il Bartolomeo - Liceo Classico Zucchi
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il Bartolomeo - Liceo Classico Zucchi
il Bartolomeo Gennaio 2014 Il giornale degli Zucchini Il bar degli scrittori mancati Ultima puntata F rancesco sorrise di rimando alla graziosa espressione della bambina e sentì che nella sua mente qualcosa si allentava, si alleggeriva nel suo cuore. Quel sorriso, testimone di un virgulto di rinnovata speranza, gli faceva bene. Era come una cura a quella grande voragine nera che a volte gli pareva di avere in mezzo al petto, un buco nero che risucchiava qualsiasi cosa grazie alla semplice, atroce frase: Non posso farcela, come grazie ad un incantesimo a cui nulla riusciva ad opporsi. Nulla.. tranne quel sorriso.. Finale e SEZIONE RACCONTI da pagina 9. Sezione scienza Vignette a pagina 28. Sezione curiosità [...] a Chicago, una legge vieta di mangiare in un luogo che è in fiamme. [...] A New York è illegale per "La Viola è un pesce e lo ha voluto Dio. Quando è maschio si chiama Minchia di Re. Per amore diventa femmina e ha i colori del fiore. Torna di nuovo maschio dopo che l’acqua si è presa le sue uova" P I buchi neri sono considerati molto spesso come enormi vortici che risucchiano in breve tempo qualsiasi cosa capiti nei paraggi, e che siano molto rari. In realtà non è così. Continua a pagina 25. Editoriale ogni persona fare qualunque cosa contro la legge. Altre leggi strane e curiosità a pagina 23. Indice: Riflessioni zucchine . . . . . . . .Pag 3 Cultura . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag 15 Attualità . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag 17 Musica . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag 19 Sport . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag 26 Giochi . . . . . . . . . . . . . . . . . . .Pag 27 1 oiché i più reticenti, quando si parla di omosessualità, insistono sul fatto che bisogna ragionare secondo natura, io dalla natura sono partita. Esiste in natura un animale che per natura cambia sesso in modo da svolgere la sua naturale funzione riproduttiva. Odio le ripetizioni, ma talvolta servono... Esistono altri animali in natura che si chiamano esseri umani e, secondo studi scientifici fondati, si trovano al vertice della piramide evolutiva. Per tanti motivi ci dicono che siamo un po' originali come specie, ma io credo che ne basti solo uno, di motivo, ed è il seguente: l'uomo è l'unico essere vivente che conosca la gratuità del sentimento. Continua a pagina 2. Gennaio 2014 Questo articolo è rivolto in primis al Ministro degli interni e Vicepresidente del Consiglio dei ministri Angelino Alfano e a chi la pensa come lui. Viola di mare "La Viola è un pesce e lo ha voluto Dio. Quando è maschio si chiama Minchia di Re. Per amore diventa femmina e ha i colori del fiore. Torna di nuovo maschio dopo che l’acqua si è presa le sue uova" (Giacomo Pilati , “Minchia di re”) oiché i più reticenti, quando si parla di omosessualità, insistono sul fatto che bisogna ragionare secondo natura, io dalla natura sono partita. Esiste in natura un animale che per natura cambia sesso in modo da svolgere la sua naturale funzione riproduttiva. Odio le ripetizioni, ma talvolta servono... Esistono altri animali in natura che si chiamano esseri umani e, secondo studi scientifici fondati, si trovano al vertice della piramide evolutiva. Per tanti motivi ci dicono che siamo un po' originali come specie, ma io credo che ne basti solo uno, di motivo, ed è il seguente: l'uomo è l'unico essere vivente che conosca la gratuità del sentimento. Sappiamo amare senza il doppio fine di riprodurci, che è nobilissimo e naturalissimo, ma è pur sempre un fine. Noi possiamo amare e basta. Punto. Non chiediamo altro perché l'amore né possiede né vuole essere posseduto. Che bello, quindi: nessun uomo nel corso della sua vita è costretto a riprodursi (se non lo desidera) per un istinto P naturale ma irreversibile, come accade per gli altri animali, e così può amare chi vuole, perché, si sa, “l'amore possiamo cercarlo in persone differenti, sentirlo in canzoni differenti...ma è universale!” Quindi, da oggi in poi non voglio più sentire parlare di maschi che amano femmine con l'intenzione di sottolinearne la naturalità o di maschi che amano maschi con l'intenzione di sottolinearne la diversità. Noi, che abbiamo capito che l'amore può essere anche gratuito e non solo finalizzato,parleremo solo di persone che amano altre persone. “Però l'uomo” voi direte “ non è stato predisposto dalla natura, come nel caso della Viola, a cambiare sesso...Questa è una novità delle nuove scienze o pseudo tali” È vero. Ma non vedo il problema. Se una persona soffre( e io uso questo termine, ma non riesco nemmeno a immaginare cosa significhi desiderare di avere un corpo quando si è nati possedendone un altro) perché si sente in un modo ma non corrisponde a quello che vede, non capisco perché non si debba aiutarla a star meglio. Il suo benessere mentale gioverà non solo all'individuo in questione, ma all'intera società. In un film di Pedro Almodovar “Tutto su mia madre” una delle protagoniste 2 del film afferma: “Ognuno è tanto più autentico quanto più assomiglia all'idea che ha sognato di se stesso” .Anche questa frase è molto bella e pura perché incita alla autenticità. Più naturale di questo... “Ma non è giusto” continuate a dire “che una coppia omosessuale pretenda di avere dei figli quando la natura non li ha predisposti ad averli” Anche questo è vero. E concordo nel dire che due persone dello stesso sesso, rimanendo tali, non possono per natura avere figli. Ma questo non toglie che non possano averne in generale. Intendo dire che esiste quella bellissima azione che si chiama “adozione” e che viene presa in considerazione( le rime in prosa hanno una ridondanza terribile ma qui ci stava) pure dalle coppie sterili! E scusate ma che differenza c'è? Sia per gli sterili sia per gli omosessuali il problema è il medesimo: si amano ma la natura non li ha predisposti per avere figli. Quindi, viva l'adozione: quale gesto più gratuito e più naturale che amare una creatura non perché sangue del tuo sangue ma perché la ami e basta? “Ma un bambino” continuate ( e devo dire che siete proprio “tosti” e un po' per questo mi piacete,forse) “ha bisogno di crescere con un padre e una madre, una figura maschile e una femminile”... Gennaio 2014 Ma, da quando? Da sempre, è vero. Da quando dalla scuola elementare abbiamo insegnato ai bambini che per fare i bambini funziona così. E che se un bambino si confronta con altri bambini e scopre che gli altri hanno tutti un padre e una madre e lui due madri o due padri o quattro nonni cresce deviato perché non vive in una famiglia “tradizionale”. E sapete cosa ho da dire? Che dovete smetterla di insegnare ai bambini perché la vostra morale è così stanca e malata che potrebbe far male. Anzi, fa male di sicuro. Perché se c'è qualcuno che ha da insegnare qualcosa a voi sono proprio i bambini, con quella loro purezza e naturalità( questa sì che lo è per davvero) che li contraddistingue. Perché nessun bambino quando nasce, nasce imparato, tanto meno con l'idea che la famiglia cosiddetta “tradizionale” sia composta nel modo che dite voi. A prescindere da chi ci sia in casa (sicuramente non Barilla) un bambino impara quello che vive e voi dovete coltivare voi stessi, il cuore e la mente, e insegnare soltanto la magia della vita, il resto è niente. E per chi ha capito le mie citazioni- e anche per chi non le ha capite- io personalmente credo che avesse ragione Giorgio Gaber con la sua spontaneità e libertà dei sentimenti: “Quando sarò capace d'amare mi piacerebbe un amore che non avesse alcun appuntamento col dovere un amore senza sensi di colpa senza alcun rimorso egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso. Senza cattive o buone azioni senza altre strane deviazioni che se anche il fiume le potesse avere andrebbe sempre al mare. Così vorrei amare.” (Quando sarò capace di amare, Il Signor G) Alice Pennino III D Riflessioni zucchine : -Antimafia, Simona Pronestì - La famiglia è una cosa meravigliosa, Alessandra Zane - Le parole si dissolvono, gli scritti permangono, Claudia Quagliarini -Nell'occhio del ciclone: i ricordi dimenticati Erica de Matteo Antimafia La mafia attraverso un film I l 28 Novembre è uscito al cinema “La mafia uccide solo d’estate”. Il film, ambientato nella Palermo degli anni ’80 e ‘90, ha come protagonista Arturo, prima da bambino e poi da adulto. Infatti il regista, Pierfrancesco Diliberto (meglio conosciuto come Pif), ha intrecciato volutamente e realisticamente la vita di questo personaggio (che è vissuto nella sua stessa città e nei suoi stessi anni) con la storia, inserendo anche filmati documentari. Come viene chiaramente sottolineato, la vita dei palermitani in quegli anni fu strettamente legata e vicina alle attività della mafia, che 3 hanno segnato momenti tragici nella memoria collettiva. Nel film, appunto, delle tranquille scene di quotidianità si alternano e si mescolano con le stragi e gli omicidi mafiosi (a partire dal concepimento di Arturo, avvenuto nello stesso giorno in cui Totò Riina, Bernardo Provenzano, Calogero Gennaio 2014 Bagarella e altri due uomini della famiglia Badalamenti, vestiti da militari della Guardia di Finanza, uccisero Michele Cavataio). Pif è stato in grado di trasmettere contenuti importanti, pesanti, seri, ma in modo delicato e, direi, semplice. Devo, però, ammettere che in un primo momento la presenza della parte romanzata e leggera mi ha lasciata un po’ contrariata, perché mi sembrava che sminuisse la drammaticità e l’importanza degli eventi storici; pensavo che avrebbe potuto essere nel complesso più incisivo. Poi però mi sono ricreduta: effettivamente mentre si guarda il film si nota e si viene colpiti e coinvolti dalle parti di documentario ancora di più, proprio perché giungono inaspettate e crude subito dopo alcune scene leggere di vita quotidiana. Ad esempio nel bar frequentato da Arturo viene ucciso il commissario Boris Giuliano, e inoltre il generale Dalla Chiesa viene ucciso dopo essere stato intervistato da Arturo. Lo spettatore si trova a vivere una vita normale insieme ai personaggi e quindi condivide i loro sentimenti di fronte all’accadere di questi eventi. Rispetto ad oggi quella è sicuramente un’altra epoca, in cui la mafia si mostrava di giorno e in pubblico nei suoi atti più violenti e audaci (ovvero anche contro personalità note a livello nazionale), tuttavia dovrebbe essere tenuta saldamente nella memoria per poter riflettere sui molteplici volti della mafia, che oggi adotta la via del silenzio e del nascondersi, che è altrettanto pericolosa. Ho molto apprezzato il fatto che si utilizzi il punto di vista di un bambino, che è l’unico a porre delle domande e a volerci vedere chiaro, anche più dei grandi, e che dopo l’illusione sul conto di Andreotti, indottagli in realtà da frasi sentite dagli adulti, diventa più consapevole della realtà che lo circonda. Arturo appare infatti curioso, problematizza e si interessa a fondo della realtà che lo circonda e lo tocca. Invece la classe politica appare molto, troppo ambigua, non solo a livello locale ma anche nazionale. L’impressione che si ha della classe dirigente (anche dove non c’è connivenza) è di confusione e impreparazione di fronte a questa guerra. Saranno infatti solo Borsellino e Falcone i primi a tenere dei processi contro i mafiosi con l’accusa vera e propria di associazione mafiosa, non solo con l’accusa di singoli reati “minori” e slegati tra loro. Perciò ci si rende conto di quale situazione disastrosa la città di Palermo di quel periodo si trovò ad affrontare, e questo è solo un assaggio della grande complessità e dalle informazioni non ufficiali. Nonostante tutti questi giudizi positivi, “La mafia uccide solo d’estate” non è uno dei maggiori capolavori del cinema, certo, però ha la qualità di essere controcorrente rispetto a tutti i film e cartoni in cui è 4 presente un elemento mafioso. Mi spiego meglio: finalmente possiamo vedere un film sulla mafia che non sia fuorviante o addirittura esalti l’atteggiamento malavitoso. Infatti troppo spesso vediamo lo stereotipo del mafioso riconoscibile a livello internazionale, che fornisce una rappresentazione positiva, simpatica e, quel che è peggio, associata e fatta coincidere con gli italiani in generale. E’ un enorme errore perché crea un’immagine distorta e sbagliata, e le immagini sono molto potenti e immediate nella comunicazione. E come reagisce il pubblico di fronte a questo? Ovviamente ride. Forse non si rende conto di quanto insensibile e offensivo sia il suo gesto, o almeno spero che si tratti di un comportamento inconsapevole, dovuto all’ignoranza. Insomma, se si rendesse conto di ridere di fronte a tali stragi e ingiustizie non riderebbe. E poi ci sono anche quelli scherzano sui meridionali come se avessero un fare un po’ mafioso di base. Scherzando così, pensano forse di migliorare la situazione e il sistema e la mentalità di cui sono vittime molte persone e contro cui moltissimi combattono e hanno combattuto anche a costo della loro vita? Certamente non nego che il mafioso stereotipato istintivamente susciti una risata, ma poi, appena si inizia a pensare e riflettere, si dovrebbe capire che cosa realmente ci sia dietro e che fa Gennaio 2014 ridere rappresentato così comicamente ma che la realtà non è quella. Interiormente si dovrebbe essere consapevoli, e quindi si può anche sorridere, ma con quel distacco ironico che permette di ridere delle cose brutte (come di uno che cade: inizialmente fa ridere ma poi ci si preoccupa). Ovvio, il malavitoso rappresentato realmente, senza caricatura è indiscutibilmente più noioso, meno divertente, ma quelli che si lamentano perché il personaggio e la realtà rappresentati (nel film, libro, cartone, serie tv) sono brutti, tristi, ingiusti, noiosi e quindi spiacevoli da vedere, si lamentino invece della realtà in cui vivono, perché essa è ciò che viene copiato nel film. Se la realtà fosse migliore, la cosa rappresentata sarebbe più piacevole: non dipende dal regista del film o dall’autore del libro, ma da chi fa la realtà. “CARO Nino Di Matteo, devi sapere che non sei solo, che tutti voi a Palermo, e in ogni angolo d`Italia, non sarete mai più soli. Dalla stagione delle stragi è cresciuta nel nostro paese la consapevolezza che la questione delle mafie non è solo di natura criminale. È un problema più profondo, anche culturale e sociale. Una questione che non sarebbe ancora così grave se a contrastare le mafie ci fossero stati, oltre alla magistratura e alle forze di polizia, la coscienza pulita e l`impegno della maggior parte degli italiani. Questa coscienza e questo impegno, lentamente e faticosamente si sono negli anni moltiplicati. Devi dunque sapere caro Nino, anche se qualcuno— mafiosi o complici dei mafiosi — continua a minacciare e lanciare messaggi inquietanti, che oggi tu e tutti gli altri magistrati Infine, per sottolineare quanto siete meno soli. Che minacciare “La mafia uccide solo d’estate” voi vuol dire minacciare tanti di non tratti di fatti lontani da noi, tanti italiani, che nei più noi nel tempo e nello spazio, vari ambiti si sono messi in perciò (secondo alcuni) gioco. Cittadini che non si trascurabili, e quanto i film limitano a scendere in piazza, a non siano in secondo piano o indignarsi o commuoversi, ma di poco peso nella lotta contro che hanno scelto di muoversi, di le mafie, riporto la lettera di trasformare il loro "no" alle Don Luigi Ciotti, il Presidente mafie in un impegno quotidiano di Libera, su “la Repubblica” per la democrazia, per la libertà del 14 Novembre 2013 e e la dignità di tutti. Le luci non indirizzata ai magistrati che si nascondono però le molte ombre. occupano del processo sulla In tanti ambiti prevale trattativa Stato-mafia: ancora l`indifferenza o una semplice e facile risposta Simona Pronestì III D emotiva. Anche la politica non sempre ha saputo affrontare la 5 questione con la pulizia morale e il respiro necessario: pensiamo solo ai troppi compromessi che hanno impedito un`adeguata riforma della legge sulla corruzione e ai patti sottobanco. Lo Stato, tutto lo Stato, deve proteggere sé stesso e i suoi cittadini. Ma negli ultimi tempi, come molti segnali lasciano intendere, le mafie — indisturbate nei suoi livelli più alti: economia, finanza, appalti, affari — hanno approfittato per organizzarsi in silenzio. Quelle minacce dall`interno di un carcere dicono perciò una verità imbarazzante: se nell`ambito repressivo e giudiziario importanti risultati sono stati ottenuti, sul versante del contrasto politico e sociale c`è ancora molta strada da fare. Perché di una cosa dobbiamo essere certi: sconfiggeremo le mafie solo quando sapremo colmare le disuguaglianze sociali che permettono il loro proliferare. Le mafie non vanno solo inseguite: vanno prevenute. Prevenzione vuol dire anche realizzare la condizione di dignità e di libertà responsabile prevista dalla Costituzione, il primo e più formidabile dei testi antimafia. Altrimenti, nello scarto fra le parole e i fatti, continuerà a insinuarsi la più pericolosa e subdola delle mafie: quella della corruzione, del privilegio e dell`abuso di potere. A te un forte abbraccio da parte mia e dalle oltre 1600 realtà associate a Libera.” Gennaio 2014 L La famiglia è una cosa meravigliosa ’amicizia più bella? Quella con la propria famiglia. La famiglia è l’amicizia che nessuno di noi ha scelto, ma è anche l’amicizia che nella nostra vita dura per più tempo. La famiglia è quel legame che tiene unito un gruppo di persone più o meno grande. La famiglia è si una amicizia, ma non per questo bisogna trattare i membri della famiglia come amici perché poi il concetto di amicizia e quello di famiglia si andrebbero ad unire, fino a diventare la stessa cosa. La famiglia è un mondo, e ogni famiglia è un mondo a sé, un mondo bello o brutto che sia, ognuno di noi è dentro al suo mondo e ce lo conferma anche Gilbert Keith Chesterton con le sue parole: ‘Quando entriamo nella famiglia, con l'atto di nascita, entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola’. Il concetto teorico di famiglia è quell’insieme di persone che comprende coloro che generano e coloro che hanno generato. Se andiamo sul pratico per esempio per famiglia non si intende una coppia di persone, ma un trio o più. La famiglia è una cosa meravigliosa, a parer mio: è dove ci si sente sempre amati, è il luogo dove ognuno di noi si sente a casa, è dove si ricevono preziosi consigli ma è anche dove si ricevono molte lezioni di vita, è il luogo dove ognuno di noi impara, è il luogo dove generalmente ognuno di noi cresce, ed è dove ognuno di noi riflette su chi vuole essere e quale strada vuole intraprendere. Circa sedici anni fa Mario Lettieri disse che ‘La famiglia è l'unica occasione per amare qualcuno. ‘ ed io aggiungo che non esiste amore più sincero di quello familiare perché basato su un legame che esiste da sempre e che durerà per sempre. Ai giorni d’oggi ritengo sia difficile di parlare del concetto di famiglia, poiché da qualche anno a questa parte molte famiglie si sono separate e distrutte e quindi probabilmente molti di noi vedono la famiglia come un luogo di brutti ricordi, di brutti momenti e anche di tristezza. La famiglia sin dall’antichità è considerata importante, e tra i Greci il legame di parentela era più importante di quello amoroso. La famiglia è più di un legame a volte: per mia esperienza la 6 famiglia è dove mi rifugio perché mi sento protetta, dove mi confido perché mi sento ascoltata, e dove mi sento me stessa perché ricevo amore. Richard Bach nel 1977 disse che ‘Il legame che unisce una famiglia non è quello del sangue, ma quello del rispetto e della gioia per le reciproche vite’ e ora, io, rileggendo le sue parole penso che ben trentasette anni fa, lui aveva capito e fatto capire agli altri il vero concetto di famiglia che non è solo il legame di sangue o di parentela, ma è anche l’amore reciproco ed eterno che accomuna degli individui. Essere una famiglia significa rispettare gli altri e amarli con un affetto sincero, così come sincera è l’unione di una famiglia e sincero è qualsiasi legame. Concludo con una famosa frase di un cartone della Disney che dice: ‘Ohana significa famiglia. Famiglia significa che nessuno viene abbandonato. O dimenticato’. Alessandra Zane IV C Gennaio 2014 le parole si dissolvono, gli scritti permangono (ma i libri non si leggono) C i trasportano in mondi popolati da fantastiche creature, tra montagne rocciose ed abissi profondi; ci prendono per mano e ci raccontano la storia di qualcuno, le sue peripezie; stuzzicano il nostro ingegno sfidandoci a risolvere il caso prima che il detective riveli la soluzione; ci catapultano in un futuro remoto, mostrandoci le tecnologie più avanzate. I libri, insomma, ci tengono compagnia: sono quelli che trovi sempre sullo scaffale, pronti per essere letti, quelli che ti fanno passare le notti insonni, quelli che ti emozionano fino alle lacrime o alla rabbia. Sono sempre lì per noi, pronti a regalarci una nuova avventura. Ma allora, se è vero che essi possiedono un così formidabile potere, la domanda sorge spontanea: perché le persone non leggono più? I dati Istat relativi all’anno 2012-2013 ce lo confermano: la quota di persone che hanno letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l’intervista è scesa dal 46% al 43%, e in generale quasi la metà degli intervistati (il 46,6%) ha dichiarato di leggere in media tre libri o meno ogni anno. “Secondo gli editori, i principali fattori di ostacolo alla lettura dei libri sono: la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura, (44,5%), il basso livello culturale della popolazione (36,6%), politiche pubbliche di incentivazione all’acquisto dei libri inadeguate (35,3%); scarsa promozione dei libri e della lettura da parte dei media (23,4%).” Analizziamo alcuni di questi elementi: uno dei principali, al mancanza di efficaci politiche scolastiche. Senza dubbio la scuola –oltre che la famiglia- gioca un ruolo molto importante nell’incentivazione alla lettura: io stessa, se non fosse stati per alcuni dei miei professori, non avrei mai avuto l’occasione di leggere molti testi considerati importanti nella storia della letteratura. Penso quindi che sia importante spronare bambini e ragazzi alla lettura, suggerendo libri adatti a loro, chiedendo il loro parere ed i loro pensieri in merito. Facendogli capire che leggere non è una perdita di tempo, ma un’attività con cui passare il tempo, che quel poco di concentrazione necessaria in più non è fatica sprecata. Che bello sarebbe se una maestra delle elementari, tra un esercizio di scrittura e il primo componimento, dicesse “bambini, oggi vi leggo alcune pagine di questo libro”; oppure se un professore invitasse i suoi alunni a scambiarsi i libri che più gli sono piaciuti per poi scrivere un tema o parlarne insieme in classe. Incentrare tutto sul piacere di leggere, lasciando che “il compito per la scuola” assuma pian piano un ruolo sempre 7 più marginale. Perché il secondo grande ostacolo, soprattutto fra i giovani è questo: si è diffusa la mentalità che la lettura, in quanto cultura, sia inutile, e che leggere sia un’attività troppo impegnativa, relegata all’ambito scolastico e portata avanti di malavoglia; che sia un’attività riservata esclusivamente agli studiosi, o alle “secchie”. E con questi presupposti è ovvio che si preferisca altro, qualcosa di meno impegnativo, più divertente, meno “di nicchia”. Purtroppo, sempre più spesso, sento in giro persone affermare con orgoglio che loro non leggono nemmeno un libro all’anno. Cosa ci può essere di bello in tutto ciò? Cosa ci può essere di edificante nell’affermare di non leggere, di non interessarsi ai libri, perché “chi me lo fa fare?” Non è giusto che ci sia questa idea del “meno leggo, meglio è”, non è giusto vivere in una società che non incentiva la lettura; una società nella quale ci sono persone capaci di affermare che con la cultura non si mangia, persone che saprebbero elencare cento e cento motivi per i quali è positivo non leggere. Tutto il contrario! Al di là della cultura, che certamente non è un aspetto secondario, leggere tanto comporta sia scrivere meglio che, soprattutto, parlare bene l’italiano, saper esprimere dei Gennaio 2014 concetti, saper articolare un discorso. Leggere tanto porta a conoscere piccole e grandi cose che possono rimanere impresse nella memoria di ciascuno per tutta la vita, significa esercitare quella dote sempre più sminuita e rara che è l’immaginazione, significa esplorare nuovi orizzonti, esperienze, punti di vista, magari anche cambiando il proprio modo di vedere e pensare le cose. Leggere è un’esperienza di vita che non andrebbe mai lasciata in secondo piano. I libri sono oggetti dal potenziale incredibile, affascinanti, singolari, unici: ci sono quelli che ami e quelli che odi; quelli che ti portano indietro nel tempo e quelli che ti fanno viaggiare nel futuro; quelli che ti cambiano la vita o quelli che non sopporti e sei tentato di abbandonare. I libri li trovi sempre, perché saranno sempre lì per te: dai testi antichi all’ultima pubblicazione dello scrittore del momento. “I libri restano con te fino alla fine, anche quando Narnia scompare, Voldermort muore e Alice si sveglia”. Sono alcuni dei nostri compagni più grandi e una delle nostre armi più potenti: non lasciamo che vengano dimenticati. Claudia Quagliarini IE Nell ' occhio del ciclone C ’è una piuma. Una piuma bianca che vaga per un bosco, riparato dal sole dalle fronde degli alberi più alti. La piuma fluttua nell’aria, trasportata a velocità stratosferica come una nave con il vento in poppa. Da dietro un cespuglio, esce all’improvviso una figura e comincia ad inseguirla. Ha l’aria confusa, ma sa che deve andare incontro a quella piuma come in un sogno. La piuma sbuca in una radura e si appoggia leggera sul pelo dell’acqua, sotto un sole freddo di un inverno che sta per passare. La figura si inginocchia di fronte al vasto lago che le sta di fronte e guarda la piuma che si muove, adagiata come si può stare in estate su di un lettino gonfiabile. Dopo un po’ di tempo la piuma viene risucchiata dall’acqua, come se avesse appena perso le sue forze e sprofonda. La figura immerge i piedi nel lago, poi i polpacci ed infine le gambe. I ricordi dimenticati Cerca di prendere la piuma, ormai inghiottita dall’acqua, ma è come se fosse irraggiungibile. Bagnata sino alle spalle, la figura non è riuscita ad afferrare la piuma, che ora sta andando sempre più a fondo. Gira su se stessa, in bianco e nero, a rallentatore, come se fosse un oggetto appartenente ad un tempo ormai passato, ad un vecchio film di cui nessuno sente più il nome da un bel po’. Se vi state chiedendo che cosa rappresentasse quella piuma, be’, era un ricordo. Si dice che la memoria riviva i ricordi. Forse è per questo motivo che si dice “vivere di ricordi”. Qualcosa che permane nella mente fino alla fine, ciò che non andrà mai via. Ma siamo davvero sicuri che rimanga così per sempre? Non direi, dato che ci sono molti ricordi importanti che tendiamo a dimenticare con il passare del tempo ed altri davvero più scontati che restano nella nostra testa, 8 attaccati ad uno scoglio come delle alghe. Chissà per quale ragione non riusciamo mai a dimenticare i ricordi peggiori. Forse perché, anche se sono quelli che ci hanno fatto più male, sono anche gli stessi che ci hanno fatto crescere di più. La memoria è la nostra cassaforte migliore, la nostra scatola nera. Ci sono degli avvenimenti che subiscono delle cancellazioni e delle rivisitazioni, diventando fasulli e senza vita; altri, semplicemente, si cancellano e basta. Alcuni ricordi sono come quella piuma, inafferrabili e ricordati male, come scarabocchi su di un foglio pieno di disegni. Ci sono poi dei ricordi mai nati, quelli che dovremmo avere ma che non sono concretamente nella memoria, perché ci ricordiamo soltanto che in quel momento stavamo pensando ad altro e non che magari stavamo camminando su di un marciapiede. Ecco, questi ricordi, brutti o Gennaio 2014 belli che siano, spensierati o distorti, bruciati per essere dimenticati, rimpianti, con le lacrime sopra, con scritte dietro le date come su di una vecchia fotografia degli anni ’60, colorati come le Polaroid, sgualciti perché troppo rivisitati, fanno di noi quello che siamo oggi. E non possiamo dimenticarli, non possiamo tirarli fino all’inverosimile per cercare di distruggerli o toglierli dai cassetti della memoria per buttarli nel cestino sul desktop del computer. Dobbiamo accettare questi ricordi per accettare noi stessi, così come siamo o cambiati durante gli anni. Volete sapere com’è finita quella storia? Alla fine la figura, che per qualcuno Racconti : - Il bar degli scrittori mancati IX, Alice Casiraghi assomiglia ad un folletto biondo vestito di verde, per qualcun altro era un bambino paffuto dagli occhi chiari, si è tuffata nel lago e ha ripreso la piuma. Forse non era che un ricordo, ma per quella figura era il suo cuore, ancora vivo e pulsante fra le dita. Erica De Matteo I B - Il tempio dell'infinito, Alessandra Chiara Mansueto - Albachiara, Serena Altare Il bar degli scrittori mancati IX Dove tutto si conclude e il protagonista saluta i suoi colleghi F rancesco sorrise di rimando alla graziosa espressione della bambina e sentì che nella sua mente qualcosa si allentava, si alleggeriva nel suo cuore. Quel sorriso, testimone di un virgulto di rinnovata speranza, gli faceva bene. Era come una cura a quella grande voragine nera che a volte gli pareva di avere in mezzo al petto, un buco nero che risucchiava qualsiasi cosa grazie alla semplice, atroce frase: Non posso farcela, come grazie ad un incantesimo a cui nulla riusciva ad opporsi. Nulla.. tranne quel sorriso.. "Debora." Un sussurro, un soffio di voce, e la magia si attenuò, fino a spegnersi serenamente, lasciando una dolce pace dentro il ragazzo. La piccola nobildonna si voltò verso Cristina, che l'aveva chiamata, ed un semplice sguardo scambiato con lei le fece ricordare qualcosa di molto, molto importante. "Sono in ritardo! La mia maestra sarà furiosa! Oh, sono in ritardissimo!" pigolò con voce acuta, abbandonando il suo succo di frutta ormai quasi del tutto terminato sul bancone e scivolando dall'alto sgabello su cui con tanta fatica si era sistemata poco prima. Infilò la matita donata da Francesco in un taschino della camicetta a fiori, e poi rivolse un altro sorriso al ragazzo, un grazie riconfermato, mentre si rivolgeva agli altri, salutandoli gentilmente. 9 "Ci vediamo presto." asserì, mentre a passetti impacciati si avviava verso la porta da cui Francesco non l'aveva vista entrare. "Speriamo di no." ribattè Valerio, con un sorriso bonario, a bassa voce "Speriamo di no, bambina mia. Che non ce ne sia più bisogno." Debora probabilmente non lo udì, perché rivolse per un'ultima volta il suo visetto da gran dama finalmente rasserenato ai presenti, dopodiché aprì il battente di uno spiraglio, troppo velocemente perché il ragazzo riuscisse a sbirciare al suo interno, e subito se lo richiuse alle spalle. Il giovane rimase a fissare la porta con occhi annebbiati, perso in una riflessione che Gennaio 2014 immediatamente si dissolse come una ragnatela al vento quando due mani gentili e fredde si posarono sulle sue spalle. Fece per girarsi sorpreso, ma la delicata voce di Cristina ad un orecchio lo fermò. "Sei un caro ragazzo, Francesco.. devi solo credere in quello che fai ed andrà tutto bene. Hai uno scopo nella vita, un nobile scopo, e puoi raggiungerlo." mormorò, con affetto. Gli posò un bacio sui capelli, e poi aggiunse: "Addio." Quando Francesco si voltò, con la bocca aperta, tesa in un sorriso commosso, per rispondere al suo saluto, Cristina se ne era già andata. Come era entrata, silenziosa come un gatto, così aveva salutato tutti, ed era uscita. Lui la cercò con lo sguardo, prima sorpreso, poi perplesso, finché incontrò gli occhi blu di Valerio. Iridi ammiccanti, compiaciute, che dimostravano tutta l'emozione dell'anziano scrittore che non traspariva quasi per niente dal sorrisetto divertito che gli fregiava il volto dall'ispida barba. Il vecchio Francesco, il pessimista disfattista, probabilmente gli avrebbe risposto con un'occhiata sospettosa, sulla difensiva. Ma quello era stato esiliato, e non poteva più fare nulla. Per questo il ragazzo rispose all'espressione di Valerio con un sorriso, anche se piuttosto interdetto, cosa che compiacque ancora di più il vecchio. "Ci sentiamo meglio, non è vero?" chiese, sfiorando con la punta dell'indice l'orlo del suo bicchiere in un movimento antiorario. "Decisamente." ammise l'altro, annuendo lentamente, per dare peso alle proprie parole "Decisamente, sì." "Ma non stai solo meglio, vero? Ora sei ancora più curioso di prima.." Francesco guardò meglio il volto di Valerio e se ne accorse. Oh sì, quello non era solo un sorriso divertito. Era anche sibillino, furbo, anche un poco sbarazzino. Come quello di un bambino. "E tu come fai a saperlo?" "Suvvia, Francesco.." rispose lui, socchiudendo gli occhi in maniera allusiva, allargando il sorriso "Non sei il primo né l'ultimo ragazzo che capita in questo luogo per gli stessi tuoi problemi. E' una malattia piuttosto diffusa, sai? Poi, di questi tempi.. figurati. Posso capire perché tu sia curioso." "Io.. io non riesco a capire." replicò Francesco, deciso finalmente a chiarire i suoi dubbi "E' un posto reale?" "Certo che è reale. Come potremmo essere qui, in caso contrario?" "Potrebbe essere tutto un sogno." Valerio alzò un cespuglioso sopracciglio, fissò il ragazzo per qualche istante e poi rise. Di gusto, perfino. Tanto che il giovane si sentì lievemente arrossire, provando la vergogna di uno scolaro schernito dal maestro. "Direi di no. Non siamo in un sogno. Ovvero, se vuoi possiamo anche esserlo. Se 10 vuoi, puoi credere che Cristina, Debora ed io non siamo stati altro che un sogno bizzarro in un uggioso pomeriggio di Novembre." Francesco arrossì ancora di più e mormorò: "Non lo voglio." Valerio tornò a sorridere come prima, con quel fare furbo e soddisfatto al tempo stesso. "Meglio così. Allora.." iniziò, ma poi, sotto lo sguardo preso alla sprovvista di Francesco, si alzò dallo sgabello e disse: "Prima usciamo. E' ora di andare." Francesco lo fissò ebete, sulle labbra un perché? pregno di rimpianto, ma poi decise che due passi, mentre parlava e forse otteneva risposte, sulla spiaggia, non gli avrebbero fatto male. Annuì quindi, e fece per estrarre il portafoglio dalla tasca dei jeans per pagare, ma l'uomo lo fermò. "Non ti preoccupare, ho già pagato io." disse, e fece un cenno al barista, dirigendosi verso la porta. Il rosso rispose al saluto, che poi rivolse allo stesso Francesco, come per confermare che anche con lui ormai era tutto a posto. Il ragazzo decise di non farsi domande e riconoscente seguì Valerio. La salmastra brezza fredda lo accolse baciandolo sul viso, e Francesco rabbrividì, cacciandosi le mani nelle tasche del cappotto. Alzò gli occhi, osservando il cielo, ma non comprese che ore potessero essere. Si affiancò dunque all'anziano amico e in silenzio prese con lui a camminare sulla spiaggia deserta. Finché fu lo stesso Valerio a Gennaio 2014 riprendere in mano il discorso precedentemente interrotto. ".. Vediamo di farti capire. Devi sapere, Francesco, che al Mondo vi sono dei luoghi un po' speciali.. che stanno precariamente a cavallo di un sottilissimo confine. Il posto che hai appena visitato lo è. Ed è nato per un solo motivo: aiutare gli scrittori che rischiano di divenire mancati. Lì si ritrovano e sempre si ritroveranno quelle persone che hanno bisogno di aiuto nella sacra arte dello scrivere; lì ritrovano e ritroveranno l'ispirazione, si possono e potranno confrontarsi, essere confortati." "Ma.. da quanto esiste?" domandò affascinato Francesco. Valerio si strinse brevemente nelle spalle. "Chi lo sa. Probabilmente da quando l'uomo ha iniziato ad usare la propria fantasia. O forse da quando è nata la scrittura. Nessuno, io credo, lo sa. Ma di una cosa sono certo: il bar ci sarà sempre per quelli come noi, mio caro. Tutti gli umani nascono come possibili scrittori, ma poi molti decidono di scegliere una strada alternativa.. mentre quei pochi che vogliono davvero diventarlo sono spesso ostacolati da loro stessi, credono che non ci sia futuro.. che perderanno l'ispirazione, o che un giorno si troveranno dinnanzi a delle critiche che non riusciranno a sopportare. Dimenticano il piacere e la passione per la scrittura, dimenticano che essa è prima di tutto amore. E si perdono." "Come è successo a me." affermò il ragazzo, ricordando quasi con stolida sorpresa che anche lui, quella stessa mattina, si era trovato in una condizione fin troppo simile a quella che Valerio stava descrivendo. Anche nel momento in cui percorreva la battigia, proprio come stava facendo in quell'attimo. "Come è successo a molti e come ancora accadrà ad altrettanti. E' normale. E' un dono dalla duplice faccia, Francesco: deve essere utilizzata in maniera pertinente, per far felici se stessi e gli altri, altrimenti non provoca altro che tormento. La scrittura è un'arma. Se viene usata bene, è estremamente benefica e guaritrice, ricordatelo. Le parole sanno portare la gioia." Valerio voltò il viso verso di lui e sorrise di un sorriso caldo, accogliente. Il sorriso di una persona che nonostante tutto, conosce la propria forza e ha fiducia nella speranza e nel futuro. "Guardati alle spalle, ragazzo." Francesco si voltò, e sgranò immediatamente gli occhi. Il bar. Il bar era scomparso. Al suo posto non v'era niente, solo una distesa di sabbia priva della lucentezza dorata che la caratterizzava in Estate. "Ma.. ma.. cosa.." "Ti si mostrerà solo quando ne avrai davvero bisogno. Se al momento non lo vedi, vuol dire che la tua ispirazione è viva, che hai ritrovato fiducia, e l'unica cosa che manca davvero è mettersi in gioco." "Tu lo vedi, Valerio?" domandò il ragazzo, voltandosi di nuovo verso di lui, guardandolo attentamente. Il sorriso del vecchio prese una sfumatura malinconica, ma non rispose, preferì distogliere lo sguardo. "Spero di non rivederti, Francesco. Significherebbe che tutto va bene.. ma.. in caso contrario, sai dove venire a cercarmi. A cercarci.. perché probabilmente, se la conosco abbastanza bene, anche Cristina tornerà a far visita al bar. Non troppo presto, sai.. magari tra un anno, o due.." disse, e ridacchiò "Ma forse ora è meglio se torni alla tua opera. Sono sicuro che ti accoglierà a braccia aperte." Francesco lo guardò, indeciso su cosa dire e cosa fare, con un leggero groppo in gola, ma poi decise di tendere una mano. "E' stato un piacere conoscerti.. conoscervi, Valerio." disse. L'uomo gliela strinse con calore e sicurezza. "Buona fortuna, Francesco." Mossero ancora qualche passo insieme, poi i due si separarono, proseguendo per direzioni opposte. Cari lettori, Il mio raccontino filosofico è infine giunto al termine. Vorrei ringraziare immensamente tutti coloro che l'hanno letto e magari anche apprezzato. Spero di essere stata utile, con le mie parole, ai giovani cuori degli scrittori in erba presenti fra di voi. Continuate sempre ad amare quello che fate. Ne sarete contenti. Alice Casiraghi III A 11 Gennaio 2014 Il tempio dell'infinito Q uesto grande tempio bianco è un luogo di silenzio, eppure a volte mi sembra di sentire il rombare dell'universo. Pensandoci meglio, credo siano le tubature. Qui me ne sto da solo con le statue di gesso, con una in particolare: Amber. Un tempo Amber non era nè fredda, nè bianca, nè perfetta. Amber era calda e sorrideva spesso. Ancora ricordo la sua pelle ambrata, il naso un po' schiacchiato, gli occhi brillanti, la fonte rugosa di quando s'arrabbiava, gli scatti buffi delle sopraccigia. Sono memorie preziose. Tanti anni fa fu Amber a trovare questo luogo. La vidi correre verso di me, il viso mosso d'eccitazione: <<Seguimi,>> disse, <<ho trovato un posto magico>>. Quando vi fummo davanti sentii come un vuoto nello stomaco: un tempio dal pallore marmoreo si ergeva, dimenticato da tutti, sotto gli arbusti intricati della zona offlimits. Ebbi subito l'impressione che quel tempio fosse lì da sempre, ma sapevo che il sempre non esiste. Per qualche motivo entrammo, anche se ricordo che avrei voluto scappare. L'interno era popolato da statue di gesso: uomini e donne dalla bellezza sovrumana, candidi come la luna, immobili come perle che hanno smesso di rotolare da tempo immemore; eppure quasi vivi. Temevo che in quel silenzio misterioso, all'improvviso avrei sentito i loro passi, le loro voci profonde. Ma non accadde mai. Amber invece era incantata, i suoi occhi si erano fatti più grandi, pieni di splendore: <<Guardando tutto questo non ti sembra,>> mi sussurrò, <<che esista qualcosa di infinito? Qualcosa di più?>>. <<Amber, non dire sciocchezze... lo sai che tutto ormai è stato scoperto. Non c'è nulla che l'uomo non conosca, nulla di più,>> risposi. <<E se ci avessero detto così solo per farci smettere di sognare?>> <<Ci sono le prove fornite dalla scienza.>> <<Tu non capisci perchè sei un chimico. Io sento che dev'esserci qualcosa di più, e questo posto magico me ne dà la conferma.>> <<Non metterti in testa strane idee,>> tagliai corto. Dopo quel giorno Amber tornò al tempio molte volte, ci andava sempre più spesso. Quando scompariva sapevo che l'avrei trovata lì, seduta davanti alla statua di un giovane riccioluto. Cercavo di portarla via, ma lei protestava, allora mi limitavo ad aspettare in piedi dietro la sua piccola schiena, con lo sguardo 12 preoccupato e il vuoto nello stomaco. <<Lui è il mio preferito, non è bellissimo?>> diceva Amber ammirando il ragazzo di gesso. Solo quando finalmente si decideva a venire con me le mie viscere smettevano di contorcersi. Ma ogni volta ad alzarsi ci metteva più tempo, ogni volta era più contrariata. Non capivo cosa le passasse per la testa. Poi, a poco a poco, vidi la passione accendersi negli occhi bellissimi di Amber. All'inizio non volevo crederci, ma fu presto chiaro che quel sentimento non bruciava per me. Io stavo sempre alle sue spalle, perchè non era me che lei guardava: come io amavo Amber, Amber amava il giovane di gesso. Sapevo di dover fare qualcosa per salvarla dalla follia, ma imprigionato in un limbo di pensieri e paure mi limitavo ad esisterle accanto. Stavo immobile dietro di lei, e la mia anima tremava: immaginavo di stringerle le spalle, di sentire la sua nuca calda sul mio collo, le sue ciglia contro le mie guance, di premere le mie labbra sulle sue, forte. Perchè non mi muovevo? Ero una sorta di guardiano confuso, e trascinavo parole che lei ascoltava sempre meno. Un giorno, quando per l'ennesima Gennaio 2014 volta chiesi ad Amber di uscire un po' dal tempio, lei mi diede la risposta che da tempo temevo: <<Scusa, non credo uscirò mai più di qui.>> Mi terrorizzò: <<Questo è troppo! Vieni con me! Subito! Non devi venire mai più in questo posto! >> le urlai, <<La vita degli uomini è fuori, in un mondo pieno di colori. Questo bianco dà alla testa!>> <<Quel mondo è triste, tutto è stato scoperto e l'infinito dimenticato,>> rispose Amber stringendosi le ginocchia al petto. <<Se credi che esista l'infinito, allora esci da qui e dimostralo al tuo mondo!>> <<Lasciami in pace, chi mi crederebbe? Nemmeno tu mi credi, e te ne stai lì a fissare in modo penoso la mia schiena. In questo tempio sono felice, qui posso sentire quel qualcosa di più che ho sempre cercato.>> <<Questo tempio non è il tuo mondo, e quella statua non è un tuo simile. Cosa credi di ottenere amandola? Potrà mai stringerti? Potrà mai starti accanto come un uomo? Dici di essere felice, ma chi vuoi ingannare? Le tue spalle tremano.>> <<Non capisci niente!>> la voce di Amber si era incrinata. Io mi sentii irritato e urlai fortissimo: <<Alzati! Guardami in faccia! Dov'è finita la ragazza forte che conoscevo? Stai diventando patetica!>>. Amber non rispose. Dopo un lungo momento di silenzio, mi sedetti accanto a lei e le presi la mano: <<Amber, ti prego, vieni via con me. Andiamo in città, a quest'ora è piena di luci colorate. Ricordi la nostra cioccolateria preferita? Quella vicina all'Accademia. Andiamo lì, ci prendiamo la cioccolata calda con i pasticcini, e parliamo. Si sistemerà tutto, tornerai ad essere la ragazza allegra che eri.>> Amber non rispose nè si voltò verso di me. <<Fidati,>> supplicai. Silenzio. Avevo paura, una paura tremenda: Amber, che era sempre stata davanti a me, ormai sembrava irraggiungibile. Spinto da un impeto irrefrenabile strinsi le sue spalle, mi ci aggrappai: <<Io ti amo!>>. Il mio respiro si fermò. Il tempo si fermò. Le spalle di Amber erano fredde, dure, di gesso. La voltai verso di me. Il suo viso era bianco e perfetto. Gli occhi impietriti avevano dentro una passione triste, le labbra erano socchiuse, come a voler dire qualcosa. Scoppiai a piangere come un bambino. Per trasformare il corpo umano in gesso basta qualche semplice formula chimica, ecco perchè Amber aveva chiesto in prestito i miei libri. Dopo tutto la colpa era mia. Mi ero mosso troppo tardi, non avevo fatto nulla per salvarla. Strinsi Amber, ma più la stringevo più lei era lontana. Il mio cuore 13 veniva risucchiato da un imbuto di disperazione senza via d'uscita, schiacciato, eppure non distrutto: senza pietà alcuna continuò a battere. Dopo ore crollai addormentato accanto alla statua di Amber. Quando mi svegliai, la prima cosa che vidi fu il suo viso bianco. Lo carezzai come avrei dovuto fare quand'era ancora roseo, e all'improvviso lacrime sgorgarono da quegli occhi duri, consumando appena il gesso delle guance. Dentro il corpo immobile, intrappolata, c'era ancora l'anima di Amber. Con le dita cercavo di asciugare le sue lacrime, ma quelle sgorgavano sempre più veloci. Senza riuscire io stesso a frenare il mio pianto, la pregavo inutilmente di fermare il suo. Non poteva nè muoversi nè parlarmi, ma con quelle lacrime di sicuro voleva dirmi qualcosa. Non c'era modo di riportare il suo corpo alla normalità, a quel punto sapevo che potevo fare solo una cosa per lei: liberarla dal dolore, e quindi distruggere la sua anima. Questo significava che avrei ucciso l'ultima parte umana di Amber, ne ero ben consapevole. Per quattro giorni le sue lacrime scesero ininterrottamente; al quinto, non so se perchè avevo preso il coraggio per farlo o perchè avevo perso il coraggio per guardarla piangere, scomposi Gennaio 2014 la sua anima in atomi senza vita. Così Amber morì. Da allora vengo spesso al tempio, e me ne sto seduto davanti alla sua statua. Ancora rimangono sul suo viso i segni sottili delle lacrime, a testimoniare che era umana. Adesso sono io il pazzo che ama una ragazza di gesso: è buffo vero? Anche se so che l'infinito non esiste, anche se so che Amber ormai è solo una statua, non riesco a slegarmi dall'amore che provavo per lei quand'era viva. <<Hey Juan! Per quanto tempo ancora hai intenzione di restare qui? Muoviti! Devi venire con me a vedere i fuochi!>> la voce capricciosa di Mari mi riscuote. <<Arrivo strega!>> <<Perchè mi chiami così?>> s'imbroncia. <<Dai scherzavo, andiamo,>> le scompiglio la frangetta. <<Non spettinarmi! Mi sono fatta bella per te lo sai?>> ostenta una smorfia carina, << Quindi non devi più venire in questo posto, dato che hai me.>> <<Non preoccuparti e muoviamoci, o finisce che arriviamo tardi.>> <<E' vero sono già le otto! Corriamo!>> mi prende per mano e scatta alla velocità della luce. AlbaChiara C hiara era una macchia nera. I capelli color pece e gli occhi scuri come la notte erano in netto contrasto con il suo nome. Se lo sentiva stretto come se ci fosse finita dentro per sbaglio. Se avesse invece guardato oltre ai colori avrebbe capito che nome più suo non le poteva capitare. Chiara infatti era come le prime luci del mattino che ti sfiorano come una carezza per paura di svegliarti. Era l’alba per cui tutti si ripromettono almeno una volta di rimanere alzati, solo per poterla vedere per qualche minuto. Non tutti ovviamente riescono, c’e’ chi non resiste alla stanchezza e ricade nel buio, ma chiunque sia mai uscito vincitore da questa battaglia può giurare senza esitazione che sia stato bellissimo. E lei la era, bellissima, lei valeva qualsiasi stanchezza. Se per caso ti passava di fianco, ti travolgeva senza neanche sfiorarti. Tutti la seguivano con lo sguardo mentre scivolava via per la strada e qualche coraggioso avrebbe anche azzardato ad allungare una mano per trattenerla, se solo i suoi occhi non l’avessero Alessandra Chiara fermato. Mansueto Quegli occhi incorniciati da ciglia lunghe e folte come petali che di tanto in tanto si chiudevano quasi a proteggerla dal mondo esterno. 14 Quegli occhi che quando li incrociavi ti dicevano vattene e poi resta e poi ancora portami via con te. Dicevano così tante cose che mentre ti chiedevi cosa fare erano già scomparsi sentendosi incompresi. Questo era i loro dilemma: quanti a dire che grandi e che belli fossero ma mai nessuno che riuscisse a spiegare quello che ci vedeva dentro. E lei non capiva, non capiva proprio. Come un mantra si ripeteva che per forza c’era qualcosa che non andasse in lei. Oh se solo si fosse vista per come era davvero! Quanti universi dentro da scoprire, quanta bellezza si nascondeva dietro ai suoi occhi stanchi, in attesa dello sguardo giusto. Dietro ai suoi vattene c’era sempre un resta, dietro a quei non sono abbastanza, c’era un dimmi che ne valgo la pena, dietro ai suoi voglio morire c’era un fammi vivere. Diffidava del mondo e delle persone, eppure, come lei diceva, la speranza bastarda che ti tiene sveglia la notte e’ sempre l’ultima a morire. E la sua speranza qual era? Si ripeteva che comunque vada al mondo si nasce e si muore soli, seppure suonasse quasi sbagliato uscito dalle sue labbra. Infatti a guardarla, quella bocca, ti diceva tutt’altro: baciami, non lasciarmi. E un giorno arrivò chi la baciò e le disse che non l’avrebbe lasciata, Gennaio 2014 che era abbastanza anzi era troppo, che ogni notte prima di conoscerla era rimasto sveglio solo per vederla. I suoi occhi non lo intimorivano e se lei gli chiedeva cosa ci vedesse d’arte, ora che era diventata dentro lui le rispondeva me forte, stesso. ora ha iniziato a vivere. Ora che le sue risate erano vere, ora che la sua bellezza si era realizzata in un’opera Serena Altare, VA Cultura: - La Parigi vecchio stile - Rubrica storica Alessia Mazzotta Matteo Pessina La Parigi vecchio stile S ono arrivato a Parigi un anno fa. Era il 1889, lʼestate dellʼamore. Io non sapevo niente del Moulin Rouge, tanto meno di Harold Zidler o di Satin; il mondo era stato travolto dalla rivoluzione bohemien e io ero arrivato da Londra per prendervi parte. Su una collina di Parigi cʼera il quartiere di Montmartre, non era come diceva mio padre “il quartiere del peccato”, ma il cuore del mondo bohemien, musicisti, pittori, scrittori, i cosiddetti figli della rivoluzione. Sì, ero venuto a fare una vita da spiantato, ero venuto a scrivere di verità, bellezza, libertà e la cosa in cui credevo di più in assoluto: lʼamore. Ecco cosʼè davvero Parigi, lʼinsieme di idee diverse, il migliore punto di ritrovo di pittori, artisti di strada e venditori ambulanti.” Andare a Parigi era a quellʼepoca ed è sempre stato come a darsi un mestiere, a una professione o a un concorso di studi. In quella gran città voleva dire imparare, capire il mondo, fiutare il vento. Lʼavevi passato qualche anno e magari soltanto qualche mese, ma poteva dare gloria per tutta la vita anche a un tipo qualunque, ma solo a chi avesse saputo raccontare le sue gesta immancabili, perché nessuno poteva venire a Parigi senza capitare dentro casi e vicende degne di venir raccontate. Come artista, un uomo non ha altra patria in Europa che Parigi, è proprio qui che si rifugiano i ribelli, i peccatori, gli scrittori, i particolari e gli anticonformisti, Come si può non amare le giornate uggiose capaci di farti apprezzare ancora di più tutte quelle vie, quei quartieri e quei sapori che la frenetica folla di tutti i giorni non coglie? Queste strade sono state percorse da vere leggende dellʼarte come Picasso e Van Gogh, possibile non rendersene conto?! Bisognerebbe dedicare una 15 giornata intera al Museo D'Orsay e perdersi tra le meraviglie degli impressionisti (sarebbe bellissimo rimanerci chiusi accidentalmente di notte per dormire di fianco a un Renoir!). Visitare Parigi è sempre una buona idea, anche solo da semplici viandanti senza una meta precisa. Ve lo immaginate il Ritz di Coco Chanel o le foto alla Audrey Hepburn? Un qualsiasi artista incompreso inoltre troverà incondizionatamente rifugio a Montmartre, una sorta di villaggio folcloristico e originale dove vi hanno preso parte i migliori sostenitori della rivoluzione bohèmien durante la Belle Epoque, con le sue strada pittoresche, Montmartre iniziò subito ad attrarre tanti artisti poveri, mentre caffè e club come Le Chat Noir divennero famosi per essere luogo di incontro di artisti e letterati. Questa capitale ha da sempre esercitato una grande attrazione sugli artisti i quali Gennaio 2014 erano indissolubilmente legati a Montmartre e alle strade pittoresche. I maestri che passarono di qui furono tantissimi. Inoltre la cosa migliore che potete fare sarà sicuramente cercare una mappa e visitare i mercatini delle pulci, ne esistono di svariati tipi ma sicuramente il più intrigante è di sicuro “Le Marchè de la Crèation Paris Bastille” situato per lʼappunto a Bastille ed è un ritrovo di artisti che espongono le loro opere. Potete trovare quadri, foto della vecchia Parigi, locandine dei film dʼepoca, dischi in vinile, manufatti, gioielli, sculture e tanto altro. Lʼatmosfera parigina è inoltre la più particolare essendo proprio un insieme di idee, sapori, odori, culture e storie diverse. Si respira aria di storia, di una città importante centro per anni del mondo occidentale. Come disse Audrey Hepburn: “Come si fa a non amare Parigi?” “Non si può”. Dʼaltronde come darle torto? Se di Parigi conoscete già tutto vi resta solo da recarvi a Trocadero per vedere la Torre Eiffel illuminata di notte. Di questa capitale sono famosi anche i dolci, una visita da Ladurèe per assaggiare i macarons più famosi di tutto il globo è dʼobbligo, godetevi anche le crèpes migliori sulle vie degli Champs-Elysées, tra i negozi più lussuosi di Parigi. Un altro passatempo insolito sarebbe quello descritto in unʼ intervista al senatore americano Wilson: “ Quello che mi piace fare di più quando torno a Parigi è piazzarmi sotto la Torre Eiffel lanciano prima di sfracellarsi al tramonto, aspettare quelli al suolo.” Provate! che si buttano di sotto, e provare ad individuarne la Alessia Mazzotta IV A nazionalità in base all'urlo che Rubrica storica Da Federico Barbarossa al primo giubileo della storia F ederico I Barbarossa succede allo zio Corrado III di Svevia ed è due volte nella città di Monza: nel 1158 e nel 1163. In questo periodo la città torna ad assumere grande importanza e riacquista la propria indipendenza da Milano, città fortemente ostile all'imperatore in quanto Federico è particolarmente geloso a causa della sua autonomia e il suo splendore. Federico dichiara Monza di sua proprietà e le concede il diritto di riscuotere la dogana sulle strade, diritto concesso fino a quel tempo solo alle città regie. Per il Barbarossa, data la distanza dalla vicina Milano, Monza assume la funzione di sede amministrativa. L'indipendenza monzese dura fino al 1185 quando il Federico, conclusa con la Lega la pace di Costanza, deve abbandonare la città al predominio di Milano che la sottomette nuovamente e si appropria del Tesoro del Duomo. Nel 1185 Enrico VI, figlio del Barbarossa, è incoronato re a Monza, in occasione delle sue nozze con Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II di Sicilia. Alla fine del milleduecento, in contrasto con la Basilica viene costruito l’ Arengario, sede del potere politico (la “parlera” venne però edificata intorno alla prima metà del 1300, la torre in un’ epoca successiva). In quegli anni viene disegnato un primo stemma della città di Monza, che intanto viene fortificata: uno scudo azzurro nel quale campeggia una Luna crescente di colore rosso, con un bianco semicerchio al mento. Se ne trova una rappresentazione in un codice della Biblioteca Capitolare. Il fulcro della vita cittadina del duecento era il cosiddetto “pratum magnum” (attuale piazza Trento e Trieste, di fronte al nostro liceo) dove si svolgeva il mercato. A Monza nel frattempo il lavoro agricolo è piano piano sostituito da quello artigianale. In questo periodo il Comune è nuovamente legato, per le scelte politiche, a quello di Milano che nel 1221 sostiene Monza, il cui podestà era stato scomunicato dall'arcivescovo di Milano . 16 Gennaio 2014 Nel 1242, per aiutare i milanesi che erano in lotta contro Federico II, l'Arciprete di Monza, Alberico da Oreno, acconsente ad impegnare i tesori della città; purtroppo al momento della loro restituzione è mancante un calice d'oro massiccio detto magno. Per sostenere una seconda guerra contro Federico II, i milanesi chiedono in prestito un calice d'oro monzese; per la sua restituzione è necessario far ricorso alla scomunica che venne comminata nel 1254: il calice viene restituito, ma mancante di diciassette gemme, come risulta da un inventario. del castello di Monza, ma ne viene respinto mentre la città è messa a ferro e fuoco. Era comunque destino che il tesoro della basilica passasse ancora di mano in mano come pegno a garanzia dei prestiti ricevuti: nel1273 è presso gli Umiliati di Sant'Agata che reggevano l’ attuale chiesa del Carrobiolo e nel 1311 viene impegnato presso alcuni banchieri che per sicurezza lo trasferiscono ad Avignone (città dove, nel frattempo, era stato trasferito il papato). Tra i membri della delegazione che trasferisce il tesoro vi era anche Martino Aliprandi, residente a Milano, ma appartenente ad una Ormai Monza è sempre più importante famiglia di Monza. legata alle vicende di Milano e deve condividerne le vicende Grazie a Matteo I Visconti, ed i nemici: nel 1255 la città Vicario imperiale e Signore viene saccheggiata di Milano, nel 1319 il tesoro è restituito alla città. dai Ghibellini e nel 1259 Ezzelino da Monza rimane coinvolta nelle Romano cerca d'impadronirsi lotte tra i Della Torre ed i Visconti, due delle famiglie più importanti del milanese. La città nel 1275 è presidiata da soldatesche milanesi. Dopo la decisiva vittoria viscontea nella Battaglia di Desio del 1277 è occupata dalle truppe dell'Arcivescovo Ottone Visconti e del marchese Guglielmo di Monferrato; l'anno successivo la città viene dichiarata possesso del podestà e del popolo milanese. Nel 1300 viene indetto dal Papa il primo Giubileo della storia e Matteo Visconti promuove l’ inizio dei lavori al fine della ricostruzione del Duomo….(continua nel prossimo numero)… Matteo Pessina Attualità CambiaMenti: dai giovani la voglia di un mondo nuovo Vengono da più parti della Brianza e si riuniscono a Merate con il desiderio di discutere temi importanti di attualità. U n’Associazione di Promozione Sociale, o, più semplicemente e concretamente, è un gruppo di giovani mossi dalla voglia di creare e trovare uno spazio di confronto dove poter approfondire e discutere le tematiche sociali, culturali e politiche con le quali ogni cittadino responsabile è chiamato a rapportarsi. Si tratta di “Cambiamenti”, gruppo che ultimamente sta facendo parlare di sé, soprattutto perché nasce dalla buona volontà e dal forte senso civico dei sei giovani fondatori, tutti studenti universitari: Elia Aureli, Giorgio Bonanomi, Federico Carolla, Matteo Laffi, Marta 17 Mandelli, Francesco Silva. Attualmente frequentano le facoltà di Giurisprudenza, Medicina, Economia, Lettere ed Ingegneria in diverse Università milanesi. “Gli altri soci e simpatizzanti sono, invece, per lo più giovani ragazzi delle superiori e universitari – spiega Marta Mandelli, la voce femminile Gennaio 2014 del gruppo fondatore -. Ognuno, oltre allo studio, ha le proprie passioni e i propri impegni. Tutti, però, riusciamo a trovare, e siamo ben felici di farlo, qualche ora a settimana da dedicare all’associazione”. Da quando esiste CambiaMenti? L’associazione CambiaMenti è stata fondata il 19 aprile 2013, formalmente. Ovviamente, l’idea e i preparativi duravano già da mesi. I sei soci fondatori hanno frequentato tutti la stessa scuola, il liceo scientifico M.G.Agnesi di Merate e lì, tra una lezione e l’altra, è nata la prima idea di organizzare una rassegna stampa settimanale. Usciti dal liceo, mancando uno spazio fisico in cui trovarsi, abbiamo deciso di aprire un blog Sblogghiamoci. Ma questo non ci bastava. Abbiamo, così, deciso di incominciare a organizzare eventi e trovarci ogni venerdì sera a discutere di attualità. Il gruppo pian piano si è allargato e, nel frattempo, è nata la necessità di costituirsi in modo ufficiale. Poi, finalmente, anche se un po’ stanchi della macchina burocratica che ci stava schiacciando (agenzia delle entrate, marche da bollo, soldi, codici fiscali, statuto…), il grande salto. Ce lo ricordiamo ancora quel momento: era una sera piovosa ed eravamo nella nostra sede, in via Don Minzoni a Merate. Si è trattato di compilare moduli, per lo più, ma in cuor nostro vedevamo coronato un piccolo sogno e soprattutto vedevamo nascere lo strumento per compiere i nostri progetti. Da nel tempo, è diventato un lì poi tutto ebbe inizio. punto di riferimento, non solo per noi, ma anche per una Che intento ha buona parte delle attività CambiaMenti? culturali del meratese. Forse per rispondere a questa domanda può essere utile Qual è la vostra idea di citare l’articolo 8 del nostro società? statuto: “CambiaMenti, Abbiamo idee diverse tra di attraverso l’organizzazione di noi. C’è chi è più vicino a certe attività ed iniziative rivolte soluzioni ai problemi alla collettività, intende economici e sociali del nostro smuovere le coscienze al fine Paese, chi, invece, propende di costruire idee dettate dai per alternative differenti. principi di legalità, etica e Crediamo che l’importante sia responsabilità per permettere, argomentare i propri pensieri soprattutto ai giovani, di cercando di partire da dati formare una società migliore reali e concreti. Questo per il futuro, superando i dovrebbe essere l’approccio di preconcetti ideologici del chi vuole ragionare “in passato, dettati dall’ignoranza grande”. La società che e volti più alla tutela di sogniamo è aperta, dinamica; interessi particolari che al un luogo dove poter miglioramento complessivo scommettere sui propri sogni e della società.” dal quale ricavare stimoli sempre nuovi. Ci piacciono il Sembra che solo le grosse movimento e la possibilità di città possano catalizzare costruire qualcosa, per noi e iniziative culturali di un per gli altri. certo livello. Ma voi venite da vari paesi, anche piccoli Come è possibile migliorare della Brianza… l’Italia? E’ singolare il fatto che Anche qui le sensibilità sono l’associazione sia di Merate e diverse, ma esistono linee trovi in questo paese e nei guida comuni. Per esempio, dintorni il terreno sul quale pensiamo che nel nostro Paese operare, mentre i soci sia necessario che ognuno si fondatori vivono in altri paesi assuma le proprie della zona (Robbiate, Verderio, responsabilità: ad ogni livello, Usmate, Cernusco). Anche i qualsiasi sia l’attività che si nuovi soci che negli ultimi svolge all’interno della società. mesi si iscritti provengono per A questo si collega il tema del lo più da altri paesi della bene comune, non un formula Brianza. Crediamo che ciò sia retorica ma una vera e propria dovuto al nostro carattere urgenza culturale. Il “liceocentrico”. Non solo i “pubblico”, il “comune” sono fondatori, ma anche gran concetti da riportare in primo parte dei soci, infatti, proviene piano. Anche il merito è dal Liceo Agnesi di Merate che, importante: noi giovani 18 Gennaio 2014 dobbiamo capire che dobbiamo essere intraprendenti, dobbiamo avere il coraggio di metterci in gioco in prima persona; questo perché il tempo delle facili opportunità è passato e non tornerà più: dobbiamo lottare proprio perché abbiamo l’energia e l’entusiasmo per farlo, e saremo noi a uscirne più forti. Che tipologie di eventi organizzate? Finora abbiamo organizzato delle conferenze su alcuni temi di attualità. Di grande successo è stata la nostra prima serata con Roberto Napoletano, direttore de Il Sole 24 Ore, con il quale abbiamo parlato di giovani, economia, politica ed Europa. Siamo poi stati citati e ricordati nel suo consueto piccolo editoriale domenicale, il cosiddetto memorandum. Di successo è stato anche un ciclo di tre appuntamenti sul tema della mafia al Nord, con ospiti di Musica : spicco come il prof. Nando Dalla Chiesa, il giudice Nobili, il giornalista Portanova o la senatrice Ricchiuti. Altrettanto soddisfacente la serata con due giovani scienziati, l’astronomo Luigi Guzzo e la ricercatrice Giulia Grazia. Altre nostre iniziative sono state un progetto in collaborazione con altre associazioni tra Monza e Lecco, LEMONET, sul tema dei giovani. Non possiamo dimenticare i nostri venerdì sera: ci riuniamo nella nostra sede assieme agli altri soci, simpatizzanti, amici, conoscenti e chiunque abbia voglia di parlare di attualità, giovani, cultura. Tra alti e bassi arriva anche qualche soddisfazione. sfida coinvolgere i giovani come noi in questi discorsi. Tuttavia ci siamo accorti che, quando scatta la scintilla, saltano fuori discorsi e ragionamenti molto interessanti. A noi giovani manca spesso la fiducia in noi stessi, nei nostri mezzi e nelle nostre capacità; in questo dovremmo migliorare. Non ci sono ragionamenti “troppo alti” o irraggiungibili. Con curiosità e interesse tutto è affrontabile. Per questo ci piace ragionare su temi economici, sociali e culturali in genere: è bello scoprirsi ad approfondire tematiche altrimenti ritenute lontane o estranee al discorso quotidiano. Ragionare di Italia e di società è un dovere per chi sarà chiamato a ricostruire ciò che vediamo ogni giorno Riuscite a coinvolgere le andare in rovina. persone in una riflessione seria sull’Italia in cui Chiara Borghi 1B viviamo? È possibile? Si ringrazia Marta Mandelli Certo che è possibile. Non è per la pazienza e la scontato, ma è possibile. E’ una collaborazione - Born Free – Dr Brian May & Kerry Ellis, Alice Lombardo - Fu soltanto amore puro, Martina Girardi - La meglio gioventù – Vayn, Giovanni Colpani Dr Brian May & Kerry Ellis 17 Luglio 2013, Auditorium di Milano. Dopo aver preso all’ultimissimo momento uno Il concerto di una vita dei pochi biglietti rimasti, finalmente posso sentire dal vivo Brian May, chitarrista dei Queen. È da ormai diciotto 19 anni che li ascolto e agogno invano di sentirli dal vivo, rimpiangendo di vivere in questi fo***** anni 2000 e non Gennaio 2014 negli anni ’70-‘80, ed ora un pezzettino del mio sogno può avverarsi. Maglietta dei Queen rigorosamente addosso e via con l’esagitazione e il delirio pre-concerto-della-mia-vita che dopo due sole ore lasceranno spazio alla depressione post-concertodella-mia-vita (“ora posso anche morire”). Qualche minuto dopo le nove si spengono le luci e i protagonisti della serata salgono sul palco per una delle diverse date italiane del loro Born Free Tour. Diversamente da tutti i concerti ai quali sono andata, e fidatevi, ne ho visti tanti, l’ingresso degli artisti non è stato accolto dalle millemila urla delle ragazzine e dei ragazzini in delirio, ma da un’unica, immensa, interminabile standing ovation accompagnata da lacrime silenziose che parlavano dell’emozione dei fan storici dei Queen - età media 50 anni! - che impedivano a un Brian sicuramente abituato, ma in qualche modo sorpreso e imbarazzato, di parlare o poter dire qualsiasi cosa. Una volta terminato l’applauso, cantante ma soprattutto chitarrista hanno incominciato a parlare con un ridicolo italiano che ha fatto sorridere tutti, subito prima di incominciare la lunga e diversificata scaletta della serata, composta interamente da canzoni acustiche con l’aggiunta del piano qua e là ed eseguita da un Brian May in forma come ai tempi d’oro. Accompagnato dalla voce melodica di Kerry Ellis, il chitarrista ha reso omaggio agli intramontabili Beatles, la sua band preferita, con Something, ha dato spazio a cover inaspettate, come I Who Have Nothing, ballad originariamente italiana, I’m Not That Girl, dal musical Wicked a cui la cantante ha partecipato, le classiche Dust In The Wind dei Kansas e Knockin’ On Heaven’s Door di Bob Dylan e infine Born Free, dal cui titolo deriva il nome del progetto sostenuto durante il concerto per la salvaguardia dei leoni, sempre più rari nei paesi dell’Africa. Nonostante la partecipazione del pubblico non sia mai effettivamente mancata, il culmine dell’attenzione è stato ovviamente raggiunto durante l’esecuzione acustica di alcuni brani dei Queen che ormai sono diventati un classico e dei pilastri immancabili della storia della musica. Passando da Somebody To Love, i cui cori sono stati interamente eseguiti dal pubblico, a Life Is Real, la cui dedica originaria da parte di Freddie Mercury a John Lennon è stata sostituita con un’altra allo stesso Freddie, da ’39 alla più carica Tie Your Mother Down, dalla ormai scontata, sentita e risentita We Will Rock You al requiem, se così si può definire, per Freddie, No One But You, per finire con Crazy Little Thing Called Love (READY FREDDIE), per una chiusura di serata col botto. Quando ci sono questi concerti “revival”, di solito è facile rimanere delusi: con un solo 20 componente di un gruppo di quattro e per di più ormai un vecchietto, sebbene arzillo, c’è il rischio che le canzoni originali vengano stravolte o emulate in modo catastrofico, soprattutto per quanto riguarda l’inimitabile e insuperabile voce di Freddie Mercury. E INVECE NO. Brian May e la sua leggendaria chitarra home-made hanno letteralmente spaccato, accompagnati dall’eleganza e raffinatezza della voce di Kerry Ellis, interprete del musical londinese We Will Rock You e quindi già proveniente dal mondo dei Queen. Privi di qualsiasi sfumatura di delusione, i pezzi dei Queen sono stati eseguiti a mio parere egregiamente e impeccabilmente, e questo non riguarda solo Brian May, a cui ormai gli accordi di ciascuna singola canzone usciranno dalle orecchie, ma anche Kerry Ellis, che ha saputo interpretarli e cantarli con una sicurezza e un’eleganza ammirevoli, facendo emergere da questi la loro raffinatezza e semplicità, attribuendo loro emozioni e sensazioni diverse da quelle suscitate dall’esecuzione dei Queen al completo con la voce di Freddie e superando quindi a pieni voti la prova dopo aver scavalcato qualsiasi pregiudizio. Unico neo: The Kissing Me Song, canzone originale scritta dagli stessi May e Ellis, a mio parere un po’ scontatuccia, simile alle canzoni del duemila create appositamente per vendere, orecchiabili e commerciali. Ciò Gennaio 2014 Conferma che la musica dei tempi antichi non riuscirà mai ad essere superata neanche dagli stessi che l’hanno creata. P.S.: se non conoscete i Queen, fuggite prima che possa venire a cercarvi!!! Alice Lombardo III E I n questo periodo sono riiniziati i talent show più noti in TV: Amici ed X Factor. Da questi programmi ogni anno esce come vincitore un ragazzo che tenta di aprirsi una strada nella musica italiana. Ed è proprio di uno di questi artisti, nati da un programma televisivo, che vi vorrei parlare oggi. Si tratta della cantante salentina Alessandra Amoroso. Alessandra, conosciuta dai fan come Sandrina, debutta vincendo l’8° edizione di Amici, nel 2009, con il singolo Immobile. Ripercorriamo ora insieme la sua carriera. Alessandra nasce a Galatina, in provincia di Lecce, il 12 Agosto 1986. Sin da piccola presenta grande interesse per il canto partecipando a diverse competizioni locali. A 17 anni partecipa ai provini di Amici dove, dopo aver superato diverse prove, viene scartata. Entra nella scuola di Amici nel 2009, nell’ ottava edizione, vincendo con il singolo Immobile. Pochi giorni dopo il successo, pubblica il secondo singolo Stupida. Dopo l’uscita dalla scuola di Amici pubblica il suo primo album: Stupida, il 10 aprile 2009. Nel settembre 2009 pubblica il secondo album, Senza Nuvole, anticipato dal singolo Estranei a Partire Da Ieri. Si tratta di un CD comprendente 10 tracce e nell’estate 2010 viene certificato triplo disco di platino. Nel settembre 2010 esce il terzo album: Il mondo in un secondo, anticipato dal singolo La Mia Fu soltanto amore puro Storia Con Te. L’album comprende 13 canzoni tra cui Urlo e Non Mi senti, canzone scritta da Francesco Silvestre (Modà). Anche quest’album viene certificato triplo disco di platino. Il 5 dicembre 2011 esce un nuovo disco: Cinque passi in più anticipato dal singolo È vero che vuoi restare. L’album comprende 2 CD: uno contenente 5 inediti, da cui prende il nome l’album, l’altro contenente 19 tracce live registrate durante il “Mondo in un secondo Tour”. Nel marzo 2012 Alessandra partecipa all’edizione di Amici Big: edizione a cui partecipano nove artisti usciti dalla scuola e poi divenuti famosi. Anche a questa edizione di Amici Alessandra esce come vincitrice. A pochi giorni dalla vittoria, nel maggio 2012, pubblica il nuovo album Ancora di più_Cinque passi in più. Si tratta del riadattamento dell’album precedente più tre nuovi brani. Questa a grandi linee è la carriera di Alessandra Amoroso, una commessa con un grande sogno: cantare!!!! Dopo l’uscita dell’ultimo album Alessandra ha studiato due mesi negli USA, a Los Angeles, e per un lungo periodo a Milano. In questo anno ha studiato gospel e ha lavorato per la produzione del suo nuovo album: Amore Puro. Amore Puro, album pubblicato il 24 settembre 2013, è stato probabilmente uno dei maggiori successi della cantante. L’album comprende 21 11 brani scritti e prodotti dal cantautore italiano Tiziano Ferro e da Michele Canova. Uno di questi brani è stato scritto dalla cantante stessa, il primo di tutta la sua carriera, si tratta del brano Da casa mia, nel quale Alessandra fa emergere tutte le emozioni e tutti i ricordi legati alla suo Salento. Lei racconta così la nascita del brano: "Stavamo ascoltando la base di questo brano e sia io che Tiziano Ferro ci siamo guardati in sintonia, perché ci ha ricordato casa. Tiziano Ferro mi ha dato quindi un compito, e cioè provare a scrivere qualcosa. Io non avrei mai pensato di riuscire a comporre una canzone, però tornando da Milano ho provato a scrivere qualcosa, e devo dire che sono riuscita a tirare fuori un bel po' di emozioni, di ricordi, di sensazioni, ovviamente aiutata da Tiziano Ferro". “Quando ero piccolina avevo un diario dove scrivevo le cose che non si potevano dire. Ho iniziato a scrivere Da casa mia basandomi su queste cose.” Quest’album è forse il più importante per Alessandra: il periodo a Los Angeles è stato per lei un momento di crescita. Con l’avvicinamento a Tiziano Ferro ha scoperto nuovi timbri della sua voce ed ora è Gennaio 2014 soddisfatta del suo lavoro, nonostante sia rimasta per lungo tempo lontana dai suoi fan, la sua Big Family. Ed è proprio a loro, la sua Big Family, che ha dedicato questo album, in particolare la canzone Amore Puro perché rappresenta il sentimento vero e l’affetto sincero che li unisce. Per Alessandra sono molto importanti i fan perché rappresentano per lei una seconda famiglia, l’hanno sempre sostenuta e amata. Lei ha una particolare caratteristica che la differenzia dagli altri cantanti: la lacrima facile. Lei infatti non perde mai l’occasione di emozionarsi: durante un’intervista, durante un concerto, cantando una canzone ma anche semplicemente facendo un autografo ai fan. È una caratteristica che sottolinea quanto lei creda in ciò che fa e quanto sia importante per lei il suo pubblico. Album: Amore Puro Tracce: 1. Da casa mia 2. Amore puro 3. Fuoco d'artificio 4. Starò meglio 5. Difendimi per sempre 6. Bellezza, incanto e nostalgia 7. L'hai dedicato a me 8. Non devi perdermi 9. Non sarà un arrivederci 10. Hell or high water 11. La vita che vorrei La meglio gioventù - Vayn “facebook.com/Vaynband youtube.com/vaynband soundcloud.com/vayn-band” – Dal retro del disco. H o sotto gli occhi e le dita un disco anomalo. Si tratta della demo di un gruppo semi-sconosciuto di Monza e dintorni, diciottenni circa. Non ho mai recensito una demo: sine studio nec ira ci provo. Oltre l'involucro di plastica, sulla copertina, un serpente nero si morde la coda, formando il simbolo dell'infinito: mi ricordo dell'ouroboros, il simbolo usato dagli stoici per esprimere la vita ciclica del mondo. Il gruppo si chiama Vayn, non ci sono altre specificazioni in copertina. Sul retro una citazione in francese da Baudelaire e ancora il serpente. All'ascolto le cinque tracce risultano tutto sommato piacevoli. The voice of the view, brano d'apertura, fila senza scossoni: rock potente che risveglia la mente, con un interessante gioco di pieni e vuoti fra strofa e ritornello. Niente di che però. La seconda traccia, Undone, è più enigmatica. Accordi dissonanti che richiamano atmosfere Radiohead, seguiti da una sfilza di riff melodici e potenti, con continui cambi di tempo, fino ad una strofa “da corsa” molto Police. Conclude il solito assolo di chitarra. Sorprendentemente il pezzo prende abbastanza, non si lascia scordare facilmente. Il terzo pezzo (Lydia) è ancora diverso dagli altri due: arpeggioni alla Police per una canzone d'amore molto radio friendly. Se fossimo negli anni '80. Sembra di ascoltare una capsula del tempo seppellita 22 nell'84, non una demo del 2013. Il quarto pezzo, Smiling eyes, fa il paio col primo: entrambi caratterizzati da un riff duro ma blueseggiante, con l'assenza della chitarra nella strofa che fa molto Nirvana. Il quinto e ultimo pezzo (è solo una demo), One More Time, mi svela finalmente il significato del serpentone nero: si tratta di un richiamo a Nietzsche. Il pezzo è velleitario nella musica, che vorrebbe decostruire una Canzonetta di Tchaikovskij per costruire un pezzo prog rock: il risultato è piuttosto confusionario, poco organico. Si apprezza lo sforzo e una certa complessità del lavoro, nonché le atmosfere oscillanti fra il prog dei Genesis e il rock dei Muse. Come giudizio complessivo direi che è un buon disco, con molte idee interessanti e del potenziale, non tradisce il suo Gennaio 2014 modico prezzo (solo 3 euro) e si lascia canticchiare qualche volta. Ci sono molti difetti comunque: le idee su suoni e atmosfere sono ancora poco chiare, alcuni musicisti non sono sempre precisi (il chitarrista per esempio), e anche l'insieme qualche volta si sfalda. Però chissenefrega, i difetti e le false partenze sono un po' nell'essenza delle demo, e a me piacciono così, quando escono dal garage a schitarrate e calci nel didietro, incazzati neri che se ne fregano della precisione. E poi la voce della cantante non è male ed è innovativa su quel genere (anche se alle volte non sembra molto convinta), e il bassista fa degli arpeggioni da pianoforte potentissimi. Giudizio: Provare per credere! Giovanni Colpani IIIE Curiosità Leggi strane negli USA C aro/a studente/essa, ieri ho dovuto fare una ricerca noiosa, ma così noiosa che alla fine anche il muro davanti alla mia scrivania mi sembrava di gran lunga più interessante degli argomenti che dovevo approfondire. Mentre stavo cercando delle informazioni, però, mi sono imbattuta per sbaglio (è stato davvero una casualità, non mi volevo distrarre!) in un sito di “leggi strane, leggi assurde, leggi obsolete riportate nei testi giuridici” che ha attirato da subito la mia attenzione. Devi sapere, caro lettore, che nel mondo esistono delle leggi alquanto strane. È vero che ce ne sono in tutto il mondo, ma in particolare c'è un Paese dove queste sono davvero assurde; e non stiamo parlando di uno staterello sfigato, nell'estremo sud dell'Antartide, ma di uno ben più importante, terzo in classifica per la popolazione (di circa 315 milioni di persone) e quarto per la superficie (9.83 milioni km²). Hai indovinato di quale si tratta? Ebbene si, stiamo parando proprio degli Stati Uniti d'America. Così io, ragazza concentratissima e con una voglia matta di continuare ad approfondire quegli argomenti fin troppo utili per la vita, che stavo facendo quella mia bella e appassionante ricerca, mi sono allora completamente distratta a leggere gli articoli di costituzione più strampalati che avessi mai sentito. Il sito riferisce che “purtroppo, non è stato possibile citare la data delle loro emanazione” ma ci dice anche che “questa non vuole essere una raccolta completa, ma una traccia per capire meglio l'evoluzione di una società dove tutto è permesso a meno che non sia espressamente vietato”. Per capire di cosa sto parlando, ecco alcune delle tante leggi che erano presenti, e spero che vi facciano spuntare un sorriso come è successo a me! 23 - (A New York City, i guidatori sono noti per essere matti, ma così è anche per i pedoni nello Stato di New York. La legge può essere parte del problema, infatti dice che..) Attraversare la strada distrattamente è legale, finché non lo si fa in diagonale. (Cioè, voi potete attraversare la strada fuori dal passaggio pedonale, ma non potete attraversarla diagonalmente.) - A Greene (New York), è illegale mangiare noccioline e camminare all'indietro sul marciapiede durante un concerto. - Ad Asheville (North Carolina), è illegale starnutire nelle strade cittadine. - In Pennsylvania, una speciale ordinanza di pulizia vieta alle casalinghe di nascondere immondizia e polvere sotto i tappetti di un'abitazione. - In Pennsylvania, una legge dello Stato proibisce di cantare nella vasca da bagno. Gennaio 2014 - In Oklahoma, le persone che fanno la "faccia brutta" ai cani possono essere multate e incarcerate. - In Oklahoma, alle donne è vietato farsi i capelli senza essere autorizzate dallo Stato. - A New York City, è illegale sbattere una scopa impolverata fuori dalla finestra. - In Alaska è ancora contro la legge guardare un alce da un aereo. - In Alaska, a Fairbanks, è illegale offrire birra ad un alce. - In Florida, se un elefante è lasciato legato ad un parchimetro, deve pagare la sosta come un qualsiasi veicolo. - In Florida, se una donna è single, divorziata o vedova, non può lanciarsi con il paracadute la domenica pomeriggio, la sanzione prevede multa e/o arresto. - Atlanta (Georgia): è illegale legare una giraffa ad un palo telefonico o ad un lampione. - A Chicago, Illinois, è illegale pescare in pigiama. - Sempre a Chicago, una legge vieta di mangiare in un luogo che è in fiamme. - È illegale in Louisiana rapinare una banca e poi sparare al cassiere con una pistola ad acqua. - A Baltimore, è illegale portare un leone al cinema. (... ovvio, qualcuno lo ha fatto!) - Maine (Waterville): è illegale soffiarsi il naso in pubblico, e anche prendere aragoste con le mani nude. - Ad Oxford, Mississippi, è illegale "creare disturbi non necessari". - A New York è illegale per ogni persona fare qualunque cosa contro la legge. (Per paura che ci sia qualsiasi confusione.) Se prima avevi il fantastico desiderio di trasferirti a Greene, nello stato di New York, e se per caso hai l'abitudine di mangiare noccioline e camminare all'indietro sul marciapiede durante un concerto, per prima cosa devo dirti che hai tutta la mia stima, ma ti consiglio comunque di lasciar perdere e di cercarti qualche altro posto dove andare a vivere, per esempio dove è vietato cantare nella vasca da bagno...! 24 Gennaio 2014 Sezione Scienza : I buchi neri sono considerati molto spesso come enormi vortici che risucchiano in breve tempo qualsiasi cosa capiti nei paraggi, e che siano molto rari. In realtà non è così. Recenti calcoli dimostrano che nella nostra galassia ce ne sarebbero oltre 20mila, una cifra enorme che ci fa pensare alla Via Lattea come ad un gigantesco scolapasta. Poiché non emettono radiazioni elettromagnetiche, le onde che ci permettono di identificare un corpo nello Spazio, restano paradossalmente gli oggetti più misteriosi e semplici del cosmo; perché sono descritti solo da massa, carica elettrica e rotazione. Poiché gli oggetti nello Spazio restano carichi di elettricità per ben poco tempo praticamente restano solo massa e rotazione. Spesso i buchi neri sono originati dalla morte di una stella di massa molto grande che, una volta finito il “carburante” collassa a causa della sua stessa gravità fino ad avere tutta la materia concentrata in un solo punto. Questo processo avviene anche con le stelle binarie, ovvero sistemi di due stelle l’una in orbita attorno all’altra [nella nostra galassia circa la metà delle stelle sono binarie]. In questi casi è molto più facile riconoscere un buco nero perché, quando una delle due stelle lo diventa, si vede l’altra stella che ruota intorno al … nulla! I buchi neri catturano da sempre l’attenzione di migliaia I buchi neri Gli oggetti più semplici del cosmo di scienziati ed eccitano l’immaginazione di centinaia di scrittori di fantascienza, ma nonostante tutto ciò su di essi sappiamo ancora ben poco. Per analizzarli prendiamo in esame ad esempio il buco nero GRS-1915+105, che si trova nella costellazione dell’Aquila [a circa 40mila anni luce dalla terra]. Questo buco nero spara getti di materia a velocità prossime a quella della luce. I getti però non arrivano dal buco nero ma dalla regione immediatamente prima del suo confine. Come ogni buco nero, anche questo ha una singolarità centrale, l’”orizzonte degli eventi” e la regione circostante. La singolarità centrale resta la parte più misteriosa dell’intero corpo, quello che si sa è che in quel luogo la massa dell’oggetto si concentra, raggiungendo, in teoria, una densità infinita. “L’orizzonte degli eventi” è la zona di non ritorno, il limite oltre il quale un oggetto non ha più la possibilità di invertire la marcia ed è destinato a precipitare all’interno del buco nero. Ciò che succede dopo nessuno lo sa, ma sappiamo che qualsiasi cosa finisca in un buco nero perde la propria identità: se un buco nero inghiottisse un panino al salame, un iPhone o una nube di gas, passato quel limite [che si trova a circa 10km dalla singolarità centrale] non potremmo più distinguerli. La regione circostante è la zona 25 nella quale corpi vari che vagano nello spazio giungono abbastanza vicino al buco nero, ma finché non oltrepassano “l’orizzonte degli eventi” non sono risucchiati senza via di scampo dal buco nero. Ci sono almeno due tipi di buchi neri: quelli primordiali e quelli nei nuclei delle galassie. I primi sono ipotizzati solo per via teorica e si sarebbero formati nei primi momenti di vita dell’Universo. Questi buchi neri sono molto curiosi: si è teorizzato che i buchi neri primordiali [se esistono] andrebbero a spasso anche per la nostra galassia ma sarebbero così piccoli e veloci che potrebbero attraversare il nostro pianeta senza produrre alcun danno! I buchi neri al centro delle galassie sono invece anche chiamati “supermassicci” poiché sono di massa molto grande, pari a quella di milioni o anche di miliardi di Soli. In questi casi il buco nero non nasce da un collasso di una stella ma da un accumulo di materia nella galassia che lo ospita, oppure il supermassiccio c’era già e la galassia gli si è formata attorno. Anche al centro della nostra galassia c’è un buco nero di questo tipo, e si chiama Sagittarius A*, ma possiamo stare tranquilli: è così lontano … Giacomo Palmaro IV A supervisione di Alessandro Colombo Gennaio 2014 Sport O LE 10 PARTITE PIÙ EMOZIONANTI DEL 2013 rmai capodanno è passato da un pezzo, ma di sicuro vi sarete accorti che questo numero del Bartolomeo è il primo del 2014! Penso quindi sia doveroso salutare l’anno appena concluso rivivendo le dieci partite di calcio più emozionanti, sorprendenti e elettrizzanti dell’anno scorso. Quante ve ne ricorderete? (rullo di tamburi…) 10: WBA 5 –5 Manchester Utd. L’ultima partita di Sir Alex Fergurson allo United, nonché l’ultima partita di Premier. Il clima spensierato genera una partita stupenda: dal 2-0 per i Red Devils al pareggio dei padroni di casa, passando per il nuovo vantaggio del Manchester (5-2) per finire al clamoroso pareggio finale: 5-5 spuntarla 3: Bayern Monaco 7–6 Chelsea 7: Real Madrid 1–2 Atletico (d.c.r.). Alla fine di agosto Madrid. Il derby di Madrid, nonché la finale di Coppa del Re, regala ai “cugini poveri” dell’Atletico una vittoria storica. Tutto si decide nei supplementari: dopo l’1-1 nei 90 minuti (gol di Cristiano Ronaldo e Diego Costa), è Miranda, un difensore, che porta al trionfo i biancorossi 6: Manchester City 6 – 3 Arsenal. Un’altra partita della Premier che ci regala emozioni forti: alla fine a spuntarla sono i Citizens, che negli ultimi venti minuti si scatenano. Migliore in campo: Fernandinho, brasiliano che fino a giugno giocava in Ucraina, nello Shakhtar Donietsk 5: Svezia 2–3 Portogallo. 9: Italia 4 – 3 Giappone. Nella Qualificazioni per i Mondiali Confederation Cup giocatasi lo scorso giugno, l’Italia decide di prendersi una vacanza e in avvio il Giappone sembra la Spagna. Nel finale però i nostri si risvegliano, e i piccoletti Giovinco e Giaccherini (entrambi non superano i 165 cm) fanno i giganti. Un rigore decisivo di Balotelli fissa il punteggio sul 4-3. 8: Torino 3 –5 Napoli. A marzo le due formazioni danno vita ad un incontro bello quanto altalenante. La tempesta di gol arriva nel secondo tempo: alla fine il Napoli, grazie alla tripletta di Dzemaili (un mediano!) e alla doppietta di Cavani nel finale, riesce a 2014, Svezia contro Portogallo ossia Ibra contro C. Ronaldo. Entrambi danno spettacolo, ma alla fine a uscire vittorioso è il portoghese, che con una splendida tripletta porta in Brasile, rendendo vana la doppietta del collega 4: Inter 4 –1 Tottenham. Dopo il 3-0 subito a Londra, l’Inter deve tentare il ribaltone, e per poco non ci riesce. Dopo 90 minuti è 3-0 (con Cambiasso che al 90esimo sciupa la palla del k.o.), e si va ai supplementari, dove Adebayor rovina i sogni interisti: 3-1. A nulla serve il 4-1 di Alvarez, anche perché nel finale Ranocchia tira alle stelle da davanti alla porta 26 Guardiola e Mourinho si contendono la Supercoppa Europea. Dopo 90 minuti è 1-1, e nei supplementari il Chelsea sembra trionfare con un gol di Hazard. Al 120’, con il gol di Martinez, il Bayern riesce però a pareggiare. Ai rigori l’errore di Lukaku è fatale per gli inglesi, e così Guardiola può alzare il primo trofeo conquistato. 2: Bor. Dortmund 3 – 2 Malaga. Quarti di finale di Champions League, dopo lo 0-0 dell’andata le due squadre si giocano la semifinale. 1-1 alla fine del primo tempo, partita tranquilla, ma a dieci dalla fine il Malaga si porta in vantaggio con Eliseu. Se al minuto 89’ il risultato è lo stesso, nel recupero i gol di Reus e Santana (il secondo in netto fuorigioco…) portano in paradiso i tedeschi Ed ecco la numero 1: Fiorentina 4 –2 Juve. Eh sì, la partita più emozionante si è giocata in Italia! Le due squadre non si amano, se poi mettiamo che i viola non battevano la Juve al Franchi dal ’99, la partita ha il sapore dell’impresa. E pensare che al 60’ minuto i bianconeri vincono 2-0 (Tevez e Pogba) e il match sembra chiuso: ma basta un lampo di Rossi e i viola rimontano. Alla fine sarà 4-2, con quattro gol in venti minuti e tripletta di Pepito. Il resto è presente, con una Juventus troppo forte per tutti che vola verso lo scudetto. Gennaio 2014 Giochi: 27 Vignette Gennaio 2014 28 Gennaio 2014 29 il Bartolomeo Gennaio 2014 Il giornale degli Zucchini DIRETTORE: Alice Pennino 3D Vicedirettori: Chiara Borghi 1B Andrea Talarico 2C GRAFICA: Beatrice Battistini 1B Andrea Talarico 2C COLLABORATRICE: REDATTORI: Giacomo Palmaro 4A (caporedattore) Alberto Pessina 4B (caporedattore) Paolo Leone 4B Rebecca Caniatti 4B Carlotta Mascheroni 4B Costanza Cerrano 4B Ludovica Allevi 4B Bianca Mapelli 4B Alessandra Zane 4C Alessia Mazzotta 4C Fabio D'Aguanno 4C Laura Cecchetto 4C Riccardo Fazio 4C Sara Tozzi 4C Francesca Gargioli 4D Ester Melchiorre 4E Martina Girardi 4E Serena Altare 5A Elena Gargioli 5D Andrea Missaglia 1A Alessandra Masetto 1A Erica de Matteo 1B Rachele Vergani 1D Federica Panzeri 1D Giorgia D'Aversa 1E (caporedattore) Claudia Quagliarini 1E (caporedattore) Tommaso Filippo Morlini 1E Diana Bettin 1E Bianca Burini 3A Alice Casiraghi 3A Simona Pronestì 3D Giovanni Colpani 3E Lorenzo Secondin 3E Andrea Jacopo Freri 3E Alice Lombardo 3E Alessandra Mansueto 3E Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo (collaboratori, insegnanti ed operatori scolastici). Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo inviando un suo articolo all’indirizzo mail [email protected] Chi desidera inviare un messaggio alla rubrica “Quorinfranti” può farlo inviando una mail all’ indirizzo sopracitato. I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it