salute: cardiochirurgia pediatrica conosciamoci meglio. motta di

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salute: cardiochirurgia pediatrica conosciamoci meglio. motta di
30
Spedizione in abbonamento postale, 70%, filiale di Venezia.
Quadrimestrale di informazione bancaria e cultura locale della Banca S. Biagio · Anno 9 · N. 30 · Dicembre 2003
TRASPARENZA PER
IL SISTEMA BANCARIO
CONOSCIAMOCI MEGLIO .
MOTTA DI LIVENZA
SALUTE : C ARDIOCHIRURGIA
PEDIATRICA
A P RAGA
CON LA B ANCA
TRADIZIONI CHE
SCOMPAIONO
LA B ANCA
PER IL TERRITORIO
SOMMARIO
Buone Feste
3
Trasparenza: una novità
per il sistema bancario
di Vittorio Canciani Battain
4
Salute oltre il duemila.
Cardiochirurgia pediatrica
di Luciano Sandron
6
Nell’anno internazionale
dell’acqua
di Franco Romanin
9
SEDE E DIREZIONE GENERALE · FOSSALTA DI PORTOGRUARO/VE
Tradizioni che scompaiono.
Zampogne e zampognari
di F. R.
10
Conosciamoci meglio.
Motta di Livenza
di Franco Romanin
12
A Praga con la Banca
di L. S.
14
La Banca per il territorio
di Ellesse
16
Fatti ed avvenimenti
17
Premi allo studio
18
Incontri con i Soci
19
VENETO
PROVINCIA DI VENEZIA
Bibione · Corso del Sole, 104/A
Caorle · Via Pretoriana, 15
Ceggia · Via Roma, 11
Cesarolo · Via Conciliazione, 75
Fossalta di Portogruaro · Viale Venezia, 1
Gruaro · Borgo del Castello Medioevale, 1
Lugugnana di Portogruaro · Via Fausta, 112
Portogruaro · Via F. Baracca, 2
San Donà di Piave · Via G. Bortolazzi, 32
Teglio Veneto · Via Ponte Nuovo, 3
PROVINCIA DI TREVISO
Cessalto · Via Roma, 77
Motta di Livenza · Viale Madonna, 16/17
FRIULI
PROVINCIA DI UDINE
Latisana · Piazza Indipendenza, 32
Lignano Sabbiadoro · Viale Europa, 25
Pertegada di Latisana · Via del Molo, 1/a
Editrice: Banca S. Biagio
del Veneto Orientale
Viale Venezia, 1
Fossalta di Portogruaro/Ve
Telefono 0421/249811
Telefax 0421/789804
Direttore generale:
Vittorio Canciani Battain
Grafica ed impaginazione:
Janna/Pn
Stampa: Tipolito Geromin
Fossalta di Portogruaro/Ve
Direttore responsabile:
Luciano Sandron
Anno 9 · N. 30 · Dicembre 2003
In copertina: Bambino Gesù adagiato sul pattino
di salvataggio.
Foto: Fotoreporter di Vinicio Scortegagna.
N.B. Le foto interne sono di: Fotoreporter
di Vinicio Scortegagna, Foto Ottica Franceschetto,
Foto Tolio, Archivio Banca S. Biagio del Veneto
Orientale e privati.
Reg. Trib. di Ve
n. 1206 del 22.11.1995
Comitato di redazione:
Franco Anastasia · Nello Gobbato
Bruno Mares · Franco Romanin
Segreteria di redazione:
Marina Presotto · Tel. 0421/249811
e-mail: [email protected]
www.bancasanbiagio.it
Distribuzione gratuita
Buone Feste
Gli Auguri del Presidente...
Sta per concludersi l’anno 2003 al quale avevamo
guardato con fiducia come l’anno dell’inizio della ripresa economica, che invece tarda ancora, anche se
si intravede qualche segnale positivo.
Nonostante però il perdurante stato di debolezza ed incertezza dell’economia, la nostra Banca continua il suo trend di sviluppo, con l’aumento dei volumi intermediati soprattutto nelle zone di nuovo insediamento.
Nel corso del 2003 abbiamo inaugurato i nuovi
locali della filiale di Portogruaro ed i locali ristrutturati della filiale di Latisana.
Da pochi giorni, è operante il nostro 15° sportello a Lignano Sabbiadoro, per completare il presidio
del territorio di competenza, conseguente all’incorporazione dell’ex BCC Sud Friuli.
I Soci hanno superato il numero di 6.200 e la loro collaborazione è stata determinante per il conseguimento del risultato economico, che sarà superiore
a quello del 2002.
Nella «squadra» della «S. Biagio» sono entrate
nuove risorse umane, la cui professionalità ed esperienza saranno essenziali per affrontare la competitività sempre più spinta del mercato.
Abbiamo aderito all’iniziativa dell’ABI
(Associazione Bancaria Italiana) «patti chiari», con l’obiettivo di migliorare ancora la trasparenza e la qualità dei rapporti con la nostra clientela.
Negli ultimi mesi abbiamo iniziato una nuova
tornata di incontri con i Soci con lo scopo di cogliere attraverso la discussione, il dialogo, il confronto, i
loro suggerimenti e capire le loro domande ed i loro
bisogni, rafforzando così il senso di appartenenza.
Sul versante sociale della nostra attività sono proseguiti gli interventi a sostegno delle varie iniziative di
carattere sociale, culturale e sportivo del territorio,
nello spirito dei valori del Credito Cooperativo.
Il 120° anniversario della nascita della prima
cassa rurale avvenuta a Loreggia in provincia di
3
Padova nel lontano 1893, ci stimola ad un rinnovato
impegno per il mantenimento della nostra identità di
Banca e responsabilità sociale, coniugando il localismo con la globalizzazione, la capacità di relazione
(con i Soci, i clienti, il territorio) con la capacità di
efficienza e competitività che ci consentono di continuare a restare nel mercato.
Con un sentito ringraziamento per la collaborazione avuta, a nome del Consiglio di Amministrazione formulo i migliori auguri di Buon Natale e
felice Anno nuovo ai Soci, alla direzione, al collegio
sindacale, a tutti i dipendenti e collaboratori, ai
clienti e a tutti i loro familiari.
Franco Anastasia
...e quelli della redazione
Sono trascorsi oramai otto anni da quel mese di maggio del 1995, in cui siamo entrati con il nostro giornale in contatto diretto con Voi. Otto anni che hanno
portato grandi sconvolgimenti non solamente nella
«S. Biagio», ma nell’intero globo terrestre. Molti amici
ci hanno lasciato, molti amici nuovi hanno cominciato a conoscerci; a tutti speriamo aver portato una occasione per ricordare l’Istituto al quale sono legati,
ma anche qualche notizia interessante, ed aperto
qualche orizzonte in più. Con modestia, ma con convinzione di essere diventati un appuntamento interessante per tutti.
Al termine di un anno che stiamo per metterci alle spalle, e del nuovo che stiamo per iniziare, giunga
a Voi Soci, a tutti i lettori, alle Vostre famiglie, l’augurio più sincero ed affettuoso da parte della redazione
e mio personale di salute, benessere e prosperità.
Luciano Sandron
Trasparenza: una novità
per il sistema bancario
La fiducia è certamente l’elemento
caratterizzante del rapporto tra
banca e clientela. Il sistema bancario tuttavia, scontando sia i noti
accadimenti finanziari di oltre
oceano che quelli nostrani, ha visto recentemente indebolire tale
rapporto fiduciario.
«Trasparenza» è la parola chiave per recuperare il rapporto di fiducia tra il sistema bancario ed il
mercato; trasparenza riferita non
solo a tassi e condizioni ma anche
ai rischi associati ai prodotti offerti.
Due sono le iniziative a livello
nazionale per migliorare l’attuale
situazione: mentre da un lato la
Banca d’Italia ha compiuto una revisione della normativa relativa alla trasparenza, dall’altro l’ABI sta
promovendo l’iniziativa «Patti chiari». Proprio a questo secondo progetto è dedicato un articolo in
questo numero di Noi e Voi. Vediamo invece meglio in dettaglio quali sono le novità introdotte dalla
Banca d’Italia.
La nuova disciplina sulla trasparenza, entrata in vigore il 1° ottobre scorso, ha portato novità riferibili ai diversi momenti del rapporto banca-cliente.
Per quanto riguarda la fase
pre contrattuale, la nuova normativa impone l’utilizzo di determinati
strumenti che consentano di migliorare la qualità e la comprensibilità delle informazioni fornite, in
modo tra l’altro da rendere più
agevole la comparazione tra le offerte di diversi intermediari; il
cliente ha ora il diritto di ottenere
prima della stipula una copia del
testo contrattuale, non vincolante
per le parti, contenente il tasso, i
prezzi e le condizioni che la banca
intende effettivamente praticare.
Nella fase contrattuale vera e
propria viene imposta l’effettiva
conoscenza da parte del cliente
delle clausole contrattuali predi-
4
sposte dalla banca: è ora previsto
che al contratto venga unito un
«documento di sintesi» contenente
le principali norme praticate e un
indicatore sintetico di costo (ISC)
comprensivo di tutti gli oneri a carico del cliente, in analogia al
TAEG. Tale documento dovrà essere aggiornato nel corso dello
svolgimento del rapporto, in particolare in occasione di variazioni
contrattuali sfavorevoli per il cliente, la cui efficacia decorrerà proprio dalla comunicazione alla
clientela. La banca è inoltre obbligata ad inviare, alla scadenza del
contratto ed almeno una volta all’anno, un documento di sintesi
aggiornato, e ciò anche quando le
informazioni in esse contenute
non hanno subito alcuna modifica
o hanno subito esclusivamente
modifiche favorevoli al cliente.
La nostra banca, che da sempre ha incentrato la propria gestione sul rapporto trasparente e chiaro con i suoi clienti, non ha avuto
difficoltà ad adeguarsi alla nuova
normativa ed ha aderito con convinzione al progetto «Patti chiari»,
nonostante il rapporto di fiducia
che la lega ai propri Soci, grazie ai
quali continua ad avere successo,
non sia mai venuto meno.
Vittorio Canciani Battain
Direttore Generale
finanziamenti per
Janna/Pn
Aziende Agricole
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...per l’acquisto di macchine agricole
Abbiamo aderito alla convenzione Iccrea per la concessione
di prestiti a tasso agevolato per l’acquisto di macchine agricole.
Il rimborso è previsto con comode rate semestrali
in 3 o 5 anni.
...a sostegno delle aziende
agricole colpite dalla siccità
Un finanziamento a breve termine
(18 mesi), rivolto a sostenere le aziende
agricole colpite dalla siccità.
Il rimborso è previsto in un’unica soluzione
(capitale+interessi).
L’importo massimo è di 30.000 euro.
Il nostro personale
è a disposizione per ulteriori informazioni.
SEDE E DIREZIONE GENERALE
viale Venezia, 1 · Fossalta di Portogruaro/Ve · tel. 0421/249811 · fax 0421/789804
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Salute oltre il duemila
CARDIOCHIRURGIA PEDIATRICA
Servizio e intervista di Luciano Sandron
I confini della medicina si allargano per fortuna sempre di più, e
con essi, anche la scienza medica
per combattere malattie che fino a
qualche tempo fa venivano considerate quasi irreversibili. Vogliamo trattare
con il dottor
Vladimiro Vida,
trentenne nato
a Fossalta di
Portogruaro dove ha ancora la
residenza, e dove risiedono i
suoi genitori,
stimato cardiochirurgo pediatrico al Centro di Cardiochirurgia
«V. Gallucci» di Padova, le malattie
cardiache dell’infanzia.
Mi permetta di cominciare
questa nostra chiacchierata, con alcuni brevissimi cenni storici legati
all’Università di Padova e conseguentemente al Centro Cardiochirurgico «V.Gallucci». L’Università
di Padova si è interessata al cuore
ed alla circolazione del sangue fin
dai tempi più antichi. Nel 1670,
William Harvey studiava nel nostro
teatro anatomico, l’anatomia cardiaca e la circolazione del sangue
da studi precedentemente iniziati
da Fabrizio D’Acquapendente. Sulla scia di questi esimi predecessori, gli anatomo-patologi che si sono succeduti hanno raccolto la più
cospicua collezione anatomica di
malformazioni congenite di cuore
in Europa, preziosissimo patrimonio culturale che ha permesso a
molti ricercatori della nostra Università di conoscere le cardiopatie
congenite ed appassionarsi alla loro diagnosi e cura. La cardiologia
e cardiochirurgia pediatrica padovana, grazie a questa forte tradizione locale e ad una fitta rete di
rapporti internazionali, sia in Euro-
6
pa che nel Nord America, si è
sempre impegnata fin dai suoi albori nell’erogare le migliori cure ai
bimbi nati con malformazioni congenite del cuore, dalle più semplici alle più complesse. È opportuno ricordare, a tale proposito, che a Padova nel 1987 è
stato eseguito il
primo trapianto
cardiaco neonatale in Europa.
Più recentemente, nel 1993, è
stato avviato un
programma di
correzione dalla gravissima sindrome del cuore sinistro ipoplasico
(unica cardiopatia considerata ancora inoperabile), e nel nostro
Centro è stata eseguita con successo la prima correzione totale in
Europa.
Dottor Vida, innanzitutto ci parli
delle patologie o malformazioni
che più frequentemente interessano l’apparato cardiocircolatorio
del bambino?
Le cardiopatie congenite hanno un’incidenza dell’ 8-9‰ nei nati vivi, il che significa che solo nel
nord-est Italia, che conta una popolazione di circa 8.000.000 di abitanti ed un tasso di natalità del 9‰,
ogni anno nascono circa 700 bambini affetti da cardiopatie congenite. Il 30-40% di questi hanno bisogno di uno o più interventi cardiochirurgici in epoca neonatale, o
comunque nei primi mesi di vita.
Fra le malformazioni cardiache
congenite che più frequentemente
interessano la popolazione pediatrica vi sono: 1) i difetti di settazione tra le camere cardiache di sinistra e di destra, quali il difetto interventricolare ed interatriale; 2) la
persistenza di strutture presenti
nella circolazione fetale,
quali il dotto arterioso
di Botallo;
3) le patologie
cianogene, quali la tetralogia di
Fallot e l’atresia polmonare a setto
interventricolare integro. Oltre a
queste patologie, il cardiochirurgo
pediatrico deve trattare un ampio
spettro di malformazioni cardiache
che presentano un’anatomia ed
una fisiopatologia estremamente
complesse che richiedono a volte
un trattamento «personalizzato»
che varia da paziente a paziente.
Quali i rimedi medico-chirurgici?
Nei primi anni ’70, gran parte
delle cardiopatie congenite erano
considerate inoperabili. Successivamente, grazie all’affinarsi delle
strategie diagnostiche ed allo sviluppo di nuove tecnologie e materiali (circolazione extracorporea, la
soluzione cardioplegica, strumentazione chirurgica, lenti magnificanti), i risultati sono progressivamente migliorati consentendo
di arrivare al giorno d’oggi con
possibilità di trattamento di tutte le
cardiopatie congenite. Presso l’Università degli Studi di Padova, le
«equipe» cardiologica e cardiochirurgica, guidate rispettivamente
dalla Prof.ssa O. Milanesi e dal
Prof. G. Stellin, stanno portando
avanti un programma di diagnosi e
cura delle cardiopatie congenite di
assoluto prestigio: più di 4000
bambini vengono sottoposti ogni
anno ad una valutazione cardiologica (ecocardiografica e/o angiografica); più di 700 vengono ricoverati ogni anno per essere sottoposti a terapia medica, interventistica o chirurgica. Di questi, circa 350
vengono sottoposti ad intervento
cardiochirurgico ogni anno, principalmente nel neonato e nel piccolo lattante.
In alto: logo
del Centro
Cardiochirurgico
Patavino
A fianco:
il dott. Vladimiro
Vida
Una malformazione cardiaca è riscontrabile già in fase di gestazione, e se sì, ci sono rimedi od interventi preventivi possibili?
Presso il Nostro Centro è attivo un servizio di diagnostica ecocardiografia fetale dal 1991 ed
ogni anno vengono eseguite oltre
300 indagini diagnostiche. Ci sono
delle cardiopatie congenite quali
la stenosi aortica critica e la stenosi valvolare critica che si associano
ad ipoplasia e disfunzione dei rispettivi ventricoli. Queste malformazioni, che in utero non pregiudicano un corretto sviluppo del
neonato, in seguito alle modificazioni pressorie alla nascita, che
prevedono il passaggio da una circolazione in parallelo (circolazione
fetale) ad una in serie (circolazione neonatale) diventano incompatibili con la vita. Le ricerche condotte negli ultimi anni hanno reso
possibile trattare, anche se in modo palliativo queste malformazioni
mediante procedure interventistiche in utero, quali la dilatazione
percutanea con palloncino, promovendo di pari passo il corretto
sviluppo delle camere cardiache.
Questi interventi permettono di far
sviluppare e di preparare in modo
adeguato le strutture cardiche in
vista di un futuro intervento cardiochirurgico correttivo dopo la
nascita.
Intervenire su un paziente di pochi giorni o di poche settimane,
che difficoltà comporta e con quali rischi?
La correzione precoce delle
cardiopatie congenite presso il
Centro di Cardiochirurgia di Padova costituisce da anni uno dei
punti di forza della nostra Istituzione. Studi condotti negli anni ’80
presso il Boston Children’s Hospital – Harvard Medical School a
Boston, hanno infatti dimostrato
come una correzione precoce,
cioè un ripristino tempestivo di un
normale carico di lavoro per il
cuore, garantisca un miglior recupero funzionale ed un’ottimizzazione dei risultati a distanza.
Un’attesa inopportuna, infatti, non
solo comporta rischi immediati di
deterioramento della funzionalità
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miocardia con un aumento della
morbilità e mortalità postoperatoria, ma può anche pregiudicare la
funzionalità degli organi vitali ed il
loro recupero funzionale dopo la
correzione. Presso l’Unità Operativa Autonoma di Cardiochirurgia
Pediatrica dell’Ospedale di Padova, il 50% dei pazienti pediatrici
cardiopatici vengono operati nel
periodo neonatale (inclusi pazienti
prematuri) ed il 70% dei pazienti
trattati è costituito da bambini al di
sotto dei 12 mesi di vita.
Come sarà la vita nel tempo di un
bambino che ha subito un intervento?
La sopravvivenza operatoria
del bambino cardiopatico operato
era del 70% agli inizi degli anni
’70, mentre attualmente presso il
nostro centro è del 97%. Questo
dato, oltre a sottolineare il notevole miglioramento dei risultati ottenuti negli ultimi 30 anni, pone il
nostro Centro fra i migliori centri
d’Europa, in cui la sopravvivenza
media è del 94%. La correzione
chirurgica può essere di tipo anatomico, con la completa ristrutturazione delle strutture cardiache
deficitarie ripristinando la normale
sequenza di percorrenza del sangue delle camere cardiache, o di
tipo fisiologico, ovvero ricostituendo una pressoché normale fisiologia della circolazione sanguigna
senza riportare alla normalità
l’anatomia cardiaca. Quest’ultimo
tipo di correzione, detta anche
correzione univentricolare, viene
attuata per le cardiopatie congenite complesse in cui vi sia la totale
o sub-totale assenza di una della
due camere ventricolari; per cui
l’unico ventricolo presente, lavora
per portare il sangue all’intero
organismo, mentre il sangue che
deve andare ai polmoni per essere
ossigenato, giunge direttamente
dalla periferia e non viene spinto
da una pompa ventricolare. La
correzione di tipo anatomico, riportando il paziente ad una condizione anatomica in cui vi sono
due camere pompanti (correzione
biventricolare), consente una condotta di vita a distanza normale, e
sovrapponibile a quella di un pa-
ziente sano di pari età. Per quanto
riguarda invece la correzione di tipo fisiologico, oltre ad essere una
soluzione chirurgica che porta a
salvare molte vite, garantisce delle
buone condizioni di vita ed una
discreta tolleranza allo sforzo, consentendo di svolgere una vita
pressoché normale.
Lei è chiamato ad intervenire su
soggetti che non sono in grado di
decidere, che rapporto è necessario
con i genitori di questi soggetti? Vi
sono difficoltà o diffidenze?
Un buon rapporto con i genitori è di fondamentale importanza
nella gestione ottimale del piccolo
paziente cardiopatico. Un rapporto
di completa fiducia è essenziale, e
deve essere guadagnato con la
competenza medica ma anche con
la trasparenza nei rapporti interpersonali. Istaurare un buon dialogo con i genitori ed i bambini e
altrettanto importante ai fini di un
buon esito del trattamento ospedaliero, per alleviare le tensioni e
per far sentire i genitori «protetti» e
guidati in un momento che per loro è spesso alquanto confuso, difficile da gestire e a volte animato da
una certa diffidenza..
Oggi si parla molto di riproduzione di cellule per uso terapeutico, a
che punto siamo, e quale può essere l’eventuale impiego nel suo settore di operatività?
Ci sono delle patologie cardiache che sono caratterizzate da
delle alterazioni strutturali fin dalla
vita intrauterina, e che spesso possono portare a delle alterazioni
permanenti e difficilmente curabili.
Le cellule staminali sono delle cellule indifferenziate con potenzialità di trasformazione in cellule differenziate di vario tipo tra cui an-
L’intervistato
nel corso
di un’intervento
(segue a pagina 8)
che le cellule del miocardio. Queste cellule, potrebbero essere utilizzate per curare delle zone del
cuore che sono state danneggiate
o che si sono poco sviluppate. Attualmente l’utilizzo clinico è ancora ridotto nonostante le applicazioni teoriche siano molteplici.
Ampio spazio è stato dato alla ricerca sperimentale presso il nostro
centro ed i livelli raggiunti sono
altissimi. La ricerca sperimentale
cerca di sfruttare al massimo le
potenzialità di replicazione delle
cellule staminali e di studiare la
possibilità di controllare il differenziamento ed il tropismo cardiaco delle medesime, per poter ottimizzare l’attecchimento una volta
che vengano impiantate in vivo.
Padova, dove Lei opera, è un
Centro importante nel campo della
cardiochirurgia in generale e
quindi, ha un «termometro» sicuramente importante sulla quantità
di soggetti sia adulti che bambini
che annualmente ricorrono al
Centro, ci può fare qualche cifra?
Presso il centro di cardiochirurgia «V. Gallucci» di Padova vengono ogni anno operati più di
1000 pazienti di cui più di 350 sono bambini. Le cardiopatie acquisite nell’adulto più frequentemente
trattate sono costituite per il 60%
da patologie coronariche, che richiedono degli interventi di bypass aoro-coronarico. Di seguito
vengono le patologie valvolari
(36%), che richiedono la sostituzione della valvola malata con una
protesi meccanica o biologica, le
patologie neoplastiche (2%), le patologie miocardiche (2%). Ogni
anno vengono effettuati inoltre circa 60 trapianti di cuore presso il
nostro centro, di cui nell’ultimo
anno 2 trapianti pediatrici. Per
quanto riguarda invece l’attività
operatoria pediatrica, vengono
operati, come già accennato, più
di 350 bambini 50% dei quali, sono neonati e piccoli lattanti. Il 70%
di questi interventi richiede l’utilizzo della circolazione extracorporea
per poter svolgere degli interventi
«a cuore aperto». Il rimanente 30%
degli interventi è costituito da procedure condotte senza fermare il
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cuore, quali il trattamento della
coartazione aortica, la chiusura di
dotti arteriosi di Botallo, ed interventi palliativi quali il bendaggio
dell’arteria polmonare. Dal 1991
sono state adottate delle tecniche
mini-invasive per il trattamento di
cardiopatie semplici. Queste tecniche consentono di abbinare il risultato funzionale della correzione
ad un buon risultato estetico. Sono
tecniche che prevedono un accesso chirurgico al cuore mediante
delle mini-incisioni cutanee di circa 4-5 centimetri, sulla linea mediana nei pazienti di sesso maschile e sul solco mammario destro
per le piccole pazienti. Nella chiusura dei dotti arteriosi di Botallo
invece utilizziamo delle tecniche
toracoscopiche, per cui attraverso
tre piccoli forellini, riusciamo a
trattare dei pazienti che convenzionalmente richiedevano una toracotomia. Al vantaggio estetico, si
abbina anche il vantaggio di una
riduzione del dolore postoperatorio ed un conseguente minor tempo di ospedalizzazione e di recupero funzionale.
Lei è in partenza per gli Usa per un
periodo di ulteriore specializzazione, tornerà? E comunque quale è
il periodo temporale previsto?
Un periodo di ulteriore formazione professionale all’estero è sicuramente un passo obbligato nel
processo di formazione di un giovane cardiochirurgo. Il centro di
Cardiochirurgia di Padova è un
Centro di eccellenza nel trattamento delle patologie cardiache congenite ed acquisite e di conseguenza la formazione professionale è ad alti livelli. Nonostante ciò,
l’esposizione ad un gran numero
di patologie cardiache, l’apprendimento di tecniche chirurgiche all’avanguardia, e l’ampio spazio devoluto alla ricerca, rendono fondamentale un periodo lavorativo all’estero e precisamente negli Stati
Uniti.
Come si arriva a questo ?
Ho appena completato con
successo degli esami di abilitazione, che sono estremamente selettivi, e che mi consentiranno di lavorare come medico negli Stati Uniti
Il primario del reparto
«V. Gallucci»
prof. Giovanni Stellin
per un periodo di circa 3 anni. Sarà un periodo sicuramente molto
duro ma altrettanto proficuo in cui
le mie competenze professionali
cresceranno in modo importante e
di pari passo le esperienze umane
e culturali.
Lei ed altri suoi colleghi siete per
professione destinati a dare speranze a chi si trova davanti a problemi che a volte paiono insuperabili, ma a Voi chi dà, oltre beninteso la preparazione, la certezza
necessaria per far sperare gli altri?
La professione che svolgo è
molto impegnativa sia dal punto di
vista fisico, per le molte ore trascorse in ospedale ed in sala operatoria, sia dal punto di vista mentale, per i continui stati di tensione
nel prendere decisioni importanti
in pochi attimi che possono salvare la vita di una persona. È solo la
passione e l’entusiasmo che ogni
giorno sempre più motivano questa mia scelta che mi fanno amare
il mio lavoro, oltre alle innumerevoli soddisfazioni che ho quotidianamente e che partono dallo
sguardo felice di un bimbo. Ed è
proprio questo che mi da la serenità necessaria ogni giorno nell’affrontare dei grandi problemi e ad
essere sempre molto disponibile e
pronto ad accogliere e a cercare di
fugare ogni incertezza ed ogni
paura dei nostri pazienti e dei loro
parenti.
Grazie dottor Vida per la disponibilità e competenza, ma anche per
l’umanità che traspare da quanto
Lei ci ha detto, con l’augurio di
sempre maggiori successi.
Grazie a Voi, e saluti ed auguri ai lettori della rivista della Banca
S. Biagio.
Nell’anno internazionale
dell’acqua
Volge ormai al termine il 2003, dichiarato anno internazionale dell’acqua. E mai come quest’anno,
l’abbinamento è stato più appropriato. Giorni e giorni senza una
goccia d’acqua piovuta dal cielo;
siccità e caldo torrido, temperature
che hanno toccato livelli fuori dal
normale. Erano anni che ciò non
accadeva.
E poi, ironia della sorte, violente alluvioni, morti e distruzioni,
danni incalcolabili al territorio.
I cambiamenti climatici che
quest’anno sono stati più marcati,
ma che comunque da alcuni anni
stanno incidendo sui nostri abituali comportamenti, hanno delle
cause sicuramente naturali, ma alle
quali l’uomo non è estraneo. Il clima quindi si sta modificando. Eravamo abituati alle stagioni, ognuna
delle quali si presentava con proprie caratteristiche. L’inverno freddo ed a volte nevoso. La primavera un po’ matta, ma con temperatura mite, a cui faceva seguito l’estate con il solleone. Piogge anche
di una certa intensità caratterizzavano l’autunno. Oggi l’andamento
sta cambiando.
In questo scenario naturale
così vilmente modificato, l’acqua,
il maggior bene dell’umanità, è rimasta ancor più un miraggio per
tante popolazioni, non solo in
Paesi dove la siccità è più accentuata, ma anche a casa nostra, nei
paesi e nelle nostre città, al nord
come al sud.
Immagini di fiumi in secca
(desolante vedere il Po, il grande
fiume), distese di mais, di soia e di
altre colture distrutte, sono ancora
sotto i nostri occhi.
Per tentare di risolvere il «problema acqua», nell’anno ad essa
dedicato, si è tenuto a Kyoto in
Giappone, il terzo «forum mondiale». Assise, alla quale hanno partecipato 165 Paesi del mondo, ha
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cercato di mitigare nel possibile
uno dei grandi mali di questo millennio: la scarsità d’acqua e la bassa qualità della stessa, causa ogni
anno di cinque milioni di vittime.
Tanto si è parlato a Kyoto ma si è
persa l’occasione di legare il problema acqua a quello climatico. Lo
stesso documento finale non puntualizza concrete azioni, ma si limita a sostenere che l’acqua, è
una forza motrice dello sviluppo
sostenibile e dello sradicamento
dalla povertà e dalla fame.
Negli ultimi 50 anni le catastrofi naturali legate al clima hanno provocato danni per mille milioni di euro, e nel 2050, l’aumento della temperatura del pianeta
costerà a tutti noi oltre 300 miliardi
di euro l’anno. Sul problema acqua, l’Italia, deve affrontare tematiche non indifferenti riguardo alla
siccità ed agli effetti delle alluvioni
e straripamenti fluviali.
«L’acqua è un bene dell’umanità», «Senza acqua non si mangia»,
sono alcuni degli slogan che si sono sentiti ripetere da enti, istituzioni e privati, e proprio nell’anno
dedicato all’acqua, la «grande sete»
si è fatta sentire minacciando seriamente terra ed uomini. Ora che
l’anno sta per terminare e la pioggia è tornata in maniera copiosa,
ed anche dannosa, si dimentica facilmente la siccità di questa estate.
«L’emergenza 2003 si potrebbe
però ripetere ed occorre un salto
culturale per tutti», hanno dichiarato, parlando del problema acqua i
massimi responsabili dell’Unione
dei Consorzi delle Bonifiche del
Veneto, durante i lavori ad un congresso internazionale alla FAO dedicato ai «campi assetati». «Bisogna
intervenire subito, a cominciare
dagli invasi siano essi naturali, come le cave, o artificiali».
L’agricoltura si è specializzata.
Non ci sono solo prodotti stagionali, ma produzioni che richiedono acqua tutto l’anno, e per questo
bisogna trattenerla subito ed obbligare i Comuni a predisporre, oltre
ai piani regolatori, quelli idraulici.
Trovare quindi soluzioni per
evitare che si ripeta il 2003. Perché
il problema acqua non è lontano
in sperduti Paesi della terra, ma è
vicino a noi.
Franco Romanin
Tradizioni che scompaiono
ZAMPOGNE E ZAMPOGNARI
Si avvicina il Natale, momento di
festa e di gioia, e molte sono state,
le tradizioni legate alla ricorrenza
più bella dell’anno. Chi non ricorda la musica intensa che si espandeva nell’aria di vie e piazze, portata dal suono delle zampogne?
Ora, quei suoni e quella musica si
sentono sempre più raramente.
Una tradizione millenaria, un’arte
popolare che ha ispirato addirittura
la grande musica, sta ormai scomparendo. Qualche sparuto zampognaro resiste ancora ed è considerato come una icona, che vaga solitaria soffiando il suo strumento,
tra la gente indaffarata alle prese
con il consumismo natalizio. Calavano dalle montagne i zampognari
annunciando che Natale era vicino.
Un tempo numerosi, ora gli
zampognari hanno dovuto arrendersi al passaggio lento e progressivo da un’economia agricola e pastorizia all’industrializzazione.
La diminuzione dei pascoli invernali ha limitato sempre più la
transumanza e il pastore e il gregge, da antica risorsa, sono diventati un ricordo affettuoso e sentimentale, quasi folclore.
Gli zampognari, quelli rarissimi rimasti, rappresentano un baluardo di quella tradizione di fronte ad una società in trasformazione
ormai irreversibile.
Sopravvivono come portavoce di una tradizione tutta italiana,
che da sempre si manifesta in tutta
la Penisola. È un’immagine precisa
quella dello zampognaro, ben
identificata: figlio della transumanza, un po’ pastore, un po’ musicante, che accompagna il suono
della zampogna suscitando grande
emozione. Il riferimento della sua
apparizione in quei giorni, scendendo dalle montagne, ha il significato di manifestare con la sua
musica la gioia per la nascita del
Signore.
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Ed è una musica carica di significati, quella che esce dalla
zampogna: uno strumento musicale simile alla cornamusa, formato
da una imboccatura di canne, che
immette in un’otre di pelle di capra o di pecora da cui escono i
pifferi.
L’otre si gonfia direttamente
con il fiato del suonatore, che non
interrompe mai il flusso d’aria. Le
canne, almeno due, sono utilizzate
una per la melodia e l’altra di bordone, cioè come nota di accompagnamento. Sembra l’incontro tra
l’umile adorazione dell’uomo e la
melodia celeste degli angeli.
Alle spalle dell’alone quasi
misterioso, c’è poi tutta una iconografia che dà una visione leggendaria della figura dello zampognaro. Ne sono immagine le pitture di
Pompei al tempo della romanità;
la vita tra il 1400 e il 1500 riprodotta dal pittore Albrecht Durer.
Tutte testimoniano il ruolo sociale
e simbolico della zampogna non
espressamente legati alle festività
natalizie, ma di grande simbologia
in manifestazioni popolari e nei riti. La storia è ricca di riferimenti alle zampogne, ai pifferi e agli zampognari, dai tempi di Roma al
Medioevo, quando accompagnavano i trovatori, i poeti e i girovaghi.
Non esistono però fonti certe
sull’origine della zampogna. Con
tutta probabilità lo strumento musicale in forma rudimentale apparve in tempi lontanissimi, riferiti alle popolazione euro-asiatiche, con
una presenza certa in Grecia ed in
Egitto. Nel corso dei secoli, la zampogna assume diversi significati
nella strumentazione musicale: militare e teatrale presso i romani, come strumento di corte e per l’accompagnamento delle feste nel
Medioevo.
Ma è dalla composizione tipica
del strumento e dalla musica che
esso emana, se la stessa risulta colta, prendendo ispirazione dalla particolare modulazione del suono.
Dall’origine e dalla natura della
zampogna è nato così «il pastorale»:
composizione che si ispira alla musica dei pastori.
E proprio all’andamento musicale ritmico e dondolante della
zampogna che si trovano espliciti
riferimenti a composizioni e opere
ispirate al Natale. Ad esempio il
«concerto n. 8» di Arcangelo Corelli,
il «Santissimo Natale» di Giuseppe
Torelli, nell’«Oratorio di Natale» di
Johann Sebastian Bach, nel
«Messiah» di Friedrich Handel in cui
si riconoscono le note di «Tu scendi
dalle stelle», e Beethoven nella «sesta sinfonia». Oltre la musica, anche
l’arte è stata alimentata dalla cultura
popolare della zampogna e dagli
zampognari con numerose opere
artistiche di insigni pittori.
La zampogna quindi ha occupato un ruolo importante nel patrimonio culturale. È stato uno dei
tanti tasselli che compongono le
tradizioni dei nostri paesi e delle
nostre genti.
Purtroppo la tradizione natalizia delle zampogne, dei pifferi e
degli zampognari, come altre, sta
ormai scomparendo.
F. R.
«PattiChiari» le banche cambiano
Il progetto «PattiChiari» è stato fortemente
voluto dal vertice del settore bancario
italiano per riscrivere su basi nuove e
positive il sistema dei rapporti tra Banche
e clientela. Dal 15 ottobre 2003 si è così
inaugurato il lancio di otto iniziative, indicate di seguito, finalizzate ad assicurare alla
clientela la trasparenza, la comprensibilità
e la comparabilità dei prodotti offerti allo
sportello: Faro, Conti correnti a confronto,
Servizio Bancario di base, Disponibilità
assegni, Criteri generali di valutazione del
credito, Tempi medi di risposta sul credito
alle piccole e medie imprese, Obbligazioni
a basso rischio, Obbligazioni bancarie
strutturate.
Per rendere ognuna delle otto iniziative del
progetto pienamente visibili e riconoscibili
al pubblico è stato ideato il marchio di
qualità «PattiChiari» che garantisce
l'assoluta affidabilità di questi strumenti
destinati a milioni di utenti privati, famiglie
e imprese, assicurando la riconoscibilità
delle banche che hanno deciso di impegnarsi nell'adesione a standard elevati
(e certificati) di qualità nella relazione con la
clientela.
Il logo rappresenta infatti nelle forme, nei
colori e nei tratti un incontro tra persone.
Il marchio di qualità, gestito da un consorzio fra banche che aderiscono al progetto
sopra richiamato, potrà essere utilizzato
solo da coloro che, aderenti volontariamente al consorzio, si siano iscritti alle
iniziative sopra richiamate e siano stati
certificati.
È stato scelto infatti di affidare a soggetti
terzi indipendenti la verifica, attraverso la
certificazione esterna, della corretta realizzazione delle iniziative, a testimonianza
della serietà dell'impegno che si è voluto
prendere con la clientela. Solo infatti le
banche che ottengono la certificazione
potranno usare il marchio «PattiChiari»
sulle singole iniziative.
Per ciascuna iniziativa il procedimento di
certificazione si baserà sul rispetto di un
insieme di regole – descritte in appositi
protocolli di certificazione – che attengono
sia ad aspetti organizzativi e procedurali,
che ad aspetti di comunicazione e di relazione con la clientela.
Nasce quindi un impegno
preciso, al quale la nostra Banca
ha ovviamente dato la propria
adesione.
Conosciamoci meglio
MOTTA DI LIVENZA
In una verde fertilissima pianura,
adagiata sulle vicinanze del fiume
Livenza e del suo affluente Monticano, le cui acque a sud si mescolano, è ubicata Motta, che dal fiume ne aggiunge il nome, divenendo Motta di Livenza.
Abitata probabilmente in epoca romana con piccoli nuclei agli
incroci di strade importanti, come
la vicina Postumia, «Motha», da cui
la derivazione di Motta, secondo
un linguaggio molto lontano nel
tempo, presumibilmente stava ad
indicare un rialzo naturale del terreno o un dosso. Ciò nonostante,
è difficile constatarne la derivazione esatta del toponimo, mentre i Ceneda e a Ezzelino III da Roprimi documenti che attestano l’e- mano, con l’estinzione di quest’ulsistenza di un centro abitato vicino timo, Motta ritornò alla legittima
potestà dei «Caminesi», che a loro
al Livenza, risalgono al XII secolo.
L’appellativo di «castrum» e di volta, dopo contrasti con il Comune di Treviso,
«villa», Motta lo
posero Motta nel
acquisì ottenen- Abitata probabilmente in
1291, in modo lido una struttura epoca romana con piccoli
bero e pacifico,
autonoma e una nuclei agli incroci di strade
sotto la giurisdipropria chiesa,
zione della Ree costruendo un importanti...
pubblica di San
castello, mentre
gli edifici sacri risalenti già ai primi Marco che delegò un podestà alla
secoli dopo il mille, furono dedica- sua reggenza. Fu proprio in questo periodo, che nei pressi di Motti a San Giovanni e a San Nicolò.
Ma l’autonomia di Motta resse ta le truppe dell’imperatore Siper non molto tempo, tanto che fu gismondo calate nella pianura ad
soggetta alla giurisdizione al nobi- occupare campagne e villaggi, rile casato dei «da Camino», potenti mediano una cocente sconfitta da
feudatari di origine longobarda, at- parte dei soldati della Serenissima
torno al 1154 che si impadroniro- guidati da Carlo Malatesta. Da allono di vaste zone della «Marca» fis- ra fu pace per diversi secoli, anche
sando successivamente la dimora se l’intero territorio della
Repubblica di Venezia, compresa
a Portobuffolè.
Posta in una posizione territo- quindi Motta, fu investito da diverriale strategica, Motta fu coinvolta se epidemie con la terrificante e
spesso in vicende belliche quando micidiale pestilenza del 1630 con
il casato che vi dominava (i da tantissimi morti che aumentano
Camino), entrava in conflitto con i successivamente con una spavensignori dell’area trevigiana, il Pa- tosa carestia. Da rilevare che nel
triarcato di Aquileia, la Diocesi di periodo storico, quando Motta era
sotto la giurisdizione dei «da
Ceneda e il Dogato Veneziano.
Dopo le sottomissioni al Camino», esisteva nelle vicinanze
Comune di Treviso, al vescovo di «la corte» di Lorenzaga, ora frazio-
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ne della stessa Motta, separata dal
confine naturale dato dal fiume
Livenza, ma posta sotto la dominazione del Patriarcato di Aquileia.
Con il passaggio del Friuli a
Venezia e l’abbattimento dei confini giurisdizionali, anche Lorenzaga
seguì le sorti dell’intero territorio
mottense e le vicissitudini della
Serenissima.
Quando nel 1797 la Repubblica di San Marco cessò di esistere, con l’avvento di Napoleone,
Motta riscoperse momenti di
tranquillità e operosità, con la nascita del napoleonico Regno
d’Italia, venendo eretta a Comune
nel 1806. Finita l’era napoleonica e
passata ad altri padroni, la terra
mottense fu ricca di fermenti di libertà durante la dominazione
austriaca del regno Lombardo-Veneto. Conclusasi anche l’era dei
dominatori d’Oltralpe, Motta fu annessa definitivamente al regno
d’Italia nel 1866.
Alla ridente ed operosa cittadina che si stava formando, dove
l’artigianato e i commerci si sviluppavano, una disastrosa alluvione
nel 1882, provocò danni ingenti al
patrimonio abitativo, con morti e
distruzioni. Fu proprio da quella
brutta esperienza, che il fiume Li-
venza, che allora attraversava l’abi- rinomata agricoltura ed uno svitato, venne portato a scorrere più luppo industriale cospicuo, dove
a sud e venne spostata più a Valle sono rilevanti i materiali da costrula congiunzione con il Monticato. zione e i mobili.
Anche questa soluzione non dette
Tra tante vicissitudini storiche,
i risultati sperati, tanto che il 4 no- Motta di Livenza è riuscita a convembre 1966, Motta fu invasa nuo- servare un forte legame con il pasvamente dalle acque del Livenza, sato, soprattutto attraverso l’arte e
subendo un’altra disastrosa allu- la cultura. Numerose opere testivione.
moniano le bellezze storiche ed
Ma la più grande distruzione architettoniche di cui Motta è riMotta la subì durante la occupa- masta gelosa custode.
zione austro-ungarica dopo la ritiTra tutte, la chiesa di San Nirata di Caporetto nel 1917 fino al colò (il duomo), rifatto dal 1516
novembre 1918. Enormi danni fu- sotto la direzione di Jacopo Tatti
rono cagionati
detto il Sansodagli invasori Ma la più grande distruzione
vino, dove alche distrussero Motta la subì durante la
l’interno, tra le
numerosi stabili occupazione austro-ungarica
pregevoli opee non poche dopo la ritirata di Caporetto... re di numerosi
ville signorili,
artisti, figurano
adoperando le macerie come ma- anche gli affreschi di Pomponio
teriale per il consolidamento delle Amalteo. Per non dimenticare poi
strade e le travature per la costru- il celebre santuario della Madonna
zione dei ponti sul Livenza. Il dei Miracoli, ritenuto opera di paDuomo fu trasformato in ospedale dre Francesco Zorzi con suggerie il paese fu adibito a centro di menti dello stesso Sansovino. Altre
raccolta delle campane razziate in chiese degne di interesse sono
tutto il territorio occupato. Fu in- quelle di San Giovanni, parroccendiata la villa del sindaco, di- chiale di Motta sino al XVI secolo,
strutta la stazione ferroviaria, e dal e la romanica chiesa di San
municipio tutto fu asportato. Motta Silvestro a Lorenzaga.
si riprese dopo il primo conflitto
mondiale e il paese si risollevò
prontamente e continuò ad ingrandirsi e a svilupparsi soprattutto dopo la seconda guerra mondiale,
dalla quale subì nuove distruzioni,
divenendo in questi ultimi anni un
centro di grande prestigio a livello
industriale, in tutta l’area mottense.
Con i suoi 37,64 km quadrati,
il comune conta attualmente sugli
ottomila abitanti. Dispone di una
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Oltre agli edifici di culto, anche le ville signorili fanno parte
del patrimonio artistico-architettonico, sorte in parte nella «riviera»
del Livenza. Si possono ammirare
– tra le altre – «Palazzo Buso»,
«Palazzo Giacomini», l’antica «Loggia» e l’odierno palazzo municipale, «la Morosina» e la villa «RiettiRotta».
Franco Romanin
A Praga con la Banca
Alle 6,15 del nove ottobre duecen- pranzo l’allegra «truppa». Un posto
tocinquanta Soci, uno più uno me- riservato per ogni pullman, e si è
no, della Banca S. Biagio del capito subito che l’organizzazione
Veneto Orientale, hanno preso la era di quelle che ti fanno stare
via di Praga sui cinque pullman tranquillo. Ah…mi stavo scordanmessi a disposizione per una gita do delle efficienti hostess, che ci
annunciata fin
avevano eruditi
Ponte Carlo, Piazza
dall’assemblea
per bene su coVenceslao, la città Vecchia,
di aprile.
me erano stati
Allegria e con la Sinagoga, il quartiere
organizzati,
buon umore ed il cimitero ebraico,
viaggio, sognonostante l’ora la Torre dell’orologio,
giorno e moantelucana per ed altro ancora...
menti di ristoro,
molti dei partepoche regole
cipanti, con qualcuno subito appi- poi rispettate da tutti; ed è stato
solatosi sui comodi sedili dei bus un successo. Ottimo ed abbondancondotti senza scosse dai bravissi- te il pranzo annaffiato da vino, e
mi autisti. Una giornata incomin- birra, un po’ misurata l’acqua; del
ciata bene e proseguita meglio. caffè, ci restava il ricordo dell’ItaAlle otto circa una sosta al confine lia, ma, appena in corriera, Rita
per salutare l’Italia e per alcune provvedeva a sistemare il tutto
necessità personali, caffè, giornali con l’ottimo espresso erogato dalla
in lingua, qualche biglietto della macchinetta sul bus. Alla frontiera
lotteria (non si sa mai) ed… altro con la Cekia, tutto abbastanza veancora. Dopo pochi chilometri, in loce, e via verso Praga tra saliscenterritorio austriaco il sole se ne va, di e paesaggi che risentono ancora
per lasciare il posto ad una ne- di un periodo di oscurantismo, ma
vicata di quelle che ti affascinano che stanno «risorgendo» velocerendendo il paesaggio da fiaba mente. La meta è raggiunta alle
per oltre una ventina di chilome- ore 19,30 ed in men che non si ditri. Tutto bene, ed alle 12,30 con ca, tutti sono nelle eleganti e
puntualità «Svizzera», il ristorante confortevoli camere già assegnate.
Gasthof Stockinger, accoglie per il La cena buffet ha cancellato qual-
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Sopra: piazza
Venceslao di notte
A fianco: le torri
del castello a
Cesky Krumlov
che accenno di stanchezza, tanto
che qualcuno, con i tre Bus messi
a disposizione, ha voluto fare conoscenza rapida con la Praga di
notte. Il giorno dopo tutti pronti
alle 8,45 per la visita alla città.
Ponte Carlo, Piazza Venceslao, la
città Vecchia, con la Sinagoga, il
quartiere ed il cimitero ebraico, la
Torre dell’orologio, ed altro ancora
hanno riempito di immagini e di
ricordi incancellabili i gitanti. Il
pranzo presso la Birreria Fleku risalente al 1499 ed il rientro in albergo per riassettarsi, e ripartire
per il caratteristico Plzenska Restaurant, dove si è cenato al suono
di musica anni 40/60 e qualche
In alto a sinistra:
Praga zona castello
centro del governo
A lato: foto di
gruppo in piazza
a Cesky Krumlov
brano locale con un intermezzo di
«Volare» di Modugno, cantato in
coro dalle spassosissime hostess.
Sabato ore 9 tutti in pullman verso
la zona del Castello di Praga dove
gli occhi e lo spirito dei gitanti, si
sono immersi interamente nell’ambiente, per ammirare le bellezze
del luogo grazie anche alle sapienti spiegazioni delle brave guide locali messe a disposizione di ognuno dei cinque gruppi che formavano la comitiva. Il Castello, residenza di lavoro del presidente della
Repubblica, la cattedrale di San
Vito, la passeggiata nella via dell’oro unico neo (l’alleggerimento
di portafogli e documenti a tre
partecipanti alla trasferta), il quartiere Mala Strana, e poi il pranzo
al caratteristico ristorante Klasterni.
Pomeriggio dedicato allo shopping
(acquisti per dirla in italiano), dove ognuno ha liberato… la fantasia, ed il portafoglio. Alle 19 tutti
in albergo, e poi, «in gringheri» all’hotel Corinthia Towers per la Cena di Gala. Qui, il presidente
Franco Anastasia, ha preso la parola per ringraziare partecipanti ed
organizzazione, prima di dare il
via ad una cena che ognuno si poteva scegliere ai grandi tavoli di
15
mescita preparati a dovere per una
cena così importante. Musica e
ballo e poi tutti a nanna, per essere pronti il giorno dopo, domenica
12, per il rientro. Poche ore per
raggiungere la bella cittadina di
Cesky Krumlov quasi al confine
con l’Austria, dove oltre al pranzo
preparato con cura presso lo storico ex convento gesuita Hotel Ruze, e consumato in allegria, ognuno ha potuto dare fondo alle…
«Corone» rimaste negli ammiccanti
negozi. Dopo un paio di soste,
una in terra d’Austria ed una in
terra italiana, verso le ore 23 a
Fossalta il rompete le righe. Tutti
hanno guadagnato velocemente le
mura domestiche, per liberarsi,
forse con l’aiuto di una doccia,
dell’eventuale stanchezza ma non
dello splendido ricordo di quattro
giorni da ricordare nel tempo.
L. S.
Sopra: Praga uno
scorcio della città da
piazza dell’orologio
A lato: Praga,
piazza castello,
sullo sfondo
il corpo di guardia
del Palazzo
Presidenziale
a sinistra
il Vescovado
e a destra Ministeri
La Banca per il territorio
La «S. Biagio», Banca della gente e
per la gente, ha sempre avuto un
occhio di riguardo per quanto concerne le istituzioni, che della gente
sono poi un punto di riferimento, e
la chiesa e le sue istituzioni lo sono
in maniera particolare. Sono molteplici gli interventi che la «S. Biagio»
ha fatto nel territorio dove opera, e
molto intende ancora fare sotto
questo profilo. Particolarmente in
occasione di nuove aperture di filiali od in presenza di eventi particolari. Anche la nuova presenza
nel Friuli dopo l’acquisizione della
Banca Sud Friuli, tra le altre iniziative, ha suggerito alla Banca di in-
tervenire con due iniziative mirate;
una per la chiesa di Pertegada per
una delle vetrate opera della ditta
Poli di Verona, ed una per dotare
la scuola materna «Giacomo Baradello» di Latisanotta di una serie di
giochi per l’infanzia. Abbiamo sentito in proposito il Parroco di
Latisana monsignor abate Carlo
Fant che è stato parroco di Pertegada, Gorgo e Bevazzana per 24
anni, ed attualmente è parroco di
Latisana e Latisanotta.
Il nostro rapporto con la
Banca di Credito Cooperativo risale
a parecchi anni, prima con la SudFriuli, ed ora con la «S. Biagio».
Quello però che mi ha fatto piacere e che mi ha colpito e meravi-
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gliato, è stata la visita che mi hanno fatto, appena arrivata la «S. Biagio», il presidente Franco Anastasia,
il direttore centrale e quello di
Pertegada. Un segno evidente che
le cose stavano cambiando, ed ho
visto nel gesto una volontà di collaborazione, ognuno ben inteso nel
campo di propria competenza, ed una disponibilità di
aiuto che mi
ha senz’altro
dato nuovo
entusiasmo,
lo voglio
sottolineare,
ed è giusto
che questo la
gente lo sappia, e io
l’ho detto anche in predica. Un segno di attenzione, non per don
Carlo Fant fine a se stesso, ma per
quello che rappresenta come parroco di una comunità, e questo mi ha
fortemente rincuorato. Tornando al
rapporto con la Banca di Credito
Cooperativo, sono anni che facciamo arrivare con il determinante
contributo della stessa alle famiglie
di Pertegada, Gorgo e Bevazzana,
un calendario dove sono segnati
tutti gli avvisi della parrocchia. Un
segnale molto importante di comunicazione che lega la parrocchia a
tutte le associazioni. Oltre a questo, la Banca è poi sempre stata vicina in tutte le manifestazioni che a
vario titolo segnano la vita della
comunità.
Per venire alla vetrata «monofora», ho chiesto se la «S. Biagio»
fosse stata disponibile a legare il
suo nome ad una di queste, la risposta è stata immediata e totale.
Queste vetrate che rappresentano
le opere di misericordia spirituali e
corporali, a mio modo di vedere,
pare siano un concetto che sta nell’atto di nascita delle ex Casse Rurali, e continuino ancora adesso ad
essere nello spirito, nella filosofia e
nell’etica delle Banche di Credito
Cooperativo. Ed è per questo che
io vorrei ricordare sotto questa vetrata tutti coloro che hanno lavorato per questa Banca, prima
Sud Friuli, ora «S. Biagio» o con
l’immagine della beatitudine o dell’opera di misericordia, tutti i defunti con la dedicazione «Seppellire
i morti». Per quanto concerne invece la scuola materna di Latisanotta
«Giacomo Baradello», visto che era-
vamo un po’ carenti ed anche fuori
norma nei giochi, ci siamo rivolti
alla Banca di Credito Cooperativo
S. Biagio, che anche in questo caso ha risposto favorevolmente e
con entusiasmo. Vorrei quindi
concludere questa chiacchierata
con un grazie per quanto ci ha dato la «S. Biagio», che ci ha permesso di fare queste cose. Grazie inoltre per come ci è stato dato, con il
sorriso, senza pretendere nulla in
cambio, e questo mi pare è un
concetto di una Banca di Credito
Cooperativo molto grande che
non va taciuto, ed io l’ho detto ai
parrocchiani, ai genitori, ai bambini che hanno dimostrato molto di
apprezzare questo modo comportamentale della «S. Biagio».
Ellesse
Fatti ed avvenimenti
NUOVA FILIALE A LIGNANO SABBIADORO
La filiale numero 15 della Banca S. Biagio del Veneto Orientale
è stata inaugurata il 13 ed è
operante in viale Europa, 25 dal
15 dicembre. Con quella di
Lignano Sabbiadoro, sono tre
ora le dipendenze operanti nel
territorio friulano dopo l’incorporazione da parte della «S. Biagio» della Sud Friuli che già era
presente a Pertegada e Latisana.
Una chiara volontà dell’Istituto
di rafforzare la presenza in
un’area strategicamente conti-
gua non solo per territorio ma
anche per tradizioni. La cerimonia alla presenza di autorità locali civili e militari, di Soci e
simpatizzanti, degli amministratori, dirigenti e dipendenti
della «S. Biagio», dopo la benedizione dei locali, si è conclusa
con un momento conviviale per
sottolineare l’avvenimento. Gli
onori di Casa sono stati fatti oltre che dal presidente e dal direttore Generale, dal direttore di
Filiale Gastone Codotto.
LIBRI
Agenda Friulana 2004
È stata presentata con grande
partecipazione di pubblico mercoledì 26 novembre al salone delle
feste del «Ristorante Bella Venezia»
a Latisana, l’Agenda Friulana 2004
edita da Chiandetti e giunta quest’anno alla 28a edizione. Ha illustrato l’opera, perché di vera opera si tratta, e non di semplice
quaderno per appunti, Natascia
Bettin, giovane laureata in lingue
e letterature straniere all’Università di Udine, con la tesi dal titolo: «Lingua e tradizioni della
Bassa nell’opera di Nelso Tracanelli», poeta e scrittore sanmichelino animatore di molteplici iniziative culturali, cofondatore
dell’Associazione «La Bassa», membro della Filologica Friulana scomparso l’anno scorso. Alla cerimo-
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nia, presenti l’editore e molti autori dei testi e delle poesie, hanno
portato il loro contributo culturale
il Trio musicale Maria Vazzana
(flauto traverso), Marco Giulio (tastiere), Costanza Odorico Cargnelutti (chitarra), che hanno eseguito
un apprezzato repertorio di brani
nazionali e della tradizione friulana. In seguito l’Agenda, come
consuetudine, è stata presentata
al Fogolar Furlan di Roma il 5 dicembre, ed alla Provincia di
Udine a Palazzo Belgrado il 13
dello stesso mese.
Motta di Livenza
Con il contributo della
«S. Biagio», si è svolta il 6 dicembre nella sala San Francesco presso il Santuario della
Madonna dei Miracoli, la
presentazione del volume: «Il
Fiume Livenza – Contributo
alla salvaguardia del territorio» di cui sono autori
Roberto Guerra, Massimo
Mattozzi e Lamberto Uvai.
Una edizione ben curata
per narrare di un fiume,
della sua vita, della sua vitale importanza per un territorio, delle storie liete o tristi, allo stesso legate e dallo stesso a
volte scaturite. Integrano perfettamente lo scritto le splendide testimonianze fotografiche che sono
spaccati di vita ed avvenimenti
non solamente della parte del trevigiano bagnata da questo fiume,
ma anche di altri avvenimenti legati all’acqua in altre parti d’Italia.
Ha coordinato la cerimonia di presentazione il rettore della Basilica
frà Livio Folcato, ed oltre agli autori sono intervenuti il dottor Graziano Panighel sindaco di Motta di
Livenza e l’ingegner Antonio Rusconi per l’Autorità di Bacino dei
fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta e Bacchiglione.
Premi allo studio
Festoso incontro, e non poteva essere altrimenti, sabato
5 dicembre al Savoy Beach di Bibione per la festa dei
premi alla studio a Soci e figli di Soci che si sono distinti nei tre gradi di diploma: scuola media, maturità,
laurea. Una festa che è iniziata con la consegna dei
premi presenti studenti, genitori e parenti ed i massimi
dirigenti della «S. Biagio», presenti anche dirigenti ed
Nominativo
L AUREA
insegnanti del mondo scolastico, per sottolineare l’importanza dell’iniziativa che oramai da lungo tempo la
«S. Biagio» ha posto in essere. È un riconoscimento all’impegno ed alla serietà con cui i premiati hanno affrontato un periodo importante della loro vita. Dopo i
premi un momento conviviale ha rafforzato l’evento.
Questi i premiati.
Residenza
Voto
Claudia Andreetta
Luca Bortolussi
Alessandra Braida
Antonio Brocca
Ludovico Centis
Marta Citron
Elisa Fantin
Ceggia
Portogruaro
Pordenone
S. Michele al Tagliamento
Latisana
Ceggia
Latisana
110/110
110/110 e lode
110/110 e lode
110/110
110/110
110/110 e lode
110/110
Katia Furlan
Erica Gaiatto
Chiara Gobbato
Dario Donadonibus
Enrico Gobbato
Fabio Lena
Diana Mengo
Lisa Michelutto
Marta Nosella
Paolo Pascutto
Erika Stefanel
Cinzia Terrida
Susi Zoccarato
Nicoletta Zoccolan
Elisa Zonta
Fossalta di Portogruaro
Teglio Veneto
Latisana
Portogruaro
S. Michele al Tagliamento
Fossalta di Portogruaro
S. Donà di Piave
Latisana
Portogruaro
Lugugnana
S. Michele al Tagliamento
Portogruaro
Latisana
Fossalta di Portogruaro
Portogruaro
110/110
110/110
110/110 e lode
110/110
110/110 e lode
110/110 e lode
110/110 e lode
110/110 e lode
110/110
110/110 e lode
110/110
110/110 e lode
110/110 e lode
110/110
110/110 e lode
Federica Anastesia
Valeria Baldissera
Cesare Cusan
Roberto Durigutto
Renato Fioretti
Martina Garzon
Giulio Gregoratti
Cristina Iseppi
S. Michele al Tagliamento
Ceggia
Portogruaro
Cesarolo
S. Michele al Tagliamento
S. Michele al Tagliamento
Cesarolo
Cessalto
100/100
100/100
100/100
100/100
100/100
100/100
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Enrico Lorenzon
Vania Masutti
Anna Mecchia
Alberto Pettarin
Rudy Stefanuto
Anna Zonta
Ceggia
S. Michele al Tagliamento
S. Michele al Tagliamento
Portogruaro
Gruaro
Portogruaro
100/100
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Cesarolo
Cesarolo
Cesarolo
Bibione
Fossalta di Portogruaro
Portogruaro
Fossalta di Portogruaro
Gruaro
Gruaro
Caorle
Bibione
Cesarolo
Cesarolo
Ceggia
Gruaro
Teglio Veneto
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Ottimo
Specializzazione
Medicina e Chirurgia
Matematica
Lingue e Letterature Straniere
Ingegneria Edile
Scienze dell’Architettura
Scienze Ambientali
Discipline dell’Arte, della Musica
e dello spettacolo
Decorazione
Scienze dell’Amministrazione
Farmacia
Scienze dell’Educazione
Scienze e Tecnologie Agrarie
Giurisprudenza
Lingue e Letterature Moderne Euro-Americane
Lettere
Scienze dell’Educazione
Ingegneria Meccanica
Scienze dell’Educazione
Architettura
Architettura
Scienze dell’Educazione
Economia e Legislazione per l’impresa
M ATURITÀ
DIPLOMA MEDIA INF.
Alex Angeli
Patrick Dalla Torre
Elena De Bortoli
Alessandra Gasparotto
Alberto Geromin
Manuel Guglielmini
Lisa Macor
Martina Moretto
Giulia Poser
Matilde Presotto
Veronica Ros
Sara Simonato
Luca Stefanello
Valentina Trevisan
Elisa Venaruzzo
Alessandro Zanon
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Ragioneria
Liceo Classico
Perito Industriale
Liceo Classico
Liceo Scientifico
Liceo Scientifico
Liceo Classico
Perito Aziendale e Corrispondente
in Lingue Estere
Liceo Classico
Liceo Linguistico
Liceo Scientifico
Liceo Scientifico
Perito Aeronautico
Ragioneria
Incontri con i Soci
Sono ripresi il 23 ottobre con una
buona partecipazione gli incontri
con i Soci. Una iniziativa che il
Consiglio di Amministrazione e la
Direzione della «S. Biagio» hanno
messo in cantiere qualche anno fa,
per avere un sempre più stretto
rapporto con la base sociale che si
stava, e si sta ingrossando in parallelo con l’espansione della Banca
stessa. La necessità quindi di non
perdere mai di vista quel principio
di legame solidale e di conoscenza
della vita evolutiva dell’Istituto con
i Soci, non certamente esauribile
nella sola Assemblea Generale,
che è la base dei successi e della
vita stessa dell’Istituto.
Il via a questa «sezione» autunnale, è stato dato con i Soci della
filiale di Teglio Veneto che hanno
risposto in molti, intervenendo poi
appropriatamente alla fine delle
esposizioni fatte dal direttore gene-
della filiale di Portogruaro ed il 21
con quelli della filiale di Bibione.
Nelle quattro serate, il presidente Franco Anastasia, ha tracciato un breve profilo della «S. Biagio» dalla sua nascita in poi e degli
impulsi avvenuti con le varie fusioni e l’apertura di nuove filiali
nell’ultimo decennio, con qualche
accenno al cambiamento del mondo creditizio in generale.
Il direttore generale Vittorio
Canciani, ha presentato un resoconto fino al 30 giugno 2003, ed
illustrato i nuovi impegni legati al
mondo del credito, relativamente
ai nuovi criteri di trasparenza, di
patti chiari, ed ai rapporti con la
clientela dopo Basilea due.
Hanno ospitato le serate, rispettivamente l’Abate Ermanno di
Sesto al Reghena, Duilio a Caorle,
Il Savoy di Bibione. Si riprenderà
la primavera prossima!
rale della «S. Biagio» Vittorio
Canciani e del presidente Franco
Anastasia. Il momento conviviale
che ne è seguito, ha servito in
quella, come nelle altre serate che
si sono succedute, a rafforzare la
conoscenza ed ampliare la discussione sulle problematiche illustrate
dai relatori, ma anche a cementare
conoscenze ed amicizie.
Ed è stato così anche il 6 novembre con i Soci della filiale di
Caorle, il 14 novembre con quelli
19
Dall’alto: incontro
con i Soci
di Portogruaro,
Bibione, Teglio
Veneto e Caorle

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