miolo montale 20056.indd - Scuola Italiana Eugenio Montale

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miolo montale 20056.indd - Scuola Italiana Eugenio Montale
L’ INCONTRO CON LA FILOSOFIA
1
P
er la quasi totalità degli alunni
della II Liceo, lo studio della filosofia non è solo una materia
curricolare, ma è anche un momento
di riflessione sui perché dell’esistenza.
L’incontro con il pensiero dei principali esponenti della storia della filosofia greca, tra cui Talete, Pitagora, Parmenide, Eraclito, Democrito, Socrate,
Platone ed Aristotele, suscita indubbiamente curiosità, dubbi e stupore.
Affascinati dalle molteplici risposte
che i vari filosofi del passato hanno dato
sull’origine dell’universo e sulle più
svariate problematiche etiche, scientifiche, politiche e religiose, gli alunni
cominciano a rendersi conto che la filosofia abbraccia e comprende tutto ciò
che esiste. Non c’è nulla di veramente
umano che si sottragga all’occhio critico e penetrante del filosofo.
Nello scoprire che, tra la fine del VII e
l’inizio del VI secolo a.C., i primi filosofi greci erano anche scienziati, astronomi e matematici, gli alunni vedono
subito il nesso tra scienza e filosofia, e
rimangono meravigliati dal fatto che
la filosofia abbia gettato le basi e le
condizioni di possibilità per il discorso scientifico. È superfluo ripetere che
le scienze sono nate in Grecia e la loro
matrice comune è la filosofia.
Un altro aspetto che colpisce la mente
e l’immaginazione degli studenti riguarda soprattutto la spregiudicatezza
della filosofia nei confronti delle tradizioni, dei miti e delle certezze che
componevano il mosaico socioculturale del mondo antico.
È risaputo che i filosofi sono stati i
primi a mettere in discussione i pregiudizi e le opinioni tradizionali sulla nascita dell’universo, degli dèi e
della società. Essi cercavano in vario
modo di superare la teogonia e la cosmogonia consolidatasi nelle opere di
Omero e di Esiodo, per poter indagare
più a fondo sui perché dei fenomeni
e spiegare il fondamento e le ragioni
della vita.
La parola filosofia significa amore per
il sapere o ricerca appassionata e ap-
passionante di un sapere che insaporisce la vita rendendola degna di essere
vissuta. Il filosofo è colui che ama ciò
che non possiede, perché sa di non
sapere e di non possedere pienamente
l’oggetto della sua ricerca.
Stando a queste premesse, ma mettendole anche in discussione l’allievo
Danilo D’Amico così si esprime: “il
mio incontro con la filosofia non è
avvenuto quando sono stato ammesso
alla seconda liceo, ma è iniziato probabilmente quando ho cominciato a ragionare e a pensare... Non è necessario
che uno sia adulto o abbia conseguito
una laurea in filosofia per considerarsi
‘un amante del sapere’, ma tutti siamo
filosofi, perché ragioniamo, crediamo e
immaginiamo. E quando cominciamo
a ragionare incontriamo la filosofia.”
Con stile conciso e predilegendo il
genere letterario fiabesco, l’allieva Veronica Deviá racconta il suo incontro
con la filosofia. Ecco le sue testuali parole: “c’era una volta la filosofia, che
nacque tanto tempo fa in un regno
molto distante. Essa era la regina di un
regno infinito chiamato sapere. I suoi
sudditi fedeli erano i filosofi. Il loro
scopo era quello di sapere chi siamo,
da dove veniamo, perché esistiamo e
dove andiamo. Terribili guerre furono combattute contro l’ignoranza. Le
armi più potenti dei filosofi erano la
curiosità e l’amore per il sapere. Tutte
le battaglie sono state vinte dalla filosofia, perché c’è e ci sarà sempre un
perché da scoprire...”
Lungo il tragitto verso la scuola, l’allieva Linda Mattoli pensava tra sé e sé:
“erano le 7:30 del mattino ed io ero
in ritardo per il mio primo incontro
con la sconosciuta Filosofia. Nel pulmino il mio pensiero volava in alto e
mi chiedevo: ‘come sarà la Filosofia?
Per il fatto di essere antica sarà anche
vecchia nel senso di oltrepassata?’ Però
quando sono arrivata in classe, l’ho
trovata la Filosofia: era bella e intelligente. E anche se veniva da tempi
molto remoti non era superata. Lei mi
ha parlato della sua vita e dei principi di tutte le cose... Tra i vari filosofi
studiati il pensiero di Empedocle mi è
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piaciuto tantissimo. La sua idea del ciclo cosmico e dell’equilibrio tra amore
e odio è eccezionale... Ho un dubbio
dentro di me: il sapere avrà una forma
indefinita o sarà rappresentato dal mio
bravissimo professor Dastoli?”
Nel fare tesoro del lavoro interdisciplinare sulla schiavitù antica e moderna
svoltosi nell’anno scolastico precedente, l’allieva Martina Quiriconi fa
un collegamento molto appropriato
tra filosofia e storia nel ricordare che
il filosofo greco Aristotele giustificava
il fenomeno della schiavitù come un
fatto naturale. Ecco quanto scrive:
“il primo filosofo che ho conosciuto,
anche senza averlo capito totalmente,
è stato Aristotele. Lui credeva che la
schiavitù fosse naturale...”
Da ultimo ma non meno importante
riportiamo la testimonianza dell’allieva Anna Carolina Guidotti: “il mio
primo contatto con la filosofia è stato
gradevole ma inizialmente un po’ spaventoso, poichè era la prima volta che
mi ritrovavo davanti a testi e discorsi filosofici. La filosofia è la madre di
tutte le scienze, perché si interroga sui
perché di tutti i fenomeni... La filosofia è una ricerca infinita che ti fa conoscere il modo di pensare di persone
che vissero tanti secoli fa.”
Ci auguriamo solo che questo “fervore” filosofico, espresso liberamente
dalla penna agile di alcuni studenti,
non venga meno nel corso dell’anno
scolastico, e sia collaudato dallo studio
approfondito e critico degli autori che
fanno parte del programma di filosofia
del triennio liceale . Forza, ragazzi!!!
Carlo Alberto Dastoli
1 Questo
articolo è stato redatto ai primi di ottobre 2002, ma, per mancanza
di spazio, abbiamo dovuto rimandare
la sua pubblicazione. Anche se datato,
ci è parso opportuno pubblicarlo adesso
per il fatto che alcuni degli alunni di
allora si trovano oggi alla fine del loro
corso liceale. E così avranno il modo di
confrontarsi e di rendersi conto delle loro
impressioni e riflessioni sulla filosofia.
TRA LO STUDIO E IL DIVERTIMENTO
M
inas Gerais - Dal 7 all’11 marzo 2005,
allo scopo di conoscere un periodo
storico importante chiamato “Barroco Mineiro” (compreso tra la fine del secolo
diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo) i ragazzi del Liceo accompagnati dai loro professori
Celia, Mildred, Lanzillotta e Gemma hanno visitato diverse città a Minas Gerais. Queste città
con architetture, opere e dipinti di artisti famosi
esprimono le sensazioni, le abitudini e i valori
politici e sociali della loro epoca.
aveva un grande potere all’interno dello stato.
Vediamo cosa pensano di questa visita le ragazze e i ragazzi della I liceo. Secondo Alessandro
Calò, questa esperienza è stata molto importante: “oltre ad apprendere cose utili per la scuola
abbiamo imparato ad essere più indipendenti e
siamo maturati”. Secondo Helder de Lima, questa visita è servita anche per stringere nuove amicizie con ragazzi con cui sembrava non ci fosse
niente in comune.
Dice Czarina: “Secondo me questa esperienza è
stata molto divertente perché ho imparato molto
in un modo diverso da quello a cui sono abituata, e ho conosciuto persone nuove. Ho scambiato informazioni con questi nuovi amici e devo
dire che in parte loro hanno cambiato un po’
la mia maniera di pensare e anche di agire. Ad
Ouro Preto, mi hanno colpito molto le “senzalas”, le celle dove vivevano incatenati moltissimi
schiavi.”
Dopo circa dodici ore di viaggio (all’andata)
abbiamo raggiunto Belo Horizonte, capoluogo
dello Stato di Minas Gerais, dove si trova un’altra scuola italiana chiamata Fundação Torino. In
questo primo giorno gli alunni delle due scuole hanno avuto l’opportunità di scambiare idee,
pareri, opinioni e dopo si sono divertiti a giocare a calcetto, handball e basket.
Nei giorni seguenti siamo andati a Ouro Preto,
a visitare le chiese e le opere di Aleijadinho, un
artista mutilato dalla lebbra che visse alla fine
del diciottesimo secolo. Grazie all’estrazione
dell’oro tutte le chiese sono rivestite di questo
metallo, in particolare Nossa Senhora do Pilar.
Questo dimostra quanto fosse importante la
religione in quell’epoca anche perché la chiesa
Un piccolo dettaglio finale: questo viaggio è piaciuto al novanta per cento dei partecipanti ed è
un peccato che non tutti siano andati.
Nicholas Albericci, Helder de Lima,
Beatriz Giglioli, Czarina Reis (I Liceo)
12
DON GERALDO ALLA MONTALE
A
gli alunni è piaciuto un sacco. Ai docenti
ancor di più: l’incontro del 14 aprile, che
è durato dalle ore 11 alle 13 con il rettore
del Colégio Santo Américo don Geraldo Gonzalez y Lima, è stato bellissimo.
nel 1986 ha evidenziato l’aspetto ecumenico della Chiesa. Inoltre, “il Papa mediatico si è servito del potere dei mass media per la difesa della
dignità umana. Un successo notevole sono state
le Giornate Mondiali della Gioventù organizzate
ogni tre anni. Più recentemente, egli ha avuto
il coraggio di dire in faccia a Bush che la guerra
contro l’Iraq era stata una barbarie e una grossa
ingiustizia.”
Nell’accettare l’invito che gli è stato rivolto dal
prof. Dastoli a nome del Liceo, don Geraldo,
monaco benedettino da oltre vent’anni, forse non
avrebbe mai immaginato che il suo compito non
si sarebbe limitato solo a sintetizzare alcuni aspetti
del pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005)
o a spiegare le procedure per l’elezione del futuro
papa alla vigilia del prossimo conclave che sarebbe iniziato nel giro di quattro giorni.
Ebbene a questo punto gli alunni hanno sentito
il bisogno di intervenire. E l’incontro si è trasformato in un momento prezioso di riflessione.
Ecco le domande dei nostri studenti: “perché la
Chiesa cattolica vieta l’uso dei profilattici e di
altri metodi contraccettivi?”, domanda con voce
ferma una ragazza; “perché i preti hanno l’obbligo del celibato?”, chiede con insistenza una
seconda ragazza; “perché le donne non possono
diventare sacerdotesse, vescove e papesse?”, ne
aggiunge una terza; “come mai ci sono tanti casi
di pedofilia all’interno della Chiesa?” chiede un
ragazzo indignato; “non è paradossale che proprio in Italia l’aborto sia legale?”, spara un’altra
studentessa; “perché i divorziati non possono ricevere il sacramento della comunione?”, domanda una professoressa; “perché la Chiesa condanna
il matrimonio gay?” polemizza una ragazza; “perché l’eutanasia è un peccato?” e così via.
“Non si può paragonare l’elezione di un papa a
quella di un presidente della repubblica” – esordisce don Geraldo. E aggiunge: “basti ricordare la
sorpresa che ha colpito non solo il mondo cattolico ma anche quello laico nel lontano 1978 quando sul soglio pontificio è salito l’arcivescovo di
Cracovia Karol Wojtyla dopo oltre quattro secoli
di egemonia italiana nella Chiesa cattolica.”
Se è vero che dal punto di vista teologico lo Spirito Santo illumina le menti e i cuori dei cardinali elettori, è anche vero che dal punto di vista
geopolitico la scelta di un papa non può prescindere da una oculata analisi dello scenario internazionale in cui opera la Chiesa. Infatti, l’elezione di Giovanni Paolo II ha portato avanti la
lotta della Chiesa su due fronti: quello contro il
regime comunista dell’Est europeo e quello contro l’ineluttabile laicizzazione del mondo e della
cultura. Sul primo fronte la Chiesa ne è uscita
vincitrice, ma sul secondo la sfida è diventata
ancor più pregnante.
Tutte domande all’ordine del giorno che richiederebbero una lunga trattazione, altrettanti incontri, discussioni e piacevoli scambi. Ma don
Geraldo non ha fatto marcia indietro. Anzi, senza lasciarsi intimidire ha colto l’occasione per rispondere serenamente e socraticamente ai quesiti
sottopostigli, attraverso nuove obiezioni, esempi
e riflessioni alle pur legittime provocazioni dei
ragazzi. Molte delle sue affermazioni hanno scosso profondamente l’animo dei presenti. Il fatto
è che nello spiegare i perché dell’insegnamento
della Chiesa sul piano etico-morale, don Geraldo
ha dimostrato non solo una profonda conoscenza
dei dilemmi che affliggono il mondo dei giovani,
ma anche una grande sensibilità nell’accogliere
dubbi, domande e fondate perplessità.
“Nel lasciare l’urbe (Roma) per andare verso
l’orbe (il mondo) l’instancabile Giovanni Paolo
II – spiega Don Geraldo – ha voluto continuare l’opera degli apostoli Pietro e Paolo”. E nel
1979, nella sua prima visita alla Polonia dopo
l’elezione, Giovanni Paolo II ha sostenuto la
lotta del sindacato Solidarnosc contro il regime
comunista.
Nel ricordare altri momenti importanti del pontificato di Giovanni Paolo II, don Geraldo ha
detto che l’incontro con i capi religiosi ad Assisi
Giovanni Episcopo
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SOCIEDADE DA
INFORMAÇÃO OU
SOCIEDADE DA
COMUNICAÇÃO?
Consolidando-se como habitus, a
Era da Informação consiste em uma
máquina mundial da informação
caracterizada pelo fortalecimento dos sistemas de comunicação e
sua concentração em poucas mãos.
A liberdade de informação é uma
quimera, sabemos que existe uma
difusão controlada da informação
uma vez que o controle da mesma
pertence aos que detêm o controle
político e militar do mundo.
Resenha e Dica de Leitura
T
odos nós conseguimos perceber as mudanças ocorridas nas últimas décadas
produzidas pelas novas tecnologias.
Os novos recursos afetam diretamente a economia, provocando alterações no modo de produção que
passou a ser mais rápido, mais eficiente, exigindo um menor número
de empregados. Estes, por sua vez,
necessitam ser mais qualificados.
Também o modo de comunicar
foi afetado. O desenvolvimento da
informática, com sua capacidade
de armazenamento de informações
jamais imaginada e a Internet caracterizam a chamada Era da Informação e produzem novas formas de
estar no mundo.
Pierre Babin afirma que particularmente os jovens estão mais expostos, constituindo-se com/através os
meios de comunicação, demandando novos questionamentos e novos
comportamentos. O estudioso
francês aponta para a baixa capacidade de concentração das novas
gerações. Respirando outra cultura, nossos jovens dormem pouco
sendo muito solicitados pela vida
moderna; sua capacidade de percepção estaria “fragmentada” sob o
efeito dos audiovisuais, principalmente a TV; recebem demasiadas
informações, de forma superficial,
e não conseguem articulá-las e integrá-las às suas histórias de vida.
Estaria se desenvolvendo um outro
tipo de inteligência; a “inteligência
tissular”.
A Era da Informação, através de
suas inovações tecnológicas, está
transformando radicalmente nossa
percepção do mundo e das coisas
e a globalização da economia tem
afetado diretamente o mundo da
cultura, assim como o nosso conhecimento do real.
Esse é o tema para o qual se volta
o professor Ismar de Oliveira Soares de Comunicação Social, ECA/
USP, no seu livro “Sociedade da
Informação ou da Comunicação”
Coleção Pensar Mundo Unido. São
Paulo, Ed. Cidade Nova, 1996.
Eis algumas das suas mais instigantes questões: “teriam os consumidores autonomia diante do projeto
mercadológico resultante do processo de mundialização da cultura?
Qual a capacidade de resistência do
psiquismo humano diante do bombardeio de mensagens a que está
submetido em sua imersão cotidiana no mundo da comunicação?”
32
A publicidade ganha papel central
nesta estrutura garantindo a programação dos canais e promovendo o marketing político substituindo a ideologia do progresso pela
ideologia da informação. Neste
sentido, ajuda a promover aquilo
que o pensador Ramonet chamou
de a ditadura do pensamento único , ou seja, a utilização de alguns
conceitos básicos levados à exaustão pelos órgãos de informações na
tentativa de nos fazer acreditar que
há uma autonomia do econômico
sobre o político e o cultural.
A máquina da informação produz
um outro efeito, a desterritorialização dos sujeitos, ou seja, temos
a sensação de que tanto o tempo
como o espaço estão se deslocando a velocidade incríveis criando
mundos virtuais, simulacros de
realidades, onde todos procuram
encontrar uma identidade, de maneira que os indivíduos não sabem
exatamente onde estão e quem são,
tornando-se grupos desarticulados
comandados do alto.
É na emergência destas questões
contemporâneas e suas problemáticas que o autor, pensou o título
do livro: Sociedade da informação
ou Sociedade da Comunicação?
Para responder a esta questão, faz
referência ao papel central da educação. É dela que vem o desafio
enorme na busca da liberdade hu-
mana baseada em sua capacidade
de criação e autonomia e, consequentemente, a auto-estima.
Além disso, precisamos alterar o
“modus” do fazer comunicacional
passando da Era da Informação
para a Era da Comunicação. Não
são os meios de comunicação que
importam, nem as tecnologias, mas
os processos de comunicação nascidos e modificados no seio de determinada cultura.
A educação ganha um papel relevante nesta feita, àquela direcionada para a construção do ser em
comunicação na prática da cidadania. A educação para os meios já se
preocupou com questões de ordem
moral e cultural, agora, se vê diante
de uma preocupação de ordem política, ou seja, a consciência de que
o sistema democrático dos meios é
frágil colocando em risco a própria
democracia.
É necessário garantir aos nossos jovens a capacidade de uma atitude
reflexiva em relação ao consumo e
aos meios de comunicação e suas
relações sociais. Para, a partir daí,
transformar o sujeito em agente do
processo comunicativo garantindo
a pluralidade dos envolvidos.
Trata-se de verificar a importância da cultura nacional, local como
elemento legitimador dos canais e
das mensagens, reconhecendo que
estes canais só continuam existindo comercialmente porque possuem uma faixa de consumidores,
daí a impotância da comunicação
estabelecida intencionalmente com
este grupo ao espelhar seus anseios
culturais e sociais. Tanto a cultura
local como a posse de uma consciência crítica do consumo deve ser
assumido como exercício de cidadania que pode promover profundas transformações neste modo de
comunicar das atuais sociedades.
Temos a possibilidade de construir
uma sociedade em comunicação e
para isso, é necessário: receber ativa e criticamente as mensagens dos
meios; manter a vigilância sobre as
políticas de comunicação do Estado, das empresas privadas e das
organizações que exercem poder na
vida cotidiana das pessoas; buscar
algum acesso aos meios e usá-los de
acordo com os interesses da cidada-
nia. Os segmentos organizados da
população necessitam incorporar
a cultura da comunicação democrática em seus espaços vitais e
ampliar suas formas e modos de
comunicação.
Tudo isto tendo por base a manutenção de um pluralismo que nos
salvaguarda da ditadura das maiorias, um pluralismo capaz de garantir vozes aos diferentes extratos
sociais e culturais e fomentar a sociedade em comunicação a fim de
destruir a espetacularização da violência e dos fatos e conectá-los aos
seus contextos históricos e sociais.
No lugar do pensamento único o
pensamento complexo capaz de
conviver com a diferença, consolidando a solidariedade e a fraternidade, e no lugar da informação a
comunicação compreendida para
além de sua funcionalidade e como
parte fundamental da construção
da própria cultura.
José Barcellos
CONFISSÕES DE UM ARISTOCRATA
P
escravos, com uma mentalidade bastante conservadora a
respeito da ligação Brasil-Portugal na época.
ara relatar a viagem que fizemos a Ouro Preto, em
abril de 2005, nossas professoras de História do
Brasil (Célia) e Português (Angela) fizeram uma
proposta de trabalho onde deveríamos, por meio de uma
narrativa ou de uma dissertação, narrar nossos conhecimentos adquiridos na visita àquela importante cidade
histórica brasileira.
O protagonista, Marquês de Campos, escreve uma carta a um seu irmão que visitará a cidade. Nesta carta ele
tenta descrever a cidade: sobre como é construída, clima,
sobre as minas, escravos, igrejas e sobre o cotidiano da
cidade, que vivia a Inconfidência Mineira.
Escolhi fazer uma narrativa, onde meu personagem principal é um aristocrata da época, dono de minas e muitos
Anna Carolina Nicolini, II Liceo A
Meu caro irmão,
OtempoaquiemVilaRicapareceserescassoparatantoquetemosafazer.Aexploraçãodasminas,
porém,estárendendocadadiamais.Pensolhehaverenviadoumaquantiasuficienteparaoscuidados
denossavelhamãe.Casocontrário,avise-mequemando-lhemais.Jádissequecomacompradesta
novamina,nãoprecisaremosnospreocuparcomgastos.Mostro-lhetodososmeuscálculosquando
você chegar.
Devocolocar-lheapartedosnegóciosetambémmesintonaobrigaçãodedar-lheumabrevedescrição
do local para que você possa ter consciência do que irá encontrar ao chegar.
Primeiramente,informo-lheque,poraqui,parecequeondeescavamospodemosencontrarouro.Ouro
quemesmoapóspagarmosoquintoparaacoroa,mepareceincrivelmentesuficienteparasatisfazer
todasasnecessidadeseàsvezescaprichos.Nasemanapassada,mandeivirdaÁfricamaisumaleva
denegros,mesmoporquesintoqueempoucotempoprecisaremosdemuitosnegrosparatrabalharnas
gigantescas minas que por aqui estão sendo escavadas.
Ontemmesmo,porcuriosidade,passeiparadarumaolhadacomoandavamasescavaçõeseentreiem
umadessasminas.Nãoconsigoexpressaragrandezadolocal,masleveemcontaquecentenasdenegrostrabalhamlá.Puderepararquetrabalhamemcondiçõesumpoucoprecárias,estasminassãoexploradasartesanalmenteporeles.Disseram-mequevivememmédiaseteanosapósoiníciodotrabalho
nasminas.Pagamostantoporeles,paraduraremtãopouco!Ascondições,defato,nãosãoboas,mas
quemmaispoderiatrabalharemumlocalcomoaquelesenãoeles?Nóssomosempreendedores,sem
nossasidéiasjamaispoderiasedesenvolverqualquertipodeplanejamento.Concordascomigo?
Nestesúltimostempostenhoobservadoaconstruçãodebelíssimasigrejasporaqui.Emsuabreve
estadiaemminhacasa,nãoentendoporquenãopossasficarmaistempo,mostrar-lhe-eitodasas
maravilhosasigrejasqueestãosendoerguidas.NossafamíliafreqüentaaigrejadeNossaSenhorado
Pilar.UmaesplendorosaigrejaarquitetadaporPedroGomesChaves,estupenda.Verastucomteus
própriosolhos.ConverseicomoPadreJoãoparaacertarosúltimosdetalhesdobatizadodeminha
queridasobrinha,faltapoucoaserarranjado,masgaranto-lhequequandochegaresestarátudoem
ordem quanto a isso.
Devocomentartambémqueasuasenhoratalveztenhaumpoucodedificuldadescomasruasda
cidade,orelevoaquiexigepernas,ecomo!Acidadefoiarquitetadaseguindoosmorros,comextensas
ruasmuitoíngremes.Logo,aviso-lhequedevidoàscircunstânciasemqueeleseencontra,émelhorque
fiqueapenasemminhacasa,emrepouso.Aliás,osdoutoresjáconseguiramidentificaroseumal?Em
todocaso,asseguro-lhequeminhasenhorafarácompanhia,emtempointegral,asuaesposa.Fique
tranqüilo,poiscomojálhedisse,estouimportandoumaótimasafradenegrosquedevemchegarem
poucos dias.
10
Porém,pensoeuqueoclimadolocalfarámuitobemaela.Atemperaturaéagradavelmente
quente,comumamaravilhosabrisafrescaaoanoitecer.Beiramosos35grausduranteodia,
nestaépocadoano.Seriabomtambémquenossamãeviessecontigo,mesmoporque,nãoéaconselhável deixá-la só nessa idade.
Acidadeestá,maisumavez,retornandoasuapazcotidiana.Aquelesrevoltososdequemlhe
faleinaúltimacarta,foramtodospresoseontemoprincipalrevoltosofoienforcado.Suacabeça
estáexpostanaquelapraça,emfrenteacadeia.Cenagrotesca,porémnecessária,ouvidizerque
sechamaJoaquimJosédaSilvaXavier,umalferesmetidoabesta.Senãocolocarmosessagente
noseudevidolugar,umdiaelesestarãofalandoemliberdade,igualdade,fraternidadeeessas
baboseirasquevemosnaEuropa.Inclusive,aproveitoparaperguntar-lheemquantasandaa
questão dos franceses, soube que voltou de Portugal faz poucas semanas.
Acreditasquemaisumdaquelesnegrosatrevidosescapoudeminhapropriedadeontem?Estes
escravosestãocadadiamaisabusadoseseesquecemquedevemseguirordens!Éporisso,meu
caroirmão,quedevemosmanterasrédeascurtascomessesnegrinhos.Imaginesóvocêquepermitiramaconstruçãodeumaigrejaexclusivaparaeles!Ondejáseviu!Eeulásabiaquenegro
tinha alma?
Segueanexoaestaumretratodestenegrocomsuadescrição.Porfavor,avise-mesesouberde
qualquercoisa.Mesmoporque,nuncapodemossaberatéondeconseguemirestesanimais.
Esperoansiosamentesuachegada,poiscomojálhedisse,tenhomuitoamostrar,etemosmuitos
negócios a tratar.
Vemo-nos em breve.
Saudações cordiais,
Do teu irmão
Marquês de Campos
Procura-seescravofugitivocom
a seguinte descrição:
Alto,feiçãodeforme,coxo,aparentaaidadede
35,ligeiroeastutoecomgrandesconhecimentos
sobrematas.Incapazdefalarcomnaturalidade
com aqueles que não conhece.
Fugiu de Vila Rica, se paga bem por ele.
Qualquerinformação,informaroMarquêsde
Campos.
11
A LÍNGUA
PORTUGUESA NO
MUNDO
A
Língua Portuguesa é utilizada por cerca
de 210 milhões de pessoas em 13 países
diferentes. Entre esses países podemos recordar alguns como Angola, Moçambique, Damão, Brasil, Cabo Verde, Timor Leste, São Tomé
e Príncipe, Macao, Goa, sem esquecer, é claro,
de Portugal.
Cerca de 210 milhões de pessoas no
mundo usam quotidianamente a língua
portuguesa em 13 diferentes países
duro no aperfeiçoamento dos trabalhos para que
tudo desse certo. Fizemos lembrancinhas para os
visitantes da feira, montamos bandeirinhas, marca-textos e até compramos doces típicos. Ficamos
horas no laboratório de informática arrumando o
texto, as cores, as fotos e as informações no programa de computador Power Point. Muitos tiveram que refazer alguns trechos e até textos inteiros. Enfim, trabalhamos bastante para que tudo
No dia 6 de outubro, nós do I Liceo, apresentamos, em grupo, para a classe, um seminário so-
saísse de maneira perfeita. E saiu!!!
bre a Língua Portuguesa no mundo. O objetivo
principal era contar a história de países que foram
influenciados pelo nosso idioma. Cada grupo deveria pesquisar a história da Língua Portuguesa
em um determinado País.
O trabalho foi realizado com a orientação da professora de português, Angela Ignatti, e do professor de informática Lorenzo Gemma, que nos
avaliaram no final do projeto. Contamos também
com o auxílio da responsável pelo laboratório de
informática, professora Leila de Andrade.
A maioria desses países teve o primeiro contato
com o nosso atual idioma através da colonização
Portuguesa. Alguns deles ainda usam o Português
como língua oficial e em outros casos o idioma sofreu algumas modificações. Um país que podemos
ter como exemplo é o Timor Leste que teve uma
história marcada por muita violência e sofrimento, mas após anos lutando contra a ocupação da
Indonésia chegou finalmente a uma paz e adotou
novamente como língua oficial o Português. Hoje
em dia, esse pequeno país, passa por um processo
de reaprendizagem dessa língua contando com a
ajuda de voluntários do Brasil e de Portugal.
Os trabalhos ficaram muito interessantes e despertaram curiosidade e interesse nos visitantes, os
quais queriam saber mais sobre países que também usam o mesmo idioma que o Brasil. Foi um
grande acontecimento e, além de nos acrescentar
um conhecimento mais amplo sobre a nossa língua, nos deu a oportunidade de apresentar o trabalho de uma forma inovadora e de ter um contato maior com o público, o qual se encantou com
as apresentações em Power Point, as bandeiras, as
músicas, os hinos e as maravilhosas paisagens, de
países longínquos da África e da Ásia.
Primeiramente, o nosso trabalho foi apresentado
em classe e, logo depois, em um evento da escola,
na Feira do Livro, realizada no dia 25 de outubro.
Desde o começo até o final do mês nós demos
Aline Falchetti, Bruno Carramaschi, Carla Monteiro,
Piero Basto de Sá (I Liceo)
34
O museu visto pelas crianças da IV Elementare
“Um museu é um lugar onde os
artistas expõem os seus quadros
para todos verem as obras. Achei
legal, gostei tanto das obras do
Henry Moore quanto do Masp.”
Carlo Pravadelli
“O museu serve para as pessoas ampliarem sua cultura porque cultura nunca é demais.”
Gian Mattia
“Para mim um museu é onde
tem muitas obras de arte dos
que foram famosos. Serve para
as pessoas conhecerem os artistas famosos. Eu achei bom a
visita ao Masp, porque eu não
sabia que eles sabiam expressar tão bem o expressionismo.”
Fabrizio
“Um museu é um tipo de lugar
que guarda as coisas que um artista faz e, ao mesmo tempo, a
gente pode saber o que o artista
sentiu quando fez aquele quadro.
Eu achei legal, bonito e agora eu
entendi como eles pintam os quadros.” André
“Um museu é um lugar onde as
obras dos artistas ficam expostas
para observar a obra e também
tem escrito as técnicas e materiais. O Henry Moore fez no começo da carreira muitas cabeças e
também fez com a técnica da madeira com fios. O Masp foi legal.”
Ana Carolina
“Um museu é um lugar grande
onde pintores põem os quadros
que pessoas admiram. Um museu pode servir para várias coisas
como aprender e ver coisas novas, sempre novas, sempre tem
uma nova surpresa em cada quadro.” Maria Regina
“Para mim um museu é a casa da
arte. É um lugar onde se preservam as artes de pintores muito
importantes. Eu acho que se não
existissem museus não conheceríamos a arte.”
Giuliana Furlanetto
“Um museu é um lugar onde se
levam coleções de quadros para ir
visitar”. Catalina
“Um museu é onde se guardam
obras de pintores famosos. Serve para todo mundo ter conhecimento sobre arte. E os artistas
ficarem famosos. Eu gostei muito da exposição do Henry Moore
porque ele esculpia “mãe e filha”
e esculpia também as costelas da
mãe porque ela tinha dor nas
costas e ele ficava fazendo massagem.” Claudia
“Um museu é um lugar onde ficam obras. Serve para guardar
obras, quadros etc. Eu gostei da
idéia de criarem museus porque
fica mais fácil de ver obras primas.” Lucas
“Um museu é um lugar sem fins
lucrativos com o objetivo de coletar obras e ensinar um monte de
coisas legais como Arte, porque
Arte é uma coisa boa e Arte serve
para continuar a vida com felicidade.” Luigi Innocente
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“Um museu é uma obra pública
que preserva as obras dos pintores e com essas obras fazem exposições para todos apreciarem
os quadros. O museu serve para
fazer exposições para todos virem
ver. Eu achei o museu muito interessante e muito organizado com
as obras.”
Fernando
“Um
onde
sobre
Luca
museu é um lugar cultural
se aprende muitas coisas
os pintores. Eu adorei.”
Scacchetti
DICAS CULTURAIS
Pinacoteca do Estado
Praça da Luz, 2 - Jardim da Luz
CEP 01120-010
Tel: (0xx11) 3229-9844
Fax: (0xx11) 3229-9844, ramal 229
Memorial do Imigrante
Rua: Visconde de Parnaíba, 1316
Moóca
Fones: 6693-0917
www.memorialdoimigrante.sp.gov.br
MAC Museu de Arte Contemporânea
Rua da Reitoria, 160
Cidade Universitária USP
Fone: 3091-3039
www.usp.br/mac
MASP Museu de Arte de São Paulo
Av. Paulista, 1578
Fone 251-5644
www.masp.art.br

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