Numero 25 - giovanemontagnapinerolo.it

Transcrição

Numero 25 - giovanemontagnapinerolo.it
Giovane Montagna - Sezione di Pinerolo
Viale della Rimembranza 65/A (aperta tutti i mercoledì sera dalle 21 alle 23)
NOTIZIARIO SEZIONALE
Sito Internet: www.giovanemontagna.org
www.giovanemontagnapinerolo.it - tel. 3401996968 (in orario di apertura)
"La mia più intima persuasione è questa: nulla si
perde completamente, nulla svanisce, ma si
custodisce in qualche tempo e in qualche luogo,
anche se noi cessiamo di percepirlo"
(Pavel Florenskij)
Numero 25 - Luglio 2011
In ricordo di Padre Candido
Padre Candido (Oreste Troia) nasce a Gorzegno (Cuneo) il 21 maggio 1929, entra in Seminario l’11 ottobre 1940 e
nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini il 19 luglio 1945, emettendo la sua prima Professione dei Consigli Evangelici
(voto di povertà, castità ed obbedienza) il 20 luglio 1946 e quella Perpetua il 28 maggio 1950. E’ ordinato sacerdote il 21
marzo 1953 per l’imposizione della mani di Sua Eccellenza Mons. Egidio Lanzo, vescovo di Saluzzo.
Iscritto nel 1954 all’università di Torino per il corso di laurea in scienze naturali nel 1959 consegue la tesi in botanica a
pieni voti presso l’Università di Pavia.
Fino al 1960 insegnò greco presso lo studentato interno dei frati in Pinerolo e dal 1961 fu preside nella scuola media del
Cottolengo e ancora insegnante di matematica, preside e vicepreside presso le scuole statali di Pinerolo.
Dopo un Triennio trascorso al Monte dei Cappuccini in Torino, passerà il resto della vita a Pinerolo ricoprendo diversi
incarichi (vicario, guardiano, economo…) dal 1957 fino al 16 Aprile 2011 quando nella notte alle 2:10 emette l’ultimo
respiro nella sua camera del convento di Pinerolo e ritorna alla casa
del Padre, consumato da un tumore contro il quale lottava da
parecchi anni.
(nota dei Frati Cappuccini)
In memoria di Padre Candido (Frate minore dei cappuccini)
Per noi pinerolesi, salire il Colle di San Maurizio è sempre una piccola
emozione, un cimento che risale ai tempi giovanili dove su quella
salita, in bicicletta, ci si sfidava o meglio si sfidava se stessi
nell’enigma “ce la farò ad arrivare sul piazzale senza posare a terra il
piede?”.
Oggi 18.04.2011 siamo saliti fin quassù per dare l’ultimo saluto ad un
grande amico, socio e guida spirituale per tanti anni della Giovane
Montagna di Pinerolo, Padre Candido.
Nella Basilica, attorniato dai confratelli, nella luce calda di un mattino
di primavera che filtra dalle grandi vetrate che adornano l’abside
della Chiesa, giacciono le spoglie composte di Frate Candido.
E’ impressionante la figura austera del Padre provinciale che officia
la funzione religiosa, pare un Archimandrita di altri tempi, un
conservatore di segreti claustrali che incutono timore e reverenza
soltanto a vederlo, ma quando inizia l’omelia le Sue parole risuonano
suadenti e pacate nel tracciare la figura del confratello frate minore
dei cappuccini.
In quel mentre, mi appaiono misteriosamente alcune immagini del
1
Gran Guglia (Val Germanasca): Padre Candido celebra
la Messa in ricordo dei soci defunti (anno 1998)
passato. La salita faticosa di una domenica di settembre alla Gran Guglia di Prali, per giunta pioveva, mentre
accompagnavo Padre Candido; ci eravamo divisi i paramenti sacri
negli zaini per la messa ai caduti in vetta. Ad un certo punto veniamo
raggiunti da un gruppo di giovani ardimentosi che si rivolgono a
Candido con parole di complimenti per la sua performance, Lui con
il suo fare sempre gentile ma schietto risponde con queste parole in
buon piemontese “ ai pover deje pà gnente, ma almeno pieie pa an
gir!” (anche se ai poveri non fate la carità, non importa, ma almeno
non prendeteli in giro!).
Poi dopo la Messa il rito tanto atteso si compiva puntualmente,
Candido estraeva dallo zaino la fiaschetta del Genepì che solo Lui
sapeva preparare secondo un’antica ricetta che i Padri si
tramandano fin dalla notte dei tempi e distribuiva ai presenti quel
nettare che corroborava e dava allegria e vigore ai canti che
facevano vibrare l’aria tersa dell’alta valle Germanasca.
Un’altra messa mi appare, una delle tante, che Lui officiò nella sede
storica della G.M. di Via Vescovado, la Notte di Natale, risento le
Sue parole che recitano il Vangelo, … Come nel giorno di Madian, il
popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; … come
si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. …
poi, nell’omelia, l’invito a guardare al domani come ad un giorno
nuovo, un giorno dove i propositi di quella notte si avverano.
Ora, quei propositi per Te, si sono avverati! Caro Candido, il male
che Ti ha afflitto in questi ultimi tempi se ne è andato, adesso Ti è
nuovamente concesso di andare per le Tue montagne a raccogliere
erbe officinali, nei cieli eterni.
L’ultima foto: una settimana prima della morte.
Grazie Candido per avere condiviso con noi ore preziose di vera
montagna associativa e di averci sempre incoraggiato con le Tue parole a seguire il sentiero che conduce verso le alte
vette della vita.
Mauro Bruno
CRONACA sulle GITE SOCIALI
e le ATTIVITA’ di QUESTI MESI
FESTA DELLA BEFANA A RUATA
DI PRAMOLLO
6 gennaio 2011
GITA AL COLLE DI GILBA
DA SANFRONT
9 gennaio 2011
In 20 partiamo da Pinerolo alle 8.00 e alle 9.00
da Ruata di Pramollo. Fino oltre l’agriturismo
proseguiamo solo con gli scarponi, poi calziamo le
ciaspole e alle 10.50 giungiamo al colle Lazarà
(1600 m), giusto il tempo per scattare una foto di
gruppo (perché con la nebbia bassa non si vede
niente) e ripartire alle 10.55. Alle 12.10 siamo a
Ruata. Oltre alla nebbia, la galaverna sulle piante
rende spettacolare il paesaggio che ci circonda. Alle
13.00, al ristorante Gran Truc, siamo in 40 per il
pranzo: ottimo! Alla fine festeggiamo una socia che
compie gli anni e Mario Castagno si veste da befana,
con tanto di maschera, gonna e scopa. Risultato?
Spaventa un povero bambino, presente in sala.
Verso le 16 ritorniamo a casa.
Ore 9.00 partenza dalle macchine posteggiate 20
minuti prima della cappella di S. Bernardo, perché la
strada ghiacciata impedisce di proseguire. Per un’ora
saliamo solo con gli scarponi, poi calziamo le ciaspole.
Ad un certo punto, per tagliare le curve, incominciamo
ad affrontare un pendio molto ripido e, alle 12.10,
arriviamo al Bric la Piata (1731 m). Qui mangiamo in
fretta, perché un pallido sole, spuntato da poco,
comincia a sparire e a lasciare spazio alla nebbia. Alle
12.30 partiamo e, dopo una ripida discesa, alle 13.00
giungiamo al Colle di Gilba (1524 m).
Dopo una breve sosta sotto una tettoia provvista
di tavoli, è l’ora della foto di gruppo, oggi scattata da
due alpinisti di Barge. Alle 13.30 ripartiamo e alle
15,30 saliamo in macchina. Breve sosta nel bar di
Sanfront, poi rientro a casa.
Alfonso Gelato
Alfonso Gelato
2
La signora, dopo una breve prolusione sull’origine di
questo sito, ci ha introdotti alla visita della
quattrocentesca chiesa gotica di san Sebastiano
appositamente aperta per il nostro gruppo.
Indubbiamente, dopo i recenti restauri, tutto
l’insieme si presenta veramente coinvolgente nella sua
storia e in particolare per i suoi ben conservati affreschi
(originariamente ricoprivano tutte le pareti), che nella
loro nitidezza meritano di essere ammirati dalle varie
angolazioni.
Rientrati dallo stesso percorso di andata, verso le 13
abbiamo raggiunto Moncalieri e qui ad attenderci in sede,
oltre al sempre presente Piero, come al solito c’erano le
cuoche e i cuochi moncalieresi che ancora una volta non
si sono smentiti nel servirci un pranzo a base di polenta e
portate di contorno, oltre naturalmente il finale caffè e
“pusacafè”.
Ancora “grazie” per l’ospitalità e l’amicizia che da
anni continuate a riservarci!
GITA CON CIASPOLE AL RIFUGIO
ARLAUD (VAL SUSA)
16 gennaio 2011
Per chi scrive, anche se è da decenni che scarpina
sui monti delle nostre vallate, è stata una insolita novità
scoprire questo piccolo ma accogliente rifugio ubicato a
1771 metri nel comune di Sauze d’Oulx.
Ma andiamo per ordine: partiti alle 7,30 da Pinerolo
in due orette abbiamo raggiunto il punto di partenza:
borgata Monfol, da dove si dirama la strada forestale che
lungo il suo tracciato offre un valido punto di riferimento
per varie gite di media difficoltà, sia invernali che estive,
fra le quali la Testa dell’Assietta e il monte Gran Costa.
Nelle intenzioni di chi a suo tempo l’aveva
proposta, questa gita è stata programmata anche per chi
non avesse ancora familiarità o volesse riprendere a
camminare con le “ciaspole”, dato che nell’attività
sociale si cerca di propagandare e incrementare questa
disciplina sportiva e il Per
risultato
pensoanche
sia stato
chi scrive,
soddisfacente, dal momento che tutti i sedici partecipanti
hanno raggiunto, in due ore abbondanti, la meta.
Per quanto riguarda il percorso, che si sviluppa con
saliscendi all’interno del Parco Naturale del Gran Bosco,
personalmente l’ho trovato interessante (anche se
scarsamente soleggiato per la sua posizione a nord
dell’avvallamento), avvalorato dalla frondosa foresta di
alberi, prevalentemente pini cembro, che fiancheggia
tutto il tragitto fatto.
Come commento finale, anche se per qualcuno la
tappa al rifugio è stata un po’ troppo breve, la gita ci ha
riservato una giornata di sole splendido e clima tiepido,
tanto da incoraggiare i neo ciaspolanti a fare un
pensierino per le prossime gite in programma.
Unico neo: il rientro è stato alquanto inconsueto a
causa dell’intasamento automobilistico da metà val
Chisone fino a Perosa Argentina.
Carlo Galetto
GIORNATA DIDATTICA SICUREZZA
NEVE A PRA’ CATINAT
23 gennaio 2011
Raggiungiamo in auto Prà Catinat e da qui
proseguiamo a piedi per un breve tratto verso Selleries.
Arrivati nei pressi di una baita ci fermiamo e ci
prepariamo per l’esercitazione.
Renzo nasconde nella neve l’ARVA e noi, a turno,
con il nostro apparecchio andiamo a cercarlo seguendo i
suoi consigli.
Siamo in nove: pochi, vista l’importanza di sapere
usare questo strumento che sta per diventare obbligatorio
nelle escursioni sulla neve. Infatti serve a poco avere con
sé l’apparecchio senza avere dimestichezza nell’usarlo.
Arriva così mezzogiorno e ci avviciniamo alla baita
per il pranzo.
La giornata è bella ma un po’ fredda.
Dopo avere pranzato, Renzo va ancora a nascondere
due ARVA, così ci esercitiamo ancora un po’ nella
ricerca. Al termine ci apprestiamo a fare ritorno alle auto.
Carlo Galetto
PASSEGGIATA SULLA COLLINA
MONCALIERESE
22 gennaio 2011
Marco Aimonetto
L’annuale appuntamento con gli amici moncalieresi
quest’anno è iniziato con una giornata veramente
stupenda favorita da un cielo terso che ci ha consentito di
ammirare nella sua vastità tutto il panorama circostante
compresa l’intera catena montuosa con il suo svettante
innevato Monviso.
Parcheggiate le macchine nei pressi di Trofarello,
verso le 9.30, calzati gli scarponcini a causa dei
prevedibili tratti con “pauta”, imbocchiamo la strada
interpoderale della Genevrea che con una breve salita ci
porta nelle vicinanze della chiesa della Madonna di Celle
e da qui, sempre su sterrato, con un susseguirsi di
saliscendi arriviamo all’appuntamento concordato con
l’assessore alla cultura del comune di Pecetto Torinese.
GITA ALLA PUNTA OSTANETTA
6 febbraio 2011
Ci ritroviamo allo “Scricciolo” in 19 alle 7 e in
un’ora circa raggiungiamo Ostana in Valle Po e, superato
3
ricordano i minatori travolti dalla valanga del Beth.
Sempre sotto la neve torniamo verso il rifugio, ma è
ancora presto per il pranzo, perciò Renzo ci propone una
breve esercitazione di ricerca ARVA. Al termine, visto
che le condizioni del tempo non sono adatte per il pranzo
al sacco, rientriamo nel rifugio dove consumiamo un
buon pranzo a base di polenta concia, salsiccia e altre
bontà. Nel frattempo smette di nevicare. Dopo pranzo ci
prepariamo per la discesa verso le auto che raggiungiamo
verso le 17. Si conclude così questa gita di plenilunio
condizionata dal tempo poco favorevole ma che ci ha
regalato alcuni momenti di allegria e spensieratezza.
il paese, saliamo fino alle Meire Durandini (1635 m),
dove parcheggiamo.
Ci avviamo sulla strada sterrata coperta dalla neve,
facendo attenzione ad alcuni tratti ghiacciati.
Ben presto dobbiamo calzare le ciaspole per
proseguire sulla sterrata. La giornata è stupenda,
limpidissima e per niente fredda, anzi il caldo inizia ben
presto a farsi sentire. Abbandoniamo la sterrata per
proseguire sul tracciato del sentiero, coperto dalla neve,
che sale verso la Punta d’Ostanetta. Proseguiamo sulla
larga dorsale, che più in alto si impenna con un tratto
abbastanza ripido. Infine proseguiamo su campi di neve
di moderata pendenza, fino a raggiungere, poco al di
sopra del Colle Bernardo (2245 m), una piccola cima
tondeggiante (2270 m), dove ci fermiamo. Nasce una
piccola discussione su dove ci troviamo: Renzo sostiene
che siamo già sulla Punta d’Ostanetta, ma un riscontro
sulla carta ci porta a concludere che da essa, ben visibile,
ci separa ancora un buon tratto. Ad ogni modo decidiamo
di fermarci lì e ci sistemiamo per il pranzo al sacco. Il
sole è caldo e il panorama, sia verso le montagne con il
Monviso incombente sia verso la pianura (in cui si
distingue la Rocca di Cavour), è stupendo. Dopo
mangiato, dato che non abbiamo fretta, Renzo ne
approfitta per farci fare qualche esercitazione di ricerca
dell’ARVA sepolto sotto la neve. Dopo le immancabili
fotografie e dopo aver recitato la Preghiera
dell’Alpinista, ci avviamo per la discesa, che compiamo
senza fretta, raggiungendo di nuovo le auto.
Ci avviamo di nuovo verso casa, soddisfatti, anche
se non abbiamo raggiunto la vetta che ci eravamo
proposti, di questa bellissima giornata.
Marco Aimonetto
GITA AL MARE DA BORDIGHERA
A SEBORGA
6 marzo 2011
Come ogni anno è il giorno della Festa della Donna!
Per l’occasione, molte di noi andranno a cena con le
amiche oppure organizzeranno qualche serata, ma se,
invece, puntate a qualcosa di più rilassante e diverso dal
solito seguiteci in questo viaggio alla volta dell’antica
Seborga.
Partiamo di buon mattino alle h 6.00 con un intenso
coinvolgimento di partecipanti!
Lasciata l’autostrada, con un leggero ritardo
sull’orario, dovuto al tragitto alternativo del pullman,
percorriamo la Via Aurelia che ci porta di fronte alla
passeggiata mare di Bordighera, nota per il suo clima ed
il fascino dei suoi paesaggi. Nata su un colle a dominio
del mare come borgo di pescatori, è stata fondata da un
gruppo di famiglie nel 1471.
Da un rapido sguardo notiamo che negli angoli della
città sono ancora evidenti le impronte di un turismo
signorile, in particolar modo inglese, che la rendono
unica nel suo stile architettonico. Elemento caratteristico
sono le palme, simbolo della città.
L’architetto francese Charles Garnier, che ha una
villa a Bordighera, trova che questa città somiglia più alla
Palestina che all’Italia. Queste palme stupiscono lo
scrittore Dickens e seducono il grande pittore Claude
Monet.
Una leggenda narra che nel 411 d. C. sia approdato
qui, proveniente dall’Egitto, un religioso che viveva
solitario in un luogo deserto, facendo penitenza, di nome
Ampelio dalla Tebaide, che vi portò la coltura della
palma: con sé aveva, infatti, un sacchetto di datteri. Pare,
inoltre, che abbia introdotto anche la coltura della vite,
oltre che, naturalmente, la parola del Vangelo. Tra i
luoghi di culto che meritano la nostra attenzione sono la
chiesa di Sant’Ampelio, patrono della città, costruita
appunto sulla grotta dove il Santo visse e morì, e la
chiesa della Maddalena edificata nel XVII secolo. Un
piccolo gruppo di noi si ferma a Bordighera per esplorare
il centro turistico e le altre meraviglie. Ci raggiungeranno
in seguito in pullman per il pranzo ed il momento di festa
conviviale. Dopo un fugace sguardo al mare proseguiamo
verso Seborga, uno “Stato dentro l’Italia”.
Paolo Tamagno
GITA DI PLENILUNIO A TRONCEA
19/20 febbraio 2011
Partiamo il sabato pomeriggio alle 15.30 per questa
gita di plenilunio mentre splende il sole.
Raggiungiamo la Val Troncea e parcheggiamo le
auto a Pattemouche, presso il ponte. Indossiamo le
ciaspole e ci prepariamo per la salita a Troncea; sono le
17 quando ci avviamo sulla pista per ciaspolatori lungo il
torrente. Siamo in otto e mentre saliamo alcune nuvole
coprono parte del cielo. Quando raggiungiamo il rifugio
Troncea è buio ma la luna non si vede. Ci sistemiamo
nelle camerate poi scendiamo per la cena; intanto, dando
uno sguardo fuori, si intravede la luna dietro un velo di
nuvole. Dopo cena un prestigiatore ci intrattiene con uno
spettacolo di magia: dapprima passando di tavolo in
tavolo proponendo alcuni giochi, poi, allestito in un
angolo il suo banchetto, fa il suo spettacolo coinvolgendo
in alcuni numeri noi e gli altri ospiti del rifugio. Al
termine, verso mezzanotte, il prestigiatore chiede di fare
una foto con tutti i presenti, poi tutti a nanna. Il mattino
seguente ci svegliamo con alcuni centimetri di neve.
Mentre facciamo colazione continua a nevicare e
discutiamo sul da farsi. Decidiamo infine di fare una
breve escursione e ci avviamo verso le lapidi che
4
Questo piccolo comune è situato sulle colline della
Liguria di Ponente al confine con la Francia. Seborga si
dichiara, ancora oggi, principato indipendente: ha il suo
principe, le sue leggi e batte perfino moneta, il Luigino,
che al cambio attuale vale 6 dollari (quindi 4 euro).
Seborga è un micro-stato atipico; attorno al ’900 non si
chiamava così ma Bordighetto, ovvero luogo fortificato.
E’ stato dimenticato dal Trattato di Aquisgrana, dal
Congresso di Vienna e mai annesso ufficialmente al
Regno d’Italia. Questa indipendenza non è però
riconosciuta da alcuno stato, né organismo
internazionale. Che si tratti di una convinzione reale o di
una trovata pubblicitaria ben riuscita, studiata ad hoc per
incuriosire i turisti, certo è che a Seborga si respira
un’aria particolare, intrisa di tradizioni suggestive ed
appassionanti. Per lo Stato italiano, ovviamente, tale
Principato non esiste e non è riconosciuto.
Prendiamo a salire per un colle disseminato di fiori
ed a voltarci indietro pare di poter abbracciare il mondo
intero con un solo sguardo, tanto è variegato il paesaggio
che scorgiamo in lontananza. In realtà si tratta
semplicemente dello scenario costiero ligure, un
concentrato fantastico di colline, montagne, borgate
tranquille e spiagge rinomate. I cartelli e le bandiere che
incontriamo lungo la strada sono facilmente visibili,
seguendo le indicazioni è impossibile sbagliarci.
All’arrivo siamo nella piazza principale. Incontriamo una
guardia della polizia municipale dotata di pittoresca
uniforme.Ci fermiamo su alcune panchine per un breve
pranzo al sacco e diamo inizio alla Festa della Donna con
consumazione di libagioni portate per l’occorrenza.
E’ pomeriggio, facciamo una passeggiata a guardare
le viuzze del paese e respiriamo ancora l’atmosfera del
passato. E’ innegabile la bellezza del borgo, dalle
classiche stradine a saliscendi, troviamo monumenti di
notevole interesse. All’entrata del paese c’è il piccolo
oratorio di San Bernardo che risale al XIV secolo. Nel
centro del borgo è situata la chiesa parrocchiale di San
Martino. Nel centro storico c’è anche il Palazzo dei
Monaci, un edificio in pietra sede della Zecca.
Immancabile foto di rito. L’economia portante è la
floricoltura: la mimosa, in tutte le sue specie e varietà,
che viene esportata in tutto il mondo, e la ginestra che è
famosa nell’ambito dei coltivatori e riconosciuta ovunque
per la durata e la bellezza del fiore. Vediamo due
ristoranti: “Il Pricipe” che si affaccia sulla piazza di
arrivo e “L’Osteria del Coniglio” nel centro storico. Il bar
“Bianco Azzurro” ci accoglie sulla sinistra della piazza.
Ci sono alcuni negozi di souvenir lungo le strade ed i
vicoli che si snodano nell’antico profumo di pietre che
murano le case. Ci tocca, a questo punto, riprendere il
pullman per far ritorno, ma imboccata l’autostrada
decidiamo di fare una brevissima sosta ad Andora.
Vogliamo respirare un po’ di aria di mare e fare una
passeggiata sul lungomare. Riprendiamo, perciò, il
viaggio sereni e soddisfatti di aver vissuto anche solo per
poche ore un’atmosfera regale!
GITA AL MONTE FREIDOUR
3 aprile 2011
Partenza h.9.0 da Pinerolo per S.Pietro Val Lemina,
superiamo l'abitato del Talucco, proseguiamo per un
paio di Km per il Colle del Crò.
Lasciate le auto nell'ampio parcheggio seguiamo
la strada forestale che a fianco della locanda dei Boscaioli
parte da dietro e risale il pendio, fino a raggiungere,
Colle Colletto, poi dal Colle prendiamo il sentiero che
segue il costone dei 7 Confini, così chiamato perché in
quel punto ci sono i confini di 7 comuni.
In un ambiente spettacolare, il sentiero, ancora
con delle parti innevate, alterna piacevoli tratti a
mezza costa a brevi ripide impennate.
Con discese a zig-zag raggiungiamo Colle
Sperina; da questo punto prendiamo il sentiero
indicato con cartelli e segnavia che in 30 minuti ci
porta alla cima del Freidour.
Nonostante la quota limitata dalla sua cima (1451
m) si gode un panorama unico sull'arco alpino e sulla
pianura torinese.
Durante l'ascesa attraversiamo un bosco la cui
vegetazione è molto diversificata ed è costituita in
prevalenza da faggi e betulle. E' un ampio panettone
erboso facilmente riconoscibile anche da lontano per il
caratteristico monumento in acciaio chiamato "Ali
come vele", realizzato dallo scultore Michele
Privileggi. Tale monumento è dedicato al ricordo del
disastro aereo avvenuto la sera del 14 ottobre 1944,
quando un aereo inglese "Liberator Hk 239" della
Royal Air Force, di ritorno da un'operazione di
rifornimento di aiuti ai partigiani, si schiantava contro
la parete del monte, causando la morte di 8 aviatori
inglesi. Le salme inizialmente furono sepolte in quel
punto, in seguito traslate nel cimitero militare di
Milano.Facciamo pranzo al sole ai piedi del ricordo
della seconda guerra mondiale, foto di gruppo ed il
rientro è verso Casa Canada (ex Rifugio Melano),
quota 1060 m, ai piedi della parete di Rocca Sbarua (
dal piemontese "Rocca che spaventa"), che da decenni
rappresenta una delle palestre di allenamento più
frequentate dagli arrampicatori torinesi e non solo.
Ci inoltriamo sul sentiero che raggiunge il Colle
Ciardonnet, spartiacque tra la Val Lemina e la Val
Noce, e da lì seguendo una vecchia mulattiera segnata
si passa sopra la borgata dei Dairin ed in seguito
torniamo al Crò.Questa passeggiata primaverile non è
stata eccessivamente lunga e nemmeno troppo
impegnativa, ci è servita come allenamento per
arrivare poi a quote più alte d'estate.
Elisa Patania
Elisa Patania
5
LA GIOVANE MONTAGNA
IN MOVIAMBIENTE
10 aprile 2011
CAMMINATA A GRAND PUY
8 maggio 2011
8 Maggio, festa della mamma, auguri a tutte le
mamme.
Come da programma ci troviamo alle 8 in piazza
Fontana, oggi ci aspetta una camminata loop: Souchères
Basses Grand Puy Souchères Basses.
Partiamo con tre macchine, un’altra ci aspetta a
Perosa Argentina, siamo in dodici … aspetta, tutto ciò mi
ricorda qualcosa!!!
Ma certo. come sette giorni fa!!!
Gli apostoli si sono ritrovati, possiamo partire.
Parcheggiate le macchine a Souchères Basses e
calzati e vestiti, come si conviene, iniziamo la salita che
come prima tappa ci porterà verso una bergeria non
ancora aperta in località Faussimagna.
Un grazie all’apostolo Alfonso per avermelo
ricordato.
O, dimenticavo (ancora!!!), prima di partire
Roberto, visto il numero, indossa nuovamente il ruolo di
capo apostolo e fa da apripista.
La giornata non si presenta con lo stesso splendore
di sette giorni prima, ma possiamo accontentarci.
Certo che l’inizio “strappa” abbastanza, ma tutto
sommato saliamo tutti con un buon passo.
Arrivati alla bergeria, sosta per ricompattare le fila e
abbeverata alla fontana.
Al riguardo l’apostolo Alfonso lamenta di non avere
un bicchiere in plastica, con manico, da 100 cc per
potersi dissetare.
L’apostolo Alberto interviene offrendo una mini
brocca da 25 cc in acciaio inox.
L’apostolo Alfonso beve quattro volte.
Placata la sete, una deviazione sulla sinistra,
indicata dai cartelli, ci indirizza verso Grand Puy.
L’apostolo Renzo (reduce da una quattro giorni su
due ruote) comunque da un’occhiata al GPS (Grand Puy
System) e visto che è tutto a posto da l’ok.
Il serpentone, complice il percorso con leggeri
saliscendi e il fondo spesso “muis”, si muove a
fisarmonica, si allunga, si ricompatta, le posizioni si
alternano insomma, un serpentone vivo che ogni tanto
perde l’apostolo Mercurio che a sua volta si perde dietro
le fotografie.
A proposito di serpentone, l’apostolo Claudia
(siamo un po’ atipici come apostoli) vede sul bordo del
sentiero una vipera (di taglia discreta) e ci allerta tutti,
con la dovuta cautela ci avviciniamo per osservarla e per
scattare alcune fotografie.
A quanto pare non le dispiace, infatti resta immobile
pur con tutto il vociare che facciamo, poi, sollevato il
capo, scivola con movenze eleganti in un anfratto nel
muro sottostante.
Riprendiamo il percorso con maggiore attenzione.
Raggiungiamo Grand Puy e lo oltrepassiamo per
raggiungere una borgata che se ben ricordo dovrebbe
chiamarsi Rif (almeno Voi ricordate che ho una memoria
arrugginita).
Ormai è quasi l’una e qualche brontolio alla
stomaco segnala che si potrebbe fare una sosta, quando
Manifestazione organizzata dalla Città di Pinerolo
in collaborazione con alcune Associazione Sportive tra
cui la “Giovane Montagna", nell'ottica di favorire la
mobilità ecologica. Ciò rientra nel percorso di iniziativa
realizzato nell'ambito del progetto "Città per
camminare": nasce con lo scopo di promuovere il
cammino come attività per migliorare la qualità della
vita, favorendo la tutela dell'ambiente, con cura ed
attenzione al territorio.
Pomeriggio dedicato a passeggiare in frazione
Abbadia Alpina di Pinerolo. Una splendida giornata di
sole estivo ci ha accompagnato lungo tutto il percorso
che si è snodato per le vie della collina, ricca di piloni e
di piacevoli sentieri per i boschi! Al termine della
camminata una golosa e simpatica merenda ed a seguire
una dimostrazione di tiro con l'arco a cura della
Compagnia Arcieri del Chisone. Quindi appuntamento al
prossimo anno!
Elisa Patania
4 GIORNI NEL PARCO DEL TICINO
IN BICICLETTA (Sesto Calende-Pavia)
29 aprile/2 maggio 2011
1° giorno: partenza da Pinerolo ore 06.59 con il treno,
arrivo a Sesto Calende ore 11.03. Ritiro bicicletta a Sesto
Calende e partenza lungo il Ticino, raggiungiamo
Oleggio (prima tappa, 27 Km). Cena e pernottamento
2° giorno: Oleggio Vigevano (56 Km.) con visita
turistica culturale a Vigevano . Cena e Pernottamento
3° giorno: Vigevano- Certosa di Pavia (43 Km), visita
alla Certosa e proseguimento per la città di Pavia,
4° giorno: ancora un breve anello nelle vicinanze di
Pavia, consegna biciclette rientro con il treno delle 17,05
da Pavia. Arrivo a Pinerolo ore 20,50 c.a.
Renzo Tealdi
6
un prato invitante compare davanti a noi. “Dai proviamo
ad arrivare a Rif.” “Dai proviamo.”
Riprendiamo la camminata, ma ci teniamo un po’
bassi e manchiamo il sentiero giusto, lo stomaco
comincia a ululare, allora l’apostolo Roberto cerca un
piano che possa contenerci tutti e lì ci fermiamo.
L’apostolo Renzo non trova pace per il mancato
rendez-vous con Rif e imbracciato il GPS (Grand Puy
System) si inoltra nel groviglio di sentieri deciso a tutto
scomparendo alla nostra vista.
Si aprono gli zaini e iniziamo ad addentare i panini,
il formaggio, si aprono le scatolette.
L’apostolo Claudia non mangia tranquilla, chiama
ad alta voce “Renzooooo”, boccone, “Renzooooo”,
boccone, “Renzooooo”, ma gli risponde solo il silenzio
della montagna e il rumore delle nostre “mangioire”.
Poi silenziosamente, giunge alle nostre spalle
“Renzooooo” che ci relaziona sul ritrovamento del Rif,
non molto lontano dalla nostra posizione, dopodiché
sedutosi con noi, inizia a mangiare.
Potremmo raggiungerlo dopo la pausa. Ci si
intrattiene amabilmente in conversazioni leggere
inframmezzate da offerte di bastoncini di cialda con
ripieno di crema alla nocciola, ovetti al cioccolato,
quando un rumore, tipico di alcuni dormienti, si insinua
tra i nostri discorsi, si potrebbe dire musica e parole.
Si sta bene, siamo sazi, ma alcune gocce di pioggia
cominciano a cadere, meglio approntarsi alla ripartenza;
viene detta la preghiera della Giovane Montagna.
La pioggia aumenta di intensità e volume e come un
sol uomo (e donna) come ubbidendo a un comando
silenzioso indossiamo k-way, mantelle e cappelli.
Compaiono anche gli ombrelli e iniziamo la discesa
puntando direttamente su Pragelato che si trova sotto di
noi, prendendo un percorso piuttosto verticale ma più
breve.
La pioggia ci accompagna quasi fino a Pragelato,
dove attraversato il Chisone e inerpicatici su di un
sentiero a destra del fiume percorriamo una zona in piena
fioritura di anemoni di montagna con steli ben più lunghi
di quelli che avevamo visti al Pian dell’Alpe.
Un vero spettacolo di grazia e bellezza.
Il loop si chiude, siamo tornati alle macchine, i
saluti, il rientro.
E’ ora di dormire, domani si ricomincia, ognuno con
i suoi impegni, ma il pensiero torna alla giornata
trascorsa in piacevole amicizia, ed è questo pensiero che
ci accompagna nelle braccia di Morfeo.
Grazie a tutti e undici apostoli.
Lo scrivente è il dodicesimo.
la storia. Quest’anno dà appuntamento a soci e
simpatizzanti a Pra di Roburent, organizzato dalla
sezione di Moncalieri.
Partiamo in pullman alle h 6.00 alla volta della Val
Corsaglia e della Val Casotto alla ricerca di Pra di
Roburent, piccolo borgo di montagna in provincia di
Cuneo, situato a 1014 m ed arroccato sul Monte Alpet.
Varie ipotesi sono state formulate circa l’origine del
nome Roburent. Secondo l’ipotesi più attendibile, il
nome nascerebbe con riferimento alla rumorosità delle
acque del torrente che scorre in prossimità del paese.
Giunti in prossimità del luogo, prendiamo di corsa
la strada su per la Val Corsaglia: con una valle così non
possiamo mica andare piano!! Alla fine arriviamo nella
piazza di Pra di Roburent dove ci aspettano gli amici
delle sezioni di Moncalieri, Cuneo, Genova, Torino,
Ivrea. Notissima la chiesa con il suo imponente
campanile ed i murales sotto il caratteristico porticato.
Notiamo subito curiosi spaventapasseri.
L’itinerario che ci prefiggiamo sono i forni del
Monte Alpet che ubicati in borgate comunicano
visibilmente con l’abitato di Pra, ma non sono collegati
fra loro, ma possono essere visitati compiendo, rispetto al
percorso diretto, alcune deviazioni a raggiera.
Tenendo, quindi, Pra come punto di riferimento,
cominciamo con la visita al forno delle case Barberis. Il
forno sorge poco a lato di un caratteristico gruppetto di
case: fino a poco tempo fa uno dei più mal conservati, ma
oggi è stato restaurato e salvato da un sicuro crollo.
Dopo una zona prativa si raggiungono le case
Roarin, con forno ancora attivo, proseguiamo ancora ed
incontriamo altre borgate disabitate da tempo.
Siamo animati da uno spirito esplorativo e per
questo prolunghiamo l’escursione per il versante Alpet.
Attraversiamo tante piccole borgate, peccato però
che questo itinerario sia poco o niente segnalato.
Osserviamo strada facendo la particolarità dei tetti
“racchiusi”, nei quali la muratura di una o entrambe le
facciate laterali delle costruzioni era fatta proseguire oltre
la sommità del tetto ed era coperta con lastre di roccia. Si
pensa che questa tecnica fosse utilizzata per meglio
proteggere i bordi della copertura in paglia e forse per
agevolare l’ispezione della copertura stessa. Questa
tipologia costruttiva è tipica delle vallate monregalesi.
Facciamo pranzo in cima al Colle Alpet, foto di
gruppo e prendiamo la via del ritorno per Pra, dove alle h
15.00 sul piazzale S. Messa officiata dal Parroco Don
Leopoldo Trentin con benedizione degli Alpinisti e degli
Attrezzi e scoprimento della targa dedicata a Sigismondo
Minini, guida alpina della sezione di Moncalieri.
A seguire poco sotto un momento di convivialità
offertoci dagli amici moncalieresi, un saluto e un buon
rientro a Pinerolo.
Splendida giornata di sole, splendide vallate
incontaminate, abbiamo attraversato tante piccole
borgate, peccato però che questo itinerario sia poco o
niente segnalato, nonostante possa offrire scorci
veramente unici.
Elisa Patania
Mercurio Malatesta
BENEDIZIONE DEGLI ALPINISTI
E DEGLI ATTREZZI ALPI
OCCIDENTALI (Prà di Roburent)
22 maggio 2011
La Giovane Montagna, tramite le sue sezioni, sul
cammino del centenario di fondazione (1914-2014)
individua percorsi da intitolare a soci che hanno segnato
7
Al risveglio, dopo una settimana piuttosto
“ballerina” per quanto riguarda il tempo, troviamo un bel
sole a darci il buongiorno e il buonumore.
Pulizia personale, colazione, si prepara la “sbobba”
da mettere nello zaino e via.
GITA NEL VALLONE DI MASSELLO
DA BALZIGLIA A VALLONCRO’
29 maggio 2011
Partenza da Balziglia (1370 m), sede di un piccolo
ma interessante museo valdese. La gita percorre i luoghi
ove i profughi valdesi subirono l’assedio delle milizie
francesi del generale Catinat nel lungo inverno 16891690, al termine della Glorieuse Rentrée. Dopo mezz’ora
di cammino, possiamo godere del magnifico spettacolo
della cascata del Pis, la cui acqua, con lo scioglimento
delle nevi, è molto abbondante. Arrivati alle bergerie del
Lauson, sono le 11, decidiamo di proseguire fino alle
bergerie Valloncrò. Alle 12 siamo sul pianoro che si
affaccia sulle bergerie, dove ci fermiamo per il pranzo.
Qui godiamo della vista della parete nord del M. Pelvo
(2803 m). Sul versante opposto, nelle vicinanze delle
bergerie, assistiamo allo spettacolo di un branco di 26
stambecchi al pascolo. La giornata è splendida e calda.
Dopo aver pranzato ci concediamo una pennichella fino
alle 14.30, ora in cui iniziamo il ritorno a valle.
Arriviamo all’appuntamento puntuali come due
svizzeri, l’orologio del Comune segna le 7.30.
In Piazza Fontana, che potremmo anche chiamare
P.G.M. (Piazza Giovane Montagna) visto che è il punto
da cui si diramano gli itinerari della G.M., troviamo ad
aspettarci altri otto volonterosi. Ci dividiamo in tre
macchine e ci avviamo alla volta di Piossasco, Trana,
Forno di Coazze.
Qui giunti raggiungiamo il Santuario Grotta di N.S.
di Lourdes, dove lasciamo le macchine parcheggiate sul
ciglio della strada, e dopo esserci messi gli scarponi, con
lo zaino in spalla imbocchiamo la strada che ci porta alla
B.ta Molè (1152 metri s.l.m.), punto di inizio del sentiero
che ci condurrà alla meta del giorno.
Imboccata la strada sterrata, stretta tra le case di
pietra, una figura inquietante ci osserva all’altro capo,
immobile e silenziosa nell’ombra.
Quando la vista si adatta, riconosciamo un vecchio
cane di grossa taglia, un misto di non so che, il quale
dopo un po’ con passo lento si avvicina, e senza degnarci
di uno sguardo ci sorpassa e se ne va, ma non prima di
poter notare la cataratta al
suo occhio destro.
La via è libera,
comincia la salita, Alfonso
come monito dice “Oggi sarà
lunga”. Appena fuori dalle
ultime
case
diroccate,
all’ombra degli alberi un
“pilun” datato 1932 con la
statua di una Madonnina,
una foto ricordo e si riprende
attraversando un prato che ci
indirizza verso il bosco.
Nella frescura degli
alberi, abbiamo modo e piacere di assaggiare una delle
delizie che la montagna elargisce: i mirtilli. Non sono
Alfonso Gelato
GITA ALLA PUNTA DELLA MERLA
DA PINASCA
12 giugno 2011
Partenza da Serremarchetto. Affrontiamo un
sentiero tutto in salita e in buona parte all’ombra.
Raggiunta la cresta del monte Cucetto, sono le 10: la
nebbia va e viene; continuiamo tra roccette e arriviamo
sulla punta della Merla alle 11. Dopo le varie foto di rito,
e tra qualche sprazzo di schiarita, ci godiamo un po’ di
panorama su Perosa e sulla bassa val Chisone.
Decidiamo di scendere per pranzo fino a Cucetto. Nel
scendere, per evitare parte delle roccette, ci abbassiamo
troppo, così dobbiamo attraversare un vallone con fatica,
finché non ritroviamo il sentiero. Arrivati vicino a
Cucetto, pranziamo: sono le 12.10. Alle 13 ripartiamo
perché fa un po’ freddo. Cinque amici, dopo aver
pranzato a Serremarchetto,
ci vengono incontro. Arrivati alle macchine, sono le
14.30: togliamo gli scarponi e, nelle vicinanze, su un’area
attrezzata, consumiamo una torta. Un amico fornito di
carte rende lieti i soliti giocatori che fanno alcune partite.
Alle 18 ritorniamo a casa.
Alfonso Gelato
GITA AI LAGHI DELLA BALMA
(FORNO DI COAZZE)
19 giugno 2011
La sgambata di oggi ci porterà ai 2102 metri s.l.m.
del Lago Sottano dei Laghi della Balma.
8
ancora del tutto maturi ma rimangono comunque una
prelibatesse.
A proposito di mirtilli: c’è chi per mangiarli ha
dovuto raccoglierseli e chi invece gli sono stati raccolti e
offerti. Non dico chi li ha raccolti, “C.” (maglia bianca
nella foto), né a chi li ha offerti “Oggi sarà lunga”.
All’uscita del bosco (mentre Ferruccio dava
un’occhiata intorno per vedere se c’erano “bulè”)
troviamo un altro“pilun” con un grazioso dipinto (mi è
sembrato piuttosto recente) di un’altra madonnina con
bambino.
E se, come si dice, “un nome, un destino” ha un
senso, sapete come era firmato l’affresco? Giotti!!!
Riprendiamo la salita, ma da qui il sentiero si fa più
scorbutico, da affrontare con più attenzione, in quanto
stretto e molto sassoso con pietre anche “libere” e quindi
la storta è sempre in agguato.
Dall’uscita del bosco
sulla nostra sinistra vediamo
il torrente alimentato dai
Laghi Balma la cui voce ci
accompagnerà
fino
al
Rifugio omonimo (1986
metri
s.l.m.)
che
raggiungiamo con circa tre
ore di cammino.
Qui una breve sosta di
ristoro e riposo prima di
riprendere la salita per
raggiungere il Lago Balma
Sottano (2102 metri s.l.m.).
Dopo circa mezzora
siamo sulle sue rive e, vista
l’ora e la bellezza del lago incastonato da una corona di
cime, decidiamo di posare gli zaini e attivare le
“mangioire”.Poi, sarà per le tre ore e mezza di salita, lo
stomaco pieno, lo splendido sole, la voce ipnotica della
cascata che dal Lago Balma Soprano balza verso il Lago
Balma Sottano, Morfeo (che passava da lì) ci accoglie
nelle sue braccia che purtroppo non aveva abbastanza
grandi per contenerci tutti.
Due di noi rimangono
fuori da questo abbraccio, e
anche qui non faccio nomi,
“C” (maglia bianca nella foto
vicino a “Oggi sarà lunga”) &
“C” (accosciata, maglia rosa
nella
foto),
le
quali
soverchiando la cascata con il
loro “leggero brusio” non mi
consentono che un breve
(seppur a quanto mi è stato
riferito “rumoroso”) riposino.
Poco male, ne approfitto
per esplorare il perimetro del
lago e per fare qualche
fotografia.
E cosi mi imbatto in un piccolo laghetto alimentato
dalle acque di scioglimento delle cime soprastanti, non
visibile dal nostro “dormitorio” in quanto in posizione
rialzata rispetto al Lago della Balma Sottano.
Al mio rientro, Renzo mi riferisce che anche lui si è
fatto una sgambata e, visto che Morfeo ci ha lasciati,
decidiamo di scendere al Rifugio Balma per un caffè.
La discesa, per il tipo di fondo che ho specificato
precedentemente, mette a dura prova le articolazioni di
caviglie e ginocchia, pertanto, anche per ricompattare il
gruppo, ogni tanto ci si ferma.
Tornati alla B.ta Molè (1152 metri s.l.m.) una breve
pausa davanti alla chiesetta del paese del 1863, restaurata
nel 2007, ci consente di apprezzare i due mosaici presenti
nella facciata di cui uno rappresenta S. Antonio Abate,
l’altro S. Antonio da Padova.
Nell’immagine di S. Antonio Abate, il Santo è
raffigurato con una campanella e un maiale, e Renzo ci
informa che nel passato, per curare il cosiddetto fuoco di
S. Antonio, si usava apporre sulle parti sofferenti della
sugna (grasso di maiale).
Di seguito una breve spiegazione del perché S.
Antonio è rappresentato con il maiale.
“A Sant'Antonio Abate è associato il bastone a T,
tau, e un maiale. Cosa c’entra il maiale, che per i
cristiani era simbolo del male? In realtà il maiale
rappresenta simbolicamente il maligno e le seduzioni
che i piaceri della carne provocano. Le leggende a
carattere popolare vogliono S.Antonio Abate in lotta con
il demonio, ovvero con il male, con le passioni umane,
con il fuoco eterno. Il Santo divenne così il padrone del
fuoco, custode dell’inferno, e per tali prerogative,
guaritore dell’herpes zoster, una patologia detta “fuoco
di S. Antonio”.
I monaci Antoniani, infatti, consigliavano di
«implorare il patrocinio del Santo e di cospargere le parti
malate con il vino nel quale erano state immerse le sacre
reliquie». In epoche successive si adoperò il grasso di
maiale che, posto sull’immaginetta del Santo, veniva
portato dai monaci all’ammalato e usato per guarire le
ferite del “fuoco sacro”. In questo modo era completa la
Figura di S.Antonio abate, padrone del fuoco,
vittorioso sulle tentazioni del demonio, del male e
protettore del maiale.
Bene, anche oggi è stata una giornata piacevole e
serena, la discesa ha lasciato qualche segno di stanchezza
ed è ora di rientrare, c’è un tetto che ci aspetta.
Un arrivederci a tutti dallo scrivente, Mercurio.
Mercurio Malatesta
GITA AI LAGHI DELLE
FORCIOLLINE IN VAL VARAITA
3 luglio 2011
Quest’anno, oltre ai 150 anni dell’unità d’Italia, vi è
un’altra ricorrenza importante dal punto di vista
alpinistico: i 150 anni della prima ascensione al Monviso,
effettuata il 27 agosto 1861 ad opera di tre alpinisti
inglesi con a capo William Mathews, e seguita due anni
dopo dalla prima ascensione italiana di Quintino Sella
con sei compagni, tra cui tre guide, il 12 agosto 1863, in
9
seguto alla quale com’è noto nacque l’idea di fondare il
CAI. Quale miglior modo di ricordare questa ricorrenza
che con una gita che ripercorre la via seguita dai primi
salitori lungo il vallone delle Forciolline
lago. Il bivacco Boarelli (2835 m) è ormai visibile poco
lontano, ma rinunciamo a raggiungerlo, essendo già l’una
e mezza circa, e ci fermiamo lì per il pranzo al sacco. Di
fronte a noi vediamo il Passo delle Sagnette, dove passa
la via normale di salita al Monviso. Intanto alcuni
escursionisti che stanno scendendo ci consigliano di
evitare il ritorno per il sentiero del vallone, perché il
torrente è in piena e il sentiero passa sotto una cascatella,
chi lo percorresse dovrebbe sottoporsi a un’inevitabile
doccia, e non è nemmeno molto sicuro! Ripercorriamo
quindi l’itinerario di salita, fermandoci un attimo vicino a
un laghetto per recitare la Preghiera dell’Alpinista, e
raggiungendo nuovamente il bivacco Berardo. Di qui in
poi i tempi della discesa si allungano notevolmente,
poiché Paolo, poco allenato, è stanco e procede molto
lentamente sulla ripida discesa.
Al riguardo Ferruccio inventerà poi altri due versi:
“E al ritorno con passo stanco
oltre due ore fece attendere il branco.”
Quando finalmente ci ritroviamo tutti alle auto sono già
le 20 passate, quindi decidiamo di fermarci per la cena al
Rifugio dell’Alevé. Ritrovata Pasqualina che ci ha atteso
lì, consumiamo una veloce ma gustosa cena a base di
antipasti. Poi riprendiamo la via del ritorno, stanchi ma
soddisfatti della bella gita. La giornata si è prolungata
oltre il previsto, ma almeno a quest’ora non troviamo più
molto traffico sulla via del rientro!
Laghi delle Forciolline e Passo delle Sagnette
Quindi ci ritroviamo alle 6.30 allo “Scricciolo” in
cinque: Lidia Girardi, Renzo Tealdi, Ferruccio Clot,
Marco Charrier e Paolo Tamagno. In un’ora e mezza di
viaggio raggiungiamo Castello (1605 m) in Val Varaita,
località di partenza, dove ci sta aspettando Alberto Abbà,
che è già venuto su ieri con Pasqualina. Verso le 8.15 ci
incamminiamo sullo sterrato, piuttosto ripido nel primo
tratto, che si inoltra nel pittoresco vallone di Vallanta.
Dopo circa un’oretta, superata la deviazione per il
bivacco Bertoglio, proseguiamo troppo nel vallone e, alla
faccia del GPS di Renzo, non ci accorgiamo di aver
superato il bivio per il bivacco Berardo, peraltro non
molto ben segnalato. Tornati rapidamente sui nostri
passi, imbocchiamo il sentiero che si inoltra nel bosco
presso il torrente che percorre il vallone delle Forciolline
e presto si biforca: decidiamo di seguire il sentiero di
sinistra che sale al bivacco Berardo, riprometterci di
percorrere l’altro, che percorre il fondo del vallone, al
ritorno (decisione saggia, come si vedrà). Il sentiero ben
presto si innalza molto ripido con una lunga serie di
tornanti, esce dal bosco e prosegue sempre ripido verso il
bivacco Berardo (2710 m), dove facciamo una sosta. La
giornata è stupenda, calda ma per fortuna non afosa, una
piacevole brezza rinfrescante ci impedisce di sudare
troppo. Firmiamo il libro del bivacco, sul quale Paolo
scrive due versi:
“Benché talora con passo un po’ tardo,
alfine siam giunti al bivacco Berardo.”
Poi si verifica un piccolo incidente: mentre Albertro
sta facendo fotografie, una delle pietre sistemate vicino
all’ingresso del bivacco cede improvvisamente; per
fortuna se la cava con un po’ di spavento e qualche lieve
escoriazione.
Riprendiamo il cammino, risalendo la pietraia, a
tratti malagevole, che ci porta verso il vallone delle
Forciolline. Superati alcuni piccoli laghetti, arriviamo al
colle che dà sul pianoro degli splendidi laghi delle
Forciolline e scendiamo fin presso le sponde del primo
Paolo Tamagno
GITA ALLA PUNTA SOMMEILLER
(3333 m) DAL RIFUGIO
LEVI-MOLINARI (1849 m)
9/10 luglio 2011
Si parte sabato pomeriggio per la frazione Grange
della Valle, nel Vallone di Galambra in Valle di Susa e,
lasciate le auto vicino alla Colonia Viberti in pochi
minuti a piedi raggiungiamo il rifugio, di proprietà del
CAI Torino.
Siamo in nove, tre di noi si fermeranno al rifugio,
mentre Silvina, Lidia, Amilda, Renzo, Alberto C. e il
sottoscritto pensiamo di fare questa gita, anche se
abbastanza impegnativa per dislivello e lunghezza del
percorso.
Raggiunto il rifugio abbiamo il tempo di sistemarci
e rilassarci in attesa della cena, veramente buona e
abbondante e poi dopo una chiacchierata o (per alcuni)
una partita a carte, si va a dormire nella camerata al piano
superiore.
Alle cinque del mattino della domenica, la sveglia ci
spinge inesorabilmente fuori dalle coperte e, dopo una
buona colazione, siamo pronti a partire poco prima delle
sei.
Iniziamo a salire subito dietro al rifugio, dapprima
nel bosco e poi su terreno più aperto, passiamo presso la
“croce del finanziere” che ricorda un decesso avvenuto
nel 1940.
10
Con pendenza regolare ma sostenuta, arriviamo alla
stazione intermedia della teleferica militare presso i
Laghi delle Monache (due piccole pozze d’acqua in via
di interramento) e scendiamo a guadare il rio per risalire
l’opposto versante su sentiero pietroso.
Dopo esserci innalzati abbastanza riattraversiamo il
torrente e risaliamo un pendio detritico che ci porta al
Bivacco Mario Sigot, (2920 m.) dove facciamo una breve
sosta per poi ripartire verso due casermette diroccate ed il
lago Galambra ancora in piccola parte ghiacciato.
Sempre seguendo il sentiero (segni GTA e AVS =
Alta Via Valle Susa) ci portiamo al Passo Centrale dei
Fourneaux, scavalchiamo la Cima Sud dei Fourneaux,
scendiamo al Passo Settentrionale per poi salire alla cima
del Sommeiller. Questa montagna era chiamata Rognosa
d’Ambin (e possiamo capirlo bene noi che l’abbiamo
salita) finchè prese il nome dell’ingegnere francese G.
Sommeiller, uno dei progettisti del Traforo ferroviario
del Frejus.
In cima facciamo una foto di gruppo vicino al
segnale trigonometrico e recitiamo la preghiera della GM
vicino alla statuina della Madonna posta sotto un riparo
roccioso, poi scendiamo per un percorso più diretto verso
il bivacco dove ci fermiamo a pranzare.
Senza sostare molto, ci rimettiamo in marcia per
l’ancora lungo ritorno e verso le sedici siamo di ritorno al
rifugio dove ritroviamo Pasqualina, Mirella e Mario e
dopo un caffè ristoratore riprendiamo le auto e in circa
due ore siamo a Pinerolo.
Alberto Abbà
VISITA DEL PRESIDENTE CENTRALE DELLA GIOVANE MONTAGNA
Nel mese di aprile la Sezione è stata onorata dalla visita del Presidente Centrale della Giovane Montagna Tita
Piasentini, il quale si è trattenuto a Pinerolo per qualche giorno condividendo con noi alcune attività, in
particolare ha partecipato alla riunione del Direttivo svoltasi il 7 aprile. A lui un corale ringraziamento da parte
di tutti i Soci della nostra Sezione. Qui di seguito viene riportata la lettera che ci ha indirizzato.
Pinerolo, 7 aprile 2011
Cari amici pinerolesi,
la mia presenza oggi fra di voi ha molteplici significati, tra i quali un forte senso di amicizia e di
stima. E vari sono i motivi che mi inducono ad incontrarvi, ma quello che mi sta soprattutto a cuore è poter attingere alla vostra
“identità culturale”, trasmessa fedelmente di generazione in generazione da un vissuto donato dai fondatori e condiviso da chi vi
ha preceduto.
La vostra è una lunga storia portata avanti con senso critico, che traspare da quell’esperienza giovanile di Giovane
Montagna proveniente, nel martoriato periodo della prima guerra mondiale, dall’associazione cattolica pinerolese “Silvio
Pellico”.
Tanta acqua è passata sotto i ponti da quel lontano 13 dicembre 1927, la società è radicalmente cambiata, ma la sezione,
pur mantenendo lo spirito cristiano dei fondatori ed un amore intenso per la montagna, vive di una “mente aperta” per
tramandare rigenerati i valori di Giovane Montagna alle giovani generazioni.
Gli annali si soffermano su un’attività alpinistica intensa e di alto valore, turbata da qualche mortale incidente che non ha
limitato il salire sui monti, ma con la coscienza che la vita è un dono inalienabile!
Non dimentichiamo l’installazione nel 1929 della Croce lignea del Redentore dello scultore Rungaldier al Forte del
Trabucco, nel 1948 la posa in opera sulla Punta del Cornour di una croce costruita con residuati bellici, la compagnia
filodrammatica per auto sostenersi, vari soggiorni estivi e invernali sia nelle Alpi orientali che su quelle occidentali, la posa in
opera sul contrafforte della Gran Guglia di una campana per onorare soci scomparsi precocemente.
Dalle cose fatte emerge che la sezione ha una solidità sostanziale, frutto di una lungimiranza che l’attuale presidenza
incarna con audacia, testimoniando che l’appartenenza è un fatto dinamico e non rigido. E lo dimostra nel 2007 la propulsiva
celebrazione degli ottant’anni di fondazione, l’eccellente realizzazione del Rally 2009 a Pragelato e la perfetta organizzazione
dell’Assemblea dei Delegati del 2010,
alla quale è intervenuto il vostro Vescovo Piergiorgio Debernardi e il Presidente generale del CAI Umberto Martini.
Sono qui per prendere coscienza di una vitalità che vi onora, ma pure per chiedere una vostra collaborazione con la
Presidenza centrale per il progetto del cammino del Centenario Giovane Montagna 1914/2014.
Molti sono stati i presidenti e soci che, nella vostra sezione, hanno conservato e tramandato i valori
di Giovane Montagna, un’affascinante catena che ci porta all’attuale gruppo guidato dal fattivo presidente
Lorenzo Tealdi, e al suo impegno per promuovere la pratica e la conoscenza della montagna, tanto sul piano umano e culturale
che spirituale, ma soprattutto mantenendo vivo quello stile aperto, solidale ed accogliente che ancor oggi identifica una delle
associazioni indubbiamente più ammirevoli della vostra
città.
Incontrarvi è stato un arricchimento, ma soprattutto un momento gioioso per la vostra accoglienzasentita e amica!
Il Presidente centrale
Giovanni Battista Piasentini
11
PROSSIME GITE in CALENDARIO
Per informazioni specifiche sulle prossime gite in calendario rivolgersi direttamente in sede, il mercoledì, o consultare la
bacheca sotto i portici corso Torino, il sito www.giovanemontagnapinerolo.it; [email protected].
I possessori di E-mail, se lo desiderano, possono ricevere la locandina comunicando il proprio indirizzo E-Mail al
cassiere Alfonso Gelato o al responsabile della bacheca Marco Charrier E-mail: [email protected] .
NOTIZIE dalla SEZIONE
LUTTI
I nostri soci partecipano con commozione al lutto che ha colpito le nostre socie Atonia e Liliana Romano
per la perdita del papà.
I nostri soci partecipano con commozione al lutto che ha colpito il nostro socio ed ex presidente Alberto Abbà
per la perdita della mamma.
A tutti i Soci
e Simpatizzanti
un augurio
di buone vacanze
all’insegna
dell’amicizia
e della serenità.
I testi, sono impaginati in proprio. In qualsiasi momento è gradita la collaborazione di quanti siano interessati a
divulgare questo “Notiziario” unicamente mirante a far conoscere, nell’ambito pinerolese, le nostre attività.
12

Documentos relacionados

2 – 21.06.08 - Giovane Montagna

2 – 21.06.08 - Giovane Montagna Terme, seguendo queste indicazioni : poco prima del centro abitato una circonvallazione evita l’attraversamento del paese e raggiunge in breve un bivio. Andando dritti si va verso S. Eufemia a Maie...

Leia mais