da Casa Madre - Missionari della Consolata
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da Casa Madre - Missionari della Consolata
da Casa Madre Anno 90 - N. 2 - Febbraio 2010 Istituto Missioni Consolata Perstiterunt in Amore Fraternitatis Gabrielle Gendron, Icone du B. Joseph Allamano, Collezione privata, 2010 Editoriale P. Giuseppe Ronco Nell’anno in cui il Beato Giuseppe Allamano è nostro protettore, e nel mese in cui si celebra la data del suo dies natalis, mi è sembrato bello ripubblicare la poesia che P. Olindo Pasqualetti compose in onore del P. Fondatore. Essa è tratta dall’opera omnia del nostro celebre confratello latinista, Gemina Musa, 291, ed esprime l’affetto che P. Olindo aveva per chi gli era Padre. Editoriale INSTITUTORI SODALIUM A CONSOLATA NUNCUPATORUM 2 AL FONDATORE DEI MISSIONARI DELLA CONSOLATA Olindo Pasqualetti, Gemina Musa, 291 Trad. Federico Civilotti Auctor es noster, pater et magister, debitae Ioseph vir onuste laudis, qui doces multos pia veritatis nuntia ferre. Sei Fondatore, sei maestro e padre; Giuseppe, ricco di dovuta lode, che insegni a molti ad annunziar la voce viva del vero. Resque quid dicam quot in hoc labore gesseris, tecum socians in unum hoc opus plures homines per orbem ire paratos? Dirò di quanto in questo tuo lavoro hai operato, teco all’opra osando altri chiamare a correre del mondo pronti le strade? Tu Dei verbi trahis Institutor voce praecones, vacuas ut, aegra in quibus tellus iacet, almus ignis dissipet umbras. Tu Fondatore, trai con la tua voce del verbo i nunzi, perché l’ombre oscure, ove la terra stancamente giace, dissipi il lume. Te patris lucens obeunte munus, teque virtutis praeeunte signo, quos cooptabas iterant salutis verba sodales. Svolgi il tuo ruolo lucido di padre, e col vessillo di virtù precedi; quelli che aduni, spargon le parole della salvezza. E tua duplex geminata, tamquam prodiens proles, venit arbor: audens hinc enim fratrum, sat et hinc sororum rem gerit agmen, quod Dei nomen ferat et Mariae, spes, fides, vivax amor unde constet, quodque divinam levet inter omnes lampada gentes. Dalla tua pianta, qual gemella prole, duplice un’altra nasce, di fratelli qui sorge e altrove sorge di sorelle schiera operosa, Quos, Pater Ioseph, generans superni nuntios verbi facis et ministros, ne vias intrent alias, memento ducere firmus. Amen. Giuseppe, Padre, i figli tuoi che rendi della parola tu ministri e araldi, guida, e allontana dal percorrer altre strade diverse. Amen. da Casa Madre - 2/2010 di Dio a gloria, a gloria di Maria, donde speranza, donde è fede e amore, alzan fra tutti i popoli di luce lampada ardente. Il morente sorrise e poi rivolse lo sguardo al quadro della Madonna che aveva accanto. Morì di polmonite il 16-2-1926. Appena la notizia si diffuse per la città tanti torinesi esclamarono: “È morto il santo della Consolata”. Ai funerali dell’Allamano prese parte una fiumana di gente. Fu seppellito nel cimitero di Torino. Dal 1938 le sue reliquie sono venerate nella cappella della casa madre dell’Istituto da lui fondato. Giovanni Paolo II ne riconobbe l’eroicità delle virtù il 13-5-1989 e lo beatificò il 7-10-1990”. (Sac. Guido Pettinati SSP, I Santi canonizzati del giorno, vol. 2, Udine: ed. Segno, 1991, pp. 189-198). Editoriale “Il 3-5-1925 Pio XI beatificò il Cafasso. Nel vedere coronata da successo la sua iniziativa, Don Allamano ritenne di “aver compiuta la sua missione”. Durante la malattia che lo colpì il beato desiderava rimanere solo per potersi concentrare nell’unione con Dio. A chi pregava per la sua guarigione ripeteva: “Solo questo io voglio, il compimento della volontà di Dio”. Oppure: “Paradiso! Paradiso! Oh, sì, fra poco vado alle nozze!” Al suo capezzale accorse anche l’arcivescovo di Torino, Mons. Giuseppe Gamba (+1928), più tardi cardinale. Prima di benedirlo gli disse: “Caro canonico, quella Madonna che lei ha custodito così bene per 43 anni, è sulla soglia del Paradiso che l’attende”. 3 da Casa Madre - 2/2010 Cristo – Sommo Sacerdote degno di fede (Eb 3,1-4,14) Anno Sacerdotale P. Afonso Osorio Citora 4 Nell’articolo precedente abbiamo notato che Paolo in Eb 2,17, attribuiva al sacerdozio di Gesù due qualità: “misericordioso, (pistos) e degno di fede” e che il v. 17 annunciava il tema della seconda parte della lettera (3,1-5,10). Questa seconda parte, però,(3,1-5,10) sviluppa il tema invertendo le due qualità: prima parla di Cristo come sommo sacerdote “degno di fede” (3,16), poi lo dice “misericordioso” (4,15-5,10), inserendo una lunga esortazione parenetica (3,74,14). Ora noi ci concentriamo su “Cristo – sommo sacerdote ,degno di fede” L’Autore della Lettera agli Eb, nella sua cristologia sacerdotale, dimostra, non senza ragione, che Cristo è “pistos”. Già davanti a questo aggettivo (“pistos”) troviamo alcune difficoltà di traduzione di non poca importanza. Cercheremo di risolverle con l’aiuto di alcuni esegeti (Cfr. Vanhoye A., Gesù Cristo il mediatore nella lettera agli Ebrei, Assisi 2007, pp 89-105). Alla fine del capitolo 2, nel versetto 17, l’autore dichiara. “Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli per diventare Sommo Sacerdote misericordioso e “pistos” per i rapporti con Dio”. L’aggettivo “pistos”, usato tante volte in questa lettera, può avere tre significati differenti, secondo i contesti: 1°: “pistos”significa “degno di fede”, “affidabile”, “credibile”(Cfr. 1 Tm 1,15; 4,9; Ap 21,5; 22,6) e (1 Sam 3,2). 2°: “pistos” significa “fedeltà”, “fedele” (Eb 10,23). 3°: “pistos” significa “credente” (Gv 20,17). Vedendo questi tre sensi, Vanhoye afferma che l’aggettivo greco “pistos” dovrebbe essere tradotto come “degno di fede” e non “fedele” come fanno alcune traduzioni (Cfr Bibbia di Gerusalemme o TOB). Per vanhoye non può essere accettato il significato di “credente” perché nessun testo del NT attribuisce a Gesù l’azione di credere e, inoltre, le affermazioni in Eb 2,17 e 3,1-2 si riferiscono a Gesù risuscitato, situazione in cui la fede non ha più posto, essendo stata sostituita dalla visione di Dio. In questo caso, il testo greco avendo il participio presente, dimostra l’atteggiamento presente di Gesù che l’autore invita a considerare: Gesù doveva “diventare sommo sacerdote misericordioso e da Casa Madre - 2/2010 pistos” (Eb 2,17); lo è diventato mediante la sua passione (Eb 2,18). Se Cristo è sommo sacerdote “degno di fede” i cristiani sono dunque invitati a considerarLo come ormai è; egli è misericordioso adesso; è degno di fede adesso. Per confermare che Cristo è “pistos” nel senso di “degno di fede” l’autore utilizza testi dell’AT: Parlando di Mosè, Dio dice “Non capita cosi per il mio servo Mosè: egli è il mio uomo degno di fede (pistos) in tutta la mia casa” (Cfr Nm 12,68). In questo caso, Mosè appariva chiaramente come “degno di fede per colui che l’ha costituito” (Eb 3,2). In 1 Sam 3,28 si dice di Samuele che fosse “degno di fede per il Signore”, vale a dire “accreditato dal Signore”. Per il nostro autore Gesù è “degno di fede”, “acreditato dal Signore, come lo era stato Mosè, la cui fedeltà esemplare venne attestata da Yahweh stesso in Nm 12,7, un versetto che viene citato in Eb 3,5. Benché tanto Cristo che Mosè siano stati degni di fede nella casa di Dio, Cristo gode di una “gloria maggiore” di quella di Mosè. Già prima il testo ha attribuito gloria a Cristo sia nella sua qualità di figlio preesistente (Eb 1,3), sia come colui che è stato glorificato (Eb 2,9). Mosè fu degno di fede solo come servo e Cristo lo fu come figlio. Si può affermare che Mosè fu, nel vero senso del termine, “in” quella comunità perché essa si estese a coloro che professavano la fede antica e che vennero evangelizzati (Eb 4,2), che costituirono esempi della fede (Eb 10), e che sono “resi perfetti” con i membri della nuova alleanza (Eb11,40). Si vede che il raffronto tra Cristo e Mosè si basa sul fatto che entrambi erano modelli di fedeltà. Se nota dunque che la figura di Mosè ha uno straordinario valore per i destinatari della lettera agli Ebrei. Mosè è stato il servo della famiglia di Dio. Fedele al suo Signore, ha guidato il popolo dell’antica alleanza. Quando è venuto il momento culminante della storia, Dio si è acquistato un nuovo popolo (la chiesa) non più attraverso la fedeltà di Mosè, ma attraverso quella del suo Figlio, Gesù Cristo. Grazie a tale fedeltà è stata suggellata, nel sangue del Cristo, un’alleanza nuova. Anno Sacerdotale A Cristo, Sommo Sacerdote, “degno di fede”, concerne la capacità di mettere il popolo in relazione con Dio; il testo di Eb 2,17 lo dice esplicitamente: “degno di fede per i rapporti con Dio”. L’aggettivo “degno di fede” si rapporta all’autorità della Parola di Cristo. Egli ci parla in nome di Dio. La sua parola di Signore risuscitato esige la nostra adesione di fede e la rende possibile. Inoltre, è lui, in quanto sommo sacerdote, che presenta a Dio la nostra professione di fede. Grazie a lui, siamo uniti a Dio nella fede. Tale è il senso suggerito dall’espressione di Eb 3,1. Cristo è messaggero e sommo sacerdote della nostra professione di fede (Eb 3,1); quando ci parla, è “degno di fede” (Eb 3,2); la sua voce c’invita a camminare verso il riposo di Dio (Eb 3,7-4,11). La voce di Cristo può ugualmente farsi intendere attraverso la predicazione dei suoi inviati (2 Cor 5,20). L’autore parlando, dice” “ricordatevi dei vostri dirigenti, che vi hanno annunciato la Parola di Dio; considerate come si è conclusa la loro vita e imitatene la fede” (13,7). Il discepolo anzi il sacerdote deve imitare la fedeltà di Gesù. È questo il contenuto generale delle tre esortazioni che sono presenti in questa parte della lettera: Eb 3,12: “guadate che...”; Eb 4,1: “Dobbiamo temere che ...”; Eb 4,11: “Affrettiamoci dunque...”. Noi i sacerdoti come discepolo del “Sommo Sacerdote” dobbiamo essere “uomini degni di fede”. “Degno di fede” dunque è una delle due qualità fondamentali che un sacerdote, anzi un missionario, deve possedere per agire come mediatore tra Dio e gli uomini. Non si tratta di una virtù individuale, come potrebbero essere il coraggio o la temperanza, ma la fedeltà è in relazione con tutta la persona, esprime la sua capacità di relazione. Per questo motivo può definire il sacerdote, perché la funzione di questo consiste nello stabilire buone relazioni tra il popolo e Dio. La funzione di mediatore richiede una doppia capacità di relazione, relazione con Dio e relazione con gli uomini. Cerchiamo di essere anche noi degni di fede, nel nostro ministero, nella nostra vocazione religiosa, per i rapporti con Dio. 5 da Casa Madre - 2/2010 Per l’Allamano “La Messa è il tempo più bello della vita” Allamano: Sacerdote della Nuova Alleanza P. Francesco Pavese imc 6 «La S. Messa è il tempo più bello della nostra vita!». Queste sono parole spontanee dell’Allamano, pronunciate mentre parlava dell’importanza delle sacre cerimonie ai suoi giovani all’inizio dell’Istituto. Era il 17 ottobre 1907. Proprio a motivo dell’insegnamento e della testimonianza del Fondatore, nel nostro Istituto la S. Messa è sempre stata ritenuta con ragione il centro della vita spirituale, a cui si deve riservare l’attenzione più profonda e il tempo più propizio della giornata. L’Allamano sacerdote, nelle celebrazioni liturgiche, aveva un comportamento che possiamo definire “nobile” senza timore di esagerare. Soprattutto nella celebrazione della S. Messa, che per lui era «la prima, la più eccellente e potente orazione […] che per essere degna bisognerebbe che Dio stesso la celebrasse. È lo stesso sacrificio della Croce». In questo mese di febbraio, durante il quale celebreremo la festa del nostro Padre, vi invito ad ammirare il Fondatore sacerdote che celebra l’Eucaristia. Non riporto i suoi pensieri su questo tema (sarebbe troppi e meravigliosi e sono conosciuti), ma solo qualche fatto e alcune testimonianze. Le sue Messe. Incominciamo dall’inizio. Il Fondatore è stato ordinato il 20 settembre 1873. Il 21 era a celebrare la Prima Messa al suo paese. Ecco che cosa raccontava anni dopo: «Oggi è l’anniversario della mia prima Messa. In quell’anno era la festa dell’Addolorata. Siccome eravamo in settembre e non potevo rimanere in seminario, andando a casa sono rimasto tutta la mattina in chiesa, ho cantato la Messa, e poi ho pregato il parroco che mi desse un po’ di pranzo; i miei fratelli che avevano preparato un grande pranzo si sono offesi, ma presto si sono riconciliati». Fin da giovane questo era il suo stile. Andava alla sostanza e non gli interessavano le apparenze. Il suo famoso “senza rumore” anche in occasione della Prima Messa! E poi quante Messe! Conosciamo i suoi stati d’animo quanto celebrava l’anniversario della sua ordinazione. Per esempio: «Quest’oggi è il 45° anniversario della mia ordinazione. Quarantacinque anni di Messe!... Contatele un da Casa Madre - 2/2010 po’! Vedete, mai più credevo di potere celebrare tante Messe!... E spero di celebrarne ancora tante e poi in paradiso sarà una Messa continua». L’apoteosi della sua Messa è stata in occasione del 50° di ordinazione. Allora egli ha aperto spontaneamente il suo cuore, permettendo ai suoi figli e figlie di vedere dentro: «Dopo 50 anni di Messa – ha confidato ai suoi giovani andati a trovarlo alla Consolata - sono contento! Ho nessun regret [rimorso] d’averla detta male, e questo non lo dico per superbia, perché questa sarebbe una santa superbia. Le cerimonie le ho sempre compiute bene, e se per caso me ne sfuggisse una, me ne accorgerei. E questo mi consola. Ho tante miserie, ma la Messa ho sempre cercato di celebrarla bene. Prima impiegavo 27 minuti, ora ne impiego 28 o 30, e nella genuflessione voglio andare fino a terra, proprio come faceva S. Alfonso. La prima genuflessione mi costa, perché sento che le gambe sono dure, poi le altre mi riescono più facilmente». Testimonianze entusiastiche. Le testimonianze rilasciate da quanti hanno partecipato alla celebrazione della Messa del Fondatore sono tante e tutte entusiastiche. Si vede che emanava davvero un flusso speciale mentre celebrava. Viveva il “Mistero” in modo così intenso, che non poteva nascondere la sua speciale partecipazione al Sacrificio del Signore. La gente se ne accorgeva. Ecco qualche testimonianze tra le tante: «Dopo che fu sacerdote la sua passione eucaristica ebbe per centro la Messa». «Aveva un modo di celebrarla da Casa Madre - 2/2010 Allamano: Sacerdote della Nuova Alleanza pacato, tranquillo, senza movenze appariscenti; portava un’esattezza impeccabile nel compimento delle cerimonie e dimostrava un garbo da vero santo». «La Santa Messa era il centro, il momento più bello della sua giornata sacerdotale». «Il Can. Allamano era Sacerdote di grandi virtù sacerdotali. Era ammirabile nella pietà, che rifulgeva in modo speciale nella celebrazione della S. Messa. Nessuna cosa od occupazione lo dispensava da una buona preparazione e da un fervoroso ed accurato ringraziamento, che spesso prolungava fino all’ammirazione di quanti lo avvicinavano». «Per conto mio attesto che mi sono formato allo spirito ecclesiastico anche solo nel mirarlo a celebrare la S. Messa, nel vedere la sua compostezza e fervore mentre pregava». «Io ebbi la ventura di servirgli qualche volta la S. Messa durante gli esercizi spirituali, ch’egli celebrava nella piccola cappella di S. Ignazio. […]. La santa Messa celebrata da lui era veramente un mistero d’amore». «Per molti anni prima della mia entrata in religione, ascoltai la S. Messa alle ore sei, celebrata dal nostro amatissimo Padre Fondatore. Mi sentivo privilegiata di ascoltare la Messa di un santo; mi pareva un serafino». «Sono stata alla Messa del can. Allamano. Al tempo dell’elevazione sembrava che andasse in estasi, sembrava che dovesse alzarsi da terra, aveva perfino la faccia trasparente». «All’elevazione era mia abitudine guardarlo, perché gli veniva sempre un sorriso sincero come se sorridesse a qualcuno». «Già avanzato in età, non tralasciava mai una genuflessione; si vedeva che la faceva a stento, eppure la faceva fino a terra; solo al vederlo infondeva nell’animo un qualche cosa di speciale». «Ho notato che nella celebrazione sembrava un angelo». Una testimonianza speciale. Non posso tralasciare una testimonianza speciale, perché dimostra come la celebrazione della Messa del Fondatore esercitasse davvero un fascino speciale. È stata rilasciata dal p. Antonio Mellica, Barnabita, parroco di S. Dalmazzo in Torino: «Una sera verso le 22 stavo vigilando sull’andamento morale del mio teatrino, quando un confratello mi annuncia che il Can. Allamano è sotto in portineria per parlarmi. A quest’ora, pensai tra me, quel buon vecchio! Cosa vorrà? Discesi subito: m’informò della malattia grave del Senator Avv. Palberti, mio parrocchiano: mi disse di averlo confessato e mi pregò di portargli il S. Viatico, ma non ancora l’Olio Santo. Presa l’Ostia santa m’incamminai con lui, ed egli volle accompagnarmi e poi farmi da chierichetto durante la Comunione là, presso l’infermo. […]. Uscito dalla casa che era in via Consolata N. 8 (ora distrutta) trovai modo di domandare al domestico dell’Avvocato come mai il suo padrone avesse richiesto il buon Canonico, così vecchio, a quell’ora... Ed egli mi disse: “Un giorno accompagnai, come al solito, il mio padrone a passeggio per le vie di Torino ed accadde come avveniva spesso, che passassimo dinnanzi al Santuario della Consolata. Il mio padrone che da molti anni non si accostava ai SS. Sacramenti volle entrare e poi si avvicinò ad un altare a cui si stava celebrando la S. Messa. Vi stette fino al termine, poi uscimmo. Appena fuori, il mio padrone che aveva seguito la celebrazione con molta attenzione mi disse: “Chi è quel prete che ha detto la Messa?” Ed io a lui: “Eh! Non lo conosce? È il Sig. Rettore, Can. Allamano”. “Ebbene, soggiunse, quando ti accorgerai che sono malato grave andrai poi a chinarmi quel Sacerdote lì. Nella mia malattia voglio essere assistito a lui”. Adesso il mio padrone era grave ed io sono andato a chiamare il Canonico. Egli era stato talmente edificato dal modo con cui l’Allamano diceva la Messa che lo volle ad assisterlo nella sua grave malattia”. E così in quella notte me ne tornai a casa con l’animo edificato per quanto avevo sentito, e pensavo: “Ecco il frutto a lunga scadenza d’una buona impressione lasciata mediante la divota celebrazione della Messa in un’anima, che per tale modo fu salvata. […]. Si vede che la figura santa del buon canonico nell’atto di celebrare la Messa è rimasta sì viva in lui che fu ispirato a ricorrere a lui per tornare a Dio». Per finire: durante l’ultima malattia, al nipote che gli diceva, dopo averlo riordinato: «Zio, sembra uno sposo», l’Allamano rispondeva sereno: «Sì, tra poco celebreremo le nozze con l’Agnello divino». Ecco la sua sognata “Messa continua” in cielo! 7 Da Forestiero - Biennio di Interculturalità 8 Fenomeni del “non – incontro” P. Antonio Rovelli Il ritorno dei muri Sta cambiando, profondamente, il rapporto fra la società e il mondo; fra le persone e il loro ambiente di vita. Fra noi e gli altri. È un percorso imboccato da tempo. Conduce in una direzione diversa, perfino opposta rispetto a quella che il discorso pubblico, come il senso comune, consideravano irreversibile, fino a pochi anni fa. Dopo la caduta del “muro” di Berlino, mai più “muri”, si era detto. Una realtà aperta, in progressiva integrazione e interdipendenza. Il locale nel globale. Il glocale. L´Italia in Europa. L´Europa sempre più larga, proiettata ad Est. Un percorso affrontato con inquietudine, dai più. Soprattutto dagli “esclusi”. Ma gli eventi hanno distrutto il sogno! A livello globale La drammatizzazione del terrorismo e della guerra irachena hanno globalizzato la paura. da Casa Madre - 2/2010 La guerra e, peraltro, i mercati, hanno reso più evidente, oggi, i confini, più che annullarli. I confini come “finis”: limite estremo; invece che come “limes”: sentiero che distingue e mette in comunicazione. Per difendersi, le differenze nazionali e religiose diventano muri. Muri, ma non “muro”. Non si tratta, cioè, di “conflitto di civiltà”, fra Occidente e Islam. Anche se questa frattura si percepisce. È che, più in generale, l´incertezza globale, la mondializzazione vissuta come minaccia, favoriscono la ricerca di antiche appartenenze, tradotte in differenze e divisioni. Che scavano fossati e innalzano nuovi muri di appartenenze e di sospetto. Si accentua il risentimento verso il fenomeno migratorio, che si accompagna alle politiche di “chiusura” verso la cittadinanza degli stranieri. Che si affermano, non solo in Italia, ma anche in paesi tradizionalmente aperti e multietnici. Come la Gran Bretagna. Mentre l´Unione si allarga ad altri paesi della “nuova Europa”, la Vecchia Europa ne ha paura. Nel nostro territorio Non è facile percepire quanto sia cambiato il “piccolo” mondo che ci circonda. Il territorio. Il nostro paese, la nostra città, il nostro quartiere, le case e le strade vicino a casa nostra. E’ avvenuto tutto in fretta, negli ultimi anni, anzi, negli ultimi decenni. I nostri occhi si sono abituati a vedere scomparire gli spazi, l’orizzonte. Si sono abituati a non vedere. Per cui “non” vediamo più, senza rendercene conto. In Brianza, una zona tra le più ricche d’Italia trainata dallo sviluppo di una galassia di piccole e medi imprese, lo sviluppo immobiliare negli ultimi anni ha raggiunto livelli di guardia. La fisionomia del mio paese è cambiata. Tanti insediamenti grandi o piccoli, disseminati di palazzi, villette a schiera, appartamenti di varia metratura, garage interrati. Intorno: prati un po’ esangui, strade e rotonde. Magari una pista ciclabile. Al centro una piazza - veramente finta - attrezzata con panchine e magari un prato. Perlopiù ridotta a parcheggio, dove i bambini non giocano e gli adulti non si fermano a parlare. Un paese impoverito di relazioni, si è sempre più soli e impauriti. Si passa parecchio tempo in casa. Con scarsi ed episodici contatti con il mondo circostante Negli agglomerati urbani delle periferie delle grandi città, la gente si lamenta dell’invasione del cemento senza seri progetti di integrazione, socializzazione. Senza politiche finalizzate a costruire relazioni sociali, oltre agli immobili. Né ad alimentare la vita pubblica, oltre alla rendita privata. Località artificiali, dove confluiscono migliaia e migliaia di persone. Migliaia e migliaia di estranei, in un paese trasformato in “condominio di estranei”. Di stranieri, immigrati: anche se sono veneti, lombardi, marchigiani. “Italiani veri”: da generazioni e generazioni. Ma in realtà abitanti di anonimi “villaggio Margherita” e del “condominio Europa”. Non siamo più abitanti di città o paesi con un’anima. Un agglomerato di sconosciuti, dove ognuno di noi avverte, se non un senso di sospetto e di diffidenza nei confronti di chi ci interpella, certamente quel leggero fastidio, che lascia intendere che evitare gli altri sia ormai una condizione per sopravvivere. I fenomeni del “non – incontro” hanno trasformato la città e il paese in un “condominio di estranei”! La principale fonte di conoscenza del mondo: la televisione. Si comunica con gli altri attraverso i cellulari e - i più giovani e competenti - le e-mail. Abituati a relazioni senza empatia, le famiglie frequentano i centri commerciali, non solo per “consumare” ma per uscire di casa, per incontrare gente. Come nelle feste popolari sopravvissute ai moderni “happening”, o negli eventi di massa allo stadio o in fiera. Dove gli altri sono “folla” e restano “altri”. Estranei. Non siamo più cittadini, ma pubblico e spettatori. Opinione pubblica da ammagliare. Artificiale. Atomizzata. Per la raccolta di sondaggi, rappresentati “dai” e “sui” media. da Casa Madre - 2/2010 Da Forestiero - Biennio di Interculturalità Ne teme l´impatto, dal punto di vista sociale. Teme, cioè, il momento in cui da stranieri, milioni di persone, diverranno europei. Cittadini, a cui aprire le frontiere. Da accogliere. L´allargamento a Est: genera preoccupazione. L´Atlantico, il confine con gli Usa: è sempre più largo. Il Mediterraneo: un muro, che ci divide dall´Islam. Dall´”invasione” dei poveri e dei disperati. L’Europa: una fortezza da difendere. Così anche fra noi, attorno a noi, gli stranieri vengono guardati con maggiore paura. Slavi e albanesi, per non parlare di tunisini e marocchini. I quali, a loro volta, ci guardano con timore. Probabilmente maggiore del nostro. Hanno timore del nostro timore. Diffidenza e paura non hanno risparmiato il territorio, fanno diventare “altri” i nostri vicini, di cui avere paura perché la diffidenza ha invaso la vita, consuma la tela delle relazioni con gli altri, senza risparmiare nessuno e ci induce a vivere asserragliati in piccoli mondi, chiusi da nuovi muri e da nuovi confini. Assolutamente illusori. E indifendibili. 9 La sabiduría del silencio interno Da Forestiero - Biennio di Interculturalità Publicado por antenamisionera 10 Ésta es la traducción de un texto taoista, realizada por Óscar Salazar. Si no tienes nada bueno, verdadero y útil qué decir, es mejor quedarse callado y no decir nada. Habla simplemente cuando sea necesario. Piensa lo que vas a decir antes de abrir la boca. Sé breve y preciso. Aprende a desarrollar el arte de hablar sin perder energía. Con el poder mental tranquilo y en silencio, simplemente permite una comunicación sincera y fluida. Nunca hagas promesas que no puedas cumplir. No te des mucha importancia, y sé humilde, pues cuanto más te muestras superior, inteligente y prepotente, más te vuelves prisionero de tu propia imagen y vives en un mundo de tensión e ilusiones. Sé discreto, preserva tu vida íntima, de esta manera te liberas de la opinión de los otros y llevarás una vida tranquila volviéndote invisible. No te comprometas de manera precipitada. Toma un momento de silencio interno para considerar todo lo que se presenta y toma tu decisión después. La gente no tiene confianza en aquellos que muy fácilmente dicen “sí”, porque saben que ese “sí” no es sólido y le falta valor. Si realmente hay algo que no sabes, o no tienes la respuesta a la pregunta que te han hecho, acéptalo. El hecho de no saber es muy incómodo para el ego porque le gusta saber todo, siempre tener razón y siempre dar su opinión muy personal. No compitas con los demás. da Casa Madre - 2/2010 Ten confianza en ti mismo, preserva tu paz interna evitando entrar en la provocación de los otros. Ayuda a los otros a percibir sus cualidades, a percibir sus virtudes, a brillar. Evita el hecho de juzgar y de criticar. Cada vez que juzgas a alguien lo único que haces es expresar tu opinión muy personal y es una pérdida de energía, es puro ruido. El sabio tolera todo y no dirá ni una palabra. Juzgar es una manera de esconder las propias debilidades. Deja que cada quien resuelva sus propios problemas y concentra tu energía en tu propia vida. Ocúpate de ti mismo, no te defiendas. Cuando tratas de defenderte en realidad estás dándole demasiada importancia a las palabras de los otros y le das más fuerza a su agresión. Si aceptas no defenderte estás mostrando que las opiniones de los demás no te afectan, que son simplemente opiniones y que no necesitas convencer a los otros para ser feliz. para realizarte y liberarte completamente. Practica el arte de no hablar. Toma un día a la semana para abstenerte de hablar. O por lo menos algunas horas en el día según lo permita tu organización personal. Si tu ego se impone y abusa de este poder el mismo poder se convertirá en un veneno, y todo tu ser se envenenará rápidamente. Progresivamente desarrollarás el arte de hablar sin hablar y tu verdadera naturaleza interna reemplazará tu personalidad artificial, dejando aparecer la luz de tu corazón y el poder de la sabiduría del silencio. Gracias a esta fuerza atraerás hacia ti todo lo que necesitas Pero hay que tener cuidado de que el ego no se inmiscuya. El poder permanece cuando el ego se queda tranquilo y en silencio. Quédate en silencio, cultiva tu propio poder interno. Respeta la vida de los demás y de todo lo que existe en el mundo. No trates de forzar, manipular y controlar a los otros. Conviértete en tu propio maestro y deja a los demás ser lo que son, o lo que tienen la capacidad de ser. Incontro Continentale di Amministratori Regionali dell’Africa Nairobi 11-17 gennaio 2010 Br Jose Reyes Questa settimana abbiamo cominciato, con la presenza e coordinazione del Consigliere Generale per l’Africa p. Mathew Ouma, l’amministratore generale p. Rinaldo Cogliati e la partecipazione dell’ex amministratore generale p. Marco Marini; gli Amm. Regionali: p. James Florence Mwigani (South Africa), p. Michael Mwatha Miano (Costa d’Avorio), p. Anthony Mathuva Kimanzi (Congo), p. Carlos Alberto Gaspar Pereira (Mozambico), p. Marcelo De Losa (Tanzania), fr. Jose Miguel Reyes (Kenya) e fr. Kenneth Wekesa (cons. amm. Kenya); l’incontro di Amministratori Regionali dell’Africa. Alcune delle aspettative suscitate per questo incontro sono: • Seguire una strada comune a tutti in quello che riguarda le norme del`Istituto e della Chiesa. Attività della Direzione Generale Tu silencio interno te vuelve impasible. Haz regularmente un ayuno de la palabra para volver a educar al ego que tiene la mala costumbre de hablar todo el tiempo. ed ai confratelli nel nostro lavoro come amministratori. • Condividere idee e cercare d`incontrare come arrivare ad una stabilita finanziaria nelle nostre regioni, e quali principi ci possono aiutare in questo processo. • Condividere le nostre esperienze come amministratori, condividere i diversi problemi che si suscitano nelle diverse circoscrizioni e dialogare per poter trovare delle possibile soluzioni. Nel primo giorno, oltre le parole di benvenuto da parte da p. Ouma e le respettiva presentazioni di tutti noi, abbiamo avuto una riflessione del p. Hieronymus Joya (vice superiore del Kenya) per illuminare il nostro raduno basata sulle tentazioni di Cristo (Lc. 4, 1-13) . • Stabilire dei principi che ci aiuteranno a noi 11 da Casa Madre - 2/2010 I punti principale della riflessione e meditazione sono: • Dobbiamo fare il nostro lavoro di forma chiara, onesta e trasparente. Alcune tentazioni • Controllare gli altri, classificare le persone e trattarle di modo diverso dipendendo si mi piacciono o no. Dare priorità alla dimensione materiale in detrimento di un equilibrio tra lo materiale e lo spirituale. Relazionarsi con le cose e attività invece che con la gente. • Quando siamo guidati dello Spirito tutto va bene, ma quando vogliamo fare di testa nostra allora le cose vano male. • Rimanere indifferenti ad alcune situazioni delicate per evitare conflitti. Attività della Direzione Generale • Come amministratori non dobbiamo aspettarci un trattamento speciale da parti degli altri. • Dobbiamo essere umili e ed avere rispetto verso Dio, i confratelli ed i beni materiali che ci confidano. • Dobbiamo avere una spiritualità forte ed una intensa vita di preghiera. • Dobbiamo saper vedere e percepire la realtà. • Dobbiamo essere responsabili delle nostre decisioni, il nostro lavoro e le nostre direttive. • Dobbiamo essere fedeli alle responsabilità che la comunitàci confida. 12 da Casa Madre - 2/2010 L`Istituto si aspetta di noi • Attenzioni ai beni della comunità, fedeltà alle leggi canoniche e civile, rispetto alle volontà dei benefattori alla luce e secondo lo spirito del`Istituto. • Che la contabilità e gli archivi siano in ordine ed aggiornati. Essendo onesti e trasparenti. • Che siamo chiari e decisi con le persone che troviamo. Essendo consapevole delle debolezze umane e resistere. • Essere consapevoli che prima di tutto siamo persone consacrate e poi amministratori (non al contrario). Dopo di questa giornata di spiritualità e condivisione nei prossimi giorni ci impegneremo ad approfondire il Direttorio per l`amministrazioni dei beni, i principi basici della contabilità ed avere una migliore conoscenza del programma di contabilità IMC. Gennaio 2010 P. Michelangelo Piovano 1° Gennaio: Iniziamo il nuovo anno accogliendo dal Santo Padre il messaggio per la giornata mondiale per la pace. In piazza, all’ora dell’Angelus, si radunano varie persone ed in modo particolare coloro che hanno partecipato alla marcia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. Vi è anche un gruppo di amici e laici missionari della Consolata che tiene alto uno striscione che porta il nostro nome. In cappella, fin dal mattino, troviamo l’Icona del nuovo patrono per il 2010: il Beato Giuseppe Allamano. E’ stata scritta e donata da una signora canadese, amica dei nostri missionari. Nei giorni successivi ci giunge anche la lettera del Superiore Generale che ci spiega i motivi che hanno portato a scegliere il Padre Fondatore come patrono. La casa, negli ultimi e primi giorni dell’anno, ospita varie persone amiche e parenti di missionari. Purtroppo, sia durante il tempo natalizio che di inizio anno il tempo è sempre stato inclemente, ed ha quasi sempre piovuto. 6 Gennaio: alcuni membri della comunità si recano a Bravetta per il saluto alle Suore Missionarie della Consolata che lasciano definitivamente anche il Seminario. Nella celebrazione della Messa padre Trevisiol ricorda i 40 anni della loro presenza nel teologico come vere mamme, sorelle e consigliere di tanti giovani che lì sono passati. In questo saluto a Sr. Martiniana e a Sr. Giminiana si uniscono anche un gruppo di consorelle di Nepi e Via Foscari. Al termine del buon pranzo, preparato dai teologi, viene mostrato un power point che fa un po’ la storia della presenza delle suore nel seminario fin dai suoi inizi. Con la festa dell’Epifania ritornano anche vari confratelli in comunità ed ognuno racconta ciò che ha realizzato nel servizio pastorale natalizio o porta i saluti dei parenti visitati. Per alcuni, che sono andati al Nord Italia, è anche stata la prima volta che hanno visto la neve nella sua bellezza e difficoltà per i viaggi. 9 Gennaio: P. Camerlengo, P. Pasqualetti e P. Piovano partecipano a Porto Mantovano alla ordinazione sacerdotale di Corrado Dalmonego unendosi a molti altri confratelli della Regione Italia e a tutta la comunità di Bravetta. P. Cogliati e P. Marini partono per il Kenya per l’incontro con gli amministratori dell’Africa a Nairobi. 11 Gennaio: P. Piovano partecipa a Torino all’Incontro per i Superiori delle Case della Regione Italia condotto dal Vice-Superiore Generale P. Camerlengo e dal Superiore Regionale P. Carminati. E’ un bel momento di formazione sul servizio del superiore e di informazione sulla Casa Generalizia Diario della Casa Generalizia 13 da Casa Madre - 2/2010 Argentina Vita nelle Circoscrizioni 14 vita dell’Istituto. Nel programma anche una visita alla parrocchia natale del Cardinal Massaia nel 200° anniversario della nascita e alla casa del Cafasso a Castelnuovo don Bosco in occasione dell’anno sacerdotale. Non partiamo prima di aver fatto una buona merenda preparata da padre Orazio Anselmi che da alcuni anni vive e lavora in questa casa. 15 gennaio: Incontro comunitario nel quale il Superiore Generale fa una panoramica sulla vita dell’Istituto ed in modo particolare di alcune circoscrizioni visitate ultimamente. 22 gennaio: Incontro dei padri studenti con Padre Camerlengo per programmare alcune attività formative che si vorrebbero svolgere dopo Pasqua. 29 gennaio: Anniversario della Fondazione dell’Istituto. Il Superiore Generale partecipa a Torino alla celebrazione del Centenario della fondazione dell’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata. Lo accompagna Padre Paco, consigliere continentale, e Padre Pavese che per l’occasione presenta ai partecipanti il nuovo libro fotografico sul Padre Fondatore. I giorni precedenti, sempre a Torino, si svolge l’Incontro per gli animatori ed animatrici missionari dell’Europa a cui partecipano Padre Paco e P. Rovelli. A Roma, la celebrazione dell’anniversario dell’Istituto viene celebrato nella Casa Generalizia con la comunità di Bravetta. Padre Camerlengo si reca invece a Nepi per celebrare con le suore il giorno centenario della loro fondazione. Ci sentiamo particolarmente unite a loro in questo giorno di grazia e di festa. Consagrados para comunicar alegría y engendrar esperanza P. Jairo Calderón, imc Ha finalizado el año de noviciado, un año en el que una comunidad discípula, en permanente aprendizaje se ha propuesto de asimilar las mismas actitudes de Jesús, que veía las dolencias de la gente y sentía compasión, pasaba largos espacios de la noche y de la madrugada conversando con el Padre, escuchándole, sus designios, su pedagogía, su compasión por toda la humanidad y su amor. El 30 de diciembre de 2010, en la capilla del Noviciado “Ntra. Sra. de Guadalupe” se ha sellado el año de noviciado con la Primera Profesión Religiosa de cuatro novicios que acompañados por el Padre Daniel Bertea, como Maestro, y P. Mateo Pozzo, han caminado durante este año creciendo en la identidad religiosa y misionera desde nuestro carisma: Carlos José Salazar Pacheco (venezolano), destinado al Seminario Teológico de Bravetta (Roma). Sergio Granell Gavara (español), destinado al Seminario Teológico de Kinshasa (Congo). Gilberto Rodrigues da Silva (brasilero), da Casa Madre - 2/2010 destinado al Seminario Teológico de Bogotá (Colombia). Daniel Modesto Rentería González (colombiano), destinado al Seminario Teológico de Merrival (Sud África). Ha sido una fiesta de acción de gracias a Dios por estos jóvenes que son un regalo para el Instituto y para la Iglesia misionera. Aunque la ceremonia se ha celebrado un día de trabajo, no faltó la solidaridad de una docena de sacerdotes, entre los cuales, del IMC, de otras comunidades, diocesanos y un diácono permanente, como también, una nutrida participación de amigos de la misión. El P. Jairo en su homilía resaltaba que: La vida religiosa es un anuncio gozoso del Reino, un testimonio explícito de la vida nueva en el Espíritu, un grito profético de la Resurrección de Jesús. El seguimiento radical de Cristo en la Vida Religiosa exige un proceso continuo de conversión. En María Consolata la gran misionera, continuadora de la misión de su Hijo y formadora de misioneros, -diría nuestro Fundador-, ella es nuestra Fundadora, encontramos la inspiración más cercana para aprender cómo ser discípulos y misioneros de Jesús. Vita nelle Circoscrizioni Propio de la vida de los consagrados es la de comunicar la alegría y engendrar en los hombres la esperanza. San Pablo dice: “Sed alegres en la esperanza, constantes en la tribulación, perseverantes en la oración (Rom 12,9-12). Varias personas de la comunidad que acompañaron a estos neo-profesos, les expresaron sus deseos respecto a lo que esperan de ahora en adelante de ellos en cuanto a su identidad, testimonio y misión. Para cerrar este festejo, no faltó la puesta en común de alimentos y el brindis de despedida. Brazil: Notícias e informações... Pe. Patrick Silva importante palestra feita pelo Pe. Jaime C. Patias sobre a vida e atividades do Instituto Missões Consolata no Brasil e em outros países. Foi uma ocasião assaz propícia para recordar pessoas e reavivar a memória da vida e dos fatos, como também para conhecer o programa de atividade missionária que o IMC atualmente realiza. LUTO NA FAMÍLIA DAS MISSIONÁRIAS DA CONSOLATA – Na manhã do dia 14 de dezembro de 2009, na BR 174, perto da cidade de Mucajaí da Casa Madre - 2/2010 Brasile CELEBRAÇÃO DE JUBILEU SACERDOTAL (25 ANOS DE SACERDÓCIO) – No dia 22 de novembro de 2009, na comunidade de Rocinha (Paróquia de Três de Maio – RS), Pe. Élio Rama celebrou festivamente o jubileu de sacerdócio. A celebração foi preparada com uma semana de intensa promoção vocacional e missionária. Na véspera (dia 21), houve encontro de numerosos “amigos da Consolata” (na maioria ex-alunos do nosso antigo seminário “Nossa Senhora de Fátima” de Três de Maio), que participaram também de 15 Brasile (Roraima), perderam a vida em trágico acidente rodoviário duas missionárias da Consolata – Irmã Amélia Gil Díaz e Irmã Ana Elinda Gonçalves Lara, ambas de nacionalidade colombiana. As duas religiosas trabalhavam na Paróquia “Nossa Senhora de Fátima”, em Mucajaí (RR). Através da oração e fraterna lembrança, associamo-nos ao luto das Irmãs Missionárias da Consolata e de toda a Diocese de Roraima. Vita nelle Circoscrizioni REUNIÃO ANUAL DE AVALIAÇÃO DA REVISTA “MISSÕES” – A reunião realizouse na Casa Regional no dia 8 de dezembro de 2009. Com Pe. Jaime Patias – Diretor da revista – participaram os colaboradores: Pe. Dirceu Benincá, Pe. Mário De Carli, Irmã Rosa Clara Franzoi, Júlio César Caldeira Ferreira, Maria Emerenciana Raia e Cléber Pires. A avaliação foi feita sobre estes itens: Que avaliação você faz sobre a missão da revista?... A equipe de redação e os colaboradores... O conteúdo e a linguagem... O visual gráfico... Assinantes... NOVICIADO – Em 2010, a Região do Brasil envia ao Noviciado Latino-Americano, em Buenos Aires, o postulante Luís Antônio de Brito. É natural de Monte Santo (BA). Fez a Filosofia em Curitiba (PR). O ano de noviciado inicia a 10 de janeiro. Almejamos ao nosso postulante uma caminhada feliz, rica de profunda experiência de Deus. ESTUDANTE PROFESSO SYLVESTER – De 10 de dezembro de 2009 a 10 de janeiro de 2010 (durante o período de férias) o professo Sylvester Oluoch Ogutu fez parte da Comunidade da Casa Regional. Prestou valiosa ajuda em diversas atividades e, ao mesmo tempo, dedicou-se ao estudo da língua portuguesa. A Comunidade da 16 da Casa Madre - 2/2010 Casa Regional lhe agradece pelo testemunho de vida que deixou e por sua generosa colaboração. Obrigado, Sylvester! NASCE NA REGIÃO O JMC (JOVENS MISSIONÁRIOS DA CON-SOLATA) – “Água mole em pedra dura, tanto bate até que fura”assim reza o ditado popular. Na verdade, o ditado é bem apropriado para falar daquilo que se passou com a nossa animação. Depois de dois anos de atividades vol-tadas para a juventude, finalmente parece que o “bichinho” da Missão “picou” alguns jovens. De fato, alguns deles, quase todos da Paróquia “Nossa Senhora Consolata” (Jardim São Bento, São Paulo), que vinham manifestando o desejo de partilhar do carisma dos Missionários da Consolata, reuniram-se no Centro Missionário “José Allamano” durante os dias 12 e 13 de dezembro de 2009, com o intuito de dar vida aos Jovens Missionários da Consolata (JMC). O objetivo do encontro foi definir quem são e o que querem os Jovens Missionários da Consolata. Após a reflexão, eis as conclusões: Quem somos? Somos os Jovens Missionários da Consolata, chamados a seguir e a servir Jesus Cristo na missão, no estilo do Bem-aventurado José Allamano, de acordo com o carisma por ele transmitido aos Missionários da Consolata. O que pretendemos? Pretendemos formar-nos ao espírito da Missão, para sermos testemunhas de Jesus e agentes de transformação neste mundo. Definimos que nossos encontros acontecerão a cada duas semanas, no sábado à noite, no Centro Missionário (Castelinho). Os sonhos são muitos... Agora só nos resta arregaçar as mangas e fazer com que os sonhos se tornem realidade concreta. A expectativa é grande! Père Jean-Marie Bilwala-Kabesa, Imc Lundi, 25 Janvier 2010 n’est pas passé inaperçu aux Confrères IMC oeuvrant au Congo. Tous les Confrères de la région de la République Démocatique du Congo, en particulier ceux de Kinshasa, étaient rassemblés dans la «Maison Blanche», le surnom donné à la maison régionale de Kinshasa, pour célébrer avec les deux Confrères IMC leurs anniversaires. Le premier Confrère était le Père Audet Clovis qui, au-delà de 50 ans de profession religieuse célébrée l’an passé, venait de compléter 75 ans de vie dans ce monde. Quelle allégresse pour lui ainsi que tous les Confrères Imc! Le Second Confrère était le Père David Bambilikpinga Moke. Il est de nationalité Congolaise mais exerçant son ministère pastoral à Roraima. Le Père David est en vacances. En réalité, il ne s’agit pas de l’anniversaire de naissance mais plutôt de 6 ans de prêtrise. Au nom de tous les Confrères Imc, la parole était accordée aux deux heureux du Jour pour nous faire passer leurs profonds messages. Heureusement, nous étions honorés par les messages des Pères Audet Clovis et David. Le premier, en rendant grâce au Seigneur, a aussi manifesté d’une façon succente sa joie par l’invitation à la vie d’ensemble avec les Jeunes Confrères Imc qui, sans doute seront le future de l’Institut. Puis le second a totalement remercié le Seigneur avant tout, et toute la région. Enfin, c’était le moment du Père Angelo Baruffi au nom de tous les Confrères de la région de nous donner son message. Le Père Angelo, se basant sur l’idée du Père Fondateur, Joseph Allamano, nous a tous rappelé que notre Père Fondateur insistait beaucoup sur la célébration des anniversaires des Confrères. Raison pour laquelle, ignorer de célébrer ces événements serait peut-être farfelu aux yeux des Confrères. Bravo Padre Angelo Baruffi d’être fidèle à l’enseignement du Père Fondateur! Heureux Anniversaires Chers Confrères : Pères Clovis Audet et David Bambilikpinga. Que Notre Dame de la Consolata et notre Fondateur vous accompagnent toujours! Vita nelle Circoscrizioni Heureux anniversaires chers confreres Congo 17 da Casa Madre - 2/2010 Italia Italia: Ordinazione sacerdotale di padre Corrado Vita nelle Comunità Joseph Mwaniki 18 Ogni ordinazione sacerdotale è una gioia speciale. Una vera gioia non soltanto al ordinando, ma anche, e soprattutto alla comunità alla cui viene ordinato un candidato. Infatti, ci mancherebbe questa gioia da parte loro perché sanno che da quel tempo in poi, avranno una persona scelta da Dio fra di loro per diventare un loro intercessore. È a lui che andranno quando saranno colpiti dal peccato per essere santificati ed ogni volta che avranno bisogno del Pane di vita, sarà ancora lui a realizzarlo con lo Spirito Santo che opera in lui. In una parola, la comunità cristiana sa che la Chiesa ha bisogno di sacerdoti per portare avanti l’Opera di Dio. L’ordinazione di Padre Corrado Dalmonego sabato il 9 gennaio non mancava questa consapevolezza. La gioia immensa caratterizzava la comunità di Sant’Antonio che mai aveva celebrato ordinazione sacerdotale in una parrocchia. Ma questa volta, il vescovo di Mantova ha accettato che Padre Corrado fosse ordinato nella sua parrocchia natale e dove qualche anno fa aveva ricevuto il suo battesimo. La partecipazione di tutti i fedeli era evidente cominciando con una veglia di preghiera la notte prima di ordinazione. E poi viene l’ordinazione alle 16 nella parrocchia dal vescovo di Mantova Mons. Roberto Busti La diocesi di Mantova porta i nomi di santi significativi come San Luigi Gonzaga e papa San Pio X che fu una volta un suo vescovo. La partecipazione dei fedeli rimane la cosa più bella da raccontare. Con l’ordinazione di Padre Corrado, è stata una vittoria speciale alla Chiesa non solo mantovana, ma anche la Chiesa in Italia in questa epoca di crisi vocazionale. Una volta si faceva una singola ordinazione con decina di candidati, ma ora non è sempre facile trovare uno per ordinare. Ma questa non è opera dell’uomo. Bisogna una preghiera al Padre, il Padrona della messe. Padre Corrado Dalmonego, nacque l’8 dicembre nel 1975 a Bozzolo nella provincia di Mantova, di un padre italiano Aldo Dalmonego e una madre francese Jacqueline Bedel. Ha fatto da Casa Madre - 2/2010 i suoi studi di filosofia in Italia e poi un anno di noviziato a Bedizzole dopo di che ha fatto la prima professione il 15 agosto 2004 a Torino. Ha fatto i suoi studi teologici nel Seminario Internazionale della Consolata a Sao Paolo in Brasile e dopo un’esperienza pastorale in Amazzonia dove ha fatto i voti perpetui e ha ricevuto il diaconato a Boa Vista. Dopo la sua ordinazione, è stato destinato nella stessa Regione d’Amazzonia nel nord di Brasile. Il giorno seguente, nella domenica di Battessimo di Gesù, Padre Corrado ha celebrato la prima messa nella stessa Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio circolato da decine di sacerdoti e tantissimo fedeli che non lasciavano spazio per sedersi nella chiesa. Padre Corrado, come il suo primo impegno sacerdotale ha battezzato quattro bambini. Durante la messa, ha predicato Padre Sandro Carminati, il Superiore Regionale d’Italia. P. Antonio Giordano 2010 Anno del Magnificat Centenario di Fondazione dell’Istituto Suore missionarie della Consolata Abbiamo appreso con gioia il programma dell’apertura delle celebrazioni del primo CENTENARIO della nostre Consorelle, Suore Missionarie della Consolata, che avrà luogo il venerdì 29 di questo mese. Il manifestino fa la sua bella figura, appuntato sulla bacheca della Casa Madre, in vista per tutti i missionari di passaggio. Porgiamo i più fervidi auguri alla nostre Sorelle missionarie e certamente le accompagneremo con un ricordo speciale all’Altare del Signore celebrando l’Eucaristia. Apprendiamo anche che esse, saggiamente, stanno pianificando un triduo di preparazione al giorno solenne di apertura, che, con un fervido inizio sulla tomba del beato P. Fondatore, culminerà con la Santa Messa solenne, presieduta dal Cardinale di Torino, Sua Eminenza Severino Paletto, al santuario della Consolata. Il triduo vorrà concentrare l’attenzione e la preghiera sui seguenti temi: il Beato Giuseppe Allamano, Fondatore e Padre; la Madonna Consolata, “La Fondatrice”, ispiratrice di tutta Casa Madre ristrutturata – entrata principale da Casa Madre - 2/2010 Casa Madre l’attività dell’Allamano; il Carisma nel suo aspetto di “ad gentes” caratteristico dell’Allamano. Sebbene la loro nascita abbia avuto luogo alla “Consolatina”, la loro attuale Casa Madre, ristrutturata a nuovo, è la sede dove il P. Fondatore ha formato le prime missionarie e ha lasciato loro le sue preziosissime conferenze che rimarranno sempre sorgente viva del suo Carisma, della sua pietà all’Eucaristia, della sua devozione alla Madonna Consolata, e del suo spirito missionario dell’ “ad gentes”. Qui è ancora viva la memoria e rimane sacro il luogo (il piccolo saloncino a pian terreno) dove l’Allamano era solito incontrare le suo Figlie, e dove tante di esse in quegli anni dal 1910 al 1925 hanno ricevuto la paterna benedizione del loro Padre e Maestro di vita spirituale e missionaria. Vita nelle Comunità Auguri e fraterna partecipazione 19 Sud Africa Vita nelle Comunità 20 Missionaries in South Africa have a delegation assembly Fr. Josephat M. Mwanzia Imc The Consolata missionaries working in South Africa gathered from 28th to 31st of December 2009 for their assembly. All the members working in different parts of the Delegation were present except one who is on holidays. The assembly was held in Pax Christ -Newcastle in the Diocese of Dundee. The assembly was significantly marked by the presence of the Bishop of Dundee Mgr. Graham Rose who opened it with a recollection afternoon. Reflecting the year dedicated to the priests, the bishop chose as a theme of the recollection “seeking the depth and seeking the breath” quoting Karl Rahner he said that the future church will be of mystics. It will no longer be the church of empiricism where what matter is only what is touchable, visible, proved etc , but will be mystical. How many times we take time and enter into the depth of things or problems; or we are just like butterflies flying from one flower to the other? Quoting Saint Paul’s letter to the Colossians 1:1-12 he said we should seek what is the priority, that which nothing exists without it. We are lucky to be priests and missionaries who have tested the intimacy and the love of Christ Jesus; thus our life and conduct should portray it to all the people we meet. (It is through this love that everyone will recognize you are my disciple Jn.13:35 –That is our continental theme) We are call to be for and to the people an example of this love rooted in Christ who is the true consolation. Out of our depths we are called to be prophets among the people to proclaim that Christ is before all things and in him all things exist. The words of the Bishop carried the whole assembly to introspect in to the life of each one and see what really occupies our minds and life; what are our hobbies? Tv? Music? Noise? Drinking? Reading? Silence? Internet? Outings? Whatever it may should always be controlled otherwise we find ourselves to the extreme and not balance. We should always strike the balance and integrate ourselves to the conditions and needs da Casa Madre - 2/2010 of the mission. We should always seek the divine within us in a deep reflection and carry him to the others. We cannot give what we do not have, therefore we have to sanctify ourselves first, to be able to carry or preach the same sanctity to the others. This reminded us of the famous phrase or our blessed founder “first saints then missionaries”. The sanctity of life for us missionaries and priests is a priority. We are also called to read share and converse with and about other people and especially those who have gone to the depth of understanding the mystery of the love of God in the history of humanity and salvation. Quoting from our protector of the year 2001 Edith Stein the Bishop said “In seeing my being I meet the one who is the background and the source of my being, the one who existed before all being, the person of Jesus Christ”. We should always try to dig to the depth of things and especially the most vital in our life and avoid the shallow and the cheap. We are not prince neither masters of the world, but mere servants of the servants of God, as Pope John XXIII used to say. Therefore our reflection should always be deep and in our depth we should recognize God as the foundation of our being and our existence which becomes mystical. It was a great opportunity and joy for the delegation members to celebrate together on 29th December the 20 years of priesthood of Fr. Pendawazima and on 30th another great celebration of 12 years of religious profession of Fr. Cassiano and Fr. James Mwigani two novice-mates. The other two days were also marked by the presence of Bishop of Igwavuma José Luis G. Ponce de L. and the Bishop Emeritus of Dundee Michael Paschal Rowland. Giving a brief history of the presence of the Consolata missionaries in South Africa and especially in the Diocese of Dundee; the bishop emeritus highly appreciated our work and the style of evangelization started in 1971, with the arrival of Frs. Giovanni Berté and Giovanni Viscardi - The famous John and Jack -, also at the present time the bishop is encouraging us to carry forward the same spirit. Vita nelle Comunità 5. The future of Merrivale Seminary – Further studies to be done. 6. Formation of Commissions: such as Missionary Animation Vocational Promotion, Formation, Financial, Justice and peace etc. 7. Contact person for HIV/AIDS programs and Justice and peace. 8. Financial reports from the different communities and the delegation administration. 9. Health insurance - Administrator to look into this matter and report to the assembly. Sud Africa The Assembly was based on the resolutions of the V conference of the Delegation (May 2006), which were read together with the reports from the different communities. After the evaluation, new proposals were made as well. We concluded this sharing mentioning some of our conclusions. We believe that they will help us to improve the evangelization of the Consolata Missionaries in the country: 1. A full time Missionary animator to be appointed 2. Mission animation centre: - study about the need, where and when. 3. Involvement of Seminarians in Missionary Animation Vocational Promotion 4. Centre for basic formation (Propedeutic)- The study done by Merrivale community was presented and the assembly saw a need of further study in other places as well. 21 da Casa Madre - 2/2010 Bayenga Vita nelle Comunità 22 Matrimonio Mbuti Andrés García Fernández Basegboma y Angèle se casan! Es hermoso y siento no poder estar cerca para acompañarlos. Antes de casarse han debido arreglar “algunos problemillas”. No ha sido fácil su camino. Se conocían desde hacía años, pues los pigmeos mbuti suelen encontrarse y socializar durante las fiestas que hacen a menudo. Cuando un campamento celebra algo, aunque sólo sea la luna llena, invita a los campamentos vecinos, sobre todo a aquellos con los que tiene lazos familiares o algún tipo de alianza. Un bastón clavado en medio del campamento revela el evento. En torno a él danzarán desde el atardecer hasta el alba varios días o semanas, según la cantidad de alimentos que puedan encontrarse en los alrededores. Durante el día, los hombres, jóvenes y adultos, se adentrarán en la selva en busca de pequeños antílopes, monos, miel, termitas, larvas... según la época del año; las mujeres buscarán leña, agua, ñame silvestre, mandioca, bananas... Por la tarde, mientras algunas mujeres preparan la comida (cada choza para los suyos), los niños empiezan ya a tocar el tambor y a ensayar sus bailes y polifonías. Poco a poco, a medida que cae la noche, después de haber comido y, algunos además con la alegría de un vaso de vino de palma, los adultos se suman al dinamismo de la fiesta con danzas sencillas y cantos polifónicos en torno a ese bastón que, por unos días se convierte en el centro del campamento. En lo alto del bastón de la danza se encuentran normalmente algunas hierbas enredadas en un fino cordón de liana, que las chicas usan para adornar sus caderas al mismo tiempo que sirve para sostener el pedazo de tela que cubre sus partes íntimas. Las jóvenes que no tienen compromiso y buscan pareja, sustituyen su cintura por una nueva y colocan la antigua en lo alto del bastón de la danza. Evidentemente, los jóvenes que acuden a la danza procedentes de otros campamentos se tomarán muy a pecho el trabajo de averiguar quién está libre, para empezar a hablarse y tantear la posibilidad de formar pareja. El momento del matrimonio llega con el consentimiento de las familias da Casa Madre - 2/2010 A diferencia de los bantúes, los pigmeos no usan tradicionalmente la dote. El matrimonio de los mbuti es normalmente exogámico y lo hacen mediante un intercambio entre familias o campamentos, que implica o refuerza una alianza: Cuando en un campamento un joven quiere casarse con una joven de otro campamento, el joven y su familia deben asegurar otra chica para el campamento de la esposa. Quizás sea éste un mecanismo para mantener el número de miembros de cada campamento (en la actualidad, por asimilación a los bantúes, hay cada vez más madres solteras, con la alteración que ello supone en el equilibrio del intercambio entre campamentos). El intercambio comporta doble fiesta y doble ceremonia; una en cada campamento. La familia de la joven que ha sido solicitada acompaña a la chica hasta el campamento del futuro esposo, donde formarán su hogar. Durante unos días, la chica quedará aislada en una choza, donde las mujeres (jóvenes, adultas y ancianas) le proporcionarán alimentos, la acompañarán a lavarse y la instruirán sobre el modo de comportarse en ese nuevo campamento. Después de algunos días así, los invitados a la fiesta irán llegando al campamento gradualmente y los cantos y danzas nocturnas darán comienzo y se prolongarán hasta el día en que se celebrará la ceremonia. Entonces la chica saldrá acicalada para la ocasión con adornos de hojas de plátano en la cintura, plumas y hojas adornando su cabeza, Un bantú, que se considera patrón, propietario de Angèle y de su familia, pidió la dote a Basegboma. Lo hacía por considerarse familia de la novia, puesto que era propietario de ella. Más asombroso aún fue escuchar la dote que solicitaba, totalmente fuera del alcance de un mbuti; se trataba de cosas que un mbuti nunca hubiera solicitado a otro mbuti y que Basegboma no habría nunca logrado reunir. Gracias a Dios, Basegboma es uno de los cinco maestros que salieron en la primera promoción de las escuelas mixtas pigmeos-bantúes, que la iglesia de nuestra diócesis ofrece para construir espacios de encuentro, diálogo, que construyan una nueva sociedad más intercultural. Tras un breve diálogo con él, en el que recordamos cómo todos somos personas con la misma dignidad, los mismos derechos y obligaciones, libres y responsables... y cómo la constitución congoleña no acepta que una persona sea propietaria de otra, Basegboma se armó de valor y se negó a pagar la dote por Angèle a un bantú. Se trata de un pequeño paso, sembrado y cultivado durante años por muchas personas; es signo de esperanza, de libertad, reconciliación y de verdadera fraternidad. Vita nelle Comunità mientras danza al encuentro con su prometido. Todos los invitados los esperan danzando también y después danzarán con ellos. Terminada la fiesta y la ceremonia, se dejará pasar un tiempo, los invitados vuelven a sus campamentos y, tras algunos días, la familia del esposo acompañará a una joven de su familia hasta el campamento de origen de la esposa, donde ya le espera su prometido, y la ceremonia se desarrollará también allí como acabamos de describir. En el encuentro con los bantúes, se pierde el equilibrio que este modo de casarse garantiza. Para la mujer bantú, casarse o tener relaciones con un hombre mbuti es una deshonra; mientras que para un hombre bantú casarse con una mujer mbuti es una ventaja, pues no pagará la dote por ella y no habrá tampoco un intercambio. Otra amenaza a la cultura y al pueblo mbuti a partir del matrimonio es que actualmente, por asimilación a los bantúes que les circundan, los mbuti de nuestra zona comienzan a exigir la dote a los demás mbuti; se trata de algo de vino de palma, algo de licor, algún tejido para la madre de la novia o algún antílope... Lo último que oí fue lo que aconteció a Basegboma y Angèle: Cacém Pe. Kuzenza Cacém Mês de Dezembro domina o espírito do advento, preparação profunda para a vinda do Senhor, alimentando a esperança dum mundo melhor. Dia primeiro de Dezembro, dedicado aos doentes da SIDA. Que esperança lhes transmitimos? Ao longo deste mês houve preparativos tanto no campo material como espiritual com a finalidade de limpar e arrumar as nossas casas. Com tal espírito de 4 a 6 o Pe. Maurício e João Baptista e os jmc foram para o deserto em vista duma preparação adequada para o natal. No dia 13 de Dezembro um grupo de amigos e 23 da Casa Madre - 2/2010 Palmeira colaboradores dos missionários da Consolata na sua maioria, aderiram ao convite para ponderarem pausadamente sobre as suas vidas num retiro de advento dirigido pelo P. Maurício. Dia 14 realizámos um passeio comunitário para ver ambientes novos e sair da rotina. No mesmo dia aproveitámos celebrar os aniversários natalícios dos três membros da comunidade. Valeu a pena fazer memória do dia do nascimento dentro da capela dos ossos na cidade de Évora. A capela respirava um ambiente de oração e meditação sobre a fragilidade humana com o seguinte salmo responsorial “Nós ossos que aqui estamos pelos vossos esperamos” foi bonito, foi magnífico, Amen. Dia 15 a visita do nosso irmão e conselheiro da Europa Pe. Francisco (Paco) Lopez à nossa comunidade. Foi um momento de encontro, partilha e troca de ideias acerca do labor dos missionários nos continentes Europa e Ásia. Sublinhando as novas aberturas, tudo para o benefício da missão. Dia 18 a comunidade com todos os trabalhadores reúne para a confraternização envolta no pão da caridade para celebrar o natal e felicitar o Pe. Juliasse António por concluir os seus estudos de mestrado em sociologia. Dia 21 o P. Barros ausenta-se da comunidade para se unir à sua família de sangue nas festas de natal. O resto da comunidade ficou fazendo alguns serviços religiosos segundo as necessidades pastorais, de tal forma que celebrámos o dia de natal em pleno serviço que é a identidade subjacente da nossa vida. Tudo correu bem, demos graças ao Senhor. Palmeira Vita nelle Comunità P. Darci Vilarinho 24 Aqui vão as notícias mais salientes da nossa vida nesta cidade dos Arcebispos, a Roma portuguesa, a urbe com raízes que se afundam nos séculos anteriores à nacionalidade. 1. Nos primeiros dias de Dezembro, a casa ficou só às ordens do nosso p. João. De facto, o p. Darci voou até Roma para participar, juntamente com o p. Ramón, no “convegno” do Instituto sobre o tema bienal da interculturalidade. O Nuno e a Lígia, por sua vez, foram até Águas Santas para dar o seu contributo na condução do retiro dos nossos jovens a nível nacional. Uns e outros voltaram enriquecidos com essas experiências. 2. No dia 13 tivemos a alegria de ser acolhidos pela família do Nuno que, na sua casa, nos brindou com um almoço muito saboroso e muito familiar. Bem hajam o Sr. Augusto Morais e a D. Isabel, seus pais, e a sua irmã Marta, que já tinham estado no mês de Novembro na nossa comunidade. 3. A partir do dia 15 procurámos apetrechar minimamente a casa B para acolhimento de grupos: encomendámos beliches, cadeiras, mesas, cobertores, edredões, lençóis e toalhas. Tudo foi chegando pouco a pouco. Com os cortinados que também já foram colocados, a casa já tem outro aspecto. A tudo isso juntámos o material necessário para que o p. João pudesse estar equipado para a AMV local. 4. No dia 17 chegou o p. Paco em visita à nossa comunidade. Integrou-se rapidamente no horário normal das quintas-feiras com a nossa hora de da Casa Madre - 2/2010 adoração e eucaristia. No dia seguinte, enquanto o p. João participava no encontro do ANIMAG da zona de Braga, na casa dos Espiritanos, em Fraião, o p. Paco pôde falar individualmente com cada um de nós. À noite mostrou-nos alguns vídeos e DVD’s sobre o nosso trabalho na Mongólia e na Coreia. No dia 19 tínhamos marcado o nosso retiromensal. Aproveitámos a presença do p. Paco para que fosse ele a orientá-lo. Com a ajuda das figuras bíblicas do tempo natalício criou-se um belo clima de escuta, de silêncio e de unidade para uma reflexão apropriada ao tempo litúrgico e à nossa vocação. Na eucaristia conclusiva, concelebrada pelos três, recordámos os 45 anos de sacerdócio do p. Darci. À tarde, logo que o p. Paco saiu para Águas Santas, fomos ajudar nas confissões dos adolescentes e adultos na paróquia de Palmeira. O 6. No dia 23 de Dezembro, feitas as arrumações, o Nuno, a Lígia e o p. Darci partem para umas miniférias de Natal junto das respectivas famílias. Ficou o p. João para guarda da casa e para o serviço pastoral. Regressámos todos no dia 28, dando depois a possibilidade ao p. João de estar uns dias com a sua família por ocasião da passagem de ano. BOM ANO para todos na companhia do nosso Beato Fundador. Que o seu carisma nos una e estimule o nosso serviço missionário. Faraja House P. Franco Sordella ora vanno tutti a scuola. S. ha ancora lo sguardo da piccola cerbiatta spaurita. Durante le ultime vacanze abbiamo ospitato alcuni ragazzi che faccio studiare in città: T., N., P. e D., che ha diverse cicatrici, una in faccia, segni di tanti scontri con ‘lamette’: al mercato non si usano più coltelli che sono ingombranti, ma le lamette che sono facili da nascondere e da usare. Questi sono gli ultimi arrivati fra i tanti che faccio studiare in diverse scuole della città: sono abbandonati a se stessi, passano ore al mercato per guadagnarsi qualcosa, ma intanto frequentano la scuola, almeno saltuariamente. Vengono da noi al sabato per sfamarsi, lavarsi e prendere qualcosa. La settimana scorsa T. era pieno di pidocchi di varie specie tanto che abbiamo dovuto bruciare tutti i vestiti e rasarlo alla ‘Ronaldo’ (ringrazio ogni giorno Ronaldo per la sua moda alla pelata cosicché per imitarlo i miei ragazzi... si liberano dai pidocchi!). D. normalmente dorme ‘fuori’: freddo, pioggia, pericoli vari. Ma sono tanti i ragazzi che dormono tra i cespugli o in qualche da Casa Madre - 2/2010 Faraja House Alcune notizie: i ragazzi stanno bene, a parte M. che dopo tanto tempo in ospedale è tornato fra noi ma fatica parecchio a respirare. M. sta meglio: purtroppo zoppica, ma va a scuola regolarmente anche se la scuola è a tre chilometri. Y. è guarito dal tifo e sta mettendo su un po’ di ‘ciccia’. Ci sono due feriti: il solito P. che si è preso una ‘lamettata’ da uno dei Y., ma per fortuna è un taglio superficiale, e poi il piccolo H. che è stato investito da un ciclista che l’ha lasciato sanguinante sulla strada ed è fuggito. Gli hanno dato parecchi punti sulla fronte. La casa sembrava un vespaio quando Y. ha portato la notizia: tutti in processione a portare il bimbo ferito e spaventato fino al vicino dispensario, ma poi un velocissimo raid con i più grandi alla ricerca del colpevole. Erano furiosi: in queste occasioni vale il ‘tutti per uno’. L’abbiamo trovato grazie all’astuzia di D.: si era persino travestito! Ci fu un lungo giudizio nel villaggio con la condanna a pagare i danni e chiedere perdono: la grande difficoltà fu convincere H. a perdonare. I ragazzi ora sono 50 con l’ultimo arrivato O.. Sono stato ‘costretto’ ad adottarlo assieme ai due fratelli gemelli e alla sorellina S., che farebbero 53, ma questi ultimi dormono a casa loro nel villaggio e vivono con noi. La loro è una storia incredibile: la mamma l’anno scorso è fuggita da casa con la scusa che il marito ha il cervello da ‘pecora’. I figli, abbandonati a se stessi, lasciano la scuola e i tre maschietti vivono sulle montagne che delimitano la nostra valle. Scendono di notte a rubare patate nei campi, e così vivono per parecchi mesi come bestioline selvatiche. L’avvicinarli è stato difficile, ma poi i nostri ragazzi li hanno accettati bene ed Vita nelle Comunità Nuno, como catequista da paróquia, ficou para a ceia de Natal da catequese. 5. No dia 21 de Dezembro, tivemos a ceia de Natal da nossa comunidade, muito bem preparada pela Lígia e pelo Nuno, com direito a troca de prendas. Juntou-se a nós a nossa amiga, leiga missionária da Consolata Sandra Moreira, que tinha chegado há pouco da Madeira. Lá fora, a chuva abundante causou nessa noite inundações na estrada municipal. Se nós não tivemos problemas, o mesmo não aconteceu com os automobilistas que passaram por alguns percalços. 25 Faraja House Vita nelle Comunità specie di caverna sulle montagne attorno alla città. Devo darvi anche una brutta notizia: qualche mese fa è scappato F. e a tuttora non sappiamo dove sia! Ero andato per un mese in Etiopia ed al ritorno... la brutta notizia. Aveva disegnato delle figure un po’ ‘spinte’ da far vedere agli altri bambini a scuola, ma era stato scoperto dai maestri che volevano infliggergli una ‘salutare’ punizione col bastone e lui...se ne andò. Peccato: era molto migliorato, aveva lasciato droga e sigarette e cominciava a star bene con gli altri! Chissà! Pochi giorni dopo si è presentato un ragazzino più o meno della stessa età: ‘Come ti chiami?’ ‘F.’. Una consolazione della Provvidenza, ma ogni volta che sento il suo nome non posso far a meno di pensare all’altro. Il nuovo F. viene da una lunga esperienza di strada. Ha lasciato il suo villaggio a 90 km. dalla città dove ha frequentato i primi anni di scuola ed è sopravvissuto per la strada per due anni d’inferno anche perché è un’mite di cuore’. Sono stato con lui a trovare la mamma dopo tanto tempo: vive con una bimba in un tugurio. A suo figlio appena un cenno di saluto, non una parola! Ieri breve cerimonia per nominare D. (un altro D.!) capo-allevamento (abbiamo 17 maiali, 5 anatre, qualche gallina e un centinaio di pecore). E’ il ragazzo più sballato che ho conosciuto: grossa cicatrice sulla guancia, altre sulle gambe. 15 anni di età e... quasi tutti per strada. 7 fratelli quasi tutti con padre diverso: li ha mantenuti lui per anni lavorando e rubacchiando. La mamma vive con gli altri in una stanza sporca e... vuota: dormono in terra su un po’ di stracci. Pochi mesi fa ho dovuto prendere anche un fratellino di 8 anni, N., perché abbandonato. Due anni fa avevo affittato una stanza in città dove vivevano 12 26 da Casa Madre - 2/2010 ragazzi che andavano a scuola e si... arrangiavano a vivere con un po’ d’aiuto nostro e l’assistenza degli anziani della vicina parrocchia. Sono andati avanti cosi per molti mesi finchè quasi tutti sono venuti qui dopo alcuni fatti incresciosi. Rubavano nel vicinato, portavano droga e contraccettivi a scuola, risse a non finire, e tante altre ‘cosette’. L’ultima: D. vede un bambino che calpesta il ‘suo’ orticello, va a prendere la zappa e gli mena grandi zappate per tagliargli le gambe ed è convinto di esser nel giusto. Per fortuna le urla del malcapitato fanno accorrer gente che lo salvano e lo portano all’ospedale. Ho dovuto pagare e faticare non poco per non lasciar mandare D. in prigione. Ora è ‘relativamente’ calmo, ma ne abbiamo vissute tante assieme, come quando organizzò un commando punitivo per una maestra rea di usare il bastone a scuola. Con i miei ragazzi non c’è tempo di annoiarsi perché ogni giorno ha le sue novità. Quest’anno i ragazzi hanno coltivato molto: abbiamo un bell’orto, ma soprattutto abbiamo fatto un bel raccolto di granoturco (più di 200 quintali!), fagioli e girasole. La scuola tecnica va molto bene con 35 giovani che fanno buoni progressi. Ci stiamo organizzando per riceverne altri 40 l’anno prossimo. Apriremo anche le specialità di elettricità e computer. Abbiamo quasi finito la costruzione della palestra per i ragazzi della Faraja. A proposito: abbiamo una squadretta di calcio di primordine e una bella squadra di ginnastica acrobatica. Abbiamo cominciato con un po’ di boxe e presto anche col karatè. La bella novità è la scuola elementare: abbiamo finito le prime 4 aule e due uffici. Speriamo di inaugurarla in Dicembre. P. Francesco Giuliani E’ in questo asilo speciale che ho trascorso il primo giorno del 2010,riflettendo e amando questi bimbi ,in cerca di affetto materno e paterno. Un giorno saranno adottati da famiglie francesi. Un giovanotto ,grande e grosso,sta dando da mangiare ad un piccolino lo avvicino e gli chiedo da dove viene e subito di risposta mi dice :” Da qui.” Venti anni fa’ era qui nell’asilo ,è stato adottato da una famiglia di Parigi.Ha finito il liceo e come vacanza i genitori gli hanno pagato il viaggio per Gibuti alla scoperta delle sue radici. Resterà un mese a servire quei bambini che come lui hanno trovato un luogo e delle persone disposte ad amarli. Al centro della città di Gibuti batte un cuore pieno di amore per Cristo e per i fratelli abbandonati. Continuo a meditare e pensare il modo con cui noi missionari della Consolata possiamo concretamente inserirci come testimoni del Vangelo,e dialogare con questi fratelli,le soluzioni suor Roberta sembra avermele date ,ma poi concretamente ?Forse ci manca la pazienza?Comunque 65 anni per vivere qui non li avrò e allora ,penso proprio che per ora l’importante sia impegnarci ogni giorno nella preghiera e nel servizio..ed è subito dialogo. I giovani del nostro quartiere non hanno un posto dove potersi incontrare ,studiare ,giocare assieme,allora con P.Matthieu abbiamo inventato di incontrarli ogni tanto e insegnar loro a giocare a ping-pong,bigliardino e poi verranno anche i momenti per fare i compiti e le ricerche su internet ,è un inizio se Dio vuole continueremo,a pregare a sperare con coraggio. Gibuti Il servizio quotidiano che facciamo qui a Gibuti è anche quello di celebrare l’Eucarestia ,nella cappella delle suore Francescane situate proprio sulla punta est della città davanti al mare del golfo di Aden. Mi piace pensare che sia la punta più ad est dell’Africa ,perché proprio qui c’è un tabernacolo, e la prima comunità di suore che hanno evangelizzato Gibuti,allora piccolo villaggio di capanne sparse lungo il litorale. Di qui Gesù Eucarestia veglia i benedice tutto il continente. Le Suore Francescane da 65 anni dialogano con i fratelli mussulmani ,pregando e servendoli. La suora più anziana(89 anni) che ha fondato tutte le missioni del paese ,mi racconta che al loro arrivo nel 1945, la prima sera hanno dormito avvolte nelle coperte ,sulla spiaggia non essendoci nessun alloggio disponibile ad accoglierle. Le chiedo allora di dirmi ,lei che ha così tanta esperienza, quale può essere un metodo valido per un dialogo efficace con i nostri fratelli. Dopo due ore mi sta ancora raccontando la sua storia intrisa di preghiera sacrificio e servizio,e soprattutto mi dice :”Tanta pazienza.” La scuola ,che ancora dirigono, è il fiore all’occhiello della città,è qui che si sono formati tutti gli uomini e le donne che ora dirigono il paese ,nella pace e nella giustizia, naturalmente tutti mussulmani. Ogni venerdì ,dopo la preghiera ,molti passano da lei a ringraziarla per quello che ha fatto per loro. Da quella cappella si sentono a sinistra le onde del mare ,come un organo,fare sottofondo alla Messa che celebriamo e a destra la voce del muezzin della vicina moschea che chiama alla preghiera e il pianto dei bambini dell’asilo che stentano ad addormentarsi; qui 10 suore pregano , vivono e amano servendo la società gibutiana nei loro bisogni essenziali :la cultura e l’accoglienza dei bambini abbandonati. Da molti anni presso il loro convento accolgono i bambini da 0 a 4 anni che le mamme non possono crescere perché povere o sole o troppo giovani. (Non chiedete dei papà,qui c’è il porto e i militari e molte ragazza soprattutto povere per sopravvivere fanno il mestiere più vecchio del mondo) Ora ce ne sono 60 che accudiscono con amore,assieme a volontari francesi. Vita nelle Comunità Un dialogo interculturale secondo il Vangelo nel cuore della citta’ di Gibuti 27 da Casa Madre - 2/2010 Jujuy ¡Empanadas, empanaditas! P. Juan Carlos Greco Vita nelle Comunità ¿A cuánto la empanada?- A un peso. ¿Y las empanaditas? - A un pesito. 28 La Fiesta Patronal de la Parroquia de Ntra. Sra. de la Medalla Milagrosa, (Jujuy 29 de noviembre) ¡no tienen precio! No sabemos si otras tienen el mismo contexto, pero estas, tienen tantos agregados como las empanadas locales. Agregados en el sentido que antes o después, a pocos días, muchos de los fieles se fueron acercando a tantos encuentros con el Señor a través de los diferentes sacramentos u otros momentos: charlas, celebraciones penitenciales, etc. Antes y después: primeras comuniones (9 comunidades, cada una con sus “santitos” de la catequesis familiar), centenares de niños. Antes y después, las consecuentes confesiones de los niños y de sus padres. ¡Y aquí si que la gente se confiesa! Bien o mal, se acercan y entre tantas, algunas son milagrosas, o más bien, sanadoras (cuanta gente que se acerca por sus hijos nuevamente a la Iglesia y al sacramento, fruto de la catequesis familiar). También las confirmaciones: más de 300 jóvenes (en 2 celebraciones). Esperamos que de estos muchos perseveren y se unan sobre todo a los grupos juveniles...Claro que a este sacramento agreguemos el de la reconciliación de cada uno de ellos y de muchos padres y padrinos. Confesiones hasta medianoche o casi. Antes y después, también agua bendita...la lluvia -abundante- de cada día. Pero como dijo P. Enrique, era la fiesta de la Madre y en sus manos dejó esta cuestión. Resultado: Día espectacular para el Rosario de la Aurora por las calles, la Misa y el desfile (si leíste bien, desfile: de las entidades locales -jardines, escuelas, entidades vecinales- y de las pastorales, finalizando con los “gauchos” jujeños y sus caballos. Solo acá se puede ver estas cosas. Por la tarde, otro desfile: los casados que desfilaban pasando de largo a cada amague de los jóvenes en el primer partido de fútbol. La pelota no podía faltar, aún sin medalla de premio, pero por la Medalla. Desfile de gente antes, en la mateada, la peñafiesta folclórica, delante de la parrilla de chorizos o de las cestas con las empanadas... da Casa Madre - 2/2010 Desfile de tanta gente para colaborar: adornar la iglesia, limpiar, animar, cocinar...voluntarios no faltan; alguien podría preguntarse: ¿de dónde sale tanta gente? Fruto de tantas pastorales parroquiales y de la buena voluntad de éstas. Antes, no podemos olvidar, la novena que se realizó un día en cada centro y a la cual concurrían sobre todo, la gente de la comunidad y algunos grupos de la Parroquia de la Medalla, que luego de la celebración llevaban la imagen peregrina por las calles y bendiciendo con su paso a muchos hogares. Cada día un celebrante diferente, cada tres días el eje central cambiaba (3 ejes: escucha, aprende y anuncia) a fin de profundizar el sentido del discipulado misionero. Desfile de testigos, de que la vida comunitaria parroquial se puede vivir con alegría, sencillez y desinteresadamente. Desfiles de gente, que acercándose por devoción o curiosidad no se iba con el corazón vacío. Desfile de gracias: ¡tantas! Finaliza la fiesta, con una –que parece hasta milagro-: la Misa de la fiesta patronal la presidió el obispo: ¡su homilía fue breve!! ¡Pero, buena y precisa! ¡Empanada, empanadita! ¡Fiesta, no fiestita!, ¡y esto, no tiene precio! News from Buffalo - U.S.A. John Cardinal O’Hara Council 13661 of Clarence, served as host for the Western New York Knights of Columbus Chapter 2009 Charity Ball on Saturday, November 21, 2009. Approximately 145 Knights and their guests gathered-at Our Lady of Peace Parish Center to honor the Consolata Fathers and their missionary works. The Presentation of Colors was conducted by District Marshall Scott Powell of Cheektowaga, and members of Fr. Vincent Capodanno Assembly Color Corps of Batavia, and recitation of the Pledge of Allegiance led by Former Master Charles Ardillo of Depew, opening prayer was offered by Council Chaplain, Rev. Thomas Doyle of Our Lady of Peace Parish, Clarence. Following a delicious dinner catered by Orazio’s Restaurant of Clarence, Grand Knight Anthony Russo of Clarence, led off the evening’s program. Among the dignitaries present were Chapter Chairman Richard Merta and his wife, Diane of Darien, Past State Deputy John Dryja and his wife Alice of Lancaster, Past State Advocate Charles Esposito and his wife Patsy of Williamsville, and Buffalo Administrative Assistant to the State Deputy, Charles Ardillo and his wife Chris of Depew. Among the Consolata Fathers present were Rev. Charles Bonelli, Regional Superior of the Consolata Missions from Somerset, NJ, Rev. John Reuther, IMC, and Rev. Robert Rezac, IMC, of Williamsville and Rev. Thomas Doyle of Our Lady of Peace Parish, Clarence. Chapter Chairman Richard Merta presented a check to the Consolata Missionaries in the amount of $4,300.00. Other receipts are expected to increase this amount to more than $5,000.00. Members of the Charity Ball Committee included KnightAnthony Russo ,Clarence, Deputy Grant Knight William O’Donnell., Akron, and Past Grand Knights Ralph Spencerport, Gregory Hartl, Akron, and Anthony Gennaro, Clarence. Others assisting the committee for the evening were Michael Coon, Clarence Center, Charles Lukowski, Williamsville, Conrad Golebiewski, Clarence, Joseph Jagodinski, Akron, Denise Gennaro, Erin and Alison Jefords and Rose Lenz all of Clarence. The Knights of Columbus is a world-wide Catholic organization of more than 1.7 million members. The Western New York Chapter is comprised of 44 Knights of Columbus councils in the seven-county area of western New York. Members of Cardinal O’Hara Council reside in Akron, Clarence, Williamsville, and the surrounding area. Vita nelle Comunità Clarence Knights serve as for 2009 Chapter Charity Ball 29 da Casa Madre - 2/2010 Mexico El Rancho la Consolata Comunidad de Guadalajara Mexico - Noviembre - 2009 Vita nelle Comunità 14 Encuentro Juvenil: Alrededor de las 6 pm, realizamos nuestro primer Encuentro de Animación Misionera Juvenil, participaron unos 35 jóvenes, (provenientes en su mayoría de San Antonio, Cofradía y Juanacatlan, aunque además se acercaron jóvenes de El Salto y La Alameda); el tema del encuentro giró en torno “La Vocación - Misión”, para desarrollar mejor esta actividad, cada uno de nosotros tuvo una responsabilidad específica (Ginette realizó la introducción y la animación, P. Alex la reflexión bíblica y guió los momentos de oración, Wilmer desarrolló el tema y P. Abishu el cierre) le hicimos la propuesta a los jóvenes de encontrarnos el mes de diciembre y el proyecto de realizar con ellos un Retiro Convivencia. 16 Cumpleaños de Andrés: Este día Andrés arribó a su cumpleaños nro.- 8 de feliz, traviesa y misionera existencia; por tal motivo le encargamos un pastel y mamá Ginette preparó una gelatina especial en forma de “gallina y huevitos” y le picamos el pastel con sus compañeritos del colegio; luego en casa con algunas familias le celebramos una pequeña fiesta venezolanomexicana; con tacos y arepas, obsequios y el infaltable pastel de cumpleaños. Curso formación Espere: El P. Abishu, Wilmer y Ginette, luego de dos meses y medio culminaron en la Casa de los Misioneros del Espíritu Santo en Guadalajara, los 10 módulos y 30 horas académicas, del curso de “Las Escuelas de Perdón y Reconciliación” ES.PE.RE; en el cual tuvieron un proceso formativo y vivencial sobre El Perdón y La Reconciliación; ahora 30 da Casa Madre - 2/2010 contamos con esta herramienta para ir articulando más acciones pastorales. 20 al 25 de Noviembre visita a Monterrey, Nuevo León: Wilmer, Ginette y los niños, viajaron a Monterrey, con el propósito de intercambiar opiniones y experiencias con el grupo del Centro Loyola, que tiene una gran trayectoria con las ESPERE. En Monterrey fueron recibidos por Lucia Hernández (Coord. ESPERE); quien los hospedó y se encargó de que conocieran la obra tal cual ellos la han venido desarrollando; igualmente les entregó suficiente material documental y digital para desarrollar las ESPERE, se conversó también sobre las posibilidades de continuar intercambiando experiencias, además de proyectar la creación de una Red de facilitadores de ESPERE en México. Pudieron igualmente conocer a los demás integrantes del equipo de ESPERE de Monterrey y conocieron los diversos ámbitos de aplicación de los talleres (Grupos de Padres, reclusos, amas de casa, jóvenes, centros de la mujer, etc.) 26-29 Curso en Guadalajara Realidad Juveniles: EL P. Abishu y Wilmer, participaron en este taller sobre la realidad y culturas juveniles impartido en el Colegio Veracruz de las Has Mercedarias en Guadalajara, el taller fue dirigido por el Prof. Marcos…. De gran trayectoria en el campo educativo y especialmente en el área de investigación de la realidad juvenil. P. Paolo Angheben Quel giorno era un martedì di novembre, mezzogiorno. Appena arrivato a Minne il catechista Yoseph mi corre incontro. La moglie due giorni prima ha dato alla luce il suo nono bimbo, un bel maschietto. E’ nato però con una grave, rara malformazione e sta morendo. Mi precipito in casa. E’ vero! La funzione rettale è assente; il bimbo non può scaricare e ormai il suo corpo è diventato gonfio come un palloncino che sta per scoppiare. Detto fatto. Lo battezziamo: Pietro è il suo nome. E poi, via di corsa. La strada è diventata così dissestata dopo le ultime piogge che mi ci vogliono quasi tre ore per coprire i 42 km che separano Minne da Weragu. Il bimbo si lamenta debolmente ad ogni scossone, e cioè ogni minuto e mezzo. Veloce visita da parte delle Suore del nostro dispensario: non si può fare niente. E allora, di nuovo in strada verso l’ospedale più vicino: Nazareth a 150 km. Sono le otto di sera: entriamo nel pronto soccorso. I dottori si muovono con solerzia e attenti. Operano. Il bimbo vive. Mezz’ora di ritardo e il bimbo sarebbe morto, commentano. Dopo dieci giorni siamo di nuovo tutti a Minne. Come a Betlemme, anch’io mi ritrovo con una famiglia il cui papà si chiama Giuseppe, una mamma e il suo bambino. Una famiglia tra tante con le sue gioie e dolori, ansie e desideri, paure e speranze. E’ proprio questo bimbo che sta lottando per la vita che mi ha fatto vegliare e pregare per molte notti; e in esse, contemplando il cielo di Minne così profondo di oscurità e brillante di stelle, ho lasciato sgorgare quel grido che è attesa e invocazione: “Perché non squarci il cielo e scendi?” (Isaia 63,19b), come a dire: “Perché non fai qualcosa?”. Di domande simili è attraversata tutta la Scrittura e la vita degli uomini. Ma anche Dio ha le sue domande da porre all’uomo. Ce n’è una che non posso fare a meno di ricordare in questo mistero che si dischiude davanti ai miei occhi: si trova là, al principio dell’avventura umana dove Dio scende e chiede ad Adamo: “Dove sei?”. Ogni volta che Dio pone una domanda di questo genere non è perché gli facciamo conoscere qualcosa che lui ancora ignora: vuole invece provocare in noi una reazione che rimetta in moto la vita. Sappiamo come va a finire la storia: Adamo si nasconde per non dover rendere conto, per sfuggire alla responsabilità della propria vita. Così, succede anche a noi, perché ognuno di noi è nella situazione di Adamo: per sfuggire alla responsabilità della vita che si è vissuta, trasformiamo l’esistenza in un malefico congegno di nascondimento; e persistendo in Vita nelle Comunità “Il senso delle proporzioni” Minne 31 da Casa Madre - 2/2010 Minne Vita nelle Comunità 32 questo nascondimento “davanti al volto di Dio”, scivoliamo sempre più profondamente nella falsità. Ma non possiamo sfuggire all’occhio di Dio. E inoltre, cercando di nasconderci a lui, ci nascondiamo a noi stessi. Ed è proprio in questa situazione che ci raggiunge la domanda di Dio: essa vuole creare in noi quel turbamento che distrugge il congegno di nascondimento, ci fa vedere dove ci ha condotti una strada sbagliata, e fa nascere in noi un ardente desiderio di venirne fuori. A questo punto tutto dipende dal fatto che ci poniamo o no la domanda e che abbiamo il coraggio di rispondere ad essa. E questo non è scontato anche perché la voce è “voce di un silenzio simile ad un soffio” (1 Re 19,12), ed è facile soffocarla. E allora sarebbe vero quello che Martin Buber diceva: “la vita resta priva di un cammino finché non affronta la Voce”. Quando lo fa, Adamo riconosce di essere in trappola e confessa: “Mi sono nascosto”. A questo punto inizia la nuova avventura. La tentazione però non è finita. Accanto alla domanda di Dio, la domanda della verità, esiste una domanda falsa, diabolica, sterile, che scimmiotta quella di Dio. La si riconosce dal fatto che essa non si ferma al “Dove sei?” ma prosegue con malizia: “Nessun cammino può farti uscire dal vicolo cieco in cui ti sei smarrito”. E questo ci inchioda in una realtà in cui ravvedersi appare assolutamente impossibile e in cui riusciamo a continuare a vivere solo in virtù dell’”orgoglio della perversione”. “E tu dove sei?, cosa fai?”, la domanda di Dio è rivolta proprio a me. Mentre nella piccola chiesa di Minne, nel fresco del mattino ancora avvolto di oscurità, ponderavo queste cose, Dio mi rispose: “Quando un silenzio profondo avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo cammino, la tua Parola onnipotente, dal cielo, dal tuo trono regale si precipitò sulla terra… Era come un guerriero” (Sapienza 18,14-15). Mi piaceva l’immagine della “Parola come guerriero”: Dio si era posto al mio fianco come difesa della mia vita. Ero invitato alla fede: dirà da Casa Madre - 2/2010 san Paolo: “So in chi ho posto la mia fiducia… so che è fedele”. Allo stesso tempo compresi che il cammino di Dio è sempre, comunque un cammino verso l’uomo; e così anche il mio cammino verso Dio diventava sempre più scelta dei poveri. Come a Betlemme Giuseppe è silenzioso di fronte al mistero di Dio che diventa carne, debole e perseguitato; qui a Minne un altro Giuseppe lo è di fronte alla malattia che colpisce il suo piccolo Pietro e rinnova il suo “sì” a Colui che tutto riconduce al bene per coloro che lo amano. Giuseppe non domanda più, è risposta di fiducia a Dio che ha imparato a conoscere nell’amore. Giuseppe è ognuno di noi. A Minne, ora, ho una santa famiglia: presenza di Dio in mezzo agli uomini. Avevo bisogno di imparare la lezione del “senso delle proporzioni”. Sono uscito di nuovo nella notte: senza domande, guardavo in su, verso Dio. Ho provato a chiamare per nome le costellazioni e poi le stelle: centinaia di milioni, dice l’astronomia, impossibile nominarle tutte. Mi sono sentito sufficientemente piccolo per abbandonarmi come bimbo in braccio a Dio amore. Gli ho sussurrato “Per tutto ciò che è stato, grazie. A tutto ciò che sarà, sì”. Già spuntava l’alba quando ho sperimentato che Dio veramente “stese la mano dall’alto, mi prese e mi salvò” … grazie ad un bimbo come quello di Betlemme! Anche a tutti voi, l’augurio di trovare un povero che vi insegni il senso delle proporzioni e rimetta in moto la vostra vita. P. Vedastus Kwajaba After the Mass, the children gathered in a different ger in the mood of celebration for entertainments. Children really expressed their talents in form of songs, poems, plays and dances. All this was to make Mary, Joseph and the Child Jesus happy as well entertaining everybody who attended the celebration. The theme of each and every presentation was depicting the Holy family as the model of all families as well the child Jesus as the savior of the world. After the entertainments the distribution of gifts to the children followed. The children were very happy as they received the gifts from the missionaries. This extended the joy they had about the birth of Jesus to a point of identifying themselves with Him. This could be read from their faces. After receiving the gifts another important moment was the meal. It was a local food prepared by a group of women from the centre. The children again enjoyed to the maximum the food and tea. For all those who were present the whole celebration was a moment they would never forget at all. The weather was good. It contributed a lot to joy of the day. After all this everyone went back home full of joy. Mongolia In Mongolia Christmas is not yet well known. It is known only to the few Christian believers. Surprisingly, it is more known and celebrated among the children. This year’s Christmas was more colorfully and joyfully celebrated by a big number of children in different parts of Mongolia in comparison to the other years. St. Mary’s parish, in Ulaanbaatar under Fidei Donum priests organized a Christmas celebration for children. There were about 200 children from different outstations. This celebration started with the Mass. After the celebration of the Eucharist the children gathered in the parish hall for entertainments. They presented different items: songs, dances, plays, poems and quizzes all in reference to the birth of Christ in the hearts of believers for the salvation of all. The children celebrated Christmas also in Alvaiheer where Consolata Missionaries are working. This celebration took place on the feast of Holy family. A good number of children attended the Mass which was presided over by Fr Giorgio Marengo concelebrated by the rest of the fathers. During the homily the main celebrant invited the parents to take the Holy family as a model which would inspire their families for the good bringing up of children. He challenged them to learn from Mary and Joseph who took their responsibility as parents to look after Jesus in a special way. He invited them to pray constantly through Mary and Joseph that they may receive the grace to become model parents for their children. He also invited the children to pray and to see the child Jesus as their good example for the respect and love to their parents. Vita nelle Comunità Mongolia - Children celebrate Christmas 33 da Casa Madre - 2/2010 Pirané Vita nelle Comunità Pirané: Angeles de carne danzando al Niño Dios P. Luis Manco Una carroza engalanada al estilo de las princesas de los Emiratos Árabes, llevaba la Señora Madre, su esposo, José, y el Recién Nacido, rodeado de ángeles. El carro enguirnaldado venía arrastrado por tres musculosos jóvenes, pura sangre norteña, o seleccionada mezcla de indios y criollos. A ellos no les importaba mucho este detalle. Sí les gustaba mucho que los tildasen: los burros de Jesús! Se alternaron cantos de la bien conocida “ Misa Criolla “ a cantos folklóricos, mientras 34 da Casa Madre - 2/2010 adolescentes bailarines revoloteaban recreando un clima de gozo. El balido de los chivitos apretados al pecho de los pastorcitos de Belén largaba sus notas desposándolas al emocionante canto Noche de Paz (silent night). Así de sencillo nuestro pesebre viviente al que asistió la feligresía ala salida déla Misa de Noche Buena en nuestra Parroquia de Pirané. Lo religioso entra por los ojos, justo como lo revela la Palabra de Dios: y el Verbo se hizo carne. No es asì? P. Angelo Casadei ad entrare. La preparazione al matrimonio di William e Flor è stata attraverso un libro guida con cui si sono confrontati negli ultimi sei mesi e alla luce della Parola di Dio. Pochi giorni prima del matrimonio ho trascorso due giornate di riflessione interamente con loro dove hanno condiviso la loro storia: come si sono incontrati… il loro cammino fino ad ora.. i pregi e difetti che riscontrano l’uno dell’altro…e da tutto questo è nato un dialogo molto interessante e da parte loro l’impegno di essere animatori e missionari nel loro villaggio per incoraggiare le famiglie ad avvicinarsi al Vangelo, spronare i bambini ed i giovani ad intraprendere un cammino di fede che ha le sue tappe fondamentali nei sacramenti. In questo ultimo dialogo e nella totale preparazione matrimoniale mi sono sentito realizzato nella mia vocazione come sacerdote e missionario. Il Il nuovo anno però è iniziato con due avvenimenti positivi. Il primo: un matrimonio, il 29° in 22 anni!!! in quanto la gente non crede molto nel sacramento del matrimonio, ha timore di legarsi definitivamente con una persona. Ad ogni modo domenica 3 gennaio si sono sposati William e Flor, una coppia del villaggio El Convenio che convivevano da sei anni, hanno una bambina mentre Flor, da un’unione precedente già era mamma di due bambini. In questo periodo hanno accolto nella loro famiglia altri due ragazzi, praticamente abbandonati dalla loro mamma che è andata vivere con un altro uomo. Il giorno del matrimonio è stata una giornata molto semplice. Era presente tutto il paese anche persone che mai avevo visto in chiesa e la curiosità di questa celebrazione li ha spinti Signore fa “molti regali” e fa’ conoscere testimoni come questa coppia, che danno luce dentro un mondo dove sembra ci sia solo male come spesso giornali e televisione ci spingono a credere. Il secondo avvenimento molto bello che ho vissuto in questo inizio d’anno, è stata la nascita di una bambina. Lunedì 4 di gennaio alle 22 circa arrivano in canonica alcuni militare dell’Esercito Nazionale e mi chiedono il favore di recarmi al villaggio El Caracol perché è nata una bambina e la mamma si trova lungo la strada. Con Juan Carlos, il missionario laico ed Andres un nipote di Beatriz Sierra la missionaria laica, e con il fuori-strada andiamo all’avventura. La notte è fresca, il cielo senza nuvole con una luna quasi piena e molto luminosa. Arriviamo al punto da Casa Madre - 2/2010 Remolino Carissimi amici, in questi giorni ho ricevuto molte cartoline di auguri di Buon Natale, Felice Anno Nuovo e parole di lode e incoraggiamento e ringrazio per queste manifestazioni di affetto. Mentre voi avete passato queste festività sotto la neve noi le abbiamo vissute in un caldo torrido. Ora siamo nel periodo della stagione secca, ma quest’anno già dai primi giorni di novembre, il livello del fiume si era abbassato notevolmente, a causa delle rare precipitazioni avvenute nel periodo delle piogge, e così lungo il fiume si sono formate grandi spiagge dove le tartarughe d’acqua interrano nella sabbia le uova e la gente..le famiglie si recano a fare il bagno. Purtroppo gli ultimi giorni dell’anno sono stati funestati dal sequestro ed uccisione da parte del gruppo guerrigliero delle Farc del Governatore della nostra regione: il Caquetà. Vita nelle Comunità Remolino 35 Bravetta Vita nelle Comunità 36 dove si trova la signora, sdraiata in mezzo alla strada e circondata da militari. La neo-mamma è Kelly Yohana una ragazzina di 17 anni che vive vicino la scuola del villaggio El Caracol. Alle sei del pomeriggio sente le prime doglie. Kelly Yohana è a casa con i genitori perché il marito si trova nel villaggio di Los Angeles, all’interno della foresta, dove sta lavorando approfittando di questo tempo secco per preparare nuovi campi. Allora i genitori di Kelly Yohana prendono in mano la situazione e s’incamminano con la figlia verso il paese di Remolino per raggiungere il dispensario. La ragazza fa fatica a camminare e dopo aver percorso circa metà strada proprio davanti a un accampamento militare dà alla luce una bellissima bambina. I militari l’assistono, con loro c’è un infermiere e raccontano che la bambina è nata subito. Attorno a noi vediamo e sentiamo un clima sereno e di molta euforia tra i militari che mettono da parte il fucile per ricevere e passarsi la bambina chiamandola per nome: Luna, perché appunto è nata in una bellissima serata di luna. Facciamo salire nella camionetta tutta la “famigliola” e ci avviamo a Remolino al dispensario dove, l’infermiera e il dentista, non abbiamo medico in questi giorni, prestano le ultime attenzioni e fanno coricare la neo mamma in un letto pulito con la sua bambina che piange perché ha fame. Sono questi due episodi che mi danno una nuova “carica” in questo nuovo anno che andiamo ad iniziare con tanti sogni e progetti. Quest’anno ritornerà suor Luz Marina, quindi l’equipe missionaria sarà composta da sette persone: 4 suore, due laici missionari e io come coordinatore e parroco. L’obiettivo di quest’anno è cercare di seguire di più le comunità cristiane, accompagnandole nella fede e in progetti alternativi alla coca. La risposta alla mia precedente lettera dove accennavo al Progetto del vivaio delle piantine di cacao sta trovando in alcuni di voi una risposta concreta. Noi stiamo organizzando un movimento di contadini che veramente vogliono cambiare la coltivazione di coca per il cacao e oltre a dare le piantine c’è bisogno anche di un accompagnamento tecnico per tutto il processo produttivo che va dalla scelta del terreno adatto dove piantare il cacao, seguirne la crescita, la potatura, la raccolta ecc… Siamo entusiasti perché questo è un momento favorevole. Lo Stato sta facendo sì controlli serrati contro questa coltivazione illegale ma però non è capace di offrire vere alternative al contadino, dando solo qualche palliativo. Vi ringrazio per le vostre preghiere, amicizia e appoggio. BUON ANNO!!! Saluto e ringraziamento alle Suore MC Joseph Mwaniki Bravetta - Dal 1971, le Suore Missionarie della Consolata hanno lavorato nel Seminario Teologico Internazionale di Bravetta. In tutti questi anni, sono passate diverse suore fra i seminaristi facendo vero il desiderio del Fondatore di fare una singola famiglia. Si sono dedicate nel più umile servizio nella cucina, nella lavanderia e soprattutto, e più importante, nella testimonianza di vita ai seminaristi. Durante la Solennità di Epifania, c’è stata una messa di ringraziamento e saluto alle ultime due suore Geminiana e Martiniana. La messa era celebrata da padre Alberto Trevisiol e frequentata dalle suore missionarie e amici delle suore. da Casa Madre - 2/2010 fa essere capaci di accettare qualsiasi sofferenza per il servizio del regno e per amore e bene dell’umanità. La comunità di Bravetta e tutti i missionari della Consolata in Italia e quelli che sono passati a Bravetta augurano a tutte queste suore una lunga vita piena di amore e dedicazione soprattutto in questo momento di graziosa centenaria della loro fondazione. La straordinaria “avventura” di padre Matteo Ricci in Cina da “Il Resto del Carlino” domenica 17 Gennaio 2010 morte, l’11 maggio 1610, lasciò 500 cristiani tra la gente colta del palazzo imperiale. E’ l’unico straniero sepolto in Cina. La sua tomba era nel quartiere di Mao Tse Tung e fu risparmiata per il rispetto che i cinesi hanno per lui”. da Casa Madre - 2/2010 Santa Maria a Mare Troppo spesso la figura di Padre Matteo Ricci, fondatore delle Missioni cattoliche in Cina, è ignorata e trascurata. Per riscoprirla e valorizzarla, al Centro dei Missionari della Consolata di Santa Maria a Mare (vicino al casello autostradale di Porto San Giorgio) è allestita un’interessante mostra sul celebre gesuita, che fu l’unico a essere accolto dall’imperatore cinese. Un viaggio immaginario attraverso 30 pannelli giganti e un documentario che parlano del missionario, della sua attività, degli strumenti che facilitarono il suo ingresso in quella civiltà tanto chiusa. Le opere raccontano anche la Cina dell’epoca, la cultura, l’arte e tutti gli aspetti che la caratterizzavano. L’esposizione aprirà oggi e sarà visitabile fino al 14 Febbraio (dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 20). “Si tratta di una riproduzione della grande mostra allestita a Macerata per il quarto centenario della morte di padre Matteo Ricci -spiega il promotore dell’iniziativa, padre Francesco Cialini IMC -. Ci hanno già contattato diverse scuole superiori, parrocchie, gruppi ecc... Il gesuita riuscì ad essere accolto dall’imperatore e dai mandarini grazie anche agli strumenti tecnici, come il cannocchiale, che portò in dono. Perciò sugli studenti delle scuole tecniche la mostra esercita un certo fascino”. Padre Matteo Ricci in Cina viene considerato come un grande saggio dell’occidente.”Quì i suoi libri non li conosce nessuno, in Cina ancora li leggono”, precisa padre Francesco, che spiega come quella del gesuita sia una figura unica: “Ha impiegato 16 anni per arrivare all’imperatore, ed è stato fondamentale nell’avvicinare il Confucianesimo al Cristianesimo. La sua fama – continua- è dovuta alla sua capacità di penetrare nella civiltà cinese in maniera graduale. Alla sua Vita nelle Comunità Durante l’omelia, Padre Trevisiol ha paragonato il servizio delle Suore Missionarie con i tre doni dei re Magi. Quando nel 1910 il Fondatore fondò le suore, voleva dare all’Istituto, che era soltanto maschile, oro che lo faceva pienamente umano con la presenza di uomini e donne consacrati alla missione. La loro preghiera che fanno sempre con una dedicazione, sempre sale come incenso al Signore e hanno ricevuto la vera mirra che le 37 São Paulo Vita nelle Comunità Leigo Missionário da Consolata Jaime Carlos Patias e Karla Maria Desde suas origens o Instituto Missões Consolata – IMC (1901) e as Missionárias da Consolata – MC (1910), abriram suas portas para a participação dos leigos e leigas na vivência do carisma como uma ocasião providencial para a missão. Eles não são consagrados, nem fazem votos religiosos. São pessoas com vida familiar, social e profissional, mas que buscam maior comprometimento na Igreja. No âmbito do IMC e MC, ao longo dos anos, muitas foram as modalidades de participação dos leigos. Hoje podemos afirmar que o Leigo Missionário da Consolata – LMC é uma pessoa que, desejando responder ao chamado de Cristo no âmbito da vocação leiga, faz da Missão Ad Gentes uma opção de vida, segundo o espírito e o carisma que o Bem-aventurado José Allamano recebeu de Deus, partilhando da finalidade missionária das duas congregações por ele fundadas. À luz da teologia da missão devemos recordar que a Igreja é por sua natureza missionária, enquanto povo de enviados. Os carismas de inspiração missionária são dons para tornar esta identidade ainda mais eficaz e dinâmica. O batismo é um chamado à missão. A verdadeira identidade do cristão é ser chamado e enviado, discípulo missionário, para construir o Reino de Deus no mundo. Conforme nos lembra a Conferência de Aparecida. “Isso sem descarregar sobre alguns poucos enviados, o compromisso que é de toda a comunidade cristã” (DA 379). Por isso a indispensável participação dos leigos e leigas no carisma de inspiração missionária. 38 da Casa Madre - 2/2010 Encontro de Leigos Com a finalidade de favorecer a comunhão entre os leigos e as leigas, as irmãs, os padres e irmãos missionários da Consolata atuando em diferentes países, realizou-se de 3 a 7 de janeiro de 2010, o 1º Encontro de LMC-IMC-MC do continente americano. O evento que serviu também para partilhar os caminhos percorridos, refletir sobre a espiritualidade, o carisma e fortalecer a organização dos LMC, teve como sede o Centro Missionário José Allamano, na zona norte de São Paulo, encerrando com uma peregrinação ao Santuário de Aparecida. Participaram 29 leigos e leigas, 14 irmãs, três seminaristas e quatro padres vindos da Argentina, Brasil (incluindo a região Amazônica), Colômbia, Equador, Canadá e Estados Unidos. Chegaram manifestações de apoio e oração de países como Itália, Libéria, Guiné-Bissau, Colômbia, Argentina, Venezuela, Portugal e Brasil. Dom Odilo Pedro Scherer, cardeal arcebispo de São Paulo também enviou sua saudação. O perfil do LMC A disponibilidade para a Missão Ad Gentes, a devoção a Nossa Senhora Consolata como modelo e guia, o compromisso como vocação por toda a vida, a disponibilidade para a formação e a partilha do carisma e da espiritualidade, foram apontadas como algumas das características que identificam os LMC. Ficou claro que os LMC não são voluntários, agregados ou colaboradores, mas, parte integrante da família missionária Consolata. da Casa Madre - 2/2010 São Paulo mim uma opção de vida, porque eu me identifico com o carisma do Fundador aberto com atenção ao mais pobre, constantemente preocupado em levar a Consolação”, concluiu. Segundo Lucília Mono, LMC de São Paulo, o Encontro foi um momento de partilha: “estamos conhecendo os projetos de outros países, partilhando e enriquecendo a nossa caminhada. Isso nos anima”, destacou Lucília que faz trabalhos em Itapevi, SP. O casal Raffaella Besana e Joseph Pavolini pertence à comunidade LMC de Bevera, região norte da Itália e encontra-se há dois anos na Colômbia entre os indígenas Nasa Paez em Toribío, Cauca. Raffaella esteve em São Paulo e informou que eles acompanham as comunidades indígenas na formação, catequese e nas celebrações. “O bonito da missão é a relação com as famílias. Nas culturas indígenas, o padre é visto como uma pessoa ‘incompleta’, porque não tem filhos”, revelou. “O desafio na Colômbia é gerar um clima de paz. Na cultura indígena não há regras escritas. Eles têm a posse das terras, porém, as multinacionais e poderosos procuram, a todo o custo, entrar nas reservas para extrair as riquezas e os indígenas, não estão prontos para ver os perigos que existem”, adverte Raffaella. O casal tem três filhos, Pietro, 9, Irene, 8, Ester,5. Questionada sobre as dificuldades encontradas, Raffaella disse que já haviam estado na Etiópia com dois filhos pequenos e não encontraram maiores problemas. Na Colômbia, “eles se adaptaram muito bem e aprenderam rapidamente o idioma. Há mais problemas quando são adolescentes”, ressaltou a leiga missionária. Segundo Luz Marina Benitez, LMC da Colômbia, “o Encontro foi uma oportunidade para partilhar a experiência do caminho feito em diferentes partes do mundo, especialmente na América Latina, o que enriquece nosso carisma e espiritualidade. Aprendi a ver como Deus se manifesta, nas diversas culturas e o Vita nelle Comunità A pluriculturalidade do continente era visível no rosto dos participantes que se comunicavam em português e espanhol favorecendo a interaçãonosdebates e reflexões que incluiu celebrações inculturadas, noites culturais ressaltando aspectos da geografia, culinária e religiosidade de cada país. A caminhada dos leigos se distingue nos países, quanto ao período e a metodologia de formação, contudo, percebe-se que o mesmo carisma inspira uma estruturação semelhante com coordenação, organização, espiritualidade, temas formativos e o sonho da missão Ad Gentes, fortalecendo a comunhão. Para o LMC colombiano Pedro Cortés, que participa da comunidade missionária desde o início na Colômbia, em 1985, viver o carisma deixado por José Allamano é difícil. “Há muitos que pensam em fazer trabalho voluntário, que querem visitar crianças no orfanato ou idosos em casas de repouso, isso faz parte da evangelização, mas o carisma é a missão Ad Gentes”, afirmou Pedro que esteve em missão por três anos no Vicariato Apostólico de San Vicente Puerto Leguizamo. “Este Encontro é importante para os leigos interiorizarem e viverem o carisma como vocação e opção de vida. É necessário ir além, sair de si”, disse Pedro, que em 1985 fundou a ONG Formemos e hoje cuida de 240 crianças carentes em Bogotá. Na opinião de Orestes Antônio Asprino, LMC de São Paulo, “o estado laical é a vida no mundo. Percebemos que nós como Igreja, vivemos num mundo à parte do clero até o Concílio Vaticano II. Ali aconteceu o resgate da importância do leigo. Quem quer ser missionário deve ser fermento na massa”, esclareceu Orestes, que com a esposa Dalgi Vivan já estive na Guiné Bissau e Moçambique em missão e hoje mantém uma biblioteca e uma sala de aula em Icapara, Iguape, SP. “Nós somos LMC, lá onde o padre não pode ir, lá na sala de aula, no açougue, na padaria, na Assembleia Legislativa. Ali é a nossa vida e se a gente consegue dar testemunho ali, eis a nossa missão”, explicou. “Sempre me senti parte dos missionários e missionárias da Consolata, mas como LMC organizada, estou há quatro anos”, explicou Marisa Sosa, que veio da Argentina. “Ser LMC é para 39 Cascavel Vita nelle Comunità 40 quanto é importante aprender o idioma”. Luz Marina explicou também que a missão dos leigos na Colômbia “é o anúncio do Evangelho nas comunidades e particularmente entre os campesinos e indígenas”, ressaltou. A espanhola Marta Aguilar Gomez, há três anos e meio em Boa Vista, Roraima, trabalha na Escola de Formação Profissional Calungá, onde é coordenadora pedagógica. Ela aponta como dificuldades “o contexto de violência e injustiça que impera no Estado, com relação aos povos indígenas, inclusive com a divulgação de mentiras pelos meios de comunicação”. Para Marta “os LMC precisam se organizar em todo o mundo e este Encontro no continente é o primeiro passo”, avaliou. “Reconhecemos que este é um tempo de graça para a nossa família Consolata e o sentimento de família vai além das fronteiras do continente. Toca cada missionário e missionária. É um desafio para todos nós, afirmou irmã Gabriella Bono, Superiora Geral das missionárias da Consolata, que há 20 anos acompanha os leigos. “Estamos ouvindo os LMC com muita atenção e seguiremos perguntando o que o Espírito está sugerindo para ambos os Institutos. Com muito respeito e gratuidade queremos ouvi-los e acolhelos. Há uma reflexão e um caminho e sentimos o desejo de trilhá-lo com coragem”, disse a Madre Geral. Na sua intervenção, padre Antônio Fernandes, Conselheiro Geral do IMC para o continente afirmou que “o Encontro só foi possível, porque os LMC já estão vivendo o carisma do nosso Fundador. Isso nos permite criar caminhos de comunhão entre LMC – MC – IMC, fortalecendo a expressão carismática e vocacional no anúncio e construção do Reino de Deus. Trilhar estes caminhos é acreditar que a missão é a expressão do chamado de Deus a todos, homens, mulheres, jovens e crianças, em suas diferentes vocações a serviço da missão”, considerou padre Antônio, acrescentando três atitudes para o futuro: “quebrar barreiras e muros, abrir portas e construir pontes; não ter medo e criar comunhão”, concluiu. No Brasil os LMC estão presentes em São Paulo, Jandira, São Miguel, Votuporanga, São Manuel, Cascavel, Rio de Janeiro e no estado de Roraima. Como expressão além-fronteiras, em Roraima atuam quatro leigos missionários da Espanha e Itália. Os Conselhos Evangélicos da Vida Religiosa Diácono John Kapule Okulla Imc Olhando os vários desafios que a Vida Religiosa está enfrentando hoje neste mundo de pós-modernidade, gostaria de partilhar com vocês algo sobre a minha experiência da Vida Religiosa nesses dez anos dentro da nossa família dos Missionários da Consolata como o seguimento de Jesus hoje, pondo em consideração a sua missão através do caminho dos três Conselhos Evangélicos (Os Votos) tradicionais de Obediência, Castidade e Pobreza. Primeiramente, começo a minha reflexão dizendo que a Vida Religiosa não surgiu do nada. A razão de sua existência está fundamentada basicamente num fato histórico: a vida de Jesus e o seu projeto, enquanto homem inserido no meio da humanidade. A exemplo de Jesus, muitos cristãos imbuídos pelo Espírito Santo e cheios de paixão por sua causa, escolheram livremente seu da Casa Madre - 2/2010 amor radical a Ele, propondo à maneira de Jesus anunciar o Reino de Deus. A Vida Religiosa é assumida por homens e mulheres que foram chamados a testemunhar Jesus Cristo de uma maneira radical. É a entrega da própria vida a Deus. O carisma da Vida Religiosa é um dom da Igreja e um sinal para o mundo. Não é fuga de uma realidade, mas compromisso com o mundo. Enfatiza o contraste do Evangelho com a sociedade materialista. No seguimento a Jesus, na experiência de Deus feita através dele, é que se pode encontrar o mais autentico sentido da libertação. Jesus não ignora que as estruturas não constituem a razão mais profunda da liberdade humana. Por isso, a sua mensagem libertadora de conversão, de fidelidade a Deus, atinge a própria raiz do ser: “O tempo de espera terminou. O Reino de Deus sociedade apresenta como modelo. Eu diria que seríamos medíocres se não tivéssemos a coragem de buscar perspectivas novas. De que valeria o esforço de anos vividos, de aperfeiçoamento contínuo, de ideais sonhados, se não tivéssemos certeza de que isso tudo está mergulhado no coração misericordioso do Pai, enxertado na arvore da vida, que é o Cristo e alicerçado pela força vibrante e sempre presente do Espírito Santificador. Os votos assumidos são sinais visualizadores do Reino presente. Sinais sempre proféticos e nunca mesclados das coisas “do mundo”. Portanto, a Vida Religiosa a meu ver é uma forma de chegar a ser cristão vivendo os valores cristãos fundamentais. Mas o religioso realiza isso, ao contrario do leigo através do caminho dos três votos tradicionais de Obediência, Castidade e Pobreza. Estes votos são atos que versam sobre a maneira de enfocar três das áreas importantes de todo ser humano: a área da livre disposição de si mesmo; a área da sexualidade, afetividade e paternidade e a área do uso e posse das coisas. Estritamente falando, estas três áreas da vida não são especificas da Vida Religiosa, mas de toda vida humana. E por isso todo homem que quer chegar a ser cristão deve ordenar-se conscientemente nestas três áreas segundo os valores de Jesus Cristo. Nesse sentido, todo cristão tem a obrigação de fazer ‘votos’ sobre as três áreas, embora não no sentido jurídico tal como se faz na Vida Religiosa. E todo cristão deve crescer na fé, chegar a ser cristão através Vita nelle Comunità está próximo. Mudai de vida, convertei-vos e crede no evangelho” (Mc 1,15). Por meio de Jesus, a humanidade encontra a dignidade de seu ser, inclusive aquele que vive numa situação de marginalização e miséria. O convite ao seguimento e a sua exigência foram feitos pelo próprio Jesus e depois por seus colaboradores imediatos, enquanto pessoas concretas e históricas. Quando Jesus ainda vivia nas terras da Palestina, segui-lo significava fazer parte de seu discipulado. Após a sua morte e ressurreição, o tema seguimento passou a ser visto por um prisma diferente e ganhou uma nova compreensão. Seguir a Jesus e aderir o seu projeto, passou a ser compreendido como a imitação mais radical de sua vida; de estar nele, ligar-se a ele pela fé e esperança. Neste sentido, o convite ao seguimento, não é exclusivo a algumas pessoas, mas estende-se a todos os cristãos. Este seguimento radical de Jesus se expressa simbolicamente nos votos (conselhos evangélicos), como meios aptos para uma assemelhação a Jesus em sua vida, em sua missão e em sua condução pelo Espírito. Os conselhos evangélicos possibilitam a radicalidade do seguimento mediante uma liberdade maior de consagração ao Deus do Reino e ao Reino de Deus, à semelhança de Jesus, que se desvinculou da preocupação pelas obrigações familiares para se entregar totalmente ao Reino. Esses conselhos evangélicos são como que sinais visualizadores de uma realidade futura como sonho, mas presente como necessidade. Eu acho que nós não podemos mergulhar naquilo que a Cascavel 41 da Casa Madre - 2/2010 destas três áreas importantes da vida. Assim, posso dizer que a Vida Religiosa com os três votos, oferece uma possibilidade de dominar a vida cristãmente. Na verdade, esses três conselhos evangélicos em si mesmos não são mais do que meios de possível vida cristã. Que cheguem a sê-lo de verdade depende da realização concreta. Por mais paradoxal que pareça, através dos votos pode-se crescer na fé ou pode-se descrescer nela. Isso não pode ser determinado a apriori, mas apenas constatado a posteriori. Todavia, é algo típico da teologia da Vida Religiosa querer mostrar a apriori a excelência dos votos. Portanto, eu vejo que se homens e mulheres ao longo de séculos, apostaram suas vidas neste estilo de seguimento e ministério, é porque encontraram razões profundas de alegria e realização muito mais do que renúncia ou ascese. O mesmo me parece em relação a muitos livros que tratam da Vida Religiosa como “estado de perfeição”. Como se bastasse a profissão pública pós-noviciado, para que todos já sejam suficientemente obedientes, castos e pobres. O silêncio depois da formação inicial, bem como a teologia da Vida Religiosa com seus imperativos categóricos, sempre me parecem demasiado abstratos e distantes da verdadeira realidade de humanos que, como “vasos de argila”, que querem carregar a riqueza do Reino de Deus. Basta olhar para as situações concretas de nossas comunidades de vida. Quando idealizamos a vivência dos conselhos evangélicos e de nossa consagração, não nos debruçamos mais sobre nossas misérias e imperfeições, não nos confrontamos com os verdadeiros problemas que afligem nossos grupos, sem falar que os idealismos geram profundas frustrações por anunciar um ideal demasiado grande que ninguém jamais atingirá. O ideal permanece sempre válido, mas com o realismo das nossas possibilidades e capacidades. Precisamos ser realistas com as pessoas, com as energias e obras de que dispomos. Leigo, onde está a tua missão? Júlio César Caldeira LMC “Ide vós também. A convocação não se refere apenas aos pastores, aos padres, aos religiosos ou às religiosas: é para todos. Também os fiéis leigos são pessoalmente chamados por Deus, recebendo d’Ele uma missão, para a Igreja e para o mundo” (Christifideles laici 2). 42 Em tempos de contínuas mudanças, intensifica-se a participação dos cristãos leigos e leigas na Igreja, tornando-se indispensável refletir sobre seu papel na ação evangelizadora. A expressão “leigo”, está associada a alguém não qualificado, iletrado, da plebe, que não tem muito conhecimento sobre algo. Por exemplo: “fulano é leigo em história ou em medicina”. Entretanto, na sua origem, a palavra provém do grego laikós, que tem sua raiz em laós (povo), e que desencadeou no termo latino laicus, que significa multidão, massa, povo, referindo-se àquele que não está qualificado para “as coisas de Deus”. Em 313 d.C., pelo edito de Milão, Constantino decreta liberdade a todos os cultos e em 380, o cristianismo torna-se a religião do Império, com da Casa Madre - 2/2010 Teodósio. O termo laikós passou a designar os cristãos que ouviam e obedeciam às ordens dos ministros ordenados (clero), “dispensadores dos poderes temporais e espirituais”. Agora temos dois grupos: o clero como hierarquia, que se considera “a Igreja”, e os leigos, que se tornam sinônimo daqueles que não sabiam o latim (língua oficial da Igreja), visto como pouco cultos, considerados incapazes de entender a Bíblia, livro para especialistas. A partir daí a missão, a doutrina e a organização da Igreja ficou nas mãos da hierarquia, aumentando a distância com relação aos leigos. No entanto, sempre apresentaram-se na Igreja movimentos proféticos, contestadores e, até, anticlericais, com o propósito de reformá-la, procurando voltar às origens (pobreza evangélica, comunidade, Palavra de Deus, laicato); este processo ajudou a desencadear o Concílio Vaticano II (1962-65). Durante o período da colonização, (século 16) por influência de Portugal e Espanha, os leigos se organizaram em irmandades, associações, ordens seculares, confrarias, em torno a um santo de devoção e obras de caridade. A partir LMC da Revolução Francesa e Industrial (séculos 18 e 19), com a secularização do mundo civil e das relações de trabalho, os movimentos de leigos crescem dentro e fora da Igreja. Surgem vários movimentos espiritual-caritativo-missionários, tais como o Apostolado da Oração, a Legião de Maria, a Santa Infância. As questões internas da Igreja eram confiadas ao clero e as externas eram o espaço onde os leigos atuam. O leigo passa a ser visto como um membro da Igreja e que atua na sociedade civil. Depois deste período, as questões sociais, a defesa dos direitos da Igreja, a busca da prática da caridade e do socorro aos necessitados, levou os leigos a se organizarem, sob a orientação da hierarquia, dando origem à Ação Católica, que com o tempo vai deixando de ser uma organização político-social para se tornar uma escola de formação dos leigos. O braço forte da Ação Católica no Brasil foram os “5 J” da juventude católica: JAC (agrária), JEC (estudantil), JIC (independente), JOC (operária) e JUC (universitária). O leigo após o Concílio Uma das mudanças trazidas pelo Concílio Vaticano II (1962-1965) foi a introdução do conceito bíblico “Povo de Deus”. O Concílio recuperou o real sentido da missão do leigo na Igreja. A Constituição Dogmática Lumen Gentium (Luz dos Povos), descreve positivamente o leigo e a leiga, enfatizando o batismo e a participação na tríplice função de Cristo, sacerdote, profeta e rei. Com o enfraquecimento da Ação Católica no Brasil, o laicato perdeu seu espaço de comunhão e participação na Igreja (décadas de 1960-70). Por iniciativa da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil - CNBB, surgiu, em 1976, o Conselho Nacional de Leigos – CNL. No documento 62 da CNBB (1999), Missão e ministérios dos cristãos leigos e leigas, lemos: “os leigos podem participar do cuidado pastoral de uma comunidade, paróquia e diocese, e nos serviços de animação comunitárias, ministérios extraordinários da comunhão eucarística e assistência aos enfermos e idosos, nos ministérios do batismo, das exéquias e da Palavra, como testemunhas qualificadas do matrimônio, na prática do aconselhamento, nas missões Ad Gentes, na catequese e na educação da fé, além dos serviços pastorais que surjam da necessidade das pessoas e das comunidades”. Nos últimos anos cresce o número de leigos e leigas que se juntam a congregações e ordens religiosas, para partilharem o carisma e dedicarem-se a um trabalho específico, exigindo uma mudança de mentalidade e de prática no exercício da missão. Foram chamados de oblatas, terceiros, fâmulos, associados, cooperadores, coirmãos, etc. Sobre as experiências foram usadas termos como: uniões, comunhões, famílias, fraternidades. No passado eram uma espécie de “associação” prevalecendo uma relação de paternidade ou mesmo de da Casa Madre - 2/2010 43 Sommario Editoriale 2 Cristo – Sommo Sacerdotedegno di fede (Eb 3,1-4,14) 4 Per l’Allamano“La Messa è il tempo più bello della vita” 6 Fenomeni del “non – incontro” 8 LMC Incontro Continentale di Amministratori Regionali dell’Africa 11 44 paternalismo, exercida pelos religiosos e titulares. Hoje o modelo continua, mas existem também novas modalidades de experiências com maior grau de igualdade respeitando a diversidade. A exortação apostólica Christifideles laici, (1988) fruto de um sínodo sobre os leigos, nos ajuda a entender esse sentimento: “Na Igreja-Comunhão os estados de vida encontram-se de tal maneira interligados que são ordenados uns para os outros. Comum, direi mesmo único, é, sem dúvida, o seu significado profundo: o de constituir a modalidade segundo a qual se deve viver a igual dignidade cristã e a universal vocação à santidade na perfeição do amor. São modalidades, ao mesmo tempo, diferentes e complementares, de modo que cada uma delas tem uma sua fisionomia original e inconfundível e, simultaneamente, cada uma delas se relaciona com as outras e se põe a seu serviço (...) são modalidades diferentes que profundamente se unem no mistério de comunhão da Igreja e que dinamicamente se coordenam na sua missão única” (CfL 55). De maneira geral os leigos e leigas têm uma participação ativa em quase todos os ministérios e pastorais da Igreja. Nas congregações de Vida Consagrada ou Institutos religiosos o carisma não é propriedade da Instituição. Sendo dinâmico, quando entra em contato com os leigos, suscita as mais diversas inspirações. A grosso modo, podemos destacar cinco casos concretos de participação: membros associados, ou seja, a adesão a um instituto por vínculos estáveis e aprovados; partilha temporária de vida, de contemplação e de dedicação apostólica; voluntariado e uma vocação que leva a uma opção por toda a vida. Júlio César Caldeira, imc, é estudante de teologia na EDT, em São Paulo, SP. da Casa Madre Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per al Missione Supporto tecnico: Giuseppe Ettorri Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 C/C postale 39573001 - Email: [email protected] da Casa Madre - 2/2010 Diario della Casa Generalizia 13 Consagrados para comunicar alegría y engendrar esperanza 14 Brazil: Notícias e informações... 15 Heureux anniversaires chers confreres 17 Ordinazione sacerdotale di padre Corrado 18 Auguri e fraterna partecipazione 19 Missionaries in South Africa have a delegation assembly 20 Matrimonio Mbuti 22 Cacém 23 Palmeira 24 Faraja House 25 Un dialogo interculturale secondo il Vangelo nel cuore della citta’ di Gibuti 27 ¡Empanadas, empanaditas! 28 Clarence Knights serve as for 2009 Chapter Charity Ball 29 El Rancho la Consolata Comunidad de Guadalajara 30 “Il senso delle proporzioni” 31 Mongolia - Children celebrate Christmas 33 Pirané: Angeles de carnedanzando al Niño Dios 34 Remolino Saluto e ringraziamento alle Suore MC La straordinaria “avventura” di padre Matteo Ricci in Cina 35 Leigo Missionário da Consolata 38 36 37 Os Conselhos Evangélicosda Vida Religiosa 40 Leigo, onde está a tua missão? 42