Da Casa Madre - Missionari della Consolata
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Da Casa Madre - Missionari della Consolata
da Casa Madre Anno 96 - N.05 Maggio - 2016 ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA Perstiterunt in Amore Fraternitatis Sergio Bustamante, 1000x1000, Guadalajara - Mexico. FRAMMENTI DI LUCE GIONA: PROFETA SCANDALIZZATO DA UN DIO MISERICORDIOSO P. Giuseppe Ronco, IMC Fu per me una vera sorpresa, dopo l’indizione del giubileo della misericordia, vedere come numerosi autori, nella loro riflessione, abbiano sottolineato il numero grande di persone che considerano scandalosa la misericordia di Dio, prendendo spunto dalla vicenda personale di Giona, raccontata nel libro che porta il suo nome. Giona infatti non si rassegna ad accettare Dio come buono e misericordioso fino a perdonare anche i nemici oppressori. Gli preferisce il Dio giustizia, che premia i buoni e punisce i cattivi. E’ questa una visione di Dio che sopravvive ancora ai nostri giorni. Il cuore dell’uomo fatica nel credere e nel vivere la beatitudine della misericordia e spesso giudica come scandalosa la misericordia di Dio che non conosce limiti ed eccezioni. IL LIBRETTO DI GIONA In 58 versetti, scritti nel post esilio, probabilmente verso la metà del V secolo a.C., viene raccontata in forma di racconto popolare la storia di un profeta controvoglia, non disposto ad acconsentire alla compassione di Dio verso i pagani. Si risente con vivacità la mentalità del 2 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 giudaismo del Secondo Tempio, caratterizzata dall’integralismo legalista propugnato dagli scribi. Il regno di Giuda non esisteva più e la Giudea era ridotta a una secondaria provincia dell'impero persiano, dove venivano propugnati valori come la scrupolosa osservanza religiosa e la purezza razziale. In Israele viveva una comunità con mentalità chiusa, nazionalista, schematica e irrigidita che non comprendeva più la bontà di Dio verso i pagani. Il libro denuncia così le contraddizioni della comunità giudaica che la sconfitta e l’amarezza avevano portato all’irrigidimento e sostiene l’apertura universalistica verso tutti i popoli. L’autore del libro apparteneva ad una minoranza ebraica di ispirazione profetico-sapienziale che aveva iniziato a mettere in crisi le certezze del giudaismo, dopo l’esilio di Babilonia, aprendosi all’universalismo. “Giobbe e Qoèlet criticano la dottrina tradizionale della retribuzione e aprono il cammino ad una nuova interpretazione del dramma della sofferenza e del male. Ruth e Giona superano l’idea di un Dio che ama solo gli Ebrei e aprono la strada a riconoscere la fede e il bene presenti in ogni popolo. Il Cantico dei Cantici contesta il legalismo maschilista della società patriarcale per mettere al primo posto la forza dei sentimenti e il primato dell’amore. Viene così ripreso quel messaggio profetico che già al tempo della monarchia con Osea e il Primo Isaia, ma soprattutto durante l’esilio col Secondo e Terzo Isaia aveva fatto intravedere il volto di un Dio benevolo verso tutti i popoli, compassionevole verso i malvagi e paziente anche verso i suoi figli più capricciosi e testardi” (Diocesi di Verona, Giona profeta riluttante di un Dio misericordioso, 2012). Al centro della vicenda non c’è il popolo giudaico, ma una città pagana. Il profeta inviato è di mentalità gretta e chiusa, ma il vero protagonista del libro è Dio, che guida la storia non con severità, ma con misericordia, verso il bene e la salvezza di tutti. “È un Dio misterioso e invisibile, ma insieme vicino alle persone e non disdegna di mostrarsi benevolo. Giona rifiuta di cambiare idea su Dio, scalpita, si arrabbia. Difende le sicurezze teologiche e lo stile di vita tradizionali del suo popolo. Vuole restare profeta del castigo e delle sicurezze morali, del Dio della Legge e degli Eserciti, del Dio Re e Giudice. Rifiuta di diventare il profeta gioioso del Dio del perdono, della pace, della fraternità universale. Non è il vangelo che vuole portare, ma la spada!”. IRONIA E PARADOSSI NEL CONTENUTO Il gusto del paradosso e dell’ironia attraversano con maestria i contenuti del libro. Il nome del profeta “Giona” significa colomba e il nome del padre “Amittai” significa degno di fiducia, ma in realtà Giona non ha queste caratteristiche. Scoperto sulla nave, Giona confessa con orgoglio davanti ai marinai la sua fede: “Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra” (1,9). Si definisce come israelita pio, dice di servire il Signore ma dimentica che gli sta disobbedendo. C'è una contraddizione fra le parole e la vita. E c'è una contraddizione ancora più profonda. Perché fugge a Tarsis? Perché dorme profondamente mentre infuria la tempesta? Perché non prega Dio come i marinai? Conosce Dio, ma non lo comprende, soprattutto non condivide il suo modo di agire. Si rattrista per una pianticella di ricino che muore, ma l’intera città di Ninive non gli interessa. E’ lui che ha bisogno di conversione! Ninive è presentata come la grande (gadol) città, senza riferimenti al regno Assiro, di cui era la capitale. Ormai la città era diventata il simbolo di ogni potere assoluto, che dominava con la violenza e l’ingiustizia. Nell’immaginario collettivo ebraico incarnava il male che appariva invincibile. In realtà basterà solo un giorno di predicazione perché tutta la città si converta. L’incredibile si materializza sotto gli occhi increduli di Giona: i pagani si convertono e credono alla parola annunciata. Ninive rappresentava anche il mondo degli oppressori. Il profeta Nahum (3,1-4) la descrive come: «Città sanguinaria, piena di menzogna, colma di rapine, non cessa di depredare... Affascinante e incantatrice, faceva mercato dei popoli con le sue tresche e delle nazioni con le sue malie». Eppure Dio ama questa città, ama anche gli oppressori, e appena è possibile, li salva. Il Dio che punisce qui non si vede. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 3 4 La missione affidata a Giona è quella di proclamare che Dio conosce il male che avviene a Ninive. È un compito generico, senza accuse precise e persone da ammonire. Dio non chiede ai niniviti di convertirsi alla fede di Israele. Gli basta che cessi la violenza (hamas), sintesi di tutte le ingiustizie sociali. I niniviti si convertirono e “Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia” (3,10). “Ti sembra giusto essere sdegnato così?” (4,4). I marinai della nave adorano divinità diverse dal Dio di Israele, ma saranno loro a mettere Giona di fronte alla sua vigliaccheria e ad accettarne le conseguenze. Voleva fuggire i pagani di Ninive e si trova, senza volerlo, tra i marinai pagani. È fortemente ironico il contrasto tra l’incalzare dei marinai che cercano in tutti i modi la via della salvezza, e l’apatia di chi la conosce ma non la vuole seguire. Proprio i marinai, ritenuti insensibili e senza fede, diventano maestri di chi si dice credente! Giona non accetta che Dio sia buono e pietoso verso i pagani che si convertono e credono in Lui. Poi lo invita ad alzare lo sguardo sulla grande città e sui suoi abitanti per guardarli come li vede Lui: con gli occhi di un padre che vuole la salvezza di tutti i viventi. LA MISERICORDIA SCANDALOSA Per questo fugge a Tarsis, lontano da Ninive, e ne dice il motivo: “So che sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato” (4,2). E mentre Giona si intestardisce a fuggire da Dio, porta altri alla fede, a fare la sua volontà. Vuole dichiarare a Dio che il perdono verso i malvagi gli è insopportabile, che si rifiuta di obbedirgli, preferendo la morte. Questo tipo di misericordia lo scandalizza. Preferisce il Dio del giudizio inesorabile. Il mare nella Bibbia è simbolo del male, del peccato, della disperazione. Giona viene gettato in questo abisso e sperimenta la potenza delle tenebre. Dio gli invia un grosso (gadol) pesce per salvarlo, e nel suo ventre, Giona prega. Al suo sfogo, che rasenta la bestemmia, Dio risponde con la parabola del ricino, e pone a Giona la domanda che diventa il messaggio centrale di tutto il libro: “Ti sembra giusto prendertela così?” Anche negli abissi più profondi del male Dio si fa trovare! Giona avrebbe dovuto capire la lezione, ma Ninive non gli interessa. Anzi, si lamenta. Dio lo rimprovera con una domanda trafiggente: Ha senso che un uomo pianga e voglia morire per una pianticella del deserto, che oggi c’è e domani scompare, e che Dio non debba interessarsi di una grande città, dove vivono numerosi suoi figli? Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 viscerale della madre (rehem è l’utero, lo spazio che si trova in me, ma che è riservato all’altro, per formarsi e crescere). È colorato da una forte intensità delle emozioni più sensibili. Indica il totale impegno dell’uomo nel portare aiuto agli altri, non negando neppure le lacrime della compassione. Definisce l’amore donato gratuitamente, non meritato, che scaturisce dalla necessità del cuore e non “dall’obbligo”, pieno di bontà, di tenerezza, di pazienza, di comprensione, di perdono. Lento all’ira: “dal naso lungo”, indica la longanimità, la mancanza di collera, la capacità di concedere spazio e tempo per la conversione. Di grande amore: hesed, (eléos in greco), benevolenza, fedeltà, amore sponsale in Osea. Indica la bontà originaria e costitutiva, l'amore sorgivo, puro e gratuito. E’ l'amore paterno nel senso che "Dio è amore" (1Gv 4,8.16), e che ci ama "per primo" (1Gv 4,19). Dio si pente, muta: è un attributo nuovo, innovatore. Il pentirsi di Dio ricorre diverse volte nella Bibbia. Nel racconto del diluvio si legge che Dio «si pentì» di aver creato l'uomo. In Esodo 32,14 si legge che: «Il Signore si pentì della minaccia che aveva pronunciato contro il suo popolo». Geremia scrive: “Or dunque migliorate la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore vostro Dio e il Signore ritratterà il male che ha annunziato contro di voi” (26, 13). Prima di concludere, vale la pena, in questo anno giubilare, ripercorrere l’indagine semantica degli attributi che Giona attribuisce a Dio per definirlo (cf 4,2). Essi riprendono gli attributi del nome di Dio che troviamo in Es. 34,6 e aiutano ognuno di Dio ad essere misericordes sicut Pater. Misericordioso: hanum ( da hanan misericordia), è colui che difende il povero, con cordialità e magnanimità. Pietoso: rahum, (splanchna in greco), grembo materno, tenerezza. Suggerisce l’idea dell'amore Diventare misericordiosi come il Padre significa appropriarsi questi attributi di Dio, traducendoli nella vita di ogni giorno. Ci hai chiamato alla missione, o Signore. Fa’ che lo Spirito della missione abiti la nostra vita, la nostra comunità. Aiutaci ad avere lo sguardo fisso verso le persone e il luogo dove tu ci chiami. Non permettere, Signore, che ci limitiamo alle belle parole, ma facci compiere con sincerità la tua volontà. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 5 BEATA IRENE STEFANI COLLOQUIO CON SUOR MARGARITA BEDOYA Nicola Di Mauro - http://amico.rivistamissioniconsolata.it Intervista a suor Margarita Bedoya Garcia, Missionaria della Consolata, responsabile del Centro Spiritualità Irene Stefani, a Caprie (Torino). la parola anima, ci metteva sempre la lettera maiuscola. Da dove derivava questa peculiare sensibilità di suor Irene, che aveva alimentato così tanto il suo zelo missionario? Suor Margarita è un vanto per le Suore Missionarie della Consolata, sapere della beatificazione di Suor Irene Stefani. Che cosa ha caratterizzato in particolare l’apostolato e l’esperienza missionaria di questa vostra consorella? Lei, figlia fedele del nostro Fondatore il Beato Giuseppe Allamano, rincorse con esattezza il suo insegnamento, il suo zelo per la salvezza delle anime, la sua spiritualità missionaria. L’Allamano ripeteva senza stancarsi: “Prima santi e poi missionari”, la santità per la salvezza delle Anime. E Suor Irene lo tradusse cosi: “Essere santa è dare la vita goccia a goccia, trapassando dal cuore fibra per fibra, tutto ciò che non sia di Dio. La santità consiste nel lasciarsi crocifiggere da Dio e dalle persone, tacendo, ringraziando, accettando senza perdere la pace”. Scriveva nelle sue lettere: “L’unica gloria è nel farsi santi, la morte è l’eco della vita”». «La beatificazione di suor Irene significa per noi Missionarie e Missionari della Consolata una conferma della santità del Carisma donatoci dal beato Giuseppe Allamano, nostro Fondatore. Significa unirci alle schiere di coloro che, pieni di stupore, riconoscono l’onnipotenza dell’amore misericordioso di Dio che ci sprona a non stancarci mai di riconoscere le meraviglie che compie quotidianamente in noi sue figlie e figli, perché Dio ci ama con tenerezza di Padre. La caratterista apostolica di Suor Irene, è stata la sua carità senza limiti, vissuta nell’umiltà, una fede salda e una gioia evangelica che comunicava a tutti con il suo sorriso, la sua bontà, la sua disponibilità sempre. È un fatto che la preoccupazione principale e prioritaria di suor Irene fosse la salvezza delle anime, tanto che lei stessa quando scriveva 6 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 Il processo di beatificazione di Suor Irene Stefani è andato avanti senza difficoltà, o ci sono state esitazioni, ostacoli, dubbi? «A mio avviso tutte le diverse tappe si sono svolte in maniera normale e direi che Suor Irene stessa dal cielo ci ha dato una mano, per arrivare all’ora di Dio: la sua beatificazione. Le difficoltà incontrate, sono state risolte anche con degli interventi straordinari e sopranaturali; e tutto ciò ci incoraggiava a continuare il cammino, con gratitudine e gioia». Nella vita di comunità, come nelle famiglie, nel quotidiano compimento dei propri doveri, sono inevitabili invidie, gelosie e tensioni, Suor Irene come viveva e superava quei momenti difficili? «A queste cose Suor Irene rispondeva con il suo silenzio e preghiera, o con una prudente espressione come: "Deo gratias!", "correggetemi", "chiedo perdono" e si ritirava con passo delicato. Il suo ultimo gesto è stato quello di offrire la sua vita in un momento di tensione nella chiesa di Nyeri». Una celebre biografia su Suor Irene s’intitola “Gli scarponi della gloria”. Come mai tanta importanza data a quelle calzature? «Sono un po' il simbolo delle tantissime corse per salvare anime che suor Irene ha fatto nella sua vita, quegli scarponi impolverati e rovinati dall'uso che restano a testimonianza dei chilometri percorsi con qualsiasi tempo e a qualsiasi ora del giorno e della notte da quella instancabile evangelizzatrice. Suor Irene non perdeva un'occasione per salvare anime. Un esempio fra i tanti: un mattino, entrando in un capannone militare, trova un letto vuoto. È di Athiambo, un uomo che stava preparando al Battesimo, grave ma non troppo, per cui ha aspettato un giorno per amministrarglielo. Chiede informazioni e scopre che, avendolo preso per morto, lo hanno portato via, sulla spiaggia dove buttano i cadaveri. Suor Irene con i suoi scarponi addosso corre e lo trova ancora vivo, lo porta lontano dalla marea e lo battezza, poi corre all'ospedale e torna con una barella e due portantini. A suor Cristina Moresco, che le domanda se non sentiva ribrezzo a toccare tutti quei cadaveri, spostati per trovare Athiambo, suor Irene risponde: “Veramente sì, ma non pensavo che all'anima”. Ecco il segreto dei suoi atti eroici». Un altro libro tutto su di lei s’intitola: “Il vangelo del sorriso”. Come mai si è voluto sottolineare il sorriso di suor Irene, come fosse la dote naturale in cui più si identificava? «Il suo dolce sorriso è stato una caratteristica sua fin da piccola, che poi in missione è diventata la sua calamita per attrarre a Dio tanti suoi amati africani. Quando arrivò al nostro Istituto il 19 giugno 1911, la superiora fu colpita dal suo “bel sorriso” che fu immutabile sempre. Da altre testimonianze emerge il ricordo di essere una persona gioiosa, allegra e svelta. Con il suo sorridere esprimeva dolcezza, mansuetudine, atteggiamento tanto raccomandato dal nostro Fondatore, dato come consegna ai missionari e missionarie partenti. Suor Irene la fece sua, perché indispensabile a chi deve trattare con gli altri per condurli a Cristo. Nelle diverse testimonianze scritte dalle consorelle, dai padri missionari della Consolata che vissero con lei, si leggono espressioni come: "sorrideva sempre"; "per tutti aveva una parola amabile, delicata, incoraggiante, piena di speranza". Lei era sempre allegra che a vederla faceva dimenticare le miserie e le pene passate. Durante l’esumazione del corpo di Suor Irene, l’8 settembre 1995 era presente una anziana che aveva conosciuto suor Irene, al vedere il suo corpo intero gridò con gioia e stupore: "ecco i suoi denti, gli stessi con cui ci sorrideva sempre"». Il sorriso, l’umiltà, l’abnegazione, la preghiera costante caratterizzarono la vita di suor Irene. Che cosa ha rappresentato per gli africani questa beata? «Nelle testimonianze dei suoi africani raccolte nel libro: "Nyaatha suor Irene narrata dai suoi africani", di suor Gian Paola Mina, affiorano tutte le azioni indicate nel vangelo di Matteo 25,31-40: avevo fame, avevo sete, e così via. Per loro ha significato: "la nostra Nyaatha madre tutta misericordiosa, madre tutta tenerezza"; Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 7 "la predicatrice di Dio, la battezzatrice di Dio"; "Noi abbiamo ascoltato le sue parole e abbiamo visto il suo amore, nessuno poteva resistere alla sua eloquenza"; "sapeva che poteva prendersi la peste, ma si avvicinava e toccava i malati, pur di aiutarli"; "l’ha uccisa l’amore"; "la sua carità infiammata di rispetto, e compassione, aperta e benevola verso tutti, senza alcuna preclusione, capace di vincere ogni ostacolo, rompere tutte le barriere, capace di sollevare e consolare nella tristezza". La gente, perfino i non cristiani, ancora oggi dicono: "Quand’è che avremo di nuovo una suora come suor Irene?"». L’esperienza missionaria di suor Irene Stefani funge da modello di vita cristiana, il suo apostolato è stato considerato eroico, il suo zelo per la missione straordinario. Ora agli onori degli altari. Quali grazie si possono chiedere e si è sicuri di ottenere per sua intercessione? «A suor Irene stavano a cuore le famiglie. Ad Anfo, piccola adolescente, aiutava il padre nella trattoria per preparare le feste di nozze, e dava dei consigli agli sposi novelli. Durante il suo 8 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 apostolato missionario in Kenya, la famiglia era la sua grande preoccupazione: le mamme in difficoltà per la maternità, le vedove, i piccoli a scuola, i giovani che partivano per Nairobi in cerca di lavoro, gli uomini senza lavoro. Visitava tutti per alleviare le loro necessità, per curare i malati, per catechizzare e preparare al sacramento del Battesimo. Adesso possiamo chiedere a Dio, per sua intercessione, di benedire e accompagnare tutte le famiglie che hanno difficoltà per avere un figlio, quelle che sono in difficoltà di rapporti, quelle che non hanno un lavoro, quelle che portano avanti la sofferenza della malattia incurabile. Per noi missionarie e missionari, affidarci a lei perché come lei possiamo essere uomini e donne coraggiosi, di grande zelo missionario, discepoli e missionari che vivono e portano il Vangelo con la gioia nel cuore e nelle labbra». L’ALLAMANO NELLE SUE LETTERE MISSIONARI RESPONSABILI E LIBERI P. Francesco Pavese, IMC I missionari e le missionarie che l'Allamano andava formando, infondendo in loro il proprio spirito, dovevano essere interiormente “liberi” e maturi, capaci di valutare le situazioni e prendersi le proprie responsabilità. Obbedienti sì e senza sconti, idonei a collaborare e non battitori liberi, ma non dipendenti da altri, tanto meno succubi. Sapeva che in missione essi erano gravati da enormi pesi, che dalla loro saggezza e generosità dipendeva il progresso della missione, la creazione e lo sviluppo di nuove comunità ecclesiali. Scrisse a P. T. Gays: «Sta a voi formare fondamenta stabili delle Missioni» (III, 583). Per questo era molto vicino ai suoi giovani, li consigliava, incoraggiava, ma lasciava loro la libertà di decidere in certi casi, perché, oltre tutto, erano sul posto e vedevano meglio le cose. Si può anche affermare che l'Allamano, prima di dare una disposizione sull'organizzazione o sul metodo apostolico, attendeva di essere bene informato. Il P. I. Tubaldo, valutando questo aspetto, scrisse che l'Allamano formava i suoi missionari, ma in certo senso era anche da essi formato. Dalle lettere questo rapporto tra il Fondatore e i suoi figli e figlie appare chiaramente e merita di essere evidenziato. Inizio dai primissimi tempi. Riporto un brano di lettera, già citata nell'articolo di gennaio a proposito dello “spirito”, scritta a P. T. Gays, allora superiore del gruppo, il 30 luglio 1902. Si tenga presente che i missionari erano in Kenya da soli due mesi ed erano quattro in tutto: «Nella sua lettera mi dice, che dovete fare qualche variante alle nostre consuetudini ed all'orario conforme all'esperienza di codesti Padri; fate quanto stimate meglio in Domino dopo aver pregato ed aver conferito insieme voi due. […]. Durante i miei Esercizi a S. Ignazio ho composto il “Direttorio” richiesto dal regolamento. Dopo la necessaria prova, vi manderò copia del medesimo perché ne osserviate ciò che è possibile » (III, 384-385). Il Fondatore voleva che la decisione di come comportarsi fosse presa assieme a P. F. Perlo, in modo da non urtare i Padri dello Spirito Santo già presenti in Kenya da lungo tempo. Neppure due mesi dopo avere spedito quella lettera, il 19 settembre 1902 tornò sull'argomento scrivendo ancora a P. Gays: «Quanto alle pratiche di comunità V. S. tenga fermo alla sostanza e come già le scrissi faccia i mutamenti che d'accordo col Teologo crede convenienti» (III, 437). Nuovamente il 12 dicembre 1902: «Quando potete essere insieme osservate per quanto si può, e con libertà, il regolamento ed il Direttorio, e pure nei limiti della possibilità quando siete divisi – L'essenziale è il buon spirito che c'è in tutti» (III, 486). Il Fondatore si rese subito conto che in missione c'erano situazioni diverse e che non era possibile Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 9 trapiantare lo stesso programma di vita che si osservava a Torino. Tuttavia puntò sempre sulla sostanza, che è appunto la fedeltà allo spirito. Pur lasciando giusta libertà di decisione ai suoi giovani, l'Allamano intendeva conservare la propria responsabilità, quella insita nell'identità di fondatore. Ecco perché chiedeva di essere informato di modo che le decisioni prese sul posto fossero anche sue. Per esempio, quando si trattava di iniziare «una specie di seminario» per futuri catechisti, l'Allamano scrisse a P. Gays, con lettera del 3 aprile 1903, dando una serie di disposizioni su come trattarli. Temeva che fosse troppo accondiscendente sulle loro esigenze, come in seguito scrisse a P. Perlo (cf. III, 709-710). Pur sembrando molto convinto di quanto aveva scritto, aggiunse alla fine: «Se però così facendo vi alienate affatto questi ragazzi scrivetemi tutto il pro e il contro, e vedrò [...]» (III, 550). Anche a P. F. Perlo, divenuto responsabile del gruppo al posto di P. Gays, con lettera del 23 dicembre 1903, il Fondatore accennò a come comportarsi con i catechisti ormai accolti in un collegio a Limuru, soprattutto riguardo ad eventuali salari, concludendo: «V. S. faccia come crede bene non avendo che di mira la gloria di Dio» (III, 710). Un problema importante e sentito molto presto in Kenya fu quello di ottenere da Propaganda Fide un proprio territorio. Il Fondatore, nell'accordarsi con il Superiore Generale dei Padri dello Spirito Santo, fin dall'inizio aveva promesso con giuramento che non avrebbe chiesto un territorio in proprio, ma certi dissidi in loco spingevano in quella direzione. Il Fondatore almeno due volte fece presente a 10 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 Propaganda questo suo impegno con il Superiore Generale dei Padri dello Spirito Santo, ma non fu preso in considerazione, in quanto le missioni, gli fu precisato a Roma, non erano proprietà di nessun Istituto, ma della Chiesa, in nome della quale operava Propaganda Fide. Sappiamo come sono andate le cose: nel 1905 fu costituita un “Missione indipendente” e un “Vicariato Apostolico” nel 1909 affidato al nostro Istituto. P. F. Perlo fu nominato prima “Superiore” della Missione Indipendente e poi Vicario Apostolico del Vicariato del Kenya. Ma già nel 1904 la questione era sentita e se ne parlava nel nostro ambiente. Così il Fondatore scrisse a P. F. Perlo il 4 marzo 1904: «Ed ora della divisione del Vicariato di cui V. S. scrive nella sua lettera. V. S. sarà miglior giudice da costì, io le dirò ciò che penso col V. Rettore. Sarebbe certamente un bene avere presto un proprio Vicariato. 1) è da molti aspettato; - 2) significherebbe stabilità delle nostre missioni; - 3) provocherebbe molte vocazioni; - 4) si avrebbero i sussidi della Propagazione della Fede; - 5) si lavorerebbe stabilmente per l'avvenire; - 6) cesserebbero le paure, le ombre, ecc. […]. Non saprei da tutto ciò che concludere; se non che il dubbio, se si potrebbe sacrificare un po' del Kikuyu per averne il resto subito, sperando di espanderci fra non molto a Nord sino... V. S. esamini, preghi ed operi ciò che cede bene prudentemente» (IV, 66-67). Anche per la conduzione della comunità a Torino il Fondatore lasciava spazio ai suoi collaboratori, pur seguendoli da vicino. Mentre era a Rivoli per un po' di riposo, scrisse a P. U. Costa il 10 marzo 1912: «. Mi rallegrano le buone notizie del caro Istituto e degli esami subiti abbastanza bene. Deo gratias! Per la lettura dei voti io probabilmente non potrò farla che Giovedì sera, perché penso di tornare a Torino [da Rivoli] Giovedì mattina. Se stimassi meglio anticipare, fa come ti pare meglio in Domino» (VI, 95). Indirizzo analogo a P. L. Perlo, il 31 agosto 1912, mentre era a S. Ignazio in vacanza con la comunità: «Per le passeggiate regolati come vedi meglio per tutti. Potreste andare tutti anche i giovanetti per un giorno intero alla Consolata di Mezzenile» (VI, 222). Nuovamente, l'11 settembre 1913, da Torino a P. U. Costa che si trovava ancora a S. Ignazio con un gruppo di allievi, dopo avergli dato diverse notizie: «Tutte queste cose ti dico perché se avessi qualche osservazione in proposito, me la scrivi. Per il bene, e perché al vostro ritorno tutto sia in ordine pensa ad ogni cosa e scrivimi liberamente. Non cerchiamo che il maggior bene, perciò parla in tutto liberamente. […]. Leggi la lettere unita al ch. Garrone e se la trovi conveniente alla presente di lui condotta, gliela darai, altrimenti no» (VI, 477). che riguardavano le singole suore. Il Fondatore voleva conoscerle bene durante la loro prima esperienza in terra di missione, perché si trattava poi di ammetterle alla professione perpetua. Così le scrisse il 15 ottobre 1915: «Desidero che continui a tenermi al corrente dello stato generale, ed anche particolare di ogni suora. E ciò alla buona senza paura di esagerare, o di fare perdere la stima presso i superiori: So ben dare una tara, avuto riguardo dei malucci inevitabili ed i diversi caratteri» (VII, 218). Il ch. D. Spinello fu incaricato dell'insegnamento nelle classi del ginnasio. Probabilmente manifestò alcune perplessità al Fondatore, il quale gli rispose brevemente con lettera non datata, ma risalente al 1914: «Fai l'obbedienza e il Signore ti benedirà: Puoi tuttavia esprimere le cose ai Superiori, specialmente per la scuola degli Studenti» (VI, 696). Stesso criterio con le suore, che il Fondatore voleva mature e responsabili come “buone madri di famiglia”. Già alle prime partenti nel 1913, in quella famosa lettera che dovevano leggere solo durante il viaggio, scriveva: «Obbedite semplicemente e di cuore, anche nelle piccole cose a Mons. Vicario ed alla Vice-Superiora, non cambiandone mai gli ordini per le vostre viste particolari. […]. Potrà però ognuna, e dovrà proporre semplicemente le proprie convinzioni alla Superiora quando lo creda per il maggior bene, uniformandosi poi subito all'obbedienza» (VI, 495-496). Sr. Margherita De Maria, responsabile del gruppo in Kenya, fu particolarmente seguita dal Fondatore. Di lei si fidava e la incoraggiava a comunicargli le notizie, particolarmente quelle Anni dopo, nel 1921, Sr. Margerita confidò al Fondatore di avere l'impressione che Mons. F. Perlo fosse «poco soddisfatto delle nostre Suore». Siccome Mons. Perlo in quei giorni era in Italia, il Fondatore, rispondendo in data 1 settembre 1921, rassicurò Sr. Margherita comunicandole la sua impressione che era diversa, avendo capito che il Vicario Apostolico era soddisfatto sia delle suore che, in particolare, della loro superiora. E aggiunse: «Monsignore desidera che io stesso elegga le cape di stazione. Io lo farò, lasciando però a te di modificare la nota se ti paresse sbagliata». Poi aggiunse una confidenza: «Già avrai visto partire nove Suore del Cottolengo, ed in seguito partiranno altre, forse sino all'ultima. Ciò di dico in tutta confidenza. Noi manderemo delle nostre il possibile; ma non potremo per ora Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 11 supplire tutte le Cottolenghine. Si lasceranno varie stazioni coi soli sacerdoti; ma non si lasceranno le suore meno di quattro od almeno tre. Questo ho già ben ordinato a Monsignore» (IX/1, 133). Ciò significa che il Fondatore si fidava di Sr. Magherita e non dubitava che sapesse guidare con saggezza quel periodo di passaggio abbastanza difficile per carenza di personale femminile. Concludo ricordando nuovamente una lettera già citata quando parlavo dell'attenzione del Fondatore per la salute dei missionari e delle missionarie. Quando Sr. Maria degli Angeli si trovava in convalescenza presso un convento di suore a Zoverallo (Intra), il Fondatore, vedendo che occorreva molto tempo per la completa guarigione, fu molto comprensivo. Nella lettera del 14 febbraio 1917, le propose un programma piuttosto ampio, facendole capire che non c'era 12 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 fretta di tornare, pur avendo l'ufficio di superiora della comunità di Casa Madre. Temendo però di darle l'impressione di un certo disinteresse, aggiunse subito: «Se ti pare giusto il mio progetto, bene, altrimenti scrivimi liberamente il tuo parere» (VII, 511). Questo era l'atteggiamento generale dell'Allamano. Guidava, consigliava, ATTIVITÀ DELLA DIREZIONE GENERALE NOTIZIE SUI CONTINENTI P. Stefano Camerlengo, IMC INTRODUZIONE Con opere di misericordia viviamo la Pasqua di risurrezione! Carissimi, l’immagine della Porta Santa mi attrae. E anche se non sono ancora andato ad attraversarne una, nella testa e nel cuore gli ‘giro intorno’ continuamente. In questo girovagare sono stato colpito dal fatto che la parola PORTA si ritrova nella Bibbia 355 volte. La prima volta è messa in bocca a Dio che si rivolge così a Caino: Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo. (Gn 4,7). L’ultima invece è parte della descrizione della santa Gerusalemme che scende dal cielo: Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all'albero della vita e potranno entrare per le porte nella città (Ap 22,14) Credo si possa dire che questi due riferimenti sono indicazione del percorso di salvezza che la Scrittura annuncia: se la porta è immagine della vita dell’uomo (entriamo nella vita dalla porta del grembo materno e vi usciamo da quella della morte dopo aver attraversato infinite porte/passaggi di crescita e di prova...), una vita minacciata dal peccato(!), ci è chiesto di agire bene sapendo che Dio sostiene e benedice i passi di coloro che lavano le loro vesti e così affrettano il compimento del disegno di salvezza. Sempre il testo dell’Apocalisse ci dice che coloro che hanno lavato le loro vesti, l’hanno fatto nel sangue dell’Agnello (Ap 7,14) e sono una moltitudine immensa di ogni nazione, razza, popolo e lingua (Ap 7, 9). E conclude: Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi. (Ap 7,15-17) 1. UNO SGUARDO AI CONTINENTI Come oramai da prassi collaudata, abbiamo iniziato la nostra sessione di Consiglio del mese di marzo lasciando spazio ad ogni Consigliere che ha presentato una ampia sintesi delle visite, degli incontri e dialoghi fatti in questi ultimi mesi. In particolare vogliamo ricordare alcuni punti che ci stanno a cuore. Per l’Africa abbiamo ricordato e riflettuto sulla situazione dell’Etiopia. Prima di tutto per il confratello, padre Carlos Domingos morto tragicamente, il vuoto che ha lasciato si leggeva sui volti dei partecipanti al Funerale e nella numerosa folla presente. Ancora una volta chiamati a tentare di capire la “logica-illogica” evangelica del seme che muore. Inoltre sempre per l’Etiopia segnaliamo l’accresciuta difficoltà ad ottenere il Visto di permanenza, cosa che complica ulteriormente la situazione del già piccolo gruppo di missionari presenti. Una grande speranza è costituita dalla decisione di avviare, dopo lungo discernimento, Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 13 l’apertura della seconda comunità in Angola, per consolidare la nostra presenza e il nostro servizio. La riflessione e la concretizzazione di questo progetto è lasciata allo studio e al discernimento del Consiglio Continentale africano. Per la formazione abbiamo ricordato il grande e, speriamo, fruttuoso gruppo di giovani in formazione, attualmente abbiamo 40 novizi che si preparano alla professione religiosa come consacrati missionari della Consolata. Le vocazioni sono sempre segno di vita e vita piena, per cui ringraziamo il Signore, a Lui rendiamo gloria, ma dobbiamo anche mettere maggior impegno nel discernimento vocazionale e nell’accompagnamento dei nostri giovani. Il nostro ringraziamento si accresce per la nascita di nuovi figli alla famiglia. Nel mese di gennaio, precisamente il giorno 29, abbiamo ufficialmente inaugurato il Seminario di Filosofia ad Abidjan, capitale della Costa d’Avorio. Nella tradizione del nostro Istituto, dopo vent’ anni di presenza in Costa d’Avorio, abbiamo ritenuto importante aprire anche noi ai giovani locali che, dopo averci conosciuto e dopo essere cresciuti con noi, sentono il richiamo vocazionale del Signore a dare tutta la loro vita alla missione nell’Istituto. Il nuovo Seminario è dedicato alla beata Suor Irene Stefani. Per il Continente America, partendo dalla recente visita di Papa Francesco al Messico, abbiamo cercato di rileggere la nostra presenza e le nostre opzioni missionarie alla luce dei discorsi e dei messaggi che il Papa ha indirizzato ai diversi popoli del Continente. “È motivo di gioia poter 14 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 calcare questa terra messicana che occupa un posto speciale nel cuore delle Americhe. Oggi vengo come missionario di misericordia e di pace, ma anche come un figlio che vuole rendere omaggio a sua madre, la Vergine di Guadalupe e lasciarsi guardare da lei...Mi dispongo a visitare questo grande e bel Paese come missionario e pellegrino...” La missione di Dio e più specificatamente la missione ad gentes, abbraccia tante e diverse realtà che, per non diluirci nel tutto e nel nulla, siamo costretti a fare delle scelte specifiche e specializzarci nelle risposte. Solo così riusciremo a fortificare l’identità, rispondere al carisma e mantenere calda la comunione. Una attenta lettura della recente visita di Papa Francesco al Messico, dei suoi gesti, delle sue parole, i luoghi e i percorsi, può illuminare la nostra visione, aiutarci a concretizzare il nostro Progetto missionario, impegno comune in questo tempo pre-capitolare e anche a contestualizzare la nostra spiritualità e pratica missionaria. Il missionario della misericordia e della pace, come lui si è presentato, ci incoraggia, con parresia, nella missione di condividere la vera Consolazione, Gesù Cristo con le vecchie e le nuove comunità umane e culturali, sotto la guida della “nostra cara Consolata”, riconosciuta al Continente come la “morenita” e proposta alla cattolicità come “esempio di evangelizzazione perfettamente inculturata”. Vieni Spirito Consolatore, fa la tua opera in ogni missionario, costruisci con noi la fraternità locale e universale, lavora presso i popoli della terra perché venga il “Regno” del Padre Nostro”( padre Salvador Medina, Francesco missionario di misericordia e di pace, Roma marzo 2016). Sempre in America abbiamo aperto una nuova comunità apostolica formativa a Cali-Colombia, inserita in un contesto di opzione missionaria per gli afro discendenti, con un gruppo di giovani teologi proveniente da diverse culture ed espressione dell’arcobaleno della Consolata. Nell’America del Nord procede il processo di rinnovamento e di ristrutturazione già avviato e che sta andando verso la sua conclusione, dando la priorità a piccole presenze qualificate e missionarie, lasciando le “antiche” strutture pesanti e difficili da gestire. Inoltre, mi piace, sottolineare l’interessante scelta fatta dal Centro di Animazione Missionaria di Montreal di visitare e scegliere, quest’anno, come finalità della sua animazione, il Continente Europeo. E’ una scelta che fa riflettere e che mostra come niente è “eterno” e tutto può cambiare. Questa opzione dimostra come la missione non ha più collocazioni geografiche ma umane e, proprio per questo si colloca al centro dell’umanità. Per l’Europa segnaliamo la nostra visita alla regione Italia, durata più di due mesi. La visita ha messo in luce che , a volte, viviamo di luoghi comuni e che questi non aiutano a camminare. Contrariamente a quanto si dice, la Regione è serena e i missionari, consapevoli della loro forza e possibilità, s’impegnano a dare il massimo, anche solo restando semplice e significativa presenza di missione. Su tutti vorrei presentare, la nuova presenza intercongregazionale in Sicilia, Diocesi di Noto, dove questa nuova composita comunità tenta di essere missione di consolazione per i tanti immigrati che ogni giorno sbarcano sulle coste sicule sperando in un futuro migliore. Condividiamo anche lo sforzo di riflessione in vista di prendere alcune decisioni importanti, da parte della Regione Portogallo che vuole rivedere, qualificare e ristrutturare la sua presenza a Fatima. Presenza storica importantissima, luogo di formazione e di missione, luogo Mariano internazionale, che ora con i grandi mutamenti sociali ed economici, necessita un ripensamento e una riqualificazione. La missione dell’Asia, diventa sempre più, riferimento e tema di discernimento guardando al futuro dell’Istituto. Attualmente siamo preoccupati per la situazione di precarietà che vive la nostra missione in Mongolia a causa delle complesse e strette regole del Governo per gli stranieri e per le confessioni religiose. A questo proposito stiamo anche dialogando con la Santa Sede affinché possa intervenire a livello diplomatico e dare una mano alla presenza della Chiesa. Il gruppo di missionari di Taiwan sarà presto arricchito da altri due giovani missionari e presto il vescovo affiderà ai nostri una presenza missionaria in Diocesi. Primi passi di un sogno e di una apertura che continua e ci rinnova. Comunicare la vita e la missione: Mettersi in gioco, cominciare per primo! Concludendo vorrei invitare tutti a leggere e a condividere maggiormente i documenti, le lettere, i messaggi, le riviste dell’Istituto; anche questi sono segni ed espressione della famiglia della Consolata. Purtroppo si nota, visitando le comunità che, si ha poco interesse per la “nostra Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 15 letteratura”, ci sono sempre meno persone disponibili a scrivere e a condividere il vissuto quotidiano, le riflessioni sulla nostra vita e missione. Riviste e Documenti “nostri” come Il Da Casa Madre, Documentazioni , le lettere della Direzione Generale, del padre Generale, il nostro Sito ed altro, invece di essere la “nostra Biblioteca di famiglia”, sono poco usate e poco lette, spesso preferiamo altro materiale e facciamo una grande fatica a scrivere, a condividere la nostra vita e la nostra missione. Sono convinto che le testimonianze missionarie che ritraggono la quotidianità in missione siano di un valore particolare, capace di trasformare la vita di chi ci avvicina, di sensibilizzare missionariamente la dinamica pastorale della Chiesa e, senz'altro, di ravvivare e rinnovare l'ardore missionario dei confratelli dell’Istituto. A proposito della stampa missionaria, sento con dispiacere che, quasi sempre, l'attività di diffusione e propagazione dei nostri canali di informazione missionaria si riduca, soltanto, all'impegno dei missionari che vi lavorano (che li producono). Invece, credo che sia un compito di tutti, fare arrivare alla nostra gente l'informazione missionaria, condividere tra noi e con tutti gli 16 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 altri la nostra missione non per mostrarci come i protagonisti ma per narrare le meraviglie del Signore nei popoli che serviamo e che, anche grazie a noi, umili strumenti nelle sue mani, Lui sa toccare e riscaldare i cuori e ridare gusto alla vita nella fede, speranza e carità! Coraggio! CONCLUSIONE Ci è chiesto di agire bene! Le opere di misericordia corporale e spirituale ci aiuteranno in questo tempo a far fiore la nostra vita in un dono d’amore che ha in Gesù e nella sua Pasqua di morte e risurrezione la sorgente e il modello ineguagliabile di riferimento. Per questo, in questo tempo, fissiamo intensamente lo sguardo del cuore sulla Pasqua! Nel preparare questo tempo così importante per l’Istituto abbiamo voluto valorizzare le varie iniziative proposte, credendo che non è moltiplicando le iniziative che un tempo diventa ‘forte’ ma vivendo in modo ‘forte’ la vita di ogni giorno e soprattutto rinnovando la nostra fede nel Dio misericordioso e grande nell’amore. A tutti e ad ognuno coraggio e avanti in Domino! CASA GENERALIZIA APRILE P. Renzo Marcolongo, IMC “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” si è vista in casa generalizia: molti di noi sono andati in diverse parrocchie per vivere le liturgie pasquali con la gente o nelle varie cappellanie che serviamo durante tutto l'anno. Qui in casa abbiamo celebrato tutte le funzioni liturgiche in un bel clima di preghiera e adorazione. In san Pietro si sono svolte solennemente tutte le cerimonie della settimana santa e alcuni di noi hanno preso parte ad alcune cerimonie, soprattutto a quella del Giovedì Santo: una cerimonia significativa e profonda che ci apre al mistero dell'Eucarestia. Poco prima della settimana santa, la comunità offre a tutti i suoi dipendenti un rinfresco per ringraziarli per tutto quello che fanno per noi e offrire loro la tradizionale colomba pasquale. In cambio, la comunità riceve da loro un grande uovo pasquale di cioccolato che addolcirà i nostri palati per molto tempo. Dopo Pasqua e dopo aver avuto un mese di consiglio, la direzione generale si disperde: Stefano va in Brasile e Amazzonia; Salvador in Colombia e poi in Brasile; Pendawazima in Mozambico e Kenya; Ugo in Polonia, Portogallo e Italia e Marco in Kenya e Etiopia. Torneranno tutti agli inizi di giugno. All’inizio di aprile il Santo Padre ha nominato Vescovo della diocesi di Isangi (Repubblica Democratica del Congo) il Rev.do Dieudonné Madrapile Tanzi, del clero di Isiro-Niangara, docente invitato alla Pontificia Università Urbaniana, nostro ospite durante il mese. La nostra casa ha avuto un incremento significativo di persone che hanno approfittato della vicinanza al Vaticano per farci visita: amici e parenti di missionari; missionari di passaggio o venuti per incontri (Gigi Anataloni, Daniel Handino, Antonio Rovelli, Pino Galeone, Fabio Malesa, Renato Martini, Beppe Svanera, Enzo Viscardi) e vescovi per visite a dicasteri vaticani: mons. Ismael Rueda Sierra arcivescovo di Bucaramanga e mons. Flavio Calle Zapata arcivescovo di Ibagué, tutti e due dalla Colombia e mons Cesare Osiglia arcivescovo di Torino. L'accoglienza e l'ospitalità sono parte del nostro carisma e sono sempre apprezzate. Sabato 9 aprile abbiamo avuto l'ultimo ritiro mensile comunitaria per quest'anno accademico. Padre Carlos del Valle ci ha parlato della misericordia (tema dei ritiri annuali) sottolineando aspetti della parabola del Samaritano che ci svelano la misericordia di Dio verso noi, misericordia che noi dovremmo vivere verso gli altri. Domenica 10 aprile la città di Roma si blocca completamente fino verso le 3 del pomeriggio a causa della maratona a cui partecipa uno dei nostri: padre Patrick Gomes da Silva che la percorre in 3 ore e 29 minuti: felicitazioni! La maratona è stata vinta dall'esordiente ventitreenne Amos Kipruto (Kenya) in 2:08.12! Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 17 Il 15 aprile segna il primo anniversario della nostra presenza in via Nomentana (Porta Pia). Quella comunità, composta attualmente dai padri Ariel Tosoni e Giacomo Mazzotti aspettando l'arrivo del padre Francesco Viotto, è stata eretta ufficialmente come comunità dipendente dalla direzione generale. Auguriamo loro un buon servizio pastorale alla gente e alla comunità delle suore dell'Eucarestia. Notizie dal Giubileo Le vie del Giubileo Sono le vite dei Santi, dei martiri, dei poeti, così come le grandi opere di un imperatore, il filo rosso di ciascun itine-rario raccolto ne "Le vie del Giubileo: venti percorsi cultu-rali a Roma per venti secoli di storia, arte e religioni", iniziativa presentata a Roma dal Ministero dei beni e delle at-tività culturali e del turismo. Un progetto per valorizzare itinerari culturali, nonché eventi di tema sacro e spirituale, nella capitale, che proseguirà anche oltre il Giubileo e al quale hanno preso parte diverse realtà: dalle varie comu-nità religiose della città al Pontificio Consiglio della Cultura, all’Opera Romana pellegrinaggi. avute da suor Faustina Kowalska, la religiosa polacca canonizzata da Wojtyla nel 2000, fu Gesù stesso. Di Santa Faustina Ko-walska, Apostola della Divina Misericordia, Papa Francesco scrive: “Lei, che fu chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia, interceda per noi e ci ottenga di vivere e camminare sempre nel perdono di Dio e nell’incrollabile fiducia nel suo amore.” (M.V., 24). In contemporanea con il grande evento giubilare, si è te-nuto dal 30 marzo fino al 4 aprile il Congresso Apostolico Europeo della Misericordia: organizzato dalla WACOM, Word Apostolic Congress of Mercy, presieduta dall'Arcive-scovo di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, esso prevedeva due giornate di riflessione e di studio con inter-venti e conferenze tenuti da relatori di altissimo livello. "Via Crucis" tra i senzatetto di Roma Festa della divina misericordia Quest'anno il ritorno alla Casa del Padre di San Giovanni Paolo II coincide come allora con la vigilia della Festa della Divina Misericordia, da lui istituita per tutta la Chiesa nel 2000, una settimana dopo la Pasqua, nella “Domenica in Albis". A volere questa festa, secondo le visioni 18 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 Nella serata del Venerdì Santo, mentre era in corso la Via Crucis al Colosseo con Papa Francesco, l’Elemosiniere pon-tificio, l'arcivescovo Konrad Krajewski, ha compiuto un giro per le vie di Roma, accompagnato da alcuni suoi collaboratori volontari e da alcuni senzatetto ospiti del Dormitorio “Dono di Misericordia”, in unione spirituale con la Via Crucis celebrata dal Papa. Alle persone incontrate per strada so-no stati distribuiti sacchi a pelo e un piccolo dono – “una carezza” – da parte del Papa. Si è trattato così di una Via Crucis in Città, di circa 100 stazioni, terminata dopo la mezzanotte. Pasqua in urbi et orbi La Messa di Pasqua dal Vaticano e la Benedizione Urbi et Orbi di papa Francesco, domenica 5 aprile, sono state tra-smesse per la prima volta in diretta in 3D. Spiccano alcune specifiche scelte a livello di regia, “In particolare, il mo-mento della benedizione 'Urbi et Orbi' raccontato attraver-so due telecamere: una sulla Loggia della benedizione die-tro il Papa, e un grandangolo che costruisce un grande ab-braccio tra il Pontefice, le braccia del Bernini e la folla inte-ra”. L’allestimento floreale in Piazza San Pietro per la domenica di Pasqua è stato cura di un team olandese di 25 fioristi che svolgono questo compito da 30 anni. I preparativi so-no incominciati a novembre: oltre 35 mila i fiori e le pian-te impiegate per la decorazione. Sul Sagrato protagonista la rosa bianca, per sottolineare il messaggio del Giubileo della Misericordia proclamato da Papa Francesco. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 19 VITA NELLE CIRCOSCRIZIONI LA MIA PRESENZA IN AMAZZONIA Fr. Carlo Zacquini, IMC Amazzonia; qualche ricordo per aiutare a capire un po’ il presente Amazzonia 1965: arrivai in Brasile a febbraio; in marzo ero a Roraima. La dittatura militare era stata instaurata quasi un anno prima, il 31 marzo del 1964. Roraima era raggiungibile solo per via aerea o fluviale. Per questo motivo il comando delle operazioni locali era in mano alla Forza Aerea: il governatore era un colonnello dell’aeronautica e altri ne vennero in seguito. 20 Tra i loro obiettivi c’erano la costruzione di una rete autostradale e la colonizzazione dell’Amazzonia, considerata disabitata. La colonizzazione rispondeva allo slogan: “Uomini senza terra per una terra senza uomini”, che alimentava lo spauracchio di un’invasione da parte di Paesi stranieri. Un altro slogan era : “Integrar para não entregar” (integrare per non consegnare agli stranieri). E’ di quest’epoca la costruzione di numerose strade, alcune delle quali rimaste fino ad oggi incomplete, che, oltre a recare gravissimi danni alla foresta, causarono la decimazione di numerosi popoli indigeni. I miserabili del Nordest, senza terra e senza acqua, erano incentivati a partire per la terra promessa dove la terra e l’acqua sarebbero state abbondanti. Tra il 1974 e il 1980, il “Programma Polamazônia” incentivò la creazione di grandi fattorie (vedi: Wolkswagen, Liquigas...) per Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 l’allevamento di bovini, con riduzione di tasse e agevolazioni fiscali a chi occupasse terre in Amazzonia, premiando il disboscamento. Sono rimasti famosi alcuni mega incendi di quegli anni, ai quali seguiva la semina di erba per i buoi trasformando la foresta in prati . Il credito era facilitato a chi investiva in attività in Amazzonia: in quel periodo, io stesso conobbi una persona che viveva facoltosamente, con soldi ottenuti a tassi irrisori e speculando sul capitale. Migliaia di cittadini da varie parti del Brasile accorsero in Amazzonia, attratti dalla possibilità di fare fortuna facilmente. Quando, negli anni 90, cominciò a essere palese anche a uomini del governo (non più militare) che il disboscamento stava causando danni gravissimi, la popolazione non ci volle credere e, ancora oggi, molti pensano che disboscare sia sinonimo di progresso. In Amazzonia vivono ormai più di venti milioni di persone, che vogliono giustamente continuare a vivere; tuttavia molti di essi credono di avere il diritto di distruggere la natura, pur di ricavarci i mezzi necessari alla propria sussistenza; non parliamo poi quando balena l’idea che è possibile fare fortuna con la ricerca dell’oro (guarda caso, nelle terre indígene) anche se questa attività è illegale. Se prima degli anni 70 l’attività di ricerca di Alcuni punti di penetrazione della Terra Indigena Yanomami, che dovrebbero essere sorvegliati per impedire le invasioni, continuano ad essere abbandonati dalla FUNAI perché il governo ha tagliato le spese... Tra di essi la pista vicina al villaggio degli ìndigeni isolati di cui ho parlato mesi addietro. Essi corrono ancora un forte rischio di sterminio. oro e diamanti in queste regioni era per lo più manuale e gli spostamenti avvenivano a piedi o in barca, ora i “garimpeiros” sono passati all’uso di motori, pompe e altri congegni molto più distruttivi (loro dicono efficienti) e per gli spostamenti e il trasporto di questi congegni si servono frequentemente di piccoli aerei ed elicotteri. Tutto questo per dirvi che in questo momento c’è un boom di garimpeiros in terra yanomami e il governo sta facendo di tutto per rendere vana e insignificante l’esistenza della FUNAI che vorrebbe impedire lo scempio. É di questi giorni l’annuncio del risultato di esami fatti su vari Yanomami di diversi villaggi, per stabilire il grado di contaminazione col mercurio usato dai cercatori d’oro: alcuni villaggi hanno una contaminazione che supera anche dieci volte Amazzonia il massimo ammissibile secondo l’OMS, e questo è solo uno dei problemi causati dai garimpeiros. Aggiungo che siamo molto preoccupati per la siccità terribile che sta causando la morte del bestiame nella savana e della selvaggina che è bruciata negli incendi forestali. Molti ruscelli si sono completamente prosciugati e i villaggi devono spostarsi per poter avere accesso all’acqua. Molti pozzi sono secchi e le piantagioni sono ridotte quasi a zero. Nonostante tutto, noi continuiamo a lavorare al Centro di Documentazione ed é appena arrivata una giovane trentina (Anna) che volontariamente ci dará una mano molto qualificata per qualche mese. Grazie per il vostro aiuto indefesso. Il Risorto vi dia salute, forza e coraggio per continuare con lo stesso entusiasmo di sempre. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 21 ASAMBLEA IMC 2016 P. Lawrence Ssimbwa, IMC Colombia Del 04 al 08 de abril de 2016, los misioneros de la Consolata de la Región Colombia-Ecuador se reunieron en Bogotá para llevar a cabo la Asamblea que se centró en el proyecto de “Revitalización y Reestructuración”. La Asamblea fue inaugurada con las palabras de agradecimiento y ánimo de parte del padre Ángelo Casadei, superior regional. 22 Basados en el documento de Revitalización y Reestructuración, los misioneros de cada zona se reunieron aparte para reflexionar acerca de lo que implicaba ese proyecto tanto a nivel personal como comunitario. En todas las presentaciones grupales, se dio a entender que ese proyecto tendrá éxito en todo el Instituto en la medida en que, cada misionero se considere como sujeto de revitalización y reestructuración. Es el misionero en su individualidad que debe primero revitalizarse y reestructurarse para que el proyecto tenga éxito a nivel local, regional, y congregacional. Los aportes de la Región serán enviados a cada comunidad para que puedan revisar y ofrecer otros aportes, siendo que a principios de mayo tenemos que enviar a la Dirección General. Estuvieron presentes en la Asamblea los tres obispos de la Consolata en Colombia: Monseñor Luis Augusto Castro, arzobispo de Tunja y presidente de la Conferencia Episcopal Colombiana, presentó sobre la Iglesia en salida según la visión del papa Francisco. Explicó que, cualquier revitalización y reestructuración que haga el Instituto debe estar al servicio de la misión Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 “ad gentes” que es nuestro Carisma. Monseñor Francisco Xavier Munera y Monseñor Joaquín Pinzón presentaron la actualidad y perspectivas del camino de los dos vicariatos (San Vicente del Caguan y Puerto Leguizamo-Solano). El hecho de que los dos vicariatos comparten la parte amazónica, los dos prelados enfatizaron en la necesidad de ubicar la Amazonía en el proyecto de revitalización y reestructuración que se está pensando y llevando adelante en la Región. De igual manera, monseñor Joaquín pidió a la Región y al Instituto en general a volver a hacer memoria del sueño originario al iniciar el nuevo Vicariato. A raíz de eso, los obispos recordaron a la Asamblea que los dos Vicariatos pertenecen al Instituto y les compete a los misioneros de la Consolata apoyarlos para el éxito de la obra evangelizadora de la Iglesia. Colombia Durante la Asamblea se presentaron algunas realidades de nuestra actividad misionera en la Región: la realidad de los Vicariatos de Sucumbíos (Ecuador) y San José de Amazonas (Perú); la propuesta de la nueva apertura en el Pacífico colombiano – Buenaventura; el informe contable y administrativo de la Región; los trabajos de los equipos de AMJV y formación; acerca del Congreso Nacional Misionero. La última sesión de la Asamblea fue dirigida por el padre Ángelo en sintonía con todo el Consejo Regional: 1) se enfatizó la importancia del proyecto de vida para cada misionero y el comunitario para cada comunidad local; 2) se dio a conocer que cada comunidad local celebrará la conclusión del Año Santo de la Misericordia de acuerdo a su contexto, siendo que a nivel regional se está pensando en celebrar el fin de dicho Año Santo con la apertura de nuestra presencia en la diócesis de Buenaventura; 3) algunos encuentros regionales previstos para este año: 11 al 15 de junio (encuentro de misioneros entre 1-10 años de profesión religiosa y de ordenación presbiteral, en Bogotá), 19 al 23 de septiembre (encuentro de misioneros entre 11-25 años de ordenación, en Medellín); 4) Se acordó que se harán las elecciones del nuevo gobierno Regional desde las Zonas, los días 7, 8 y 9 de junio. Se concluyó la Asamblea con la Celebración Eucarística presidida por el padre Ángelo Casadei, donde agradeció la cooperación que los misioneros le brindaron y se mostró disponible para cualquier destinación que le proponga el próximo superior. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 23 WHEN ARE WE GOING TO CELEBRATE THE CENTENARY OF THE CONSOLATA MISSION IN ETHIOPIA? P. Gebremeskel Shikur Kirato, IMC to his missionaries. Therefore the work was immediately started. Those missionaries who had been working in Kenya also tried their best to realize the dream of the Founder from Kenya. Etiopia Mgr. Barlassina finally managed to enter to Ethiopia – Addis Ababa in 1916 for Christmas as a simple traveler or merchant. He stayed in Addis Ababa studying the situation on the ground to find a way to reach his destination; to Kaffa. In few months time, it is going to be one hundred years of his entrance to Addis Ababa – Ethiopia. Are we going to celebrate the centenary this year Christmas? 24 I was reading the letter of our Founder Blessed Giuseppe Allamano for the presentation of the Constitution to all the members of the Institute, on 20 June 1923. He was narrating the history of the Institute very briefly but with all the important information and dates. He says “ In 1913 the second field of mission given to the Institute, the Apostolic Prefecture of Kaffa”, it was a very important day for the Founder, finally to be authorized to reach to his dream, to send his missionaries to the old mission land of Cardinal Massaia, that was in the heart of the Founder from the very beginning. It has already passed three years ago, the hundred year’s anniversary of that golden event in the life of the Founder and the Institute. But we did not commemorate that important event of our history. Why we did not remember that page our history? I know very well that the prefect elect Mgr. Barlassina or the Consolata Missionaries did not manage to enter immediately to their destination, but from that day on our Founder was working hard unceasingly to facilitate the entrance of his missionaries to Ethiopia – Kaffa. He wrote so many letters to Church leaders, to the authorities in the government, to many known figures those who could intercede for him to open the way Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 After few years of prudent study of the country and waiting Mgr. Barlassina managed to reach his Apostolic Prefecture of Kaffa _ Wellega in 1917. He met the remaining last local priest, Abba Mathewos, ordained by Cardinal Massaia. It was meaningful event; the work of Massaia and Allamano embraced each other. May be we will celebrate the centenary in 2017, the anniversary of his arrival to Kaffa. Mgr. Barlassina and his missionary group traveled on horseback and on foot for two weeks to reach Wellega. Later on gradually with their hard work and humble approach, managed to plant a stable church structure in south west of Ethiopia, all the way from Wellega to Addis Ababa and from Kaffa to Addis Ababa. In other word they came back to Addis Ababa all the way evangelizing the people in short time (1917-1942). When Mgr. Barlassina entered in Ethiopia in 1916, nobody was waiting for him or no body welcomed him, he was really a stranger, but gradually he became the best friend of Emperor Haile Selassie and that friendship never been terminated because of the war. In addition to that he was like one of the elders of the country wherever he was working in Ethiopia. He was able to construct a house for the emperor with the fruit of his “Sayo Forest Timber Company”; the company created by him to get entrance permission for the missionaries as workers. The Ethio – Italian war case destroyed all the fruits of their sacrifice, although in those five years of Italian occupation, the Italian Catholic missionaries enjoyed the freedom of evangelizing the whole country (although non-Italian missionaries had been expelled by the Italian Government) that was restricted by the Ethiopian Government and the Ethiopian Orthodox Church. After the victory of Ethiopia all Italian missionaries had been expelled from the country and replaced by non-Italian missionaries or by the local clergy. May be the discontinuity of the Consolata Mission in Ethiopia did not encourage us to think about the centenary of that mission. But according to my research despite their absence in the country, the Consolata Missionaries never stop following the Ethiopian mission. Mgr. Barlassina had been doing all the possible means to reach the Ethiopian mission through the, Piccole Ancele della Consolata, sisters founded by the Consolata Missionaries in Wellega and through the two diocesan priests of Wellega, formed by the Consolata Missionaries and been ordained in Rome during the war: Abba Yoseph Tola and Abba Yohannes Shakena. The Consolata Missionaries returned back to Etiopia Ethiopia in 1970s as Fatima Missionaries, and this time Fr. Giovanni De Marchi was the flag bearer with his American passport. This time Fr. De Marchi took the identity of a social worker to get the residence and work permit with a prudent discussion and decision with the Ethiopian Bishops Conference and the Apostolic Nuncio in Ethiopia. They have started work as social workers in schools and aid services in different parts of Apostolic Vicariate of Harare under Bishop Urbain-Marie Person, the successor of Bishop Andreas Jarosseau after Mgr. Ossola. With their dedicated and humble service gradually they have started using their proper name “The Consolata Fathers” and the Holy See entrusted to them the newly erected Prefecture Apostolic of Meki that was part of the Apostolic Vicariate of Harare in 1980. Currently we are working in three ecclesiastical jurisdictions: Archdiocese of Addis Ababa, Meki Apostolic vicariate and Nekemte Apostolic Vicariate. Our history in Ethiopia is always with a lot of struggle and sacrifice at the same it is fruitful. It has double test hot and pleasant like “Dorro Wote”, means hot chicken stew, the best dish in Ethiopia, hot and testy. May be that situation never encouraged us to celebrate our success in Ethiopia in the last one hundred years. According to me the success of our missionaries in Ethiopia in evangelization as proclamation and as human promotion is first quality. The good relationship that Barlassina created up to the Emperor Haile Selassie was unique. If such success was achieved by others, they would have written so many books. I remember the expression of the Founder: “the good must be done well and in silence”, but as far as I understood this saying, it does not mean not to celebrate our success or not to remember our history. The Consolatas are “un sung hero” of the Church mission in Ethiopia. In the South west of Ethiopia the first stable local church was the Apostolic Prefecture of Kaffa of the Consolata mission with the territory of half Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 25 of Sothern Ethiopia and never terminated the presence of the Catholic Church in this part of Ethiopia. Currently the same territory where the Consolata missionary had been working is divided in to three ecclesiastical jurisdictions: Nekemte and Jimma Bonga Apostolic Vicariate and Gambella Apostolic Prefecture, without mentioning their activities in the territory Addis Ababa Archdiocese. During the five years of Italian occupation of Ethiopia their activity was extended up to Sodo to replace the French Missionaries. Cardinal Massaia worked in the same area in few posts: Asandabo, Lagamara, Kaffa etc… for short time, because of persecution, he was not stable and he did not establish official and visible church structure as the Consolata missionaries, it was clandestine Church. Therefore, if anyone wants to write the history of these ecclesiastical jurisdictions, will get the missionary work of the Consolata’s, down in its foundation with the first planted seed of the Gosple by Cardinal Massaia. Finally as a fruit of the current missionary activity with a lot of sacrifices we are able to establish a local church, Apostolic Vicariate of Meki, with its local clergy. We are running many social activities as human promotion activities like schools, health centers with one hospital in addition to direct pastoral work and missionary vocation animation. Etiopia According to our Institute’s structure Ethiopia is a Region with a good number of missionary vocations. We have fifteen priests and five students in different theological seminaries. 26 Therefore in few words I want to say that we have rose flower though surrounded by torn as fruit of our hard work in Ethiopia to celebrate the centenary of our missionary presence in Ethiopia. When? Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 P. Michelangelo Piovano, IMC Alla vigilia del Natale 2015 vi davamo la notizia che il Progetto Migranti in Sicilia stava approdando nella Diocesi di Noto dopo la piena disponibilità del vescovo, Mons. Antonio Staglianò, ad accoglierci per questo servizio missionario. Italia PROGETTO MIGRANTI IN SICILIA In questa Settimana Santa, ormai giunti alla Pasqua possiamo dare anche la bella notizia della costituzione della comunità con due missionarie e due missionari. Sono Sr. Giovanna Minardi, Missionaria dell’Immacolata, Sr. Raquel Soria, Missionaria della Consolata, P. Vittorio Bonfanti, Missionari d’Africa e P. Gianni Treglia, Missionario della Consolata. Il luogo dove hanno fissato le tende è la bella città di Modica in diocesi di Noto. La settima scorsa infatti hanno ricevuto dalla Diocesi l’appartamento dove stanno risiedendo e che faceva parte di una piccolo convento attiguo al Santuario della Madonna delle Grazie. Siccome da un po’ di tempo non era abitato il primo lavoro è stato quello di fare una bella pulizia e messa in ordine. Si tratta di una struttura molto semplice al secondo piano (quasi sopra le campane) con una sala, una cucina, cinque camere, tre bagni ed una piccola lavanderia. Il tutto disposto su un lungo corridoio. Mercoledì 16 marzo 2016 insieme con loro ci siamo recati a Noto per l’incontro ufficiale con il vescovo che ci ha accolti con molta cordialità ed ha manifestato la sua piena disponibilità per il servizio che si vuole realizzare ringraziando anche per la testimonianza di vita comunitaria che possiamo dare alla diocesi e al clero. Per quanto riguarda il progetto e tipo di servizio ci ha chiesto di farlo con l’aiuto del Vicario Generale, del Direttore del Centro Missionario e con il responsabile diocesano di Caritas e Migrantes. Ora che la comunità è al completo può iniziare a costruire insieme questo progetto che contempla vita comunitaria, preghiera, formazione e servizio missionario. Per quanto ho potuto vedere l’accoglienza in Modica, sia da parte dei sacerdoti delle parrocchie che dei laici, è stata subito molto bella e fatta con disponibilità a collaborare e a sostenerci soprattutto ora che siamo agli inizi. Da parte nostra c’è anche stata la disponibilità ad aiutare nelle parrocchie per la pastorale e per gli esercizi spirituali al popolo, aiuto nel doposcuola ai bambini della Casa don Puglisi della Caritas e animazione nelle scuole. Come ci siamo detti altre volte il progetto è di ogni Istituto facente parte della CIMI indipendentemente dal fatto chi vi sia o no qualcuno della nostra congregazione. Siamo contenti che siano per noi espressione missionaria e servizio nell’ ad gentes della realtà dei migranti. Certamente nel nostro prossimo incontro di maggio a Verona avremo da loro elementi in più su questo progetto. Fin d’ora li accompagniamo con la nostra preghiera, affetto e interesse. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 27 TRIBUTE TO FR. PETER SCHIAVINATO A FAITHFUL CONSOLATA MISSIONARY PRIEST P. Hieronymus E. Joya, IMC Dear Beloved Brothers and Sisters in Christ, It was with deep sorrow that we received unexpected news of the death of our confrere Fr. Peter Schievinato when we had just finished the celebration of the Passion and Veneration of the cross on Good Friday. In a region like ours, the sudden passing away of a confrere leaves behind a void and a sadness that are not easily overcome. In thinking about Fr. Peter, a phrase from Holy Scripture come to mind: “He is like a tree planted near streams of running water, that yields its fruit in due season; its leaves never wither; whatever he does prospers.”(Psalm 1:3). These resound in my heart and summarize quite well, I believe, the life and the missionary work of Fr. Peter Schievinato in Kenya. Kenya He was strong and full of life and energy. Like a tree planted near running water he bloomed where he was planted, wherever he went, wherever mission and obedience called him, he always left behind a unique and special legacy. His availability was his way of being open to the will of God. His generosity with time and historical talents was his way of reminding us that all gifts received are to be shared and placed at the service of others. Fr. Peter was born in Montebelluna in Italy, but he felt always at home in Kenya where he has worked for many years since he arrived. From 1975 to 1987 he was part of the formation team and lecturer at our Consolata Institute of Philosophy in Nairobi. From1979 he was assigned to work in our missions of Nkubu, Gatunga, Mujwa and Matiri in Tharaka area within the Catholic diocese of Meru till 1984. When the region decided to start a missionary magazine called The Seed, he was requested and he willingly took up the challenge of being the first Editor from 1988 to 1992. It is from 1990 that I personally came in contact 28 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 with him when I was in first year of philosophy since he always came to the seminary to request us to take some Magazines when we are going for holidays so that we could help him sale them. In the past years whenever we were discussing about The Seed Magazine I often expressed my appreciation for the work he did to start the magazine that has become the most outstanding and the best Catholic Magazine in Kenya and if not the whole of Africa. At the same time I can’t forget that it was through helping him to sell The Seed Magazine that I got very expensive watches that he always gave to the Seminarians who were the best sellers. In fact I still have one of the most expensive automatic watch he gave it to me as a gift when I was the best seller of the magazine in 1992. It should also be noted that after working at the Seed he was sent to London and later to Canada and came back to Kenya in 2007 and was assigned to Matiri as Parish Priest. He did a lot of pastoral and human promotion activities in Matiri mission till 2014 when Fr. John Gasparini requested to be assigned in Italy and he was assigned to mukulu to be the Rector of that Shrine and to stay with Br. Joseph Argese. He accepted willingly and he did a lot of work in starting the nursery school, organizing the Shrine, developing its programme and putting up additional essential structures that are being used by pilgrims. Recalling all these places and names is an acknowledgment of all the years, dedication, energy and sacrifices Fr. Peter Schievinato placed at the service of the Gospel. No matter where, he always sowed the seed of the Word of God and helped the poor who were in need of the basic needs and education he did it with generosity, compassion and mission driven life. He did his pastoral work with zeal, fulfillment, and consolation knowing that he was doing his part and contributing to the life of the mission and of Kenya the community entrusted to him to serve. Whether in Kenya or in other regions where he has been in the mission, Fr. Peter has always been a faithful Consolata Missionary, and worker of the Gospel for the integral salvation of humanity. Now, that he is no longer among us, we begin to perceive how important and vital for the life of the region was his silent and humble contribution. We will miss his generous availability and faithful presence, his practical skills in history and resourcefulness in mobilizing for financial support for mission activities. We miss you Fr. Peter but at the same time we are grateful to God for the privilege of many years you spent serving the people of God in this region. Continue to keep an eye on us and may the example of concern for the poor, identity with the congregation, dedication and generosity in the mission as well as your great availability continue to live in and through us. May God forgive you the wrong you might have done on earth and reward you in his eternal kingdom for all the simple and humble ways that helped you to faithfully carry his mission and priestly ministry here in Kenya. Community, the clergy and the religious of Montebelluno, Consolata missionaries in Italy, friends and members of AVI Association who have been very helpful to our missions, we say thank you for the gift of Fr. Peter Schievinato. May God through his loving mercy grant you peace, consolation, grace and blessings of the resurrection in this Easter Octave. May the soul of Fr. Peter Schievinato and the souls of all the faithful departed through the mercy of God rest in Peace. Amen. Regional Superior To his family members, parish Christian Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 29 TOGETHER TO CELEBRATE AND SHARE THE EASTER JOY Sud Africa Nelson Calisto Uarasse - P. Rocco Marra, IMC 30 The Consolata missionaries in the Delegation of South Africa and Swaziland gathered together on 29th and 30th of Easter Tuesday afternoon and Wednesday morning in Merrivale Theological Seminary to celebrate and share the experiences and witnesses of the risen Lord in the spirit of family and fraternity. During the afternoon session, the Delegate Superior Fr. James Githinji requested each member to share the Easter celebrations in the Parishes of St. Peter Claver and St. Mery, the four parishes of Daveyton, Waverley, Madadeni, Osizweni and St. Martin de Porres-Woodlands KZN. In general, the people of God participated with the spirit of prayer and devotion, rejoiced. It is important to underline that for the missionaries working in Madadeni Parishes, it was their last Easter there given the fact that the parish is to be handed over to the Diocese of Dundee on 17th of April. And this will mark the end of more than 25 years of evangelization in Madadeni by the Consolata Missionaries. As Fr. James Githinji put it, coming together as God's family we had an opportunity to share, to see one another, to talk to one another, share our family spirit together by encouraging and challenging one another on what we are experienced during Holy Week and this Easter. In the evening we had our wonderful braai and recreation. On Wednesday we had Eucharistic Celebration presided by Fr. Cassiano Kalima the superior of Merrivale community. During his homily he took the opportunity to thank each and everyone who have contributed to the journey of the formation house in Merrivale since the beginning of the Seminary in South Africa, and he encouraged the confreres who are working in different parishes to continue to give their support be it materially or spiritually to the Seminary. After The Eucharistic celebration we had breakfast and departure for the confreres who were to travel to Pretoria, Newcastle and Johannesburg. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 The Consolata Missionaries are a Missionary Religious Congregation founded on 29th January 1901 by Blessed Joseph Allamano, a diocesan priest, teacher and devoted to Our Lady Consolata, Mother of Jesus and of His Church. Through our Mother Mary we receive Jesus, the true consolation of humanity. The Congregation was first made up of brothers and priests. In 1910 Blessed Allamano founded the Consolata Sisters. Priests, brothers and sisters are consecrated for the mission for life. In the past thirty years, Consolata Lay Missionaries have joined the Congregation. They too devote their lives, abilities and talents towards the building up of the Kingdom of God all over the world. Some Consolata Missionaries first came to South Africa in 1940 as Italian prisoners of war. They were held at Koffiefontein and deported after three years. In 1948 instead some were sent from Italy to the University of Cape Town to validate their degrees, according to the British system, before being to Kenya and Tanzania as teachers. In the late 60s the General Council accepted a request to start a missionary presence in the then Prefecture of Volksrust (today, Diocese of Dundee). Frs. Jack Viscardi and John Bertè were the first ones to arrive on 10th March 1971. The first Mission was Piet Retief. For 24 years they evangelized in different places, in the territory, today known as the Diocese of Dundee. Consolata Missionaries, wherever they go, are called to stay for a relatively short time. Their aim is to announce Jesus, consolation of the world, through Mary, especially where the people don’t know Him. Then they form Christian communities, encourage them to become self-supporting and to be a ministerial and missionary church strengthened in unity by the Holy Eucharist, listening and spreading the Gospel everywhere. Sud Africa About Consolata Missionaries in South Africa: Care for families, orphans, the vulnerable, the elderly and the sick, are all signs of Jesus consolation of humanity. Consolata Missionaries contribute therefore to the Christian formation of leaders and catechists and to the general well-being of every person. Although present in the country for so many years, there is still no South African Consolata Missionaries as, initially, the goal was the development of the local church through the promotion of the local clergy. We hope and pray that some will accept God's call to be sent from Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 31 South Africa as missionaries all over the world. The 24 years spent only in the territory today calls “diocese of Dundee”, according to an interview I did, in Italian, to Fr. John Bertè, for special issue “Sanibonani” in 1996 (silver jubilee), he said that we could divide the evangelization of the Consolatas in four stages: The 1st Stage: starting in the Vicariate of Volksrust, guided by the Vicar Mgs. Marius Banks. The missionaries were at Piet Retief, then gradually went to Ermelo (Damesfontein), Evander, Secunda, Embalenhle, Kriel, Standerton and Bethal. One important act of consolation was to become bridge between some Mozambican men working in the mines of the Transvaal and their wives and children living in Mozambique. This was possible because the Consolatas evangelizing also in Mozambique. Sud Africa The 2nd Stage: at the time of the creation of the Diocese of Dundee (1980s), the missionaries went to the rural areas Pongola and Pomeroy; there was an idea to go to Amakhasi, never materialized. This was to emphasis the presence of consolation with the poorer. At that time they were, also, assisting the Bishop in Dundee Parish. The 3rd Stage: in 1991 the Consolatas, encouraged by Bp. Michael Pascal Rowland, went to Newcastle and its townships. The energies spent in Damesfontein Pastoral Centre for the formation of Leaders and Catechists, with the new pastoral area, started to be use for the benefits of the density populated Newcastle Deanery. But soon the signs of times called the missionaries to focus on projects, workshops and retreats consoling those HIV/AIDS affected and infected. The 4th Stage: On 20th June 1995 when a missionary presence was started in Waverley and Mamelodi-West (Pretoria), one of the aims was to strengthen the awareness of the missionary responsibility of the local church and to welcome and form young men to become Consolata Missionaries from South Africa to the world. Having served for many years in rural areas, as it was mentioned above, from the early 1990s, 32 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 aware of the phenomenon of urbanization, the Consolatas became present in different townships, initially in the Diocese of Dundee and later on in the Archdiocese of Johannesburg (Daveyton, 2004). Several youth were accompanying in their vocation discernment, the parish communities were praying for vocations and a Diocesan Vocation Team was established in Dundee diocese, where Religious Sisters, Brothers and Priests could meet and plan periodically. Fr. John Bertè, did not mention the 5th Stage, because he died on 5th January 2005. That time was another blessing for the Consolata Missionaries, that on the spring’s day 2008 started the intercultural Theological Seminary, at Merrivale (KZN), and one year later they were also open the Woodlands parish, in the Archdiocese of Durban. The seminary is made by religious professed Consolata students from several countries of Africa Continent, but no yet from South Africa. Last year, on 23rd May, the Consolata Missionary Family had the first Beatification of one of its members, on the person of Sr. Irene Stefani, who spent her life as a nurse in Kenya, and died at the age od 39 in 1930. Soon Consolata Missionaries will open officially in Swaziland, Diocesi of Manzini, already led by Bp. Jose` Luis Ponce de Leon, IMC For sure the merciful consoler Our Lord Jesus Christ, for the intersession of the Blessed Joseph Allamano and Irene Stefani will pour his grace on the people of South Africa in order to become attentive to the Word of God and spread the Gospel to the world as we are living a new spring time of Pentecost. VITA NELLE COMUNITÀ Os nossos amigos chegaram de autocarro às 09h30 da manhã, do passado sábado, dia 26. O encontro foi muito emocionante, foi hora de rever algumas pessoas que já não víamos há algum tempo. Depois do pequeno almoço, foi altura de nos conhecermos melhor. Apresentámo-nos uns aos outros dizendo o nome, local de nascimento e uma qualidade que mais apreciamos nas pessoas que nos rodeiam: humildade, sinceridade, lealdade, amizade e alegria, foram as características mais apreciadas pela maioria dos presentes. Ainda durante a manhã propusemos uma atividade bem acolhida por todos: pintámos umas pequenas pagelas alusivas à ressurreição e à Páscoa, com uma bonita mensagem do Papa Francisco e, depois de prontas, foram plastificadas para as oferecer à assembleia eucarística da Vigília Pascal. Depois do almoço, foi contada e representada a passagem bíblica da mulher adúltera (Jo 8, 1-11) que todos acolheram e comentaram com admiração: Deus acolhe-nos sempre de braços abertos, convidando-nos a mudar de vida «vai e não voltes a pecar». E, tal como Jesus tocou na alma dos escribas e fariseus, convidámos todos a escrever ou desenhar numa pequena folha as coisas que nos incomodam e não nos deixam ter verdadeiramente o fogo de Deus no nosso coração. Neste sentido, fomos convidados a libertarmo-nos daquilo que não temos de tão bom. Durante a tarde projetámos ainda dois pequenos filmes alusivos à presença deste Deus ressuscitado nas nossas vidas do dia a dia, nos pequenos gestos de atenção e de ajuda aos que nos rodeiam. Águas Santas SEM-ABRIGO CELEBRAM A PÁSCOA Todos compreenderam muito bem que também nos seus corações e nas suas vidas Deus está presente nessas atitudes de bondade de uns para com os outros. Na vigília, o Círio Pascal foi aceso e consumiu os pedaços de papel com as nossas coisas menos boas. Foi uma cerimónia muito vivida e animada pelos nossos amigos sem-abrigo com representações, projeção dos desenhos realizados durante a tarde, leituras, homilia, ofertório, oração do Pai Nosso e Ação de Graças: Jesus ressuscitou e todos percebemos muito bem esta verdade, e ficámos de coração cheio do fogo do Seu Espírito e renovados para mais uma caminhada nas ruas desta vida terrena. Quando chegou a hora de nos despedirmos, a tristeza invadiu os corações de todos. «Vamo-nos vendo nas carrinhas... Até para o ano... Quando é que nos voltamos a ver?, foram as palavras mais ouvidas. Como nos disse a Irmã Lúcia Tibola, «Jesus ressuscitou e caminha connosco» e isso mesmo foi sentido e vivenciado por todos os presentes. Com os olhos mais atentos aos que nas ruas das cidades permanecem semabrigo, deixemos Jesus caminhar sempre connosco nesta Páscoa. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 33 PRESENÇA EM ANGOLA É HISTÓRIA COM FUTURO Francisco Pedro A presença dos Missionários da Consolata em Angola ainda não completou dois anos, mas o Superior Regional de Moçambique, Diamantino Antunes, já antevê «uma história com futuro» para as missões em terras angolanas. Depois de uma visita ao país, o sacerdote constatou que a Igreja Católica está bem «viva e ativa, pastoral e socialmente», o que oferece excelentes condições para a possível abertura de mais duas frentes de missão, ainda este ano. Angola Para já, foram escolhidas duas dioceses como hipótese. «A diocese de Caxito, não muito distante de Luanda, e a diocese de Luena, na província de Moxico, a cerca de 1.250 quilómetros da capital. Luena encontra-se no extremo leste do país e faz fronteira com o Congo e a Zâmbia. Tem uma extensão de 223 mil quilómetros quadrados, duas vezes e meia maior que o território de Portugal, e apenas 750.000 habitantes. É a maior diocese de Angola e tem pouco mais de duas dezenas de sacerdotes», revela Diamantino Antunes. 34 Mas enquanto não se toma uma decisão definitiva, as atenções continuam centradas na paróquia de Santo Agostinho de Kapalanga, na periferia de Luanda, e no trabalho dos três jovens missionários – Silvestre Ogutu (queniano), Fredy Pérez (colombiano) e Dani Gonzalez (venezuelano). «Quando os missionários chegam a um novo país, a prioridade é ir trabalhar nos lugares mais isolados, num contexto rural, onde tudo falta e é necessário começar do nada. A nossa experiência em Angola é um pouco atípica. Optámos primeiro pela periferia urbana de uma grande cidade, Luanda, onde está concentrada cerca de metade da população angolana, devido à longa guerra civil que dilacerou o país», explica o missionário português. A capital angolana e a sua grande periferia conta com uma população de aproximadamente 8,3 milhões de habitantes. Depois de 2002, a zona urbana sofreu uma grande transformação, com a construção de novos prédios e grandes infraestruturas. O novo passou a conviver com Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 o antigo, o rico com o pobre, o luxo com o lixo. É neste ambiente de contrastes que vivem os três missionários da Consolata. Habitam uma casa alugada, como a maior parte das famílias, e percorrem o imenso bairro de Kapalanga, a pé ou de transportes públicos, para conhecerem os fiéis e prestarem assistência religiosa nas sete capelas existentes no território. Após um ano de trabalho pastoral, e como reconhecimento da maturidade da comunidade cristã que acompanham, o bispo da diocese de Viana, Joaquim Lopes, decidiu criar e entregarlhes a nova paróquia de Santo Agostinho de Kapalanga. E a população não se tem poupado a esforços para os ajudar a fortalecer a obra. «Tudo quanto se tem realizado, tem-se feito com contribuições locais: a vedação do terreno da paróquia, a legalização dos terrenos das capelas e até a construção do salão-igreja que está concluído. O estado da paróquia é saudável e o seu crescimento é possível porque os fiéis sabem partilhar os seus bens», sublinha Diamantino Antunes. Sandrio Candido, IMC Sair não é uma experiência fácil. Sair Implica mudanças interiores. Sair nos conduz a acolher novas formas de navegar. Nós, seres culturais, acostumados a viver de acordo com hábitos agregados ao nosso perfil ao longo dos anos. Sair significa abrir os olhos para outras praias, pois em nosso coração habita a sede de outras águas. Somos parte de uma cultura e a cultura é parte do que somos; melhor dizendo é parte daquilo que vamos sendo no mundo. Sair significa reconhecer que esta cultura também é parte de um mar maior, cuja grandeza descobrimos quando estamos dispostos a deixar nossas terras, nossas maneiras de conceber a vida, nossos jeitos de estar no mundo. Sair é ter adiante uma incerteza grande, por isso nosso instinto tem medo de sair, tem medo de experimentar o novo que nos chama. Entretanto estou cada vez mais convencido, vencer o medo de sair nos faz crescer como seres humanos. A vida missionária é uma constante saída, é através desta que aquela vai tecendo seus próprios arranjos, como fazem as bordadeiras em Minas Gerais, quando a cada linha o agasalho torna-se um pouco mais forte. A imagem sempre me pareceu linda, o ato de costurar a vida missionária, o ato de tecer a nós mesmos, pois a vida missionária não é somente uma entrega a Deus e aos outros, mas também uma maneira de nos construímos como seres humanos. É um convite a não instalar-nos apenas em um ponto de visto, seja ele pessoal, social, político, cultural, eclesial, mas a aprender olhar o mesmo horizonte sem perder a singularidade de cada um. Esse ano Deus me convidou a seguir costurando a vida missionária em Colômbia. No começo uma nuvem tomou conta do meu coração; tive medo, a barca parecia andar demasiado longe para eu poder embarcar. Quando embarquei descobri que não podia levar muita bagagem, pois a tripulação era maior, nãoapenas os colombianos navegariam comigo, mas toda a comunidade religiosa na qual estou, sendo essa formada por pessoas de distintos países: Brasil, Colômbia, Kenia, México, Moçambique, Tanzânia, Uganda. Em cada um dos meus irmãos há uma costura cuja tecedura se vai aos poucos entrelaçando com a minha, formando Cali FORMAÇÃO MISSIONARIA EM SAÍDA assim a comunidade dos Missionários da Consolata em Cali. Os primeiros contatos com o idioma, a música, as celebrações, a dança, os cheiros e sabores desta cultura, tudo acompanhado pela certeza de estar aqui por uma razão: Jesus Cristo e o propósito de configurar a minha vida com ele dentro do carisma pertencente ao IMC. Aqui fui presenteado com uma nova maneira de viver a formação, as pequenas comunidades formativas apostólicas, também com a pastoral afro, na qual pude aprofundar a minha própria identidade como Afro latino-americano. Também estive com os indígenas, celebrando com eles a semana santa, aprendendo outra forma de ser cristão-católico, descobrindo novas maneiras de viver, desde a simplicidade, colocando os passos e o coração em terras sagradas. Entretanto, o maior presente nestes dois meses é o de estar crescendo nesse itinerário de saída, a certeza de estar navegando com a alegria de quem pode olhar o horizonte com olhos alargados. Essa alteridade, esse descalçar as sandálias para entrar em território alheio, esse viver como uma busca por abrir-se cada vez mais a pluralidade. Por enquanto minha experiência tem sido aquela de olhar e acolher, de estar e buscar. O mais difícil de sair não é embarcar o corpo, mas o coração e os olhos, esses são tentados a ficar onde estávamos antes, de certa forma sempre fica um pouco deles, nos apegamos demasiado aos lugares onde estivemos. A experiência de trazê-los para dentro do espaço onde estamos nos permite descobrir a beleza de ser tão diferente, ainda assim, todos humanos. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 35 NOTICIAS P. Manuel Grau, IMC de los niños, muchos de ellos obligados desde sus primeros años a los trabajos agrícolas y de pastoreo. Mientras tanto, el ébola, que ha hecho estragos en países vecinos, ha pasado de largo por nuestras fronteras gracias a una movilización masiva y eficaz. NOTICIAS DE CADA DÍA EN LA MISIÓN Y CON LOS MUSULMANES Hace mucho que no doy noticias, en parte por dificultades técnicas de comunicación, pero también porque la misión, como todo en la vida, tiene su ritmo cotidiano hecho de cosas simples y ordinarias que no suelen ser noticia. La comunidad misionera de Dianra la formamos el año pasado Matteo, italiano, Rafael, keniano, y yo. Hoy me gustaría compartir con vosotros algunas buenas noticias de este país que es el nuestro y de la misión que vivimos. Dianra SUPERANDO ÉPOCAS VIOLENTAS 36 Es buena noticia que la Costa de Marfil haya celebrado el pasado 25 de octubre una elección presidencial relativamente tranquila y sin sobresaltos. Debido a los acontecimientos de hace cinco años, todo el mundo tenía miedo de que la situación se complicara. Las heridas y enfrentamientos de entonces, con más de tres mil muertos, no están todavía cerradas. Una reconciliación definitiva es todavía asignatura pendiente para la clase política y para la sociedad en general. No obstante todo, el país parece dirigirse hacia una estabilidad y una afirmación de la democracia. En estos últimos meses, la electricidad está llegando a la mayor parte de nuestros poblados. Se han construido numerosas escuelas y, “finalmente”, tenemos una ley que hace obligatoria la escolarización Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 Algunas buenas noticias que conciernen más directamente nuestra misión: hemos comenzado un nuevo curso de alfabetización de adultos, más de doscientas personas se han inscrito en los distintos centros y dedican unas horas de la noche a aprender a leer y a escribir, después de jornadas duras de trabajo. Un programa especial de alfabetización ha comenzado también para mujeres adultas y madres de familia. Nuestro proyecto de microcrédito ha cumplido diez años de vida y sigue ayudando a decenas de mujeres a completar los ingresos familiares. Algunos grupos de estas mujeres han comenzado un programa de alfabetización pensado para ellas Nuestro dispensario de Dianra Village sigue creciendo y se está dotando de una maternidad, ya casi terminada, y de un laboratorio aún en construcción. Hay un grupo de jóvenes apicultores. Otras iniciativas están en camino. También en el mes de octubre unos ciento cincuenta catecúmenos han comenzado su preparación de tres años para el bautismo. Hay comunidades que crecen, otras se apagan, nacen otras nuevas…y Dios nos sorprende siempre abriendo nuevos caminos. El anuncio del Evangelio es el corazón de esta misión. Estamos dando algunos pasos para una presencia de diálogo y amistad interreligiosa en ambiente musulmán. Son musulmanes muchos de los beneficiarios de nuestras proyectos de promoción humana y social. No estamos lejos de países donde la amenaza islamista es una realidad dramática. Esta urgencia de una misión que estimule el Dianra diálogo y la colaboración interreligiosa es más fuerte a la vista de los atentados ocurridos mientras preparaba esta carta. Es también buena noticia que Costa de Marfil, por ahora, esté al margen de la locura fundamentalista “en nombre de Dios” LA MISIÓN ESCUELA DE MISERICORDIA Acabamos de iniciar un “Año Santo de la Misericordia”. Leyendo el documento con el que el Papa convoca este año, veía como Francisco enumera las obras de misericordia del viejo catecismo que, vistas y leídas desde aquí, adquieren una actualidad sorprendente: “Dar de comer al hambriento, dar de beber al sediento, enseñar al que no sabe, curar a los enfermos…” La misión se convierte en escuela y ejercicio de misericordia y de compasión. Estamos en una de las tantas periferias existenciales a las que el Papa invita a salir para aprender a ser misericordiosos como nuestro Padre es misericordioso. He querido hablar de buenas noticias, son como rayos de esa Luz que brilla en las tinieblas. Aquí también, la obscuridad de problemas, resistencias y obstáculos es grande. Nuestra fe no nos permite ceder al desaliento o al cansancio, y nos recuerda en todo momento que cada gesto de misericordia y de compasión es Luz que vence la obscuridad. Por la entrañable misericordia de nuestro Dios, nos visitará el Sol que nace de lo alto para iluminar a los que viven en tinieblas y en sombras de muerte (Lc 1,78). En estos días hemos saludado y despedido a nuestro compañero Rafael, todavía diácono, que ha viajado a Kenya para sus vacaciones y para recibir la ordenación sacerdotal. Lo esperamos, nuevo sacerdote, para continuar juntos nuestra misión con fuerza y entusiasmo. Con mis compañeros, Mateo y Rafael, deseo que hayáis vivido una Navidad con misericordia entrañable. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 37 XIVº ANIVERSÁRIO DOS MÁRTIRES DE GUIÚA P. Diamantino Guapo Antunes, IMC Neste fim de semana, 2-3 de Abril, no Centro do Guiúa realizou-se peregrinação anual ao Santuário Diocesano de Inhambane, dedicado a Maria, Rainha dos Mártires. O santuário foi erigido em 5 de Agosto de 2012, em plena celebração do Jubileu Diocesano, por decreto do Bispo de Inhambane, Dom Adriano Langa. Em memória dos catequistas mártires, assassinados em 1992 no Centro Catequético do Guiúa, o dia 22 de Março foi instituído como dia de peregrinação anual da diocese. Guiúa Como já é habitual, o Centro do Guiúa acolheu os peregrinos de toda a diocese de Inhambane. No dia 2 de Abril, sábado, chegaram a maior parte dos peregrinos. Após a sua concentração na Igreja paroquial do Guiúa, organizaram-se duas vias-sacras. Uma em direção ao lugar do Martírio, onde há 24 anos foram assassinados os catequistas e suas famílias, e outra em direção ao Cemitério dos Mártires. Uma verdadeira multidão não hesitou em percorrer a pé, por um caminho ingreme e irregular os cerca de 4 quilómetros, que distam do Guiúa até ao local do martírio. Aí chegados, todos se reuniram em torno das cruzes onde se registam os nomes dos mártires e que, no meio do nada, assinalam um campo de morte para sempre tingido com o sangue do martírio. 38 Na Via Sacra realizada no local foi um momento intenso de oração e também de invocação dos mártires, exemplos de coragem por terem abraçado um caminho de paz em tempo de guerra. Depois do regresso ao Guiúa todos convergiram no Cemitério dos Mártires para mais um momento de meditação e oração. O P. Artur Marques apresentou uma rica meditação sobre o martírio. O Bispo procedeu à bênção da imagem de Maria com Jesus morto nos braços (Pietá) que depois foi levada em procissão até à igreja paroquial. Já noite dentro, depois do jantar, houve a projecção de um documentário sobre os mártires do Guiúa produzido em pela organização Kirch in Not (Ajuda à Igreja Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 que Sofre) que narra, com a participação dos testemunhos sobreviventes ao massacre, os factos de 24 de Março de 1992. Os peregrinos por turnos fizeram durante toda a noite uma vigília de oração e adoração ao Santíssimo Sacramento. No domingo, dia 3 de Abril, mais peregrinos acorreram ao Guiúa. Cerca de quatro mil e quinhentas participaram na celebração eucarística, presidida pelo Bispo de Inhambane e concelebrada por mais de duas dezenas de padres da Diocese. O bispo apelou para que a dor e a morte de então sejam hoje semente de paz num Moçambique que vive hoje num clima de guerra não declarada. Esta foi também a ocasião para celebrar o Jubileu dos Catequistas. Assim se cumpriu mais uma peregrinação diocesana ao Santuário da Diocese, dedicado a Maria Rainha dos Mártires. Com os olhos postos no testemunho dos catequistas assassinados em 1992, hoje, 24 anos volvidos, o centro catequético do Guiúa prossegue o seu trabalho de formação de ministros leigos e catequistas. Guiúa PUBLICAÇÃO SOBRE OS MÁRTIRES DO GUIÚA A nova publicação, da editora Consolata, assinala a abertura do processo de Beatificação dos Mártires do Guiúa, cujo assassinato ocorreu há 24 anos. Este novo livro, para além da história da Diocese de Inhambane, apresenta o Centro Catequético do Guiúa e a sua hstória, enquanto lugar de formação e de martírio. Nele podemos ler o relato dos dramáticos momentos vividos pelos catequistas massacrados e as suas respectivas biografias. A obra inclui ainda uma significativa colecção de fotografias contemporâneas dos trágicos acontecimentos de 1992, bem como outras fotografias relativas à formação de catequistas nos anos subsequentes, em si mesmas, testemunho da semente de Cristãos deixada pelos mártires. A autoria é do Superior Regional da Consolata de Moçambique, P. Diamantino Antunes, também postulador da causa de beatificação dos Mártires. Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 39 VISITA CANÓNICA AO SEMINÁRIO DE NOSSA SENHORA DA CONSOLATA P. Diamantino Guapo Antunes, IMC Matola Este sábado, dia 9 de Abril, o Vice SuperiorGeral, Padre Dietrich Pendawazima, acompanhado pelo Superior Regional, Padre Diamantino Antunes, visitaram o Seminário da Matola. O encontro com os seminaristas e com a equipa formadora decorreu ao longo de todo o dia. Houve a celebralão da Eucaristia, encontro com os seminaristas e almoço em comum. A equipa formadora é constituída pelo Padre Andrew Kasumba, Reitor,;Padre Manuel Tavares, Director Espiritual e o P. Eduardo Reyes, ecónomo e colaborador na formação, recentemente chegado a esta equipa formadora. O ano formativo de 2016 no Seminário de Nossa Senhora da Consolata da Matola teve início com a chegada dos seminaristas no dia 27 de Janeiro, num total de 19 jovens. Entraram no ano propedêutico 10 jovens oriundos de diferentes partes de Moçambique: Um de Lichinga; um de Cuamba; um de Metarica; dois de Mecanhelas ; um de Maúa; um de Chimoio; um de Inhambane e três de Maputo. No curso de Filosofia temos 9 seminaristas: 3 frequentam o 1º ano de Filosofia; 4 frequentam o 2º ano de Filosofia e 2 frequentam o 3º ano de Filosofia. Nos dias 28 a 30 de Janeiro a comunidade do 40 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 Seminário realizou limpezas gerais e preparouse para o retiro anual que teve lugar de 31 de Janeiro a 3 de Fevereiro. O pregador do retiro foi padre Alvaro Lopez IMC, que ajudou os seminaristas reflectir sobre o Ano Santo de Misericórdia. No dia 3 de Fevereiro, à tarde, iniciaram a programação do ano formativo que concluíram no dia 6 de Fevereiro com a redacção do Projecto de Vida Comunitária. No dia 9 de Fevereiro, teve início novo ano académico. P. Álvaro Pacheco, IMC A descoberta do amor de Cristo Ressuscitado Terminou mais uma Páscoa Jovem Missionária, realizada na paróquia do Carvalhal Benfeito, nas Caldas da Rainha, que proporcionou a vários jovens a oportunidade de se conhecerem e partilharem a fé e outras experiências de vida, num clima de muita amizade e empatia, ambiente que marcou profundamente esta Páscoa. Foi bonito sentir Deus a vibrar no coração destes jovens, muitos dos quais não se conheciam, mas que no fim acabaram amigos unidos por uma experiência profunda e «divina». Pudemos analisar vários elementos da Páscoa, desde o sacramento da Eucaristia ao amor grande da dádiva de Jesus por cada um de nós, também contando com a participação de jovens locais, com quem os participantes da Páscoa Jovem interagiram perfeitamente. No próximo fim de semana muitos deles serão esperados em Fátima para um convívio juvenil. Fátima PÁSCOA JOVEM MISSIONÁRIA 2016 de voltar e com amigos que quero levar para a minha vida, precisamente porque os amigos são dos ingredientes mais importantes da vida», confessou, no final do encontro, Diana Borges, residente no Bairro do Zambujal, Amadora. «A atividade do sentirmos o esforço de termos os braços em cruz, na Sexta Feira Santa, mostrou que existe alguém que está connosco, que partilha a nossa dor e que existe alguém que nos ama com o amor maior, ao ponto de ser capaz de morrer por nós, ou seja, uma verdadeira amizade», sublinhou, por sua vez, Rossana Silva. Segundo a jovem, o encontro «centrouse na descoberta do outro, no amor e na reflexão», e permitiu que todos aprofundassem «conhecimentos com mais clareza com exemplos do quotidiano» que os levaram a sentir o quando estão «perto de Cristo». «Foi sem dúvida uma boa experiência que superou as expectativas», concluiu Rossana. «Foi umas das Páscoas que mais significado teve para mim: o grupo foi mesmo o melhor, as atividades foram intensas e os missionários, mais uma vez, foram impecáveis. Saí de Carvalhal Benfeito com uma vontade imensa Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 41 CELEBRATION OF PARAMOUNT CHIEF KARURI GAKURE CENTENARY P. Luigi Brambilla IMC I wish to inform you that The Clan of Chief Karuri, together with the entire community of Tuthu, wish to celebrate the memory of the above on the occasion of 100 years after his departure. It is well known to all of us the importance and the impact of Karuri wa Gakure for his invitation and welcoming of our first Missionaries. His full support and cooperation to our Pioneers was a great contribution to the success of their apostolate and the spreading of Faith in the Kikuyu Region and beyond. Let us remember also that he was baptized by our Missionaries becoming an example for his own people. The intention of the Committee is to involve: first the Consolata Missionaries together with the Local Church, namely His Grace Archbishop Kairu , Bishop J.M. Wainaina of Murang’a and other Bishops who would accept the invitation, plus, Civil Authorities (possibly even the President of Kenya). Tutho At the moment no program has been defined. We think that the Celebration will be arranged for the last trimester of the year. Mine is to inform you so that the event will not come as a surprise and you may plan a suitable participation. 42 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 As I thank you for your attention, I take the chance to recall to you that we have a Holy Door at the Consolata Shrine of Tuthu: Welcome! DIES NATALIS Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 43 P. PIETRO SCHIAVINATO, IMC Nato il primo febbraio 1939 a Montebelluna entrò da giovane nel nostro Seminario di Biadene per gli studi medi e ginnasiali. Frequentò a Varallo Sesia il liceo e nel 1958 fece il Noviziato alla Certosa di Pesio. Emise la professione religiosa il 2 ottobre 1959, proseguendo poi gli studi di filosofia e di teologia a Torino. Fu ordinato Sacerdote il 19 dicembre 1964 da Mons. Antonio Mistrorigo, Vescovo di Treviso. A Roma ottenne il baccellierato in teologia presso l’ Università Urbaniana nel 1965 e la Licenza in storia ecclesiastica nel 1967 all’Università Gregoriana. Dal 1968 al 1978 insegnò a Torino, svolgendo contemporaneamente il compito di Redattore delle riviste a Rivoli, Direttore spirituale dei fratelli ad Alpignano e attività di animazione missionaria a Torino. Nel 1978 fu destinato al Kenya, e dopo aver ottenuto il Lower Cambridge certificate di lingua inglese, partì per il Consolata Seminary di Langata a Nairobi. Svolse attività di pastorale a Nkubu, a Gatunga e a Matiri. Dal 1988 al 1992 lavorò alla rivista The seed a Westland. Fu a Majwa dal 1993 al 1995, anno in cui fu destinato come insegnante al Mill di Londra, dove rimase fino al 1999. Alla fine del mandato a Londra fu destinato in Canada, come superiore a Toronto, dove rimase fino al 2007, svolgendo nel frattempo il compito di Consigliere regionale. Nel 2007 ritornò in Kenya a Matiri e poi, dal 2015 a Mukululu come superiore. E’ deceduto il giorno 25 Marzo 2016 (Venerdì Santo) a Torino, Ospedale Maria Vittoria per insufficienza respiratoria come complicazione dopo l’operazione di tracheotomia fatta due mesi fa. Era stato ricoverato al Maria Vittoria all’inizio di dicembre quando arrivò dal Kenya con problemi gravi di salute. Da allora non ha più lasciato l'ospedale ed è passato per un lungo calvario. Aveva 77 anni di età, di cui 56 di Professione Religiosa e 51 di Sacerdozio 44 Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 SOMMARIO Madonna del latte Oratorio dell'Annunziata Roma Borgo GIONA: PROFETA SCANDALIZZATO DA UN DIO MISERICORDIOSO 2 COLLOQUIO CON SUOR MARGARITA BEDOYA 6 MISSIONARI RESPONSABILI E LIBERI 9 NOTIZIE SUI CONTINENTI 13 APRILE 17 LA MIA PRESENZA IN AMAZZONIA20 ASAMBLEA IMC 2016 22 WHEN ARE WE GOING TO CELEBRATE THE CENTENARY OF THE CONSOLATA MISSION IN ETHIOPIA? 24 PROGETTO MIGRANTI IN SICILIA 27 TRIBUTE TO FR. PETER SCHIAVINATO A FAITHFUL CONSOLATA MISSIONARY PRIEST 28 TOGETHER TO CELEBRATE AND SHARE THE EASTER JOY 30 SEM-ABRIGO CELEBRAM A PÁSCOA 33 PRESENÇA EM ANGOLA É HISTÓRIA COM FUTURO 34 FORMAÇÃO MISSIONARIA EM SAÍDA 35 NOTICIAS 36 XIVº ANIVERSÁRIO DOS MÁRTIRES DE GUIÚA 38 VISITA CANÓNICA AO SEMINÁRIO DE NOSSA SENHORA DA CONSOLATA 40 Da Casa Madre PÁSCOA JOVEM MISSIONÁRIA 2016 41 CELEBRATION OF PARAMOUNT CHIEF KARURI GAKURE CENTENARY 42 Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 C/C postale 39573001 - Email: [email protected] Da Casa Madre 05 / Maggio 2016 Sommario Antoniazzo Romano