti il regista, Pierfrancesco
Diliberto (meglio conosciuto
come Pif), ha intrecciato
volutamente e realisticamente
la vita di questo personaggio
(che è vissuto nella sua stessa
città e nei suoi stessi anni) con
la storia, inserendo anche
filmati documentari.
Come
viene
chiaramente
sottolineato, la vita dei
palermitani in quegli anni fu
strettamente legata e vicina
alle attività della mafia, che
3
hanno
segnato
momenti
tragici
nella
memoria
collettiva. Nel film, appunto,
delle tranquille scene di
quotidianità si alternano e si
mescolano con le stragi e gli
omicidi mafiosi (a partire dal
concepimento
di
Arturo,
avvenuto nello stesso giorno
in cui Totò Riina, Bernardo
Provenzano,
Calogero
Gennaio 2014
Bagarella e altri due uomini
della famiglia Badalamenti,
vestiti da militari della Guardia
di Finanza, uccisero Michele
Cavataio). Pif è stato in grado
di
trasmettere
contenuti
importanti, pesanti, seri, ma in
modo delicato e, direi,
semplice.
Devo,
però,
ammettere che in un primo
momento la presenza della
parte romanzata e leggera mi
ha lasciata un po’ contrariata,
perché mi sembrava che
sminuisse la drammaticità e
l’importanza degli eventi
storici; pensavo che avrebbe
potuto essere nel complesso
più incisivo. Poi però mi sono
ricreduta:
effettivamente
mentre si guarda il film si nota
e si viene colpiti e coinvolti
dalle parti di documentario
ancora di più, proprio perché
giungono inaspettate e crude
subito dopo alcune scene
leggere di vita quotidiana. Ad
esempio nel bar frequentato
da Arturo viene ucciso il
commissario Boris Giuliano, e
inoltre il generale Dalla Chiesa
viene ucciso dopo essere stato
intervistato da Arturo. Lo
spettatore si trova a vivere
una vita normale insieme ai
personaggi e quindi condivide
i loro sentimenti di fronte
all’accadere di questi eventi.
Rispetto ad oggi quella è
sicuramente un’altra epoca, in
cui la mafia si mostrava di
giorno e in pubblico nei suoi
atti più violenti e audaci
(ovvero
anche
contro
personalità note a livello
nazionale), tuttavia dovrebbe
essere tenuta saldamente nella
memoria per poter riflettere
sui molteplici volti della mafia,
che oggi adotta la via del
silenzio e del nascondersi, che
è altrettanto pericolosa.
Ho molto apprezzato il fatto
che si utilizzi il punto di vista
di un bambino, che è l’unico a
porre delle domande e a
volerci vedere chiaro, anche
più dei grandi, e che dopo
l’illusione sul conto di
Andreotti, indottagli in realtà
da frasi sentite dagli adulti,
diventa più consapevole della
realtà che lo circonda. Arturo
appare
infatti
curioso,
problematizza e si interessa a
fondo della realtà che lo
circonda e lo tocca.
Invece la classe politica appare
molto, troppo ambigua, non
solo a livello locale ma anche
nazionale. L’impressione che si
ha della classe dirigente
(anche
dove
non
c’è
connivenza) è di confusione e
impreparazione di fronte a
questa guerra. Saranno infatti
solo Borsellino e Falcone i
primi a tenere dei processi
contro i mafiosi con l’accusa
vera e propria di associazione
mafiosa, non solo con l’accusa
di singoli reati “minori” e
slegati tra loro. Perciò ci si
rende
conto
di
quale
situazione disastrosa la città di
Palermo di quel periodo si
trovò ad affrontare, e questo è
solo un assaggio della grande
complessità
e
dalle
informazioni non ufficiali.
Nonostante tutti questi giudizi
positivi, “La mafia uccide solo
d’estate” non è uno dei
maggiori
capolavori
del
cinema, certo, però ha la
qualità
di
essere
controcorrente rispetto a tutti
i film e cartoni in cui è
4
presente un elemento mafioso.
Mi spiego meglio: finalmente
possiamo vedere un film sulla
mafia che non sia fuorviante o
addirittura
esalti
l’atteggiamento
malavitoso.
Infatti troppo spesso vediamo
lo stereotipo del mafioso
riconoscibile
a
livello
internazionale, che fornisce
una rappresentazione positiva,
simpatica e, quel che è peggio,
associata e fatta coincidere
con gli italiani in generale. E’
un enorme errore perché crea
un’immagine
distorta
e
sbagliata, e le immagini sono
molto potenti e immediate
nella comunicazione. E come
reagisce il pubblico di fronte a
questo? Ovviamente ride.
Forse non si rende conto di
quanto insensibile e offensivo
sia il suo gesto, o almeno spero
che
si
tratti
di
un
comportamento
inconsapevole,
dovuto
all’ignoranza. Insomma, se si
rendesse conto di ridere di
fronte a tali stragi e ingiustizie
non riderebbe. E poi ci sono
anche quelli scherzano sui
meridionali come se avessero
un fare un po’ mafioso di base.
Scherzando così, pensano
forse
di
migliorare
la
situazione e il sistema e la
mentalità di cui sono vittime
molte persone e contro cui
moltissimi
combattono
e
hanno combattuto anche a
costo
della
loro
vita?
Certamente non nego che il
mafioso
stereotipato
istintivamente susciti una
risata, ma poi, appena si inizia
a pensare e riflettere, si
dovrebbe capire che cosa
realmente ci sia dietro e che fa
Gennaio 2014
ridere rappresentato così
comicamente ma che la realtà
non è quella. Interiormente si
dovrebbe essere consapevoli, e
quindi si può anche sorridere,
ma con quel distacco ironico
che permette di ridere delle
cose brutte (come di uno che
cade: inizialmente fa ridere ma
poi ci si preoccupa). Ovvio, il
malavitoso
rappresentato
realmente, senza caricatura è
indiscutibilmente più noioso,
meno divertente, ma quelli
che si lamentano perché il
personaggio e la realtà
rappresentati (nel film, libro,
cartone, serie tv) sono brutti,
tristi, ingiusti, noiosi e quindi
spiacevoli da vedere, si
lamentino invece della realtà
in cui vivono, perché essa è ciò
che viene copiato nel film. Se
la realtà fosse migliore, la cosa
rappresentata sarebbe più
piacevole: non dipende dal
regista del film o dall’autore
del libro, ma da chi fa la realtà.
“CARO Nino Di Matteo, devi
sapere che non sei solo, che tutti
voi a Palermo, e in ogni angolo
d`Italia, non sarete mai più soli.
Dalla stagione delle stragi è
cresciuta nel nostro paese la
consapevolezza
che
la
questione delle mafie non è
solo di natura criminale. È un
problema più profondo, anche
culturale e sociale. Una
questione che non sarebbe
ancora così grave se a
contrastare le mafie ci fossero
stati, oltre alla magistratura
e alle forze di polizia, la
coscienza pulita e l`impegno
della maggior parte degli
italiani. Questa coscienza e
questo impegno, lentamente e
faticosamente si sono negli anni
moltiplicati. Devi dunque sapere
caro Nino, anche se qualcuno—
mafiosi o complici dei mafiosi —
continua a minacciare e lanciare
messaggi inquietanti, che oggi
tu e tutti gli altri magistrati
Infine, per sottolineare quanto siete meno soli. Che minacciare
“La mafia uccide solo d’estate” voi vuol dire minacciare tanti di
non tratti di fatti lontani da noi, tanti italiani, che nei più
noi nel tempo e nello spazio, vari ambiti si sono messi in
perciò
(secondo
alcuni) gioco. Cittadini che non si
trascurabili, e quanto i film limitano a scendere in piazza, a
non siano in secondo piano o indignarsi o commuoversi, ma
di poco peso nella lotta contro che hanno scelto di muoversi, di
le mafie, riporto la lettera di trasformare il loro "no" alle
Don Luigi Ciotti, il Presidente mafie in un impegno quotidiano
di Libera, su “la Repubblica” per la democrazia, per la libertà
del 14 Novembre 2013 e e la dignità di tutti. Le luci non
indirizzata ai magistrati che si nascondono però le molte ombre.
occupano del processo sulla In tanti ambiti prevale
trattativa Stato-mafia:
ancora l`indifferenza o una
semplice e facile risposta
Simona Pronestì III D
emotiva. Anche la politica non
sempre ha saputo affrontare la
5
questione con la pulizia morale e
il respiro necessario: pensiamo
solo ai troppi compromessi che
hanno impedito un`adeguata
riforma della legge sulla
corruzione e ai patti sottobanco.
Lo Stato, tutto lo Stato, deve
proteggere sé stesso e i suoi
cittadini. Ma negli ultimi tempi,
come molti segnali lasciano
intendere,
le
mafie
—
indisturbate nei suoi livelli più
alti: economia, finanza, appalti,
affari — hanno approfittato per
organizzarsi in silenzio. Quelle
minacce dall`interno di un
carcere dicono perciò una verità
imbarazzante: se nell`ambito
repressivo
e
giudiziario
importanti risultati sono stati
ottenuti, sul versante del
contrasto politico e sociale c`è
ancora molta strada da fare.
Perché di una cosa dobbiamo
essere certi: sconfiggeremo le
mafie solo quando sapremo
colmare le disuguaglianze
sociali che permettono il loro
proliferare. Le mafie non vanno
solo inseguite: vanno prevenute.
Prevenzione vuol dire anche
realizzare la condizione di
dignità e di libertà responsabile
prevista dalla Costituzione, il
primo e più formidabile dei testi
antimafia. Altrimenti, nello
scarto fra le parole e i fatti,
continuerà a insinuarsi la più
pericolosa e subdola delle
mafie: quella della corruzione,
del privilegio e dell`abuso di
potere. A te un forte abbraccio
da parte mia e dalle oltre 1600
realtà associate a Libera.”
Gennaio 2014
L
La famiglia è una cosa meravigliosa
’amicizia più bella? Quella
con la propria famiglia. La
famiglia è l’amicizia che
nessuno di noi ha scelto, ma è
anche l’amicizia che nella
nostra vita dura per più
tempo. La famiglia è quel
legame che tiene unito un
gruppo di persone più o meno
grande. La famiglia è si una
amicizia, ma non per questo
bisogna trattare i membri della
famiglia come amici perché
poi il concetto di amicizia e
quello
di
famiglia
si
andrebbero ad unire, fino a
diventare la stessa cosa. La
famiglia è un mondo, e ogni
famiglia è un mondo a sé, un
mondo bello o brutto che sia,
ognuno di noi è dentro al suo
mondo e ce lo conferma anche
Gilbert Keith Chesterton con le
sue parole: ‘Quando entriamo
nella famiglia, con l'atto di
nascita, entriamo in un mondo
imprevedibile, un mondo che
ha le sue strane leggi, un
mondo che potrebbe fare a
meno di noi, un mondo che
non abbiamo creato. In altre
parole, quando entriamo in
una famiglia, entriamo in una
favola’. Il concetto teorico di
famiglia è quell’insieme di
persone che comprende coloro
che generano e coloro che
hanno generato. Se andiamo
sul pratico per esempio per
famiglia non si intende una
coppia di persone, ma un trio o
più. La famiglia è una cosa
meravigliosa, a parer mio: è
dove ci si sente sempre amati,
è il luogo dove ognuno di noi si
sente a casa, è dove si ricevono
preziosi consigli ma è anche
dove si ricevono molte lezioni
di vita, è il luogo dove ognuno
di noi impara, è il luogo dove
generalmente ognuno di noi
cresce, ed è dove ognuno di
noi riflette su chi vuole essere
e
quale
strada
vuole
intraprendere. Circa sedici
anni fa Mario Lettieri disse che
‘La famiglia è l'unica occasione
per amare qualcuno. ‘ ed io
aggiungo che non esiste amore
più sincero di quello familiare
perché basato su un legame
che esiste da sempre e che
durerà per sempre. Ai giorni
d’oggi ritengo sia difficile di
parlare del concetto di
famiglia, poiché da qualche
anno a questa parte molte
famiglie si sono separate e
distrutte
e
quindi
probabilmente molti di noi
vedono la famiglia come un
luogo di brutti ricordi, di
brutti momenti e anche di
tristezza. La famiglia sin
dall’antichità è considerata
importante, e tra i Greci il
legame di parentela era più
importante di quello amoroso.
La famiglia è più di un legame
a volte: per mia esperienza la
6
famiglia è dove mi rifugio
perché mi sento protetta, dove
mi confido perché mi sento
ascoltata, e dove mi sento me
stessa perché ricevo amore.
Richard Bach nel 1977 disse
che ‘Il legame che unisce una
famiglia non è quello del
sangue, ma quello del rispetto
e della gioia per le reciproche
vite’ e ora, io, rileggendo le sue
parole
penso
che
ben
trentasette anni fa, lui aveva
capito e fatto capire agli altri il
vero concetto di famiglia che
non è solo il legame di sangue
o di parentela, ma è anche
l’amore reciproco ed eterno
che accomuna degli individui.
Essere una famiglia significa
rispettare gli altri e amarli con
un affetto sincero, così come
sincera è l’unione di una
famiglia e sincero è qualsiasi
legame. Concludo con una
famosa frase di un cartone
della Disney che dice:
‘Ohana significa famiglia.
Famiglia
significa
che
nessuno viene abbandonato.
O dimenticato’.
Alessandra Zane IV C
Gennaio 2014
le parole si dissolvono, gli scritti permangono
(ma i libri non si leggono)
C
i trasportano in mondi
popolati da fantastiche
creature,
tra
montagne
rocciose ed abissi profondi; ci
prendono per mano e ci
raccontano la storia di
qualcuno, le sue peripezie;
stuzzicano il nostro ingegno
sfidandoci a risolvere il caso
prima che il detective riveli la
soluzione; ci catapultano in un
futuro remoto, mostrandoci le
tecnologie più avanzate. I libri,
insomma,
ci
tengono
compagnia: sono quelli che
trovi sempre sullo scaffale,
pronti per essere letti, quelli
che ti fanno passare le notti
insonni,
quelli
che
ti
emozionano fino alle lacrime o
alla rabbia. Sono sempre lì per
noi, pronti a regalarci una
nuova avventura.
Ma allora, se è vero che essi
possiedono un così formidabile
potere, la domanda sorge
spontanea: perché le persone
non leggono più?
I dati Istat relativi all’anno
2012-2013 ce lo confermano: la
quota di persone che hanno
letto almeno un libro nei 12
mesi precedenti l’intervista è
scesa dal 46% al 43%, e in
generale quasi la metà degli
intervistati (il 46,6%) ha
dichiarato di leggere in media
tre libri o meno ogni anno.
“Secondo gli editori, i principali
fattori di ostacolo alla lettura dei
libri sono: la mancanza di efficaci
politiche
scolastiche
di
educazione alla lettura, (44,5%), il
basso livello culturale della
popolazione (36,6%), politiche
pubbliche di incentivazione
all’acquisto dei libri inadeguate
(35,3%); scarsa promozione dei
libri e della lettura da parte dei
media (23,4%).” Analizziamo
alcuni di questi elementi: uno
dei principali, al mancanza di
efficaci politiche scolastiche.
Senza dubbio la scuola –oltre
che la famiglia- gioca un ruolo
molto
importante
nell’incentivazione
alla
lettura: io stessa, se non fosse
stati per alcuni dei miei
professori, non avrei mai
avuto l’occasione di leggere
molti
testi
considerati
importanti nella storia della
letteratura.
Penso
quindi
che
sia
importante spronare bambini
e
ragazzi
alla
lettura,
suggerendo libri adatti a loro,
chiedendo il loro parere ed i
loro pensieri in merito.
Facendogli capire che leggere
non è una perdita di tempo, ma
un’attività con cui passare il
tempo, che quel poco di
concentrazione necessaria in
più non è fatica sprecata. Che
bello sarebbe se una maestra
delle elementari, tra un
esercizio di scrittura e il primo
componimento,
dicesse
“bambini, oggi vi leggo alcune
pagine di questo libro”; oppure
se un professore invitasse i
suoi alunni a scambiarsi i libri
che più gli sono piaciuti per
poi scrivere un tema o
parlarne insieme in classe.
Incentrare tutto sul piacere di
leggere, lasciando che “il
compito per la scuola” assuma
pian piano un ruolo sempre
7
più marginale.
Perché
il secondo grande
ostacolo, soprattutto fra i
giovani è questo: si è diffusa la
mentalità che la lettura, in
quanto cultura, sia inutile, e
che leggere sia un’attività
troppo impegnativa, relegata
all’ambito scolastico e portata
avanti di malavoglia; che sia
un’attività
riservata
esclusivamente agli studiosi, o
alle “secchie”.
E con questi presupposti è
ovvio che si preferisca altro,
qualcosa di meno impegnativo,
più divertente, meno “di
nicchia”. Purtroppo, sempre
più spesso, sento in giro
persone
affermare
con
orgoglio che loro non leggono
nemmeno un libro all’anno.
Cosa ci può essere di bello in
tutto ciò? Cosa ci può essere di
edificante nell’affermare di
non
leggere,
di
non
interessarsi ai libri, perché
“chi me lo fa fare?”
Non è giusto che ci sia questa
idea del “meno leggo, meglio
è”, non è giusto vivere in una
società che non incentiva la
lettura; una società nella quale
ci sono persone capaci di
affermare che con la cultura
non si mangia, persone che
saprebbero elencare cento e
cento motivi per i quali è
positivo non leggere. Tutto il
contrario!
Al di là della cultura, che
certamente non è un aspetto
secondario, leggere tanto
comporta sia scrivere meglio
che, soprattutto, parlare bene
l’italiano, saper esprimere dei
Gennaio 2014
concetti, saper articolare un
discorso. Leggere tanto porta a
conoscere piccole e grandi
cose che possono rimanere
impresse nella memoria di
ciascuno per tutta la vita,
significa esercitare quella dote
sempre più sminuita e rara che
è l’immaginazione, significa
esplorare nuovi orizzonti,
esperienze, punti di vista,
magari anche cambiando il
proprio modo di vedere e
pensare le cose. Leggere è
un’esperienza di vita che non
andrebbe mai lasciata in
secondo piano.
I libri sono oggetti dal
potenziale
incredibile,
affascinanti, singolari, unici: ci
sono quelli che ami e quelli
che odi; quelli che ti portano
indietro nel tempo e quelli che
ti fanno viaggiare nel futuro;
quelli che ti cambiano la vita o
quelli che non sopporti e sei
tentato di abbandonare. I libri
li trovi sempre, perché
saranno sempre lì per te: dai
testi
antichi
all’ultima
pubblicazione dello scrittore
del momento. “I libri restano
con te fino alla fine, anche quando
Narnia scompare, Voldermort
muore e Alice si sveglia”. Sono
alcuni dei nostri compagni più
grandi e una delle nostre armi
più potenti: non lasciamo che
vengano dimenticati.
Claudia Quagliarini IE
Nell ' occhio del ciclone
C
’è una piuma. Una piuma
bianca che vaga per un
bosco, riparato dal sole dalle
fronde degli alberi più alti. La
piuma
fluttua
nell’aria,
trasportata
a
velocità
stratosferica come una nave
con il vento in poppa. Da
dietro un cespuglio, esce
all’improvviso una figura e
comincia ad inseguirla. Ha
l’aria confusa, ma sa che deve
andare incontro a quella
piuma come in un sogno. La
piuma sbuca in una radura e si
appoggia leggera sul pelo
dell’acqua, sotto un sole
freddo di un inverno che sta
per passare. La figura si
inginocchia di fronte al vasto
lago che le sta di fronte e
guarda la piuma che si muove,
adagiata come si può stare in
estate su di un lettino
gonfiabile. Dopo un po’ di
tempo
la
piuma
viene
risucchiata dall’acqua, come se
avesse appena perso le sue
forze e sprofonda. La figura
immerge i piedi nel lago, poi i
polpacci ed infine le gambe.
I ricordi dimenticati
Cerca di prendere la piuma,
ormai inghiottita dall’acqua,
ma è come se fosse
irraggiungibile. Bagnata sino
alle spalle, la figura non è
riuscita ad afferrare la piuma,
che ora sta andando sempre
più a fondo. Gira su se stessa,
in
bianco
e
nero,
a
rallentatore, come se fosse un
oggetto appartenente ad un
tempo ormai passato, ad un
vecchio film di cui nessuno
sente più il nome da un bel po’.
Se vi state chiedendo che cosa
rappresentasse quella piuma,
be’, era un ricordo.
Si dice che la memoria riviva i
ricordi. Forse è per questo
motivo che si dice “vivere di
ricordi”.
Qualcosa
che
permane nella mente fino alla
fine, ciò che non andrà mai
via. Ma siamo davvero sicuri
che rimanga così per sempre?
Non direi, dato che ci sono
molti ricordi importanti che
tendiamo a dimenticare con il
passare del tempo ed altri
davvero più scontati che
restano nella nostra testa,
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attaccati ad uno scoglio come
delle alghe. Chissà per quale
ragione non riusciamo mai a
dimenticare i ricordi peggiori.
Forse perché, anche se sono
quelli che ci hanno fatto più
male, sono anche gli stessi che
ci hanno fatto crescere di più.
La memoria è la nostra
cassaforte migliore, la nostra
scatola nera. Ci sono degli
avvenimenti che subiscono
delle cancellazioni e delle
rivisitazioni,
diventando
fasulli e senza vita; altri,
semplicemente, si cancellano e
basta. Alcuni ricordi sono
come
quella
piuma,
inafferrabili e ricordati male,
come scarabocchi su di un
foglio pieno di disegni. Ci sono
poi dei ricordi mai nati, quelli
che dovremmo avere ma che
non sono concretamente nella
memoria, perché ci ricordiamo
soltanto che in quel momento
stavamo pensando ad altro e
non che magari stavamo
camminando
su
di
un
marciapiede.
Ecco, questi ricordi, brutti o
Gennaio 2014
belli che siano, spensierati o
distorti, bruciati per essere
dimenticati, rimpianti, con le
lacrime sopra, con scritte
dietro le date come su di una
vecchia fotografia degli anni
’60, colorati come le Polaroid,
sgualciti
perché
troppo
rivisitati, fanno di noi quello
che siamo oggi. E non
possiamo dimenticarli, non
possiamo
tirarli
fino
all’inverosimile per cercare di
distruggerli o toglierli dai
cassetti della memoria per
buttarli nel cestino sul desktop
del
computer.
Dobbiamo
accettare questi ricordi per
accettare noi stessi, così come
siamo o cambiati durante gli
anni.
Volete sapere com’è finita
quella storia? Alla fine la
figura, che per qualcuno
Racconti :
- Il bar degli scrittori mancati IX, Alice Casiraghi
assomiglia ad un folletto
biondo vestito di verde, per
qualcun altro era un bambino
paffuto dagli occhi chiari, si è
tuffata nel lago e ha ripreso la
piuma.
Forse non era che un ricordo,
ma per quella figura era il suo
cuore, ancora vivo e pulsante
fra le dita.
Erica De Matteo I B
- Il tempio dell'infinito,
Alessandra Chiara Mansueto
- Albachiara, Serena Altare
Il bar degli scrittori mancati IX
Dove tutto si conclude e il protagonista saluta i suoi colleghi
F
rancesco
sorrise
di
rimando alla graziosa
espressione della bambina e
sentì che nella sua mente
qualcosa si allentava, si
alleggeriva nel suo cuore. Quel
sorriso, testimone di un
virgulto di rinnovata speranza,
gli faceva bene. Era come una
cura a quella grande voragine
nera che a volte gli pareva di
avere in mezzo al petto, un
buco nero che risucchiava
qualsiasi cosa grazie alla
semplice, atroce frase: Non
posso farcela, come grazie ad un
incantesimo a cui nulla
riusciva ad opporsi. Nulla..
tranne quel sorriso..
"Debora."
Un sussurro, un soffio di voce,
e la magia si attenuò, fino a
spegnersi
serenamente,
lasciando una dolce pace
dentro il ragazzo. La piccola
nobildonna si voltò verso
Cristina, che l'aveva chiamata,
ed un semplice sguardo
scambiato con lei le fece
ricordare qualcosa di molto,
molto importante.
"Sono in ritardo! La mia
maestra sarà furiosa! Oh, sono
in ritardissimo!" pigolò con
voce acuta, abbandonando il
suo succo di frutta ormai quasi
del tutto terminato sul
bancone e scivolando dall'alto
sgabello su cui con tanta fatica
si era sistemata poco prima.
Infilò la matita donata da
Francesco in un taschino della
camicetta a fiori, e poi rivolse
un altro sorriso al ragazzo, un
grazie riconfermato, mentre si
rivolgeva agli altri, salutandoli
gentilmente.
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"Ci vediamo presto." asserì,
mentre a passetti impacciati si
avviava verso la porta da cui
Francesco non l'aveva vista
entrare.
"Speriamo di no." ribattè
Valerio, con un sorriso
bonario,
a
bassa
voce
"Speriamo di no, bambina mia.
Che non ce ne sia più bisogno."
Debora probabilmente non lo
udì, perché rivolse per
un'ultima volta il suo visetto
da gran dama finalmente
rasserenato
ai
presenti,
dopodiché aprì il battente di
uno
spiraglio,
troppo
velocemente perché il ragazzo
riuscisse a sbirciare al suo
interno, e subito se lo richiuse
alle spalle. Il giovane rimase a
fissare la porta con occhi
annebbiati, perso in una
riflessione
che
Gennaio 2014
immediatamente si dissolse
come una ragnatela al vento
quando due mani gentili e
fredde si posarono sulle sue
spalle. Fece per girarsi
sorpreso, ma la delicata voce
di Cristina ad un orecchio lo
fermò.
"Sei
un
caro
ragazzo,
Francesco.. devi solo credere
in quello che fai ed andrà tutto
bene. Hai uno scopo nella vita,
un nobile scopo, e puoi
raggiungerlo." mormorò, con
affetto. Gli posò un bacio sui
capelli, e poi aggiunse:
"Addio."
Quando Francesco si voltò, con
la bocca aperta, tesa in un
sorriso
commosso,
per
rispondere al suo saluto,
Cristina se ne era già andata.
Come era entrata, silenziosa
come un gatto, così aveva
salutato tutti, ed era uscita. Lui
la cercò con lo sguardo, prima
sorpreso, poi perplesso, finché
incontrò gli occhi blu di
Valerio. Iridi ammiccanti,
compiaciute,
che
dimostravano tutta l'emozione
dell'anziano scrittore che non
traspariva quasi per niente dal
sorrisetto divertito che gli
fregiava il volto dall'ispida
barba. Il vecchio Francesco, il
pessimista
disfattista,
probabilmente gli avrebbe
risposto
con
un'occhiata
sospettosa, sulla difensiva. Ma
quello era stato esiliato, e non
poteva più fare nulla. Per
questo il ragazzo rispose
all'espressione di Valerio con
un sorriso, anche se piuttosto
interdetto,
cosa
che
compiacque ancora di più il
vecchio.
"Ci sentiamo meglio, non è
vero?" chiese, sfiorando con la
punta dell'indice l'orlo del suo
bicchiere in un movimento
antiorario.
"Decisamente." ammise l'altro,
annuendo lentamente, per
dare peso alle proprie parole
"Decisamente,
sì."
"Ma non stai solo meglio,
vero? Ora sei ancora più
curioso di prima.."
Francesco guardò meglio il
volto di Valerio e se ne
accorse. Oh sì, quello non era
solo un sorriso divertito. Era
anche sibillino, furbo, anche
un poco sbarazzino. Come
quello di un bambino.
"E tu come fai a saperlo?"
"Suvvia, Francesco.." rispose
lui, socchiudendo gli occhi in
maniera allusiva, allargando il
sorriso "Non sei il primo né
l'ultimo ragazzo che capita in
questo luogo per gli stessi tuoi
problemi. E' una malattia
piuttosto diffusa, sai? Poi, di
questi tempi.. figurati. Posso
capire perché tu sia curioso."
"Io.. io non riesco a capire."
replicò Francesco, deciso
finalmente a chiarire i suoi
dubbi "E' un posto reale?"
"Certo che è reale. Come
potremmo essere qui, in caso
contrario?"
"Potrebbe essere tutto un
sogno."
Valerio alzò un cespuglioso
sopracciglio, fissò il ragazzo
per qualche istante e poi rise.
Di gusto, perfino. Tanto che il
giovane si sentì lievemente
arrossire,
provando
la
vergogna di uno scolaro
schernito dal maestro.
"Direi di no. Non siamo in un
sogno. Ovvero, se vuoi
possiamo anche esserlo. Se
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vuoi, puoi credere che
Cristina, Debora ed io non
siamo stati altro che un sogno
bizzarro in un uggioso
pomeriggio di Novembre."
Francesco arrossì ancora di più
e mormorò: "Non lo voglio."
Valerio tornò a sorridere come
prima, con quel fare furbo e
soddisfatto al tempo stesso.
"Meglio così. Allora.." iniziò,
ma poi, sotto lo sguardo preso
alla sprovvista di Francesco, si
alzò dallo sgabello e disse:
"Prima usciamo. E' ora di
andare."
Francesco lo fissò ebete, sulle
labbra un perché? pregno di
rimpianto, ma poi decise che
due passi, mentre parlava e
forse otteneva risposte, sulla
spiaggia, non gli avrebbero
fatto male. Annuì quindi, e
fece per estrarre il portafoglio
dalla tasca dei jeans per
pagare, ma l'uomo lo fermò.
"Non ti preoccupare, ho già
pagato io." disse, e fece un
cenno al barista, dirigendosi
verso la porta. Il rosso rispose
al saluto, che poi rivolse allo
stesso Francesco, come per
confermare che anche con lui
ormai era tutto a posto. Il
ragazzo decise di non farsi
domande e riconoscente seguì
Valerio. La salmastra brezza
fredda lo accolse baciandolo
sul
viso,
e
Francesco
rabbrividì, cacciandosi le mani
nelle tasche del cappotto. Alzò
gli occhi, osservando il cielo,
ma non comprese che ore
potessero essere. Si affiancò
dunque all'anziano amico e in
silenzio prese con lui a
camminare sulla spiaggia
deserta.
Finché fu lo stesso Valerio a
Gennaio 2014
riprendere in mano il discorso
precedentemente interrotto.
".. Vediamo di farti capire.
Devi sapere, Francesco, che al
Mondo vi sono dei luoghi un
po' speciali.. che stanno
precariamente a cavallo di un
sottilissimo confine. Il posto
che hai appena visitato lo è. Ed
è nato per un solo motivo:
aiutare gli scrittori che
rischiano di divenire mancati.
Lì si ritrovano e sempre si
ritroveranno quelle persone
che hanno bisogno di aiuto
nella sacra arte dello scrivere;
lì ritrovano e ritroveranno
l'ispirazione, si possono e
potranno confrontarsi, essere
confortati." "Ma.. da quanto
esiste?" domandò affascinato
Francesco. Valerio si strinse
brevemente nelle spalle.
"Chi lo sa. Probabilmente da
quando l'uomo ha iniziato ad
usare la propria fantasia. O
forse da quando è nata la
scrittura. Nessuno, io credo, lo
sa. Ma di una cosa sono certo:
il bar ci sarà sempre per quelli
come noi, mio caro. Tutti gli
umani nascono come possibili
scrittori, ma poi molti
decidono di scegliere una
strada alternativa.. mentre
quei pochi che vogliono
davvero
diventarlo
sono
spesso ostacolati da loro stessi,
credono che non ci sia futuro..
che perderanno l'ispirazione, o
che un giorno si troveranno
dinnanzi a delle critiche che
non riusciranno a sopportare.
Dimenticano il piacere e la
passione per la scrittura,
dimenticano che essa è prima
di tutto amore. E si perdono."
"Come è successo a me."
affermò il ragazzo, ricordando
quasi con stolida sorpresa che
anche lui, quella stessa
mattina, si era trovato in una
condizione fin troppo simile a
quella che Valerio stava
descrivendo.
Anche
nel
momento in cui percorreva la
battigia, proprio come stava
facendo in quell'attimo.
"Come è successo a molti e
come ancora accadrà ad
altrettanti. E' normale. E' un
dono dalla duplice faccia,
Francesco:
deve
essere
utilizzata
in
maniera
pertinente, per far felici se
stessi e gli altri, altrimenti non
provoca altro che tormento. La
scrittura è un'arma. Se viene
usata bene, è estremamente
benefica
e
guaritrice,
ricordatelo. Le parole sanno
portare la gioia."
Valerio voltò il viso verso di lui
e sorrise di un sorriso caldo,
accogliente. Il sorriso di una
persona che nonostante tutto,
conosce la propria forza e ha
fiducia nella speranza e nel
futuro. "Guardati alle spalle,
ragazzo." Francesco si voltò, e
sgranò immediatamente gli
occhi. Il bar. Il bar era
scomparso. Al suo posto non
v'era niente, solo una distesa
di
sabbia
priva
della
lucentezza dorata che la
caratterizzava in Estate.
"Ma..
ma..
cosa.."
"Ti si mostrerà solo quando ne
avrai davvero bisogno. Se al
momento non lo vedi, vuol
dire che la tua ispirazione è
viva, che hai ritrovato fiducia,
e l'unica cosa che manca
davvero è mettersi in gioco."
"Tu
lo
vedi,
Valerio?"
domandò
il
ragazzo,
voltandosi di nuovo verso di
lui, guardandolo attentamente.
Il sorriso del vecchio prese una
sfumatura malinconica, ma
non rispose, preferì distogliere
lo sguardo. "Spero di non
rivederti,
Francesco.
Significherebbe che tutto va
bene.. ma.. in caso contrario,
sai dove venire a cercarmi. A
cercarci..
perché
probabilmente, se la conosco
abbastanza
bene,
anche
Cristina tornerà a far visita al
bar. Non troppo presto, sai..
magari tra un anno, o due.."
disse, e ridacchiò "Ma forse
ora è meglio se torni alla tua
opera. Sono sicuro che ti
accoglierà a braccia aperte."
Francesco lo guardò, indeciso
su cosa dire e cosa fare, con un
leggero groppo in gola, ma poi
decise di tendere una mano.
"E'
stato
un
piacere
conoscerti..
conoscervi,
Valerio." disse. L'uomo gliela
strinse con calore e sicurezza.
"Buona fortuna, Francesco."
Mossero ancora qualche passo
insieme, poi i due si
separarono, proseguendo per
direzioni opposte.
Cari lettori,
Il mio raccontino filosofico è infine giunto al termine. Vorrei ringraziare immensamente tutti coloro che
l'hanno letto e magari anche apprezzato. Spero di essere stata utile, con le mie parole, ai giovani cuori degli
scrittori in erba presenti fra di voi. Continuate sempre ad amare quello che fate.
Ne sarete contenti.
Alice Casiraghi III A
11
Gennaio 2014
Il tempio dell'infinito
Q
uesto grande tempio
bianco è un luogo di
silenzio, eppure a volte mi
sembra di sentire il rombare
dell'universo.
Pensandoci
meglio,
credo
siano
le
tubature. Qui me ne sto da solo
con le statue di gesso, con una
in particolare: Amber. Un
tempo Amber non era nè
fredda, nè bianca, nè perfetta.
Amber era calda e sorrideva
spesso. Ancora ricordo la sua
pelle ambrata, il naso un po'
schiacchiato,
gli
occhi
brillanti, la fonte rugosa di
quando s'arrabbiava, gli scatti
buffi delle sopraccigia. Sono
memorie preziose. Tanti anni
fa fu Amber a trovare questo
luogo. La vidi correre verso di
me,
il
viso
mosso
d'eccitazione:
<<Seguimi,>>
disse, <<ho trovato un posto
magico>>. Quando vi fummo
davanti sentii come un vuoto
nello stomaco: un tempio dal
pallore marmoreo si ergeva,
dimenticato da tutti, sotto gli
arbusti intricati della zona offlimits.
Ebbi
subito
l'impressione che quel tempio
fosse lì da sempre, ma sapevo
che il sempre non esiste. Per
qualche motivo entrammo,
anche se ricordo che avrei
voluto scappare. L'interno era
popolato da statue di gesso:
uomini e donne dalla bellezza
sovrumana, candidi come la
luna, immobili come perle che
hanno smesso di rotolare da
tempo immemore; eppure
quasi vivi. Temevo che in quel
silenzio
misterioso,
all'improvviso avrei sentito i
loro passi, le loro voci
profonde. Ma non accadde
mai. Amber invece era
incantata, i suoi occhi si erano
fatti più grandi, pieni di
splendore: <<Guardando tutto
questo non ti sembra,>> mi
sussurrò, <<che esista qualcosa
di infinito? Qualcosa di più?>>.
<<Amber,
non
dire
sciocchezze... lo sai che tutto
ormai è stato scoperto. Non c'è
nulla che l'uomo non conosca,
nulla di più,>> risposi. <<E se ci
avessero detto così solo per
farci smettere di sognare?>>
<<Ci sono le prove fornite dalla
scienza.>> <<Tu non capisci
perchè sei un chimico. Io sento
che dev'esserci qualcosa di
più, e questo posto magico me
ne dà la conferma.>> <<Non
metterti in testa strane idee,>>
tagliai corto. Dopo quel giorno
Amber tornò al tempio molte
volte, ci andava sempre più
spesso. Quando scompariva
sapevo che l'avrei trovata lì,
seduta davanti alla statua di un
giovane riccioluto. Cercavo di
portarla via, ma lei protestava,
allora mi limitavo ad aspettare
in piedi dietro la sua piccola
schiena, con lo sguardo
12
preoccupato e il vuoto nello
stomaco. <<Lui è il mio
preferito, non è bellissimo?>>
diceva Amber ammirando il
ragazzo di gesso. Solo quando
finalmente si decideva a venire
con me le mie viscere
smettevano di contorcersi. Ma
ogni volta ad alzarsi ci metteva
più tempo, ogni volta era più
contrariata. Non capivo cosa le
passasse per la testa. Poi, a
poco a poco, vidi la passione
accendersi
negli
occhi
bellissimi di Amber. All'inizio
non volevo crederci, ma fu
presto chiaro che quel
sentimento non bruciava per
me. Io stavo sempre alle sue
spalle, perchè non era me che
lei guardava: come io amavo
Amber, Amber amava il
giovane di gesso. Sapevo di
dover fare qualcosa per
salvarla dalla follia, ma
imprigionato in un limbo di
pensieri e paure mi limitavo ad
esisterle
accanto.
Stavo
immobile dietro di lei, e la mia
anima tremava: immaginavo di
stringerle le spalle, di sentire
la sua nuca calda sul mio collo,
le sue ciglia contro le mie
guance, di premere le mie
labbra sulle sue, forte. Perchè
non mi muovevo? Ero una
sorta di guardiano confuso, e
trascinavo parole che lei
ascoltava sempre meno. Un
giorno, quando per l'ennesima
Gennaio 2014
volta chiesi ad Amber di uscire
un po' dal tempio, lei mi diede
la risposta che da tempo
temevo: <<Scusa, non credo
uscirò mai più di qui.>> Mi
terrorizzò: <<Questo è troppo!
Vieni con me! Subito! Non devi
venire mai più in questo posto!
>> le urlai, <<La vita degli
uomini è fuori, in un mondo
pieno di colori. Questo bianco
dà alla testa!>> <<Quel mondo
è triste, tutto è stato scoperto
e l'infinito dimenticato,>>
rispose Amber stringendosi le
ginocchia al petto. <<Se credi
che esista l'infinito, allora esci
da qui e dimostralo al tuo
mondo!>> <<Lasciami in pace,
chi mi crederebbe? Nemmeno
tu mi credi, e te ne stai lì a
fissare in modo penoso la mia
schiena. In questo tempio sono
felice, qui posso sentire quel
qualcosa di più che ho sempre
cercato.>> <<Questo tempio
non è il tuo mondo, e quella
statua non è un tuo simile.
Cosa credi di ottenere
amandola?
Potrà
mai
stringerti? Potrà mai starti
accanto come un uomo? Dici di
essere felice, ma chi vuoi
ingannare? Le tue spalle
tremano.>> <<Non capisci
niente!>> la voce di Amber si
era incrinata. Io mi sentii
irritato e urlai fortissimo:
<<Alzati! Guardami in faccia!
Dov'è finita la ragazza forte
che
conoscevo?
Stai
diventando patetica!>>. Amber
non rispose. Dopo un lungo
momento di silenzio, mi
sedetti accanto a lei e le presi
la mano: <<Amber, ti prego,
vieni via con me. Andiamo in
città, a quest'ora è piena di luci
colorate. Ricordi la nostra
cioccolateria preferita? Quella
vicina all'Accademia. Andiamo
lì, ci prendiamo la cioccolata
calda con i pasticcini, e
parliamo. Si sistemerà tutto,
tornerai ad essere la ragazza
allegra che eri.>> Amber non
rispose nè si voltò verso di me.
<<Fidati,>> supplicai. Silenzio.
Avevo paura, una paura
tremenda: Amber, che era
sempre stata davanti a me,
ormai
sembrava
irraggiungibile. Spinto da un
impeto irrefrenabile strinsi le
sue spalle, mi ci aggrappai:
<<Io ti amo!>>. Il mio respiro si
fermò. Il tempo si fermò. Le
spalle di Amber erano fredde,
dure, di gesso. La voltai verso
di me. Il suo viso era bianco e
perfetto. Gli occhi impietriti
avevano dentro una passione
triste,
le
labbra
erano
socchiuse, come a voler dire
qualcosa. Scoppiai a piangere
come un bambino. Per
trasformare il corpo umano in
gesso basta qualche semplice
formula chimica, ecco perchè
Amber aveva chiesto in
prestito i miei libri. Dopo tutto
la colpa era mia. Mi ero mosso
troppo tardi, non avevo fatto
nulla per salvarla. Strinsi
Amber, ma più la stringevo più
lei era lontana. Il mio cuore
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veniva risucchiato da un
imbuto di disperazione senza
via
d'uscita,
schiacciato,
eppure non distrutto: senza
pietà alcuna continuò a
battere. Dopo ore crollai
addormentato accanto alla
statua di Amber. Quando mi
svegliai, la prima cosa che vidi
fu il suo viso bianco. Lo
carezzai come avrei dovuto
fare quand'era ancora roseo, e
all'improvviso
lacrime
sgorgarono da quegli occhi
duri, consumando appena il
gesso delle guance. Dentro il
corpo immobile, intrappolata,
c'era ancora l'anima di Amber.
Con le dita cercavo di
asciugare le sue lacrime, ma
quelle sgorgavano sempre più
veloci. Senza riuscire io stesso
a frenare il mio pianto, la
pregavo
inutilmente
di
fermare il suo. Non poteva nè
muoversi nè parlarmi, ma con
quelle lacrime di sicuro voleva
dirmi qualcosa. Non c'era
modo di riportare il suo corpo
alla normalità, a quel punto
sapevo che potevo fare solo
una cosa per lei: liberarla dal
dolore, e quindi distruggere la
sua anima. Questo significava
che avrei ucciso l'ultima parte
umana di Amber, ne ero ben
consapevole. Per
quattro
giorni le sue lacrime scesero
ininterrottamente; al quinto,
non so se perchè avevo preso il
coraggio per farlo o perchè
avevo perso il coraggio per
guardarla piangere, scomposi
Gennaio 2014
la sua anima in atomi senza
vita. Così Amber morì. Da
allora vengo spesso al tempio,
e me ne sto seduto davanti alla
sua statua. Ancora rimangono
sul suo viso i segni sottili delle
lacrime, a testimoniare che era
umana. Adesso sono io il pazzo
che ama una ragazza di gesso:
è buffo vero? Anche se so che
l'infinito non esiste, anche se
so che Amber ormai è solo una
statua, non riesco a slegarmi
dall'amore che provavo per lei
quand'era viva. <<Hey Juan!
Per quanto tempo ancora hai
intenzione di restare qui?
Muoviti! Devi venire con me a
vedere i fuochi!>> la voce
capricciosa di Mari mi
riscuote. <<Arrivo strega!>>
<<Perchè mi chiami così?>>
s'imbroncia. <<Dai scherzavo,
andiamo,>> le scompiglio la
frangetta. <<Non spettinarmi!
Mi sono fatta bella per te lo
sai?>> ostenta una smorfia
carina, << Quindi non devi più
venire in questo posto, dato
che
hai
me.>>
<<Non
preoccuparti e muoviamoci, o
finisce che arriviamo tardi.>>
<<E' vero sono già le otto!
Corriamo!>> mi prende per
mano e scatta alla velocità
della luce.
AlbaChiara
C
hiara era una macchia
nera.
I capelli color pece e gli occhi
scuri come la notte erano in
netto contrasto con il suo
nome.
Se lo sentiva stretto come se ci
fosse finita dentro per sbaglio.
Se avesse invece guardato
oltre ai colori avrebbe capito
che nome più suo non le
poteva capitare.
Chiara infatti era come le
prime luci del mattino che ti
sfiorano come una carezza per
paura di svegliarti.
Era l’alba per cui tutti si
ripromettono almeno una
volta di rimanere alzati, solo
per poterla vedere per qualche
minuto. Non tutti ovviamente
riescono, c’e’ chi non resiste
alla stanchezza e ricade nel
buio, ma chiunque sia mai
uscito vincitore da questa
battaglia può giurare senza
esitazione che sia stato
bellissimo.
E lei la era, bellissima, lei
valeva qualsiasi stanchezza.
Se per caso ti passava di
fianco, ti travolgeva senza
neanche sfiorarti.
Tutti la seguivano con lo
sguardo mentre scivolava via
per la strada e qualche
coraggioso avrebbe anche
azzardato ad allungare una
mano per trattenerla, se solo i
suoi occhi non l’avessero
Alessandra Chiara
fermato.
Mansueto Quegli occhi incorniciati da
ciglia lunghe e folte come
petali che di tanto in tanto si
chiudevano
quasi
a
proteggerla
dal
mondo
esterno.
14
Quegli occhi che quando li
incrociavi ti dicevano vattene
e poi resta e poi ancora
portami via con te. Dicevano
così tante cose che mentre ti
chiedevi cosa fare erano già
scomparsi
sentendosi
incompresi. Questo era i loro
dilemma: quanti a dire che
grandi e che belli fossero ma
mai nessuno che riuscisse a
spiegare quello che ci vedeva
dentro.
E lei non capiva, non capiva
proprio.
Come un mantra si ripeteva
che per forza c’era qualcosa
che non andasse in lei.
Oh se solo si fosse vista per
come era davvero!
Quanti universi dentro da
scoprire, quanta bellezza si
nascondeva dietro ai suoi
occhi stanchi, in attesa dello
sguardo giusto.
Dietro ai suoi vattene c’era
sempre un resta, dietro a quei
non sono abbastanza, c’era un
dimmi che ne valgo la pena,
dietro ai suoi voglio morire
c’era un fammi vivere.
Diffidava del mondo e delle
persone, eppure, come lei
diceva, la speranza bastarda
che ti tiene sveglia la notte e’
sempre l’ultima a morire. E la
sua speranza qual era?
Si ripeteva che comunque
vada al mondo si nasce e si
muore soli, seppure suonasse
quasi sbagliato uscito dalle sue
labbra. Infatti a guardarla,
quella bocca, ti diceva
tutt’altro:
baciami, non
lasciarmi. E un giorno arrivò
chi la baciò e le disse che non
l’avrebbe lasciata,
Gennaio 2014
che era abbastanza anzi era
troppo, che ogni notte prima
di conoscerla era rimasto
sveglio solo per vederla.
I
suoi
occhi
non
lo
intimorivano e se lei gli
chiedeva cosa ci vedesse d’arte, ora che era diventata
dentro lui le rispondeva me forte,
stesso.
ora ha iniziato a vivere.
Ora che le sue risate erano
vere, ora che la sua bellezza si
era realizzata in un’opera
Serena Altare, VA
Cultura:
- La Parigi vecchio stile
- Rubrica storica
Alessia Mazzotta
Matteo Pessina
La Parigi vecchio stile
S
ono arrivato a Parigi un
anno fa. Era il 1889,
lʼestate dellʼamore. Io non
sapevo niente del Moulin
Rouge, tanto meno di Harold
Zidler o di Satin; il mondo era
stato travolto dalla rivoluzione
bohemien e io ero arrivato da
Londra per prendervi parte. Su
una collina di Parigi cʼera il
quartiere di Montmartre, non
era come diceva mio padre “il
quartiere del peccato”, ma il
cuore del mondo bohemien,
musicisti, pittori, scrittori, i
cosiddetti
figli
della
rivoluzione. Sì, ero venuto a
fare una vita da spiantato, ero
venuto a scrivere di verità,
bellezza, libertà e la cosa in cui
credevo di più in assoluto:
lʼamore. Ecco cosʼè davvero
Parigi, lʼinsieme di idee
diverse, il migliore punto di
ritrovo di pittori, artisti di
strada e venditori ambulanti.”
Andare a Parigi era a
quellʼepoca ed è sempre stato
come a darsi un mestiere, a
una professione o a un
concorso di studi. In quella
gran
città
voleva
dire
imparare, capire il mondo,
fiutare il vento. Lʼavevi passato
qualche anno e magari
soltanto qualche mese, ma
poteva dare gloria per tutta la
vita anche a un tipo
qualunque, ma solo a chi
avesse saputo raccontare le
sue gesta immancabili, perché
nessuno poteva venire a Parigi
senza capitare dentro casi e
vicende degne di venir
raccontate. Come artista, un
uomo non ha altra patria in
Europa che Parigi, è proprio
qui che si rifugiano i ribelli, i
peccatori, gli scrittori, i
particolari
e
gli
anticonformisti, Come si può
non amare le giornate uggiose
capaci di farti apprezzare
ancora di più tutte quelle vie,
quei quartieri e quei sapori
che la frenetica folla di tutti i
giorni non coglie? Queste
strade sono state percorse da
vere leggende dellʼarte come
Picasso e Van Gogh, possibile
non
rendersene
conto?!
Bisognerebbe dedicare una
15
giornata intera al Museo
D'Orsay e perdersi tra le
meraviglie degli impressionisti
(sarebbe bellissimo rimanerci
chiusi accidentalmente di
notte per dormire di fianco a
un Renoir!). Visitare Parigi è
sempre una buona idea, anche
solo da semplici viandanti
senza una meta precisa. Ve lo
immaginate il Ritz di Coco
Chanel o le foto alla Audrey
Hepburn? Un qualsiasi artista
incompreso inoltre troverà
incondizionatamente rifugio a
Montmartre, una sorta di
villaggio
folcloristico
e
originale dove vi hanno preso
parte i migliori sostenitori
della rivoluzione bohèmien
durante la Belle Epoque, con le
sue
strada
pittoresche,
Montmartre iniziò subito ad
attrarre tanti artisti poveri,
mentre caffè e club come Le
Chat Noir divennero famosi
per essere luogo di incontro di
artisti e letterati. Questa
capitale
ha da sempre
esercitato
una
grande
attrazione sugli artisti i quali
Gennaio 2014
erano indissolubilmente legati
a Montmartre e alle strade
pittoresche. I maestri che
passarono di qui furono
tantissimi. Inoltre la cosa
migliore che potete fare sarà
sicuramente
cercare
una
mappa e visitare i mercatini
delle pulci, ne esistono di
svariati tipi ma sicuramente il
più intrigante è di sicuro “Le
Marchè de la Crèation Paris
Bastille” situato per lʼappunto
a Bastille ed è un ritrovo di
artisti che espongono le loro
opere. Potete trovare quadri,
foto della vecchia Parigi,
locandine dei film dʼepoca,
dischi in vinile, manufatti,
gioielli, sculture e tanto altro.
Lʼatmosfera parigina è inoltre
la più particolare essendo
proprio un insieme di idee,
sapori, odori, culture e storie
diverse. Si respira aria di
storia, di una città importante
centro per anni del mondo
occidentale.
Come
disse
Audrey Hepburn: “Come si fa a
non amare Parigi?” “Non si
può”. Dʼaltronde come darle
torto? Se di Parigi conoscete
già tutto vi resta solo da
recarvi a Trocadero per vedere
la Torre Eiffel illuminata di
notte. Di questa capitale sono
famosi anche i dolci, una visita
da Ladurèe per assaggiare i
macarons più famosi di tutto il
globo è dʼobbligo, godetevi
anche le crèpes migliori sulle
vie degli Champs-Elysées, tra i
negozi più lussuosi di Parigi.
Un altro passatempo insolito
sarebbe quello descritto in unʼ
intervista
al
senatore
americano Wilson: “ Quello
che mi piace fare di più
quando torno a Parigi è
piazzarmi sotto la Torre Eiffel lanciano prima di sfracellarsi
al tramonto, aspettare quelli al suolo.” Provate!
che si buttano di sotto, e
provare ad individuarne la
Alessia Mazzotta IV A
nazionalità in base all'urlo che
Rubrica storica
Da Federico Barbarossa al primo giubileo della storia
F
ederico I Barbarossa succede allo zio Corrado III di Svevia
ed è due volte nella città di Monza: nel 1158 e nel 1163. In
questo periodo la città torna ad assumere grande importanza e
riacquista la propria indipendenza da Milano, città fortemente
ostile all'imperatore in quanto Federico è particolarmente
geloso a causa della sua autonomia e il suo splendore. Federico
dichiara Monza di sua proprietà e le concede il diritto di
riscuotere la dogana sulle strade, diritto concesso fino a quel
tempo
solo
alle
città
regie.
Per il Barbarossa, data la distanza dalla vicina Milano, Monza
assume la funzione di sede amministrativa. L'indipendenza
monzese dura fino al 1185 quando il Federico, conclusa con la
Lega la pace di Costanza, deve abbandonare la città al
predominio di Milano che la sottomette nuovamente e si
appropria del Tesoro del Duomo.
Nel 1185 Enrico VI, figlio del Barbarossa, è incoronato re a
Monza, in occasione delle sue nozze con Costanza d'Altavilla,
figlia di Ruggero II di Sicilia.
Alla fine del milleduecento, in contrasto con la Basilica viene
costruito l’ Arengario, sede del potere politico (la “parlera”
venne però edificata intorno alla prima metà del 1300, la torre
in un’ epoca successiva). In quegli anni viene disegnato un
primo stemma della città di Monza, che intanto viene
fortificata: uno scudo azzurro nel quale campeggia una Luna
crescente di colore rosso, con un bianco semicerchio al mento.
Se ne trova una rappresentazione in un codice della Biblioteca
Capitolare.
Il fulcro della vita cittadina del duecento era il cosiddetto
“pratum magnum” (attuale piazza Trento e Trieste, di fronte al
nostro liceo) dove si svolgeva il mercato. A Monza nel
frattempo il lavoro agricolo è piano piano sostituito da quello
artigianale. In questo periodo il Comune è nuovamente legato,
per le scelte politiche, a quello di Milano che nel 1221 sostiene
Monza, il cui podestà era stato scomunicato dall'arcivescovo di
Milano .
16
Gennaio 2014
Nel 1242, per aiutare i milanesi
che
erano
in
lotta
contro Federico
II,
l'Arciprete di Monza, Alberico
da
Oreno, acconsente
ad
impegnare i tesori della città;
purtroppo al momento della
loro restituzione è mancante
un calice d'oro massiccio
detto magno. Per sostenere una
seconda
guerra
contro
Federico
II,
i
milanesi
chiedono in prestito un calice
d'oro monzese; per la sua
restituzione è necessario far
ricorso alla scomunica che
venne comminata nel 1254: il
calice viene restituito, ma
mancante
di
diciassette
gemme, come risulta da un
inventario.
del castello di Monza, ma ne
viene respinto mentre la città
è messa a ferro e fuoco. Era
comunque destino che il
tesoro della basilica passasse
ancora di mano in mano come
pegno a garanzia dei prestiti
ricevuti: nel1273 è presso
gli Umiliati di Sant'Agata che
reggevano l’ attuale chiesa del
Carrobiolo e nel 1311 viene
impegnato
presso
alcuni
banchieri che per sicurezza lo
trasferiscono
ad Avignone
(città dove, nel frattempo, era
stato trasferito il papato).
Tra i membri della delegazione
che trasferisce il tesoro vi era
anche Martino
Aliprandi,
residente a Milano, ma
appartenente
ad
una
Ormai Monza è sempre più importante famiglia di Monza.
legata alle vicende di Milano e
deve condividerne le vicende Grazie a Matteo I Visconti,
ed i nemici: nel 1255 la città Vicario imperiale e Signore
viene
saccheggiata di Milano, nel 1319 il tesoro è
restituito alla città.
dai Ghibellini e
nel 1259 Ezzelino
da
Monza rimane coinvolta nelle
Romano cerca d'impadronirsi
lotte tra i Della Torre ed
i Visconti, due delle famiglie
più importanti del milanese. La
città nel 1275 è presidiata da
soldatesche milanesi. Dopo la
decisiva vittoria viscontea
nella Battaglia
di
Desio
del 1277 è
occupata
dalle
truppe
dell'Arcivescovo Ottone
Visconti
e
del
marchese Guglielmo
di
Monferrato; l'anno successivo
la città viene dichiarata
possesso del podestà e del
popolo milanese.
Nel 1300 viene indetto dal
Papa il primo Giubileo della
storia e Matteo Visconti
promuove l’ inizio dei lavori al
fine della ricostruzione del
Duomo….(continua
nel
prossimo numero)…
Matteo Pessina
Attualità
CambiaMenti: dai giovani la voglia di un mondo nuovo
Vengono da più parti della Brianza e si riuniscono a Merate con il desiderio di discutere temi importanti di attualità.
U
n’Associazione
di
Promozione Sociale, o,
più
semplicemente
e
concretamente, è un gruppo di
giovani mossi dalla voglia di
creare e trovare uno spazio di
confronto
dove
poter
approfondire e discutere le
tematiche sociali, culturali e
politiche con le quali ogni
cittadino
responsabile
è
chiamato a rapportarsi. Si
tratta
di
“Cambiamenti”,
gruppo che ultimamente sta
facendo
parlare
di
sé,
soprattutto perché nasce dalla
buona volontà e dal forte
senso civico dei sei giovani
fondatori,
tutti
studenti
universitari:
Elia
Aureli,
Giorgio Bonanomi, Federico
Carolla, Matteo Laffi, Marta
17
Mandelli, Francesco Silva.
Attualmente frequentano le
facoltà di Giurisprudenza,
Medicina, Economia, Lettere
ed Ingegneria in diverse
Università milanesi. “Gli altri
soci e simpatizzanti sono,
invece, per lo più giovani
ragazzi delle superiori e
universitari – spiega Marta
Mandelli, la voce femminile
Gennaio 2014
del gruppo fondatore -.
Ognuno, oltre allo studio, ha le
proprie passioni e i propri
impegni. Tutti, però, riusciamo
a trovare, e siamo ben felici di
farlo, qualche ora a settimana
da dedicare all’associazione”.
Da
quando
esiste
CambiaMenti?
L’associazione CambiaMenti è
stata fondata il 19 aprile 2013,
formalmente.
Ovviamente,
l’idea e i preparativi duravano
già da mesi. I sei soci fondatori
hanno frequentato tutti la
stessa
scuola,
il
liceo
scientifico
M.G.Agnesi
di
Merate e lì, tra una lezione e
l’altra, è nata la prima idea di
organizzare una rassegna
stampa settimanale. Usciti dal
liceo, mancando uno spazio
fisico in cui trovarsi, abbiamo
deciso di aprire un blog
Sblogghiamoci. Ma questo non
ci bastava. Abbiamo, così,
deciso di incominciare a
organizzare eventi e trovarci
ogni venerdì sera a discutere
di attualità. Il gruppo pian
piano si è allargato e, nel
frattempo, è nata la necessità
di costituirsi in modo ufficiale.
Poi, finalmente, anche se un
po’ stanchi della macchina
burocratica che ci stava
schiacciando (agenzia delle
entrate, marche da bollo, soldi,
codici fiscali, statuto…), il
grande salto. Ce lo ricordiamo
ancora quel momento: era una
sera piovosa ed eravamo nella
nostra sede, in via Don
Minzoni a Merate. Si è trattato
di compilare moduli, per lo
più, ma in cuor nostro
vedevamo coronato un piccolo
sogno e soprattutto vedevamo
nascere lo strumento per
compiere i nostri progetti. Da nel tempo, è diventato un
lì poi tutto ebbe inizio.
punto di riferimento, non solo
per noi, ma anche per una
Che
intento
ha buona parte delle attività
CambiaMenti?
culturali del meratese.
Forse per rispondere a questa
domanda può essere utile Qual è la vostra idea di
citare l’articolo 8 del nostro società?
statuto:
“CambiaMenti, Abbiamo idee diverse tra di
attraverso l’organizzazione di noi. C’è chi è più vicino a certe
attività ed iniziative rivolte soluzioni
ai
problemi
alla
collettività,
intende economici e sociali del nostro
smuovere le coscienze al fine Paese, chi, invece, propende
di costruire idee dettate dai per alternative differenti.
principi di legalità, etica e Crediamo che l’importante sia
responsabilità per permettere, argomentare i propri pensieri
soprattutto ai giovani, di cercando di partire da dati
formare una società migliore reali e concreti. Questo
per il futuro, superando i dovrebbe essere l’approccio di
preconcetti ideologici del chi vuole ragionare “in
passato, dettati dall’ignoranza grande”. La società che
e volti più alla tutela di sogniamo è aperta, dinamica;
interessi particolari che al un
luogo
dove
poter
miglioramento
complessivo scommettere sui propri sogni e
della società.”
dal quale ricavare stimoli
sempre nuovi. Ci piacciono il
Sembra che solo le grosse movimento e la possibilità di
città possano catalizzare costruire qualcosa, per noi e
iniziative culturali di un per gli altri.
certo livello. Ma voi venite
da vari paesi, anche piccoli Come è possibile migliorare
della Brianza…
l’Italia?
E’ singolare il fatto che Anche qui le sensibilità sono
l’associazione sia di Merate e diverse, ma esistono linee
trovi in questo paese e nei guida comuni. Per esempio,
dintorni il terreno sul quale pensiamo che nel nostro Paese
operare, mentre i soci sia necessario che ognuno si
fondatori vivono in altri paesi assuma
le
proprie
della zona (Robbiate, Verderio, responsabilità: ad ogni livello,
Usmate, Cernusco). Anche i qualsiasi sia l’attività che si
nuovi soci che negli ultimi svolge all’interno della società.
mesi si iscritti provengono per A questo si collega il tema del
lo più da altri paesi della bene comune, non un formula
Brianza. Crediamo che ciò sia retorica ma una vera e propria
dovuto al nostro carattere urgenza
culturale.
Il
“liceocentrico”. Non solo i “pubblico”, il “comune” sono
fondatori, ma anche gran concetti da riportare in primo
parte dei soci, infatti, proviene piano. Anche il merito è
dal Liceo Agnesi di Merate che, importante: noi giovani
18
Gennaio 2014
dobbiamo
capire
che
dobbiamo
essere
intraprendenti,
dobbiamo
avere il coraggio di metterci in
gioco in prima persona; questo
perché il tempo delle facili
opportunità è passato e non
tornerà più: dobbiamo lottare
proprio
perché
abbiamo
l’energia e l’entusiasmo per
farlo, e saremo noi a uscirne
più forti.
Che tipologie di eventi
organizzate?
Finora abbiamo organizzato
delle conferenze su alcuni
temi di attualità. Di grande
successo è stata la nostra
prima serata con Roberto
Napoletano, direttore de Il Sole
24 Ore, con il quale abbiamo
parlato di giovani, economia,
politica ed Europa. Siamo poi
stati citati e ricordati nel suo
consueto piccolo editoriale
domenicale, il cosiddetto
memorandum. Di successo è
stato anche un ciclo di tre
appuntamenti sul tema della
mafia al Nord, con ospiti di
Musica :
spicco come il prof. Nando
Dalla Chiesa, il giudice Nobili,
il giornalista Portanova o la
senatrice Ricchiuti. Altrettanto
soddisfacente la serata con due
giovani scienziati, l’astronomo
Luigi Guzzo e la ricercatrice
Giulia Grazia.
Altre nostre iniziative sono
state
un
progetto
in
collaborazione
con
altre
associazioni tra Monza e
Lecco, LEMONET, sul tema dei
giovani.
Non possiamo dimenticare i
nostri venerdì sera: ci
riuniamo nella nostra sede
assieme agli altri soci,
simpatizzanti,
amici,
conoscenti e chiunque abbia
voglia di parlare di attualità,
giovani, cultura. Tra alti e
bassi arriva anche qualche
soddisfazione.
sfida coinvolgere i giovani
come noi in questi discorsi.
Tuttavia ci siamo accorti che,
quando scatta la scintilla,
saltano fuori discorsi e
ragionamenti
molto
interessanti. A noi giovani
manca spesso la fiducia in noi
stessi, nei nostri mezzi e nelle
nostre capacità; in questo
dovremmo migliorare. Non ci
sono ragionamenti “troppo
alti” o irraggiungibili. Con
curiosità e interesse tutto è
affrontabile. Per questo ci
piace ragionare su temi
economici, sociali e culturali
in genere: è bello scoprirsi ad
approfondire
tematiche
altrimenti ritenute lontane o
estranee
al
discorso
quotidiano. Ragionare di Italia
e di società è un dovere per chi
sarà chiamato a ricostruire ciò
che vediamo ogni giorno
Riuscite a coinvolgere le andare in rovina.
persone in una riflessione
seria sull’Italia in cui
Chiara Borghi 1B
viviamo? È possibile?
Si ringrazia Marta Mandelli
Certo che è possibile. Non è
per la pazienza e la
scontato, ma è possibile. E’ una
collaborazione
- Born Free – Dr Brian May & Kerry Ellis, Alice Lombardo
- Fu soltanto amore puro, Martina Girardi
- La meglio gioventù – Vayn, Giovanni Colpani
Dr Brian May & Kerry Ellis
17
Luglio
2013,
Auditorium di Milano.
Dopo
aver
preso
all’ultimissimo momento uno
Il concerto di una vita
dei pochi biglietti rimasti,
finalmente posso sentire dal
vivo Brian May, chitarrista dei
Queen. È da ormai diciotto
19
anni che li ascolto e agogno
invano di sentirli dal vivo,
rimpiangendo di vivere in
questi fo***** anni 2000 e non
Gennaio 2014
negli anni ’70-‘80, ed ora un
pezzettino del mio sogno può
avverarsi. Maglietta dei Queen
rigorosamente addosso e via
con l’esagitazione e il delirio
pre-concerto-della-mia-vita
che dopo due sole ore
lasceranno
spazio
alla
depressione
post-concertodella-mia-vita (“ora posso
anche morire”).
Qualche minuto dopo le nove
si spengono le luci e i
protagonisti
della
serata
salgono sul palco per una delle
diverse date italiane del loro
Born Free Tour. Diversamente
da tutti i concerti ai quali sono
andata, e fidatevi, ne ho visti
tanti, l’ingresso degli artisti
non è stato accolto dalle
millemila urla delle ragazzine
e dei ragazzini in delirio, ma
da
un’unica,
immensa,
interminabile
standing
ovation accompagnata da
lacrime
silenziose
che
parlavano dell’emozione dei
fan storici dei Queen - età
media 50 anni! - che
impedivano a un Brian
sicuramente abituato, ma in
qualche modo sorpreso e
imbarazzato, di parlare o poter
dire qualsiasi cosa.
Una
volta
terminato
l’applauso,
cantante
ma
soprattutto chitarrista hanno
incominciato a parlare con un
ridicolo italiano che ha fatto
sorridere tutti, subito prima di
incominciare la lunga e
diversificata scaletta della
serata, composta interamente
da canzoni acustiche con
l’aggiunta del piano qua e là ed
eseguita da un Brian May in
forma come ai tempi d’oro.
Accompagnato dalla voce
melodica di Kerry Ellis, il
chitarrista ha reso omaggio
agli intramontabili Beatles, la
sua band preferita, con
Something, ha dato spazio a
cover inaspettate, come I Who
Have
Nothing,
ballad
originariamente italiana, I’m
Not That Girl, dal musical
Wicked a cui la cantante ha
partecipato, le classiche Dust
In The Wind dei Kansas e
Knockin’ On Heaven’s Door di Bob
Dylan e infine Born Free, dal cui
titolo deriva il nome del
progetto sostenuto durante il
concerto per la salvaguardia
dei leoni, sempre più rari nei
paesi dell’Africa. Nonostante la
partecipazione del pubblico
non sia mai effettivamente
mancata,
il
culmine
dell’attenzione
è
stato
ovviamente raggiunto durante
l’esecuzione acustica di alcuni
brani dei Queen che ormai
sono diventati un classico e dei
pilastri immancabili della
storia della musica. Passando
da Somebody To Love, i cui cori
sono stati interamente eseguiti
dal pubblico, a Life Is Real, la
cui dedica originaria da parte
di Freddie Mercury a John
Lennon è stata sostituita con
un’altra allo stesso Freddie, da
’39 alla più carica Tie Your
Mother Down, dalla ormai
scontata, sentita e risentita We
Will Rock You al requiem, se
così si può definire, per
Freddie, No One But You, per
finire con Crazy Little Thing
Called Love (READY FREDDIE),
per una chiusura di serata col
botto.
Quando ci sono questi concerti
“revival”, di solito è facile
rimanere delusi: con un solo
20
componente di un gruppo di
quattro e per di più ormai un
vecchietto, sebbene arzillo, c’è
il rischio che le canzoni
originali vengano stravolte o
emulate in modo catastrofico,
soprattutto
per
quanto
riguarda
l’inimitabile
e
insuperabile voce di Freddie
Mercury. E INVECE NO. Brian
May e la sua leggendaria
chitarra home-made hanno
letteralmente
spaccato,
accompagnati dall’eleganza e
raffinatezza della voce di
Kerry Ellis, interprete del
musical londinese We Will Rock
You e quindi già proveniente
dal mondo dei Queen. Privi di
qualsiasi
sfumatura
di
delusione, i pezzi dei Queen
sono stati eseguiti a mio
parere
egregiamente
e
impeccabilmente, e questo
non riguarda solo Brian May, a
cui ormai gli accordi di
ciascuna singola canzone
usciranno dalle orecchie, ma
anche Kerry Ellis, che ha
saputo interpretarli e cantarli
con
una
sicurezza
e
un’eleganza
ammirevoli,
facendo emergere da questi la
loro raffinatezza e semplicità,
attribuendo loro emozioni e
sensazioni diverse da quelle
suscitate dall’esecuzione dei
Queen al completo con la voce
di Freddie e superando quindi
a pieni voti la prova dopo aver
scavalcato
qualsiasi
pregiudizio. Unico neo: The
Kissing Me Song, canzone
originale scritta dagli stessi
May e Ellis, a mio parere un
po’ scontatuccia, simile alle
canzoni del duemila create
appositamente per vendere,
orecchiabili e commerciali. Ciò
Gennaio 2014
Conferma che la musica dei tempi antichi non riuscirà mai ad essere superata neanche dagli
stessi che l’hanno creata.
P.S.: se non conoscete i Queen, fuggite prima che possa venire a cercarvi!!!
Alice Lombardo III E
I
n questo periodo sono
riiniziati i talent show più noti
in TV: Amici ed X Factor. Da
questi programmi ogni anno esce
come vincitore un ragazzo che
tenta di aprirsi una strada nella
musica italiana.
Ed è proprio di uno di questi
artisti, nati da un programma
televisivo, che vi vorrei parlare
oggi.
Si tratta della cantante salentina
Alessandra Amoroso. Alessandra,
conosciuta
dai
fan
come
Sandrina, debutta vincendo l’8°
edizione di Amici, nel 2009, con il
singolo Immobile.
Ripercorriamo ora insieme la sua
carriera.
Alessandra nasce a Galatina, in
provincia di Lecce, il 12 Agosto
1986. Sin da piccola presenta
grande interesse per il canto
partecipando
a
diverse
competizioni locali. A 17 anni
partecipa ai provini di Amici
dove, dopo aver superato diverse
prove, viene scartata. Entra nella
scuola di Amici nel 2009, nell’
ottava edizione, vincendo con il
singolo Immobile. Pochi giorni
dopo il successo, pubblica il
secondo singolo Stupida. Dopo
l’uscita dalla scuola di Amici
pubblica il suo primo album:
Stupida, il 10 aprile 2009. Nel
settembre 2009 pubblica il
secondo album, Senza Nuvole,
anticipato dal singolo Estranei a
Partire Da Ieri. Si tratta di un CD
comprendente 10 tracce e
nell’estate 2010 viene certificato
triplo disco di platino. Nel
settembre 2010 esce il terzo
album: Il mondo in un secondo,
anticipato dal singolo La Mia
Fu soltanto amore puro
Storia Con Te. L’album comprende
13 canzoni tra cui Urlo e Non Mi
senti,
canzone
scritta
da
Francesco
Silvestre
(Modà).
Anche
quest’album
viene
certificato triplo disco di platino.
Il 5 dicembre 2011 esce un nuovo
disco: Cinque passi in più
anticipato dal singolo È vero che
vuoi restare. L’album comprende 2
CD: uno contenente 5 inediti, da
cui prende il nome l’album, l’altro
contenente 19 tracce live
registrate durante il “Mondo in
un secondo Tour”. Nel marzo
2012
Alessandra
partecipa
all’edizione di Amici Big: edizione
a cui partecipano nove artisti
usciti dalla scuola e poi divenuti
famosi. Anche a questa edizione
di Amici Alessandra esce come
vincitrice. A pochi giorni dalla
vittoria, nel maggio 2012,
pubblica il nuovo album Ancora
di più_Cinque passi in più. Si
tratta
del
riadattamento
dell’album precedente più tre
nuovi brani.
Questa a grandi linee è la carriera
di Alessandra Amoroso, una
commessa con un grande sogno:
cantare!!!!
Dopo
l’uscita
dell’ultimo
album Alessandra ha studiato
due mesi negli USA, a Los
Angeles, e per un lungo
periodo a Milano. In questo
anno ha studiato gospel e ha
lavorato per la produzione del
suo nuovo album: Amore
Puro. Amore Puro, album
pubblicato il 24 settembre
2013, è stato probabilmente
uno dei maggiori successi della
cantante. L’album comprende
21
11 brani scritti e prodotti dal
cantautore italiano Tiziano
Ferro e da Michele Canova.
Uno di questi brani è stato
scritto dalla cantante stessa, il
primo di tutta la sua carriera,
si tratta del brano Da casa mia,
nel quale Alessandra fa
emergere tutte le emozioni e
tutti i ricordi legati alla suo
Salento. Lei racconta così la
nascita del brano: "Stavamo
ascoltando la base di questo
brano e sia io che Tiziano
Ferro ci siamo guardati in
sintonia,
perché
ci
ha
ricordato casa. Tiziano Ferro
mi ha dato quindi un compito,
e cioè provare a scrivere
qualcosa. Io non avrei mai
pensato di riuscire a comporre
una canzone, però tornando da
Milano ho provato a scrivere
qualcosa, e devo dire che sono
riuscita a tirare fuori un bel
po' di emozioni, di ricordi, di
sensazioni, ovviamente aiutata
da Tiziano Ferro". “Quando ero
piccolina avevo un diario dove
scrivevo le cose che non si
potevano dire. Ho iniziato a
scrivere Da casa mia basandomi
su queste cose.” Quest’album è
forse il più importante per
Alessandra: il periodo a Los
Angeles è stato per lei un
momento di crescita. Con
l’avvicinamento a Tiziano
Ferro ha scoperto nuovi timbri
della sua voce ed ora è
Gennaio 2014
soddisfatta del suo lavoro,
nonostante sia rimasta per
lungo tempo lontana dai suoi
fan, la sua Big Family. Ed è
proprio a loro, la sua Big Family,
che ha dedicato questo album,
in particolare la canzone Amore
Puro perché rappresenta il
sentimento vero e l’affetto
sincero che li unisce. Per
Alessandra
sono
molto
importanti i fan perché
rappresentano per lei una
seconda
famiglia,
l’hanno
sempre sostenuta e amata. Lei
ha una particolare caratteristica
che la differenzia dagli altri
cantanti: la lacrima facile. Lei
infatti non perde mai l’occasione di emozionarsi: durante
un’intervista, durante un concerto, cantando una canzone ma
anche semplicemente facendo un autografo ai fan. È una
caratteristica che sottolinea quanto lei creda in ciò che fa e
quanto sia importante per lei il suo pubblico.
Album: Amore Puro
Tracce:
1. Da casa mia
2. Amore puro
3. Fuoco d'artificio
4. Starò meglio
5. Difendimi per sempre
6. Bellezza, incanto e nostalgia
7. L'hai dedicato a me
8. Non devi perdermi
9. Non sarà un arrivederci
10. Hell or high water
11. La vita che vorrei
La meglio gioventù - Vayn
“facebook.com/Vaynband
youtube.com/vaynband
soundcloud.com/vayn-band”
– Dal retro del disco.
H
o sotto gli occhi e le dita
un disco anomalo. Si
tratta della demo di un gruppo
semi-sconosciuto di Monza e
dintorni, diciottenni circa.
Non ho mai recensito una
demo: sine studio nec ira ci
provo. Oltre l'involucro di
plastica, sulla copertina, un
serpente nero si morde la
coda, formando il simbolo
dell'infinito:
mi
ricordo
dell'ouroboros, il simbolo
usato
dagli
stoici
per
esprimere la vita ciclica del
mondo. Il gruppo si chiama
Vayn, non ci sono altre
specificazioni in copertina. Sul
retro una citazione in francese
da Baudelaire e ancora il
serpente.
All'ascolto le cinque tracce
risultano
tutto
sommato
piacevoli. The voice of the
view, brano d'apertura, fila
senza scossoni: rock potente
che risveglia la mente, con un
interessante gioco di pieni e
vuoti fra strofa e ritornello.
Niente di che però. La seconda
traccia, Undone, è più
enigmatica. Accordi dissonanti
che richiamano atmosfere
Radiohead, seguiti da una
sfilza di riff melodici e potenti,
con continui cambi di tempo,
fino ad una strofa “da corsa”
molto Police. Conclude il solito
assolo
di
chitarra.
Sorprendentemente il pezzo
prende abbastanza, non si
lascia scordare facilmente. Il
terzo pezzo (Lydia) è ancora
diverso dagli altri due:
arpeggioni alla Police per una
canzone d'amore molto radio
friendly. Se fossimo negli anni
'80. Sembra di ascoltare una
capsula del tempo seppellita
22
nell'84, non una demo del
2013. Il quarto pezzo, Smiling
eyes, fa il paio col primo:
entrambi caratterizzati da un
riff duro ma blueseggiante,
con l'assenza della chitarra
nella strofa che fa molto
Nirvana. Il quinto e ultimo
pezzo (è solo una demo), One
More
Time,
mi
svela
finalmente il significato del
serpentone nero: si tratta di
un richiamo a Nietzsche. Il
pezzo è velleitario nella
musica,
che
vorrebbe
decostruire una Canzonetta di
Tchaikovskij per costruire un
pezzo prog rock: il risultato è
piuttosto confusionario, poco
organico. Si apprezza lo sforzo
e una certa complessità del
lavoro, nonché le atmosfere
oscillanti fra il prog dei
Genesis e il rock dei Muse.
Come giudizio complessivo
direi che è un buon disco, con
molte idee interessanti e del
potenziale, non tradisce il suo
Gennaio 2014
modico prezzo (solo 3 euro) e si lascia canticchiare qualche volta. Ci sono molti difetti comunque:
le idee su suoni e atmosfere sono ancora poco chiare, alcuni musicisti non sono sempre precisi (il
chitarrista per esempio), e anche l'insieme qualche volta si sfalda. Però chissenefrega, i difetti e
le false partenze sono un po' nell'essenza delle demo, e a me piacciono così, quando escono dal
garage a schitarrate e calci nel didietro, incazzati neri che se ne fregano della precisione. E poi la
voce della cantante non è male ed è innovativa su quel genere (anche se alle volte non sembra
molto convinta), e il bassista fa degli arpeggioni da pianoforte potentissimi. Giudizio: Provare per
credere!
Giovanni Colpani IIIE
Curiosità
Leggi strane negli USA
C
aro/a studente/essa, ieri
ho dovuto fare una
ricerca noiosa, ma così noiosa
che alla fine anche il muro
davanti alla mia scrivania mi
sembrava di gran lunga più
interessante degli argomenti
che dovevo approfondire.
Mentre stavo cercando delle
informazioni, però, mi sono
imbattuta per sbaglio (è stato
davvero una casualità, non mi
volevo distrarre!) in un sito di
“leggi strane, leggi assurde, leggi
obsolete riportate nei testi
giuridici” che ha attirato da
subito la mia attenzione. Devi
sapere, caro lettore, che nel
mondo esistono delle leggi
alquanto strane. È vero che ce
ne sono in tutto il mondo, ma
in particolare c'è un Paese
dove queste sono davvero
assurde; e non stiamo
parlando di uno staterello
sfigato, nell'estremo sud
dell'Antartide, ma di uno ben
più importante, terzo in
classifica per la popolazione
(di circa 315 milioni di
persone) e quarto per la
superficie (9.83 milioni km²).
Hai indovinato di quale si
tratta? Ebbene si, stiamo
parando proprio degli Stati
Uniti d'America.
Così io, ragazza
concentratissima e con una
voglia matta di continuare ad
approfondire quegli argomenti
fin troppo utili per la vita, che
stavo facendo quella mia bella
e appassionante ricerca, mi
sono allora completamente
distratta a leggere gli articoli
di costituzione più strampalati
che avessi mai sentito.
Il sito riferisce che
“purtroppo, non è stato
possibile citare la data delle
loro emanazione” ma ci dice
anche che “questa non vuole
essere una raccolta completa,
ma una traccia per capire
meglio l'evoluzione di una
società dove tutto è permesso
a meno che non sia
espressamente vietato”. Per
capire di cosa sto parlando,
ecco alcune delle tante leggi
che erano presenti, e spero che
vi facciano spuntare un sorriso
come è successo a me!
23
- (A New York City, i guidatori
sono noti per essere matti, ma
così è anche per i pedoni nello
Stato di New York. La legge
può essere parte del problema,
infatti dice che..) Attraversare
la strada distrattamente è legale,
finché non lo si fa in diagonale.
(Cioè, voi potete attraversare
la strada fuori dal passaggio
pedonale, ma non potete
attraversarla diagonalmente.)
- A Greene (New York), è
illegale mangiare noccioline e
camminare all'indietro sul
marciapiede durante un concerto.
- Ad Asheville (North
Carolina), è illegale starnutire
nelle strade cittadine.
- In Pennsylvania, una speciale
ordinanza di pulizia vieta alle
casalinghe di nascondere
immondizia e polvere sotto i
tappetti di un'abitazione.
- In Pennsylvania, una legge
dello Stato proibisce di cantare
nella vasca da bagno.
Gennaio 2014
- In Oklahoma, le persone che fanno la "faccia brutta" ai cani possono essere multate e incarcerate.
- In Oklahoma, alle donne è vietato farsi i capelli senza essere autorizzate dallo Stato.
- A New York City, è illegale sbattere una scopa impolverata fuori dalla finestra.
- In Alaska è ancora contro la legge guardare un alce da un aereo.
- In Alaska, a Fairbanks, è illegale offrire birra ad un alce.
- In Florida, se un elefante è lasciato legato ad un parchimetro, deve pagare la sosta come un qualsiasi
veicolo.
- In Florida, se una donna è single, divorziata o vedova, non può lanciarsi con il paracadute la domenica
pomeriggio, la sanzione prevede multa e/o arresto.
- Atlanta (Georgia): è illegale legare una giraffa ad un palo telefonico o ad un lampione.
- A Chicago, Illinois, è illegale pescare in pigiama.
- Sempre a Chicago, una legge vieta di mangiare in un luogo che è in fiamme.
- È illegale in Louisiana rapinare una banca e poi sparare al cassiere con una pistola ad acqua.
- A Baltimore, è illegale portare un leone al cinema. (... ovvio, qualcuno lo ha fatto!)
- Maine (Waterville): è illegale soffiarsi il naso in pubblico, e anche prendere aragoste con le mani nude.
- Ad Oxford, Mississippi, è illegale "creare disturbi non necessari".
- A New York è illegale per ogni persona fare qualunque cosa contro la legge. (Per paura che ci sia
qualsiasi confusione.)
Se prima avevi il fantastico desiderio di trasferirti a Greene, nello stato di New York, e se per caso
hai l'abitudine di mangiare noccioline e camminare all'indietro sul marciapiede durante un
concerto, per prima cosa devo dirti che hai tutta la mia stima, ma ti consiglio comunque di lasciar
perdere e di cercarti qualche altro posto dove andare a vivere, per esempio dove è vietato cantare
nella vasca da bagno...!
24
Gennaio 2014
Sezione Scienza :
I
buchi neri sono considerati
molto spesso come enormi
vortici che risucchiano in
breve tempo qualsiasi cosa
capiti nei paraggi, e che siano
molto rari. In realtà non è
così.
Recenti calcoli dimostrano che
nella nostra galassia ce ne
sarebbero oltre 20mila, una
cifra enorme che ci fa pensare
alla Via Lattea come ad un
gigantesco scolapasta. Poiché
non
emettono
radiazioni
elettromagnetiche, le onde che
ci permettono di identificare
un corpo nello Spazio, restano
paradossalmente gli oggetti
più misteriosi e semplici del
cosmo; perché sono descritti
solo da massa, carica elettrica
e rotazione. Poiché gli oggetti
nello Spazio restano carichi di
elettricità per ben poco tempo
praticamente restano solo
massa e rotazione. Spesso i
buchi neri sono originati dalla
morte di una stella di massa
molto grande che, una volta
finito il “carburante” collassa a
causa della sua stessa gravità
fino ad avere tutta la materia
concentrata in un solo punto.
Questo processo avviene anche
con le stelle binarie, ovvero
sistemi di due stelle l’una in
orbita attorno all’altra [nella
nostra galassia circa la metà
delle stelle sono binarie]. In
questi casi è molto più facile
riconoscere un buco nero
perché, quando una delle due
stelle lo diventa, si vede l’altra
stella che ruota intorno al …
nulla! I buchi neri catturano da
sempre l’attenzione di migliaia
I buchi neri
Gli oggetti più semplici del cosmo
di scienziati ed eccitano
l’immaginazione di centinaia
di scrittori di fantascienza, ma
nonostante tutto ciò su di essi
sappiamo ancora ben poco. Per
analizzarli
prendiamo
in
esame ad esempio il buco nero
GRS-1915+105, che si trova
nella costellazione dell’Aquila
[a circa 40mila anni luce dalla
terra]. Questo buco nero spara
getti di materia a velocità
prossime a quella della luce. I
getti però non arrivano dal
buco nero ma dalla regione
immediatamente prima del
suo confine. Come ogni buco
nero, anche questo ha una
singolarità
centrale,
l’”orizzonte degli eventi” e la
regione
circostante.
La
singolarità centrale resta la
parte più misteriosa dell’intero
corpo, quello che si sa è che in
quel
luogo
la
massa
dell’oggetto si concentra,
raggiungendo, in teoria, una
densità infinita. “L’orizzonte
degli eventi” è la zona di non
ritorno, il limite oltre il quale
un oggetto non ha più la
possibilità di invertire la
marcia ed è destinato a
precipitare all’interno del
buco nero. Ciò che succede
dopo nessuno lo sa, ma
sappiamo che qualsiasi cosa
finisca in un buco nero perde
la propria identità: se un buco
nero inghiottisse un panino al
salame, un iPhone o una nube
di gas, passato quel limite [che
si trova a circa 10km dalla
singolarità
centrale]
non
potremmo più distinguerli. La
regione circostante è la zona
25
nella quale corpi vari che
vagano nello spazio giungono
abbastanza vicino al buco
nero,
ma
finché
non
oltrepassano “l’orizzonte degli
eventi” non sono risucchiati
senza via di scampo dal buco
nero.
Ci sono almeno due tipi di
buchi neri: quelli primordiali e
quelli nei nuclei delle galassie.
I primi sono ipotizzati solo per
via teorica e si sarebbero
formati nei primi momenti di
vita dell’Universo. Questi
buchi neri sono molto curiosi:
si è teorizzato che i buchi neri
primordiali
[se
esistono]
andrebbero a spasso anche per
la
nostra
galassia
ma
sarebbero così piccoli e veloci
che potrebbero attraversare
il nostro pianeta senza
produrre alcun danno! I
buchi neri al centro delle
galassie sono invece anche
chiamati
“supermassicci”
poiché sono di massa molto
grande, pari a quella di milioni
o anche di miliardi di Soli. In
questi casi il buco nero non
nasce da un collasso di una
stella ma da un accumulo di
materia nella galassia che lo
ospita,
oppure
il
supermassiccio c’era già e la
galassia gli si è formata
attorno. Anche al centro della
nostra galassia c’è un buco
nero di questo tipo, e si chiama
Sagittarius A*, ma possiamo
stare tranquilli:
è così lontano …
Giacomo Palmaro IV A
supervisione di
Alessandro Colombo
Gennaio 2014
Sport
O
LE 10 PARTITE PIÙ EMOZIONANTI DEL 2013
rmai
capodanno
è
passato da un pezzo, ma
di sicuro vi sarete accorti che
questo numero del Bartolomeo
è il primo del 2014! Penso
quindi sia doveroso salutare
l’anno
appena
concluso
rivivendo le dieci partite di
calcio
più
emozionanti,
sorprendenti e elettrizzanti
dell’anno scorso. Quante ve ne
ricorderete?
(rullo di tamburi…)
10: WBA 5 –5 Manchester Utd.
L’ultima partita di Sir Alex
Fergurson allo United, nonché
l’ultima partita di Premier. Il
clima spensierato genera una
partita stupenda: dal 2-0 per i
Red Devils al pareggio dei
padroni di casa, passando per
il nuovo vantaggio del
Manchester (5-2) per finire al
clamoroso pareggio finale: 5-5
spuntarla
3: Bayern Monaco 7–6 Chelsea
7: Real Madrid 1–2 Atletico (d.c.r.). Alla fine di agosto
Madrid. Il derby di Madrid,
nonché la finale di Coppa del
Re, regala ai “cugini poveri”
dell’Atletico
una
vittoria
storica. Tutto si decide nei
supplementari: dopo l’1-1 nei
90 minuti (gol di Cristiano
Ronaldo e Diego Costa), è
Miranda, un difensore, che
porta al trionfo i biancorossi
6: Manchester City 6 – 3
Arsenal. Un’altra partita della
Premier che ci regala emozioni
forti: alla fine a spuntarla sono
i Citizens, che negli ultimi
venti minuti si scatenano.
Migliore
in
campo:
Fernandinho, brasiliano che
fino a giugno giocava in
Ucraina,
nello
Shakhtar
Donietsk
5:
Svezia
2–3
Portogallo.
9: Italia 4 – 3 Giappone. Nella Qualificazioni per i Mondiali
Confederation Cup giocatasi lo
scorso giugno, l’Italia decide di
prendersi una vacanza e in
avvio il Giappone sembra la
Spagna. Nel finale però i nostri
si risvegliano, e i piccoletti
Giovinco
e
Giaccherini
(entrambi non superano i 165
cm) fanno i giganti. Un rigore
decisivo di Balotelli fissa il
punteggio sul 4-3.
8: Torino 3 –5 Napoli. A marzo
le due formazioni danno vita
ad un incontro bello quanto
altalenante. La tempesta di gol
arriva nel secondo tempo: alla
fine il Napoli, grazie alla
tripletta di Dzemaili (un
mediano!) e alla doppietta di
Cavani nel finale, riesce a
2014, Svezia contro Portogallo
ossia Ibra contro C. Ronaldo.
Entrambi danno spettacolo,
ma alla fine a uscire vittorioso
è il portoghese, che con una
splendida tripletta porta in
Brasile, rendendo vana la
doppietta del collega
4: Inter 4 –1 Tottenham. Dopo
il 3-0 subito a Londra, l’Inter
deve tentare il ribaltone, e per
poco non ci riesce. Dopo 90
minuti è 3-0 (con Cambiasso
che al 90esimo sciupa la palla
del k.o.), e si va ai
supplementari, dove Adebayor
rovina i sogni interisti: 3-1. A
nulla serve il 4-1 di Alvarez,
anche perché nel finale
Ranocchia tira alle stelle da
davanti alla porta
26
Guardiola e Mourinho si
contendono la Supercoppa
Europea. Dopo 90 minuti è 1-1,
e nei supplementari il Chelsea
sembra trionfare con un gol di
Hazard. Al 120’, con il gol di
Martinez, il Bayern riesce però
a pareggiare. Ai rigori l’errore
di Lukaku è fatale per gli
inglesi, e così Guardiola può
alzare
il
primo
trofeo
conquistato.
2: Bor. Dortmund 3 – 2 Malaga.
Quarti di finale di Champions
League, dopo lo 0-0 dell’andata
le due squadre si giocano la
semifinale. 1-1 alla fine del
primo
tempo,
partita
tranquilla, ma a dieci dalla fine
il Malaga si porta in vantaggio
con Eliseu. Se al minuto 89’ il
risultato è lo stesso, nel
recupero i gol di Reus e
Santana (il secondo in netto
fuorigioco…)
portano
in
paradiso i tedeschi
Ed ecco la numero 1: Fiorentina 4
–2 Juve. Eh sì, la partita più
emozionante si è giocata in Italia!
Le due squadre non si amano, se
poi mettiamo che i viola non
battevano la Juve al Franchi dal
’99, la partita ha il sapore
dell’impresa. E pensare che al 60’
minuto i bianconeri vincono 2-0
(Tevez e Pogba) e il match sembra
chiuso: ma basta un lampo di
Rossi e i viola rimontano. Alla fine
sarà 4-2, con quattro gol in venti
minuti e tripletta di Pepito. Il
resto è presente, con una
Juventus troppo forte per tutti
che vola verso lo scudetto.
Gennaio 2014
Giochi:
27
Vignette
Gennaio 2014
28
Gennaio 2014
29
il Bartolomeo
Gennaio 2014
Il giornale degli Zucchini
DIRETTORE:
Alice Pennino 3D
Vicedirettori:
Chiara Borghi 1B
Andrea Talarico 2C
GRAFICA:
Beatrice Battistini 1B
Andrea Talarico 2C
COLLABORATRICE:
REDATTORI:
Giacomo Palmaro 4A (caporedattore)
Alberto Pessina 4B (caporedattore)
Paolo Leone 4B
Rebecca Caniatti 4B
Carlotta Mascheroni 4B
Costanza Cerrano 4B
Ludovica Allevi 4B
Bianca Mapelli 4B
Alessandra Zane 4C
Alessia Mazzotta 4C
Fabio D'Aguanno 4C
Laura Cecchetto 4C
Riccardo Fazio 4C
Sara Tozzi 4C
Francesca Gargioli 4D
Ester Melchiorre 4E
Martina Girardi 4E
Serena Altare 5A
Elena Gargioli 5D
Andrea Missaglia 1A
Alessandra Masetto 1A
Erica de Matteo 1B
Rachele Vergani 1D
Federica Panzeri 1D
Giorgia D'Aversa 1E (caporedattore)
Claudia Quagliarini 1E (caporedattore)
Tommaso Filippo Morlini 1E
Diana Bettin 1E
Bianca Burini 3A
Alice Casiraghi 3A
Simona Pronestì 3D
Giovanni Colpani 3E
Lorenzo Secondin 3E
Andrea Jacopo Freri 3E
Alice Lombardo 3E
Alessandra Mansueto 3E
Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo
(collaboratori, insegnanti ed operatori scolastici).
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo inviando un suo
articolo all’indirizzo mail [email protected]
Chi desidera inviare un messaggio alla rubrica “Quorinfranti” può farlo inviando una
mail all’ indirizzo sopracitato.
I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it

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