Numero 25 - giovanemontagnapinerolo.it
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Giovane Montagna - Sezione di Pinerolo Viale della Rimembranza 65/A (aperta tutti i mercoledì sera dalle 21 alle 23) NOTIZIARIO SEZIONALE Sito Internet: www.giovanemontagna.org www.giovanemontagnapinerolo.it - tel. 3401996968 (in orario di apertura) "La mia più intima persuasione è questa: nulla si perde completamente, nulla svanisce, ma si custodisce in qualche tempo e in qualche luogo, anche se noi cessiamo di percepirlo" (Pavel Florenskij) Numero 25 - Luglio 2011 In ricordo di Padre Candido Padre Candido (Oreste Troia) nasce a Gorzegno (Cuneo) il 21 maggio 1929, entra in Seminario l’11 ottobre 1940 e nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini il 19 luglio 1945, emettendo la sua prima Professione dei Consigli Evangelici (voto di povertà, castità ed obbedienza) il 20 luglio 1946 e quella Perpetua il 28 maggio 1950. E’ ordinato sacerdote il 21 marzo 1953 per l’imposizione della mani di Sua Eccellenza Mons. Egidio Lanzo, vescovo di Saluzzo. Iscritto nel 1954 all’università di Torino per il corso di laurea in scienze naturali nel 1959 consegue la tesi in botanica a pieni voti presso l’Università di Pavia. Fino al 1960 insegnò greco presso lo studentato interno dei frati in Pinerolo e dal 1961 fu preside nella scuola media del Cottolengo e ancora insegnante di matematica, preside e vicepreside presso le scuole statali di Pinerolo. Dopo un Triennio trascorso al Monte dei Cappuccini in Torino, passerà il resto della vita a Pinerolo ricoprendo diversi incarichi (vicario, guardiano, economo…) dal 1957 fino al 16 Aprile 2011 quando nella notte alle 2:10 emette l’ultimo respiro nella sua camera del convento di Pinerolo e ritorna alla casa del Padre, consumato da un tumore contro il quale lottava da parecchi anni. (nota dei Frati Cappuccini) In memoria di Padre Candido (Frate minore dei cappuccini) Per noi pinerolesi, salire il Colle di San Maurizio è sempre una piccola emozione, un cimento che risale ai tempi giovanili dove su quella salita, in bicicletta, ci si sfidava o meglio si sfidava se stessi nell’enigma “ce la farò ad arrivare sul piazzale senza posare a terra il piede?”. Oggi 18.04.2011 siamo saliti fin quassù per dare l’ultimo saluto ad un grande amico, socio e guida spirituale per tanti anni della Giovane Montagna di Pinerolo, Padre Candido. Nella Basilica, attorniato dai confratelli, nella luce calda di un mattino di primavera che filtra dalle grandi vetrate che adornano l’abside della Chiesa, giacciono le spoglie composte di Frate Candido. E’ impressionante la figura austera del Padre provinciale che officia la funzione religiosa, pare un Archimandrita di altri tempi, un conservatore di segreti claustrali che incutono timore e reverenza soltanto a vederlo, ma quando inizia l’omelia le Sue parole risuonano suadenti e pacate nel tracciare la figura del confratello frate minore dei cappuccini. In quel mentre, mi appaiono misteriosamente alcune immagini del 1 Gran Guglia (Val Germanasca): Padre Candido celebra la Messa in ricordo dei soci defunti (anno 1998) passato. La salita faticosa di una domenica di settembre alla Gran Guglia di Prali, per giunta pioveva, mentre accompagnavo Padre Candido; ci eravamo divisi i paramenti sacri negli zaini per la messa ai caduti in vetta. Ad un certo punto veniamo raggiunti da un gruppo di giovani ardimentosi che si rivolgono a Candido con parole di complimenti per la sua performance, Lui con il suo fare sempre gentile ma schietto risponde con queste parole in buon piemontese “ ai pover deje pà gnente, ma almeno pieie pa an gir!” (anche se ai poveri non fate la carità, non importa, ma almeno non prendeteli in giro!). Poi dopo la Messa il rito tanto atteso si compiva puntualmente, Candido estraeva dallo zaino la fiaschetta del Genepì che solo Lui sapeva preparare secondo un’antica ricetta che i Padri si tramandano fin dalla notte dei tempi e distribuiva ai presenti quel nettare che corroborava e dava allegria e vigore ai canti che facevano vibrare l’aria tersa dell’alta valle Germanasca. Un’altra messa mi appare, una delle tante, che Lui officiò nella sede storica della G.M. di Via Vescovado, la Notte di Natale, risento le Sue parole che recitano il Vangelo, … Come nel giorno di Madian, il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; … come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. … poi, nell’omelia, l’invito a guardare al domani come ad un giorno nuovo, un giorno dove i propositi di quella notte si avverano. Ora, quei propositi per Te, si sono avverati! Caro Candido, il male che Ti ha afflitto in questi ultimi tempi se ne è andato, adesso Ti è nuovamente concesso di andare per le Tue montagne a raccogliere erbe officinali, nei cieli eterni. L’ultima foto: una settimana prima della morte. Grazie Candido per avere condiviso con noi ore preziose di vera montagna associativa e di averci sempre incoraggiato con le Tue parole a seguire il sentiero che conduce verso le alte vette della vita. Mauro Bruno CRONACA sulle GITE SOCIALI e le ATTIVITA’ di QUESTI MESI FESTA DELLA BEFANA A RUATA DI PRAMOLLO 6 gennaio 2011 GITA AL COLLE DI GILBA DA SANFRONT 9 gennaio 2011 In 20 partiamo da Pinerolo alle 8.00 e alle 9.00 da Ruata di Pramollo. Fino oltre l’agriturismo proseguiamo solo con gli scarponi, poi calziamo le ciaspole e alle 10.50 giungiamo al colle Lazarà (1600 m), giusto il tempo per scattare una foto di gruppo (perché con la nebbia bassa non si vede niente) e ripartire alle 10.55. Alle 12.10 siamo a Ruata. Oltre alla nebbia, la galaverna sulle piante rende spettacolare il paesaggio che ci circonda. Alle 13.00, al ristorante Gran Truc, siamo in 40 per il pranzo: ottimo! Alla fine festeggiamo una socia che compie gli anni e Mario Castagno si veste da befana, con tanto di maschera, gonna e scopa. Risultato? Spaventa un povero bambino, presente in sala. Verso le 16 ritorniamo a casa. Ore 9.00 partenza dalle macchine posteggiate 20 minuti prima della cappella di S. Bernardo, perché la strada ghiacciata impedisce di proseguire. Per un’ora saliamo solo con gli scarponi, poi calziamo le ciaspole. Ad un certo punto, per tagliare le curve, incominciamo ad affrontare un pendio molto ripido e, alle 12.10, arriviamo al Bric la Piata (1731 m). Qui mangiamo in fretta, perché un pallido sole, spuntato da poco, comincia a sparire e a lasciare spazio alla nebbia. Alle 12.30 partiamo e, dopo una ripida discesa, alle 13.00 giungiamo al Colle di Gilba (1524 m). Dopo una breve sosta sotto una tettoia provvista di tavoli, è l’ora della foto di gruppo, oggi scattata da due alpinisti di Barge. Alle 13.30 ripartiamo e alle 15,30 saliamo in macchina. Breve sosta nel bar di Sanfront, poi rientro a casa. Alfonso Gelato Alfonso Gelato 2 La signora, dopo una breve prolusione sull’origine di questo sito, ci ha introdotti alla visita della quattrocentesca chiesa gotica di san Sebastiano appositamente aperta per il nostro gruppo. Indubbiamente, dopo i recenti restauri, tutto l’insieme si presenta veramente coinvolgente nella sua storia e in particolare per i suoi ben conservati affreschi (originariamente ricoprivano tutte le pareti), che nella loro nitidezza meritano di essere ammirati dalle varie angolazioni. Rientrati dallo stesso percorso di andata, verso le 13 abbiamo raggiunto Moncalieri e qui ad attenderci in sede, oltre al sempre presente Piero, come al solito c’erano le cuoche e i cuochi moncalieresi che ancora una volta non si sono smentiti nel servirci un pranzo a base di polenta e portate di contorno, oltre naturalmente il finale caffè e “pusacafè”. Ancora “grazie” per l’ospitalità e l’amicizia che da anni continuate a riservarci! GITA CON CIASPOLE AL RIFUGIO ARLAUD (VAL SUSA) 16 gennaio 2011 Per chi scrive, anche se è da decenni che scarpina sui monti delle nostre vallate, è stata una insolita novità scoprire questo piccolo ma accogliente rifugio ubicato a 1771 metri nel comune di Sauze d’Oulx. Ma andiamo per ordine: partiti alle 7,30 da Pinerolo in due orette abbiamo raggiunto il punto di partenza: borgata Monfol, da dove si dirama la strada forestale che lungo il suo tracciato offre un valido punto di riferimento per varie gite di media difficoltà, sia invernali che estive, fra le quali la Testa dell’Assietta e il monte Gran Costa. Nelle intenzioni di chi a suo tempo l’aveva proposta, questa gita è stata programmata anche per chi non avesse ancora familiarità o volesse riprendere a camminare con le “ciaspole”, dato che nell’attività sociale si cerca di propagandare e incrementare questa disciplina sportiva e il Per risultato pensoanche sia stato chi scrive, soddisfacente, dal momento che tutti i sedici partecipanti hanno raggiunto, in due ore abbondanti, la meta. Per quanto riguarda il percorso, che si sviluppa con saliscendi all’interno del Parco Naturale del Gran Bosco, personalmente l’ho trovato interessante (anche se scarsamente soleggiato per la sua posizione a nord dell’avvallamento), avvalorato dalla frondosa foresta di alberi, prevalentemente pini cembro, che fiancheggia tutto il tragitto fatto. Come commento finale, anche se per qualcuno la tappa al rifugio è stata un po’ troppo breve, la gita ci ha riservato una giornata di sole splendido e clima tiepido, tanto da incoraggiare i neo ciaspolanti a fare un pensierino per le prossime gite in programma. Unico neo: il rientro è stato alquanto inconsueto a causa dell’intasamento automobilistico da metà val Chisone fino a Perosa Argentina. Carlo Galetto GIORNATA DIDATTICA SICUREZZA NEVE A PRA’ CATINAT 23 gennaio 2011 Raggiungiamo in auto Prà Catinat e da qui proseguiamo a piedi per un breve tratto verso Selleries. Arrivati nei pressi di una baita ci fermiamo e ci prepariamo per l’esercitazione. Renzo nasconde nella neve l’ARVA e noi, a turno, con il nostro apparecchio andiamo a cercarlo seguendo i suoi consigli. Siamo in nove: pochi, vista l’importanza di sapere usare questo strumento che sta per diventare obbligatorio nelle escursioni sulla neve. Infatti serve a poco avere con sé l’apparecchio senza avere dimestichezza nell’usarlo. Arriva così mezzogiorno e ci avviciniamo alla baita per il pranzo. La giornata è bella ma un po’ fredda. Dopo avere pranzato, Renzo va ancora a nascondere due ARVA, così ci esercitiamo ancora un po’ nella ricerca. Al termine ci apprestiamo a fare ritorno alle auto. Carlo Galetto PASSEGGIATA SULLA COLLINA MONCALIERESE 22 gennaio 2011 Marco Aimonetto L’annuale appuntamento con gli amici moncalieresi quest’anno è iniziato con una giornata veramente stupenda favorita da un cielo terso che ci ha consentito di ammirare nella sua vastità tutto il panorama circostante compresa l’intera catena montuosa con il suo svettante innevato Monviso. Parcheggiate le macchine nei pressi di Trofarello, verso le 9.30, calzati gli scarponcini a causa dei prevedibili tratti con “pauta”, imbocchiamo la strada interpoderale della Genevrea che con una breve salita ci porta nelle vicinanze della chiesa della Madonna di Celle e da qui, sempre su sterrato, con un susseguirsi di saliscendi arriviamo all’appuntamento concordato con l’assessore alla cultura del comune di Pecetto Torinese. GITA ALLA PUNTA OSTANETTA 6 febbraio 2011 Ci ritroviamo allo “Scricciolo” in 19 alle 7 e in un’ora circa raggiungiamo Ostana in Valle Po e, superato 3 ricordano i minatori travolti dalla valanga del Beth. Sempre sotto la neve torniamo verso il rifugio, ma è ancora presto per il pranzo, perciò Renzo ci propone una breve esercitazione di ricerca ARVA. Al termine, visto che le condizioni del tempo non sono adatte per il pranzo al sacco, rientriamo nel rifugio dove consumiamo un buon pranzo a base di polenta concia, salsiccia e altre bontà. Nel frattempo smette di nevicare. Dopo pranzo ci prepariamo per la discesa verso le auto che raggiungiamo verso le 17. Si conclude così questa gita di plenilunio condizionata dal tempo poco favorevole ma che ci ha regalato alcuni momenti di allegria e spensieratezza. il paese, saliamo fino alle Meire Durandini (1635 m), dove parcheggiamo. Ci avviamo sulla strada sterrata coperta dalla neve, facendo attenzione ad alcuni tratti ghiacciati. Ben presto dobbiamo calzare le ciaspole per proseguire sulla sterrata. La giornata è stupenda, limpidissima e per niente fredda, anzi il caldo inizia ben presto a farsi sentire. Abbandoniamo la sterrata per proseguire sul tracciato del sentiero, coperto dalla neve, che sale verso la Punta d’Ostanetta. Proseguiamo sulla larga dorsale, che più in alto si impenna con un tratto abbastanza ripido. Infine proseguiamo su campi di neve di moderata pendenza, fino a raggiungere, poco al di sopra del Colle Bernardo (2245 m), una piccola cima tondeggiante (2270 m), dove ci fermiamo. Nasce una piccola discussione su dove ci troviamo: Renzo sostiene che siamo già sulla Punta d’Ostanetta, ma un riscontro sulla carta ci porta a concludere che da essa, ben visibile, ci separa ancora un buon tratto. Ad ogni modo decidiamo di fermarci lì e ci sistemiamo per il pranzo al sacco. Il sole è caldo e il panorama, sia verso le montagne con il Monviso incombente sia verso la pianura (in cui si distingue la Rocca di Cavour), è stupendo. Dopo mangiato, dato che non abbiamo fretta, Renzo ne approfitta per farci fare qualche esercitazione di ricerca dell’ARVA sepolto sotto la neve. Dopo le immancabili fotografie e dopo aver recitato la Preghiera dell’Alpinista, ci avviamo per la discesa, che compiamo senza fretta, raggiungendo di nuovo le auto. Ci avviamo di nuovo verso casa, soddisfatti, anche se non abbiamo raggiunto la vetta che ci eravamo proposti, di questa bellissima giornata. Marco Aimonetto GITA AL MARE DA BORDIGHERA A SEBORGA 6 marzo 2011 Come ogni anno è il giorno della Festa della Donna! Per l’occasione, molte di noi andranno a cena con le amiche oppure organizzeranno qualche serata, ma se, invece, puntate a qualcosa di più rilassante e diverso dal solito seguiteci in questo viaggio alla volta dell’antica Seborga. Partiamo di buon mattino alle h 6.00 con un intenso coinvolgimento di partecipanti! Lasciata l’autostrada, con un leggero ritardo sull’orario, dovuto al tragitto alternativo del pullman, percorriamo la Via Aurelia che ci porta di fronte alla passeggiata mare di Bordighera, nota per il suo clima ed il fascino dei suoi paesaggi. Nata su un colle a dominio del mare come borgo di pescatori, è stata fondata da un gruppo di famiglie nel 1471. Da un rapido sguardo notiamo che negli angoli della città sono ancora evidenti le impronte di un turismo signorile, in particolar modo inglese, che la rendono unica nel suo stile architettonico. Elemento caratteristico sono le palme, simbolo della città. L’architetto francese Charles Garnier, che ha una villa a Bordighera, trova che questa città somiglia più alla Palestina che all’Italia. Queste palme stupiscono lo scrittore Dickens e seducono il grande pittore Claude Monet. Una leggenda narra che nel 411 d. C. sia approdato qui, proveniente dall’Egitto, un religioso che viveva solitario in un luogo deserto, facendo penitenza, di nome Ampelio dalla Tebaide, che vi portò la coltura della palma: con sé aveva, infatti, un sacchetto di datteri. Pare, inoltre, che abbia introdotto anche la coltura della vite, oltre che, naturalmente, la parola del Vangelo. Tra i luoghi di culto che meritano la nostra attenzione sono la chiesa di Sant’Ampelio, patrono della città, costruita appunto sulla grotta dove il Santo visse e morì, e la chiesa della Maddalena edificata nel XVII secolo. Un piccolo gruppo di noi si ferma a Bordighera per esplorare il centro turistico e le altre meraviglie. Ci raggiungeranno in seguito in pullman per il pranzo ed il momento di festa conviviale. Dopo un fugace sguardo al mare proseguiamo verso Seborga, uno “Stato dentro l’Italia”. Paolo Tamagno GITA DI PLENILUNIO A TRONCEA 19/20 febbraio 2011 Partiamo il sabato pomeriggio alle 15.30 per questa gita di plenilunio mentre splende il sole. Raggiungiamo la Val Troncea e parcheggiamo le auto a Pattemouche, presso il ponte. Indossiamo le ciaspole e ci prepariamo per la salita a Troncea; sono le 17 quando ci avviamo sulla pista per ciaspolatori lungo il torrente. Siamo in otto e mentre saliamo alcune nuvole coprono parte del cielo. Quando raggiungiamo il rifugio Troncea è buio ma la luna non si vede. Ci sistemiamo nelle camerate poi scendiamo per la cena; intanto, dando uno sguardo fuori, si intravede la luna dietro un velo di nuvole. Dopo cena un prestigiatore ci intrattiene con uno spettacolo di magia: dapprima passando di tavolo in tavolo proponendo alcuni giochi, poi, allestito in un angolo il suo banchetto, fa il suo spettacolo coinvolgendo in alcuni numeri noi e gli altri ospiti del rifugio. Al termine, verso mezzanotte, il prestigiatore chiede di fare una foto con tutti i presenti, poi tutti a nanna. Il mattino seguente ci svegliamo con alcuni centimetri di neve. Mentre facciamo colazione continua a nevicare e discutiamo sul da farsi. Decidiamo infine di fare una breve escursione e ci avviamo verso le lapidi che 4 Questo piccolo comune è situato sulle colline della Liguria di Ponente al confine con la Francia. Seborga si dichiara, ancora oggi, principato indipendente: ha il suo principe, le sue leggi e batte perfino moneta, il Luigino, che al cambio attuale vale 6 dollari (quindi 4 euro). Seborga è un micro-stato atipico; attorno al ’900 non si chiamava così ma Bordighetto, ovvero luogo fortificato. E’ stato dimenticato dal Trattato di Aquisgrana, dal Congresso di Vienna e mai annesso ufficialmente al Regno d’Italia. Questa indipendenza non è però riconosciuta da alcuno stato, né organismo internazionale. Che si tratti di una convinzione reale o di una trovata pubblicitaria ben riuscita, studiata ad hoc per incuriosire i turisti, certo è che a Seborga si respira un’aria particolare, intrisa di tradizioni suggestive ed appassionanti. Per lo Stato italiano, ovviamente, tale Principato non esiste e non è riconosciuto. Prendiamo a salire per un colle disseminato di fiori ed a voltarci indietro pare di poter abbracciare il mondo intero con un solo sguardo, tanto è variegato il paesaggio che scorgiamo in lontananza. In realtà si tratta semplicemente dello scenario costiero ligure, un concentrato fantastico di colline, montagne, borgate tranquille e spiagge rinomate. I cartelli e le bandiere che incontriamo lungo la strada sono facilmente visibili, seguendo le indicazioni è impossibile sbagliarci. All’arrivo siamo nella piazza principale. Incontriamo una guardia della polizia municipale dotata di pittoresca uniforme.Ci fermiamo su alcune panchine per un breve pranzo al sacco e diamo inizio alla Festa della Donna con consumazione di libagioni portate per l’occorrenza. E’ pomeriggio, facciamo una passeggiata a guardare le viuzze del paese e respiriamo ancora l’atmosfera del passato. E’ innegabile la bellezza del borgo, dalle classiche stradine a saliscendi, troviamo monumenti di notevole interesse. All’entrata del paese c’è il piccolo oratorio di San Bernardo che risale al XIV secolo. Nel centro del borgo è situata la chiesa parrocchiale di San Martino. Nel centro storico c’è anche il Palazzo dei Monaci, un edificio in pietra sede della Zecca. Immancabile foto di rito. L’economia portante è la floricoltura: la mimosa, in tutte le sue specie e varietà, che viene esportata in tutto il mondo, e la ginestra che è famosa nell’ambito dei coltivatori e riconosciuta ovunque per la durata e la bellezza del fiore. Vediamo due ristoranti: “Il Pricipe” che si affaccia sulla piazza di arrivo e “L’Osteria del Coniglio” nel centro storico. Il bar “Bianco Azzurro” ci accoglie sulla sinistra della piazza. Ci sono alcuni negozi di souvenir lungo le strade ed i vicoli che si snodano nell’antico profumo di pietre che murano le case. Ci tocca, a questo punto, riprendere il pullman per far ritorno, ma imboccata l’autostrada decidiamo di fare una brevissima sosta ad Andora. Vogliamo respirare un po’ di aria di mare e fare una passeggiata sul lungomare. Riprendiamo, perciò, il viaggio sereni e soddisfatti di aver vissuto anche solo per poche ore un’atmosfera regale! GITA AL MONTE FREIDOUR 3 aprile 2011 Partenza h.9.0 da Pinerolo per S.Pietro Val Lemina, superiamo l'abitato del Talucco, proseguiamo per un paio di Km per il Colle del Crò. Lasciate le auto nell'ampio parcheggio seguiamo la strada forestale che a fianco della locanda dei Boscaioli parte da dietro e risale il pendio, fino a raggiungere, Colle Colletto, poi dal Colle prendiamo il sentiero che segue il costone dei 7 Confini, così chiamato perché in quel punto ci sono i confini di 7 comuni. In un ambiente spettacolare, il sentiero, ancora con delle parti innevate, alterna piacevoli tratti a mezza costa a brevi ripide impennate. Con discese a zig-zag raggiungiamo Colle Sperina; da questo punto prendiamo il sentiero indicato con cartelli e segnavia che in 30 minuti ci porta alla cima del Freidour. Nonostante la quota limitata dalla sua cima (1451 m) si gode un panorama unico sull'arco alpino e sulla pianura torinese. Durante l'ascesa attraversiamo un bosco la cui vegetazione è molto diversificata ed è costituita in prevalenza da faggi e betulle. E' un ampio panettone erboso facilmente riconoscibile anche da lontano per il caratteristico monumento in acciaio chiamato "Ali come vele", realizzato dallo scultore Michele Privileggi. Tale monumento è dedicato al ricordo del disastro aereo avvenuto la sera del 14 ottobre 1944, quando un aereo inglese "Liberator Hk 239" della Royal Air Force, di ritorno da un'operazione di rifornimento di aiuti ai partigiani, si schiantava contro la parete del monte, causando la morte di 8 aviatori inglesi. Le salme inizialmente furono sepolte in quel punto, in seguito traslate nel cimitero militare di Milano.Facciamo pranzo al sole ai piedi del ricordo della seconda guerra mondiale, foto di gruppo ed il rientro è verso Casa Canada (ex Rifugio Melano), quota 1060 m, ai piedi della parete di Rocca Sbarua ( dal piemontese "Rocca che spaventa"), che da decenni rappresenta una delle palestre di allenamento più frequentate dagli arrampicatori torinesi e non solo. Ci inoltriamo sul sentiero che raggiunge il Colle Ciardonnet, spartiacque tra la Val Lemina e la Val Noce, e da lì seguendo una vecchia mulattiera segnata si passa sopra la borgata dei Dairin ed in seguito torniamo al Crò.Questa passeggiata primaverile non è stata eccessivamente lunga e nemmeno troppo impegnativa, ci è servita come allenamento per arrivare poi a quote più alte d'estate. Elisa Patania Elisa Patania 5 LA GIOVANE MONTAGNA IN MOVIAMBIENTE 10 aprile 2011 CAMMINATA A GRAND PUY 8 maggio 2011 8 Maggio, festa della mamma, auguri a tutte le mamme. Come da programma ci troviamo alle 8 in piazza Fontana, oggi ci aspetta una camminata loop: Souchères Basses Grand Puy Souchères Basses. Partiamo con tre macchine, un’altra ci aspetta a Perosa Argentina, siamo in dodici … aspetta, tutto ciò mi ricorda qualcosa!!! Ma certo. come sette giorni fa!!! Gli apostoli si sono ritrovati, possiamo partire. Parcheggiate le macchine a Souchères Basses e calzati e vestiti, come si conviene, iniziamo la salita che come prima tappa ci porterà verso una bergeria non ancora aperta in località Faussimagna. Un grazie all’apostolo Alfonso per avermelo ricordato. O, dimenticavo (ancora!!!), prima di partire Roberto, visto il numero, indossa nuovamente il ruolo di capo apostolo e fa da apripista. La giornata non si presenta con lo stesso splendore di sette giorni prima, ma possiamo accontentarci. Certo che l’inizio “strappa” abbastanza, ma tutto sommato saliamo tutti con un buon passo. Arrivati alla bergeria, sosta per ricompattare le fila e abbeverata alla fontana. Al riguardo l’apostolo Alfonso lamenta di non avere un bicchiere in plastica, con manico, da 100 cc per potersi dissetare. L’apostolo Alberto interviene offrendo una mini brocca da 25 cc in acciaio inox. L’apostolo Alfonso beve quattro volte. Placata la sete, una deviazione sulla sinistra, indicata dai cartelli, ci indirizza verso Grand Puy. L’apostolo Renzo (reduce da una quattro giorni su due ruote) comunque da un’occhiata al GPS (Grand Puy System) e visto che è tutto a posto da l’ok. Il serpentone, complice il percorso con leggeri saliscendi e il fondo spesso “muis”, si muove a fisarmonica, si allunga, si ricompatta, le posizioni si alternano insomma, un serpentone vivo che ogni tanto perde l’apostolo Mercurio che a sua volta si perde dietro le fotografie. A proposito di serpentone, l’apostolo Claudia (siamo un po’ atipici come apostoli) vede sul bordo del sentiero una vipera (di taglia discreta) e ci allerta tutti, con la dovuta cautela ci avviciniamo per osservarla e per scattare alcune fotografie. A quanto pare non le dispiace, infatti resta immobile pur con tutto il vociare che facciamo, poi, sollevato il capo, scivola con movenze eleganti in un anfratto nel muro sottostante. Riprendiamo il percorso con maggiore attenzione. Raggiungiamo Grand Puy e lo oltrepassiamo per raggiungere una borgata che se ben ricordo dovrebbe chiamarsi Rif (almeno Voi ricordate che ho una memoria arrugginita). Ormai è quasi l’una e qualche brontolio alla stomaco segnala che si potrebbe fare una sosta, quando Manifestazione organizzata dalla Città di Pinerolo in collaborazione con alcune Associazione Sportive tra cui la “Giovane Montagna", nell'ottica di favorire la mobilità ecologica. Ciò rientra nel percorso di iniziativa realizzato nell'ambito del progetto "Città per camminare": nasce con lo scopo di promuovere il cammino come attività per migliorare la qualità della vita, favorendo la tutela dell'ambiente, con cura ed attenzione al territorio. Pomeriggio dedicato a passeggiare in frazione Abbadia Alpina di Pinerolo. Una splendida giornata di sole estivo ci ha accompagnato lungo tutto il percorso che si è snodato per le vie della collina, ricca di piloni e di piacevoli sentieri per i boschi! Al termine della camminata una golosa e simpatica merenda ed a seguire una dimostrazione di tiro con l'arco a cura della Compagnia Arcieri del Chisone. Quindi appuntamento al prossimo anno! Elisa Patania 4 GIORNI NEL PARCO DEL TICINO IN BICICLETTA (Sesto Calende-Pavia) 29 aprile/2 maggio 2011 1° giorno: partenza da Pinerolo ore 06.59 con il treno, arrivo a Sesto Calende ore 11.03. Ritiro bicicletta a Sesto Calende e partenza lungo il Ticino, raggiungiamo Oleggio (prima tappa, 27 Km). Cena e pernottamento 2° giorno: Oleggio Vigevano (56 Km.) con visita turistica culturale a Vigevano . Cena e Pernottamento 3° giorno: Vigevano- Certosa di Pavia (43 Km), visita alla Certosa e proseguimento per la città di Pavia, 4° giorno: ancora un breve anello nelle vicinanze di Pavia, consegna biciclette rientro con il treno delle 17,05 da Pavia. Arrivo a Pinerolo ore 20,50 c.a. Renzo Tealdi 6 un prato invitante compare davanti a noi. “Dai proviamo ad arrivare a Rif.” “Dai proviamo.” Riprendiamo la camminata, ma ci teniamo un po’ bassi e manchiamo il sentiero giusto, lo stomaco comincia a ululare, allora l’apostolo Roberto cerca un piano che possa contenerci tutti e lì ci fermiamo. L’apostolo Renzo non trova pace per il mancato rendez-vous con Rif e imbracciato il GPS (Grand Puy System) si inoltra nel groviglio di sentieri deciso a tutto scomparendo alla nostra vista. Si aprono gli zaini e iniziamo ad addentare i panini, il formaggio, si aprono le scatolette. L’apostolo Claudia non mangia tranquilla, chiama ad alta voce “Renzooooo”, boccone, “Renzooooo”, boccone, “Renzooooo”, ma gli risponde solo il silenzio della montagna e il rumore delle nostre “mangioire”. Poi silenziosamente, giunge alle nostre spalle “Renzooooo” che ci relaziona sul ritrovamento del Rif, non molto lontano dalla nostra posizione, dopodiché sedutosi con noi, inizia a mangiare. Potremmo raggiungerlo dopo la pausa. Ci si intrattiene amabilmente in conversazioni leggere inframmezzate da offerte di bastoncini di cialda con ripieno di crema alla nocciola, ovetti al cioccolato, quando un rumore, tipico di alcuni dormienti, si insinua tra i nostri discorsi, si potrebbe dire musica e parole. Si sta bene, siamo sazi, ma alcune gocce di pioggia cominciano a cadere, meglio approntarsi alla ripartenza; viene detta la preghiera della Giovane Montagna. La pioggia aumenta di intensità e volume e come un sol uomo (e donna) come ubbidendo a un comando silenzioso indossiamo k-way, mantelle e cappelli. Compaiono anche gli ombrelli e iniziamo la discesa puntando direttamente su Pragelato che si trova sotto di noi, prendendo un percorso piuttosto verticale ma più breve. La pioggia ci accompagna quasi fino a Pragelato, dove attraversato il Chisone e inerpicatici su di un sentiero a destra del fiume percorriamo una zona in piena fioritura di anemoni di montagna con steli ben più lunghi di quelli che avevamo visti al Pian dell’Alpe. Un vero spettacolo di grazia e bellezza. Il loop si chiude, siamo tornati alle macchine, i saluti, il rientro. E’ ora di dormire, domani si ricomincia, ognuno con i suoi impegni, ma il pensiero torna alla giornata trascorsa in piacevole amicizia, ed è questo pensiero che ci accompagna nelle braccia di Morfeo. Grazie a tutti e undici apostoli. Lo scrivente è il dodicesimo. la storia. Quest’anno dà appuntamento a soci e simpatizzanti a Pra di Roburent, organizzato dalla sezione di Moncalieri. Partiamo in pullman alle h 6.00 alla volta della Val Corsaglia e della Val Casotto alla ricerca di Pra di Roburent, piccolo borgo di montagna in provincia di Cuneo, situato a 1014 m ed arroccato sul Monte Alpet. Varie ipotesi sono state formulate circa l’origine del nome Roburent. Secondo l’ipotesi più attendibile, il nome nascerebbe con riferimento alla rumorosità delle acque del torrente che scorre in prossimità del paese. Giunti in prossimità del luogo, prendiamo di corsa la strada su per la Val Corsaglia: con una valle così non possiamo mica andare piano!! Alla fine arriviamo nella piazza di Pra di Roburent dove ci aspettano gli amici delle sezioni di Moncalieri, Cuneo, Genova, Torino, Ivrea. Notissima la chiesa con il suo imponente campanile ed i murales sotto il caratteristico porticato. Notiamo subito curiosi spaventapasseri. L’itinerario che ci prefiggiamo sono i forni del Monte Alpet che ubicati in borgate comunicano visibilmente con l’abitato di Pra, ma non sono collegati fra loro, ma possono essere visitati compiendo, rispetto al percorso diretto, alcune deviazioni a raggiera. Tenendo, quindi, Pra come punto di riferimento, cominciamo con la visita al forno delle case Barberis. Il forno sorge poco a lato di un caratteristico gruppetto di case: fino a poco tempo fa uno dei più mal conservati, ma oggi è stato restaurato e salvato da un sicuro crollo. Dopo una zona prativa si raggiungono le case Roarin, con forno ancora attivo, proseguiamo ancora ed incontriamo altre borgate disabitate da tempo. Siamo animati da uno spirito esplorativo e per questo prolunghiamo l’escursione per il versante Alpet. Attraversiamo tante piccole borgate, peccato però che questo itinerario sia poco o niente segnalato. Osserviamo strada facendo la particolarità dei tetti “racchiusi”, nei quali la muratura di una o entrambe le facciate laterali delle costruzioni era fatta proseguire oltre la sommità del tetto ed era coperta con lastre di roccia. Si pensa che questa tecnica fosse utilizzata per meglio proteggere i bordi della copertura in paglia e forse per agevolare l’ispezione della copertura stessa. Questa tipologia costruttiva è tipica delle vallate monregalesi. Facciamo pranzo in cima al Colle Alpet, foto di gruppo e prendiamo la via del ritorno per Pra, dove alle h 15.00 sul piazzale S. Messa officiata dal Parroco Don Leopoldo Trentin con benedizione degli Alpinisti e degli Attrezzi e scoprimento della targa dedicata a Sigismondo Minini, guida alpina della sezione di Moncalieri. A seguire poco sotto un momento di convivialità offertoci dagli amici moncalieresi, un saluto e un buon rientro a Pinerolo. Splendida giornata di sole, splendide vallate incontaminate, abbiamo attraversato tante piccole borgate, peccato però che questo itinerario sia poco o niente segnalato, nonostante possa offrire scorci veramente unici. Elisa Patania Mercurio Malatesta BENEDIZIONE DEGLI ALPINISTI E DEGLI ATTREZZI ALPI OCCIDENTALI (Prà di Roburent) 22 maggio 2011 La Giovane Montagna, tramite le sue sezioni, sul cammino del centenario di fondazione (1914-2014) individua percorsi da intitolare a soci che hanno segnato 7 Al risveglio, dopo una settimana piuttosto “ballerina” per quanto riguarda il tempo, troviamo un bel sole a darci il buongiorno e il buonumore. Pulizia personale, colazione, si prepara la “sbobba” da mettere nello zaino e via. GITA NEL VALLONE DI MASSELLO DA BALZIGLIA A VALLONCRO’ 29 maggio 2011 Partenza da Balziglia (1370 m), sede di un piccolo ma interessante museo valdese. La gita percorre i luoghi ove i profughi valdesi subirono l’assedio delle milizie francesi del generale Catinat nel lungo inverno 16891690, al termine della Glorieuse Rentrée. Dopo mezz’ora di cammino, possiamo godere del magnifico spettacolo della cascata del Pis, la cui acqua, con lo scioglimento delle nevi, è molto abbondante. Arrivati alle bergerie del Lauson, sono le 11, decidiamo di proseguire fino alle bergerie Valloncrò. Alle 12 siamo sul pianoro che si affaccia sulle bergerie, dove ci fermiamo per il pranzo. Qui godiamo della vista della parete nord del M. Pelvo (2803 m). Sul versante opposto, nelle vicinanze delle bergerie, assistiamo allo spettacolo di un branco di 26 stambecchi al pascolo. La giornata è splendida e calda. Dopo aver pranzato ci concediamo una pennichella fino alle 14.30, ora in cui iniziamo il ritorno a valle. Arriviamo all’appuntamento puntuali come due svizzeri, l’orologio del Comune segna le 7.30. In Piazza Fontana, che potremmo anche chiamare P.G.M. (Piazza Giovane Montagna) visto che è il punto da cui si diramano gli itinerari della G.M., troviamo ad aspettarci altri otto volonterosi. Ci dividiamo in tre macchine e ci avviamo alla volta di Piossasco, Trana, Forno di Coazze. Qui giunti raggiungiamo il Santuario Grotta di N.S. di Lourdes, dove lasciamo le macchine parcheggiate sul ciglio della strada, e dopo esserci messi gli scarponi, con lo zaino in spalla imbocchiamo la strada che ci porta alla B.ta Molè (1152 metri s.l.m.), punto di inizio del sentiero che ci condurrà alla meta del giorno. Imboccata la strada sterrata, stretta tra le case di pietra, una figura inquietante ci osserva all’altro capo, immobile e silenziosa nell’ombra. Quando la vista si adatta, riconosciamo un vecchio cane di grossa taglia, un misto di non so che, il quale dopo un po’ con passo lento si avvicina, e senza degnarci di uno sguardo ci sorpassa e se ne va, ma non prima di poter notare la cataratta al suo occhio destro. La via è libera, comincia la salita, Alfonso come monito dice “Oggi sarà lunga”. Appena fuori dalle ultime case diroccate, all’ombra degli alberi un “pilun” datato 1932 con la statua di una Madonnina, una foto ricordo e si riprende attraversando un prato che ci indirizza verso il bosco. Nella frescura degli alberi, abbiamo modo e piacere di assaggiare una delle delizie che la montagna elargisce: i mirtilli. Non sono Alfonso Gelato GITA ALLA PUNTA DELLA MERLA DA PINASCA 12 giugno 2011 Partenza da Serremarchetto. Affrontiamo un sentiero tutto in salita e in buona parte all’ombra. Raggiunta la cresta del monte Cucetto, sono le 10: la nebbia va e viene; continuiamo tra roccette e arriviamo sulla punta della Merla alle 11. Dopo le varie foto di rito, e tra qualche sprazzo di schiarita, ci godiamo un po’ di panorama su Perosa e sulla bassa val Chisone. Decidiamo di scendere per pranzo fino a Cucetto. Nel scendere, per evitare parte delle roccette, ci abbassiamo troppo, così dobbiamo attraversare un vallone con fatica, finché non ritroviamo il sentiero. Arrivati vicino a Cucetto, pranziamo: sono le 12.10. Alle 13 ripartiamo perché fa un po’ freddo. Cinque amici, dopo aver pranzato a Serremarchetto, ci vengono incontro. Arrivati alle macchine, sono le 14.30: togliamo gli scarponi e, nelle vicinanze, su un’area attrezzata, consumiamo una torta. Un amico fornito di carte rende lieti i soliti giocatori che fanno alcune partite. Alle 18 ritorniamo a casa. Alfonso Gelato GITA AI LAGHI DELLA BALMA (FORNO DI COAZZE) 19 giugno 2011 La sgambata di oggi ci porterà ai 2102 metri s.l.m. del Lago Sottano dei Laghi della Balma. 8 ancora del tutto maturi ma rimangono comunque una prelibatesse. A proposito di mirtilli: c’è chi per mangiarli ha dovuto raccoglierseli e chi invece gli sono stati raccolti e offerti. Non dico chi li ha raccolti, “C.” (maglia bianca nella foto), né a chi li ha offerti “Oggi sarà lunga”. All’uscita del bosco (mentre Ferruccio dava un’occhiata intorno per vedere se c’erano “bulè”) troviamo un altro“pilun” con un grazioso dipinto (mi è sembrato piuttosto recente) di un’altra madonnina con bambino. E se, come si dice, “un nome, un destino” ha un senso, sapete come era firmato l’affresco? Giotti!!! Riprendiamo la salita, ma da qui il sentiero si fa più scorbutico, da affrontare con più attenzione, in quanto stretto e molto sassoso con pietre anche “libere” e quindi la storta è sempre in agguato. Dall’uscita del bosco sulla nostra sinistra vediamo il torrente alimentato dai Laghi Balma la cui voce ci accompagnerà fino al Rifugio omonimo (1986 metri s.l.m.) che raggiungiamo con circa tre ore di cammino. Qui una breve sosta di ristoro e riposo prima di riprendere la salita per raggiungere il Lago Balma Sottano (2102 metri s.l.m.). Dopo circa mezzora siamo sulle sue rive e, vista l’ora e la bellezza del lago incastonato da una corona di cime, decidiamo di posare gli zaini e attivare le “mangioire”.Poi, sarà per le tre ore e mezza di salita, lo stomaco pieno, lo splendido sole, la voce ipnotica della cascata che dal Lago Balma Soprano balza verso il Lago Balma Sottano, Morfeo (che passava da lì) ci accoglie nelle sue braccia che purtroppo non aveva abbastanza grandi per contenerci tutti. Due di noi rimangono fuori da questo abbraccio, e anche qui non faccio nomi, “C” (maglia bianca nella foto vicino a “Oggi sarà lunga”) & “C” (accosciata, maglia rosa nella foto), le quali soverchiando la cascata con il loro “leggero brusio” non mi consentono che un breve (seppur a quanto mi è stato riferito “rumoroso”) riposino. Poco male, ne approfitto per esplorare il perimetro del lago e per fare qualche fotografia. E cosi mi imbatto in un piccolo laghetto alimentato dalle acque di scioglimento delle cime soprastanti, non visibile dal nostro “dormitorio” in quanto in posizione rialzata rispetto al Lago della Balma Sottano. Al mio rientro, Renzo mi riferisce che anche lui si è fatto una sgambata e, visto che Morfeo ci ha lasciati, decidiamo di scendere al Rifugio Balma per un caffè. La discesa, per il tipo di fondo che ho specificato precedentemente, mette a dura prova le articolazioni di caviglie e ginocchia, pertanto, anche per ricompattare il gruppo, ogni tanto ci si ferma. Tornati alla B.ta Molè (1152 metri s.l.m.) una breve pausa davanti alla chiesetta del paese del 1863, restaurata nel 2007, ci consente di apprezzare i due mosaici presenti nella facciata di cui uno rappresenta S. Antonio Abate, l’altro S. Antonio da Padova. Nell’immagine di S. Antonio Abate, il Santo è raffigurato con una campanella e un maiale, e Renzo ci informa che nel passato, per curare il cosiddetto fuoco di S. Antonio, si usava apporre sulle parti sofferenti della sugna (grasso di maiale). Di seguito una breve spiegazione del perché S. Antonio è rappresentato con il maiale. “A Sant'Antonio Abate è associato il bastone a T, tau, e un maiale. Cosa c’entra il maiale, che per i cristiani era simbolo del male? In realtà il maiale rappresenta simbolicamente il maligno e le seduzioni che i piaceri della carne provocano. Le leggende a carattere popolare vogliono S.Antonio Abate in lotta con il demonio, ovvero con il male, con le passioni umane, con il fuoco eterno. Il Santo divenne così il padrone del fuoco, custode dell’inferno, e per tali prerogative, guaritore dell’herpes zoster, una patologia detta “fuoco di S. Antonio”. I monaci Antoniani, infatti, consigliavano di «implorare il patrocinio del Santo e di cospargere le parti malate con il vino nel quale erano state immerse le sacre reliquie». In epoche successive si adoperò il grasso di maiale che, posto sull’immaginetta del Santo, veniva portato dai monaci all’ammalato e usato per guarire le ferite del “fuoco sacro”. In questo modo era completa la Figura di S.Antonio abate, padrone del fuoco, vittorioso sulle tentazioni del demonio, del male e protettore del maiale. Bene, anche oggi è stata una giornata piacevole e serena, la discesa ha lasciato qualche segno di stanchezza ed è ora di rientrare, c’è un tetto che ci aspetta. Un arrivederci a tutti dallo scrivente, Mercurio. Mercurio Malatesta GITA AI LAGHI DELLE FORCIOLLINE IN VAL VARAITA 3 luglio 2011 Quest’anno, oltre ai 150 anni dell’unità d’Italia, vi è un’altra ricorrenza importante dal punto di vista alpinistico: i 150 anni della prima ascensione al Monviso, effettuata il 27 agosto 1861 ad opera di tre alpinisti inglesi con a capo William Mathews, e seguita due anni dopo dalla prima ascensione italiana di Quintino Sella con sei compagni, tra cui tre guide, il 12 agosto 1863, in 9 seguto alla quale com’è noto nacque l’idea di fondare il CAI. Quale miglior modo di ricordare questa ricorrenza che con una gita che ripercorre la via seguita dai primi salitori lungo il vallone delle Forciolline lago. Il bivacco Boarelli (2835 m) è ormai visibile poco lontano, ma rinunciamo a raggiungerlo, essendo già l’una e mezza circa, e ci fermiamo lì per il pranzo al sacco. Di fronte a noi vediamo il Passo delle Sagnette, dove passa la via normale di salita al Monviso. Intanto alcuni escursionisti che stanno scendendo ci consigliano di evitare il ritorno per il sentiero del vallone, perché il torrente è in piena e il sentiero passa sotto una cascatella, chi lo percorresse dovrebbe sottoporsi a un’inevitabile doccia, e non è nemmeno molto sicuro! Ripercorriamo quindi l’itinerario di salita, fermandoci un attimo vicino a un laghetto per recitare la Preghiera dell’Alpinista, e raggiungendo nuovamente il bivacco Berardo. Di qui in poi i tempi della discesa si allungano notevolmente, poiché Paolo, poco allenato, è stanco e procede molto lentamente sulla ripida discesa. Al riguardo Ferruccio inventerà poi altri due versi: “E al ritorno con passo stanco oltre due ore fece attendere il branco.” Quando finalmente ci ritroviamo tutti alle auto sono già le 20 passate, quindi decidiamo di fermarci per la cena al Rifugio dell’Alevé. Ritrovata Pasqualina che ci ha atteso lì, consumiamo una veloce ma gustosa cena a base di antipasti. Poi riprendiamo la via del ritorno, stanchi ma soddisfatti della bella gita. La giornata si è prolungata oltre il previsto, ma almeno a quest’ora non troviamo più molto traffico sulla via del rientro! Laghi delle Forciolline e Passo delle Sagnette Quindi ci ritroviamo alle 6.30 allo “Scricciolo” in cinque: Lidia Girardi, Renzo Tealdi, Ferruccio Clot, Marco Charrier e Paolo Tamagno. In un’ora e mezza di viaggio raggiungiamo Castello (1605 m) in Val Varaita, località di partenza, dove ci sta aspettando Alberto Abbà, che è già venuto su ieri con Pasqualina. Verso le 8.15 ci incamminiamo sullo sterrato, piuttosto ripido nel primo tratto, che si inoltra nel pittoresco vallone di Vallanta. Dopo circa un’oretta, superata la deviazione per il bivacco Bertoglio, proseguiamo troppo nel vallone e, alla faccia del GPS di Renzo, non ci accorgiamo di aver superato il bivio per il bivacco Berardo, peraltro non molto ben segnalato. Tornati rapidamente sui nostri passi, imbocchiamo il sentiero che si inoltra nel bosco presso il torrente che percorre il vallone delle Forciolline e presto si biforca: decidiamo di seguire il sentiero di sinistra che sale al bivacco Berardo, riprometterci di percorrere l’altro, che percorre il fondo del vallone, al ritorno (decisione saggia, come si vedrà). Il sentiero ben presto si innalza molto ripido con una lunga serie di tornanti, esce dal bosco e prosegue sempre ripido verso il bivacco Berardo (2710 m), dove facciamo una sosta. La giornata è stupenda, calda ma per fortuna non afosa, una piacevole brezza rinfrescante ci impedisce di sudare troppo. Firmiamo il libro del bivacco, sul quale Paolo scrive due versi: “Benché talora con passo un po’ tardo, alfine siam giunti al bivacco Berardo.” Poi si verifica un piccolo incidente: mentre Albertro sta facendo fotografie, una delle pietre sistemate vicino all’ingresso del bivacco cede improvvisamente; per fortuna se la cava con un po’ di spavento e qualche lieve escoriazione. Riprendiamo il cammino, risalendo la pietraia, a tratti malagevole, che ci porta verso il vallone delle Forciolline. Superati alcuni piccoli laghetti, arriviamo al colle che dà sul pianoro degli splendidi laghi delle Forciolline e scendiamo fin presso le sponde del primo Paolo Tamagno GITA ALLA PUNTA SOMMEILLER (3333 m) DAL RIFUGIO LEVI-MOLINARI (1849 m) 9/10 luglio 2011 Si parte sabato pomeriggio per la frazione Grange della Valle, nel Vallone di Galambra in Valle di Susa e, lasciate le auto vicino alla Colonia Viberti in pochi minuti a piedi raggiungiamo il rifugio, di proprietà del CAI Torino. Siamo in nove, tre di noi si fermeranno al rifugio, mentre Silvina, Lidia, Amilda, Renzo, Alberto C. e il sottoscritto pensiamo di fare questa gita, anche se abbastanza impegnativa per dislivello e lunghezza del percorso. Raggiunto il rifugio abbiamo il tempo di sistemarci e rilassarci in attesa della cena, veramente buona e abbondante e poi dopo una chiacchierata o (per alcuni) una partita a carte, si va a dormire nella camerata al piano superiore. Alle cinque del mattino della domenica, la sveglia ci spinge inesorabilmente fuori dalle coperte e, dopo una buona colazione, siamo pronti a partire poco prima delle sei. Iniziamo a salire subito dietro al rifugio, dapprima nel bosco e poi su terreno più aperto, passiamo presso la “croce del finanziere” che ricorda un decesso avvenuto nel 1940. 10 Con pendenza regolare ma sostenuta, arriviamo alla stazione intermedia della teleferica militare presso i Laghi delle Monache (due piccole pozze d’acqua in via di interramento) e scendiamo a guadare il rio per risalire l’opposto versante su sentiero pietroso. Dopo esserci innalzati abbastanza riattraversiamo il torrente e risaliamo un pendio detritico che ci porta al Bivacco Mario Sigot, (2920 m.) dove facciamo una breve sosta per poi ripartire verso due casermette diroccate ed il lago Galambra ancora in piccola parte ghiacciato. Sempre seguendo il sentiero (segni GTA e AVS = Alta Via Valle Susa) ci portiamo al Passo Centrale dei Fourneaux, scavalchiamo la Cima Sud dei Fourneaux, scendiamo al Passo Settentrionale per poi salire alla cima del Sommeiller. Questa montagna era chiamata Rognosa d’Ambin (e possiamo capirlo bene noi che l’abbiamo salita) finchè prese il nome dell’ingegnere francese G. Sommeiller, uno dei progettisti del Traforo ferroviario del Frejus. In cima facciamo una foto di gruppo vicino al segnale trigonometrico e recitiamo la preghiera della GM vicino alla statuina della Madonna posta sotto un riparo roccioso, poi scendiamo per un percorso più diretto verso il bivacco dove ci fermiamo a pranzare. Senza sostare molto, ci rimettiamo in marcia per l’ancora lungo ritorno e verso le sedici siamo di ritorno al rifugio dove ritroviamo Pasqualina, Mirella e Mario e dopo un caffè ristoratore riprendiamo le auto e in circa due ore siamo a Pinerolo. Alberto Abbà VISITA DEL PRESIDENTE CENTRALE DELLA GIOVANE MONTAGNA Nel mese di aprile la Sezione è stata onorata dalla visita del Presidente Centrale della Giovane Montagna Tita Piasentini, il quale si è trattenuto a Pinerolo per qualche giorno condividendo con noi alcune attività, in particolare ha partecipato alla riunione del Direttivo svoltasi il 7 aprile. A lui un corale ringraziamento da parte di tutti i Soci della nostra Sezione. Qui di seguito viene riportata la lettera che ci ha indirizzato. Pinerolo, 7 aprile 2011 Cari amici pinerolesi, la mia presenza oggi fra di voi ha molteplici significati, tra i quali un forte senso di amicizia e di stima. E vari sono i motivi che mi inducono ad incontrarvi, ma quello che mi sta soprattutto a cuore è poter attingere alla vostra “identità culturale”, trasmessa fedelmente di generazione in generazione da un vissuto donato dai fondatori e condiviso da chi vi ha preceduto. La vostra è una lunga storia portata avanti con senso critico, che traspare da quell’esperienza giovanile di Giovane Montagna proveniente, nel martoriato periodo della prima guerra mondiale, dall’associazione cattolica pinerolese “Silvio Pellico”. Tanta acqua è passata sotto i ponti da quel lontano 13 dicembre 1927, la società è radicalmente cambiata, ma la sezione, pur mantenendo lo spirito cristiano dei fondatori ed un amore intenso per la montagna, vive di una “mente aperta” per tramandare rigenerati i valori di Giovane Montagna alle giovani generazioni. Gli annali si soffermano su un’attività alpinistica intensa e di alto valore, turbata da qualche mortale incidente che non ha limitato il salire sui monti, ma con la coscienza che la vita è un dono inalienabile! Non dimentichiamo l’installazione nel 1929 della Croce lignea del Redentore dello scultore Rungaldier al Forte del Trabucco, nel 1948 la posa in opera sulla Punta del Cornour di una croce costruita con residuati bellici, la compagnia filodrammatica per auto sostenersi, vari soggiorni estivi e invernali sia nelle Alpi orientali che su quelle occidentali, la posa in opera sul contrafforte della Gran Guglia di una campana per onorare soci scomparsi precocemente. Dalle cose fatte emerge che la sezione ha una solidità sostanziale, frutto di una lungimiranza che l’attuale presidenza incarna con audacia, testimoniando che l’appartenenza è un fatto dinamico e non rigido. E lo dimostra nel 2007 la propulsiva celebrazione degli ottant’anni di fondazione, l’eccellente realizzazione del Rally 2009 a Pragelato e la perfetta organizzazione dell’Assemblea dei Delegati del 2010, alla quale è intervenuto il vostro Vescovo Piergiorgio Debernardi e il Presidente generale del CAI Umberto Martini. Sono qui per prendere coscienza di una vitalità che vi onora, ma pure per chiedere una vostra collaborazione con la Presidenza centrale per il progetto del cammino del Centenario Giovane Montagna 1914/2014. Molti sono stati i presidenti e soci che, nella vostra sezione, hanno conservato e tramandato i valori di Giovane Montagna, un’affascinante catena che ci porta all’attuale gruppo guidato dal fattivo presidente Lorenzo Tealdi, e al suo impegno per promuovere la pratica e la conoscenza della montagna, tanto sul piano umano e culturale che spirituale, ma soprattutto mantenendo vivo quello stile aperto, solidale ed accogliente che ancor oggi identifica una delle associazioni indubbiamente più ammirevoli della vostra città. Incontrarvi è stato un arricchimento, ma soprattutto un momento gioioso per la vostra accoglienzasentita e amica! Il Presidente centrale Giovanni Battista Piasentini 11 PROSSIME GITE in CALENDARIO Per informazioni specifiche sulle prossime gite in calendario rivolgersi direttamente in sede, il mercoledì, o consultare la bacheca sotto i portici corso Torino, il sito www.giovanemontagnapinerolo.it; [email protected]. I possessori di E-mail, se lo desiderano, possono ricevere la locandina comunicando il proprio indirizzo E-Mail al cassiere Alfonso Gelato o al responsabile della bacheca Marco Charrier E-mail: [email protected] . NOTIZIE dalla SEZIONE LUTTI I nostri soci partecipano con commozione al lutto che ha colpito le nostre socie Atonia e Liliana Romano per la perdita del papà. I nostri soci partecipano con commozione al lutto che ha colpito il nostro socio ed ex presidente Alberto Abbà per la perdita della mamma. A tutti i Soci e Simpatizzanti un augurio di buone vacanze all’insegna dell’amicizia e della serenità. I testi, sono impaginati in proprio. In qualsiasi momento è gradita la collaborazione di quanti siano interessati a divulgare questo “Notiziario” unicamente mirante a far conoscere, nell’ambito pinerolese, le nostre attività. 12
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