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La Rivelazione
THE GAS “TOWER” LOUDSPEAKER
di Massimo Di Biagio
Correva l’età di mezzo dell’era elettroacustica. La seconda rivoluzione hi-e
end dell’età esoterica era alle porte. La fine de gli anni Sessanta vide l’avvento del tweeter AMT inventato e brevettato dal fisico d’origine tedesca Oskar Heil, scomparso da qualche anno. AMT è un acronimo che sta per “Air Motion Transformer” ovvero trasformatore di movimento d’aria.
P
porto dimensionale, riesce ad armonizzarsi
con l’ambiente in maniera soddisfacente. Il
mobile vero e proprio, composto da tre sezioni distinte ospitanti i trasduttori, poggia
su un plinto spesso tre cm a pianta quadrata. Lo “stile”, caratterizzato da
Note estetiche e caratteristiche progettuali
Imponenti torri di 140 cm d’altezza, 38 di
profondità, con fronte ampio 28, il tutto
per 50 kg buoni di materia lignea cadauna,
ecco come si presentano le GAS (1). Tali
monoliti tedeschi (nella pubblicità degli
ESS con AMT, guarda caso, si faceva riferimento al monolite per eccellenza, quello
di “2001 Odissea nello spazio”) troneggiano
snelle e imponenti al tempo stesso nella
mia ampia sala d’ascolto. Costituiscono, a
detta della mia consorte-architetto, un elemento stilistico che, grazie al corretto rap-
ampie
fresature a varie inclinazioni che snelliscono il mobile conferendogli
un’impronta estetica, è di un rigore tutto
teutonico. Unitamente all’AMT, posto al
vertice di una piramide tronca la cui configurazione consente un adeguato fluire posteriore dell’aria perturbata, sul frontale
troviamo alloggiati tre particolari midwoofer a cono con ogiva metallica centrale
fissa. La particolarità costruttiva di questi
trasduttori consiste principalmente nello
smorzamento della membrana che viene
così a mantenere un’assoluta insensibilità
alle vibrazioni spurie. Il cono termina con
un anello di materiale plastico concentrico
all’ogiva centrale che scorre a pochi micron
da essa. Sulla parete posteriore del mobile
trovano alloggiamento tre radiatori passivi
a cono da 21 cm, della norvegese Seas (come i woofer, da 17 cm, versione “customizzata”, ossia modificati e posti in piccola
produzione specificamente per il modello
in prova), preposti a rinforzare l’emissione
rologo
Le brochure pubblicitarie dell’epoca ne sottolineavano la
straordinaria efficienza, la tenuta in potenza ai limiti dell’immaginabile, nonché la
strabiliante capacità di spostare l’aria
cinque volte più velocemente dello spostamento della sua membrana. Nei diffusori oggetto della recensione troviamo
l’ultima versione di questo “prezioso” dispositivo davvero eccezionale, collocato
per di più in modo tale da coniugare le
esigenze estetiche con la necessità progettuale di consentire il trasferimento
dell’aria attraverso il tweeter vero e proprio, condizione prioritaria quest’ultima
all’idoneo funzionamento dell’AMT stesso. Se non la prima, certamente la più
memorabile utilizzazione di questo particolarissimo apparato risale al 1976, con la
presentazione del sistema ESS TransarAMT ove unitamente al tweeter venne
adottato anche per le frequenze basse un
sistema di trasduzione inventato del geniale fisico. Del tweeter AMT è già stato
scritto molto, mi basterà ricordare come il
cuore del marchingegno sia una membrana plastica piegata a fisarmonica molto
leggera posta nel campo fornito da magneti molto potenti. Sulla membrana è stampato un conduttore d’alluminio che quando
è percorso da corrente tende ad imprimerle
un movimento cui corrisponde un’espulsione d’aria dalle pieghe anteriori ed un’aspirazione da quelle posteriori e viceversa. La
forma della membrana è tale da consentire
al tweeter un’ampia dispersione orizzontale fino alle frequenze più alte, limitando al
tempo stesso però la finestra di radiazione
di quelle stesse frequenze sul piano verticale. Tutto ciò, come vedremo nelle note
d’ascolto, unitamente al disegno dipolare
del tweeter, ne caratterizza fortemente il
comportamento sonico.
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delle basse frequenze. Da sottolineare il
cuneo in legno, detto sopra, posto con il
vertice al centro della zona posteriore del
tweeter, il quale partecipa all’effetto d’ambienza che costituisce la caratteristica d’ascolto forse più saliente di questo sistema,
dovuto prevalentemente - appunto - alla
particolare disposizione del costosissimo
AMT1).
In realtà dietro a tutto questo c’è molto
di più. Per dirla seguendo i dettami semiologici, la forma significante esprime
la ragion d’essere, il significato di un misto di sapienza artigianale, tradizione e
competenza tecnica, protratti ascolti e
ripetuti interventi atti a migliorare i parametri prestazionali, nel paziente tentativo di mettere a punto il diffusore
quasi come fosse un delicato strumento
musicale.
So che il prodotto nasce da studi di progetto originali, messi a punto con un
nuovo sistema di misura nato e sviluppatosi addirittura proprio per le esigenze
incontrate nella volontà di realizzare le
GAS con il miglior “allineamento” temporale possibile delle emissioni dei vari trasduttori. C’è una grande densità di materia di studio a monte che, oggettivamente, deve aver dato frutti evidenti. Tant’è
che fin dal primo approccio d’ascolto si rimane colpiti. A trovarsele davanti inaspettatamente, mentre suonano, queste
GAS Tower possono indurre un certo disorientamento. Come ad un “incontro ravvicinato di qualche tipo” ci si sente costretti a modificare le proprie convinzioni, i propri rassicuranti parametri d’ascolto, nel
tentativo di comprendere quello che una
nuova affascinante realtà ci propone.
Posizionamento ed ascolto
Queste torri hanno trovato quasi immediatamente la loro collocazione definitiva poste a poco più di tre metri dal punto d’ascolto, a poco più di un metro e mezzo dalla
parete posteriore, a poco più di un metro
da quelle laterali, distanti l’una dall’altra
due metri circa. Richiedono ambienti medio-ampi e, per potersi esprimere al meNota (1) - GAS ci ricorda e forse vi ricorda qualcosa. Ma
accidenti, si tratta del famoso marchio americano GAS,
ovvero Great American Sound, quello di amplificatori
“very hi-end” degli anni Ottanta? Correva l’anno 1974...
Vi ricorderete di James Bongiorno (prima direttore tecnico della Dynaco e poi della SAE, poi progettista dei
Sumo) e dei suoi formidabili Ampzilla. Sì, il marchio
GAS è proprio quello; ora trasmigrato in Europa ad
opera della Audio Int’l di Francoforte. Chi volesse fare
un bel tuffo nel passato è fortemente esortato ad entrare
nel curioso sito internet “www.ampzilla2000.com”.
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Vista posteriore. Si osservano i 3 “passivi” da
21 cm e la base del cuneo che diffonde il suono
posteriore emesso dal tweeter Heil. I morsetti
sono modesti ma si tratta di una pre-serie.
glio, di poter lavorare in “campo aperto”.
La mia sala risponde a questi requisiti,
frutto anch’essa di pazienti e ripetuti interventi atti a migliorarne le già più che discrete doti acustiche naturali. Particolare
attenzione ha richiesto l’angolazione di
questi monolitici speaker nel tentativo di
ottenere quell’immagine d’incredibile realismo che sono in grado di restituire. A rotazioni anche minime della faccia del diffusore, infatti, corrisponde una variazione nell’interazione tra l’ampia dispersione orizzontale delle frequenze emesse dal tweeter
e l’emissione verso la parete posteriore dei
woofer collocati posteriormente. La corretta angolazione consente di centrare fondamentali obiettivi: 1) ottenere una risposta
in frequenza estremamente lineare fino alle ottave inferiori più profonde; 2) conseguire un’immagine naturale relativamente
ad un’ampia area di ascolto; 3) pervenire
ad una stupefacente delocalizzazione totale in cui il suono non sembra proprio più
provenire dalla coppia di diffusori. Insomma, per quanto grandi, tendono a... scomparire.
La peculiarità di questi GAS di integrarsi
con l’ambiente interagendo con esso è
qualcosa che, a questi livelli di sinergia,
non mi era assolutamente mai capitato di
riscontrare fino ad ora. Fanno eccezione
pochi sistemi elettrostatici o “magnetoplanari” e, forse un po’, le mie amatissime
B&W Silver Signature (sono mio riferimento, per chi non lo abbia letto in altri
miei “pezzi” precedenti) dopo anni di impegno a sistemarle nel modo migliore. In tutti i detti casi sussistono, però, pesanti limitazioni riguardanti l’efficienza ridotta e
l’impossibilità di restituire integro il contenuto dinamico ed energetico del segnale
musicale. I diffusori in prova, invece, mi riportano ad un’esperienza “forte” che ebbi
con i mitici JBL 4350 WXA, con in più,
però, una strepitosa capacità olografica che
gli storici monitor made in Usa non si sono
mai sognati di avere. Le GAS Tower sanno
suonare forte, molto forte, finendo per
prenderti per... lo stomaco oltre che per la
testa e per il cuore. Quanto mai indicativo
a questo proposito l’ascolto di un must analogico quale l’RCA Living Stereo LSC
2225. Colpisce la grande ariosità che pervade la massa orchestrale riproposta. Alla
capacità delle elettroniche valvolari utilizzate di cogliere la volumetria dei singoli
esecutori e di collocarli fisicamente all’interno dello stage fa da contraltare la proprietà dei diffusori di restituire una finestra prospettica ampia (a dir poco) e trasparentissima. L’orchestra risulta posizionata e distesa ben al di là della parete di
fondo, con i piani prospettici, almeno quattro, ben differenziati e dislocati lungo una
configurazione tridimensionale figurasfondo. L’effetto ha dell’incredibile!
Inutile ora elencare i considerevoli altri
pregi. In sintesi, il suono, globalmente, è di
primo livello assoluto in tanti parametri significativi.
Alla ricerca dei difetti, o meglio, dei limiti,
mi sento di riferire quanto segue. Nella
prestazione dinamica si evidenzia una particolarità funzionale: le GAS sembrano essere piuttosto timide ai bassi volumi d’ascolto, fornendo sonorità soffuse, attenuate
e rallentate in velocità; mentre risultano
gradire pilotaggi ai limiti dei loro 90 e più
dB di efficienza per esprimere il travolgen-
ALCUNE CARATTERISTICHE DICHIARATE
Sistema:
Woofer:
Mid-woofer:
Radiatori passivi:
Tweeter:
Imped.a nominale:
Pot. consigliata ampli:
Dimensioni (lxhxp):
Peso netto:
a due vie, 4 altop., reflex con passivi
uno da 17,5 cm
due da 17,5 cm
tre da 21,5 cm
un Heil AMT-1
4 ohm
30-100 watt
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Distributore: Leonardo Mani Audio
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te contenuto energetico di cui sono capaci.
Se si va ancora e troppo oltre, però, il tweeter mi sembra che un po’ “indurisca”, cominciando a rendere appena vetrose le frequenze oltre i 3.000 Hz e perdendo l’insieme un po’ di coerenza. Non pensate, quindi, che si tratti di diffusori atti anche ad
uso del genere P.A., per ascolti professionali, magari all’aperto... tutt’altro. Siamo
in piena “hi-end” da soggiorno per medi
ambienti (diciamo 25-40 mq). Riportando il
volume a produrre le intensità dei “normali” (per noi) ascolti domestici, le prestazioni
delle GAS tornano ad essere di eccezionale
qualità. Mentre, dopo molte prove, abbiamo verificato una discreta adattabilità generale a svariate condizioni di acustica
ambientale (e questo è uno dei punti di forza), in particolare messe lì in sale senza alcun genere di correzioni acustiche, le
Tower mostrano grande sensibilità al pilotaggio. Attenzione che, cambiando amplificatore, molto cambia. Ci sono amplificatori
che proprio... non ce la fanno. Il basso, innanzitutto, può e deve essere molto controllato dall’elettronica. Piccoli (ed anche
medi), ottimi amplificatori “audiophile”,
mentre a basso volume sonoro possono far
gridare al miracolo per la ricostruzione
dell’immagine e anche dell’atmosfera sonora, appena si richiamano al normale livello
d’ascolto, ci offrono cose strane; per esempio una risposta quasi priva delle alte frequenze. Attenzione: le GAS Tower non
hanno preclusioni per le tecnologie: valvole, transistor, mos-fet possono andare bene
ma devono essere veramente di pregio e
di... sostanza in termini di correnti erogabili. Io ho provato con Audio Research,
VTL, Manley e Spectral e questi ultimi, mi
è sembrato se la cavassero meglio di tutti.
Sarei curioso di provare con pre e finale
Nelson Pass...
Passando a riferire di altri generi, stavolta
su supporto digitale, inizio l’ascolto di
Brian Auger, dei Naked Sun, di Ayreon. Si
tratta di una musica dalla spettacolare resa dinamica del materiale registrato. Vengono di conseguenza restituite le emozioni
di un ascolto dal vivo, finanche quelle percepite a livello epidermico, capaci di coinvolgere e sconvolgere l’ascoltatore più compassato o distratto. Sono le frequenze basse a farla da padrone. In particolare quelle
che rientrano tra i 40 e gli 80 Hz. I bassi
profondi (al di sotto dei 40 Hz) ben definiti
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quella nuova - da quanto mi ha riferito il
direttore -, dopo opportuno rodaggio, verrà
trasportata nella saletta di Fedeltà del
Suono al Top Audio ove saranno effettuate
dimostrazioni sul tema cd “speciali”, nuovi
SACD e primi DVD-Audio “ibridi”. Prima e
dopo, ovviamente, mi rimetterò ad ascoltarla. Le mie Silver Signature, pazienti,
dovranno aspettare ancora un po’, prima
che le riposizioni in... prima linea.
Due particolari che mostrano la configurazione woofer-tweeter e passivi simmetrica. A
parte l’AMT1 tuttora prodotto da ESS tutti gli altri componenti sono della norvegese Seas.
con questi monitor spinti al massimo o
quasi, perdono di impatto e peso non appena si scenda sotto un discreto livello sonoro. Viceversa, spingendo vigorosamente,
occorre stare attenti: ad un certo punto si
possono fare evidenti dei sintomi di fatica
di ascolto. La trama sonora viene via via a
scomporsi, la riproduzione perde in coerenza e linearità. Credo che molto dipenda
dall’amplificazione in accoppiamento, visto
che tali problemi escono fuori platealmente
fin da livelli minori con elettroniche di
scarsa lega...
Mi è sembrato che gli altoparlanti frontali
svolgano compiutamente il loro compito
anche nel range di frequenza media e medio-alta assegnatogli. Interpretandolo un
I 3 mid-woofer sono dei W17 della costosa
serie Excel opportunamente “customizzati”;
ora, nei modelli in regolare produzione, sono adottati i nuovi W18.
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po’ diversamente, secondo il livello sonoro
scelto. Questi driver necessitano di essere
sollecitati un po’ per dimostrare la gamma
dei colori che sanno esprimere. In termini
di difetti d’ascolto, durante i quattro mesi
di prove, i GAS hanno posto in evidenza
una persistente se pur leggera risonanza
del mio ambiente, un certo picco attorno ai
100 Hz nel quale - con uno dei due in particolar modo - si sente un rimbombo. Per
esempio i timpani di Scheherazade (Chesky RC4) assumono una preponderanza
innaturale. Tale risonanza, non essendo
proprio violenta, non è di per sé rilevante,
ma sono i suoi effetti ad essere fastidiosi
per l’ascolto, venendo a influenzare fino la
gamma medio-bassa (effetto di “copertura”
che attenua la trasparenza naturale delle
Tower). Non sono riuscito a correggere alla
perfezione il fenomeno spostandole un poco, perciò sospetto che tale risonanza derivi
da un accoppiamento stanza-diffusore che
con le Silver Signature non si verificava.
Mi risulta che in un altro ambiente, più
grande, Bruno Fazzini non abbia assolutamente riscontrato niente di simile con gli
stessi esemplari di GAS Tower da me provati. A questi livelli, d’altra parte, se si
vuole il massimo, occorre “lavorare” su
ogni anello della catena hi-fi (ambiente
compreso) per ottenere l’eccellenza assoluta. Sebbene mi sia impegnato per un bel
po’ di tempo, evidentemente, ho ancora
materia da studiare e approfondire. Potenza della nostra passione preferita!
A proposito, sappiate che, alla fine della
prova, ormai in agosto inoltrato, ho di nuovo incontrato i responsabili tedeschi e il distributore italiano dei GAS che hanno portato in redazione un coppia “aggiornata” di
Tower. Migliorata proprio nei woofer-midrange Seas Excel, ulteriormente “customizzati” dal progettista, che ora sono da 18
cm ed hanno un’apertura posteriore nel
magnete. Abbiamo effettuato lo scambio.
La coppia vecchia è tornata in Germania,
Conclusioni
Il prezzo, lo dico subito, è francamente
molto alto ma, se spaziamo nel mondo della vera “hi-end” audio, risulta allineato alla
qualità delle prestazioni. Un po’ meno, facevo notare ai responsabili, alla finitura.
La risposta è stata che va tenuto conto del
fatto che la coppia ricevuta in anteprima,
appunto, è di pre-serie e che i diffusori in
produzione saranno migliorati (avranno
probabilmente anche il bi-wiring con doppi, migliori morsetti). In ogni caso, comunque, per filosofia scelta, non ci saranno rifiniture particolari che possano negativamente influire sui costi ai danni della tecnologia che è davvero costosa (i componenti, confermo, sono di qualità e valore elevato, compresi quelli adottati e montati nel
crossover, la costruzione e la verifica del risultato sono effettuate con la massima
scrupolosità). Nel conto dei costi di produzione che ci è stato rivelato, effettivamente, i margini del fabbricante sono piuttosto
contenuti. Insomma, si tratta di un prodotto “tutta sostanza”. Il motto del costruttore
è We go for performance without “bells and
whistles”!
Il marchio GAS è ormai poco noto ai più, è
da rilanciare nell’hi-end, ma, parliamoci
chiari, se questo diffusore avesse una “griffe” fra quelle degli specialisti di alto lignaggio americani, inglesi o italiani (sicuramente vi vengono in mente quei tre o quattro nomi che ho pensato subito io, vero?
Non voglio scriverli per non peccare di indelicatezza.) il costo al pubblico sarebbe
sensibilmente più elevato; invero, probabilmente, sarebbero più belli...
Insomma, il mio è un articolo... d’assalto. Ben vengano prodotti nuovi se sono
tali. L’affidabilità commerciale c’è, perché la Audio Int’l è un’azienda di tutto
rispetto e lunga tradizione, sia in Germania sia a livello europeo. La Tower ha
due “sorelle” minori (con woofer da 15
cm), anch’esse ormai in produzione; chi
vuole spendere di meno è avvertito. Forse le avremo in prova? Non so. Per ora
spero che il direttore mi permetta di tornare con un testo di aggiornamento su
questi diffusori “top”, vista la versione
leggermente “up-gradata” che abbiamo
ora a disposizione per un certo tempo.
Chi vuole sentirli “dal vivo”, con tutti i
limiti acustici del luogo, tragicamente
noti..., venga al “Top Audio & Video
2003”, la nostra saletta è la n. 244 (secondo piano - Quark Hotel - 18-22 settembre): sono in programma dimostrazioni speciali di sw e i diffusori adoperati saranno proprio le due GAS Tower (in
gentile prestito d’uso).
‰
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La Rivelazione
GAS TOWER
LA FILOSOFIA DEL PROGETTO
a cura di
Massimo Costa
Un recensore tecnico, di regola, non dovrebbe mai metterci del suo. Dovrebbe semplicemente, cosa già difficile di per sé,
cercare di percorrere a ritroso, cioè dall’oggetto in esame all’idea iniziale da cui esso scaturisce, il percorso che ha portato il progettista a fare certe scelte piuttosto che altre.
N
on sempre ci si riesce, specialmente quando le suddette scelte appaiono oscure o
contraddittorie. Il che non è
detto che sia necessariamente un limite del progetto, potrebbe esserlo benissimo del recensore che
non ne capisce il significato. Problema più
sottile è quando al recensore sembra di capire perfettamente le scelte ma non riesce
di condividerle e, magari, attribuisce a questo pregiudizio le, magari, non esaltanti
prestazioni dell’oggetto in prova. Ma perché vi dico queste cose? Perché mai è stato
per me più facile scrivere le note tecniche
di un diffusore come nel caso di queste “rivelazioni” GAS Tower. E ciò per alcuni buoni motivi. Sono chiarissime le intenzioni
del progettista, è chiarissima la strada che
percorre per raggiungerle e... sono sostanzialmente veramente d’accordo con lui!
Quest’ultimo, in effetti, è un aspetto che potrebbe inficiare la validità dell’analisi stessa, ma mi consolo pensando che, causa la
diaspora agostana della redazione, le conclusioni della parte tecnica e di quella di
ascolto sono state, non solo molto positive,
ma anche straordinariamente convergenti
come qualità di giudizio. Ma andiamo con
ordine.
Tempo al tempo
In effetti basterebbe una sola parola per
condensare la filosofia di progetto di questo
diffusore: il tempo. Ed è altrettanto strano
come, in questi climi di raffinatezze digitali
ed analisi ipertecnologiche, la maggior parte degli attuali costruttori di diffusori non
prenda in alcuna considerazione il “fattore
tempo” nella progettazione degli stessi. Il
diffusore è, infatti, a tutti gli effetti l’unico
anello della catena hi-fi che ancora stravolge pesantissimamente la coerenza temporale del segnale che gli arriva. Chiamiamola risposta nel tempo, fase acustica, ritardo
di gruppo o come più vi piace, ma resta un
fatto che il segnale di tipo impulsivo viene
restituito stravolto dalla stragrande maggioranza dei diffusori in commercio. Anzi,
tanto è dato per scontato tale comportamento che, quando non capita, ciò viene
presentato come un surplus di raffinatezza
tecnica non si sa bene se fine a se stessa o,
magari, anche importante al fine dell’ascolto. Michael Weidlich, il progettista delle
GAS Tower non ha dubbi. La coerenza
temporale è il primo parametro da tenere
sotto controllo. Chissà, magari Richard
Heyser, dall’alto dei decenni dedicati a que-
sto approccio, sarebbe fiero di lui. Fatto sta
che, per raggiungere tale obiettivo, il nostro
ha messo in atto tutti i procedimenti a disposizione del moderno tecnico audio, sia
nel campo degli strumentazione di controllo, sia nella scelta degli altoparlanti migliori per lo scopo prefisso. Il resto, come si dice, viene quasi da sé.
Partendo dal presupposto di sfruttare il più
possibile la linearità intrinseca degli altoparlanti per raggiungere quella complessiva del diffusore, sono state scelte delle
unità di particolare pregio, anche se utilizzate in maniera un po’ atipica. I tre woofer,
identici tra loro, sono dei ragguardevoli 17
cm della Seas, serie Excel; la loro caratteristica principale, a parte quella estetica e
funzionale del grosso rifasatore ogivale in
rame, è di avere una membrana in lega di
magnesio che unisce una grande rigidità ad
un comportamento sufficientemente smorzato. In effetti questo non avviene completamente e, come in altri modelli della serie,
la grande estensione in frequenza viene disturbata da qualche picco di troppo nella
zona del roll-off naturale. Di questi tre altoparlanti, due sono usati simmetricamente
per incrociarsi al tweeter, il terzo, quello
più in basso, è tagliato a mo’ di “due vie e
mezzo” molto più prematuramente in frequenza. Fatto sta, in ogni caso, che tutti e
tre i woofer hanno un loro carico separato e
funzionano praticamente in parallelo, contribuendo in maniera eguale alla restituzione della gamma bassa. Il carico scelto
per essi è quello del reflex passivo. Infatti
ad ogni unità corrisponde, sul posteriore
del cabinet, un woofer passivo di diametro
sensibilmente maggiore. Tale scelta, per altro non sempre seguita, è quasi obbligata
da considerazioni tecniche; l’escursione del
passivo, infatti, cresce molto più di quella
del driver attivo, a parità di superficie, e
l’unica via è quella di utilizzare per il primo
una superficie radiante maggiore. Ciò che è
stato puntualmente fatto. Del tweeter, di
cui abbiamo praticamente taciuto fino ad
ora, varrebbe la pena di parlare assai a
lungo, non solo per l’utilizzo in questo progetto, ma per le sue assolute peculiarità.
L’Air Motion Transformer di Oskar Heil
rimane una delle pochissime e reali innovazioni nel campo della trasduzione elettroacustica degli ultimi decenni; a trent’anni
dal suo esordio, circa il suo comportamento
strumentale e sonico nessuno ha mai obiettato veramente. La penalizzazione è sempre scaturita, quasi incredibilmente, dal
fatto di essere “troppo buono”, caratteristi-
Fig. 2 - Risposta globale in fase.
Fig. 3 - Risposta all’impulso, decadimento ETC.
Fig. 4 - Fase e modulo dell’impedenza.
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Fig. 1 - Risposta in frequenza sull’asse.
Grafici forniti dal costruttore: rispettivamente risposta all’impulso, risposta in frequenza e modulo dell’impedenza. Sono rilevati col sistema di misura Kirchner Electronic ATB messo a punto dagli stessi progettisti delle GAS.
ca che diventa, alla fine, un problema più
che un vantaggio. Questa unità è così veloce e priva di distorsione che, alla fine, riesce estremamente difficile trovare, come altoparlante da affiancargli, qualcosa che
non sembri troppo lenta per tenergli dietro
o che non appaia di grana troppo grezza.
L’unico suo vero limite è e rimane il prezzo,
alto anche per un utilizzo in diffusori di fascia elevata. C’è da dire, per altro, che nel
frattempo alcuni tweeter a cupola particolarmente esoterici hanno una quotazione
che gli si avvicina di molto, senza però avvicinarne le prestazioni...
Dal punto di vista dell’utilizzo, inoltre,
l’AMT induce spesso nel progettista uno
strano impulso di taccagneria. Visto il co-
sto, e vista anche la sua enorme estensione
in frequenza, il tecnico medio viene indotto
a fargli riprodurre la porzione più ampia
possibile dello spettro, magari incrociandolo col midrange appena sopra il kHz. Questo ha come risultato più udibile l’incremento della sensazione di stacco col trasduttore dei medi ed il conseguente dubbio
finale se lo sforzo valga veramente allo scopo. In questo caso, al contrario, l’AMT viene utilizzato dai 3 kHz in su e l’amalgama
col medio non tradisce quasi la transizione
tra due tecnologie così diverse.
Il fine accennato all’inizio, ovvero di realizzare un sistema perfettamente allineato
temporalmente sfruttando al massimo le
qualità intrinseche dei componenti è per-
IL TWEETER DI HEIL
Pur senza entrare in una disamina tecnica approfondita, vale la pena di accennare
all’originale principio di funzionamento
dell’ “Air Motion Transformer”. Osservando la Fig. A, possiamo immaginare una
membrana a forma di “U”, le cui pareti
possano avvicinarsi o allontanarsi tra loro
al variare del segnale applicato. È quasi
intuitivo comprendere come, ad un relativamente modesto avvicinamento reciproco dei lati della membrana, corrisponda
un grande spostamento dell’aria contenuta all’interno. È un po’ come strizzare un
nocciolo di ciliegia tra le dita, basta un poco di forza ed esso schizzerà via lontano.
La reale membrana di un AMT, essendo
costruita a mo’ di fisarmonica, contiene
un gran numero di “U” alternate le une
alle altre in senso opposto. Alla espansione di una cella corrisponderà la contrazione di quella attigua (Fig. B). La caratteristica che consegue a questa particolare
conformazione della membrana radiante
è quella di essere perfettamente dipolare,
ovvero di emettere con fase opposta sia in
avanti che indietro. A seconda delle scelte
del progettista, la radiazione posteriore
può essere sfruttata completamente, attenuata o totalmente cancellata tramite l’adozione di inserti di materiale assorbente.
Malgrado la forma ripiegata non lo faccia
supporre, la superficie di diaframma interessata allo spostamento è molto elevata e
l’efficienza di queste unità si aggira sui
100 dB, sovrabbondante per qualsiasi utilizzo tradizionale. Considerando che l’effi-
T
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Fig. A
Fig. B
cienza media reale di un diffusore con altoparlanti a radiazione diretta raramente
supera i 90 dB, in genere le unità AMT
vengono pesantemente attenuate da resistenze in serie.
fettamente assecondato dalla scelta della
rete di crossover. Da osservare che, al fine
di ottimizzare la curva di risposta, in effetti
particolarmente lineare sia in asse che fuori asse, la filtratura (scelta a bassa pendenza) è piuttosto “aperta”. La grande quantità
dei componenti non deve trarre in inganno,
si tratta per lo più di reti di compensazione
e di equalizzazione, alcune piuttosto raffinate come topologia. L’unico vero taglio lo
esegue la grossa bobina in serie al woofer
inferiore ed il condensatore in serie al tweeter di Heil. A proposito di quest’ultimo, è
interessante notare il sistema di “sintonizzazione fine” del suo livello di attenuazione
per mezzo del parallelo di resistenze in serie ad esso. A seconda dei valori scelti, si
può spaziare tra un ±1,3 dB. Insomma, si
tratta di una rete di crossover che cerca di
assecondare e perfezionare quello che è il
naturale comportamento del componente,
più che piegarlo forzosamente ad un andamento troppo differente. Roba da palati fini. E passiamo ai grafici. La risposta in frequenza (Fig. 1) mostra una notevole linearità nella misura anecoica con la grande
estensione a bassa frequenza e l’altrettanto
ripido decadimento dovuto allo “zero” della
risonanza del passivo a circa 23 Hz. Sostenuta l’efficienza che, in ambiente, data la
topologia di emissione, sarà intesa ben superiore alla media. La curva di Fig. 2 - rilevata eccezionalmente - è di quelle che, se
fossero attinenti ad un diffusore tradizionale, sarebbero non pubblicabili. Si tratta della fase acustica che, come si vede, giace assai vicino alla linea dello zero gradi per
gran parte della risposta. La caduta nella
zona estrema del tweeter è in gran parte
solo apparente e dipende da quanto ritardo
viene incluso nel computo nella misura. Un
punto di vista diverso ma che conferma l’ottima risposta nel tempo del sistema è il decadimento ETC di Fig. 3. Il picco di energia
è, come vedete, unico con solo poche emissioni secondarie tutte molto al di sotto di
quella principale; anche qui, un confronto
con un diffusore tradizionale, mostrerebbe
tutta la differenza. L’impedenza (Fig. 4) va
letta con un occhio alla scala che è stata volutamente espansa. Per quanto molto regolare, è piuttosto bassa; scende in più punti
sotto i 3 ohm per raggiungere il minimo a
2,7 ohm. C’è da aspettarsi che, alle prese
con questo diffusore, amplificatori di varia
tipologia mostrino comportamenti piuttosto
differenti.
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FEDELTÀ DEL SUONO n° 105 set-ott 2003
Dietro la Rivelazione
KIRCHNER ELECTRONIC ATB
IL SISTEMA DI MISURA
a cura di Massimo Costa
Il mondo dei sistemi di misura audio è stato uno dei campi in cui l’avvento del digitale ha portato le novità più interessanti e sostanziali, determinando una netta cesura rispetto ai metodi tradizionali, sostanzialmente basati su una lettura analogica del livello di tensione generata dal microfono.
L’
inizio della rivoluzione,
tralasciando i primi apparecchi “stand alone” come
il Techron TEF e guardando a quelli basati su
PC, fu dato dalla famosa
scheda MLSSA, a cui seguì rapidamente l’italiana Clio. La novità
di questi sistemi era data dalla possibilità
di sfruttare contemporaneamente due importanti caratteristiche date dal digitale, il
controllo temporale del segnale di stimolo
e la tecnica MLS, ovvero la correlazione
matematica tra un rumore pseudo casuale
e la risposta all’impulso. Una volta controllato il processo temporale della misura, ecco che furono disponibili al progettista tutta una serie di misure legate, appunto, al
tempo e praticamente impossibili da eseguire in maniera analogica. Oggi, le informazioni date dai grafici di Waterfall, ETC
e fase acustica sembrano materia acquisita, ma vi assicuro che all’inizio sembravano un vero e proprio miracolo.
Uno dei più recenti sistemi di misura digitali di questo tipo è il tedesco ATB della
Kirchner Electronic, basato su una scheda
da PC o, a scelta, su uno “scatolotto” da
connettere via USB al computer e curato
dai tecnici della Audio Int’l (la stessa delle
GAS). Esso presenta tutte le ormai consuete funzioni indirizzate alla moderna analisi elettroacustica, come oscilloscopio, misura analogica, FFT, decadimento, distorsione, curve polari, analisi MLS e parametri
di Thiele Small. Ma la caratteristica che lo
distingue dagli altri è sicuramente quella
chiamata “3D Step Response”, per mezzo
della quale il sistema genera uno sweep discreto di semicicli sinusoidali che vengono
Il sistema in funzione a casa del distributore italiano delle GAS, Leonardo Mani.
poi mostrati normalizzati nel senso della
durata temporale, ovvero visualizzati tutti
allo stesso modo. L’analisi in ampiezza (positiva o negativa) e del comportamento nel
tempo della risposta a questo tipo di segnale dà delle informazioni tanto importanti quanto visualmente immediate su
quello che sta succedendo. Le eventuali distorsioni della forma d’onda, i ritardi o le
inversioni di fase sono mostrati in maniera
originale ma molto efficace e, una volta capito “come funziona”, assai intuitive ed
istruttive. Si tratta infatti di un inconsueto
grafico a decadimento, cioè a tre dimensioni, che può essere esaminato di fronte, di
spalle o anche da sotto, per apprezzarne
tutte le caratteristiche. Guardando alla
differenza tra il segnale di prova e quello
riprodotto da un diffusore di impostazione
tradizionale si ha una idea piuttosto chiara
su quanto ancora ci sia ancora da lavorare
nel campo della progettazione dei diffusori
quando si voglia tenere conto del loro comportamento anche temporale. E non è un
Un grafico a tre dimensioni della risposta delle GAS Tower.
caso che il progettista delle GAS Tower
confessi candidamente che, senza il sistema ATB, non avrebbe proprio saputo come
fare a raggiungere gli scopi che si era prefissato. A proposito: il sistema è in vendita
in Italia sempre attraverso lo stesso distributore toscano (vedi articolo sulle GAS per
indirizzo e telefoni).
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Lo stesso grafico visto dal lato opposto.
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FEDELTÀ DEL SUONO n° 105 set-ott 2003
Il programma di gestione della scheda di misura in “ambiente” Windows.

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