prova e chave de respostas - No

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prova e chave de respostas - No
UFES / CCHN / DLL – CENTRO DE LÍNGUAS
CERTIFICAÇÃO DE PROFICIÊNCIA EM LÍNGUA ESTRANGEIRA - ITALIANO
CIÊNCIAS HUMANAS E CIÊNCIAS SOCIAIS APLICADAS
PROVA E CHAVE DE RESPOSTAS
Texto 1
LA SOCIETÀ DEL TROPPO
Nella società attuale l’eccesso si è elevato a regola. Un eccesso che divenuto famelico si
autoalimenta. Mentre si esaspera la distanza fra chi ha e chi non ha beni, lavoro, acqua… Ormai le
soglie di criticità e sostenibilità sono state tutte superate. Allora come uscire da questo vortice
inarrestabile? Uscendo dall’ingorgo, cioè “fermandosi”. Questo è il messaggio che lancia Giorgio
Triani, sociologo e giornalista, docente di sociologia della comunicazione all’università di Verona,
autore del recente libro L’ingorgo.
Tutto e di più. Tutto e subito. Tutto a tutti. Sempre di più. Ancora un po’, fin che ce ne sta. Fin che
non se ne può più. Queste in sintesi, ovviamente “estrema”, le caratteristiche della “società
dell’eccesso” dove il troppo è diventato normale e il senso della misura e dei limiti qualcosa di
arcaico. Questo tipo formazione sociale ormai strutturato come un sistema vero e proprio
rappresenta la fase (iper)matura della società dei consumi, caratterizzata, per un verso, da una
continua, generalizzata e velocissima crescita quantitativa, che coinvolge le merci, i mercati e le
persone, e per l’altro dal venire meno, quasi esaurirsi, delle tradizionali categorie di riferimento
della nostre esistenze materiali e relazionali. A partire da quelle fondamentali di spazio e tempo.
Che significa, infatti, dire ora piccolo o grande, alto o basso, scarso o abbondante, lontano o vicino
nella società delle reti (internet, telefonini, ipod, ipad…) e dell’abbondanza, dove si può essere
(virtualmente) in più posti ma dove nello stesso posto, un ipermercato, ci stanno più di 40 mila
referenze merceologiche; dove globale e locale, per effetto precipuo di globalizzazione e
internettizzazione, sono diventati concetti (economici e geografici) relativi; dove i jumbo jet
diventano giganteschi, le navi da crociera enormi, i grattacieli più alti e i centri commerciali
sterminati. Ma nello stesso tempo in cui i notebook diventano più piccoli e leggeri e si afferma
l’infinitesimamente piccolo delle nanotecnologie. Dove, insomma, il grande diventa grandissimo e
il piccolo piccolissimo e dove non c’è record che non venga continuamente battuto, in una corsa
all’esagerazione che quasi sempre è anche rincorsa all’accelerazione. Cioè a fare sempre di più in
sempre minor tempo. A muoversi a tutta velocità potendo anche stare fermi, spinti da quella
fantastica “velocità immobile”, che secondo Paul Virilio sta rendendo sempre più piccolo il nostro
pianeta.
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Naturalmente questo attivismo frenetico, questa mobilità incontinente producono un sentimento
ubiquitario (“Ovunque sei, sei ovunque”, Tim) prossimo al delirio di onnipotenza e
spettacolarmente espresso dalla pubblicità: “lo pensi, lo fai” (Virgilio). Un’esortazione, questa che
conferma come ormai non ci sia quasi più, persino materialmente, il tempo di chiedersi se ciò che si
sta facendo ha senso, conviene economicamente, comporta reali vantaggi, produce maggiore
benessere. L’eccesso elevato a regola è infatti famelico e si autoalimenta.
Non c’è infatti fenomeno sociale, ambito economico, settore produttivo, modalità di consumo o
pratica quotidiana che non presenti situazioni di crescita anomala. Perché ci si trovi in auto o
davanti al televisore, a tavola o sulla spiaggia, a una conferenza o a uno snack-bar, in volo o alle
prese con il carrello della spesa la realtà con cui si deve fare i conti è invariabilmente segnata
dall’enormità. Che è tale anche quando si manifesta come estrema penuria o addirittura assenza.
Oppure che, in modo altrettanto paradossale, il vortice di notizie e messaggi commerciali al quale
siamo quotidianamente costretti finisca con il rendere sempre più indistinguibili gli emittenti e
disattenti i destinatari.
Fonte: TRIANI, Giorgio. Disponível em: http://www.discorsivo.it/magazine/2012/12/13/la-societa-del-consumo-amare-le-cose-eusare-le-persone (acesso 18/08/2014).
RESPONDA ÀS QUESTÕES CONFORME INFORMAÇÕES CONTIDAS NO TEXTO.
QUESTÃO 1
Leia as seguintes afirmações:
I. Em razão da sociedade do excesso está se diluindo a distância entre os que têm e os que não têm
bens e trabalho.
II. Na sociedade do excesso, “o demais” se tornou normal enquanto o valor das medidas e limites
ficaram ultrapassados.
III. Na sociedade de consumo existe um crescimento quantitativo que envolve tanto bens, mercados
e pessoas quanto as nossas relações existenciais e materiais.
IV. A sociedade atual caracteriza-se, entre outros, pelo exagero que quase sempre se relaciona à
velocidade fazendo com que façamos sempre mais em menos tempo.
V. O consumo desenfreado se dá em função da busca incansável pelo bem estar.
Estão corretas:
(A) II e V
(B) I e IV
(C) II e IV
(D) III e V
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QUESTÃO 2
De acordo com o texto não é correto afirmar que:
(A) Todos os setores, desde os fenômenos sociais até os setores produtivos, apresentam crescimento
anormal.
(B) Na sociedade de consumo a única marca que se manteve é a diferença entre global e local.
(C) Uma das maneiras de sair do caos imposto pela sociedade de consumo é ficar imóvel.
(D) Na sociedade atual existe o excesso tanto em relação ao “muito” quanto ao “pouco”.
QUESTÃO 3
A frase publicitária “Lo pensi, lo fai”, no contexto em que se encontra, quer dizer:
(A) Perdemos o direito de pensar.
(B) Nessa nova sociedade o tempo se torna mais curto.
(C) Tudo nos é permitido.
(D) Atualmente, damos mais sentido ao tempo que temos.
QUESTÃO 4
O que o autor pretende dizer com a frase: “Nella società attuale l’eccesso si è elevato a
regola.”?
Com a frase citada, o autor diz que na sociedade atual o excesso se tornou regra. Tornou-se algo
normal e superou todos os limites além de ser insaciável.
QUESTÃO 5
Qual a relação estabelecida pelo autor entre “sentimento ubiquitario”, o slogan da Tim
“Ovunque sei, sei ovunque” e a sociedade do excesso?
Traduzido literalmente, “sentimento ubiquitario” significa “sentimento onipresente”. Já o slogan
da TIM, “Ovunque sei, sei ovunque” pode ser traduzido como: “Onde quer que você esteja, você
está em todos os lugares”. Assim, existe uma relação de onipresença nos dois trechos do texto.
Essa onipresença se manifesta na sociedade do excesso, visto que, essa se caracteriza pela
velocidade que torna o nosso mundo cada vez menor. O sentimento onipresente, citado pelo
autor, comprova que para a sociedade o mundo está ao alcance das mãos, em qualquer momento
e onde quer que estejamos.
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Texto 2
I PROBLEMI DEL PROGRESSO E I LIMITI DELL’UOMO MODERNO
Il progresso umano, raggiunto tramite gli sviluppi della scienza ieri e tramite il progresso della
tecnologia, degli studi e delle ricerche approfondite oggi, nasconde il grande nemico: la perdita più
totale dei valori.
Può la modernità fare a meno dei valori solo perché ritenuti scomodi o antiquati? È la domanda con
cui ogni occidentale dovrebbe confrontarsi giorno dopo giorno, perché se è vero che parlare di
valori assoluti è un po’ troppo azzardato, è pur vero che in questo nostro mondo bisogna fare i conti
con valori innegoziabili, che trascendono la libera volontà di ognuno. Se la nostra morale fosse
“fatta in casa” aggiustata a piacimento e utilizzata nel modo più conveniente, il relativismo ci
porterebbe ad infrangere le norme della normalità. Ma poi – detto fra di noi – perché i valori
consolidati della società occidentale dovrebbero essere messi da parte e ridotti al nudo della
relatività in nome di valori di comodo? E la modernità è sempre sinonimo di progresso, di
civilizzazione e perfettibilità?
Partiamo a ritroso con un esempio attualissimo. Vitam impendere vero: sacrificare la vita per amore
di verità. Dalle Satire di Orazio l’autodidatta filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau trasse
l’ispirazione per mettere a nudo i mali della società moderna, i mali che affliggono l’uomo in un
periodo di grande sviluppo culturale, sociale e scientifico. Alle spalle appunto una rivoluzione
scientifica, il passaggio dal sistema tolemaico al sistema copernicano, una “riveduta” totale della
realtà codificata in un linguaggio matematico e il coraggio di un uomo che senza nessuna reticenza
è capace di affermare che la società in cui vive è la società dell’apparenza, in cui gli uomini non si
lasciano affatto “penetrare”. Ma l’analisi di Rousseau è vera. È attuale, parla ancora a distanza di
duecentosessantaquattro anni. E non solo il pensatore ginevrino ha influenzato direttamente o
indirettamente personaggi quali Karl Marx, ma ancora oggi parla con una veemenza tale da
muovere i dibattiti relativi alla morale e alla politica e più in generale alla società, dal momento che
la filosofia politica è un terreno comune ai più diversi ambiti d’indagine. Nel Discorso sulle scienze
e sulle arti del 1750 Rousseau, rispondendo al quesito posto dall’Accademia di Digione che rileva
nel Mercure de France (si veda la lettera a Malesherbes del 1762), si scaglia contro lo sviluppo
stesso delle scienze e delle arti che, nate dall’otium e dal lusso, non hanno fatto altro che rivestire
l’uomo del velo dell’apparenza. Gli uomini non sono capaci più di “penetrarsi” vicendevolmente e
cioè di scorgere gli uni negli altri la vera umanità. Non è più la società dell’essere, ma dell’apparire.
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E di certo Rousseau non può fare a meno di ricorrere a modelli di società o ad esperienze del
passato nelle quali gli uomini si accontentavano della “felice ignoranza” e in cambio vivevano in
sani valori, nella virtù e nella forza fisica invece che negli adornamenti fatti solo per nascondere la
propria debolezza. L’Accademia, il cui moltiplicarsi in tutta Europa si era verificato dal XVI secolo
in città quali Firenze, Napoli o Venezia, d’altra parte si presentava a Rousseau come il luogo in cui
preservare la cultura e gli sviluppi stessi della scienza dal “senso comune”.
Ed ecco che le parole del filosofo risuonano nella loro incisività ancora oggi. Il progresso umano,
raggiunto tramite gli sviluppi della scienza ieri e tramite il progresso della tecnologia, degli studi e
delle ricerche approfondite oggi, nasconde il grande nemico: la perdita più totale dei valori. Si
presentano al dibattito pubblico metodi di meccanicizzazione della vita: la clonazione, la
fecondazione in vitro, la produzione di armi nucleari e di altre questioni rilevanti al di là delle
esigenze puramente pratiche. Si badi bene: non siamo contro il progresso scientifico, ma contro la
riconduzione del tutto su un unico binario: la pretesa dell’uomo di innalzarsi al di là della natura.
L’Uomo-Dio, l’uomo che si erge come potenza ultima, re del mercato, dei processi di andamento
sociale e culturale, re di se stesso, del proprio corpo, tempio personale dei valori più comodi.
E allora qual è il compito degli intellettuali? È quello di gridare alle masse che la modernità porta
con sé le tracce di un progresso malato. Che poi cambiare il mondo non sia potere di nessuno –
secondo la nostra opinione – è un’altra questione. Essere dissidenti significa prendere atto della
realtà, delle sue modificazioni, e lasciare che l’uomo si renda conto che sta andando a schiantarsi
contro la grande natura. Siamo così fiduciosi nella speranza di poter rimettere in gioco le carte? Il
potere di oggi non è il potere di duecento anni fa: il potere oggi si serve di una tecnologia
inimmaginabile ai tempi di chissà quale sogno egualitario. E allora il suicidio dell’Uomo-Dio non
rimane che l’unico atto degno dell’uomo malvagio. Amen!
Fonte: http://www.lintellettualedissidente.it/problemi-del-progresso-e-limiti-delluomo-moderno/ (acesso em: 25/08/2014)
RESPONDA ÀS QUESTÕES CONFORME INFORMAÇÕES CONTIDAS NO TEXTO.
QUESTÃO 6
De acordo com o texto, Rousseau foi contra o desenvolvimento das ciências e das artes
porque:
(A) permitiriam às aparências se destacarem em relação à essência humana.
(B) não acrescentariam valores às aparências humanas.
(C) já estariam desenvolvidas ao nível máximo para a época.
(D) não estaria interessado naquelas áreas, mas em política.
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QUESTÃO 7
Podemos dizer que o assunto geral do texto é:
(A) uma reflexão sobre os valores consolidados pela sociedade moderna.
(B) as consequências do desenvolvimento das novas tecnologias em confronto com o homem
moderno.
(C) explanação histórico-filosófica do homem moderno e suas concepções.
(D) as consequências negativas do progresso e suas relações com o homem moderno.
QUESTÃO 8
Observe as frases abaixo:
I.
Dalle Satire di Orazio l’autodidatta filosofo ginevrino Jean-Jacques Rousseau [...]
II.
[...] il passaggio dal sistema tolemaico al sistema copernicano [...]
III.
[...] rispondendo al quesito posto dall’Accademia di Digione [...]
IV.
[...]si era verificato dal XVI secolo in città quali Firenze [...]
Podemos afirmar que as palavras em destaque têm o mesmo sentido em:
(A) I e II
(B) I e IV
(C) III e IV
(D) II, III e IV
QUESTÃO 9
Qual a consequência do progresso hoje, segundo o texto?
A consequência do progresso hoje, de acordo com o texto, é a perda dos valores. Uma sociedade
em que o homem se sente Deus, superior a tudo.
QUESTÃO 10
Segundo o texto, qual modelo de sociedade Rousseau utiliza como parâmetro a fim de
contrapor à sociedade atual? Justifique.
De acordo com o texto, o modelo de sociedade utilizado por Rousseau como parâmetro de
comparação com a sociedade atual é o Copernicano. Tal modelo considera o progresso humano
(alcançado hoje por meio de estudos, pesquisas e tecnologia) o responsável pela perda de
valores. A sociedade não é mais do "ser" mas da aparência.
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