Hilfsmittel - Gymnasium Muttenz

Transcrição

Hilfsmittel - Gymnasium Muttenz
GYMNASIUM MUTTENZ
Maturitätsprüfungen 2012
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Schwerpunktfach Italienisch
Klasse 4I
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Examinator:
Experte:
Hilfsmittel:
Der Gebrauch eines zweisprachigen Wörterbuches ist
während der ganzen Prüfung erlaubt.
Gewichtung:
Übersetzung
2/6
Textverständnis 1/6
Aufsatz
3/6
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Primo Levi wurde 1919 in Turin geboren, wo er das Gymnasium und die
Universität besuchte und einen Abschluss in Chemie erlangte. Nachdem er
sich aus beruflichen Gründen in Mailand niedergelassen hatte, organisierte
er mit einigen Freunden eine kleine Partisanengruppe. Aufgrund eines
Verrats wurde er jedoch sehr bald festgenommen. Hätte er bei seiner
Festnahme gesagt, er sei lediglich Partisane, wäre er wahrscheinlich sofort
erschossen worden. Da er seine jüdische Herkunft preisgab, wurde er,
zusammen mit 650 Gefangenen nach Auschwitz deportiert. Von dieser
Gruppe war er einer der wenigen Überlebenden.
Im Januar 1945 wurde er von russischen Truppen befreit und erst nach
einer zehnmonatigen Odyssee, die ihn durch halb Europa führte, gelang es
ihm, in seine Heimatstadt Turin zurückzukehren.
Nachdem er seine Arbeit als Chemiker wieder aufgenommen hatte,
wurde 1947 die erste Ausgabe seines berühmtesten Buches „Se questo è
un uomo“ veröffentlicht. Dieses Werk mit seiner klaren und tragischen
Schilderung der Monate, die er in Auschwitz verbracht hatte, wühlt die
Gemüter seiner Leserinnen und Leser heute noch auf.
Bis 1975 arbeitete Levi als Direktor eines chemischen Betriebs. Nach
seinem Entschluss, sich pensionieren zu lassen, stand er diesem Betrieb für
weitere zwei Jahre als Berater zur Seite. Ab 1977 betätigte er sich ausschließlich als Schriftsteller. In seiner intellektuellen Tätigkeit beschränkte er
sich keineswegs auf die Aufarbeitung seiner Erlebnisse im Konzentrationslager: Immer wieder nahm er öffentlich Stellung zu Fragen der nationalen
und internationalen Politik. So kritisierte er 1982 die offizielle Politik Israels,
die das Massaker in den palästinensischen Flüchtlingslagern Sabra und
Chatila zuließ.
Am 11. April 1987 starb Primo Levi in seinem Haus in Turin. Man hat nie
erfahren, ob es sich um einen Selbstmord oder um einen Unfall handelte.
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Quando l’umanità perderà la memoria
Esce dall’editore Fandango un saggio di Alessandro Piperno: con la
3 morte dell’ultimo sopravvissuto, l’Olocausto rischia di essere dimenticato.
6 E’ ogni istante più vicino il giorno in cui l’ultimo sopravvissuto della Shoah
scomparirà dalla faccia della Terra. Probabilmente sarà uno di quei bambini (ormai diventato vecchio) che, con occhi smarriti dalla rassegnazione
9 ancor prima che dal terrore, mostra i numeri incisi sul polso alle cineprese
degli Alleati. Sì, uno di quei bambini, quasi indistinguibili dai suoi compagni di sventura, che riappaiono in tv ogni fine gennaio, nella settimana
12 durante la quale, non senza qualche ipocrisia, usiamo commemorare i
milioni di vittime del genocidio.
Con la scomparsa dalla faccia della Terra dell’ultimo internato, non ci
15 sarà più nessun essere umano capace di testimoniare con il proprio
corpo, con il proprio spirito, con il proprio cervello, con il proprio sangue
quello che successe in Europa centrale più di mezzo secolo fa. Da quel
18 momento in poi i testimoni verranno sostituiti dai figli e dai nipoti. Verrà
affidato a loro il compito di tramandare ai posteri il dolore inumano patito
dai genitori scomparsi. Toccherà ai figli essere intervistati. Andare nelle
21 scuole. Parlare nelle pubbliche commemorazioni. Toccherà a loro tentare
di raccontare. Naturalmente, non avendo una memoria diretta, dovranno
contentarsi di narrare ciò che è stato loro narrato dai genitori. – E’ sen24 sato, tuttavia, immaginare che questi figli di deportati proveranno un certo
imbarazzo nel parlare di ciò che non hanno vissuto.
Primo Levi, nel suo libro più tragico “I sommersi e i salvati” sostiene
27 che i sopravvissuti non hanno alcun diritto di parlare a nome di chi è stato
ucciso.
Dato che la memoria non può che essere individuale, e dato che
30 ogni testimonianza indiretta non ha niente a che fare con la memoria, il
giorno dopo la morte dell’ultimo perseguitato dalla furia nazista, l’umanità
dovrà fare i conti con la propria incapacità di ricordare e con l’invincibile
33 forza del dimenticare. Da quel giorno in poi la Shoah inizierà a trasformarsi in qualche altra cosa. Gli sforzi delle istituzioni di mantenere viva la
fiamma della commozione si riveleranno vani. Perché gli uomini sono fatti
36 in modo da provare commozione solo per ciò che li riguarda direttamente.
E se un individuo è capace di immedesimarsi nella tragedia successa a
un genitore, a uno zio o a un nonno, egli incontrerà qualche difficoltà a
39 solidarizzare con un parente lontano.
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Tutto questo porterà all’ipotesi che, nel corso di poche generazioni,
la Shoah diventi un fantasma, ovvero qualcosa di non immediatamente
intellegibile?
A onor del vero, bisogna dire che qualsiasi studente della nostra
epoca, provvisto di buon senso e di empatia, prova orrore, commozione e
sdegno leggendo un libro come “Se questo è un uomo” di Primo Levi. C’è
da chiedersi però se tra un paio di secoli l’effetto prodotto sul lettore da
tale libro sarà lo stesso. O se quelle terrificanti pagine non corrano il rischio di essere consultate con lo stesso spirito con cui noi oggi leggiamo
le cronache del famoso terremoto di Lisbona nel 1755. Di certo la tecnologia fornirà un aiuto prezioso alla memoria: le migliaia di immagini archiviate continuano a esercitare su di noi un’attrazione ipnotica. Ma chi può
rassicurarci sul fatto che lo studente del ventitreesimo secolo si sentirà
ancora toccato da queste immagini? E che sarà ancora in grado di riconoscersi negli uomini che commisero e che subirono quelle orribili atrocità?
Si è spesso detto che l’interesse di alcuni degli ex internati nei campi
di sterminio a raccontare e riraccontare ciò che avevano subito (naturalmente ci sono anche ex internati che hanno scelto, con gesto non meno
dignitoso e non meno comprensibile, l’opposta via del silenzio), derivasse
soprattutto dal timore che certe atrocità potessero ripetersi. La Memoria
come ammonimento, quindi.
Ma siamo proprio sicuri che sia questa la ragione per ricordare
quanto è successo? – Primo Levi scrive: “Quasi tutti i reduci, a voce alta
o nelle loro memorie scritte, ricordano un sogno che ricorreva spesso
nelle notti di prigionia, vario nei particolari ma unico nella sostanza di essere tornati a casa, di raccontare con passione e sollievo le loro sofferenze passate rivolgendosi a una persona cara, e di non essere creduti,
anzi, neppure ascoltati. Nella forma più tipica (e più crudele),
l’interlocutore si voltava e se ne andava in silenzio.” Se è vero che non
c’è esperienza individuale che sia totalmente comunicabile, ciò è ancora
più vero quando l’esperienza che vuoi raccontare è così spaventosa. –
L’inesprimibilità di una tragedia è parte stessa della tragedia.
Tratto da: Alessandro Piperno, Corriere della Sera, 14 luglio 2012
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B Domande sul testo di Alessandro Piperno. – Risponda con parole
proprie.
1. Gli ultimi sopravvissuti dell’Olocausto ormai stanno morendo da anziani.
Queste persone come vengono descritte al momento della loro liberazione?
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2. La memoria – dice Piperno – può essere solo individuale, di conseguenza “ogni testimonianza indiretta non ha niente a che fare con la memoria.” Questo fatto che cosa significa per le persone (figli e nipoti di deportati) che parleranno pubblicamente dell’Olocausto senza averlo vissuto direttamente?
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3. In che senso la tecnologia potrà forse aiutare le persone di generazioni
future a non dimenticare l’Olocausto?
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4. Si ripete spesso – senza esserne sicuri – che il raccontare ciò che è
successo nei Lager abbia una ragione ben precisa. Quale?
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5. Il sogno di cui parla Levi rende ancora più terribile la tragedia vissuta
dagli internati. Perché?
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C Componimento
Svolga uno dei quattro componimenti proposti (400 – 450 parole). Conti le
parole!
1. L’Olocausto potrà mai essere dimenticato?
2. I sentimenti che ho provato leggendo il libro “Se questo è un uomo”
3. Questa benedetta e maledetta facoltà di saper dimenticare!
4. Ci saranno anche in futuro delle atrocità comparabili all’Olocausto?
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