da Casa Madre - Missionari della Consolata

Transcrição

da Casa Madre - Missionari della Consolata
da Casa Madre
Anno 90 - N. 2 - Febbraio 2010
Istituto Missioni Consolata
Perstiterunt in Amore Fraternitatis
Gabrielle Gendron, Icone du B. Joseph Allamano, Collezione privata, 2010
Editoriale
P. Giuseppe Ronco
Nell’anno in cui il Beato Giuseppe Allamano è nostro protettore, e nel mese in cui si celebra la data
del suo dies natalis, mi è sembrato bello ripubblicare la poesia che P. Olindo Pasqualetti compose in
onore del P. Fondatore. Essa è tratta dall’opera omnia del nostro celebre confratello latinista, Gemina
Musa, 291, ed esprime l’affetto che P. Olindo aveva per chi gli era Padre.
Editoriale
INSTITUTORI SODALIUM A
CONSOLATA NUNCUPATORUM
2
AL FONDATORE DEI MISSIONARI
DELLA CONSOLATA
Olindo Pasqualetti, Gemina Musa, 291
Trad. Federico Civilotti
Auctor es noster, pater et magister,
debitae Ioseph vir onuste laudis,
qui doces multos pia veritatis
nuntia ferre.
Sei Fondatore, sei maestro e padre;
Giuseppe, ricco di dovuta lode,
che insegni a molti ad annunziar la voce
viva del vero.
Resque quid dicam quot in hoc labore
gesseris, tecum socians in unum
hoc opus plures homines per orbem
ire paratos?
Dirò di quanto in questo tuo lavoro
hai operato, teco all’opra osando
altri chiamare a correre del mondo
pronti le strade?
Tu Dei verbi trahis Institutor
voce praecones, vacuas ut, aegra
in quibus tellus iacet, almus ignis
dissipet umbras.
Tu Fondatore, trai con la tua voce
del verbo i nunzi, perché l’ombre oscure,
ove la terra stancamente giace,
dissipi il lume.
Te patris lucens obeunte munus,
teque virtutis praeeunte signo,
quos cooptabas iterant salutis
verba sodales.
Svolgi il tuo ruolo lucido di padre,
e col vessillo di virtù precedi;
quelli che aduni, spargon le parole
della salvezza.
E tua duplex geminata, tamquam
prodiens proles, venit arbor: audens
hinc enim fratrum, sat et hinc sororum
rem gerit agmen,
quod Dei nomen ferat et Mariae,
spes, fides, vivax amor unde constet,
quodque divinam levet inter omnes
lampada gentes.
Dalla tua pianta, qual gemella prole,
duplice un’altra nasce, di fratelli
qui sorge e altrove sorge di sorelle
schiera operosa,
Quos, Pater Ioseph, generans superni
nuntios verbi facis et ministros,
ne vias intrent alias, memento
ducere firmus. Amen.
Giuseppe, Padre, i figli tuoi che rendi
della parola tu ministri e araldi,
guida, e allontana dal percorrer altre
strade diverse. Amen.
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di Dio a gloria, a gloria di Maria,
donde speranza, donde è fede e amore,
alzan fra tutti i popoli di luce
lampada ardente.
Il morente sorrise e poi rivolse lo sguardo al
quadro della Madonna che aveva accanto. Morì
di polmonite il 16-2-1926. Appena la notizia si
diffuse per la città tanti torinesi esclamarono: “È
morto il santo della Consolata”.
Ai funerali dell’Allamano prese parte una
fiumana di gente. Fu seppellito nel cimitero di
Torino. Dal 1938 le sue reliquie sono venerate
nella cappella della casa madre dell’Istituto
da lui fondato. Giovanni Paolo II ne riconobbe
l’eroicità delle virtù il 13-5-1989 e lo beatificò
il 7-10-1990”. (Sac. Guido Pettinati SSP, I Santi
canonizzati del giorno, vol. 2, Udine: ed. Segno,
1991, pp. 189-198).
Editoriale
“Il 3-5-1925 Pio XI beatificò il Cafasso. Nel
vedere coronata da successo la sua iniziativa, Don
Allamano ritenne di “aver compiuta la sua missione”.
Durante la malattia che lo colpì il beato desiderava
rimanere solo per potersi concentrare nell’unione
con Dio. A chi pregava per la sua guarigione
ripeteva: “Solo questo io voglio, il compimento
della volontà di Dio”. Oppure: “Paradiso! Paradiso!
Oh, sì, fra poco vado alle nozze!” Al suo capezzale
accorse anche l’arcivescovo di Torino, Mons.
Giuseppe Gamba (+1928), più tardi cardinale.
Prima di benedirlo gli disse: “Caro canonico,
quella Madonna che lei ha custodito così bene per
43 anni, è sulla soglia del Paradiso che l’attende”.
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Cristo – Sommo Sacerdote
degno di fede (Eb 3,1-4,14)
Anno Sacerdotale
P. Afonso Osorio Citora
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Nell’articolo precedente abbiamo notato che
Paolo in Eb 2,17, attribuiva al sacerdozio di Gesù
due qualità: “misericordioso, (pistos) e degno
di fede” e che il v. 17 annunciava il tema della
seconda parte della lettera (3,1-5,10). Questa
seconda parte, però,(3,1-5,10) sviluppa il tema
invertendo le due qualità: prima parla di Cristo
come sommo sacerdote “degno di fede” (3,16), poi lo dice “misericordioso” (4,15-5,10),
inserendo una lunga esortazione parenetica (3,74,14). Ora noi ci concentriamo su “Cristo –
sommo sacerdote ,degno di fede”
L’Autore della Lettera agli Eb, nella sua
cristologia sacerdotale, dimostra, non senza
ragione, che Cristo è “pistos”. Già davanti a
questo aggettivo (“pistos”) troviamo alcune
difficoltà di traduzione di non poca importanza.
Cercheremo di risolverle con l’aiuto di alcuni
esegeti (Cfr. Vanhoye A., Gesù Cristo il mediatore
nella lettera agli Ebrei, Assisi 2007, pp 89-105).
Alla fine del capitolo 2, nel versetto 17, l’autore
dichiara. “Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli
per diventare Sommo Sacerdote misericordioso
e “pistos” per i rapporti con Dio”. L’aggettivo
“pistos”, usato tante volte in questa lettera, può
avere tre significati differenti, secondo i contesti:
1°: “pistos”significa “degno di fede”, “affidabile”,
“credibile”(Cfr. 1 Tm 1,15; 4,9; Ap 21,5; 22,6)
e (1 Sam 3,2). 2°: “pistos” significa “fedeltà”,
“fedele” (Eb 10,23). 3°: “pistos” significa
“credente” (Gv 20,17). Vedendo questi tre sensi,
Vanhoye afferma che l’aggettivo greco “pistos”
dovrebbe essere tradotto come “degno di fede” e
non “fedele” come fanno alcune traduzioni (Cfr
Bibbia di Gerusalemme o TOB). Per vanhoye non
può essere accettato il significato di “credente”
perché nessun testo del NT attribuisce a Gesù
l’azione di credere e, inoltre, le affermazioni in
Eb 2,17 e 3,1-2 si riferiscono a Gesù risuscitato,
situazione in cui la fede non ha più posto, essendo
stata sostituita dalla visione di Dio. In questo
caso, il testo greco avendo il participio presente,
dimostra l’atteggiamento presente di Gesù
che l’autore invita a considerare: Gesù doveva
“diventare sommo sacerdote misericordioso e
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pistos” (Eb 2,17); lo è diventato mediante la sua
passione (Eb 2,18). Se Cristo è sommo sacerdote
“degno di fede” i cristiani sono dunque invitati a
considerarLo come ormai è; egli è misericordioso
adesso; è degno di fede adesso.
Per confermare che Cristo è “pistos” nel senso
di “degno di fede” l’autore utilizza testi dell’AT:
Parlando di Mosè, Dio dice “Non capita cosi per
il mio servo Mosè: egli è il mio uomo degno di
fede (pistos) in tutta la mia casa” (Cfr Nm 12,68). In questo caso, Mosè appariva chiaramente
come “degno di fede per colui che l’ha costituito”
(Eb 3,2). In 1 Sam 3,28 si dice di Samuele che
fosse “degno di fede per il Signore”, vale a dire
“accreditato dal Signore”. Per il nostro autore
Gesù è “degno di fede”, “acreditato dal Signore,
come lo era stato Mosè, la cui fedeltà esemplare
venne attestata da Yahweh stesso in Nm 12,7,
un versetto che viene citato in Eb 3,5. Benché
tanto Cristo che Mosè siano stati degni di fede
nella casa di Dio, Cristo gode di una “gloria
maggiore” di quella di Mosè. Già prima il testo
ha attribuito gloria a Cristo sia nella sua qualità di
figlio preesistente (Eb 1,3), sia come colui che è
stato glorificato (Eb 2,9). Mosè fu degno di fede
solo come servo e Cristo lo fu come figlio. Si può
affermare che Mosè fu, nel vero senso del termine,
“in” quella comunità perché essa si estese a coloro
che professavano la fede antica e che vennero
evangelizzati (Eb 4,2), che costituirono esempi
della fede (Eb 10), e che sono “resi perfetti” con
i membri della nuova alleanza (Eb11,40). Si vede
che il raffronto tra Cristo e Mosè si basa sul fatto
che entrambi erano modelli di fedeltà.
Se nota dunque che la figura di Mosè ha uno
straordinario valore per i destinatari della lettera
agli Ebrei. Mosè è stato il servo della famiglia di
Dio. Fedele al suo Signore, ha guidato il popolo
dell’antica alleanza. Quando è venuto il momento
culminante della storia, Dio si è acquistato un
nuovo popolo (la chiesa) non più attraverso la
fedeltà di Mosè, ma attraverso quella del suo
Figlio, Gesù Cristo. Grazie a tale fedeltà è stata
suggellata, nel sangue del Cristo, un’alleanza
nuova.
Anno Sacerdotale
A Cristo, Sommo Sacerdote, “degno di
fede”, concerne la capacità di mettere il popolo
in relazione con Dio; il testo di Eb 2,17 lo dice
esplicitamente: “degno di fede per i rapporti con
Dio”. L’aggettivo “degno di fede” si rapporta
all’autorità della Parola di Cristo. Egli ci parla in
nome di Dio. La sua parola di Signore risuscitato
esige la nostra adesione di fede e la rende possibile.
Inoltre, è lui, in quanto sommo sacerdote, che
presenta a Dio la nostra professione di fede. Grazie
a lui, siamo uniti a Dio nella fede. Tale è il senso
suggerito dall’espressione di Eb 3,1.
Cristo è messaggero e sommo sacerdote della
nostra professione di fede (Eb 3,1); quando ci parla,
è “degno di fede” (Eb 3,2); la sua voce c’invita a
camminare verso il riposo di Dio (Eb 3,7-4,11).
La voce di Cristo può ugualmente farsi intendere
attraverso la predicazione dei suoi inviati (2 Cor
5,20). L’autore parlando, dice” “ricordatevi dei
vostri dirigenti, che vi hanno annunciato la Parola
di Dio; considerate come si è conclusa la loro vita
e imitatene la fede” (13,7).
Il discepolo anzi il sacerdote deve imitare la
fedeltà di Gesù. È questo il contenuto generale
delle tre esortazioni che sono presenti in questa
parte della lettera: Eb 3,12: “guadate che...”;
Eb 4,1: “Dobbiamo temere che ...”; Eb 4,11:
“Affrettiamoci dunque...”. Noi i sacerdoti come
discepolo del “Sommo Sacerdote” dobbiamo
essere “uomini degni di fede”.
“Degno di fede” dunque è una delle due
qualità fondamentali che un sacerdote, anzi un
missionario, deve possedere per agire come
mediatore tra Dio e gli uomini. Non si tratta di
una virtù individuale, come potrebbero essere
il coraggio o la temperanza, ma la fedeltà è in
relazione con tutta la persona, esprime la sua
capacità di relazione. Per questo motivo può
definire il sacerdote, perché la funzione di questo
consiste nello stabilire buone relazioni tra il
popolo e Dio. La funzione di mediatore richiede
una doppia capacità di relazione, relazione con
Dio e relazione con gli uomini. Cerchiamo
di essere anche noi degni di fede, nel nostro
ministero, nella nostra vocazione religiosa, per i
rapporti con Dio.
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Per l’Allamano
“La Messa è il tempo più bello della vita”
Allamano: Sacerdote della Nuova Alleanza
P. Francesco Pavese imc
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«La S. Messa è il tempo più bello della
nostra vita!». Queste sono parole spontanee
dell’Allamano, pronunciate mentre parlava
dell’importanza delle sacre cerimonie ai suoi
giovani all’inizio dell’Istituto. Era il 17 ottobre
1907. Proprio a motivo dell’insegnamento e della
testimonianza del Fondatore, nel nostro Istituto
la S. Messa è sempre stata ritenuta con ragione il
centro della vita spirituale, a cui si deve riservare
l’attenzione più profonda e il tempo più propizio
della giornata. L’Allamano sacerdote, nelle
celebrazioni liturgiche, aveva un comportamento
che possiamo definire “nobile” senza timore di
esagerare. Soprattutto nella celebrazione della S.
Messa, che per lui era «la prima, la più eccellente
e potente orazione […] che per essere degna
bisognerebbe che Dio stesso la celebrasse. È lo
stesso sacrificio della Croce».
In questo mese di febbraio, durante il quale
celebreremo la festa del nostro Padre, vi invito
ad ammirare il Fondatore sacerdote che celebra
l’Eucaristia. Non riporto i suoi pensieri su
questo tema (sarebbe troppi e meravigliosi e
sono conosciuti), ma solo qualche fatto e alcune
testimonianze.
Le sue Messe. Incominciamo dall’inizio.
Il Fondatore è stato ordinato il 20 settembre
1873. Il 21 era a celebrare la Prima Messa al
suo paese. Ecco che cosa raccontava anni dopo:
«Oggi è l’anniversario della mia prima Messa. In
quell’anno era la festa dell’Addolorata. Siccome
eravamo in settembre e non potevo rimanere in
seminario, andando a casa sono rimasto tutta
la mattina in chiesa, ho cantato la Messa, e poi
ho pregato il parroco che mi desse un po’ di
pranzo; i miei fratelli che avevano preparato un
grande pranzo si sono offesi, ma presto si sono
riconciliati». Fin da giovane questo era il suo stile.
Andava alla sostanza e non gli interessavano le
apparenze. Il suo famoso “senza rumore” anche
in occasione della Prima Messa!
E poi quante Messe! Conosciamo i suoi stati
d’animo quanto celebrava l’anniversario della
sua ordinazione. Per esempio: «Quest’oggi
è il 45° anniversario della mia ordinazione.
Quarantacinque anni di Messe!... Contatele un
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po’! Vedete, mai più credevo di potere celebrare
tante Messe!... E spero di celebrarne ancora tante
e poi in paradiso sarà una Messa continua».
L’apoteosi della sua Messa è stata in occasione
del 50° di ordinazione. Allora egli ha aperto
spontaneamente il suo cuore, permettendo ai suoi
figli e figlie di vedere dentro: «Dopo 50 anni di
Messa – ha confidato ai suoi giovani andati a
trovarlo alla Consolata - sono contento! Ho nessun
regret [rimorso] d’averla detta male, e questo
non lo dico per superbia, perché questa sarebbe
una santa superbia. Le cerimonie le ho sempre
compiute bene, e se per caso me ne sfuggisse
una, me ne accorgerei. E questo mi consola. Ho
tante miserie, ma la Messa ho sempre cercato di
celebrarla bene. Prima impiegavo 27 minuti, ora
ne impiego 28 o 30, e nella genuflessione voglio
andare fino a terra, proprio come faceva S. Alfonso.
La prima genuflessione mi costa, perché sento che
le gambe sono dure, poi le altre mi riescono più
facilmente».
Testimonianze entusiastiche. Le testimonianze
rilasciate da quanti hanno partecipato alla
celebrazione della Messa del Fondatore sono tante
e tutte entusiastiche. Si vede che emanava davvero
un flusso speciale mentre celebrava. Viveva il
“Mistero” in modo così intenso, che non poteva
nascondere la sua speciale partecipazione al
Sacrificio del Signore. La gente se ne accorgeva.
Ecco qualche testimonianze tra le tante: «Dopo
che fu sacerdote la sua passione eucaristica ebbe
per centro la Messa». «Aveva un modo di celebrarla
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Allamano: Sacerdote della Nuova Alleanza
pacato, tranquillo, senza movenze appariscenti;
portava un’esattezza impeccabile nel compimento
delle cerimonie e dimostrava un garbo da vero
santo». «La Santa Messa era il centro, il momento
più bello della sua giornata sacerdotale». «Il Can.
Allamano era Sacerdote di grandi virtù sacerdotali.
Era ammirabile nella pietà, che rifulgeva in modo
speciale nella celebrazione della S. Messa.
Nessuna cosa od occupazione lo dispensava
da una buona preparazione e da un fervoroso ed
accurato ringraziamento, che spesso prolungava
fino all’ammirazione di quanti lo avvicinavano».
«Per conto mio attesto che mi sono formato
allo spirito ecclesiastico anche solo nel mirarlo
a celebrare la S. Messa, nel vedere la sua
compostezza e fervore mentre pregava». «Io ebbi
la ventura di servirgli qualche volta la S. Messa
durante gli esercizi spirituali, ch’egli celebrava
nella piccola cappella di S. Ignazio. […]. La santa
Messa celebrata da lui era veramente un mistero
d’amore».
«Per molti anni prima della mia entrata in
religione, ascoltai la S. Messa alle ore sei, celebrata
dal nostro amatissimo Padre Fondatore. Mi sentivo
privilegiata di ascoltare la Messa di un santo; mi
pareva un serafino». «Sono stata alla Messa del can.
Allamano. Al tempo dell’elevazione sembrava che
andasse in estasi, sembrava che dovesse alzarsi da
terra, aveva perfino la faccia trasparente».
«All’elevazione era mia abitudine guardarlo,
perché gli veniva sempre un sorriso sincero come
se sorridesse a qualcuno». «Già avanzato in età,
non tralasciava mai una genuflessione; si vedeva
che la faceva a stento, eppure la faceva fino a
terra; solo al vederlo infondeva nell’animo un
qualche cosa di speciale». «Ho notato che nella
celebrazione sembrava un angelo».
Una testimonianza speciale. Non posso
tralasciare una testimonianza speciale, perché
dimostra come la celebrazione della Messa
del Fondatore esercitasse davvero un fascino
speciale. È stata rilasciata dal p. Antonio
Mellica, Barnabita, parroco di S. Dalmazzo in
Torino: «Una sera verso le 22 stavo vigilando
sull’andamento morale del mio teatrino, quando
un confratello mi annuncia che il Can. Allamano
è sotto in portineria per parlarmi. A quest’ora,
pensai tra me, quel buon vecchio! Cosa vorrà?
Discesi subito: m’informò della malattia grave
del Senator Avv. Palberti, mio parrocchiano: mi
disse di averlo confessato e mi pregò di portargli
il S. Viatico, ma non ancora l’Olio Santo. Presa
l’Ostia santa m’incamminai con lui, ed egli
volle accompagnarmi e poi farmi da chierichetto
durante la Comunione là, presso l’infermo. […].
Uscito dalla casa che era in via Consolata
N. 8 (ora distrutta) trovai modo di domandare
al domestico dell’Avvocato come mai il suo
padrone avesse richiesto il buon Canonico,
così vecchio, a quell’ora... Ed egli mi disse:
“Un giorno accompagnai, come al solito, il
mio padrone a passeggio per le vie di Torino ed
accadde come avveniva spesso, che passassimo
dinnanzi al Santuario della Consolata. Il mio
padrone che da molti anni non si accostava ai SS.
Sacramenti volle entrare e poi si avvicinò ad un
altare a cui si stava celebrando la S. Messa. Vi
stette fino al termine, poi uscimmo. Appena fuori,
il mio padrone che aveva seguito la celebrazione
con molta attenzione mi disse: “Chi è quel prete
che ha detto la Messa?” Ed io a lui: “Eh! Non lo
conosce? È il Sig. Rettore, Can. Allamano”.
“Ebbene, soggiunse, quando ti accorgerai che
sono malato grave andrai poi a chinarmi quel
Sacerdote lì. Nella mia malattia voglio essere
assistito a lui”. Adesso il mio padrone era grave
ed io sono andato a chiamare il Canonico. Egli
era stato talmente edificato dal modo con cui
l’Allamano diceva la Messa che lo volle ad
assisterlo nella sua grave malattia”.
E così in quella notte me ne tornai a casa con
l’animo edificato per quanto avevo sentito, e
pensavo: “Ecco il frutto a lunga scadenza d’una
buona impressione lasciata mediante la divota
celebrazione della Messa in un’anima, che per
tale modo fu salvata. […]. Si vede che la figura
santa del buon canonico nell’atto di celebrare la
Messa è rimasta sì viva in lui che fu ispirato a
ricorrere a lui per tornare a Dio».
Per finire: durante l’ultima malattia, al nipote
che gli diceva, dopo averlo riordinato: «Zio,
sembra uno sposo», l’Allamano rispondeva
sereno: «Sì, tra poco celebreremo le nozze con
l’Agnello divino». Ecco la sua sognata “Messa
continua” in cielo!
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Da Forestiero - Biennio di Interculturalità
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Fenomeni del “non – incontro”
P. Antonio Rovelli
Il ritorno dei muri
Sta cambiando, profondamente, il rapporto
fra la società e il mondo; fra le persone e il loro
ambiente di vita. Fra noi e gli altri. È un percorso
imboccato da tempo. Conduce in una direzione
diversa, perfino opposta rispetto a quella che
il discorso pubblico, come il senso comune,
consideravano irreversibile, fino a pochi anni
fa. Dopo la caduta del “muro” di Berlino, mai
più “muri”, si era detto. Una realtà aperta, in
progressiva integrazione e interdipendenza. Il
locale nel globale. Il glocale. L´Italia in Europa.
L´Europa sempre più larga, proiettata ad Est. Un
percorso affrontato con inquietudine, dai più.
Soprattutto dagli “esclusi”. Ma gli eventi hanno
distrutto il sogno!
A livello globale
La drammatizzazione del terrorismo e della
guerra irachena hanno globalizzato la paura.
da Casa Madre - 2/2010
La guerra e, peraltro, i mercati, hanno reso più
evidente, oggi, i confini, più che annullarli. I
confini come “finis”: limite estremo; invece che
come “limes”: sentiero che distingue e mette in
comunicazione.
Per difendersi, le differenze nazionali e religiose
diventano muri. Muri, ma non “muro”. Non si
tratta, cioè, di “conflitto di civiltà”, fra Occidente
e Islam. Anche se questa frattura si percepisce.
È che, più in generale, l´incertezza globale,
la mondializzazione vissuta come minaccia,
favoriscono la ricerca di antiche appartenenze,
tradotte in differenze e divisioni. Che scavano
fossati e innalzano nuovi muri di appartenenze
e di sospetto. Si accentua il risentimento verso
il fenomeno migratorio, che si accompagna alle
politiche di “chiusura” verso la cittadinanza degli
stranieri. Che si affermano, non solo in Italia,
ma anche in paesi tradizionalmente aperti e
multietnici. Come la Gran Bretagna.
Mentre l´Unione si allarga ad altri paesi della
“nuova Europa”, la Vecchia Europa ne ha paura.
Nel nostro territorio
Non è facile percepire quanto sia cambiato il
“piccolo” mondo che ci circonda. Il territorio. Il
nostro paese, la nostra città, il nostro quartiere, le
case e le strade vicino a casa nostra. E’ avvenuto
tutto in fretta, negli ultimi anni, anzi, negli ultimi
decenni. I nostri occhi si sono abituati a vedere
scomparire gli spazi, l’orizzonte. Si sono abituati
a non vedere. Per cui “non” vediamo più, senza
rendercene conto.
In Brianza, una zona tra le più ricche d’Italia
trainata dallo sviluppo di una galassia di piccole e
medi imprese, lo sviluppo immobiliare negli ultimi
anni ha raggiunto livelli di guardia. La fisionomia
del mio paese è cambiata. Tanti insediamenti
grandi o piccoli, disseminati di palazzi, villette a
schiera, appartamenti di varia metratura, garage
interrati. Intorno: prati un po’ esangui, strade e
rotonde. Magari una pista ciclabile. Al centro una
piazza - veramente finta - attrezzata con panchine
e magari un prato. Perlopiù ridotta a parcheggio,
dove i bambini non giocano e gli adulti non
si fermano a parlare. Un paese impoverito di
relazioni, si è sempre più soli e impauriti. Si
passa parecchio tempo in casa. Con scarsi ed
episodici contatti con il mondo circostante
Negli agglomerati urbani delle periferie delle
grandi città, la gente si lamenta dell’invasione
del cemento senza seri progetti di integrazione,
socializzazione. Senza politiche finalizzate a
costruire relazioni sociali, oltre agli immobili. Né
ad alimentare la vita pubblica, oltre alla rendita
privata. Località artificiali, dove confluiscono
migliaia e migliaia di persone. Migliaia e migliaia
di estranei, in un paese trasformato in “condominio
di estranei”. Di stranieri, immigrati: anche se
sono veneti, lombardi, marchigiani. “Italiani
veri”: da generazioni e generazioni. Ma in realtà
abitanti di anonimi “villaggio Margherita” e del
“condominio Europa”.
Non siamo più abitanti di città o paesi con
un’anima. Un agglomerato di sconosciuti,
dove ognuno di noi avverte, se non un senso di
sospetto e di diffidenza nei confronti di chi ci
interpella, certamente quel leggero fastidio, che
lascia intendere che evitare gli altri sia ormai
una condizione per sopravvivere. I fenomeni del
“non – incontro” hanno trasformato la città e il
paese in un “condominio di estranei”!
La principale fonte di conoscenza del mondo:
la televisione. Si comunica con gli altri attraverso
i cellulari e - i più giovani e competenti - le e-mail.
Abituati a relazioni senza empatia, le famiglie
frequentano i centri commerciali, non solo per
“consumare” ma per uscire di casa, per incontrare
gente. Come nelle feste popolari sopravvissute ai
moderni “happening”, o negli eventi di massa
allo stadio o in fiera. Dove gli altri sono “folla” e
restano “altri”. Estranei.
Non siamo più cittadini, ma pubblico e
spettatori. Opinione pubblica da ammagliare.
Artificiale. Atomizzata. Per la raccolta di
sondaggi, rappresentati “dai” e “sui” media.
da Casa Madre - 2/2010
Da Forestiero - Biennio di Interculturalità
Ne teme l´impatto, dal punto di vista sociale.
Teme, cioè, il momento in cui da stranieri, milioni
di persone, diverranno europei. Cittadini, a cui
aprire le frontiere. Da accogliere.
L´allargamento a Est: genera preoccupazione.
L´Atlantico, il confine con gli Usa: è sempre più
largo. Il Mediterraneo: un muro, che ci divide
dall´Islam. Dall´”invasione” dei poveri e dei
disperati. L’Europa: una fortezza da difendere.
Così anche fra noi, attorno a noi, gli stranieri
vengono guardati con maggiore paura. Slavi e
albanesi, per non parlare di tunisini e marocchini.
I quali, a loro volta, ci guardano con timore.
Probabilmente maggiore del nostro. Hanno timore
del nostro timore.
Diffidenza e paura non hanno risparmiato il
territorio, fanno diventare “altri” i nostri vicini, di
cui avere paura perché la diffidenza ha invaso la
vita, consuma la tela delle relazioni con gli altri,
senza risparmiare nessuno e ci induce a vivere
asserragliati in piccoli mondi, chiusi da nuovi
muri e da nuovi confini. Assolutamente illusori. E
indifendibili.
9
La sabiduría del
silencio interno
Da Forestiero - Biennio di Interculturalità
Publicado por antenamisionera
10
Ésta es la traducción de un texto taoista,
realizada por Óscar Salazar.
Si no tienes nada bueno, verdadero y útil qué
decir,
es mejor quedarse callado y no decir nada.
Habla simplemente cuando sea necesario.
Piensa lo que vas a decir antes de abrir la boca.
Sé breve y preciso.
Aprende a desarrollar el arte de hablar sin perder
energía.
Con el poder mental tranquilo y en silencio,
simplemente permite una comunicación sincera
y fluida.
Nunca hagas promesas que no puedas cumplir.
No te des mucha importancia, y sé humilde,
pues cuanto más te muestras superior,
inteligente y prepotente,
más te vuelves prisionero de tu propia imagen
y vives en un mundo de tensión e ilusiones.
Sé discreto, preserva tu vida íntima,
de esta manera te liberas de la opinión de los
otros
y llevarás una vida tranquila volviéndote
invisible.
No te comprometas de manera precipitada.
Toma un momento de silencio interno
para considerar todo lo que se presenta
y toma tu decisión después.
La gente no tiene confianza en aquellos que muy
fácilmente dicen “sí”,
porque saben que ese “sí” no es sólido y le falta
valor.
Si realmente hay algo que no sabes,
o no tienes la respuesta a la pregunta que te han
hecho, acéptalo.
El hecho de no saber es muy incómodo para el
ego
porque le gusta saber todo, siempre tener razón
y siempre dar su opinión muy personal.
No compitas con los demás.
da Casa Madre - 2/2010
Ten confianza en ti mismo,
preserva tu paz interna evitando entrar en la
provocación de los otros.
Ayuda a los otros a percibir sus cualidades,
a percibir sus virtudes, a brillar.
Evita el hecho de juzgar y de criticar.
Cada vez que juzgas a alguien
lo único que haces es expresar tu opinión muy
personal
y es una pérdida de energía, es puro ruido.
El sabio tolera todo y no dirá ni una palabra.
Juzgar es una manera de esconder las propias
debilidades.
Deja que cada quien resuelva sus propios
problemas
y concentra tu energía en tu propia vida.
Ocúpate de ti mismo, no te defiendas.
Cuando tratas de defenderte
en realidad estás dándole demasiada importancia
a las palabras de los otros y le das más fuerza a
su agresión.
Si aceptas no defenderte
estás mostrando que las opiniones de los demás
no te afectan,
que son simplemente opiniones
y que no necesitas convencer a los otros para ser
feliz.
para realizarte y liberarte completamente.
Practica el arte de no hablar.
Toma un día a la semana para abstenerte de
hablar.
O por lo menos algunas horas en el día
según lo permita tu organización personal.
Si tu ego se impone y abusa de este poder
el mismo poder se convertirá en un veneno,
y todo tu ser se envenenará rápidamente.
Progresivamente desarrollarás el arte de hablar
sin hablar
y tu verdadera naturaleza interna reemplazará tu
personalidad artificial,
dejando aparecer la luz de tu corazón
y el poder de la sabiduría del silencio.
Gracias a esta fuerza atraerás hacia ti todo lo que
necesitas
Pero hay que tener cuidado de que el ego no se
inmiscuya.
El poder permanece cuando el ego se queda
tranquilo y en silencio.
Quédate en silencio, cultiva tu propio poder
interno.
Respeta la vida de los demás y de todo lo que
existe en el mundo.
No trates de forzar, manipular y controlar a los
otros.
Conviértete en tu propio maestro y deja a los
demás ser lo que son,
o lo que tienen la capacidad de ser.
Incontro Continentale di
Amministratori Regionali dell’Africa
Nairobi 11-17 gennaio 2010
Br Jose Reyes
Questa settimana abbiamo cominciato, con la
presenza e coordinazione del Consigliere Generale
per l’Africa p. Mathew Ouma, l’amministratore
generale p. Rinaldo Cogliati e la partecipazione
dell’ex amministratore generale p. Marco Marini;
gli Amm. Regionali: p. James Florence Mwigani
(South Africa), p. Michael Mwatha Miano (Costa
d’Avorio), p. Anthony Mathuva Kimanzi (Congo),
p. Carlos Alberto Gaspar Pereira (Mozambico),
p. Marcelo De Losa (Tanzania), fr. Jose Miguel
Reyes (Kenya) e fr. Kenneth Wekesa (cons. amm.
Kenya); l’incontro di Amministratori Regionali
dell’Africa.
Alcune delle aspettative suscitate per
questo incontro sono:
• Seguire una strada comune a tutti in quello che
riguarda le norme del`Istituto e della Chiesa.
Attività della Direzione Generale
Tu silencio interno te vuelve impasible.
Haz regularmente un ayuno de la palabra para
volver a educar al ego
que tiene la mala costumbre de hablar todo el
tiempo.
ed ai confratelli nel nostro lavoro come
amministratori.
• Condividere idee e cercare d`incontrare come
arrivare ad una stabilita finanziaria nelle
nostre regioni, e quali principi ci possono
aiutare in questo processo.
• Condividere le nostre esperienze come
amministratori, condividere i diversi
problemi che si suscitano nelle diverse
circoscrizioni e dialogare per poter trovare
delle possibile soluzioni.
Nel primo giorno, oltre le parole di benvenuto
da parte da p. Ouma e le respettiva presentazioni
di tutti noi, abbiamo avuto una riflessione del p.
Hieronymus Joya (vice superiore del Kenya) per
illuminare il nostro raduno basata sulle tentazioni
di Cristo (Lc. 4, 1-13) .
• Stabilire dei principi che ci aiuteranno a noi
11
da Casa Madre - 2/2010
I punti principale della riflessione e
meditazione sono:
• Dobbiamo fare il nostro lavoro di forma chiara,
onesta e trasparente.
Alcune tentazioni
• Controllare gli altri, classificare le persone e
trattarle di modo diverso dipendendo si mi
piacciono o no. Dare priorità alla dimensione
materiale in detrimento di un equilibrio tra lo
materiale e lo spirituale. Relazionarsi con le
cose e attività invece che con la gente.
• Quando siamo guidati dello Spirito tutto va
bene, ma quando vogliamo fare di testa nostra
allora le cose vano male.
• Rimanere indifferenti ad alcune situazioni
delicate per evitare conflitti.
Attività della Direzione Generale
• Come amministratori non dobbiamo aspettarci
un trattamento speciale da parti degli altri.
• Dobbiamo essere umili e ed avere rispetto
verso Dio, i confratelli ed i beni materiali che
ci confidano.
• Dobbiamo avere una spiritualità forte ed una
intensa vita di preghiera.
• Dobbiamo saper vedere e percepire la realtà.
• Dobbiamo essere responsabili delle nostre
decisioni, il nostro lavoro e le nostre
direttive.
• Dobbiamo essere fedeli alle responsabilità che
la comunitàci confida.
12
da Casa Madre - 2/2010
L`Istituto si aspetta di noi
• Attenzioni ai beni della comunità, fedeltà alle
leggi canoniche e civile, rispetto alle volontà
dei benefattori alla luce e secondo lo spirito
del`Istituto.
• Che la contabilità e gli archivi siano in ordine
ed aggiornati. Essendo onesti e trasparenti.
• Che siamo chiari e decisi con le persone
che troviamo. Essendo consapevole delle
debolezze umane e resistere.
• Essere consapevoli che prima di tutto siamo
persone consacrate e poi amministratori (non
al contrario).
Dopo di questa giornata di spiritualità e
condivisione nei prossimi giorni ci impegneremo
ad approfondire il Direttorio per l`amministrazioni
dei beni, i principi basici della contabilità ed
avere una migliore conoscenza del programma di
contabilità IMC.
Gennaio 2010
P. Michelangelo Piovano
1° Gennaio: Iniziamo il nuovo anno
accogliendo dal Santo Padre il messaggio per la
giornata mondiale per la pace. In piazza, all’ora
dell’Angelus, si radunano varie persone ed in
modo particolare coloro che hanno partecipato alla
marcia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio.
Vi è anche un gruppo di amici e laici missionari
della Consolata che tiene alto uno striscione che
porta il nostro nome.
In cappella, fin dal mattino, troviamo l’Icona
del nuovo patrono per il 2010: il Beato Giuseppe
Allamano. E’ stata scritta e donata da una signora
canadese, amica dei nostri missionari. Nei giorni
successivi ci giunge anche la lettera del Superiore
Generale che ci spiega i motivi che hanno portato
a scegliere il Padre Fondatore come patrono.
La casa, negli ultimi e primi giorni
dell’anno, ospita varie persone amiche
e parenti di missionari. Purtroppo,
sia durante il tempo natalizio che di
inizio anno il tempo è sempre stato
inclemente, ed ha quasi sempre
piovuto.
6 Gennaio: alcuni membri della
comunità si recano a Bravetta per
il saluto alle Suore Missionarie
della Consolata che lasciano
definitivamente anche il Seminario.
Nella celebrazione della Messa padre
Trevisiol ricorda i 40 anni della loro
presenza nel teologico come vere
mamme, sorelle e consigliere di
tanti giovani che lì sono passati. In
questo saluto a Sr. Martiniana e a
Sr. Giminiana si uniscono anche un
gruppo di consorelle di Nepi e Via
Foscari. Al termine del buon pranzo,
preparato dai teologi, viene mostrato
un power point che fa un po’ la
storia della presenza delle suore nel
seminario fin dai suoi inizi.
Con la festa dell’Epifania ritornano
anche vari confratelli in comunità ed
ognuno racconta ciò che ha realizzato
nel servizio pastorale natalizio o porta
i saluti dei parenti visitati. Per alcuni,
che sono andati al Nord Italia, è anche
stata la prima volta che hanno visto la neve nella
sua bellezza e difficoltà per i viaggi.
9 Gennaio: P. Camerlengo, P. Pasqualetti e
P. Piovano partecipano a Porto Mantovano alla
ordinazione sacerdotale di Corrado Dalmonego
unendosi a molti altri confratelli della Regione
Italia e a tutta la comunità di Bravetta.
P. Cogliati e P. Marini partono per il Kenya
per l’incontro con gli amministratori dell’Africa
a Nairobi.
11 Gennaio: P. Piovano partecipa a Torino
all’Incontro per i Superiori delle Case della
Regione Italia condotto dal Vice-Superiore
Generale P. Camerlengo e dal Superiore Regionale
P. Carminati. E’ un bel momento di formazione
sul servizio del superiore e di informazione sulla
Casa Generalizia
Diario della Casa Generalizia
13
da Casa Madre - 2/2010
Argentina
Vita nelle Circoscrizioni
14
vita dell’Istituto. Nel programma anche una
visita alla parrocchia natale del Cardinal Massaia
nel 200° anniversario della nascita e alla casa del
Cafasso a Castelnuovo don Bosco in occasione
dell’anno sacerdotale. Non partiamo prima di
aver fatto una buona merenda preparata da padre
Orazio Anselmi che da alcuni anni vive e lavora
in questa casa.
15 gennaio: Incontro comunitario nel quale
il Superiore Generale fa una panoramica sulla
vita dell’Istituto ed in modo particolare di alcune
circoscrizioni visitate ultimamente.
22 gennaio: Incontro dei padri studenti con
Padre Camerlengo per programmare alcune
attività formative che si vorrebbero svolgere
dopo Pasqua.
29 gennaio: Anniversario della Fondazione
dell’Istituto.
Il Superiore Generale partecipa a Torino alla
celebrazione del Centenario della fondazione
dell’Istituto delle Suore Missionarie della
Consolata. Lo accompagna Padre Paco, consigliere
continentale, e Padre Pavese che per l’occasione
presenta ai partecipanti il nuovo libro fotografico
sul Padre Fondatore.
I giorni precedenti, sempre a Torino, si
svolge l’Incontro per gli animatori ed animatrici
missionari dell’Europa a cui partecipano Padre
Paco e P. Rovelli.
A Roma, la celebrazione dell’anniversario
dell’Istituto viene celebrato nella Casa Generalizia
con la comunità di Bravetta. Padre Camerlengo
si reca invece a Nepi per celebrare con le suore
il giorno centenario della loro fondazione. Ci
sentiamo particolarmente unite a loro in questo
giorno di grazia e di festa.
Consagrados para comunicar
alegría y engendrar esperanza
P. Jairo Calderón, imc
Ha finalizado el año de noviciado, un año en
el que una comunidad discípula, en permanente
aprendizaje se ha propuesto de asimilar las mismas
actitudes de Jesús, que veía las dolencias de la
gente y sentía compasión, pasaba largos espacios
de la noche y de la madrugada conversando
con el Padre, escuchándole, sus designios, su
pedagogía, su compasión por toda la humanidad
y su amor.
El 30 de diciembre de 2010, en la capilla del
Noviciado “Ntra. Sra. de Guadalupe” se ha sellado
el año de noviciado con la Primera Profesión
Religiosa de cuatro novicios que acompañados
por el Padre Daniel Bertea, como Maestro, y P.
Mateo Pozzo, han caminado durante este año
creciendo en la identidad religiosa y misionera
desde nuestro carisma:
Carlos José Salazar Pacheco (venezolano),
destinado al Seminario Teológico de Bravetta
(Roma).
Sergio Granell Gavara (español), destinado al
Seminario Teológico de Kinshasa (Congo).
Gilberto Rodrigues da Silva (brasilero),
da Casa Madre - 2/2010
destinado al Seminario Teológico de Bogotá
(Colombia).
Daniel Modesto Rentería González
(colombiano), destinado al Seminario
Teológico de Merrival (Sud África).
Ha sido una fiesta de acción de gracias a
Dios por estos jóvenes que son un regalo para el
Instituto y para la Iglesia misionera. Aunque la
ceremonia se ha celebrado un día de trabajo, no
faltó la solidaridad de una docena de sacerdotes,
entre los cuales, del IMC, de otras comunidades,
diocesanos y un diácono permanente, como
también, una nutrida participación de amigos de
la misión.
El P. Jairo en su homilía resaltaba que:
La vida religiosa es un anuncio gozoso del
Reino, un testimonio explícito de la vida
nueva en el Espíritu, un grito profético de la
Resurrección de Jesús.
El seguimiento radical de Cristo en la Vida
Religiosa exige un proceso continuo de
conversión.
En María Consolata la gran misionera,
continuadora de la misión de su Hijo y
formadora de misioneros, -diría nuestro
Fundador-, ella es nuestra Fundadora,
encontramos la inspiración más cercana para
aprender cómo ser discípulos y misioneros de
Jesús.
Vita nelle Circoscrizioni
Propio de la vida de los consagrados es la de
comunicar la alegría y engendrar en los
hombres la esperanza. San Pablo dice: “Sed
alegres en la esperanza, constantes en la
tribulación, perseverantes en la oración (Rom
12,9-12).
Varias personas de la comunidad que
acompañaron a estos neo-profesos, les expresaron
sus deseos respecto a lo que esperan de ahora
en adelante de ellos en cuanto a su identidad,
testimonio y misión. Para cerrar este festejo, no
faltó la puesta en común de alimentos y el brindis
de despedida.
Brazil: Notícias e informações...
Pe. Patrick Silva
importante palestra feita pelo Pe. Jaime C. Patias
sobre a vida e atividades do Instituto Missões
Consolata no Brasil e em outros países. Foi uma
ocasião assaz propícia para recordar pessoas e
reavivar a memória da vida e dos fatos, como
também para conhecer o programa de atividade
missionária que o IMC atualmente realiza.
LUTO NA FAMÍLIA DAS MISSIONÁRIAS DA
CONSOLATA – Na manhã do dia 14 de dezembro
de 2009, na BR 174, perto da cidade de Mucajaí
da Casa Madre - 2/2010
Brasile
CELEBRAÇÃO DE JUBILEU SACERDOTAL
(25 ANOS DE SACERDÓCIO) – No dia 22 de
novembro de 2009, na comunidade de Rocinha
(Paróquia de Três de Maio – RS), Pe. Élio Rama
celebrou festivamente o jubileu de sacerdócio.
A celebração foi preparada com uma semana de
intensa promoção vocacional e missionária. Na
véspera (dia 21), houve encontro de numerosos
“amigos da Consolata” (na maioria ex-alunos do
nosso antigo seminário “Nossa Senhora de Fátima”
de Três de Maio), que participaram também de
15
Brasile
(Roraima), perderam a vida em trágico acidente
rodoviário duas missionárias da Consolata – Irmã
Amélia Gil Díaz e Irmã Ana Elinda Gonçalves
Lara, ambas de nacionalidade colombiana. As
duas religiosas trabalhavam na Paróquia “Nossa
Senhora de Fátima”, em Mucajaí (RR). Através
da oração e fraterna lembrança, associamo-nos
ao luto das Irmãs Missionárias da Consolata e de
toda a Diocese de Roraima.
Vita nelle Circoscrizioni
REUNIÃO ANUAL DE AVALIAÇÃO DA
REVISTA “MISSÕES” – A reunião realizouse na Casa Regional no dia 8 de dezembro de
2009. Com Pe. Jaime Patias – Diretor da revista
– participaram os colaboradores: Pe. Dirceu
Benincá, Pe. Mário De Carli, Irmã Rosa Clara
Franzoi, Júlio César Caldeira Ferreira, Maria
Emerenciana Raia e Cléber Pires. A avaliação
foi feita sobre estes itens: Que avaliação você faz
sobre a missão da revista?... A equipe de redação
e os colaboradores... O conteúdo e a linguagem...
O visual gráfico... Assinantes...
NOVICIADO – Em 2010, a Região do Brasil
envia ao Noviciado Latino-Americano, em
Buenos Aires, o postulante Luís Antônio de
Brito. É natural de Monte Santo (BA). Fez a
Filosofia em Curitiba (PR). O ano de noviciado
inicia a 10 de janeiro. Almejamos ao nosso
postulante uma caminhada feliz, rica de profunda
experiência de Deus.
ESTUDANTE PROFESSO SYLVESTER – De
10 de dezembro de 2009 a 10 de janeiro de 2010
(durante o período de férias) o professo Sylvester
Oluoch Ogutu fez parte da Comunidade da Casa
Regional. Prestou valiosa ajuda em diversas
atividades e, ao mesmo tempo, dedicou-se ao
estudo da língua portuguesa. A Comunidade da
16
da Casa Madre - 2/2010
Casa Regional lhe agradece pelo testemunho de
vida que deixou e por sua generosa colaboração.
Obrigado, Sylvester!
NASCE NA REGIÃO O JMC (JOVENS
MISSIONÁRIOS DA CON-SOLATA) – “Água
mole em pedra dura, tanto bate até que fura”assim reza o ditado popular. Na verdade, o ditado
é bem apropriado para falar daquilo que se passou
com a nossa animação. Depois de dois anos de
atividades vol-tadas para a juventude, finalmente
parece que o “bichinho” da Missão “picou”
alguns jovens. De fato, alguns deles, quase todos
da Paróquia “Nossa Senhora Consolata” (Jardim
São Bento, São Paulo), que vinham manifestando
o desejo de partilhar do carisma dos Missionários
da Consolata, reuniram-se no Centro Missionário
“José Allamano” durante os dias 12 e 13 de
dezembro de 2009, com o intuito de dar vida
aos Jovens Missionários da Consolata (JMC).
O objetivo do encontro foi definir quem são e o
que querem os Jovens Missionários da Consolata.
Após a reflexão, eis as conclusões:
Quem somos? Somos os Jovens Missionários
da Consolata, chamados a seguir e a servir Jesus
Cristo na missão, no estilo do Bem-aventurado
José Allamano, de acordo com o carisma por ele
transmitido aos Missionários da Consolata. O
que pretendemos? Pretendemos formar-nos ao
espírito da Missão, para sermos testemunhas de
Jesus e agentes de transformação neste mundo.
Definimos que nossos encontros acontecerão a
cada duas semanas, no sábado à noite, no Centro
Missionário (Castelinho). Os sonhos são muitos...
Agora só nos resta arregaçar as mangas e fazer
com que os sonhos se tornem realidade concreta.
A expectativa é grande!
Père Jean-Marie Bilwala-Kabesa, Imc
Lundi, 25 Janvier 2010 n’est pas passé
inaperçu aux Confrères IMC oeuvrant au Congo.
Tous les Confrères de la région de la République
Démocatique du Congo, en particulier ceux de
Kinshasa, étaient rassemblés dans la «Maison
Blanche», le surnom donné à la maison régionale
de Kinshasa, pour célébrer avec les deux Confrères
IMC leurs anniversaires. Le premier Confrère
était le Père Audet Clovis qui, au-delà de 50
ans de profession religieuse célébrée l’an passé,
venait de compléter 75 ans de vie dans ce monde.
Quelle allégresse pour lui ainsi que tous les
Confrères Imc! Le Second Confrère était le Père
David Bambilikpinga Moke. Il est de nationalité
Congolaise mais exerçant son ministère pastoral
à Roraima. Le Père David est en vacances.
En réalité, il ne s’agit pas de l’anniversaire de
naissance mais plutôt de 6 ans de prêtrise. Au nom
de tous les Confrères Imc, la parole était accordée
aux deux heureux du Jour pour nous faire passer
leurs profonds messages. Heureusement, nous
étions honorés par les messages des Pères Audet
Clovis et David. Le premier, en rendant grâce au
Seigneur, a aussi manifesté d’une façon succente
sa joie par l’invitation à la vie d’ensemble avec
les Jeunes Confrères Imc qui, sans doute seront
le future de l’Institut. Puis le second a totalement
remercié le Seigneur avant tout, et toute la
région. Enfin, c’était le moment du Père Angelo
Baruffi au nom de tous les Confrères de la région
de nous donner son message. Le Père Angelo,
se basant sur l’idée du Père Fondateur, Joseph
Allamano, nous a tous rappelé que notre Père
Fondateur insistait beaucoup sur la célébration
des anniversaires des Confrères. Raison pour
laquelle, ignorer de célébrer ces événements
serait peut-être farfelu aux yeux des Confrères.
Bravo Padre Angelo Baruffi d’être fidèle à
l’enseignement du Père Fondateur! Heureux
Anniversaires Chers Confrères : Pères Clovis
Audet et David Bambilikpinga.
Que Notre Dame de la Consolata et notre
Fondateur vous accompagnent toujours!
Vita nelle Circoscrizioni
Heureux anniversaires chers confreres
Congo
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da Casa Madre - 2/2010
Italia
Italia: Ordinazione sacerdotale
di padre Corrado
Vita nelle Comunità
Joseph Mwaniki
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Ogni ordinazione sacerdotale è una gioia
speciale. Una vera gioia non soltanto al
ordinando, ma anche, e soprattutto alla comunità
alla cui viene ordinato un candidato. Infatti, ci
mancherebbe questa gioia da parte loro perché
sanno che da quel tempo in poi, avranno una
persona scelta da Dio fra di loro per diventare un
loro intercessore. È a lui che andranno quando
saranno colpiti dal peccato per essere santificati
ed ogni volta che avranno bisogno del Pane di
vita, sarà ancora lui a realizzarlo con lo Spirito
Santo che opera in lui. In una parola, la comunità
cristiana sa che la Chiesa ha bisogno di sacerdoti
per portare avanti l’Opera di Dio.
L’ordinazione di Padre Corrado Dalmonego
sabato il 9 gennaio non mancava questa
consapevolezza. La gioia immensa caratterizzava
la comunità di Sant’Antonio che mai aveva
celebrato ordinazione sacerdotale in una
parrocchia. Ma questa volta, il vescovo di
Mantova ha accettato che Padre Corrado fosse
ordinato nella sua parrocchia natale e dove
qualche anno fa aveva ricevuto il suo battesimo.
La partecipazione di tutti i fedeli era evidente
cominciando con una veglia di preghiera la notte
prima di ordinazione. E poi viene l’ordinazione
alle 16 nella parrocchia dal vescovo di Mantova
Mons. Roberto Busti La diocesi di Mantova
porta i nomi di santi significativi come San Luigi
Gonzaga e papa San Pio X che fu una volta un
suo vescovo.
La partecipazione dei fedeli rimane la cosa più
bella da raccontare. Con l’ordinazione di Padre
Corrado, è stata una vittoria speciale alla Chiesa
non solo mantovana, ma anche la Chiesa in Italia
in questa epoca di crisi vocazionale. Una volta
si faceva una singola ordinazione con decina di
candidati, ma ora non è sempre facile trovare uno
per ordinare. Ma questa non è opera dell’uomo.
Bisogna una preghiera al Padre, il Padrona della
messe.
Padre Corrado Dalmonego, nacque l’8
dicembre nel 1975 a Bozzolo nella provincia di
Mantova, di un padre italiano Aldo Dalmonego
e una madre francese Jacqueline Bedel. Ha fatto
da Casa Madre - 2/2010
i suoi studi di filosofia in Italia e poi un anno di
noviziato a Bedizzole dopo di che ha fatto la prima
professione il 15 agosto 2004 a Torino. Ha fatto i
suoi studi teologici nel Seminario Internazionale
della Consolata a Sao Paolo in Brasile e dopo
un’esperienza pastorale in Amazzonia dove ha
fatto i voti perpetui e ha ricevuto il diaconato
a Boa Vista. Dopo la sua ordinazione, è stato
destinato nella stessa Regione d’Amazzonia nel
nord di Brasile.
Il giorno seguente, nella domenica di
Battessimo di Gesù, Padre Corrado ha celebrato
la prima messa nella stessa Chiesa parrocchiale
di Sant’Antonio circolato da decine di sacerdoti
e tantissimo fedeli che non lasciavano spazio
per sedersi nella chiesa. Padre Corrado, come
il suo primo impegno sacerdotale ha battezzato
quattro bambini. Durante la messa, ha predicato
Padre Sandro Carminati, il Superiore Regionale
d’Italia.
P. Antonio Giordano
2010 Anno del Magnificat
Centenario di Fondazione dell’Istituto
Suore missionarie della Consolata
Abbiamo appreso con gioia il programma
dell’apertura delle celebrazioni del primo
CENTENARIO della nostre Consorelle, Suore
Missionarie della Consolata, che avrà luogo il
venerdì 29 di questo mese. Il manifestino fa la sua
bella figura, appuntato sulla bacheca della Casa
Madre, in vista per tutti i missionari di passaggio.
Porgiamo i più fervidi auguri alla nostre Sorelle
missionarie e certamente le accompagneremo
con un ricordo speciale all’Altare del Signore
celebrando l’Eucaristia.
Apprendiamo anche che esse, saggiamente,
stanno pianificando un triduo di preparazione al
giorno solenne di apertura, che, con un fervido
inizio sulla tomba del beato P. Fondatore,
culminerà con la Santa Messa solenne, presieduta
dal Cardinale di Torino, Sua Eminenza Severino
Paletto, al santuario della Consolata.
Il triduo vorrà concentrare l’attenzione e la
preghiera sui seguenti temi: il Beato Giuseppe
Allamano, Fondatore e Padre; la Madonna
Consolata, “La Fondatrice”, ispiratrice di tutta
Casa Madre ristrutturata – entrata principale
da Casa Madre - 2/2010
Casa Madre
l’attività dell’Allamano; il Carisma nel
suo aspetto di “ad gentes” caratteristico
dell’Allamano.
Sebbene la loro nascita abbia avuto
luogo alla “Consolatina”, la loro attuale
Casa Madre, ristrutturata a nuovo, è la
sede dove il P. Fondatore ha formato le
prime missionarie e ha lasciato loro le sue
preziosissime conferenze che rimarranno
sempre sorgente viva del suo Carisma, della
sua pietà all’Eucaristia, della sua devozione
alla Madonna Consolata, e del suo spirito
missionario dell’ “ad gentes”. Qui è ancora
viva la memoria e rimane sacro il luogo
(il piccolo saloncino a pian terreno) dove
l’Allamano era solito incontrare le suo
Figlie, e dove tante di esse in quegli anni
dal 1910 al 1925 hanno ricevuto la paterna
benedizione del loro Padre e Maestro di
vita spirituale e missionaria.
Vita nelle Comunità
Auguri e fraterna partecipazione
19
Sud Africa
Vita nelle Comunità
20
Missionaries in South Africa have a
delegation assembly
Fr. Josephat M. Mwanzia Imc
The Consolata missionaries working in South
Africa gathered from 28th to 31st of December
2009 for their assembly. All the members
working in different parts of the Delegation were
present except one who is on holidays.
The assembly was held in Pax Christ
-Newcastle in the Diocese of Dundee. The
assembly was significantly marked by the presence
of the Bishop of Dundee Mgr. Graham Rose who
opened it with a recollection afternoon.
Reflecting the year dedicated to the priests,
the bishop chose as a theme of the recollection
“seeking the depth and seeking the breath”
quoting Karl Rahner he said that the future
church will be of mystics. It will no longer be the
church of empiricism where what matter is only
what is touchable, visible, proved etc , but will
be mystical. How many times we take time and
enter into the depth of things or problems; or we
are just like butterflies flying from one flower to
the other?
Quoting Saint Paul’s letter to the Colossians
1:1-12 he said we should seek what is the priority,
that which nothing exists without it. We are lucky
to be priests and missionaries who have tested
the intimacy and the love of Christ Jesus; thus
our life and conduct should portray it to all the
people we meet.
(It is through this love that everyone will
recognize you are my disciple Jn.13:35 –That is
our continental theme) We are call to be for and
to the people an example of this love rooted in
Christ who is the true consolation. Out of our
depths we are called to be prophets among the
people to proclaim that Christ is before all things
and in him all things exist.
The words of the Bishop carried the whole
assembly to introspect in to the life of each one
and see what really occupies our minds and
life; what are our hobbies? Tv? Music? Noise?
Drinking? Reading? Silence? Internet? Outings?
Whatever it may should always be controlled
otherwise we find ourselves to the extreme and
not balance.
We should always strike the balance and
integrate ourselves to the conditions and needs
da Casa Madre - 2/2010
of the mission. We should always seek the divine
within us in a deep reflection and carry him to
the others. We cannot give what we do not have,
therefore we have to sanctify ourselves first, to be
able to carry or preach the same sanctity to the
others.
This reminded us of the famous phrase or our
blessed founder “first saints then missionaries”.
The sanctity of life for us missionaries and priests
is a priority. We are also called to read share
and converse with and about other people and
especially those who have gone to the depth of
understanding the mystery of the love of God in
the history of humanity and salvation.
Quoting from our protector of the year 2001
Edith Stein the Bishop said “In seeing my being I
meet the one who is the background and the source
of my being, the one who existed before all being,
the person of Jesus Christ”. We should always try
to dig to the depth of things and especially the
most vital in our life and avoid the shallow and
the cheap.
We are not prince neither masters of the world,
but mere servants of the servants of God, as Pope
John XXIII used to say. Therefore our reflection
should always be deep and in our depth we should
recognize God as the foundation of our being and
our existence which becomes mystical.
It was a great opportunity and joy for the
delegation members to celebrate together on
29th December the 20 years of priesthood of Fr.
Pendawazima and on 30th another great celebration
of 12 years of religious profession of Fr. Cassiano
and Fr. James Mwigani two novice-mates.
The other two days were also marked by the
presence of Bishop of Igwavuma José Luis G.
Ponce de L. and the Bishop Emeritus of Dundee
Michael Paschal Rowland. Giving a brief history
of the presence of the Consolata missionaries in
South Africa and especially in the Diocese of
Dundee; the bishop emeritus highly appreciated
our work and the style of evangelization started in
1971, with the arrival of Frs. Giovanni Berté and
Giovanni Viscardi - The famous John and Jack -,
also at the present time the bishop is encouraging
us to carry forward the same spirit.
Vita nelle Comunità
5. The future of Merrivale Seminary – Further
studies to be done.
6. Formation of Commissions: such as
Missionary Animation Vocational Promotion,
Formation, Financial, Justice and peace etc.
7. Contact person for HIV/AIDS programs and
Justice and peace.
8. Financial reports from the different
communities and the delegation
administration.
9. Health insurance - Administrator to look into
this matter and report to the assembly.
Sud Africa
The Assembly was based on the resolutions of
the V conference of the Delegation (May 2006),
which were read together with the reports from
the different communities. After the evaluation,
new proposals were made as well. We concluded
this sharing mentioning some of our conclusions.
We believe that they will help us to improve the
evangelization of the Consolata Missionaries in
the country:
1. A full time Missionary animator to be
appointed
2. Mission animation centre: - study about the
need, where and when.
3. Involvement of Seminarians in Missionary
Animation Vocational Promotion
4. Centre for basic formation (Propedeutic)- The
study done by Merrivale community was
presented and the assembly saw a need of
further study in other places as well.
21
da Casa Madre - 2/2010
Bayenga
Vita nelle Comunità
22
Matrimonio Mbuti
Andrés García Fernández
Basegboma y Angèle se casan! Es hermoso y
siento no poder estar cerca para acompañarlos.
Antes de casarse han debido arreglar “algunos
problemillas”. No ha sido fácil su camino.
Se conocían desde hacía años, pues los
pigmeos mbuti suelen encontrarse y socializar
durante las fiestas que hacen a menudo.
Cuando un campamento celebra algo, aunque
sólo sea la luna llena, invita a los campamentos
vecinos, sobre todo a aquellos con los que tiene
lazos familiares o algún tipo de alianza.
Un bastón clavado en medio del campamento
revela el evento. En torno a él danzarán desde
el atardecer hasta el alba varios días o semanas,
según la cantidad de alimentos que puedan
encontrarse en los alrededores.
Durante el día, los hombres, jóvenes y adultos,
se adentrarán en la selva en busca de pequeños
antílopes, monos, miel, termitas, larvas... según
la época del año; las mujeres buscarán leña, agua,
ñame silvestre, mandioca, bananas...
Por la tarde, mientras algunas mujeres preparan
la comida (cada choza para los suyos), los niños
empiezan ya a tocar el tambor y a ensayar sus
bailes y polifonías.
Poco a poco, a medida que cae la noche,
después de haber comido y, algunos además
con la alegría de un vaso de vino de palma, los
adultos se suman al dinamismo de la fiesta con
danzas sencillas y cantos polifónicos en torno a
ese bastón que, por unos días se convierte en el
centro del campamento.
En lo alto del bastón de la danza se encuentran
normalmente algunas hierbas enredadas en un
fino cordón de liana, que las chicas usan para
adornar sus caderas al mismo tiempo que sirve
para sostener el pedazo de tela que cubre sus
partes íntimas.
Las jóvenes que no tienen compromiso y
buscan pareja, sustituyen su cintura por una nueva
y colocan la antigua en lo alto del bastón de la
danza. Evidentemente, los jóvenes que acuden
a la danza procedentes de otros campamentos
se tomarán muy a pecho el trabajo de averiguar
quién está libre, para empezar a hablarse y tantear
la posibilidad de formar pareja.
El momento del matrimonio llega con el
consentimiento de las familias
da Casa Madre - 2/2010
A diferencia de los bantúes, los pigmeos no
usan tradicionalmente la dote.
El matrimonio de los mbuti es normalmente
exogámico y lo hacen mediante un intercambio
entre familias o campamentos, que implica o
refuerza una alianza:
Cuando en un campamento un joven quiere
casarse con una joven de otro campamento,
el joven y su familia deben asegurar otra chica
para el campamento de la esposa. Quizás sea
éste un mecanismo para mantener el número de
miembros de cada campamento (en la actualidad,
por asimilación a los bantúes, hay cada vez
más madres solteras, con la alteración que ello
supone en el equilibrio del intercambio entre
campamentos).
El intercambio comporta doble fiesta y doble
ceremonia; una en cada campamento. La familia
de la joven que ha sido solicitada acompaña a
la chica hasta el campamento del futuro esposo,
donde formarán su hogar.
Durante unos días, la chica quedará aislada en
una choza, donde las mujeres (jóvenes, adultas
y ancianas) le proporcionarán alimentos, la
acompañarán a lavarse y la instruirán sobre el
modo de comportarse en ese nuevo campamento.
Después de algunos días así, los invitados a la
fiesta irán llegando al campamento gradualmente
y los cantos y danzas nocturnas darán comienzo
y se prolongarán hasta el día en que se celebrará
la ceremonia. Entonces la chica saldrá acicalada
para la ocasión con adornos de hojas de plátano en
la cintura, plumas y hojas adornando su cabeza,
Un bantú, que se considera patrón, propietario
de Angèle y de su familia, pidió la dote a
Basegboma. Lo hacía por considerarse familia de
la novia, puesto que era propietario de ella.
Más asombroso aún fue escuchar la dote que
solicitaba, totalmente fuera del alcance de un
mbuti; se trataba de cosas que un mbuti nunca
hubiera solicitado a otro mbuti y que Basegboma
no habría nunca logrado reunir.
Gracias a Dios, Basegboma es uno de los cinco
maestros que salieron en la primera promoción
de las escuelas mixtas pigmeos-bantúes, que la
iglesia de nuestra diócesis ofrece para construir
espacios de encuentro, diálogo, que construyan
una nueva sociedad más intercultural. Tras un
breve diálogo con él, en el que recordamos cómo
todos somos personas con la misma dignidad,
los mismos derechos y obligaciones, libres y
responsables... y cómo la constitución congoleña
no acepta que una persona sea propietaria de otra,
Basegboma se armó de valor y se negó a pagar la
dote por Angèle a un bantú.
Se trata de un pequeño paso, sembrado y
cultivado durante años por muchas personas; es
signo de esperanza, de libertad, reconciliación y
de verdadera fraternidad.
Vita nelle Comunità
mientras danza al encuentro con su prometido.
Todos los invitados los esperan danzando también
y después danzarán con ellos.
Terminada la fiesta y la ceremonia, se dejará
pasar un tiempo, los invitados vuelven a sus
campamentos y, tras algunos días, la familia del
esposo acompañará a una joven de su familia hasta
el campamento de origen de la esposa, donde ya le
espera su prometido, y la ceremonia se desarrollará
también allí como acabamos de describir.
En el encuentro con los bantúes, se pierde el
equilibrio que este modo de casarse garantiza. Para
la mujer bantú, casarse o tener relaciones con un
hombre mbuti es una deshonra; mientras que para
un hombre bantú casarse con una mujer mbuti es
una ventaja, pues no pagará la dote por ella y no
habrá tampoco un intercambio.
Otra amenaza a la cultura y al pueblo mbuti
a partir del matrimonio es que actualmente, por
asimilación a los bantúes que les circundan, los
mbuti de nuestra zona comienzan a exigir la dote a
los demás mbuti; se trata de algo de vino de palma,
algo de licor, algún tejido para la madre de la novia
o algún antílope...
Lo último que oí fue lo que aconteció a
Basegboma y Angèle:
Cacém
Pe. Kuzenza
Cacém
Mês de Dezembro domina o
espírito do advento, preparação
profunda para a vinda do Senhor,
alimentando a esperança dum
mundo melhor. Dia primeiro
de
Dezembro,
dedicado
aos doentes da SIDA. Que
esperança lhes transmitimos?
Ao longo deste mês houve
preparativos tanto no campo
material como espiritual com a
finalidade de limpar e arrumar
as nossas casas. Com tal
espírito de 4 a 6 o Pe. Maurício
e João Baptista e os jmc foram
para o deserto em vista duma
preparação adequada para o
natal.
No dia 13 de Dezembro
um grupo de amigos e
23
da Casa Madre - 2/2010
Palmeira
colaboradores dos missionários da Consolata na
sua maioria, aderiram ao convite para ponderarem
pausadamente sobre as suas vidas num retiro de
advento dirigido pelo P. Maurício.
Dia 14 realizámos um passeio comunitário
para ver ambientes novos e sair da rotina. No
mesmo dia aproveitámos celebrar os aniversários
natalícios dos três membros da comunidade.
Valeu a pena fazer memória do dia do nascimento
dentro da capela dos ossos na cidade de Évora.
A capela respirava um ambiente de oração e
meditação sobre a fragilidade humana com o
seguinte salmo responsorial “Nós ossos que aqui
estamos pelos vossos esperamos” foi bonito, foi
magnífico, Amen. Dia 15 a visita do nosso irmão
e conselheiro da Europa Pe. Francisco (Paco)
Lopez à nossa comunidade. Foi um momento de
encontro, partilha e troca de ideias acerca do labor
dos missionários nos continentes Europa e Ásia.
Sublinhando as novas aberturas, tudo para o
benefício da missão. Dia 18 a comunidade com
todos os trabalhadores reúne para a confraternização
envolta no pão da caridade para celebrar o natal
e felicitar o Pe. Juliasse António por concluir os
seus estudos de mestrado em sociologia. Dia 21 o
P. Barros ausenta-se da comunidade para se unir à
sua família de sangue nas festas de natal. O resto
da comunidade ficou fazendo alguns serviços
religiosos segundo as necessidades pastorais, de
tal forma que celebrámos o dia de natal em pleno
serviço que é a identidade subjacente da nossa
vida. Tudo correu bem, demos graças ao Senhor.
Palmeira
Vita nelle Comunità
P. Darci Vilarinho
24
Aqui vão as notícias mais salientes da nossa
vida nesta cidade dos Arcebispos, a Roma
portuguesa, a urbe com raízes que se afundam
nos séculos anteriores à nacionalidade.
1. Nos primeiros dias de Dezembro, a casa
ficou só às ordens do nosso p. João. De facto, o p.
Darci voou até Roma para participar, juntamente
com o p. Ramón, no “convegno” do Instituto
sobre o tema bienal da interculturalidade. O Nuno
e a Lígia, por sua vez, foram até Águas Santas
para dar o seu contributo na condução do retiro
dos nossos jovens a nível nacional. Uns e outros
voltaram enriquecidos com essas experiências.
2. No dia 13 tivemos a alegria de ser acolhidos
pela família do Nuno que, na sua casa, nos brindou
com um almoço muito saboroso e muito familiar.
Bem hajam o Sr. Augusto Morais e a D. Isabel,
seus pais, e a sua irmã Marta, que já tinham estado
no mês de Novembro na nossa comunidade.
3. A partir do dia 15 procurámos apetrechar
minimamente a casa B para acolhimento de
grupos: encomendámos beliches, cadeiras,
mesas, cobertores, edredões, lençóis e toalhas.
Tudo foi chegando pouco a pouco. Com os
cortinados que também já foram colocados, a
casa já tem outro aspecto. A tudo isso juntámos
o material necessário para que o p. João pudesse
estar equipado para a AMV local.
4. No dia 17 chegou o p. Paco em visita à nossa
comunidade. Integrou-se rapidamente no horário
normal das quintas-feiras com a nossa hora de
da Casa Madre - 2/2010
adoração e eucaristia. No dia seguinte, enquanto
o p. João participava no encontro do ANIMAG da
zona de Braga, na casa dos Espiritanos, em Fraião,
o p. Paco pôde falar individualmente com cada
um de nós. À noite mostrou-nos alguns vídeos
e DVD’s sobre o nosso trabalho na Mongólia e
na Coreia. No dia 19 tínhamos marcado o nosso
retiromensal. Aproveitámos a presença do p. Paco
para que fosse ele a orientá-lo. Com a ajuda das
figuras bíblicas do tempo natalício criou-se um belo
clima de escuta, de silêncio e de unidade para uma
reflexão apropriada ao tempo litúrgico e à nossa
vocação. Na eucaristia conclusiva, concelebrada
pelos três, recordámos os 45 anos de sacerdócio
do p. Darci. À tarde, logo que o p. Paco saiu para
Águas Santas, fomos ajudar nas confissões dos
adolescentes e adultos na paróquia de Palmeira. O
6. No dia 23 de Dezembro, feitas as
arrumações, o Nuno, a Lígia e o p. Darci
partem para umas miniférias de Natal junto
das respectivas famílias. Ficou o p. João
para guarda da casa e para o serviço pastoral.
Regressámos todos no dia 28, dando depois
a possibilidade ao p. João de estar uns dias
com a sua família por ocasião da passagem de
ano. BOM ANO para todos na companhia do
nosso Beato Fundador. Que o seu carisma nos
una e estimule o nosso serviço missionário.
Faraja House
P. Franco Sordella
ora vanno tutti a scuola. S. ha ancora lo sguardo
da piccola cerbiatta spaurita.
Durante le ultime vacanze abbiamo ospitato
alcuni ragazzi che faccio studiare in città: T., N.,
P. e D., che ha diverse cicatrici, una in faccia,
segni di tanti scontri con ‘lamette’: al mercato
non si usano più coltelli che sono ingombranti,
ma le lamette che sono facili da nascondere e da
usare. Questi sono gli ultimi arrivati fra i tanti che
faccio studiare in diverse scuole della città: sono
abbandonati a se stessi, passano ore al mercato per
guadagnarsi qualcosa, ma intanto frequentano la
scuola, almeno saltuariamente. Vengono da noi al
sabato per sfamarsi, lavarsi e prendere qualcosa.
La settimana scorsa T. era pieno di pidocchi di
varie specie tanto che abbiamo dovuto bruciare
tutti i vestiti e rasarlo alla ‘Ronaldo’ (ringrazio
ogni giorno Ronaldo per la sua moda alla pelata
cosicché per imitarlo i miei ragazzi... si liberano
dai pidocchi!). D. normalmente dorme ‘fuori’:
freddo, pioggia, pericoli vari. Ma sono tanti i
ragazzi che dormono tra i cespugli o in qualche
da Casa Madre - 2/2010
Faraja House
Alcune notizie: i ragazzi stanno bene, a parte
M. che dopo tanto tempo in ospedale è tornato fra
noi ma fatica parecchio a respirare. M. sta meglio:
purtroppo zoppica, ma va a scuola regolarmente
anche se la scuola è a tre chilometri. Y. è guarito dal
tifo e sta mettendo su un po’ di ‘ciccia’. Ci sono due
feriti: il solito P. che si è preso una ‘lamettata’ da
uno dei Y., ma per fortuna è un taglio superficiale, e
poi il piccolo H. che è stato investito da un ciclista
che l’ha lasciato sanguinante sulla strada ed è
fuggito. Gli hanno dato parecchi punti sulla fronte.
La casa sembrava un vespaio quando Y. ha portato
la notizia: tutti in processione a portare il bimbo
ferito e spaventato fino al vicino dispensario, ma
poi un velocissimo raid con i più grandi alla ricerca
del colpevole. Erano furiosi: in queste occasioni
vale il ‘tutti per uno’. L’abbiamo trovato grazie
all’astuzia di D.: si era persino travestito! Ci fu
un lungo giudizio nel villaggio con la condanna
a pagare i danni e chiedere perdono: la grande
difficoltà fu convincere H. a perdonare.
I ragazzi ora sono 50 con l’ultimo arrivato O..
Sono stato ‘costretto’ ad adottarlo assieme ai due
fratelli gemelli e alla sorellina S., che farebbero 53,
ma questi ultimi dormono a casa loro nel villaggio
e vivono con noi. La loro è una storia incredibile:
la mamma l’anno scorso è fuggita da casa con la
scusa che il marito ha il cervello da ‘pecora’. I figli,
abbandonati a se stessi, lasciano la scuola e i tre
maschietti vivono sulle montagne che delimitano
la nostra valle. Scendono di notte a rubare patate
nei campi, e così vivono per parecchi mesi come
bestioline selvatiche. L’avvicinarli è stato difficile,
ma poi i nostri ragazzi li hanno accettati bene ed
Vita nelle Comunità
Nuno, como catequista da paróquia, ficou para a
ceia de Natal da catequese.
5. No dia 21 de Dezembro, tivemos a ceia de
Natal da nossa comunidade, muito bem preparada
pela Lígia e pelo Nuno, com direito a troca de
prendas. Juntou-se a nós a nossa amiga, leiga
missionária da Consolata Sandra Moreira, que
tinha chegado há pouco da Madeira. Lá fora, a
chuva abundante causou nessa noite inundações na
estrada municipal. Se nós não tivemos problemas,
o mesmo não aconteceu com os automobilistas
que passaram por alguns percalços.
25
Faraja House
Vita nelle Comunità
specie di caverna sulle montagne attorno alla
città.
Devo darvi anche una brutta notizia: qualche
mese fa è scappato F. e a tuttora non sappiamo
dove sia! Ero andato per un mese in Etiopia ed
al ritorno... la brutta notizia. Aveva disegnato
delle figure un po’ ‘spinte’ da far vedere agli altri
bambini a scuola, ma era stato scoperto dai maestri
che volevano infliggergli una ‘salutare’ punizione
col bastone e lui...se ne andò. Peccato: era molto
migliorato, aveva lasciato droga e sigarette e
cominciava a star bene con gli altri! Chissà!
Pochi giorni dopo si è presentato un ragazzino
più o meno della stessa età: ‘Come ti chiami?’
‘F.’. Una consolazione della Provvidenza, ma
ogni volta che sento il suo nome non posso far
a meno di pensare all’altro. Il nuovo F. viene da
una lunga esperienza di strada. Ha lasciato il suo
villaggio a 90 km. dalla città dove ha frequentato
i primi anni di scuola ed è sopravvissuto per la
strada per due anni d’inferno anche perché è
un’mite di cuore’. Sono stato con lui a trovare la
mamma dopo tanto tempo: vive con una bimba
in un tugurio. A suo figlio appena un cenno di
saluto, non una parola!
Ieri breve cerimonia per nominare D. (un altro
D.!) capo-allevamento (abbiamo 17 maiali, 5
anatre, qualche gallina e un centinaio di pecore).
E’ il ragazzo più sballato che ho conosciuto:
grossa cicatrice sulla guancia, altre sulle gambe.
15 anni di età e... quasi tutti per strada. 7 fratelli
quasi tutti con padre diverso: li ha mantenuti lui
per anni lavorando e rubacchiando. La mamma
vive con gli altri in una stanza sporca e... vuota:
dormono in terra su un po’ di stracci. Pochi mesi
fa ho dovuto prendere anche un fratellino di 8
anni, N., perché abbandonato. Due anni fa avevo
affittato una stanza in città dove vivevano 12
26
da Casa Madre - 2/2010
ragazzi che andavano a scuola e si... arrangiavano
a vivere con un po’ d’aiuto nostro e l’assistenza
degli anziani della vicina parrocchia. Sono andati
avanti cosi per molti mesi finchè quasi tutti sono
venuti qui dopo alcuni fatti incresciosi. Rubavano
nel vicinato, portavano droga e contraccettivi a
scuola, risse a non finire, e tante altre ‘cosette’.
L’ultima: D. vede un bambino che calpesta il ‘suo’
orticello, va a prendere la zappa e gli mena grandi
zappate per tagliargli le gambe ed è convinto di
esser nel giusto. Per fortuna le urla del malcapitato
fanno accorrer gente che lo salvano e lo portano
all’ospedale. Ho dovuto pagare e faticare non
poco per non lasciar mandare D. in prigione.
Ora è ‘relativamente’ calmo, ma ne abbiamo
vissute tante assieme, come quando organizzò un
commando punitivo per una maestra rea di usare
il bastone a scuola. Con i miei ragazzi non c’è
tempo di annoiarsi perché ogni giorno ha le sue
novità.
Quest’anno i ragazzi hanno coltivato molto:
abbiamo un bell’orto, ma soprattutto abbiamo
fatto un bel raccolto di granoturco (più di 200
quintali!), fagioli e girasole.
La scuola tecnica va molto bene con 35 giovani
che fanno buoni progressi. Ci stiamo organizzando
per riceverne altri 40 l’anno prossimo. Apriremo
anche le specialità di elettricità e computer.
Abbiamo quasi finito la costruzione della
palestra per i ragazzi della Faraja. A proposito:
abbiamo una squadretta di calcio di primordine
e una bella squadra di ginnastica acrobatica.
Abbiamo cominciato con un po’ di boxe e presto
anche col karatè.
La bella novità è la scuola elementare: abbiamo
finito le prime 4 aule e due uffici. Speriamo di
inaugurarla in Dicembre.
P. Francesco Giuliani
E’ in questo asilo speciale che ho trascorso il
primo giorno del 2010,riflettendo e amando questi
bimbi ,in cerca di affetto materno e paterno. Un
giorno saranno adottati da famiglie francesi.
Un giovanotto ,grande e grosso,sta dando da
mangiare ad un piccolino lo avvicino e gli chiedo
da dove viene e subito di risposta mi dice :” Da
qui.” Venti anni fa’ era qui nell’asilo ,è stato
adottato da una famiglia di Parigi.Ha finito il
liceo e come vacanza i genitori gli hanno pagato
il viaggio per Gibuti alla scoperta delle sue radici.
Resterà un mese a servire quei bambini che
come lui hanno trovato un luogo e delle persone
disposte ad amarli.
Al centro della città di Gibuti batte un
cuore pieno di amore per Cristo e per i fratelli
abbandonati.
Continuo a meditare e pensare il modo con
cui noi missionari della Consolata possiamo
concretamente inserirci come testimoni del
Vangelo,e dialogare con questi fratelli,le
soluzioni suor Roberta sembra avermele date
,ma poi concretamente ?Forse ci manca la
pazienza?Comunque 65 anni per vivere qui
non li avrò e allora ,penso proprio che per ora
l’importante sia impegnarci ogni giorno nella
preghiera e nel servizio..ed è subito dialogo.
I giovani del nostro quartiere non hanno un
posto dove potersi incontrare ,studiare ,giocare
assieme,allora con P.Matthieu abbiamo inventato
di incontrarli ogni tanto e insegnar loro a giocare
a ping-pong,bigliardino e poi verranno anche
i momenti per fare i compiti e le ricerche su
internet ,è un inizio se Dio vuole continueremo,a
pregare a sperare con coraggio.
Gibuti
Il servizio quotidiano che facciamo qui a Gibuti
è anche quello di celebrare l’Eucarestia ,nella
cappella delle suore Francescane situate proprio
sulla punta est della città davanti al mare del golfo
di Aden.
Mi piace pensare che sia la punta più ad est
dell’Africa ,perché proprio qui c’è un tabernacolo, e
la prima comunità di suore che hanno evangelizzato
Gibuti,allora piccolo villaggio di capanne sparse
lungo il litorale. Di qui Gesù Eucarestia veglia i
benedice tutto il continente.
Le Suore Francescane da 65 anni dialogano
con i fratelli mussulmani ,pregando e servendoli.
La suora più anziana(89 anni) che ha fondato
tutte le missioni del paese ,mi racconta che al loro
arrivo nel 1945, la prima sera hanno dormito avvolte
nelle coperte ,sulla spiaggia non essendoci nessun
alloggio disponibile ad accoglierle. Le chiedo
allora di dirmi ,lei che ha così tanta esperienza,
quale può essere un metodo valido per un dialogo
efficace con i nostri fratelli.
Dopo due ore mi sta ancora raccontando la sua
storia intrisa di preghiera sacrificio e servizio,e
soprattutto mi dice :”Tanta pazienza.”
La scuola ,che ancora dirigono, è il fiore
all’occhiello della città,è qui che si sono formati
tutti gli uomini e le donne che ora dirigono il paese
,nella pace e nella giustizia, naturalmente tutti
mussulmani. Ogni venerdì ,dopo la preghiera
,molti passano da lei a ringraziarla per quello che
ha fatto per loro.
Da quella cappella si sentono a sinistra le
onde del mare ,come un organo,fare sottofondo
alla Messa che celebriamo e a destra la voce del
muezzin della vicina moschea che chiama alla
preghiera e il pianto dei bambini dell’asilo che
stentano ad addormentarsi; qui 10 suore pregano
, vivono e amano servendo la società gibutiana nei
loro bisogni essenziali :la cultura e l’accoglienza
dei bambini abbandonati.
Da molti anni presso il loro convento accolgono
i bambini da 0 a 4 anni che le mamme non possono
crescere perché povere o sole o troppo giovani.
(Non chiedete dei papà,qui c’è il porto e i militari e
molte ragazza soprattutto povere per sopravvivere
fanno il mestiere più vecchio del mondo)
Ora ce ne sono 60 che accudiscono con
amore,assieme a volontari francesi.
Vita nelle Comunità
Un dialogo interculturale secondo il Vangelo
nel cuore della citta’ di Gibuti
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da Casa Madre - 2/2010
Jujuy
¡Empanadas, empanaditas!
P. Juan Carlos Greco
Vita nelle Comunità
¿A cuánto la empanada?- A un peso.
¿Y las empanaditas? - A un pesito.
28
La Fiesta Patronal de la Parroquia de Ntra.
Sra. de la Medalla Milagrosa, (Jujuy 29 de
noviembre) ¡no tienen precio! No sabemos si
otras tienen el mismo contexto, pero estas, tienen
tantos agregados como las empanadas locales.
Agregados en el sentido que antes o después,
a pocos días, muchos de los fieles se fueron
acercando a tantos encuentros con el Señor
a través de los diferentes sacramentos u otros
momentos: charlas, celebraciones penitenciales,
etc.
Antes y después: primeras comuniones (9
comunidades, cada una con sus “santitos” de la
catequesis familiar), centenares de niños.
Antes y después, las consecuentes confesiones
de los niños y de sus padres. ¡Y aquí si que la
gente se confiesa! Bien o mal, se acercan y entre
tantas, algunas son milagrosas, o más bien,
sanadoras (cuanta gente que se acerca por sus
hijos nuevamente a la Iglesia y al sacramento,
fruto de la catequesis familiar).
También las confirmaciones: más de 300
jóvenes (en 2 celebraciones). Esperamos que de
estos muchos perseveren y se unan sobre todo a
los grupos juveniles...Claro que a este sacramento
agreguemos el de la reconciliación de cada uno de
ellos y de muchos padres y padrinos. Confesiones
hasta medianoche o casi.
Antes y después, también agua bendita...la
lluvia -abundante- de cada día. Pero como dijo P.
Enrique, era la fiesta de la Madre y en sus manos
dejó esta cuestión. Resultado: Día espectacular
para el Rosario de la Aurora por las calles, la Misa
y el desfile (si leíste bien, desfile: de las entidades
locales -jardines, escuelas, entidades vecinales- y
de las pastorales, finalizando con los “gauchos”
jujeños y sus caballos. Solo acá se puede ver
estas cosas. Por la tarde, otro desfile: los casados
que desfilaban pasando de largo a cada amague
de los jóvenes en el primer partido de fútbol. La
pelota no podía faltar, aún sin medalla de premio,
pero por la Medalla.
Desfile de gente antes, en la mateada, la peñafiesta folclórica, delante de la parrilla de chorizos
o de las cestas con las empanadas...
da Casa Madre - 2/2010
Desfile de tanta gente para colaborar: adornar
la iglesia, limpiar, animar, cocinar...voluntarios no
faltan; alguien podría preguntarse: ¿de dónde sale
tanta gente? Fruto de tantas pastorales parroquiales
y de la buena voluntad de éstas.
Antes, no podemos olvidar, la novena que se
realizó un día en cada centro y a la cual concurrían
sobre todo, la gente de la comunidad y algunos
grupos de la Parroquia de la Medalla, que luego
de la celebración llevaban la imagen peregrina por
las calles y bendiciendo con su paso a muchos
hogares. Cada día un celebrante diferente, cada
tres días el eje central cambiaba (3 ejes: escucha,
aprende y anuncia) a fin de profundizar el sentido
del discipulado misionero.
Desfile de testigos, de que la vida comunitaria
parroquial se puede vivir con alegría, sencillez
y desinteresadamente. Desfiles de gente, que
acercándose por devoción o curiosidad no se iba
con el corazón vacío.
Desfile de gracias: ¡tantas! Finaliza la fiesta,
con una –que parece hasta milagro-: la Misa de la
fiesta patronal la presidió el obispo: ¡su homilía
fue breve!! ¡Pero, buena y precisa!
¡Empanada, empanadita! ¡Fiesta, no fiestita!,
¡y esto, no tiene precio!
News from Buffalo - U.S.A.
John Cardinal O’Hara Council 13661 of
Clarence, served as host for the Western New York
Knights of Columbus Chapter 2009 Charity Ball
on Saturday, November 21, 2009.
Approximately 145 Knights and their guests
gathered-at Our Lady of Peace Parish Center to
honor the Consolata Fathers and their missionary
works.
The Presentation of Colors was conducted by
District Marshall Scott Powell of Cheektowaga,
and members of Fr. Vincent Capodanno Assembly
Color Corps of Batavia, and recitation of the
Pledge of Allegiance led by Former Master Charles
Ardillo of Depew, opening prayer was offered
by Council Chaplain, Rev. Thomas Doyle of Our
Lady of Peace Parish, Clarence.
Following a delicious dinner catered by Orazio’s
Restaurant of Clarence, Grand Knight Anthony
Russo of Clarence, led off the evening’s program.
Among the dignitaries present were Chapter
Chairman Richard Merta and his wife, Diane of
Darien, Past State Deputy John Dryja and his wife
Alice of Lancaster, Past State Advocate Charles
Esposito and his wife Patsy of Williamsville, and
Buffalo
Administrative Assistant to the State Deputy,
Charles Ardillo and his wife Chris of Depew.
Among the Consolata Fathers present were
Rev. Charles Bonelli, Regional Superior of the
Consolata Missions from Somerset, NJ, Rev.
John Reuther, IMC, and Rev. Robert Rezac, IMC,
of Williamsville and Rev. Thomas Doyle of Our
Lady of Peace Parish, Clarence.
Chapter Chairman Richard Merta presented
a check to the Consolata Missionaries in the
amount of $4,300.00. Other receipts are expected
to increase this amount to more than $5,000.00.
Members of the Charity Ball Committee
included KnightAnthony Russo ,Clarence, Deputy
Grant Knight William O’Donnell., Akron, and
Past Grand Knights Ralph Spencerport, Gregory
Hartl, Akron, and Anthony Gennaro, Clarence.
Others assisting the committee for the evening
were Michael Coon, Clarence Center, Charles
Lukowski, Williamsville, Conrad Golebiewski,
Clarence, Joseph Jagodinski, Akron, Denise
Gennaro, Erin and Alison Jefords
and Rose Lenz all of Clarence.
The Knights of Columbus is a world-wide
Catholic organization of more than 1.7 million
members.
The
Western New York
Chapter is comprised
of 44 Knights of
Columbus councils in
the seven-county area
of western New York.
Members of Cardinal
O’Hara Council reside
in Akron, Clarence,
Williamsville, and the
surrounding area.
Vita nelle Comunità
Clarence Knights serve as for
2009 Chapter Charity Ball
29
da Casa Madre - 2/2010
Mexico
El Rancho la Consolata
Comunidad de Guadalajara
Mexico - Noviembre - 2009
Vita nelle Comunità
14 Encuentro Juvenil: Alrededor de las 6
pm, realizamos nuestro primer Encuentro de Animación
Misionera Juvenil, participaron unos 35 jóvenes,
(provenientes en su mayoría de San Antonio, Cofradía
y Juanacatlan, aunque además se acercaron jóvenes de
El Salto y La Alameda); el tema del encuentro giró en
torno “La Vocación - Misión”, para desarrollar mejor esta
actividad, cada uno de nosotros tuvo una responsabilidad
específica (Ginette realizó la introducción y la animación,
P. Alex la reflexión bíblica y guió los momentos de oración,
Wilmer desarrolló el tema y P. Abishu el cierre) le hicimos
la propuesta a los jóvenes de encontrarnos el mes de
diciembre y el proyecto de realizar con ellos un Retiro
Convivencia.
16 Cumpleaños de Andrés: Este día Andrés
arribó a su cumpleaños nro.- 8 de feliz, traviesa y
misionera existencia; por tal motivo le encargamos
un pastel y mamá Ginette preparó una gelatina
especial en forma de “gallina y huevitos” y
le picamos el pastel con sus compañeritos del
colegio; luego en casa con algunas familias
le celebramos una pequeña fiesta venezolanomexicana; con tacos y arepas, obsequios y el
infaltable pastel de cumpleaños.
Curso formación Espere: El P. Abishu,
Wilmer y Ginette, luego de dos meses y medio
culminaron en la Casa de los Misioneros del
Espíritu Santo en Guadalajara, los 10 módulos y
30 horas académicas, del curso de “Las Escuelas
de Perdón y Reconciliación” ES.PE.RE; en el
cual tuvieron un proceso formativo y vivencial
sobre El Perdón y La Reconciliación; ahora
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contamos con esta herramienta para ir articulando
más acciones pastorales.
20 al 25 de Noviembre visita a Monterrey,
Nuevo León: Wilmer, Ginette y los niños, viajaron
a Monterrey, con el propósito de intercambiar
opiniones y experiencias con el grupo del Centro
Loyola, que tiene una gran trayectoria con las
ESPERE. En Monterrey fueron recibidos por
Lucia Hernández (Coord. ESPERE); quien los
hospedó y se encargó de que conocieran la obra tal
cual ellos la han venido desarrollando; igualmente
les entregó suficiente material documental y
digital para desarrollar las ESPERE, se conversó
también sobre las posibilidades de continuar
intercambiando experiencias, además de
proyectar la creación de una Red de facilitadores
de ESPERE en México. Pudieron igualmente
conocer a los demás integrantes del equipo de
ESPERE de Monterrey y conocieron los diversos
ámbitos de aplicación de los talleres (Grupos de
Padres, reclusos, amas de casa, jóvenes, centros
de la mujer, etc.)
26-29 Curso
en Guadalajara Realidad
Juveniles: EL P. Abishu y Wilmer, participaron
en este taller sobre la realidad y culturas juveniles
impartido en el Colegio Veracruz de las Has
Mercedarias en Guadalajara, el taller fue dirigido
por el Prof. Marcos…. De gran trayectoria en el
campo educativo y especialmente en el área de
investigación de la realidad juvenil.
P. Paolo Angheben
Quel giorno era un martedì di novembre,
mezzogiorno. Appena arrivato a Minne il catechista
Yoseph mi corre incontro. La moglie due giorni
prima ha dato alla luce il suo nono bimbo, un
bel maschietto. E’ nato però con una grave, rara
malformazione e sta morendo. Mi precipito in
casa. E’ vero! La funzione rettale è assente; il
bimbo non può scaricare e ormai il suo corpo è
diventato gonfio come un palloncino che sta per
scoppiare.
Detto fatto. Lo battezziamo: Pietro è il suo
nome. E poi, via di corsa. La strada è diventata
così dissestata dopo le ultime piogge che mi ci
vogliono quasi tre ore per coprire i 42 km che
separano Minne da Weragu. Il bimbo si lamenta
debolmente ad ogni scossone, e cioè ogni minuto
e mezzo. Veloce visita da parte delle Suore del
nostro dispensario: non si può fare niente. E allora,
di nuovo in strada verso l’ospedale più vicino:
Nazareth a 150 km.
Sono le otto di sera: entriamo nel pronto
soccorso. I dottori si muovono con solerzia e
attenti. Operano. Il bimbo vive. Mezz’ora di ritardo
e il bimbo sarebbe morto, commentano.
Dopo dieci giorni siamo di nuovo tutti a
Minne.
Come a Betlemme, anch’io mi ritrovo con
una famiglia il cui papà si chiama Giuseppe,
una mamma e il suo bambino. Una famiglia tra
tante con le sue gioie e dolori, ansie e desideri,
paure e speranze. E’ proprio questo bimbo che
sta lottando per la vita che mi ha fatto vegliare e
pregare per molte notti; e in esse, contemplando
il cielo di Minne così profondo di oscurità e
brillante di stelle, ho lasciato sgorgare quel grido
che è attesa e invocazione: “Perché non squarci
il cielo e scendi?” (Isaia 63,19b), come a dire:
“Perché non fai qualcosa?”.
Di domande simili è attraversata tutta la
Scrittura e la vita degli uomini.
Ma anche Dio ha le sue domande da porre
all’uomo. Ce n’è una che non posso fare a meno
di ricordare in questo mistero che si dischiude
davanti ai miei occhi: si trova là, al principio
dell’avventura umana dove Dio scende e
chiede ad Adamo: “Dove sei?”. Ogni volta che
Dio pone una domanda di questo genere non è
perché gli facciamo conoscere qualcosa che lui
ancora ignora: vuole invece provocare in noi una
reazione che rimetta in moto la vita.
Sappiamo come va a finire la storia: Adamo
si nasconde per non dover rendere conto, per
sfuggire alla responsabilità della propria vita.
Così, succede anche a noi, perché ognuno di
noi è nella situazione di Adamo: per sfuggire
alla responsabilità della vita che si è vissuta,
trasformiamo l’esistenza in un malefico
congegno di nascondimento; e persistendo in
Vita nelle Comunità
“Il senso delle proporzioni”
Minne
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Minne
Vita nelle Comunità
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questo nascondimento “davanti al
volto di Dio”, scivoliamo sempre
più profondamente nella falsità.
Ma non possiamo sfuggire
all’occhio di Dio. E inoltre,
cercando di nasconderci a lui, ci
nascondiamo a noi stessi. Ed è
proprio in questa situazione che ci
raggiunge la domanda di Dio: essa
vuole creare in noi quel turbamento
che distrugge il congegno di
nascondimento, ci fa vedere dove
ci ha condotti una strada sbagliata,
e fa nascere in noi un ardente
desiderio di venirne fuori.
A questo punto tutto dipende
dal fatto che ci poniamo o no la
domanda e che abbiamo il coraggio
di rispondere ad essa. E questo non
è scontato anche perché la voce
è “voce di un silenzio simile ad
un soffio” (1 Re 19,12), ed è facile soffocarla.
E allora sarebbe vero quello che Martin Buber
diceva: “la vita resta priva di un cammino finché
non affronta la Voce”. Quando lo fa, Adamo
riconosce di essere in trappola e confessa: “Mi
sono nascosto”. A questo punto inizia la nuova
avventura.
La tentazione però non è finita. Accanto
alla domanda di Dio, la domanda della verità,
esiste una domanda falsa, diabolica, sterile, che
scimmiotta quella di Dio. La si riconosce dal fatto
che essa non si ferma al “Dove sei?” ma prosegue
con malizia: “Nessun cammino può farti uscire
dal vicolo cieco in cui ti sei smarrito”. E questo
ci inchioda in una realtà in cui ravvedersi appare
assolutamente impossibile e in cui riusciamo a
continuare a vivere solo in virtù dell’”orgoglio
della perversione”.
“E tu dove sei?, cosa fai?”, la domanda di Dio
è rivolta proprio a me.
Mentre nella piccola chiesa di Minne, nel
fresco del mattino ancora avvolto di oscurità,
ponderavo queste cose, Dio mi rispose:
“Quando un silenzio profondo avvolgeva tutte le
cose,
e la notte era a metà del suo cammino,
la tua Parola onnipotente, dal cielo, dal tuo
trono regale
si precipitò sulla terra…
Era come un guerriero” (Sapienza 18,14-15).
Mi piaceva l’immagine della “Parola come
guerriero”: Dio si era posto al mio fianco come
difesa della mia vita. Ero invitato alla fede: dirà
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san Paolo: “So in chi ho posto la mia fiducia… so
che è fedele”. Allo stesso tempo compresi che il
cammino di Dio è sempre, comunque un cammino
verso l’uomo; e così anche il mio cammino verso
Dio diventava sempre più scelta dei poveri.
Come a Betlemme Giuseppe è silenzioso di
fronte al mistero di Dio che diventa carne, debole
e perseguitato; qui a Minne un altro Giuseppe
lo è di fronte alla malattia che colpisce il suo
piccolo Pietro e rinnova il suo “sì” a Colui che
tutto riconduce al bene per coloro che lo amano.
Giuseppe non domanda più, è risposta di fiducia
a Dio che ha imparato a conoscere nell’amore.
Giuseppe è ognuno di noi.
A Minne, ora, ho una santa famiglia: presenza
di Dio in mezzo agli uomini.
Avevo bisogno di imparare la lezione del “senso
delle proporzioni”. Sono uscito di nuovo nella
notte: senza domande, guardavo in su, verso Dio.
Ho provato a chiamare per nome le costellazioni e
poi le stelle: centinaia di milioni, dice l’astronomia,
impossibile nominarle tutte. Mi sono sentito
sufficientemente piccolo per abbandonarmi come
bimbo in braccio a Dio amore. Gli ho sussurrato
“Per tutto ciò che è stato, grazie. A tutto ciò che
sarà, sì”.
Già spuntava l’alba quando ho sperimentato
che Dio veramente “stese la mano dall’alto, mi
prese e mi salvò” … grazie ad un bimbo come
quello di Betlemme!
Anche a tutti voi, l’augurio di trovare un povero
che vi insegni il senso delle proporzioni e rimetta
in moto la vostra vita.
P. Vedastus Kwajaba
After the Mass, the children gathered in a
different ger in the mood of celebration for
entertainments. Children really expressed their
talents in form of songs, poems, plays and dances.
All this was to make Mary, Joseph and the Child
Jesus happy as well entertaining everybody who
attended the celebration. The theme of each and
every presentation was depicting the Holy family
as the model of all families as well the child Jesus
as the savior of the world.
After the entertainments the distribution of
gifts to the children followed. The children were
very happy as they received the gifts from the
missionaries. This extended the joy they had
about the birth of Jesus to a point of identifying
themselves with Him. This could be read from
their faces.
After receiving the gifts another important
moment was the meal. It was a local food
prepared by a group of women from the centre.
The children again enjoyed to the maximum the
food and tea. For all those who were present the
whole celebration was a moment they would
never forget at all.
The weather was good. It contributed a lot to
joy of the day. After all this everyone went back
home full of joy.
Mongolia
In Mongolia Christmas is not yet well known.
It is known only to the few Christian believers.
Surprisingly, it is more known and celebrated
among the children. This year’s Christmas was
more colorfully and joyfully celebrated by a big
number of children in different parts of Mongolia
in comparison to the other years.
St. Mary’s parish, in Ulaanbaatar under Fidei
Donum priests organized a Christmas celebration
for children. There were about 200 children from
different outstations. This celebration started with
the Mass.
After the celebration of the Eucharist the children
gathered in the parish hall for entertainments. They
presented different items: songs, dances, plays,
poems and quizzes all in reference to the birth of
Christ in the hearts of believers for the salvation
of all.
The children celebrated Christmas also in
Alvaiheer where Consolata Missionaries are
working. This celebration took place on the feast of
Holy family. A good number of children attended
the Mass which was presided over by Fr Giorgio
Marengo concelebrated by the rest of the fathers.
During the homily the main celebrant invited the
parents to take the Holy family as a model which
would inspire their families for the good bringing
up of children. He challenged them to learn from
Mary and Joseph who took their responsibility as
parents to look after Jesus in a special way. He
invited them to pray constantly through Mary and
Joseph that they may receive the grace to become
model parents for their children. He also invited
the children to pray and to see the child Jesus as
their good example for the respect and love to their
parents.
Vita nelle Comunità
Mongolia - Children celebrate Christmas
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Pirané
Vita nelle Comunità
Pirané: Angeles de carne
danzando al Niño Dios
P. Luis Manco
Una carroza engalanada al estilo de las princesas
de los Emiratos Árabes, llevaba la Señora Madre,
su esposo, José, y el Recién Nacido, rodeado de
ángeles. El carro enguirnaldado venía arrastrado
por tres musculosos jóvenes, pura sangre norteña,
o seleccionada mezcla de indios y criollos. A
ellos no les importaba mucho este detalle. Sí les
gustaba mucho que los tildasen: los burros de
Jesús!
Se alternaron cantos de la bien conocida “
Misa Criolla “ a cantos folklóricos, mientras
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adolescentes bailarines revoloteaban recreando
un clima de gozo.
El balido de los chivitos apretados al pecho
de los pastorcitos de Belén largaba sus notas
desposándolas al emocionante canto Noche de
Paz (silent night).
Así de sencillo nuestro pesebre viviente al que
asistió la feligresía ala salida déla Misa de Noche
Buena en nuestra Parroquia de Pirané.
Lo religioso entra por los ojos, justo como lo
revela la Palabra de Dios:
y el Verbo se hizo carne. No es asì?
P. Angelo Casadei
ad entrare. La preparazione al matrimonio di
William e Flor è stata attraverso un libro guida
con cui si sono confrontati negli ultimi sei mesi
e alla luce della Parola di Dio. Pochi giorni
prima del matrimonio ho trascorso due giornate
di riflessione interamente con loro dove hanno
condiviso la loro storia: come si sono incontrati…
il loro cammino fino ad ora.. i pregi e difetti che
riscontrano l’uno dell’altro…e da tutto questo
è nato un dialogo molto interessante e da parte
loro l’impegno di essere animatori e missionari
nel loro villaggio per incoraggiare le famiglie ad
avvicinarsi al Vangelo, spronare i bambini ed i
giovani ad intraprendere un cammino di fede che
ha le sue tappe fondamentali nei sacramenti. In
questo ultimo dialogo e nella totale preparazione
matrimoniale mi sono sentito realizzato nella
mia vocazione come sacerdote e missionario. Il
Il nuovo anno però è iniziato con due
avvenimenti positivi. Il primo: un matrimonio,
il 29° in 22 anni!!! in quanto la gente non crede
molto nel sacramento del matrimonio, ha timore di
legarsi definitivamente con una persona. Ad ogni
modo domenica 3 gennaio si sono sposati William
e Flor, una coppia del villaggio El Convenio che
convivevano da sei anni, hanno una bambina mentre
Flor, da un’unione precedente già era mamma
di due bambini. In questo periodo hanno accolto
nella loro famiglia altri due ragazzi, praticamente
abbandonati dalla loro mamma che è andata vivere
con un altro uomo. Il giorno del matrimonio è stata
una giornata molto semplice. Era presente tutto il
paese anche persone che mai avevo visto in chiesa
e la curiosità di questa celebrazione li ha spinti
Signore fa “molti regali” e fa’ conoscere testimoni
come questa coppia, che danno luce dentro un
mondo dove sembra ci sia solo male come spesso
giornali e televisione ci spingono a credere.
Il secondo avvenimento molto bello che ho
vissuto in questo inizio d’anno, è stata la nascita
di una bambina. Lunedì 4 di gennaio alle 22 circa
arrivano in canonica alcuni militare dell’Esercito
Nazionale e mi chiedono il favore di recarmi al
villaggio El Caracol perché è nata una bambina
e la mamma si trova lungo la strada. Con Juan
Carlos, il missionario laico ed Andres un nipote
di Beatriz Sierra la missionaria laica, e con il
fuori-strada andiamo all’avventura. La notte è
fresca, il cielo senza nuvole con una luna quasi
piena e molto luminosa. Arriviamo al punto
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Remolino
Carissimi amici, in questi giorni ho ricevuto
molte cartoline di auguri di Buon Natale, Felice
Anno Nuovo e parole di lode e incoraggiamento
e ringrazio per queste manifestazioni di affetto.
Mentre voi avete passato queste festività sotto la
neve noi le abbiamo vissute in un caldo torrido.
Ora siamo nel periodo della stagione secca, ma
quest’anno già dai primi giorni di novembre, il
livello del fiume si era abbassato notevolmente,
a causa delle rare precipitazioni avvenute nel
periodo delle piogge, e così lungo il fiume si sono
formate grandi spiagge dove le tartarughe d’acqua
interrano nella sabbia le uova e la gente..le famiglie
si recano a fare il bagno.
Purtroppo gli ultimi giorni dell’anno sono stati
funestati dal sequestro ed uccisione da parte del
gruppo guerrigliero delle Farc del Governatore
della nostra regione: il Caquetà.
Vita nelle Comunità
Remolino
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Bravetta
Vita nelle Comunità
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dove si trova la signora, sdraiata in mezzo alla
strada e circondata da militari. La neo-mamma è
Kelly Yohana una ragazzina di 17 anni che vive
vicino la scuola del villaggio El Caracol. Alle
sei del pomeriggio sente le prime doglie. Kelly
Yohana è a casa con i genitori perché il marito
si trova nel villaggio di Los Angeles, all’interno
della foresta, dove sta lavorando approfittando di
questo tempo secco per preparare nuovi campi.
Allora i genitori di Kelly Yohana prendono in
mano la situazione e s’incamminano con la figlia
verso il paese di Remolino per raggiungere il
dispensario. La ragazza fa fatica a camminare
e dopo aver percorso circa metà strada proprio
davanti a un accampamento militare dà alla luce
una bellissima bambina. I militari l’assistono,
con loro c’è un infermiere e raccontano che la
bambina è nata subito. Attorno a noi vediamo e
sentiamo un clima sereno e di molta euforia tra i
militari che mettono da parte il fucile per ricevere
e passarsi la bambina chiamandola per nome:
Luna, perché appunto è nata in una bellissima
serata di luna. Facciamo salire nella camionetta
tutta la “famigliola” e ci avviamo a Remolino al
dispensario dove, l’infermiera e il dentista, non
abbiamo medico in questi giorni, prestano le
ultime attenzioni e fanno coricare la neo mamma
in un letto pulito con la sua bambina che piange
perché ha fame.
Sono questi due episodi che mi danno una
nuova “carica” in questo nuovo anno che
andiamo ad iniziare con tanti sogni e progetti.
Quest’anno ritornerà suor Luz Marina, quindi
l’equipe missionaria sarà composta da sette
persone: 4 suore, due laici missionari e io
come coordinatore e parroco. L’obiettivo di
quest’anno è cercare di seguire di più le comunità
cristiane, accompagnandole nella fede e in
progetti alternativi alla coca. La risposta alla mia
precedente lettera dove accennavo al Progetto
del vivaio delle piantine di cacao sta trovando
in alcuni di voi una risposta concreta. Noi stiamo
organizzando un movimento di contadini che
veramente vogliono cambiare la coltivazione di
coca per il cacao e oltre a dare le piantine c’è
bisogno anche di un accompagnamento tecnico
per tutto il processo produttivo che va dalla
scelta del terreno adatto dove piantare il cacao,
seguirne la crescita, la potatura, la raccolta ecc…
Siamo entusiasti perché questo è un momento
favorevole. Lo Stato sta facendo sì controlli serrati
contro questa coltivazione illegale ma però non
è capace di offrire vere alternative al contadino,
dando solo qualche palliativo. Vi ringrazio per le
vostre preghiere, amicizia e appoggio.
BUON ANNO!!!
Saluto e ringraziamento alle Suore MC
Joseph Mwaniki
Bravetta - Dal 1971, le Suore
Missionarie della Consolata hanno
lavorato nel Seminario Teologico
Internazionale di Bravetta. In tutti
questi anni, sono passate diverse
suore fra i seminaristi facendo vero
il desiderio del Fondatore di fare una
singola famiglia. Si sono dedicate
nel più umile servizio nella cucina,
nella lavanderia e soprattutto, e più
importante, nella testimonianza di
vita ai seminaristi.
Durante la Solennità di Epifania,
c’è stata una messa di ringraziamento
e saluto alle ultime due suore
Geminiana e Martiniana. La messa
era celebrata da padre Alberto
Trevisiol e frequentata dalle suore
missionarie e amici delle suore.
da Casa Madre - 2/2010
fa essere capaci di accettare qualsiasi sofferenza
per il servizio del regno e per amore e bene
dell’umanità.
La comunità di Bravetta e tutti i missionari
della Consolata in Italia e quelli che sono passati
a Bravetta augurano a tutte queste suore una lunga
vita piena di amore e dedicazione soprattutto in
questo momento di graziosa centenaria della loro
fondazione.
La straordinaria “avventura”
di padre Matteo Ricci in Cina
da “Il Resto del Carlino” domenica 17 Gennaio 2010
morte, l’11 maggio 1610, lasciò 500 cristiani tra
la gente colta del palazzo imperiale. E’ l’unico
straniero sepolto in Cina. La sua tomba era nel
quartiere di Mao Tse Tung e fu risparmiata per il
rispetto che i cinesi hanno per lui”.
da Casa Madre - 2/2010
Santa Maria a Mare
Troppo spesso la figura di Padre Matteo Ricci,
fondatore delle Missioni cattoliche in Cina, è
ignorata e trascurata. Per riscoprirla e valorizzarla,
al Centro dei Missionari della Consolata di Santa
Maria a Mare (vicino al casello autostradale di
Porto San Giorgio) è allestita un’interessante
mostra sul celebre gesuita, che fu l’unico a
essere accolto dall’imperatore cinese. Un viaggio
immaginario attraverso 30 pannelli giganti e un
documentario che parlano del missionario, della
sua attività, degli strumenti che facilitarono il suo
ingresso in quella civiltà tanto chiusa. Le opere
raccontano anche la Cina dell’epoca, la cultura,
l’arte e tutti gli aspetti che la caratterizzavano.
L’esposizione aprirà oggi e sarà visitabile fino al 14
Febbraio (dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 20).
“Si tratta di una riproduzione della grande mostra
allestita a Macerata per il quarto centenario della
morte di padre Matteo Ricci -spiega il promotore
dell’iniziativa, padre Francesco Cialini IMC -.
Ci hanno già contattato diverse scuole superiori,
parrocchie, gruppi ecc... Il gesuita riuscì ad essere
accolto dall’imperatore e dai mandarini grazie
anche agli strumenti tecnici, come il cannocchiale,
che portò in dono. Perciò sugli studenti delle scuole
tecniche la mostra esercita un certo fascino”.
Padre Matteo Ricci in Cina viene considerato
come un grande saggio dell’occidente.”Quì i
suoi libri non li conosce nessuno, in Cina ancora
li leggono”, precisa padre Francesco, che spiega
come quella del gesuita sia una figura unica: “Ha
impiegato 16 anni per arrivare all’imperatore,
ed è stato fondamentale nell’avvicinare il
Confucianesimo al Cristianesimo. La sua fama –
continua- è dovuta alla sua capacità di penetrare
nella civiltà cinese in maniera graduale. Alla sua
Vita nelle Comunità
Durante l’omelia, Padre Trevisiol ha paragonato
il servizio delle Suore Missionarie con i tre doni
dei re Magi. Quando nel 1910 il Fondatore fondò
le suore, voleva dare all’Istituto, che era soltanto
maschile, oro che lo faceva pienamente umano
con la presenza di uomini e donne consacrati alla
missione. La loro preghiera che fanno sempre
con una dedicazione, sempre sale come incenso
al Signore e hanno ricevuto la vera mirra che le
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São Paulo
Vita nelle Comunità
Leigo Missionário da Consolata
Jaime Carlos Patias e Karla Maria
Desde suas origens o Instituto Missões
Consolata – IMC (1901) e as Missionárias da
Consolata – MC (1910), abriram suas portas para
a participação dos leigos e leigas na vivência do
carisma como uma ocasião providencial para a
missão. Eles não são consagrados, nem fazem
votos religiosos. São pessoas com vida familiar,
social e profissional, mas que buscam maior
comprometimento na Igreja.
No âmbito do IMC e MC, ao longo dos anos,
muitas foram as modalidades de participação
dos leigos. Hoje podemos afirmar que o Leigo
Missionário da Consolata – LMC é uma pessoa
que, desejando responder ao chamado de Cristo no
âmbito da vocação leiga, faz da Missão Ad Gentes
uma opção de vida, segundo o espírito e o carisma
que o Bem-aventurado José Allamano recebeu de
Deus, partilhando da finalidade missionária das
duas congregações por ele fundadas. À luz da
teologia da missão devemos recordar que a Igreja
é por sua natureza missionária, enquanto povo de
enviados. Os carismas de inspiração missionária
são dons para tornar esta identidade ainda mais
eficaz e dinâmica. O batismo é um chamado à
missão. A verdadeira identidade do cristão é ser
chamado e enviado, discípulo missionário, para
construir o Reino de Deus no mundo. Conforme
nos lembra a Conferência de Aparecida. “Isso
sem descarregar sobre alguns poucos enviados, o
compromisso que é de toda a comunidade cristã”
(DA 379). Por isso a indispensável participação
dos leigos e leigas no carisma de inspiração
missionária.
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da Casa Madre - 2/2010
Encontro de Leigos
Com a finalidade de favorecer a comunhão
entre os leigos e as leigas, as irmãs, os padres
e irmãos missionários da Consolata atuando em
diferentes países, realizou-se de 3 a 7 de janeiro
de 2010, o 1º Encontro de LMC-IMC-MC do
continente americano. O evento que serviu
também para partilhar os caminhos percorridos,
refletir sobre a espiritualidade, o carisma e
fortalecer a organização dos LMC, teve como
sede o Centro Missionário José Allamano, na
zona norte de São Paulo, encerrando com uma
peregrinação ao Santuário de Aparecida.
Participaram 29 leigos e leigas, 14 irmãs, três
seminaristas e quatro padres vindos da Argentina,
Brasil (incluindo a região Amazônica), Colômbia,
Equador, Canadá e Estados Unidos. Chegaram
manifestações de apoio e oração de países
como Itália, Libéria, Guiné-Bissau, Colômbia,
Argentina, Venezuela, Portugal e Brasil. Dom
Odilo Pedro Scherer, cardeal arcebispo de São
Paulo também enviou sua saudação.
O perfil do LMC
A disponibilidade para a Missão Ad Gentes,
a devoção a Nossa Senhora Consolata como
modelo e guia, o compromisso como vocação por
toda a vida, a disponibilidade para a formação e
a partilha do carisma e da espiritualidade, foram
apontadas como algumas das características que
identificam os LMC. Ficou claro que os LMC
não são voluntários, agregados ou colaboradores,
mas, parte integrante da família missionária
Consolata.
da Casa Madre - 2/2010
São Paulo
mim uma opção de vida, porque eu me identifico
com o carisma do Fundador aberto com atenção
ao mais pobre, constantemente preocupado em
levar a Consolação”, concluiu.
Segundo Lucília Mono, LMC de São Paulo, o
Encontro foi um momento de partilha: “estamos
conhecendo os projetos de outros países,
partilhando e enriquecendo a nossa caminhada.
Isso nos anima”, destacou Lucília que faz
trabalhos em Itapevi, SP.
O casal Raffaella Besana e Joseph Pavolini
pertence à comunidade LMC de Bevera, região
norte da Itália e encontra-se há dois anos na
Colômbia entre os indígenas Nasa Paez em
Toribío, Cauca. Raffaella esteve em São Paulo e
informou que eles acompanham as comunidades
indígenas na formação, catequese e nas
celebrações. “O bonito da missão é a relação
com as famílias. Nas culturas indígenas, o padre
é visto como uma pessoa ‘incompleta’, porque
não tem filhos”, revelou. “O desafio na Colômbia
é gerar um clima de paz. Na cultura indígena não
há regras escritas. Eles têm a posse das terras,
porém, as multinacionais e poderosos procuram,
a todo o custo, entrar nas reservas para extrair as
riquezas e os indígenas, não estão prontos para
ver os perigos que existem”, adverte Raffaella. O
casal tem três filhos, Pietro, 9, Irene, 8, Ester,5.
Questionada sobre as dificuldades encontradas,
Raffaella disse que já haviam estado na Etiópia
com dois filhos pequenos e não encontraram
maiores problemas. Na Colômbia, “eles se
adaptaram muito bem e aprenderam rapidamente
o idioma. Há mais problemas quando são
adolescentes”, ressaltou a leiga missionária.
Segundo Luz Marina Benitez, LMC da
Colômbia, “o Encontro foi uma oportunidade
para partilhar a experiência do caminho feito
em diferentes partes do mundo, especialmente
na América Latina, o que enriquece nosso
carisma e espiritualidade. Aprendi a ver como
Deus se manifesta, nas diversas culturas e o
Vita nelle Comunità
A
pluriculturalidade do continente era visível
no
rosto
dos
participantes que se
comunicavam em
português e espanhol
favorecendo
a
interaçãonosdebates
e reflexões que
incluiu celebrações
inculturadas,
noites
culturais
ressaltando aspectos
da geografia, culinária e religiosidade de cada país.
A caminhada dos leigos se distingue nos países,
quanto ao período e a metodologia de formação,
contudo, percebe-se que o mesmo carisma inspira
uma estruturação semelhante com coordenação,
organização, espiritualidade, temas formativos
e o sonho da missão Ad Gentes, fortalecendo a
comunhão.
Para o LMC colombiano Pedro Cortés, que
participa da comunidade missionária desde o
início na Colômbia, em 1985, viver o carisma
deixado por José Allamano é difícil. “Há muitos
que pensam em fazer trabalho voluntário, que
querem visitar crianças no orfanato ou idosos em
casas de repouso, isso faz parte da evangelização,
mas o carisma é a missão Ad Gentes”, afirmou
Pedro que esteve em missão por três anos no
Vicariato Apostólico de San Vicente Puerto
Leguizamo. “Este Encontro é importante para os
leigos interiorizarem e viverem o carisma como
vocação e opção de vida. É necessário ir além, sair
de si”, disse Pedro, que em 1985 fundou a ONG
Formemos e hoje cuida de 240 crianças carentes
em Bogotá.
Na opinião de Orestes Antônio Asprino, LMC
de São Paulo, “o estado laical é a vida no mundo.
Percebemos que nós como Igreja, vivemos num
mundo à parte do clero até o Concílio Vaticano II.
Ali aconteceu o resgate da importância do leigo.
Quem quer ser missionário deve ser fermento na
massa”, esclareceu Orestes, que com a esposa Dalgi
Vivan já estive na Guiné Bissau e Moçambique em
missão e hoje mantém uma biblioteca e uma sala
de aula em Icapara, Iguape, SP. “Nós somos LMC,
lá onde o padre não pode ir, lá na sala de aula, no
açougue, na padaria, na Assembleia Legislativa.
Ali é a nossa vida e se a gente consegue dar
testemunho ali, eis a nossa missão”, explicou.
“Sempre me senti parte dos missionários
e missionárias da Consolata, mas como LMC
organizada, estou há quatro anos”, explicou Marisa
Sosa, que veio da Argentina. “Ser LMC é para
39
Cascavel
Vita nelle Comunità
40
quanto é importante aprender o idioma”. Luz
Marina explicou também que a missão dos
leigos na Colômbia “é o anúncio do Evangelho
nas comunidades e particularmente entre os
campesinos e indígenas”, ressaltou.
A espanhola Marta Aguilar Gomez, há três
anos e meio em Boa Vista, Roraima, trabalha na
Escola de Formação Profissional Calungá, onde
é coordenadora pedagógica. Ela aponta como
dificuldades “o contexto de violência e injustiça
que impera no Estado, com relação aos povos
indígenas, inclusive com a divulgação de mentiras
pelos meios de comunicação”. Para Marta “os
LMC precisam se organizar em todo o mundo e
este Encontro no continente é o primeiro passo”,
avaliou.
“Reconhecemos que este é um tempo de graça
para a nossa família Consolata e o sentimento
de família vai além das fronteiras do continente.
Toca cada missionário e missionária. É um
desafio para todos nós, afirmou irmã Gabriella
Bono, Superiora Geral das missionárias da
Consolata, que há 20 anos acompanha os leigos.
“Estamos ouvindo os LMC com muita atenção
e seguiremos perguntando o que o Espírito está
sugerindo para ambos os Institutos. Com muito
respeito e gratuidade queremos ouvi-los e acolhelos. Há uma reflexão e um caminho e sentimos o
desejo de trilhá-lo com coragem”, disse a Madre
Geral.
Na sua intervenção, padre Antônio Fernandes,
Conselheiro Geral do IMC para o continente
afirmou que “o Encontro só foi possível, porque
os LMC já estão vivendo o carisma do nosso
Fundador. Isso nos permite criar caminhos de
comunhão entre LMC – MC – IMC, fortalecendo
a expressão carismática e vocacional no anúncio
e construção do Reino de Deus. Trilhar estes
caminhos é acreditar que a missão é a expressão
do chamado de Deus a todos, homens, mulheres,
jovens e crianças, em suas diferentes vocações a
serviço da missão”, considerou padre Antônio,
acrescentando três atitudes para o futuro: “quebrar
barreiras e muros, abrir portas e construir pontes;
não ter medo e criar comunhão”, concluiu.
No Brasil os LMC estão presentes em São
Paulo, Jandira, São Miguel, Votuporanga, São
Manuel, Cascavel, Rio de Janeiro e no estado de
Roraima. Como expressão além-fronteiras, em
Roraima atuam quatro leigos missionários da
Espanha e Itália.
Os Conselhos Evangélicos
da Vida Religiosa
Diácono John Kapule Okulla Imc
Olhando os vários desafios que a Vida
Religiosa está enfrentando hoje neste mundo de
pós-modernidade, gostaria de partilhar com vocês
algo sobre a minha experiência da Vida Religiosa
nesses dez anos dentro da nossa família dos
Missionários da Consolata como o seguimento
de Jesus hoje, pondo em consideração a sua
missão através do caminho dos três Conselhos
Evangélicos (Os Votos) tradicionais de
Obediência, Castidade e Pobreza.
Primeiramente, começo a minha reflexão
dizendo que a Vida Religiosa não surgiu do nada.
A razão de sua existência está fundamentada
basicamente num fato histórico: a vida de Jesus e
o seu projeto, enquanto homem inserido no meio
da humanidade. A exemplo de Jesus, muitos
cristãos imbuídos pelo Espírito Santo e cheios de
paixão por sua causa, escolheram livremente seu
da Casa Madre - 2/2010
amor radical a Ele, propondo à maneira de Jesus
anunciar o Reino de Deus.
A Vida Religiosa é assumida por homens e
mulheres que foram chamados a testemunhar
Jesus Cristo de uma maneira radical. É a entrega da
própria vida a Deus. O carisma da Vida Religiosa
é um dom da Igreja e um sinal para o mundo. Não
é fuga de uma realidade, mas compromisso com o
mundo. Enfatiza o contraste do Evangelho com a
sociedade materialista.
No seguimento a Jesus, na experiência de
Deus feita através dele, é que se pode encontrar
o mais autentico sentido da libertação. Jesus não
ignora que as estruturas não constituem a razão
mais profunda da liberdade humana. Por isso,
a sua mensagem libertadora de conversão, de
fidelidade a Deus, atinge a própria raiz do ser:
“O tempo de espera terminou. O Reino de Deus
sociedade apresenta como modelo. Eu diria que
seríamos medíocres se não tivéssemos a coragem
de buscar perspectivas novas. De que valeria o
esforço de anos vividos, de aperfeiçoamento
contínuo, de ideais sonhados, se não tivéssemos
certeza de que isso tudo está mergulhado no
coração misericordioso do Pai, enxertado na
arvore da vida, que é o Cristo e alicerçado pela
força vibrante e sempre presente do Espírito
Santificador. Os votos assumidos são sinais
visualizadores do Reino presente. Sinais sempre
proféticos e nunca mesclados das coisas “do
mundo”.
Portanto, a Vida Religiosa a meu ver é uma
forma de chegar a ser cristão vivendo os valores
cristãos fundamentais. Mas o religioso realiza
isso, ao contrario do leigo através do caminho dos
três votos tradicionais de Obediência, Castidade
e Pobreza. Estes votos são atos que versam sobre
a maneira de enfocar três das áreas importantes
de todo ser humano: a área da livre disposição
de si mesmo; a área da sexualidade, afetividade
e paternidade e a área do uso e posse das
coisas. Estritamente falando, estas três áreas da
vida não são especificas da Vida Religiosa, mas
de toda vida humana. E por isso todo homem
que quer chegar a ser cristão deve ordenar-se
conscientemente nestas três áreas segundo os
valores de Jesus Cristo. Nesse sentido, todo
cristão tem a obrigação de fazer ‘votos’ sobre
as três áreas, embora não no sentido jurídico tal
como se faz na Vida Religiosa. E todo cristão
deve crescer na fé, chegar a ser cristão através
Vita nelle Comunità
está próximo. Mudai de vida, convertei-vos e
crede no evangelho” (Mc 1,15). Por meio de
Jesus, a humanidade encontra a dignidade de seu
ser, inclusive aquele que vive numa situação de
marginalização e miséria.
O convite ao seguimento e a sua exigência
foram feitos pelo próprio Jesus e depois por
seus colaboradores imediatos, enquanto pessoas
concretas e históricas. Quando Jesus ainda vivia
nas terras da Palestina, segui-lo significava fazer
parte de seu discipulado. Após a sua morte e
ressurreição, o tema seguimento passou a ser
visto por um prisma diferente e ganhou uma nova
compreensão. Seguir a Jesus e aderir o seu projeto,
passou a ser compreendido como a imitação mais
radical de sua vida; de estar nele, ligar-se a ele
pela fé e esperança. Neste sentido, o convite ao
seguimento, não é exclusivo a algumas pessoas,
mas estende-se a todos os cristãos.
Este seguimento radical de Jesus se expressa
simbolicamente nos votos (conselhos evangélicos),
como meios aptos para uma assemelhação a Jesus
em sua vida, em sua missão e em sua condução pelo
Espírito. Os conselhos evangélicos possibilitam
a radicalidade do seguimento mediante uma
liberdade maior de consagração ao Deus do Reino
e ao Reino de Deus, à semelhança de Jesus, que
se desvinculou da preocupação pelas obrigações
familiares para se entregar totalmente ao Reino.
Esses conselhos evangélicos são como que sinais
visualizadores de uma realidade futura como
sonho, mas presente como necessidade. Eu acho
que nós não podemos mergulhar naquilo que a
Cascavel
41
da Casa Madre - 2/2010
destas três áreas importantes da vida. Assim,
posso dizer que a Vida Religiosa com os três
votos, oferece uma possibilidade de dominar a
vida cristãmente.
Na verdade, esses três conselhos evangélicos
em si mesmos não são mais do que meios de
possível vida cristã. Que cheguem a sê-lo de
verdade depende da realização concreta. Por mais
paradoxal que pareça, através dos votos pode-se
crescer na fé ou pode-se descrescer nela. Isso
não pode ser determinado a apriori, mas apenas
constatado a posteriori. Todavia, é algo típico
da teologia da Vida Religiosa querer mostrar a
apriori a excelência dos votos.
Portanto, eu vejo que se homens e mulheres ao
longo de séculos, apostaram suas vidas neste estilo
de seguimento e ministério, é porque encontraram
razões profundas de alegria e realização muito
mais do que renúncia ou ascese. O mesmo me
parece em relação a muitos livros que tratam da
Vida Religiosa como “estado de perfeição”. Como
se bastasse a profissão pública pós-noviciado, para
que todos já sejam suficientemente obedientes,
castos e pobres. O silêncio depois da formação
inicial, bem como a teologia da Vida Religiosa
com seus imperativos categóricos, sempre me
parecem demasiado abstratos e distantes da
verdadeira realidade de humanos que, como
“vasos de argila”, que querem carregar a riqueza
do Reino de Deus. Basta olhar para as situações
concretas de nossas comunidades de vida. Quando
idealizamos a vivência dos conselhos evangélicos
e de nossa consagração, não nos debruçamos mais
sobre nossas misérias e imperfeições, não nos
confrontamos com os verdadeiros problemas que
afligem nossos grupos, sem falar que os idealismos
geram profundas frustrações por anunciar um ideal
demasiado grande que ninguém jamais atingirá.
O ideal permanece sempre válido, mas com o
realismo das nossas possibilidades e capacidades.
Precisamos ser realistas com as pessoas, com as
energias e obras de que dispomos.
Leigo, onde está a tua missão?
Júlio César Caldeira
LMC
“Ide vós também. A convocação não se refere
apenas aos pastores, aos padres, aos religiosos
ou às religiosas: é para todos. Também os fiéis
leigos são pessoalmente chamados por Deus,
recebendo d’Ele uma missão, para a Igreja e
para o mundo” (Christifideles laici 2).
42
Em tempos de contínuas mudanças,
intensifica-se a participação dos cristãos leigos
e leigas na Igreja, tornando-se indispensável
refletir sobre seu papel na ação evangelizadora.
A expressão “leigo”, está associada a alguém não
qualificado, iletrado, da plebe, que não tem muito
conhecimento sobre algo. Por exemplo: “fulano
é leigo em história ou em medicina”. Entretanto,
na sua origem, a palavra provém do grego
laikós, que tem sua raiz em laós (povo), e que
desencadeou no termo latino laicus, que significa
multidão, massa, povo, referindo-se àquele que
não está qualificado para “as coisas de Deus”.
Em 313 d.C., pelo edito de Milão, Constantino
decreta liberdade a todos os cultos e em 380, o
cristianismo torna-se a religião do Império, com
da Casa Madre - 2/2010
Teodósio. O termo laikós passou a designar os
cristãos que ouviam e obedeciam às ordens dos
ministros ordenados (clero), “dispensadores dos
poderes temporais e espirituais”. Agora temos
dois grupos: o clero como hierarquia, que se
considera “a Igreja”, e os leigos, que se tornam
sinônimo daqueles que não sabiam o latim (língua
oficial da Igreja), visto como pouco cultos,
considerados incapazes de entender a Bíblia, livro
para especialistas.
A partir daí a missão, a doutrina e a organização
da Igreja ficou nas mãos da hierarquia, aumentando
a distância com relação aos leigos. No entanto,
sempre apresentaram-se na Igreja movimentos
proféticos, contestadores e, até, anticlericais,
com o propósito de reformá-la, procurando voltar
às origens (pobreza evangélica, comunidade,
Palavra de Deus, laicato); este processo ajudou a
desencadear o Concílio Vaticano II (1962-65).
Durante o período da colonização, (século 16)
por influência de Portugal e Espanha, os leigos
se organizaram em irmandades, associações,
ordens seculares, confrarias, em torno a um
santo de devoção e obras de caridade. A partir
LMC
da Revolução Francesa e Industrial (séculos 18
e 19), com a secularização do mundo civil e das
relações de trabalho, os movimentos de leigos
crescem dentro e fora da Igreja. Surgem vários
movimentos
espiritual-caritativo-missionários,
tais como o Apostolado da Oração, a Legião de
Maria, a Santa Infância. As questões internas da
Igreja eram confiadas ao clero e as externas eram
o espaço onde os leigos atuam. O leigo passa a ser
visto como um membro da Igreja e que atua na
sociedade civil.
Depois deste período, as questões sociais, a
defesa dos direitos da Igreja, a busca da prática
da caridade e do socorro aos necessitados, levou
os leigos a se organizarem, sob a orientação da
hierarquia, dando origem à Ação Católica, que
com o tempo vai deixando de ser uma organização
político-social para se tornar uma escola de
formação dos leigos. O braço forte da Ação Católica
no Brasil foram os “5 J” da juventude católica: JAC
(agrária), JEC (estudantil), JIC (independente),
JOC (operária) e JUC (universitária).
O leigo após o Concílio
Uma das mudanças trazidas pelo Concílio
Vaticano II (1962-1965) foi a introdução do
conceito bíblico “Povo de Deus”. O Concílio
recuperou o real sentido da missão do leigo na
Igreja. A Constituição Dogmática Lumen Gentium
(Luz dos Povos), descreve positivamente o leigo
e a leiga, enfatizando o batismo e a participação
na tríplice função de Cristo, sacerdote, profeta e
rei. Com o enfraquecimento da Ação Católica no
Brasil, o laicato perdeu seu espaço de comunhão e
participação na Igreja (décadas de 1960-70). Por
iniciativa da Conferência Nacional dos Bispos
do Brasil - CNBB, surgiu, em 1976, o Conselho
Nacional de Leigos – CNL. No documento 62 da
CNBB (1999), Missão e ministérios dos cristãos
leigos e leigas, lemos: “os leigos podem participar
do cuidado pastoral de uma comunidade,
paróquia e diocese, e nos serviços de animação
comunitárias, ministérios extraordinários da
comunhão eucarística e assistência aos enfermos
e idosos, nos ministérios do batismo, das exéquias
e da Palavra, como testemunhas qualificadas do
matrimônio, na prática do aconselhamento, nas
missões Ad Gentes, na catequese e na educação
da fé, além dos serviços pastorais que surjam da
necessidade das pessoas e das comunidades”. Nos
últimos anos cresce o número de leigos e leigas
que se juntam a congregações e ordens religiosas,
para partilharem o carisma e dedicarem-se a um
trabalho específico, exigindo uma mudança de
mentalidade e de prática no exercício da missão.
Foram chamados de oblatas, terceiros, fâmulos,
associados, cooperadores, coirmãos, etc. Sobre as
experiências foram usadas termos como: uniões,
comunhões, famílias, fraternidades. No passado
eram uma espécie de “associação” prevalecendo
uma relação de paternidade ou mesmo de
da Casa Madre - 2/2010
43
Sommario
Editoriale
2
Cristo – Sommo Sacerdotedegno di
fede (Eb 3,1-4,14)
4
Per l’Allamano“La Messa è il tempo
più bello della vita”
6
Fenomeni del “non – incontro” 8
LMC
Incontro Continentale di Amministratori Regionali dell’Africa 11
44
paternalismo, exercida pelos
religiosos e titulares. Hoje o
modelo continua, mas existem
também novas modalidades
de experiências com maior
grau de igualdade respeitando
a diversidade. A exortação
apostólica Christifideles laici,
(1988) fruto de um sínodo
sobre os leigos, nos ajuda a
entender esse sentimento: “Na
Igreja-Comunhão os estados
de vida encontram-se de tal
maneira interligados que são
ordenados uns para os outros.
Comum, direi mesmo único, é,
sem dúvida, o seu significado
profundo: o de constituir a
modalidade segundo a qual se
deve viver a igual dignidade
cristã e a universal vocação
à santidade na perfeição do
amor. São modalidades, ao
mesmo tempo, diferentes
e
complementares,
de
modo que cada uma delas
tem uma sua fisionomia
original e inconfundível e,
simultaneamente, cada uma
delas se relaciona com as
outras e se põe a seu serviço
(...) são modalidades diferentes
que profundamente se unem
no mistério de comunhão da
Igreja e que dinamicamente
se coordenam na sua missão
única” (CfL 55).
De maneira geral os leigos
e leigas têm uma participação
ativa em quase todos os
ministérios e pastorais da
Igreja. Nas congregações de
Vida Consagrada ou Institutos
religiosos o carisma não é
propriedade da Instituição.
Sendo dinâmico, quando entra
em contato com os leigos,
suscita as mais diversas
inspirações. A grosso modo,
podemos destacar cinco casos
concretos de participação:
membros associados, ou seja,
a adesão a um instituto por
vínculos estáveis e aprovados;
partilha temporária de vida, de
contemplação e de dedicação
apostólica; voluntariado e uma
vocação que leva a uma opção
por toda a vida.
Júlio César Caldeira, imc, é
estudante de teologia na EDT,
em São Paulo, SP.
da Casa Madre
Mensile dell’Istituto Missioni Consolata
Redazione: Segretariato Generale per al Missione
Supporto tecnico: Giuseppe Ettorri
Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821
C/C postale 39573001 - Email: [email protected]
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Diario della Casa Generalizia
13
Consagrados para comunicar
alegría y engendrar esperanza
14
Brazil: Notícias e informações...
15
Heureux anniversaires
chers confreres
17
Ordinazione sacerdotale
di padre Corrado
18
Auguri e fraterna partecipazione
19
Missionaries in South Africa
have a delegation assembly 20
Matrimonio Mbuti
22
Cacém
23
Palmeira 24
Faraja House
25
Un dialogo interculturale secondo
il Vangelo nel cuore della citta’ di
Gibuti
27
¡Empanadas, empanaditas!
28
Clarence Knights serve as for 2009
Chapter Charity Ball
29
El Rancho la Consolata
Comunidad de Guadalajara
30
“Il senso delle proporzioni”
31
Mongolia - Children celebrate
Christmas
33
Pirané: Angeles de carnedanzando
al Niño Dios
34
Remolino
Saluto e ringraziamento alle
Suore MC
La straordinaria “avventura”
di padre Matteo Ricci in Cina
35
Leigo Missionário da Consolata
38
36
37
Os Conselhos Evangélicosda Vida
Religiosa
40
Leigo, onde está a tua missão?
42