da Casa Madre - Missionari della Consolata
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da Casa Madre - Missionari della Consolata
da Casa Madre Anno 93 - N.2 - 2013 Istituto Missioni Consolata Perstiterunt in Amore Fraternitatis Paul Gauguin Calvario bretone (Il Cristo Verde), 1889 Musée Royaux des Beaux-Arts Brüssel EDITORIALE PASSAGGIO ALL’ALTRA “RIVA” DOVE L’ALTRO MI ATTENDE P. Antonio Rovelli, IMC Il XII Capitolo Generale ha proposto a tutto l’Istituto “un cammino serio di conversione, che sia un brusco sobbalzo che ci aiuti ad uscire dal torpore dalla mediocrità”. In particolare, una conversione che “concentri gli sforzi proprio sulla comunità locale” perché “è in essa che impariamo a diventare veramente fratelli, che ci possiamo conoscere davvero gli altri, raccontarci a livelli profondi, accogliere ed essere accolti nella nostra debolezza .. aiutare ed essere aiutati … imparare a vivere l’interculturalità … Perché è nella comunità, insieme ai confratelli che possiamo cercare modi sempre nuovi di annunciare il Vangelo (Atti 13,1ss)” (vedi XII, 10 – 11). Il Capitolo indica chiaramente “la comunità locale” come un ambito prioritario di conversione per questo sessennio. Tutti siamo d’accordo sulla importanza della comunità per la nostra consacrazione alla missione ad gentes. Questa convinzione, però, perde intensità e spesso sfocia in delusione, quando la vita quotidiana fa emergere le difficoltà di sempre, riducendo l’ideale della vita fraterna ad una mera convivenza. 2 Non possiamo comunque arrenderci e, in questo senso, ci sembra stimolante ed da Casa Madre 2/2013 illuminante applicare la metafora del “passiamo all’altra riva” alla vita delle nostre comunità locali. Perché ci permette di rilanciare alcune dinamiche del rapporto con l’alterità e riproporle con una rinnovata intensità. Noi crediamo che la comunità locale diventerà gradualmente luogo di fraternità quando ciascuno si impegnerà a lasciare la propria “riva del lago” e si lascerà trasportare verso il fratello che lo attende sull’altra riva. Come questo può avvenire? Vorrei partire da una constatazione apparentemente ovvia, ma carica di spunti importanti. Quando noi usiamo la parola «comune» e il sostantivo «comunità», affermiamo una realtà che è il contrario di «proprio», di «proprietà». Sì, ciò che è comune non può essere «proprio», «mio», «tuo», perché appartiene a molti, a tutti. La koinonía della cultura greca e poi del Nuovo Testamento è questa realtà in cui tutto è messo in comune, tutti partecipano a una realtà che appunto è comune, e in cui ognuno è koinonós, partecipante, comunicante con altri. Ma la radice di communitas può essere fatta risalire pure a cum-munus, dono ma anche “dovere” comune: la comunità come condivisione del dono, del dovere, della responsabilità. Questa communitas dunque non fa accedere a una proprietà, ma anzi espropria i membri della comunità della loro proprietà più propria, della loro soggettività. Essi devono uscire da se stessi, sentirsi mancanti, in quanto bisognosi dell’altro, e nel contempo «donati a», aperti alla comunione con l’altro. Perché prendere parte, entrare nella communitas significa condividere con gli altri, esporsi all’altro: un passaggio, un movimento che immette in un circuito di gratuità. Insomma, la comunità è l’insieme di persone unite non tanto da un possesso, da una proprietà, da un “di più”, ma da un “di meno”, da un debito che ciascuno ha e vive verso gli altri. Questo debito, che è anche un dono, non è un debito di qualcosa, bensì un debito che comporta un dare se stessi: è un dare la propria presenza fino a dare la propria vita. Ci sono due affermazioni nel Nuovo Testamento illuminanti in proposito: “Non abbiate alcun debito verso nessuno, se non quello dell’amore reciproco” (Romani 13,8). “Non c’è amore più grande che dare la propria vita per quelli che si amano” (Gv 15,13). Per entrare nella communitas occorre innanzitutto sentire la propria vita, la propria presenza tra gli altri come un debito e un dono nello stesso tempo. Io sono nella comunità per l’altro, soprattutto la mia presenza, l’essere là concretamente è per l’altro, per gli altri. La domanda che dovrebbe essere posta come essenziale sull’architrave della porta di ogni comunità è: «Dov’è tuo fratello?» (Gen 4,9), questa domanda interroga ciascuno di noi sulla sua capacità di essere custode dell’altro, responsabile dell’altro. E, dovendo sapere dov’è l’altro, devi dare all’altro il tuo volto, la tua presenza. È così che inizia il riconoscimento della fraternità. L’altro, che è altro e tale deve rimanere, con le sue espressioni culturali, carattere, stile di vita, atteggiamenti, va riconosciuto mettendomi accanto, di fronte, rendendomi presente a lui, accettando di incontrarlo e di renderlo prossimo, vicino: il prossimo è colui che io decido di incontrare, e più lo avvicino più lo rendo fratello. Nella comunità non si è già fratelli, magari per un intervento dall’alto che esclude la nostra fatica, ma lo si diventa, attraverso un cammino che non può non essere faticoso, e che esige l’apprendimento dell’arte della prossimità, del perdono, della condivisione, e della comunicazione. “La mancanza e la povertà di comunicazione generano di solito l’indebolimento della fraternità, per la non conoscenza del vissuto altrui che rende estraneo il fratello e anonimo il rapporto, oltre che creare delle vere e proprie situazioni di isolamento e di solitudine e la da Casa Madre 2/2013 3 sensazione di “non essere di nessuno”, una sorta di “emarginazione fraterna”… “Nulla, neanche la debolezza e il peccato di chi mi vive accanto, dovrebbe consentire che l’altro restii solo, senza che alcuno entri in comunione con lui e lo aiuti” (cfr. “La Vita Fraterna in comunità”, Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, 1994, n. 32) Questo non è cosa facile da realizzare! Perché l’altro con la sua alterità crea in me un timore, la relazione con lui è sempre un rischio e la sua presenza si “impone” accanto a me, perché da me non scelta. Ma io posso incontrarlo o rifiutarlo, posso avvicinarlo o escluderlo: se lo avvicino gli riconosco la vita, se lo escludo o evito, come se non ci fosse, è come se lo dichiarassi “morto”. In questo la parabola del “Buon Samaritano” ha sempre molto da insegnarci (Luca 10,29-37). Non lo si ripeterà mai abbastanza: il mio prossimo è colui che decido di incontrare, colui che rendo vicino incontrandolo! In questo “rendermi vicino” e dare la propria presenza sta il dare ascolto all’altro. Dare ascolto è più pregnante del semplice ascoltare, è fare dono all’altro di una presenza ascoltante: lascio che l’altro sia accanto a me, di fronte a me, lascio che lui mi parli attraverso tutta la 4 da Casa Madre 2/2013 sua persona (il suo corpo, il suo vestito, il suo linguaggio, il suono della sua voce …). Questo essere presente all’altro è inoltre sempre anche dono del tempo: attendere l’altro, «sacrificare», «fare sacrificio» del proprio tempo, dei propri interessi e delle proprie occupazioni. E’ questa presenza, questa responsabilità, questa apertura all’altro che accende la fraternità: dalla presenza accanto, al dono della vita attraverso la difficile arte del riconoscimento dell’altro, dell’assunzione della responsabilità dell’altro, e del viverla esercitandosi nell’amore. Ma è bene evidenziare anche il caro prezzo che comporta l’accettare questo “passaggio”. Infatti quando entriamo a far parte di una comunità, ci accorgiamo che la comunità è luogo di epifania delle nostre povertà e delle debolezze, e anche dei difetti, limiti, inconsistenze, insomma del “male” che abita ciascuno di noi. Paradossalmente, proprio vivendo accanto all’altro, dando ascolto all’altro, tenendo conto dell’altro, io sono condotto a vedere e quindi a riconoscere tutto ciò che è in me, anche ciò che contraddice la comunità e che eppure mi abita e mi limita. Certamente, finché io “sto sulle mie” e mi chiudo nello spazio del mio mondo, posso pensare a me stesso come senza contraddizioni; la comunità – lo stare insieme agli altri ogni giorno - invece mi obbliga al confronto e ad accogliere dall’altro anche la critica e a volte il rifiuto di ciò che in me è contraddittorio alla comunicazione, all’incontro e alla condivisione. La comunità, cioè, diventa occasione di conversione, perché accettando la presenza dell’altro accanto a me, scopro in me la possibilità della concorrenza, della competitività: giudico l’altro migliore o peggiore di me, comprendo che egli mi chiede di misurarmi, con i miei doni e i miei limiti. E nella comunità, infine, si manifesta il richiamo dello stare «senza gli altri» e più facilmente «contro gli altri»: un richiamo subdolo che vorrebbe distogliermi dal camminare insieme, per fare invece il mio cammino; che vorrebbe sfuggire allo scegliere insieme tra diverse possibilità, al saper a volte rinunciare al proprio punto di vista, per sottomettersi alla volontà degli altri. Il passaggio fondamentale che dobbiamo compiere è fare nostra la convinzione che la comunità non può essere «la comunità per me» ma richiede che «io sia per la comunità»: un transitare dall’egoismo alla fraternità, alla solidarietà, all’amore. insieme la communitas. “Non guardare al suo aspetto né all`imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l`uomo. L`uomo guarda l`apparenza, il Signore guarda il cuore”. (1Sam. 16,7) L’anima di questa conversione “di rotta” è la vera ars amandi, in cui il sacrificio diventa necessario: sacrificio come dono del tempo, della mia presenza, delle mie forze, come sottomissione al bene comune delle mie esigenze e delle mie idee. In cui, con tenacia e costanza, si sperimenta l’arte di decidere ogni giorno di amare il non amabile, di credere all’amore anche nel rapporto con l’antipatico, di tentare di accendere l’amore per il nemico, di saper attendere e perdonare, di ricominciare ogni rapporto che sembra spegnersi. In cui si alimenta la convinzione che io non esisto senza un tu, un voi, che sono un volto e un nome, perché l’altro mi vede e mi chiama, perché riconosciuto e apprezzato dall’altro, sicché io ho bisogno dell’altro per vivere. Un ultimo aspetto fondamentale. Se io vedo un’altra persona in relazione con Dio prima che lui o lei siano in relazione con me, allora il mio approccio nei confronti dell’altra persona è decisamente diverso. L’altro non è un mio possesso, non è qualcosa che io posso giudicare dalle apparenze. E’ anzitutto qualcosa che appartiene a Qualcun altro, e dunque il “passaggio all’altra riva”, diviene un inoltrarmi in un territorio che è già abitato, e perciò lo faccio con umiltà, riserbo e rispetto e, soprattutto, con il sostegno della preghiera per l’altro. E’ come dire, che c’è attorno all’altro un mistero che la mia mente e la mia volontà non possono eliminare, non possono esaurire, ma che devono semplicemente accogliere. E’ la presenza di Dio che abita il fratello e lo rende prezioso ai miei occhi. Questi passaggi sofferti declinano concretamente l’ars amandi e alimentano il desiderio della communitas che si manifesta in gesti che dicono all’altro: «io ho bisogno di te». D’altra parte, quando mostro praticamente, di non avere bisogno dell’altro e vivo come se l’altro non ci fosse e lo ignoro, non sento nemmeno la necessità di intraprendere il passaggio all’altra riva, verso l’altro, per costruire L’altro è dunque questo mistero che ci attende. Senza questo “a priori positivo”, ogni relazione con gli altri è a rischio. E ogni tentativo di passare all’altra riva, dove l’altro ci attende, sarà compromesso in partenza, mettendo nello stesso tempo, una forte ipoteca sugli sforzi per costruire la fraternità nelle nostre comunità locali. da Casa Madre 2/2013 5 ORDENAÇÃO EPISCOPAL DE DOM ELIO RAMA Pe Joaquim Gonçalves, IMC 6 da Casa Madre 2/2013 O lugar da ordenação de Dom Elio Rama não podia ser melhor: a igreja da comunidade de São Marcos, no bairro da Pedra Branca, na paróquia de Nossa Senhora da Penha, situada no extremo norte da grande metrópole de São Paulo aos pés da Serra da Cantareira. A manhã que foi precedida por uma chuva suave estava muito acolhedora. O espaço litúrgico, desenhado pelo arquiteto Claudio Pastro, é exemplar em termos de luminosidade, de ventilação natural de sonoridade, de visibilidade e sobriedade diversificada. Um espaço liturgicamente bem caracterizado teve sua função importantíssima para uma celebração deste género. Dentro da Igreja, a Rede Vida já tinha instalou suas máquinas nos lugares apropriado para não interferir no andamento dos rituais e a equipe de fotógrafos estava devidamente advertida para fazer seu serviço em sintonia com a TV. Poucos minutos antes do horário estabelecido para começar a celebração, o cardeal arcebispo de São Paulo entrou na igreja com Mons. Elio para apresenta-lo aos fiéis. A assembleia acolheu com uma grande salva de palmas Às nove horas da manhã, depois que o monitorador da celebração, padre Pietro Plona, pároco do Peri, deu as instruções à assembleia e fez a introdução à celebração dando as boas vindas a todos, já os padres concelebrantes estavam ocupando seus lugares para eles reservados ao lado do presbitério. Eram 23 os padres presentes. Assim, o coral entoou o canto de entrada e começou a procissão do fundo da igreja. O presidente da celebração, dom Odilo, foi precedido pelos acólitos, por monsenhor Elio, ladeado pelos padres Aquileo Fiorentini, seu primo e padre Luiz Emer, superior dos missionários da Consolata no Brasil e pelos bispos concelebrantes, Dom Ricardo Pedro Paglia, bispo emérito de Pinheiro, Dom Dirceu Vegini, bispo de Foz do Iguaçu, Dom Gilberto Pestana bispo de Imperatriz (MA) e presidente do Regional Nordeste 5 da CNBB, Dom Tomé Ferreira da Silva, bispo de Ribeirão Preto, Dom José Egito Soares, bispo de Carolina (MA0, Dom Giovanni Crippa, bispo auxiliar de São Salvador (BA), Dom Sergio de Deus Borges, bispo auxiliara de São Paulo (Região Santana), Dom Manuel Parrado Carrol, bispo de São Miguel Paulista, Dom Servílio Cinti, bispo emérito de Bia Vista (RR). Dom Joaquim Justina Carreira, bispo de Guarulhos, que era esperado não pode comparecer por problemas imprevistos de saúde. Quando o coral da paróquia de Nossa Senhora da Penha terminou o canto de entrada, dom Odilo deu início à celebração saudando todos os bispos, os sacerdotes entre os quais estavam os padres Geraldo Silva Lima, Vigário Geral da diocese de Pinheiro e José Wilson Ferreira Pavão, chanceler diocesano, as religiosas, os fiéis e todos os que estariam assistindo à celebração tanto pela Rede Vida como pela Radio Nove de Julho. Uma saudação especial, ele dirigiu a Mons. Elio Rama agradecendolhe a disponibilidade de ter dado o seu sim ao chamado de Deus. Todos foram convidados a viver com alegria a celebração começando pelo ato penitencial, cantado em latim no tradicional Kyrie eleison. Lidas as duas leituras da liturgia da festa da Sagrada Família e proclamado o evangelho por um dos diáconos em serviço no altar, o presidente sentou-se e fez a homilia em duas partes. Na primeira parte abordou o tema da família partindo da memória da primeira leitura sobre o relacionamento familiar no casal e do casal com os filhos. Sublinhou a importância da família cristã no contexto de uma sociedade fortemente centrada no individualismo como sinal do amor de Deus, a exemplo da família de Nazaré, que na simplicidade, se tornou instrumento de Deus importantíssimo para a Salvação. Sublinhou a importância da missão de toda a igreja para com as famílias, também para com aquelas que porventura se separaram, mas continuam ligadas à igreja e se esforçam para traduzir na vida o Evangelho de Cristo na fidelidade e dando continuidade ao projeto de Deus. Na segunda parte, dom Odilo comentou a missão específica do bispo. A tarefa de anunciar, de santificar e gerir o rebanho. Um rebanho diversificado para o qual tem que doar a própria vida como bom pastor, conforme Cristo nos ensinou. Em seguida deu a palavra ao superior dos missionários da Consolata, padre Luiz Emer que fez o pedido oficial da da Casa Madre 2/2013 7 ordenação episcopal e apresentou a bula de nomeação enviada pelo santo padre Bento XVI. Após a leitura do documento, dom Odilo Pedro Scherer iniciou o interrogatório ao candidato à ordenação. Terminado o interrogatório, Mons. Elio prostrou-se no pavimento da igreja na frente do altar, enquanto o coral deu início ao canto da ladainha de todos os santos. Em seguida Mons. Elio subiu os degraus do altar, colocou-se diante do presidente, enquanto o coral começava a invocação ao Esp. Santo “Veni Creator Spiritus”. As outras fases importantes e imprescindíveis do ritual sacramental se seguiram: a imposição das mãos de todos os bispos, a unção da cabeça do novo bispo, a entrega da Bíblia símbolo do anúncio, a entrega do anel, símbolo da fidelidade, a colocação da mitra na cabeça, símbolo da santidade e a entrega do báculo, símbolo do serviço de pastor. Este foi o coração dos rituais específicos da celebração do 3º grau do sacramento da ordem e da plenitude do sacerdócio. Enquanto os bispos presentes davam o abraço da paz e da fraternidade ao novo bispo a assembleia cantava: “Cristo, quero ser instrumento de tua paz”. Depois do abraço de cada um dos bispos presentes, dom Elio ocupou a cadeira do lado esquerdo do presidente da celebração. A partir desse momento, a celebração da eucaristia seguiu seu roteiro habitual até à conclusão da distribuição da comunhão aos fiéis, cerca de 800 (oitocentas) pessoas. 8 Antes de concluir a celebração, a palavra foi dada à família do novo bispo. O irmão de dom Elio agradeceu a Deus por ter escolhido o padre Elio para o serviço sacerdotal e episcopal e em nome da família lhe desejou uma missão fecunda, prometendo acompanha-lo através da oração. Depois foi dada a palavra ao vigário geral da diocese de Pinheiro que falou em nome da diocese, do bispo emérito e do povo. Agradeceu também aos missionários da Consolata este dom que vai enriquecer a sua diocese. Falou também da alegria da diocese em poder assistir à celebração, através da Rede Vida. A diocese acolhe e abraça dom Elio começando pelos 40 sacerdotes e 24 seminaristas que se preparam para o sacerdócio. da Casa Madre 2/2013 Nossa Senhora que acompanhou dom Ricardo durante 33 anos, vai continuar a abençoar a diocese e a pessoa do novo bispo. O superior dos missionários da Consolata, padre Luiz Emer também fez seu agradecimento e parabenizou Dom Elio pela sua coragem em ter aceitado essa missão. O superior agradeceu também a presença de Dom Odilo, todos os bispos presentes e todo o povo que veio participar. Enfim a palavra foi dada a Dom Elio Rama. Depois de agradecer a presença dos bispos, dos sacerdotes, das religiosas, da Rede Vida, fez um agradecimento carregado de emoção aos seus familiares, fazendo referência aos seus próprios pais que fazem parte de seu caminho vocacional desde a convivência familiar marcada pela fé, o percurso no seminário nos vários níveis até à ordenação. Sublinhou algumas experiências missionárias desafiadoras, vividas em Moçambique no tempo do conflito político que se seguiu à independência, quando os missionários foram maltratados, ameaçados e até despejados de algumas missões. Essa experiência foi muito importante na sua vida, assim como as tarefas de superior provincial. Regressado ao Brasil enfrentou o desafio de lidar com a formação dos teólogos e, depois de uma breve passagem pela paróquia do Peri com pároco, foi eleito superior Regional de onde saiu para dizer sim à escolha que fizeram para ser nomeado bispo de Pinheiro. Dom Élio fez um agradecimento muito especial aos missionários da Consolata, ao superior da Região da Amazônia, padre Sergio Weber, às irmãs da Consolata. Sublinhou também a importância que teve e vai continuar a ter na sua vida o lema escolhido: “sei em quem acreditei”. “Estas palavras têm sido para mim fonte de profunda inspiração, de força e de confiança ao longo de minha vida missionária, desde os primeiros passos de minha vida sacerdotal”, afirmou em sua colocação. E continuou dizendo: “minha resposta a este chamado é dada no contexto do Ano da Fé. Com Cristo desejo acompanhar o povo que agora me é confiado e fazer a minha parte para conduzi-lo “ para fora do deserto, para lugares de vida, de amizade com o Filho de Deus, aquele que dá avida e vida em plenitude”. Por fim, Dom Elio agradeceu a presença de todos os grupos, de Três de maio, de Heliópolis, do Ipiranga, sobretudo do bairro do Jardim Peri. E terminou com a frase: “hoje me coloquei de novo nas mãos de Deus e me deixo conduzir por ele”. Já tínhamos escutado uma interminável salva de palmas depois da celebração sacramental e agora ao terminar a celebração, novamente eclodiu nova salva de palmas como expressão do que se passava nos corações presentes. Depois da missa, os convidados seguiram rumo à Casa da Ilha da Madeira onde foi servido o almoço para cerca de trezentos convidados. A paróquia do Jardim Peri, a comunidade de Santo Alfredo tiveram uma função importante na preparação e no serviço de mesa na hora do almoço. Foi ordenado sacerdote a 10 de novembro de 1984, na paróquia Imaculada Conceição, em Três de Maio, diocese de Santo Ângelo (RS). Em fevereiro de 1985 foi enviado ao Moçambique, onde permaneceu durante 17 anos, exercendo vários cargos: Pároco em várias paróquias, Reitor do Seminário de Nampula, Superior Regional de Moçambique por dois períodos consecutivos. Em agosto de 2002 foi destinado à Região do Brasil. Aqui, foi Reitor e Formador no Seminário Teológico “Pe. João Batista Bísio”, em São Paulo. Em 2009 foi destinado a Cascavel (PR), onde assumiu a direção do Centro de Animação Missionária e Vocacional, cooperando ao mesmo tempo no trabalho pastoral da paróquia São Paulo. Em 2010 foi chamado a assumir a paróquia Nossa Senhora da Penha (Bairro Jardim Peri), em São Paulo. Em setembro de 2011 foi eleito Superior dos Missionários da Consolata da Região do Brasil. A tomada de posse na diocese de Pinheiro (MA) será no dia 27 de janeiro de 2013. Alguns dados sobre a diocese de Pinheiro Alguns dados biográficos Elio Rama nasceu a 28 de outubro de 1953, em Rocinha, município de Tucunduva (RS). Filho de João Rama e de Justina Fiorentini Rama. E m 1967 ingressou no seminário Nossa Senhora de Fátima, dos Missionários da Consolata, em Três de Maio (RS). Cursou a Filosofia na Faculdade Assunção, em São Paulo. Em 1977 fez o noviciado em Aparecida de São Manuel; em 1978 emitiu a Profissão Religiosa. Em 1979 foi enviado ao Seminário Maior do Instituto Missões Consolata, em Roma, onde cursou a Teologia e se especializou em Missiologia, na Universidade Urbaniana. A Prelazia de Pinheiro foi criada em 1939 pelo Papa Pio XII, desmembrada de São Luís do Maranhão e confiada aos Missionários do Sagrado Coração de Jesus. Em 1979 foi elevada à categoria de diocese. A população da cidade de Pinheiro é de 70 mil habitantes; a população da diocese – 387 mil habitantes; abrange 19 municípios; conta com 21 paróquias; padres diocesanos – 16; padres incardinados – 16; não incardinados – 9; congregações religiosas masculinas presentes – 2; congregações religiosas femininas – 4; religiosos – 8; religiosas – 30. 9 da Casa Madre 2/2013 ANNO DELLA FEDE GIUSEPPE ALLAMANO: UOMO DELLA FEDE Sr. Krystyna Jaciow, MC 10 Nel primo punto della lettera del Papa leggiamo: «È possibile oltrepassare LA PORTA DELLA FEDE quando la Parola viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita. Esso inizia con il Battesimo e si conclude con il passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna, frutto della risurrezione del Signore Gesù che, con il dono dello Spirito Santo, ha voluto coinvolgere nella sua stessa gloria quanti credono in Lui». Nel cammino di fede ci sono sempre due elementi: oggettivo - DIO che ci chiama dall’amore e per amore, e semina sul nostro cammino le grazie per aiutarci a fare il bene, ci parla e ci guida; e soggettivo – la nostra libera risposta a Dio che ci chiama ad amare, servire e testimoniare il Regno di Dio. Così avviene nella vita di fede dell’Allamano: la chiamata di Dio trova sempre la sua risposta. Entriamo nella casa della Famiglia Allamano a Castelnuovo Don Bosco il 21 gennaio 1851. Qui c’è un clima di attesa: sta per nascere un bambino. Ed ecco, alle ore sei e mezza di sera la signora Marianna dà alla luce il figlio. Il giorno dopo, 22 gennaio alle ore 14, nella chiesa parrocchiale di S. Andrea, il piccolo riceve il Battesimo e i nomi: Giuseppe Ottavio. La porta della fede si aprì per lui ed egli ha iniziato da Casa Madre 2/2013 il cammino di fede in Dio Uno e Trino. Egli era fortemente convinto che: «Il mistero della SS. Trinità è il fondamento di tutto la nostra fede. È un mistero incomprensibile e dobbiamo crederlo e adorarlo». L’Allamano ogni anno celebrava l’anniversario della sua nascita e del suo battesimo con un senso di immensa gratitudine a Dio per il dono di vita e della fede. Diceva: «Il buon Dio pensò a me sin dall’eternità, quando nessuno pensava a me, neppure i miei genitori, che non esistevano. Vi pensò non per necessità o bisogno che avesse. Vi pensò per solo amore di me. Il buon Dio decretando di crearmi, stabilì nel tempo l’anno, il giorno in cui mi avrebbe dato l’essere, e predisponendo ogni altra circostanza della mia vita. Ed eccomi nato il 21 gennaio del 1851, alle ore sei e mezzo di sera». Celebrando un altro anniversario, diceva: «Vi ho radunati, come il Padre coi suoi figli, per dirvi che ho ormai i 62 anni, è una notizia bella, mentre è una grazia di Dio... Il Signore essendosi proposto da tutta l’eternità di crearci, stabilì (...) la strada che avremmo dovuto battere; e per la medesima seminò le grazie che ci avrebbero aiutato a vivere bene, a santificarci ed a giungere felicemente al Paradiso. Ora dando uno sguardo al passato, (...) godo della certezza di aver sempre camminato per la via di Dio assegnatami. Perciò usai delle grazie sparse nel cammino, a mio ed altrui bene». 11 da Casa Madre 2/2013 OPERE DEDICATE ALL’ALLAMANO CHIESE O CAPPELLE DEDICATE A DIO IN ONORE DEL BEATO ALLAMANO P. Francesco Pavese, IMC 12 È risaputo quanto l’Allamano fosse felice per l’apertura di nuove cappelle e per la moltiplicazione dei tabernacoli. Diceva: «Quanto godo che Dio per mezzo vostro vada moltiplicando i suoi S. Tabernacoli […] nei quali Gesù sta abitualmente; quanti ne fonderemo col tempo! Sono focolari d’amore per noi e di misericordia per gl’infedeli». Invitava poi i suoi missionari ad accontentarsi di chiese semplici, persino povere, purché tenute con «venerazione, ordine e pulizia». Anche: «Gesù deve contentarsi di essere povero coi poveri missionari», perché «Il Signore non pretende il lusso […]; si fa Missionario col Missionario e si contenta del poco che possiamo dare». Le cappelle di missione nel pensiero del Fondatore avevano lo stesso valore di qualsiasi altra chiesa: «Sia il tempio di Gerusalemme, sia ogni nostra Chiesa anche minima è “domus Dei”. Casa di Dio. È Casa di Dio S. Pietro in Roma, le cattedrali consacrate fino alle cappellette di paglia delle nostre Missioni. In tutte abita il Signore come in un palazzo». Come non immaginare che anche oggi il Fondatore non goda che i suoi figli moltiplichino le chiese e i tabernacoli, addirittura dedicandoli a Dio in suo onore? Allamano, chiese o cappelle, in molte parti dove operano i nostri missionari e missionarie. A volte sono vere chiese parrocchiali, di notevole dimensione, ma per lo più si tratta di edifici più modesti per il servizio religioso in quartieri di città, o in villaggi, dove la comunità cristiana, che sta sviluppandosi, dipende ancora da una parrocchia più strutturata. Comunque sono tutte espressioni di una comunione di queste comunità cristiane con il Beato Allamano e con i suoi missionari. Questo è un fenomeno in continuo sviluppo, perché ormai alcune cappelle sorte per gruppi locali, sono già state erette a chiese parrocchiali. Dopo la beatificazione, per iniziativa di diverse comunità cristiane e dell’Istituto, sono state dedicate a Dio, in onore del Beato Giuseppe L’Allamano “nuovo inquilino” del Barrio Monterredondo a Bucaramanga in Colombia. La parrocchia “La Consolata”, che i da Casa Madre 2/2013 Quante siano queste chiese o cappelle dedicate in onore dell’Allamano non sono in grado di dirlo. Non è stato fatto un elenco specifico, per cui ho dovuto prenderne notizia dalle riviste o da ricordi personali. Ad oggi, ne ho contate 30, ma sono certo che ve ne sono di più e sarebbe bene venirne a conoscenza. Come esempio, riporto una breve descrizione di tre cappelle. Chi volesse avere notizia delle altre, può consultare il Sito del Fondatore, alla sessione intitolata “Chiese”. A Mwanza, in Mozambico, una cappella destinata a diventare piccola. Il 19 dicembre 2010, nel villaggio di Maunza, appartenente alla parrocchia di Guiúa, della diocesi di Inhambane in Mozambico, è stata benedetta e inaugurata una chiesa dedicata la Beato Giuseppe Allamano. La comunità di Maunza è iniziata con la fondazione di una scuola nel lontano 1955. Il semplice edificio scolastico funzionava anche come cappella nelle domeniche, fino alla nazionalizzazione della scuola nel 1975. nostri missionari hanno fondato 40 anni fa nella città di Bucaramanga (un milione di abitanti), è ora una grande comunità cristiana, assai vivace, che conta circa 20 mila persone. La cura pastorale, come è ovvio, risulta complessa e, specialmente nelle zone periferiche, abbastanza difficile. Ecco perché da anni i missionari si sono impegnati a seguire in modo particolare la comunità del barrio Monterredondo, che a sua volta conta circa 7 mila individui e si trova abbastanza dislocata dal centro parrocchiale. Ogni domenica un padre si è recato a celebrare la S. Messa, usando un ambiente di fortuna, che però è sempre stata molto partecipata. Nel 2005, con il concorso della gente, il p. Manuel Dias IMC ha iniziato la costruzione di una ampia cappella verso il centro delle abitazioni, che, in un futuro non troppo lontano, è destinata a diventare la chiesa di una nuova parrocchia. Subito ci si è domandato a quale santo dovesse essere dedicato questo centro di preghiera. La risposta non si è fatta attendere. Il figlio prediletto della Consolata è sicuramente l’Allamano. Sarà lui il titolare della cappella e il patrono speciale della comunità che in essa si raduna a pregare. La gente ha accolto con favore la proposta. Il difficile periodo della rivoluzione socialista e atea incise negativamente sulla vita della comunità, che si è trovata senza un posto fisso per pregare, adattandosi ad incontrarsi all’ombra di un albero di cajù. Terminata la guerra, nel 1992, la comunità cristiana si è ricomposta e ha costruito una cappella di paglia, che presto è risultata piccola, per la migliore organizzazione della comunità e per il numero sempre crescente di fedeli. Proprio a questo punto l’Allamano è stato scelto come “patrono”. La costruzione della nuova chiesa è stata decisa in pieno accordo tra il consiglio della comunità di Maunza e i missionari addetti alla parrocchia di Muiúa, e ha potuto essere ultimata nel 2010, coronando un sogno che era iniziato all’ombra del cajù, tanti anni prima. Mons. Andriano Langa, vescovo di Inhambane, ha benedetto e inaugurato la chiesa, facendo alla comunità cristiana questo augurio: «Che questa chiesa, che oggi benediciamo e inauguriamo, possa diventare piccola, segno che il cammino Prima l’Allamano era poco conosciuto in questa zona della città. Con il passare del tempo sta diventando sempre più di casa e la gente incomincia a considerarlo benevolmente un nuovo inquilino del barrio, anzi il “padre” di tutti. 13 da Casa Madre 2/2013 che questa comunità ha iniziato e consolidato, ha proseguito il suo mirabile sviluppo». A Rweya-Chiga-Kisumu, in Kenya, l’Allamano è di casa. Nel gennaio del 2000 su proposta di fr. Mario Bernardi IMC direttore della “Consolata Technical School” nella missione di Chiga, si è deciso di costruire, a memoria del centesimo anniversario dell’arrivo dei missionari della Consolata in Kenya, un piccolo santuario in onore del Fondatore. È stato così che la scuola tecnica molto interessata al progetto, ha incominciato con entusiasmo a lavorare sul progetto. Il centro di Rweya è stato scelto per l’erezione del piccolo santuario perché in una buona posizione lungo la strada con possibilità di sviluppo in seguito e con una comunità viva, ma senza grandi possibilità economiche. Sotto la guida di un bravo muratore, il signor Leonard Odhiambo, si è dato subito inizio con le fondamenta della chiesa di forma ottagonale per una capienza di circa duecento persone. La scuola tecnica si è subito prodigata a disegnare e costruire porte, finestre banchi e tetto. In pochi mesi tutto era pronto. 14 da Casa Madre 2/2013 Tutti i particolari della chiesa devono portare un messaggio, parlare a chi vi entra per pregare o anche per semplice curiosità. Il tetto, termina con una croce sulle cui braccia si vedono le due date che ricordano i cento anni di presenza dell’Istituto in Kenya. Sulle vetrate a colori del cordolo superiore, c’è la sagoma in ferro dell’Allamano con la scritta, ancora in ferro, del mandato missionario: “Torino 1901. “Andate in tutto il mondo …” . La facciata ha nel centro l’effige della Santissima Vergine Consolata, e due finestre con la riproduzione del Santuario della Consolata di Torino a sinistra con la scritta: “Torino 1901 Andate!.. e sulla destra, la rappresentazione del Santuario appena costruito, con la scritta:” Kisumu 2001...”Andate ancora.! La chiesa è stata benedetta il 24 febbraio 2002 da Monsignor Virgilio Pante IMC, appena consacrato vescovo di Maralal, dal vescovo di Marsabit Monsignor Ambrogio Ravasi e dall’arcivescovo di Kisumu Monsignor Zaccaeus Okoth. Nella fotografia si vede, in primo piano, l’antica chiesa e, sullo sfondo, quella nuova appena terminata. IL COLOSSEO DI OSSERNENON SHRINE OF THE NORTH AMERICA MARTYRS ERANO INNAMORATI DELLA MISSIONE P. Giuseppe Ronco, IMC Quando nel 1608 Samuel de Champlain fondò la città di Québec, mettendo le basi per la fondazione della Nouvelle France in Canada, i Gesuiti in Francia erano in grande sviluppo. La Compagnia di Gesù contava circa 15 mila religiosi, zelanti animatori delle riforme del Concilio di Trento. La preparazione Nel 1622, la canonizzazione di Ignazio di Loyola e di Francesco Saverio rinvigorì maggiormente lo zelo missionario di tutti. La provincia Gesuitica francese e il suo provinciale, P.Coton, manifestarono uno zelo particolare per il Canada e il desiderio di farsene carico. Con il P. Louis Lalemant si diede inizio alla formazione di coloro che desideravano partire per il Canada. La preparazione fu molto seria e accurata, fondata su principi solidi di spiritualità. Infiammati di amore per Cristo e ispirati da sant’Ignazio di Loyola, da san Francesco Saverio e da altri grandi santi della Compagnia di Gesù, questi sacerdoti vennero nel Nuovo Mondo per proclamare il Vangelo di Gesù Cristo alle popolazioni autoctone di questo Paese. Alcuni tra i nostri martiri nordamericani chiesero espressamente ai loro superiori di essere inviati nella Nouvelle France. Facevano parte del gruppo di missionari due fratelli laici: René Goupil e Jean de la Lande. Con uguale coraggio e fervore, aiutarono i sacerdoti nella loro opera, diedero prova di grande dedizione e spirito di servizio agli indiani, e con il sacrificio della vita conseguirono la corona del martirio. Erano coscienti dei pericoli cui si esponevano nel vivere in seno a nazioni spesso soggette agli attacchi dei loro nemici. E parecchi avevano lucidamente previsto ed accettato la prospettiva del martirio. Arrivati nella Nouvelle France, i missionari trovarono la competizione commerciale tra Inglesi, Olandesi e Francesi e l’odio secolare esistente tra Huroni e Irochesi. Il clima era teso e il pericolo di poter essere vittima di malintesi era reale. Agirono però sempre con fiducia, dichiarando apertamente che il loro unico scopo era l’evangelizzazione, dissociandosi dalle ambizioni commerciali delle nazioni europee. Fin dal suo arrivo in Huronia, nel 1634, Jean de Brébeuf fu chiaro: “Vedendo gli Huroni riuniti, decidemmo di predicare in pubblico e di far loro conoscere lo scopo della nostra venuta nel loro paese, che non era per le loro pellicce, ma per annunciare loro il vero Dio e suo Figlio Gesù Cristo, salvatore universale delle anime” da Casa Madre 2/2013 15 (Relazioni dei Gesuiti, JR 8:142). Per questo si rifiutarono sempre di accogliere nelle loro missioni commercianti, mercanti di pellicce e boscaioli armati. Il lavoro missionario I missionari si organizzarono anzitutto per farsi Huroni con gli Huroni, mai pensando di rendere francesi gli Huroni. Convinti della necessità di doversi inculturare, adottarono le loro diete e i loro cibi per alimentarsi, vivevano in capanne indiane, viaggiavano su canoe di corteccia e zattere di tronchi, impararono e parlarono la loro lingua, servendosi di cartelloni e immagini per farsi meglio comprendere durante la spiegazione del catechismo. Sopportarono con pazienza e in spirito di sacrificio i lunghi inverni, le grandi nevicate, il freddo intenso e i venti gelidi, e soprattutto le irritazioni agli occhi, provocate dal fumo ovunque presente per essiccare le pellicce. Si sforzarono di penetrare nella conoscenza della loro cultura e di comprenderne i costumi, trovando non poche difficoltà, come appare dalle relazioni di P. Noel Chabanel ai superiori. A volte fecero anche degli sbagli, come nota P. Paul Ragueneau, ma subito si corressero a beneficio di tutti. Giovanni de Brébeuf aveva fatto il voto di non tirarsi indietro davanti al martirio. Secondo la testimonianza dei contemporanei, “non sembrava nato che per questo paese, adattando il suo carattere e il suo comportamento alle maniere degli indigeni, con tale padronanza, facendosi tutto a tutti per guadagnarli a Gesù Cristo, da conquistare il loro cuore”. 16 I missionari dovettero affrontare molte prove e difficoltà nel proclamare il Vangelo. “Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli dai falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, l’ assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese” (2 Cor 11, da Casa Madre 2/2013 26-28). Fin dall’inizio diedero priorità all’evangelizzazione e organizzarono con cura la predicazione rispettando, i tempi di caccia e di pesca. Andavano a due a due nei vari villaggi vicini a Sainte Marie, venivano ospitati un una capanna loro assegnata, e lì alloggiavano e predicavano. I villaggi erano posti sotto la protezione di grandi santi: l’Immacolata Concezione, san Giuseppe, sant’Ignazio, san Michele, san Luigi e san Giovanni Battista. P. Antonio Daniel aveva composto un adattamento musicale del Padre nostro e aveva fondato una scuola di alfabetizzazione per giovani. P. Carlo Garnier curava i malati e visitava i moribondi. Confessavano i convertiti e li preparavano a ricevere la comunione. Dopo il catechismo recitavano insieme il rosario. Ci furono casi di persecuzione da parte di stregoni e notabili con successive apostasie, ma nel complesso la comunità cresceva bene. I battesimi erano generalmente amministrati in forma solenne nella missione di Sainte Marie, dove i cristiani si recavano anche per partecipare alla messa domenicale e ad altre celebrazioni. Le Relazioni dei Gesuiti conservano vari ritratti di convertiti esemplari, come quello di Joseph Chiwatenwa, primo Hurone a seguire gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio per otto giorni. Era sposato con Aonnetta e diventarono, con il fratello Joseph, cristiani esemplari per la comunità. Ecco la sua preghiera, trascritta da P. Lemercier, suo confessore: “Signore Dio, gioisco per averti conosciuto. Tu hai fatto il cielo e la terra. Tu ci hai creati. Tu sei nostro maestro come noi lo siamo della canoa e della capanna che abbiamo costruito. Tu ci ami. Io mi consacro a te, scegliendoti come mio unico maestro. Fa di me ciò che vuoi, spero sulla tua parola. La morte non mi fa paura, perché è il mezzo che mi conduce alla felicità del cielo”. Étienne Totihri era diventato catechista e radunava i cristiani nella sua capanna per le preghiere del mattino e della sera. Un giorno, per grazia, diventò evangelizzatore dei suoi fratelli, predicando il Vangelo in una tribù che aveva respinto i Gesuiti. Vi restò più di un mese, tenendo il rosario sempre visibile attorno al collo e la sua predicazione fu un successo. , Sognavano una Chiesa pienamente cattolica e pienamente huroniana. Stimavano l’amore di Cristo come il più grande tesoro L’entusiasmo missionario di questi Gesuiti era sostenuto da una profonda vita di fede e di preghiera. Vivevano insieme nella missione di Saint Marie da veri religiosi, sotto la guida di un Superiore. Qui i primi cristiani di Huronia trovarono una “casa di preghiera e un luogo di pace”. Iniziavano la loro giornata alle quattro del mattino, pregavano fino alle otto nella chiesa dedicata a san Giuseppe, patrono del paese, e poi visitavano la gente nelle capanne e curando i malati. Nel pomeriggio insegnavano catechismo e alle cinque si riunivano per la revisione di vita, facendo il punto sui passi ancora da compiere e gli studi da programmare. Avevano una grande devozione all’Eucarestia. Di P. Isacco Jogue, P. Buteux disse che “era come un’anima incollata al Santissimo Sacramento”. “E’ la sorgente di ogni dolcezza e di ogni consolazione del nostro cuore” (P. Carlo Garnier). da Casa Madre 2/2013 17 Erano missionari innamorati della missione e di Cristo. Percepivano Gesù come “presenza viva, compagno di strada e di apostolato, di sofferenze e di martirio”. “Se il Canada è per me un tempio santo – diceva P. Garnier – il paese degli Huroni è il Santo dei Santi. Gioiamo dei casti abbracci dello Sposo e tutti insieme restiamo attaccati alla croce, perché Gesù e la croce sono inseparabilmente uniti”. Provavano tristezza nel vedere l’Amato non amato, disposti a dare la vita purché tutti si convertissero: “ O mio Signore, quanto poco conosciuto sei! Io mi offro di tutto cuore perché tu sia amato” (P. Brébeuf). Erano missionari contemplativi nell’azione, che sapevano vedere Dio nel tessuto e negli avvenimenti della loro vita. “Dio ci ha dato 18 da Casa Madre 2/2013 il giorno per essere al servizio del prossimo e la notte per discutere e dialogare con lui” (P. Brébeuf). E’ bello concludere con le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel Santuario dei Martiri Nordamericani il 15 settembre 1984: “Attraverso il suo Vangelo, Cristo conferma le popolazioni autoctone nella loro fede in Dio, nella loro consapevolezza della sua presenza, nella loro capacità di scoprirlo nel creato, nella loro dipendenza da lui, nel loro desiderio di adorarlo, nel loro senso di gratitudine per questo Paese, nella loro gestione responsabile della terra, nella riverenza per tutte le sue grandi opere, nel loro rispetto per i loro anziani. Il mondo ha bisogno di vedere questi valori - e tanti altri ancora che possiede - perseguiti nella vita della comunità e incarnati in un intero popolo”. ATTIVITÀ DELLA DIREZIONE GENERALE ASSEMBLEA ANNUALE 2013 DELLA REGIONE KENYA-UGANDA P. Marco Marini, IMC Come ogni anno, anche questo anno 2013, la regione Kenya ha tenuto la sua assemblea regionale dal 3 al 6 Gennaio 2012. E anche quest’anno mi è giunto l’invito a prendere parte a questo evento importante per l’avvio delle attività della regione Kenya. Il programma della tre giorni comprendeva la revisione delle attività portate avanti dalle commissioni regionali, il resoconto e la situazione presente della regione da parte del superiore regionale, il resoconto finanziario della regione, e una riflessione da parte di alcuni membri della commissione giustizia e pace della conferenza episcopale Keniana sulle prossime elezioni politiche di Marzo 2013, a cui si è aggiunta una mia riflessione sull’economia IMC in Africa, come sfida futura, oltre al lavoro in gruppi per riflettere sulle decisioni prese dalla passata conferenza regionale. Le varie commissioni che fanno capo ai vari membri del consiglio regionale diedero un resoconto generale di ciò che è stato fatto durante il 2012. Non potendo riportare tutti i resoconti, credo importante mettere in rilievo alcuni elementi della gestione regionale del 2012. Uno sforzo notevole è stato fatto nel migliorare l’aspetto manageriale di tante istituzioni caritative e di formazione nella regione. Infatti si è provveduto a dare ad ogni istituzione il suo consiglio di amministrazione. Altro sforzo notevole è stato quello di riqualificare il personale di queste istituzioni, e la certificazione dei bilanci avvalendosi anche di società esterne. Sul fronte dell’autofinanziamento delle attività regionali è da notare il contributo dato dalle parrocchie e dalle istituzioni imc verso la cassa comune, e l’istituzione del “Consolata Day” in tutte le nostre presenze e comunità per il finanziamento delle attività caritative e di formazione della regione. Un maggior numero di comunità hanno presentato i loro preventivi e bilanci. Nonostante ciò c’è stata una lamentela a causa della poca collaborazione da parte di alcuni confratelli che non vedono la necessità dei consigli di amministrazione e certificazione del bilancio nelle nostre istituzioni. Una difficoltà tuttora irrisolta è l’adeguata preparazione di confratelli in campo amministrativo ed economico. da Casa Madre 2/2013 19 La commissione AMV, sotto cui cadono le attività di giustizia e pace, ha lavorato non poco in vista delle prossime elezioni politiche del Kenya. Oltre al rendere le nostre comunità consapevoli di ciò che sta succedendo o potrebbe succedere nell’immediato dopo elezioni, si sono creati ponti con diverse altre istituzioni cattoliche dello stesso settore, in particolare la commissione giustizia e pace della conferenza episcopale. La presenza in assemblea di alcuni esperti di quest’ultima commissione ha evidenziato il bisogno di lavorare in rete con tutte le forze apostoliche per dare più forza e visibilità alle attività ecclesiali. Questi esperti hanno in sintesi messo in evidenza che nonostante tutte le promesse dei vari politici di elezioni pacifiche e democratiche, rimane una fragilità di fondo legata alla sempre più evidente polarizzazione tribale del voto, l’alto livello di corruzione ancora presente nel paese, e il fatto che diversi candidati alle prossime elezioni sono stati indicati dalla Corte Internazionale di Giustizia come mandanti dei sanguinosi scontri tribali del dopo elezione del 2007. La commissione della formazione ha organizzato e portato avanti durante il passato anno una serie di incontri in cui si si sono discusse le problematiche e sfide legate alla formazione. Da mettere in evidenza gli incontri inter-seminari sui temi della formazione e dell’economia. 20 Nonostante le difficoltà di gestire l’economia in tempi non facili, c’è nella regione un desiderio di volere prendere in mano il proprio destino lavorando per l’autosufficienza economica, e rinunciando piano piano alla dipendenza economica dall’estero. Ed è stato questo principalmente il punto dell’esposizione fatta da me all’assemblea regionale. Le statistiche sull’economia Africana sono, al contrario del vecchio continente e del Nord America, positive per tutta una serie di ragioni, come l’andamento demografico, il miglioramento della salute, l’aumento delle infrastrutture, gli investimenti stranieri, ecc. Noi come IMC dobbiamo cavalcare questo trend positivo con politiche economiche e disciplina amministrativa che mirano all’autosufficienza nel rispetto di quelle che sono le esigenze della vita religiosa: onestà, rettitudine, rendicontazione, identificazione da Casa Madre 2/2013 con la comunità, revisione dello stile di vita, attenzione preferenziale per i poveri, amore a Cristo che per noi si è fatto povero. Molto apprezzato è stato l’intervento del Superiore Regionale, Padre Hieronymus Joya, in quale con grande chiarezza e serenità ha esposto come la direzione regionale non si è scoraggiata nel affrontare le grandi sfide nel portare avanti una regione come il KenyaUganda, nonostante che da alcuni settori si sia remato contro arrivando anche ad accuse di tribalismo. Il Superiore ha ribadito l’intenzione del consiglio regionale di andare avanti con le politiche implementate e che gli ostacoli e le accuse infondate di alcuni confratelli non fermeranno il lavoro della direzione regionale. Nonostante le opposizioni e le accuse infondate da parte di alcuni, il superiore ha ribadito il suo impegno di avere attenzione e premura per tutti i confratelli, anche per coloro che lo hanno calunniato. Ha ringraziato tutti i confratelli per il lavoro fatto e li ha incitati a perseverare nell’operare bene per il Regno di Dio e il bene dell’Istituto nel paese. Citando un proverbio Africano che dice che un solo uomo ricco non rende ricco il suo villaggio, ha fatto un’accorata richiesta di guardare al bene delle comunità e non ai propri interessi personali, in particolare in campo economico. Il superiore ha ribadito più volte come tutti dobbiamo crescere nel senso di appartenenza e amore al nostro Istituto. Come proposito per il nuovo anno, ha invitato tutti a essere missionari della Consolata non solo a parole, ma con la giusta attitudine, una propria condotta di vita, nell’operare il bene, e adesione ai principi dei consigli evangelici e delle Costituzioni. Il lungo applauso finale ha sigillato l’apprezzamento, la fiducia verso il superiore e la sua direzione regione, e il desiderio di aderire alle parole del superiore. A conclusione posso solo dire che è stato un vero piacere ed un onore essere stato presente a questa assemblea. La Consolata e il Fondatore non hanno abbandonato la loro creatura! Anzi lo Spirito che ha animato l’Allamano è vivo e vive nei suoi missionari in terra d’Africa. Avanti in Domino! 21 da Casa Madre 2/2013 IL BIENNIO SULLA MISSIONE FA CAMMINO IN OGNI CONTINENTE P. Salvador Medina, IMC Il Biennio ha un suo ruolo formativo per noi Missionari. La formazione continua non può più limitarsi ad un’ottica informativa, né ridursi a una generica prospettiva attitudinale e/o motivazionale, deve aiutare a qualificare la vita, la missione e la istituzione. Questo Biennio è stato impostato come un tempo per raccontarci la missione. Sappiamo che il racconto, come metodo e anche come spirito, ha le sue radici nel primo costituirsi dei gruppi umani: nasce dal bisogno di comunicare proprio dell’essere umano ed ha una millenaria tradizione orale che arriva fino all’epoca contemporanea. Lo scopo è sempre quello di fare storia, attualizzare l’identità e progettare il futuro con fiducia. Lo stesso metodo dell’animazione centrato sul gruppo assume come luogo formativo non il singolo individuo, ma la comunità locale alla quale Gesù, nella preghiera, assicura la sua 22 da Casa Madre 2/2013 presenza: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20). Lo sviluppo del Bienno coinvolge ogni missionario, ogni comunità, ogni Circoscrizione, i continenti e tutto l’Istituto... alla scuola della nostra missione: In questo Biennio sulla missione ci viene chiesto di disporci in stato di riflessione, di partecipare attivamente al cammino per aiutarci a recuperare la nostra identità missionaria nelle sue dimensioni più importanti: la comunità, l’economia di comunione per la missione. Abbiamo già compiuto la Fase 1 (20 giugno – dicembre 2012) Ogni Circoscrizione ha individuato uno o due missionari chi hanno elaborato una prima bozza di documento di Circoscrizione, sulla base della “ traccia metodologica - pedagogica” fornita dalla Direzione Generale, mettendo l’accento sulla vita comunitaria e sull’economia di comunione per la missione. Viene adesso la Fase 2 (gennaio-febbraio 2013) Uno di questi missionari parteciperà all’Assemblea Continentale che avrà in calendario anche uno spazio dedicato al biennio di riflessione. Durante l’assemblea, oltre a presentare il lavoro prodotto e raccogliere eventuali contributi dagli altri partecipanti, stileranno una bozza unitaria di documento continentale. Durante il 2013 svolgeremo la Fase 3 (anno 2013) La bozza del documento ritornerà alle Circoscrizioni e sarà utilizzata come strumento di formazione continua negli incontri delle comunità locali e / o zonali. Il documento è per la Formazione Continua nelle Circoscrizioni dell’Istituto. Continuiamo il cammino con perseveranza, umiltà e molta creatività, come fanno altri, che possono servire d’ispirazione. A maniera de esempio: “Centocinquant’anni fa, quando fu fatta l’Italia, alcuni intellettuali e politici si posero il problema di come fare gli italiani. E già allora fu presa la decisione di fare gli italiani attraverso le storie. Con la storia del Risorgimento e dei suoi eroi, raccontata attraverso i nomi delle strade e delle piazze – via dei Mille, via Garibaldi, via Mazzini – e con i monumenti. Con la storia della letteratura italiana, raccontata dagli insegnanti e dai libri scolastici allo scopo di costruire un sentimento di appartenenza ad un’unica cultura e ad un’unica lingua nazionale, il fiorentino. Quel che è certo è che esiste un legame forte tra la narrazione, la storia e l’identità delle persone e delle loro comunità”. Incoraggiamoci avvicenda per arrivare alla meta proposta: “In occasione della Consulta (2014) sarà presentato il documento: “Orientamenti per la missione del missionario della Consolata”. Avanti nel Signore e la Consolata! 23 da Casa Madre 2/2013 CASA GENERALIZIA GENNAIO 2013 P. Vedastus Kwajaba, IMC Alla vigilia di capodanno, la comunità con tanta gioia accoglie Padre Ugo Pozzoli, Consigliere generale, che si trova in forma fantastica, dopo un lungo periodo trascorso a Torino per un’operazione chirurgica al tendine di Achille. 1° Gennaio: Iniziamo il nuovo anno accogliendo dal Santo Padre il messaggio per il 46 anniversario della giornata mondiale per la pace. Il messaggio sottolinea che ‘’E’ la pace la vera vocazione dell’umanità’’. L’invito di Benedetto XVI: è il bene per eccellenza da invocare come dono di Dio e da costruire con ogni sforzo. L’uomo è fatto per la pace che è il dono di Dio. In piazza, all’ora dell’Angelus, si radunano varie persone e in modo particolare coloro che hanno partecipato alla marcia organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. E’ per tutti l’occasione di visitare il bel presepio, allestito quest’anno dalla Regione Basilicata. L’artista è il Maestro Francesco Artese, propostosi di rappresentare la nascita di Gesù tra i Sassi di Matera. 24 I padri Victor Kota e Patiño Fernando si recano al centro Televisione RAI Internazionale, a testimoniare in diretta la missione oggi come un da Casa Madre 2/2013 luogo dove si costruisce la pace, dando rilievo al Messaggio del Padre Santo nella giornata mondiale di Pace Padre Marco Marini, Consigliere Generale, parte per Kenya in visita ai nostri confratelli. 09 Gennaio: La comunità verso la sera saluta Padre Rovelli Antonio, trasferito alla Regione Italia. Nella celebrazione della santa messa, da lui presieduta, P. Antonio ringrazia la comunità della casa generalizia dove ha vissuto qualche anno di servizio alla Direzione generale. Anche la comunità ringrazia il padre e lo assicura delle sue preghiere. 11 Gennaio: La Comunità celebra il Compleanno di Padre Marco Marini e il quindicesimo anniversario di ordinazione di padre Gebremeskel Shikur. Auspichiamo a tutti e due i missionari la presenza di Gesù come guida nella loro vita. 15 Gennaio: A sera, nella sala delle colonne, conferenza di Padre Giuseppe Ronco, che presenta in profondità la vita e la spiritualità dei santi martiri del Nord dell’America, patroni dell’Istituto per quest’anno. 16 Gennaio: Giornata del fondatore Beato Giuseppe Allamano. Celebriamo la messa votiva per il fondatore e celebriamo anche il compleanno di padre Pietro Trabucco, ringraziando il Signore per il suo dono della vita. 21 Gennaio: La casa generalizia ospita 25 partecipanti per l’ assemblea continentale dell’Europa IMC. La finalità di quest’assemblea è di riflettere sul Biennio della missione e costruire il progetto comune. Padre Vedasto Kwajaba, Superiore casa generalizia, partecipa a quest’assemblea. 29 Gennaio: La comunità si raduna per la revisione del Progetto Comunitario di vita, come vissuto in questi tre mesi. Ognuno ha modo di intervenire ed evidenziare aspetti positivi, difficoltà della nostra vita quotidiana. Non mancano anche varie proposte per migliorare la nostra vita ed essere una comunità più autentica e partecipativa. In cappella segue la celebrazione dei solenni vespri , ringraziando il Signore e la Consolata per l’Anniversario della fondazione dell’Istituto. 28 Gennaio: Compleanno di padre Rinaldo Cogliati e festa in suo onore. 25 da Casa Madre 2/2013 50 ANNI DI SACERDOZIO 26 Sabato 19 gennaio 2012, la comunità della Casa Generalizia si è riunita attorno a P. Tomás Luís Ribeiro Gomes e P. Gottardo Pasqualetti per celebrare il loro giubileo d’oro di sacerdozio e ringraziare insieme il Signore. A mezzogiorno hanno presieduto la solenne concelebrazione eucaristica, ricordando il 22 dicembre 1962, giorno in cui ricevettero il Presbiterato in San Giovanni in Laterano, dalle mani di Mons. Ettore Cunial, Vicegerente della Diocesi di Roma. P. Vedastus Kwajaba, superiore della comunità, ha presentato a nome di tutti i confratelli i migliori auguri e le preghiere. Nell’omelia, impostata attorno alle parole ECCOMI, RALLEGRATI, GRAZIE, i festeggiati non hanno mancato di ringraziare Dio, la Consolata, l’Istituto e coloro che li hanno accompagnati fino all’ordinazione, in particolare P. Ernesto Tomei e P. Francesco Pavese. da Casa Madre 2/2013 Presenza viva fu il P. Fondatore nella loro vita. P. Pasqualetti ne ha ricordato il bel giorno della beatificazione, quando era Postulatore della causa, e ha espresso riconoscenza verso Mons. Annibale Bugnini che lo chiamò a collaborare nella riforma liturgica post conciliare. P. Tomás Luís ha ricordato il periodo della missione in Tanzania, il soggiorno in Portogallo e adesso a Londra. Partecipavano alla concelebrazione, animata con canti e musiche appropriate, alcuni conoscenti dei festeggiati. Un pranzo di festa ci poi riuniti tutti per continuare l’agape fraterna. Il regalo che hanno ricevuto è una stola bianca, ricamata dalle Suore Benedettine delle Catacombe di Priscilla. Ad multos annos! 27 da Casa Madre 2/2013 VITA NELLE CIRCOSCRIZIONI NOTÍCIAS ENCONTRO DO GRUPO DO PARANÁ Em cumprimento ao programa de encontros, estabelecido no começo do ano, os missionários das comunidades de Curitiba e Cascavel, que constituem o Grupo IMC do Paraná, nos dias 18,19 e 20 de setembro de 2012 realizaram o segundo encontro do ano, em Cascavel. Brasile Participantes: Pe. Lírio Girardi, Pe. Job Masyula Mbutu, Pe. Carlos Ferreira dos Santos, Pe. Durvalino Condicelli, Pe. José Roberto Garcia, Pe. Célio Pedro Saldanha Dornelles, Diácono Gerald Mulili Kimanthi e Irmão Agostinho José Bonetti. 28 O primeiro momento do encontro foi dedicado à leitura e reflexão de algumas passagens do Motu Proprio “Porta Fídei”, do Papa Bento XVI, através do qual proclama para toda a Igreja o “Ano da Fé”: um convite a todos para uma autêntica conversão. Em sua reflexão sobre o referido texto do Papa, o Grupo avaliou a situação atual do mundo, marcado sobretudo pela da Casa Madre 2/2013 mediocridade, indiferença religiosa, frieza e tibieza. Eis o desafio que a Igreja deve enfrentar, com as pessoas consagradas à frente, para ajudar o Povo de Deus a viver autenticamente a Fé, a Esperança e a Caridade! Num segundo momento, o Grupo se ocupou com as Atas da XI Conferência Regional, recordando as prioridades, causas e opções missionárias, propostas operativas... E durante largo espaço de tempo, foi recordado e debatido este conteúdo central da Conferência. Houve assim oportunidade para os indivíduos e as comunidades se perguntarem como estão atuando na própria vida estas preciosas pistas Brasile oferecidas pela última Conferência Regional. Por fim, o Grupo releu e analisou também o Projeto Missionário das duas comunidades (Curitiba e Cascavel), procurando confrontar-se com os compromissos assumidos. No dia 20, o último deste encontro, realizamos um passeio comunitário às Cataratas do Iguaçu. (Apontamentos de Pe. Célio P. S. Dornelles) ENCONTRO DO GRUPO DA BAHIA O encontro realizou-se em Jaguarari, de 1 a 3 de setembro de 2012. Participaram os missionários das comunidades IMC da Bahia: Jaguarari, Monte Santo, Feira de Santana e Salvador. As atividades do encontro: Estudo das Atas da XI Conferência Regional (Identidade e Carisma, Missão, Animação Missionária e Vocacional); apresentação do Documento “Porta Fídei”, de Bento XVI, que proclama o “Ano da Fé” para todo o Povo de Deus; programação da ordenação sacerdotal do Diácono Robério Crisóstomo da Silva. Identidade e Carisma – Seguimos esta metodologia: leitura e partilha dos temas centrais das Atas, com espaço para colocações e questionamentos. Foi dito que estamos mais preocupados em salvar estruturas do que com a dimensão missionária e o carisma. Hoje, historicamente, a nossa tarefa consiste em descobrir a necessidade da missão nas diferentes situações e realidades atuais. A dimensão do carisma aparece e se encaixa no decorrer das necessidades que surgem na atividade pastoral de cada dia. Outro elemento: a conversão pessoal e comunitária, pois é a partir desta realidade que começamos a viver o carisma mais vigorosamente. Como missionários, somos consagrados para a missão. Devemos prestar atenção para não darmos mais ênfase à nossa atuação como pastores do que como consagrados, para que a preocupação do fazer e do realizar não nos leve a esquecer a dimensão da espiritualidade carismática missionária. As causas missionárias, que a Região abraçou, nos oferecem a oportunidade de atuarmos pastoralmente dentro do carisma, inseridos na realidade concreta da vida, ou seja, executando o trabalho pastoral dentro do espírito do carisma. Sublinhou-se também a dimensão da comunidade local: é mister abandonar o individualismo, para poder inserir-se de verdade na vida da comunidade. Dimensão da diversidade cultural: somos uma família formada por pessoas de diversas nacionalidades. Somos chamados a nos inserir na cultura local do povo com o qual trabalhamos. Não podemos pensar que uma determinada cultura seja predominante, mas devemos estar abertos à cultura do outro. A Missão – As dioceses têm muitas exigências... E, de certa forma, podem dificultar nossa da Casa Madre 2/2013 29 ação missionária. Contudo, não se trata de uma justificativa, nem de comodismo... É preciso tomar cuidado, para não utilizarmos as exigências das dioceses para justificar nosso fracasso na missão. Nossa atividade missionária deve preocupar-se com três realidades que se mantêm unidas: promoção humana, espiritualidade, economia. Para trabalhar com causas missionárias, é mister levar em conta também a questão econômica. Imprimimos a marca da missão quando, em nossas realidades pastorais, encontramos a nossa espiritualidade profética e lhe damos a nossa missionariedade. Brasile Animação Missionária Vocacional – É preciso trabalhar com projetos de AMV em nível de toda a Região e de cada Grupo. Tem-se a impressão que cada animador faz aquilo que quer, sem comunicar-se com outros animadores da Região... Em suma, falta comunicação e planejamento feito em conjunto. Na Região do Brasil, a AMV ainda necessita de um maior entendimento e interesse por parte de todos. Em nossas comunidades paroquiais, na Bahia, há atividades concretas ligadas diretamente aos jovens, e isto é positivo. 30 Sobre o Ano da Fé – O tema foi apresentado pelos dois seminaristas que estão fazendo o ano de serviço: Philip Nojoroge Njuma e Stephen Njogu Wainaina. Foram formados dois grupos, com o intuito de responder a várias perguntas referentes ao assunto. Em conclusão, estas foram as propostas apresentadas no plenário: - Valorizar a adoração ao Santíssimo Sacramento; - Valorizar momentos marianos, em nossas comunidades e nas atividades pastorais; - Celebrar fervorosamente as festas dos padroeiros; - Animar mais a solenidade da Consolata e a festa do Fundador, focalizando especialmente a fé do Pai Fundador; - Desenvolver nos CPP o tema do Ano da Fé, com apresentação e explanação do documento do Papa Bento XVI, “Porta Fídei”; - Intensificar as campanhas missionárias; da Casa Madre 2/2013 - Volorizar mais a mídia, para que abra maior espaço a assuntos referentes à Fé. Ordenação sacerdotal do Diácono Robério Crisóstomo da Silva – Em preparação à ordenação sacerdotal do Diácono Robério, o Grupo decide: - Realizar atividades nas escolas e nos grupos de jovens, dando relevo ao tema da vocação e nossa identidade IMC; - Celebrações e tríduos vocacionais, visita às comunidades. O Grupo considera muito importante que, em ocasiões como esta, venham missionários de comunidades do Sul para ajudar, sobretudo na área da promoção vocacional e missionária, por ser esta é uma das preocupações principais do IMC na Região. FESTA MISSIONÁRIA EM CURITIBA No dia 14 de outubro de 2012, no Seminário Filosófico Nossa Senhora Consolata, em Curitiba (PR), realizou-se a 28ª. festa missionária. Foi organizada conjuntamente pelo Seminário e as comunidades da Paróquia Santa Margarida. A festa teve como tema: Missão, se não é agora, quando será? Às 9,30 horas, concelebração da Eucaristia, presidida pelo Pe. Júlio César Caldeira-IMC, que, no passado recente (entre 2004 e 2006), estudou neste seminário. A liturgia da Missa Júlio, que em breve retornará junto aos povos indígenas do Equador, para continuar o trabalho anteriormente iniciado. Na homilia aos fiéis, em referência ao Ano da Fé, recordando as palavras de um cântico bem conhecido, Pe. Júlio afirmou: “A fé é compromisso que é preciso repartir”. Disse que Deus chamou e continua a chamar muitos jovens, convidandoos a partilhar a fé que receberam, como acertadamente nos lembra o lema da Campanha da Fraternidade de 2012: “Brasil missionário, partilha tua fé”. Após a Missa, a festa continuou com o entrosamento das famílias presentes, com o almoço, jogos, roda-da-fortuna, bingo, pescaria e sorteio de uma rifa. Padre Júlio aproveitou da ocasião para agradecer aos fiéis da comunidade da paróquia Santa Margarida, pelo empenho que sempre demonstrou em ajudar o Seminário, cuja meta é a preparação de futuros missionários. Por fim, falou de seu trabalho missionário que desenvolveu junto aos povos indígenas kichwas, em Sucumbíos (Equador), região de fronteira com a Colômbia e o Peru. Durante a celebração, a comunidade local realizou o rito do “envio missionário” do Pe. Brasile foi preparada dinamicamente pelos alunos do Seminário, pela Infância, Adolescência e Juventude missionária. O “envio missionário” do Pe. Júlio Caldeira, após a ordenação sacerdotal, foi realizado, além de Curitiba, também nestas outras paróquias, oferecendo-lhe oportuna ocasião de promoção missionária: Santo Antônio (em Paraíba do Sul, RJ), Nossa Senhora Consolata (em Brasília), Nossa Senhora Consolata (Rio de Janeiro), Nossa Senhora de Fátima (Imirim, São Paulo), Nossa Senhora da Penha (Jardim Peri, São Paulo). Em todos os lugares por onde passou, deixou sua mensagem, incentivando o povo a colaborar com a promoção missionária e vocacional, convidando os jovens a acolherem o apelo de Cristo, que os chama ao trabalho missionário na Igreja. 31 da Casa Madre 2/2013 CRONICA CONSEJO REGIONAL EXTRAORDINARIO BUCARAMANGA, 6 DICIEMBRE 2012 P. Juan Pablo de los Rio, IMC Después de un momento de convivencia y relax en las aguas termales de Paipa, la Dirección Regional se encontró en Bucaramanga para un consejo extraordinario en donde el tema central sería la A.M.V. Participaron también el Administrador Regional y los Miembros del equipo de AMV. El P. Alonso, responsable de esta área, hace una presentación de lo realizado por la amv en este año y las proyecciones para el siguiente. La amv está trabajando en 5 áreas: 1. Invitación Vocacional. 2. Discípulos Misioneros: Para adultos, universitarios, adolescentes y niños. 3. Otro Mundo Posible: Proyecto educativo para colegios, empresas, familias. 4. Comunicar la Misión: Audiovisuales. Página web, editorial. 5. Economía de animación. Y se proyecta para el 2013 trabajar en 4 espacios: 1. A.M.V. en nuestras misiones 2. Giras vocacionales 4. Portafolio de servicios del Equipo Móvil. Concluimos entonces diciendo que se nota un gran consenso en todos en que este proyecto de AMV siga adelante. Ha habido incomprensiones y desavenencias, lo mismo que buenos proyectos y gran deseo de trabajar. Todos nos comprometemos a trabajar para que este proyecto de AMV de nuestra Región Colombia-Ecuador salga adelante. Se compartieron algunas opiniones a modo de En un segundo momento se reunió ya solamente los miembros del Consejo Regional para tratar otros temas como personal y algunas misiones. 3. Portafolio de servicios de los Centros de A. M. (cmc) Colombia evaluación y en perspectiva del próximo año. Se enfatizó que el equipo amv tendría que ser un equipo de vida, reflexión y trabajo, lo que implica periodos de convivencia en un mismo lugar, que tendría que ser la “sede” o comunidad a la que el equipo pertenece. Otro punto muy debatido es el tema del financiamiento de las actividades de equipo. Por la experiencia vivida este año, se ve que algunas actividades son económicamente rentables y dan para subsidiar las que no lo son. Se invita a definir cuanto antes la cuestión del administrador de la economía del equipo, el cual debería estar en mucha sintonía con el Administrador Regional. También quedó claro que los responsables de los CMCs (Bogotá y Bucaramanga) hacen parte del equipo de AMV. 32 da Casa Madre 2/2013 Colombia -Presencia en la Costa Atlántica: Después de que en el dialogo entre el Superior Provincial y el Arzobispo de Cartagena en abril del presente año, se había quedado en que el Instituto permanecería en las parroquias de Marialabaja y el Cabrero, reforzando el Equipo Misionero, llegó una comunicación por parte del Arzobispo en la que manifestaba que dialogando con el consejo presbiteral, estaban dispuestos a reabrir el dialogo para llegar a un acuerdo con el instituto. Es así que se generan unos diálogos en donde se llega a la conclusión que estaban ya dispuestos a recibir las dos parroquias y que lo harían a partir de enero 2013. En el dialogo entre el P. Joaquín y el Obispo se acordó como fechas de entrega el 19 y 20 de enero del 2013. Tendremos que retomar la reflexión, ya iniciadas años atrás, sobre la posibilidad de no perder este espacio en la Costa Atlántica desde la perspectiva de la AMV. - Seminario Teológico: Se retoma y comparte el camino hecho a partir de la situación vivida el mes pasado. Se plantea el modo como se está acompañando a quienes no habiendo renovado su profesión religiosa el pasado noviembre, han decidido quedarse en Colombia para concluir sus estudios. Se propone que en el próximo consejo en Enero se busque un espacio para hacer lectura más profunda de la situación. 33 da Casa Madre 2/2013 NOTIZIE REGIONALI P. Gianfranco Graziola, IMC Amazzonia Começamos há poucos dias o último mês do ano e com isso o tempo de balanço de mais um ano de nossa historia e presença missionária nas terras banhadas pelos rios e igarapés amazônicos. O ano de 2012 para nós missionários da Região da Amazônia teve como principal desafio preparar e realizar a oitava Conferencia Regional. A necessidade da escolha do método, a diversidade de atividades dos missionários, o grupo reduzido e, sobretudo a analise da caminhada feita até aqui e os novos desafios para os anos a vir, exigiram da Comissão preparatória uma dose não indiferente de boa vontade e de jogo de cintura para recolher o material e procurar sistematiza-lo para facilitar e agilizar o trabalho da própria conferencia. 34 Com todos os contratempos a Conferência Regional começou no dia sete de julho com três dias de retiro e reflexão pregados pelo Pe. Medina Conselheiro Geral para as Américas, seguindose quatro dias de intenso trabalho introduzidos por uma analise de conjuntura da realidade com Francisco Lebens do Conselho Indigenista Missionário- CIMI, com o testemunho de Davi Kopenawa Yanomami, Xamã e liderança do povo Yanomami apresentando a visão e da Casa Madre 2/2013 preocupações dos povos indígenas em relação a situação atual da causa indígena, os grandes projetos governamentais das mais de trinta usinas elétricas na Amazônia, e enfim a palavra de Dom Roque Paloschi, Bispo da Diocese de Roraima e Presidente do Regional Norte I da Conferência Nacional dos Bispos – CNBB sobre a realidade da Igreja na Amazônia. Os dias de trabalho foram proveitosos chegando ao fim nos tempos previstos agora só falta trabalhar as propostas saídas da Conferência. Nesses dias nos acompanharam e estiveram presentes entre nós os padres Dietrich Pendawazima, Vice Superior Geral, Salvador Medina, Conselheiro Geral para as Américas e Rinaldo Cogliati, Administrador Geral. Sua presença fraterna, atenciosa e perspicaz é para nós estimulo a continuar a caminhada nessas terras amazônicas. Outro momento importante para nossa região tem sido as celebrações dos quarenta anos da dedicação da Catedral de Boa Vista marcando o reconhecimento de toda a ação evangelizadora de nossos Institutos Missionários com a colocação em seu altar da relíquia do Pai Fundador. Era desejo do Pe. Vantuy Neto, atual pároco da Catedral e do próprio Dom Roque colocar no altar da Catedral, sinal da comunhão e unidade da Diocese, algo que reconhecesse e ficasse como memória da presença e ação evangelizadora dos filhos e filhas do Allamano na Prelazia antes do Rio Branco e depois de Roraima. A solene celebração foi presidida por Dom Roque Paloschi Bispo da Diocese de Roraima por ocasião da solenidade de Cristo Rei a quem a Igreja Mãe da Diocese é dedicada. Estiveram presentes na celebração as irmãs missionárias da Consolata que levaram solenemente acompanhando-a com velas e a relíquia do Fundador. Ao Padre Sergio Weber, Superior Regional dos Missionários da Consolata na Amazzonia Amazônia coube a tarefa de ilustrar a historia e a espiritualidade do Beato José Allamano destacando ele como homem de fé e esperança. Também seus filhos e filhas desde que chegaram às então terras do Rio Branco respectivamente em 1948 e 1949 procuraram concretizar na caminhada do dia a dia o evangelho e, sobretudo o espírito allamaniano de que o “bem deve ser bem feito e sem muito barulho”. Com certeza a Catedral de Boa Vista, além de sua beleza, elegância, simbolismo ecoa a historia e a ação do Irmão Pedro Menegon, das Irmãs Leonildes, Camila, e de tanto outros que transformaram a Boa nova em ações concretas, muitas vezes sem grandes discursos mas apenas com o testemunho da vida do dia a dia. A presença silenciosa, mas eficaz do beato José Allamano e de seus filhos e filhas continua hoje, não apenas em Roraima, mas em toda Amazônia com os seus seu povos, tudo pela a gloria de Deus. 35 da Casa Madre 2/2013 UN PAGNE MISSIONNAIRE Congo Les Missionnaires de la Consolata au Congo, ont voulu valoriser leur Modèle qui est celui de Notre Dame de la Consolata, en concevant un pagne qui contient tous les drapeaux des pays 36 da Casa Madre 2/2013 où ils se trouvent au travers le monde entier, l’image de leur Fondateur Joseph Allamano et les deux grands martyrs de la RDC, Isidore BAKANJA et Anuarite NENGAPETA. John Kioko Mwana’a Mwania, IMC monde à l’extérieur qu’à l’intérieur. C’est aux environs de 9h00 qu’a commencé la procession de ladite messe ; une célébration qui durera six heures, mais dont la longueur ne se fera guère sentir. Car entreposée par des ambiances favorables : des intervalles réguliers de changement du temps – tantôt des rayons du soleil, tantôt de la bruine, et tantôt encore de la brise légère; les cris de joie par les fidèles, hululations…; les animations de la chorale ainsi que des intonations du Cardial lui-même telle que « Kinshasa, teleme ugenge, na mwinda mwa Kristu, c.-à-d., Kinshasa, lève-toi et brille dans la lumière du Christ ». L’ ordination du Père Moïse MBABAYE TSHIYOMBO s’est déroulée le 21 décembre 2012 à la paroisse Cathédrale Notre-Dame du Congo, dans l’Archidiocèse de Kinshasa, RDC, sous la présidence de son Éminence Cardinal Laurent MONSENGWO, Archevêque Métropolitain de Kinshasa. Ont concélébré cette messe: tous les trois Évêques Auxiliaires dudit Archidiocèse : leurs Excellences Mgr Édouard KISONGA, Mgr Sébastian MUYENGO, et Mgr Timothée BODIKA, ainsi que deux centaines de prêtres et quelques diacres. Ont été ordonnés diacres : 14 abbés de l’Archidiocèse. Sont devenus prêtres 15 diacres, dont 13 abbés, un Missionnaire d’Afrique et un Missionnaire de la Consolata(le Père Moïse). On a également enregistré u ne présence appréciable des religieux et religieuses, ainsi que des distingués invités. Le nombre des fidèles était si énorme qu’il a fallu pourvoir un écran à l’extérieur de l’église ; car il avait plus de Congo PÈRE MOÏSE, NOUVEL ORDONNÉ PRÊTRE IMC « Je prie qu’à l’intercession de la Sainte Vierge Marie, vous soyez des Diacres et des Prêtres selon le Cœur de Jésus ». Tels étaient le message et le souhait de fond du Métropolitain aux Nouveaux Ordonnés. Prenant la parole pour remercier l’assemblée au nom de ceux-ci vers la fin de la messe, l’un d’eux a fait remarquer que le même jour le Cardinal célébrait son 49ème anniversaire de son ordination sacerdotale, et donc l’année suivante, pendant qu’eux célébreraient une année du sacerdoce, l’Ordinaire du lieu fêterait son jubilée d’or. Ce n’est que jusqu’à 15h00 qu’on entendra : « la messe est finie, allez dans la paix du Christ ». C’est ainsi que chaque nouvel ordonné mènera sa route vers le lieu du « sixième point », pour ainsi dire : là où l’on avait organisé sa réception. Quant aux Missionnaires de la Consolata, ledit sixième point a eu lieu à l’enceinte de la Communauté du Théologat Bx Joseph Allamano, Ma Camgagne. Ont haussé de leur présence cette fête : la Famille Consolata, RDC, la Famille biologique du Nouvel ordonné, des religieux et religieuses d’autres congrégations, Amis de la Consolata, la Communauté paroissiale de saint Mukasa (la paroisse de provenance du Nouveau prêtre), et d’autres paroisses environnantes. 37 da Casa Madre 2/2013 VITA NELLE COMUNITÀ BENVENUTI A DAEJEON La comunità di Daejeon, IMC Daejeon “Chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia”. (Sal 126:5) Quante volte ci sono risuonate nel cuore queste parole del salmo, quest’anno! E abbiamo sperimentato che sono vere! Il tempo delle “lacrime” era cominciato per noi alla fine del 2010, quando il governo ha deciso di usare la zona in cui era situata la nostra casa “Sorgente di consolazione” per un grande progetto di costruzione di case popolari e ci ha espropriato; ed era continuato lungo tutto il 2011, nello sforzo di discernere cosa dovevamo fare e dove potevamo andare… 38 Le lacrime si sono fatte ancora più amare da gennaio di quest’anno, quando abbiamo dovuto fare, concretamente, i preparativi per il nostro esodo da Okkil a Daejeon. Non so se avete mai fatto esperienza di un trasloco da una casa dove siete stati per ben 12 anni, e perciò si è riempita nel frattempo fino all’inverosimile di un mucchio di cose, per doverla lasciare vuota nel giro di pochi giorni. A noi ha fatto veramente venire il mal di testa. E meno male che noi, tutto sommato, abbiamo avuto molto aiuto e, soprattutto, avevamo un posto – Yeokgok - dove lasciare i mobili, i libri e tutto quello che non avremmo usato fino alla costruzione della nuova casa! A tutto questo, il Signore ha pensato bene di aggiungere altre lacrime (vere e da Casa Madre 2/2013 proprie, questa volta) per la morte della mamma di Diego, avvenuta proprio nel periodo del trasloco. Infatti, Gian Paolo è dovuto andare da solo all’appartamentino che avevamo affittato a Daejeon, vicino alla terra dove sarebbe sorta la nuova casa, in attesa del ritorno di Diego dall’Italia e dal funerale della mamma. Erano i primi giorni di febbraio… Tutto sommato, la vita nel mini appartamento affittato non è stata difficile. Una volta assuefatti all’ambiente, e presi i necessari provvedimenti per ovviare alla mancanza di spazio, ci siamo stati bene. All’inizio di marzo è cominciata la costruzione della nuova casa. Ne abbiamo seguito l’evoluzione molto da vicino, ora con momenti di ansia, ora con soddisfazione al vederla crescere, in un dialogo costante con il signor Kim Joseph, nostro “sorvegliante” speciale, e con Kim Matteo, suo figlio e costruttore della casa. Ci sono stati momenti veramente “difficili”, come quando ci hanno inviato un materiale scadente invece di quello che avevamo ordinato. Meno male che Kim Joseph è un vero “esperto” di materiali da costruzione e ogni volta, facendo anche la voce grossa quando serviva, ha ottenuto i materiali giusti… E ci sono stati innumerevoli piccoli “cambi” sul progetto originale, in base a idee che sorgevano sul momento, o all’urgenza di prendere decisioni su questo o su quello. Per lungo tempo, specialmente durante la caldissima estate, sembrava che i lavori non procedessero; poi, all’improvviso, subivano un’accelerazione impressionante. Quando finalmente è sembrato arrivare il tempo opportuno, siamo andati a trovare il Vescovo di Daejeon, Mons. You Lazzaro, e con lui abbiamo fissato la data dell’inaugurazione. Sarebbe stata il 29 ottobre. Col senno di poi si può dire che forse siamo stati tutti, noi e i due signori Kim, un po’ troppo precipitosi. Infatti, gli ultimi giorni prima dell’inaugurazione sono stati una vera e propria “corsa contro il tempo” affinché tutto fosse pronto per la festa. C’erano operai dappertutto che lavoravano pestandosi i piedi: elettricisti, tubisti, piastrellisti, quelli che mettevano giù i pavimenti, quelli che mettevano la carta da parati sulle pareti, quelli che facevano l’ingressoauto e il cammino pedonale fuori nel giardino. Aggiungete al tutto qualche abbondante scroscio di pioggia e avrete l’idea globale della situazione… E noi ci destreggiavamo tra tutti, portando poco a poco nelle nostre nuove stanze le cose che avevamo nel piccolo appartamento usato finora. La prima notte nella casa nuova l’abbiamo passata più “accampati” che altro, un paio di giorni prima dell’inaugurazione. Eppure era arrivato finalmente il tempo del “mietere nella Daejeon gioia”! Più di 200 persone hanno partecipato alla festa di benedizione e inaugurazione della nuova casa. Il Vescovo è stato amabilissimo e ci ha mostrato una volta ancora il suo affetto ed apprezzamento. I complimenti della gente per la bella casa si sono sprecati… E soprattutto, un buon gruppo di volontari della nostra parrocchia di “appartenenza”, Yusong, con parroco in testa, si sono dati da fare per preparare tutto: dalle sedie e l’altare, fino al cibo della cena, atto conclusivo della festa. Che il Signore li ricompensi e li benedica! Non è mancata la partecipazione di persone di altre religioni. C’era la monaca del Buddismo-won a capo dell’intera regione di Daejeon, il monaco-capo del vicino tempio di Kwang-su-sa, un altro monaco buddista di un centro qui vicino, e alcuni “laici” buddisti… Assieme a tutti loro e con il vescovo, alla fine della Messa, abbiamo piantato tre alberelli, della stessa specie ma con fiori di colore diverso, come simbolo dell’armonia tra le religioni che anche da questa nuova “Sorgente di consolazione” vogliamo aiutare a costruire. Alla sera di quel giorno, una volta partiti tutti e Gian Paolo ed io siamo rimasti soli, ci siamo seduti a “fare memoria” del nostro grande esodo e a ringraziare il Signore che, attraverso le “lacrime”, ci ha portati a questa nuova terra! Certo, non tutto è ancora al massimo del funzionamento, e mancano diversi lavori da fare qua e là, ma, sostanzialmente, la nostra nuova casa, il nuovo Centro per il Dialogo interreligioso, è già una realtà. Benedetto sia il Signore. Nuove “lacrime” in vista. Il fatto di avere una casa nuova, bella e spaziosa, però, non basta. Bisogna anche saperla “usare” per gli obiettivi per i quali è stata costruita. E il nostro primo obiettivo, a Daejeon, è il Dialogo interreligioso. Certo, non è che finora siamo stati a guardare. Anzi, la decisione di stabilirci a Daejeon fin da febbraio, era dovuta sì al poter seguire da vicino la costruzione della nuova casa, ma anche, se non soprattutto, all’idea di cominciare a tessere relazioni e di inserirci da Casa Madre 2/2013 39 poco a poco nel nuovo ambiente. E abbiamo cominciato a farlo, con fortune alterne. Una volta abbiamo incontrato un monaco buddista simpaticissimo e artista genialoide, che parlava e parlava, ma… solo lui! Un’altra, invece, abbiamo trovato un monaco “musone” che, nonostante il suo nome fosse nella lista ufficiale dei membri del KCRP- regione di Daejeon, dimostrava di non aver nemmeno mai sentito parlare di dialogo interreligioso, e la cosa non sembrava poi lo turbasse più di tanto. Daejeon Oltre ai contatti ottenuti grazie ad aver partecipato, su invito diretto del Vescovo e assieme a lui, a due celebrazioni ufficiali per la Festa di Buddha, ho potuto anche partecipare ad una delle iniziative del KCRP di “fare esperienza della religione dei vicini”, presso la sede centrale della religione Su-un-kyo, che si trova proprio a Daejeon. Inoltre, siccome il gruppo dei rappresentanti del KCRP per la Regione di Daejeon non si riuniva più da praticamente un anno, ho cominciato a fare un paziente lavoro di cucitura dei contatti, fino a che si e’ arrivati ad un incontro formale, 40 da Casa Madre 2/2013 dal quale e’ scaturita la decisione di inviare a Seoul una rappresentanza di Daejeon, seppur sparuta, all’iniziativa finale della “Settimana per l’armonia tra le religioni”. Insomma, qualcosa si è già fatto. Ma da adesso, dobbiamo cominciare a fare sul serio! Mantenere i contatti che già abbiamo e crearne di nuovi; cercare il modo di formare un gruppo per il Dialogo Interreligioso e provvederne la necessaria formazione; stimolare la partecipazione dei religiosi/e anche a questo campo della missione; offrire accoglienza e programmi adeguati a chi, non-cristiano, volesse fare un’esperienza di conoscenza della Chiesa cattolica, ecc. ecc. Le idee non mancano di certo. Il problema sarà “come” realizzarle. E prevediamo che, come sempre, il cammino sarà un’alternanza continua di “semina nelle lacrime” per poter, un giorno, “mietere nella gioia”. Speriamo, l’anno prossimo di questi tempi, di potervi raccontare qualcosa di bello, con l’aiuto del Signore. Fratel Carlo Zacquini, IMC Per ora mi limiteró a fare una carrellata sulla situazione generale della questione dei popoli indigeni e di alcuni aspetti relativi al loro futuro. Recentemente l’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE) ha reso pubblici alcuni dati interessanti. La popolazione indígena, nei loro calcoli, in Brasile é arrivata a 818.000 individui di 305 etnie differenti, e con 274 idiomi. Il 17% degli indigeni non parla la lingua portoghese. In questo calcolo sono state inserite molte persone che vivono in cittá, o comunque non piú in villaggi indigeni. Ricordo che nel 1500, secondo le stime di studiosi, si calcola che ci fossero dai cinque a dieci milioni di indigeni e circa duemila popoli diversi, dei quali 1500 furono estinti nei primi quattrocento anni. Il censimento del 1991 indicava l’esistenza di 294.000 indios. Negli anni settanta del secolo scorso, lo sterminio cominció a diminuire e dal 1980, specialmente dopo la nuova Costituzione Federale Brasiliana del 1988, la popolazione indigena ha cominciato ad aumentare in modo sorprendente. Secondo il New York Time, la popolazione globale dell’Amazzonia brasiliana, dal 2000 al 2010, é aumentata del 23%, mentre nel resto del paese é cresciuta del 12%. Le cause principali di questo aumento in Amazzonia, per il NYT, sarebbero la costruzione di idroelettriche e l’estrazione di minerali. minerali nelle terre indigene. In vista della necessitá di definire anche quali siano le terre indigene, la pubblicitá che si sta dando a falsi argomenti, o a casi sporadici e eccezionali, per mettere in cattiva luce gli indios e screditare i loro sostenitori, rende il momento attuale di importanza straordinaria per il futuro di questi popoli. Inoltre si continua a cercare di far credere che gli indios sono pochi per tanta terra, e gli stessi indios non si interesserebbero per averne di piú, eccetto una piccola minoranza. Hanno guadagnato titoli di giornali in modo speciale il caso Guarani-Kaiowá, per la gravitá della situazione e l’esemplare inefficenza degli organi responsabili. Grande risonanza hanno ottenuto latifondisti e agroindústria che vedono come una minaccia l’espulsione da terre indigene, occupate da decenni, con la connivenza o addirittura il patrocínio dello Stato, dai loro associati. Aggiungono che gli indios non hanno piú bisogno di tante terre perché usano giá orologio, frigorifero, televisione ed altri beni di consumo. Sarebbe come dire che i brasiliani che usano beni di consumo importati, non si dovrebbero piú considerare tali. Naturalmente non mettono in risalto che le terre indigene preservano il 98% della loro vegetazione nativa, rendendo cosi un servizio ambientale di valore incalcolabile per tutta la societá, mentre l’assalto alle ricchezze naturali sia vegetali che minerali porterá inesorabilmente a danni È di questi ultimi mesi la conclusione della lunga lotta per la riforma del Codice Forestale. D a alcuni anni si porta avanti la guerra senza esclusione di colpi per “regolamentare” l’estrazione di Boa Vista I POPOLI INDIGENI 41 da Casa Madre 2/2013 enormi per tutta l’umanitá. É di pochi giorni fa la denuncia della compera della verginitá di bambine indigene, per 20 R$ (circa Otto Euro). Boa Vista L’aiuto che abbiamo ricevuto da voi in questo anno che ormai sta finendo, ci ha permesso di cercare di organizzarci e organizzare i nostri archivi, per metterli a disposizione di tutti quelli che vorranno fare qualcosa per la difesa dei diritti dei popoli indigeni. Abbiamo anche fatto procedere il progetto architettonico del futuro Centro Culturale Indigeno, anche se nuovi ostacoli sono sorti. La cosa che mi pare piú triste é il constatare che la prospettiva della mancanza di missionari stia spaventando quelli esistenti e tarpando le ali di quelli che sono ancora impegnati nella difesa di questi popoli. 42 da Casa Madre 2/2013 Vi invito tutti a pregare perché la Provvidenza ci apra gli occhi e non ci lasci mancare le forze necessarie per continuare la lotta che ci ha giá dato tante consolazioni e successi. London A CELEBRATION P. Luís Tomás, IMC Only rare occasions nowadays bring so many people together in our house in London. Comparable numbers may have been seen here twice or thrice in the last ten years or so, namely, on occasion of the send off for Fr. Pietro Plona at the end of his service in Totteridge, and at the requiem Masses for Fr. G. Battiffolo and more recently for Fr. J. Scudiero. The reason this time was a festive one; the date, Dec 22nd. The two resident missionaries were celebrating their anniversary of ordination to the priesthood: Fr Salvador del Molino, his 43 years; Fr. Luís Tomás, 50 years, the Golden Jubilee. It was rather this round figure that set things in motion and made many people find their way here in a celebratory mood. Measured by the normally low occupation rate, the house has plenty of space. But not for the 70 or so people who turned up this time. Improvisation did the trick: first, an extension had to be found for the small chapel, even thus unable to contain all; the chairs retrieved from the remotest corners of the house were not sufficient to offer each one a seat. Soon after Mass the same additional space became an extension of the hall, and there the situation was better for movement. Those who came here that night represent a good cross-section of the people we normally have to do with, either by regular ministry and pastoral commitments or by contact as friends of the missions. Well, it is exactly this latter group that deserves a special mention. From among them an inner kernel, very active and committed, planned the whole thing autonomously, spread the invitations, suggested contributions and other ways of sharing, leaving the missionaries a bit in the dark about the proportions the event was about to take. You could notice that an air of friendship and friendliness, joy and enthusiasm pervaded the assembly and infected everyone, both at the Eucharistic celebration and at the following reception. On the richly and carefully set buffet you could see the great variety of gifts of food and drink, far beyond what the people present could take. 43 da Casa Madre 2/2013 Such a gesture of dedication and love raises in us, the target of the festivities, a deep feeling of gratitude. It goes far beyond that: it leaves us humble and astonished. The past Our community in Finchley, London, is nowadays what you could properly call a residual presence. One necessarily looks at this presence against the background of its long history. It is the heir of two different areas of activity. One, of much longer tradition, was to provide a basis and support for the missionaries who would come here to learn the language before moving on to the territories where English was the vehicle for the missionary work. Many missionaries would also stay for longer periods and take graduation courses and acquire qualifications for specific areas of activity in the missions, such as schools and hospitals. The other branch of activity refers to the seminary in Totteridge and coincides with the history of the Missionary Institute of London (MIL), a remarkable post Vatican II joint venture of seven missionary societies, among which the Consolata Missionaries were enthusiastic founder members. Our presence there lasted for roughly 40 years, from the late sixties of last century to the first years of this one. A whole generation of Consolata missionaries from all over “our” world carries Totteridge genes in their cultural baggage and theological bloodstream. London The present 44 What was left of these two lines, which used to run more parallel than intertwined, has now been fused as a single heritage into this residual community. We could say that the first tradition, though much thinner in numbers and only occasional in time, is still alive to the present day. The house provides residence or functions as reference community for missionaries who come over for the language or for specific courses. None of the former houses belongs to us any da Casa Madre 2/2013 more. The present one is placed, geographically speaking, half way between the former two. One would be tempted to add: and symbolically also in between! In fact this community draws its most precious possession from the melting of the legacies that come to it from the activities of the past. Meant is the network of friends with whom we keep in touch through regular or occasional correspondence. The main bulk of names represent the former subscribers of the long terminated magazine Consolata Missions and they are spread all throughout the United Kingdom. To this pool of people we must add those in the Republic of Ireland, they too a heritage from our presence in Dublin. Then there is a specific legacy from the seminary in Totteridge, in and around Northern London: a group of friends and benefactors that used to have close and frequent contact with the community there. For a good part of the people who came to the Golden Jubilee the occasion was like a repetition of so many similar celebrations of that time. It was also for many of them a welcome opportunity to see each other again in a familiar context and exchange news and cherished memories of those unforgettable days. Next time we will tell the readers of DCM how all these people relate to this community, show their love for the missions and take active part in their support. P. Boniface Sambu Sambu, IMC La Paroisse de BISENGO MWAMBE (Les Béatitudes) se situe dans la périphérie sud-est de la ville de Kinshasa, la capitale de la République Démocratique du Congo, qui compte actuellement plus de 10 millions d’habitants dont soixante-cinq pourcent (65%) sont des jeunes et des enfants. Nous avons dans ce quartier des groupes appelés communément écuries ou déca- lés. Ce sont des groupes des jeunes filles et garçons mais surtout garçons qui manquent d’occupation ou du travail bref, qui vivent dans l’oisiveté. Leur situation de vie est très déplorable car plusieurs d’entre eux sont des parents mais incapables d’assurer l’avenir de leurs enfants et même le leur propre. D’où les uns se sont lancés dans la délinquance, le vol, le viol, la drogue et les autres qui sont un peu sincères et courageux, se rendent au centre-ville pour se faire petits commerçants ambulants c’est-à-dire vendeurs d’eau en sachet, des mouchoirs, des cireurs, etc. Alors que parmi eux, on trouve des jeunes qui sont très doués, très sages et intelligents mais qui manquent de moyens pour se réaliser dans la vie. Les activités des Missionnaires de la Consolata dans cette paroisse s’orientent principalement vers la promotion humaine en général et l’évangélisation des fidèles par l’animation pastorale en particulier. Étant donné que la communauté chrétienne est très jeune, elle progresse dans son cheminement pastoral de manière visiblement positive et engagée. Les jeunes constituent la réalité la plus évidente de la communauté ; ils sont très nombreux. Ils sont comme dé- laissés à eux-mêmes et ils regardent la Paroisse ou mieux les missionnaires de la Consolata comme un ballon de sauvetage. Pour éviter les désagréments et la terreur dans le quartier, le Père Boniface a étudier la chose et a bien cherché des voies et moyens par ses stratégies pastorales pour ramener les jeunes à la raison et surtout pour leur monter encore le visage de Dieu qui les aime tant ; car suite à la réalité de leur vie ils se croyaient oubliés par leur créateur et ne priaient plus. Et voilà que de- puis le jour de réconciliation c’est-à-dire le dimanche 02 Septembre 2012, ils sont venus à la messe et donc ils ont repris le chemin de l’Église et d’autres encore ont repris avec la catéchèse car ils ont dit qu’ils voulaient reprendre leurs sacrements. Sur ce, grâce à l’implication personnel- le du Père Boniface SAMBU SAMBU, des « Kuluna » qui sont des jeunes qui créaient désolation et insécurité dans cette partie de la commune, ont décidé de se convertir en jeunes pacifiques. En fait, depuis un certain temps, des jeunes des quartiers Bikuku et Ngandu dont l’âge varie entre 18 et 25 ans ont constitué des groupes qu’ils aiment appeler eux-mêmes « Écuries ». Dés’uvrés dans l’en- semble, ils se sont donnés au banditisme de rue. Chaque jour qui passait, ces jeunes armés, ne manquaient pas d’attaquer des paisibles citoyens aux moyens de machettes, tournevis et autres armes blanches. Ils étaient très souvent auteurs de vol à main armée dans les quartiers Bikuku et Ngandu. Ces deux quartiers comptaient quatre écu- ries à savoir Béton, Base Rwanda, Bana Mura et Jamaïque qui pratiquement ne s’entendaient da Casa Madre 2/2013 Kinshasa DERNIER CADEAU DU PERE BONIFACE AUX JEUNES DE LA PAROISSE BISENGO MWAMBE 45 Kinshasa pas. Chaque fois qu’un membre d’un groupe tombait amoureux d’une fille habitant le quartier adverse, il se produisait toujours des bagarres dont les paisibles citoyens étaient toujours victimes. Habitués de se promener en groupe, ces jeunes gens emportaient tout ce qu’ils trouvaient sur leur chemin. Même les personnes qu’ils rencontraient sur leur route, étaient toujours dépouillées de manière systématique. Par- fois, ils parvenaient même à déshabiller celles qu’ils trouvaient avec des habits neufs ou des beaux habits. Les dégâts à signaler sont incommensurables relativement à leur comportement. Soucieux de ramener la paix dans sa contrée, le Père Boniface a pris l’initiative d’approcher les responsables de toutes ces écuries en vue de les ramener à la raison. Avec toute diplomatie et surtout avec des stratégies pastorales (son domaine), il a réussi à convaincre ces jeunes qui ont finalement sensibilisé leurs compagnons à prendre part à une rencontre initiée par le Père au sein de la paroisse. Pour solenniser ce grand événement, le Père Boni- face a associé le commandant du sous commissariat de la police nationale, les chefs de quartiers, les notables, le bourgmestre et évidemment toute la population de la contrée de venir pour être témoins de leur conversion en témoins de paix mais tout a commencé avec leur présence à la messe matinale comme pour demander aussi par- don à Dieu pour toutes les fautes commises antérieurement. Nombreux sont venus voir ces jeunes qui terrorisaient cette partie de la commune de Kimbanseke. Ces jeunes ban- dits ont demandé pardon à Dieu et à la population et ont juré de ne plus jamais revenir à ces actes de banditisme. Ils 46 da Casa Madre 2/2013 ont utilisé ces mots pour le dire : « Pardonneznous, nous sommes vos enfants! Nous ne reviendrons plus sur ce chemin. Merci au Père Boniface qui nous a aidés malgré nos caprices, à revenir à la raison et aussi à l’Église ». Ils l’ont déclaré tour à tour par les responsables de groupes de « ex-Kuluna ». Ainsi pour clore, toute la population de ces quartiers Bikuku et Ngandu et les autorités de ces quartiers ont remercié le Révérend Père Boniface SAMBU SAMBU qui a réussi cette mission combien difficile. Difficile parce que cela lui a exigé du temps et des stratégies pour ramener ces brebis égarées au bon sens et surtout dans l’enclos du Père. C’est aussi le travail d’un bon pasteur qui se soucie du bien-être de ses brebis. «Merci mon Père Bony, Nzambe apambola yo (que Dieu te bénisse)» disaient-ils! P. Darci Vilarinho, IMC «Exulto de alegria no Senhor e minha alma rejubila no meu Deus» foi assim que o coro do seminário maior do Porto deu o tom à solene celebração na Sé do Porto para a ordenação de 15 diáconos, neste sábado, 8 de dezembro, festa da Imaculada Conceição Muitos amigos dos missioinários da Consolata acorreram neste dia 8 à Sé do Porto para participarem na ordenação diaconal de Tesha Antipas Edward, missionário da Consolata tanzaniano. Aguas Santas TESHA ORDENADO DIÁCONO «Somos chamados a ser santos e irrepreensíveis na caridade diante de Deus» disse na sua homilia o bispo Manuel Clemente, presidente da celebração. Partindo da santidade de Maria Imaculada passou à necessidade de uma santidade ao serviço da caridade. Para além do serviço ao altar, o diácono é chamado a «prestar atenção aos mais pobres e fragilizados da sociedade», disse Manuel Clemente, referindo-se concretamente ao último documento da Santa Sé precisamente sobre «o serviço da caridade como uma dimensão constitutiva da missão da Igreja», segundo a prática evangélica do mandamento do amor. Dado que os 14 candidatos a diáconos permanentes eram diocesanos do Porto, Manuel Clemente referiu-se «ao valor e à conveniência deste ministério» na diocese, onde há já um bom número de ordenados em exercício. O diácono Tesha Antipas Edward, jovem tanzaniano da comunidade da Consolata de Águas Santas declarou no fim da celebração: «Estou muito contente, porque foi sempre o meu sonho estar ao serviço da Igreja, e esta é uma etapa desse sonho». Tesha fala da sua longa caminhada desde 2002 para cá com a ajuda de diversos formadores. Tanzânia, Moçambique, Itália e agora Portugal foram marcos desta caminhada para «aprender o valor da missão».Para além do serviço litúrgico inerente à ordem do diaconado, Tesha dizse disponível para continuar a desenvolver o serviço da caridade «nas visitas aos doentes e no apoio aos sem-abrigo, acompanhando a equipa ligada aos solidários missionários da Consolata», agora fortalecido com o dom deste ministério. As palavras do ritual da ordenação para a entrega do evangeliário, base da pregação, ficaram impressas na sua memória: «Crê no que lês, ensina o que crês, vive o que ensinas». Não é só «um programa de vida, mas é um programa para toda a vida», acrescenta o jovem diácono.A caminhada para o sacerdócio continua e «se tudo correr bem, havendo ordenações na minha diocese na segunda semana do mês de Julho» essa poderá ser uma data a fixar para a ordenação sacerdotal. «Mas há ainda muito caminho a fazer», afirma Tesha, dentro do espírito a que aludiu o bispo Manuel Clemente na celebração. A comunidade dos missionários da Consolata reuniu-se logo a seguir em Águas Santas juntamente com muitos amigos para celebrar este acontecimento. Para além dos membros da comunidade estavam presentes o padre António Fernandes, Superior provincial e outros missionários provenientes das várias casas do Instituto em Portugal. da Casa Madre 2/2013 47 CAMARÀ (RORAIMA-BRASILE) Fratel Francesco Bruno, IMC ho pure trascorso dei meravigliosi momenti con Parenti e Amici. Nel mese di Novembre sono stato una settimana in giro nella regione per accompagnare la consegna del progetto del bestiame, con relativi discorsi, celebrazioni e feste. La recinzione è quasi terminata: ho portato altri due rotoli di filo spinato. La casa del cowboy ha già il tetto, mentre la struttura per vaccinazioni e marcatura del bestiame è ancora in attesa. Il mulino sarà portato appena possibile. Camarà Subito ringrazio il Signore, e anche tutti gli Amici Benefattori, per tutto il bene che siamo riusciti a fare. Sinceramente posso dire: è stato un anno positivo! 48 Praticamente, da Gennaio a Giugno 2012, sono sempre stato occupato nei viaggi in giro per i villaggi indigeni della Regione Baixo Cotingo, favorito dalla scarsa pioggia, e sempre in compagnia di un sacerdote (non sempre lo stesso) per le celebrazioni di Feste, Battesimi, Messe e altri sacramenti. Nel frattempo portavo i materiali necessari per eseguire i vari progetti. Tanto per rendere un’idea, solo per i battesimi, 220, ho dovuto scrivere a mano tre volte tutti i dati necessari in tre documenti diversi, per cui non si può nemmeno usare la carta carbone... Molta burocrazia! Dovrò inventare qualcosa al computer per facilitare ed evitare tante copie a mano... Il libro diocesano è quasi un metro e non posso certo metterlo nella stampante...; se lo faccio fare, mi costa caro e con un mucchio di errori... Inoltre ci sono state altre attività tipo corsi di Bibbia, Corsi per catechisti, assemblee, incontri, sia a livello regionale, sia a livello diocesano e anche come missionario della Consolata. In Agosto, Settembre e Ottobre, in Italia, mi sono occupato in primo luogo, della mia salute e del mio riposo, ma da Casa Madre 2/2013 Sono appena arrivato, da una settimana, per l’Assemblea Regionale dei “tuxaua” (i capi villaggio) dove si sono trattati, con calma e democrazia, tanti problemi inerenti alla salute, educazione, politica (elezioni municipali), strade, trasporti, economia, religione, e tanti altri problemi paralleli a questi temi; il tutto sotto le piante, e una notte ha piovuto abbastanza, per cui il mio naso a ricominciato a irritarsi... Inoltre gli Indigeni hanno e continuano a chiedere aiuti e progetti, ma per il momento non ho ancora deciso quali: devo vedere se veramente li vogliono e si compromettono con la loro parte, e poi ci sono anche vari dubbi, interni ed esterni, per cui aspetto che si abbassi un po’ la polvere delle incertezze, per vederci chiaro e decidere con calma e serenità. Anche internamente, come Missionari, siamo mal messi con la moneta, e sto pensando alla richiesta di un Progetto per la manutenzione automezzi e per combustibile per i viaggi. Intanto ho visto e parlato con molti leader e catechisti e ho potuto fissare il programma per il mese di Dicembre dove i giorni sono già tutti occupati e forse quest’anno arriveremo a 300 battesimi... Tutto questo grazie a un Padre diocesano già in pensione, che si è offerto per aiutarmi tutto il mese, e smania per conoscere gli indigeni e la mia regione. Inoltre ho fatto qualche lavoretto di manutenzione al camioncino e alla moto, compresa la revisione di collaudo annuale. I tre mulini sono quasi pronti e appena possibile li porto ai destinatari per produrre mangime per i pesci e animali in genere. Intanto ho saputo che gli ultimi pesci consegnati in Giugno sono Camarà già circa 20 cm di lunghezza: erano circa due cm quando li ho portati nel lago. Le sementi hanno prodotto il 60 per uno, dove sono state seminate con il sistema tradizionale, mentre non sono germinate dove le hanno seminate con il sistema di aratura moderna, forse per causa delle scarse piogge. L’OMIR (Organizzazione delle Donne Indigene di Roraima) regionale, ha finalmente realizzato l’assemblea e le richieste sono tante ed io ho tentato di farle riflettere e mettere per scritto i loro impegni e la loro parte nel portare avanti i Progetti. Ho comprato tegole, pezzi di ricambio per biciclette, mangime, e altre cosette che fanno parte dei precedenti progetti e appena possibile invierò resoconto e foto. Tra poco riparto per un villaggio in cui gli Indigeni hanno fissato un incontro e mi aspettano... Non so quando arrivo e quando ritorno, perché dipende dalla strada, dal traghetto che non funziona quasi mai, dai ponti pericolanti e dalla pioggia... L’ultimo viaggio, ho dovuto fare 200 Km in più per causa del traghetto che non funzionava. 49 da Casa Madre 2/2013 ACTUALITÉS DU THÉOLOGAT JOSEPH ALLAMANO, STD John Kioko Mwana’a Mwania, IMC La communauté du Théologat Bx Joseph Allamano se trouve dans le quartier résidentiel Ma Campagne, Commune de Ngaliema, Kinshasa, sur l’avenue Nguma n° 99, en face de la paroisse saint Luc. Elle comprend des membres de provenances diverses, donc interculturelles. Notamment, des provenances tanzanienne (Wema), ougandaise(Gerald), colombienne (Andrés et Robisson), mozambicaine (P. Osorio – actuellement en Italie), congolaise (Fr Bruno, César, Cyrille, Benjamin, Olivier, Jean-Paul), et kényane (P. Samuel, Jérémie, Luc, Kioko, Jean-Baptiste, Raphaël, Boniface, Bernard, Austin et Timothée). Le théologat attend aussi l’arrivée de deux membres destinés en RDC pour la théologie – Oscar(Congolais) et Valencia (Colombien). En plus, il y a d’autres membres qui appartiennent toujours à cette même communauté, mais qui ne sont pas actuellement au théologat : il s’agit des diacres Jean et Moïse (Congolais), ainsi que ceux qui sont à l’Année de Service : Faustin et Matthias (Tanzaniens), Manuel(Colombien), Samuel et Geoffrey(Kenyans). nous voulons vivre notre fraternité dans la cohérence chrétienne en vue de la mission Ad Gentes ». Étant une communauté de vie et ayant pour objectif la formation de base, le Théologat Bx Joseph Allamano est toujours en marche ! Voici alors en squelette, une série des activités qui se sont déroulées au sein dudit théologat depuis le mois de septembre 2012 : * Le 11 décembre 2012, le théologat célèbre l’Eucharistie avec Mgr Édouard KISONGA. Kinshasa * Le 26 septembre 2012, la communauté accueille deux nouveaux membres, Timothée et Gérald, destinés en RDC pour les études théologiques. Les deux sont actuellement en train d’apprendre la langue française. 50 * Du 27 septembre au 2 octobre 2012, la retraite annuelle chez les Sœurs des pauvres de Bergame (à Kimbondo), animée par l’Abbé Marcel NDJONDJO (du diocèse de Kinshasa) et ayant comme thème : Année de la foi, d’où : « Seigneur, augmente en nous la foi ». * De son retour de cette retraite, la communauté se met, pendant quelques jours, à faire son Projet de Vie Communautaire, dont objectif général se lit: « Illuminés par la foi en Christ, da Casa Madre 2/2013 * Le 06 octobre 2012, on participe à la messe d’ouverture de l’année académique 2O12-2013, au sein de l’Institut Saint Eugene de Mazenod. La messe est présidée par Mgr Édouard KISONGA, Évêque auxiliaire de l’Archidiocèse de Kinshasa, Vicaire Général et chargé de la vie consacrée. * Le 08 octobre 2012, les cours commencent à l’Université Saint Augustin de Kinshasa(USAKIN). * Le 12 octobre 2012, le Père Symphorien confère à huit membres des ministères de service, dont 4 lecteurs et 4 autres acolyte. * Le 26 octobre 2012, la communauté organise une soirée où l’on célèbre des anniversaires de six confrères (Austin, Wema, Andrés, Benjamin, Olivier, et Kioko) ainsi qu’accueille deux nouveaux arrivés (Gérald et Timothée). * Le 17 décembre 2012, deux confrères, Robisson et Austin renouvellent leur engagement religieux devant le Régional, le Père Symphorien, en présence du Recteur, le Père Samuel et de toute la communauté. * Du 18 au 20 décembre, Visite Canonique du Père Symphorien, le Régional, au théologat Bx Joseph Allamano. P. Gianfranco Zintu, IMC Plati NELLA DIOCESI LOCRI GERACE, DAL SUD LA NOSTRA SFIDA MISSIONARIA le 3 parrocchie. Vogliamo che, anche se sono 3 parrocchie, il nostro lavoro sia un lavoro d’insieme. Per questo cerchiamo di ritrovarci il lunedì mattina per riflettere e programmare insieme in modo che tutti condividiamo il cammino delle 3 parrocchie e per sentirci responsabili del lavoro di tutti. Dato che ho la responsabilità delle due parrocchie di Natile, vorrei soffermarmi a raccontare qualcosa in più di queste due comunità. Nell’Aspromonte Calabro sul versante ionico i missionari della Consolata siamo presenti in 3 paesi che appartengono alla provincia di Reggio Calabria e alla diocesi di Locri Gerace. Siamo arrivati nel 2001 su invito di Mons Bregantini e si è iniziato così a lavorare in questa regione e concretamente a Platì, Natile Superiore e dal 2008 anche a Natile Nuovo. Purtroppo questi paesi sono tristemente famosi per tanti scandali relazionati con la N’drangueta, e da qui tanti pregiudizi che catalogano negativamente queste comunità. La nostra presenza è, e vuole essere anzitutto, presenza, vicinanza, consolazione, evangelizzazione ma attenta alla giustizia, alla pace, alla legalità. In questo momento la nostra comunità è composta da 3 missionari e uno studente. P. Ettore Viada parroco di Platì, P. Gianfranco Zintu parroco di Natile Nuovo e Natile Superiore e p. Giorgio Massa, appena arrivato alla nostra comunità, che collabora con Fino al 1951 esisteva solo Natile (Superiore), poi a causa dell’alluvione dove morirono varie persone si ricostruisce il paese sull’altro versante della montagna e viene chiamato Natile Nuovo. Col passare del tempo il paese cresce e alcuni ritornano a popolare il vecchio Natile, ed ecco che l’unica comunità si divide in due e dal 1963 diventano due parrocchie. Anche se sono due comunità, due parrocchie (e ci tengono) fondamentalmente tutti provengono dallo stesso ceppo. La popolazione è fondamentalmente religiosa, una religiosità vissuta a fior di pelle. Tutti vivono e sentono l’esperienza di Dio come qualcosa di fondamentale nella loro vita e tutto si rapporta a lui. La religiosità è spontanea ma non sempre evangelizzata per cui in questa religiosità trovi a volte alcune manifestazione di superstizione. La gente vive con una forte carica umana: l’accoglienza, il condividere e l’aiuto reciproco è vissuta con una spontaneità sconvolgente. Ti fanno sentire importante, è un dono grande. Cammini e quando incontri qualcuno subito sei invitato a un caffè o a mangiar qualcosa: non puoi vivere qui senza essere di loro. Certamente questi gesti devono essere reciprochi ma tutto questo mi sembra che possa facilitare l’annuncio del vangelo. Certamente non mancano le difficoltà: essendo una comunità molto emotiva a volte i piccoli da Casa Madre 2/2013 51 problemi diventano grandi, si fa fatica a perdonare, i rancori rimangono, la suscettibilità e forte e si corre il rischio di leggere tutto come lotta di potere nei rapporti quotidiani. Plati Il nostro comune è stato commissariato per infiltrazione mafiosa, siamo senza sindaco ma con tre commissari mandati dal ministro degli interni. E’ difficile leggere il fenomeno della mafia, della N’drangueta: leggendo il decreto del commissariamento del comune, si dice che la maggior parte degli abitanti sono mafiosi, ma allora perché non hanno arrestato nessuno? Certamente la N’drangheta esiste ma considerare tutta la popolazione vincolata a questa mafia mi sembra esagerato! Può darsi che sia ingenuo, ma credo che la presenza del governo diversa: la Calabria ha un modus vivendi proprio frutto di tante esperienze culturali, sociali, religiose, mi sembra che bisogna partire da questa realtà rispettando la storia e dignità della gran parte della popolazione. Poi certamente la lotta contro la delinquenza deve essere costante senza lasciar respiro a tutti quelli che vivono dell’illegalità, del traffico di stupefacenti e di persone. 52 Il tema della legalità è un tema importante e tocca ogni nostra azione e parola. Faccio fatica a capire tante cose, ad avere quella sicurezza che possa dire questo è buono è questo è cattivo. Non sempre riesco a definirlo in modo preciso. Per esempio: i carabinieri su mandato di cattura mettono in prigione 175 persone, fra i quali alcune della mia parrocchia. Facevo fatica a capire questi arresti preventivi, perché conoscevo alcuni di loro. In tutti i modi rimangano in carcere oltre un mese e dopo quasi due mesi 159 vengono liberate. Al momento della cattura tutti i giornali parlano di queste persone come mafiose, delinquenti ecc. ma quando sono state scarcerate neanche una scusa, né da parte della magistratura, né da parte dei giornali. Dov’è la giustizia? Certo che se le cose stanno così, tutti in queste comunità siamo potenziali delinquenti, possiamo andare a finire in carcere perché una intercettazione telefonica non si capisce bene oppure perché scambi due parole con qualcuno che è indagato. L’economia attraversa momenti difficili, prima si andava al nord, in Germania, in Australia per da Casa Madre 2/2013 lavorare, oggi è più difficile e qui non c’è niente. Mons Bregantini aveva lavorato sodo per creare delle cooperative che potessero dare lavoro ai giovani, tutt’ora funzionano nonostante la crisi economica, si lavora sperando che le cose possano migliorare, ma il mercato è crudele. Quando non c’è lavoro, né possibilità a corto o a lungo tempo, il pericolo per i giovani di cadere nelle mani della delinquenza sono grandi: trasportare droga o qualche altro illecito a cambio di tanti soldi. Tutta questa situazione m’interroga sul mio e nostro lavoro pastorale: Alla luce di tutto questo, a me sembra che siano questi i punti che devono illuminare la nostra pastorale: evangelizzazione legalità lavoro ascolto-accoglienza. Evangelizzare: come aiutare a far crescere la fede in questa comunità? Come evangelizzare la religiosità popolare? E’ facile vivere l’anno lasciandosi guidare dalle feste popolari con le loro processioni e devozioni. Mi sembra quindi importante “consegnare” in mano, perché s’impari a leggerla e a pregarla, la Parola di Dio. Per adesso si è iniziato nei tempi forti alcuni incontri sia familiari che comunitari sulla Parola. Ma tutto questo ci deve portare a vivere questa centralità della Parola in piccole comunità. Il tema della legalità è legato all’educazione e alle scelte di vita. La scelta in questo campo ricade su mettere un’attenzione speciale soprattutto sui giovani, saperli accompagnare. E’ un tema certamente non facile. I ragazzi (maschi) quando arrivano alla terza media e a volte anche prima, sentono che devono allontanarsi dalla Chiesa è un fattore sociologico, la Chiesa è per le donne e per i bambini. Superare questa mentalità non è facile e ci vuole pazienza e proposte concrete che vadano incontro alle necessità dei giovani. E’ qui la grande sfida: come un parroco può essere loro amico senza che si senta rifiutato perché è parroco, perché rappresenta “la chiesa”. Dato che la parrocchia non ha spazi neanche per realizzare la catechesi, il mio sogno sarebbe avere un salone dove i ragazzi possano incontrarsi per stare insieme, per giocare, per parlare ecc e oltre a questo salone alcune sale per la catechesi e per progetti di formazione che favoriscano un cammino di crescita integrale in tutte le dimensione della persona. riflettere e di concretizzare … speriamo di arrivare a qualcosa di concreto. Ascoltare e accogliere è per noi un gesto quotidiano che molte volte diamo per scontato. Eppure in molte parrocchie, quando lavoravo come animatore, sentivo che la gente si lamentava perché il prete non ha mai tempo e mai riesco a parlare con lui. Anche io sentivo questa esigenza da parte della gente. Per adesso sono disponibile un pomeriggio alla settimana per dialogare, confessare, ascoltare, condividere … è una esperienza bella che aiuta me anzitutto a capire la gente, aiuta me a parlare partendo dal cuore della gente, ad essere padre e compagno di viaggio, mi aiuta a volerli bene così come sono. Plati Questo è il mio sogno e su cui voglio lavorare per creare una comunità di piccole comunità. Nel consiglio pastorale stiamo riflettendo su questo cercando di creare una sensibilità e per arrivare a un progetto insieme, senza che questo sia il pallino del parroco. Se volete venire a conoscere queste comunità, siete i benvenuti Mi preoccupa la mancanza di lavoro in queste comunità. Il tipo di economia che prima in queste comunità è l’economia di sussistenza. Ogni famiglia si prende cura e coltiva ortaggi, olive ecc. e alleva qualche animale. Questo porta ad avere bisogno di poche cose. Una signora che andava a fare la spesa mi diceva che doveva comprare caffè, zucchero e sale perché tutto il resto ce lo aveva lei dalla campagna. Non sono pratico di queste cose, per studiare questo fenomeno ma credo che ci siano delle opportunità e possibilità di lavoro: più volte parlando anche con i commissari ho espresso la necessità di poter consultare un tecnico che possa aiutare le persone a realizzare uno studio di fattibilità per scoprire quali possono essere quei lavori su cui porre gli eventuali sforzi. In questo momento mi sto ritrovando con un gruppo di persone, giovani adulti, e insieme si cerca di 53 da Casa Madre 2/2013 MONS. SERNA LUIS ALZATE, IMC P. Agustín Baima, IMC Ieri, 29 di dicembre, d´accordo con i Confratelli di Fatima in Manizales, ho visitato Mons. Serna a circa 60 Km. da qui, nella casa della Famiglia Serna che l´accompagna con amore nella sua conosciuta malattia di Parkinson. Ho chiamato la sorella Mariela che vive con lui ed ho raggiunto Cerritos, poco dopo Pereira, capitale della vicina Risaralda. Manizales Alle 9 del mattino ero là nella casetta disegnata tutta per Lui ed il suo problema di salute nella urbanizzazione Villa Concha. 54 Mi aspettavano. Portavo un gran pacchetto di Posta che ancora arriva al Santuario ed un bel panettone che veniva da Bogotá. Come ad ogni visita di noi Missionari della Consolata il suo viso ordinariamente un po´ inespressivo si illumina di gioia e Mariela, sua sorella, lo sottolinea: :”Vuole vedere voi suoi confratelli!” Mi sono seduto su una poltrona più bassa per poterlo fotografare da sotto in su. Dopo l´ultima volta che l´avevamo visitato poco più da Casa Madre 2/2013 di un mese prima non credevo che potessi avere di Lui l´immagine dagli occhi pieni di vita che sempre gli abbiamo conosciuto. Due grandi foto inquadrate ed a colori che campeggiano nella sala e nel corridoio esterno lo ritraggono in due momenti storici: Uno nell´incontro con l´ex presidente Belisario Betancur che l´aveva nominato interlocutore ufficiale per la Pace quando ancora era in Florencia- Caqueta, e l´altra un poster con scritte comprensibili in tedesco dove si vede colla sua completa vitalità in mezzo ai cavalieri contadini che l´accompagnavano nelle Veredas (centri sparsi rurali). Mons. Serna vive con coraggio e fede il suo calvario di salute unito ed utile alla Missione piú che mai. Ma se nel Caqueta il suo servizio missionario aveva ottenuto quasi solo applausi, come degno erede nella sede di Mons. Torasso e Cuniberti, quando è stato iniziatore e Vescovo della nuova Diocesi di Libano-Honda nella regione del Tolima, ha incontrato momenti duri in cui persino è stato accusato di collaboratore della guerrilla ELN solo perché, al conoscere a fondo la sua regione e la sua gente come vero Manizales missionario rischiava anche la vita per mettersi nella tana del “lupo guerrillero” per ottenere la liberazione di un numero indeterminato di sequestrati. Non mandava mai intermediari, anche se missionari. Andava Lui facendo anche lunghe camminate nella foresta e nelle montagne del Tolima. La verità, alla fine, dopo spietate critiche dei mezzi di informazione, gli ha dato ragione e l´hanno scagionato da ogni mala intenzione contraria alla sicurezza nazionale. É stato un martirio di vera vita Missionaria del vero Pastore che dà la vita per le “sue pecore”. Poi è venuto il distacco prematuro dalla Diocesi per la salute, un altro momento di martirio che ancora continua. Mondiale della Pace voglio comunicare a tutti i cari confratelli, cominciando dal Superiore Generale e Regionale, la mia sensazione al visitarlo e riconoscerlo come “Martire vivente” della VITA E DELLA PACE, MONETA PREZIOSA da mettere domani nelle mani interceditrici della Madre di Dio, Regina della Pace perché la presenti a suo Figlio Gesù: CAMMINO SICURO VERSO LA PACE che solo Lui può darci davvero come conchiude il Papa nel suo messaggio. Alla viglia della giornata mondiale della Pace illuminata da quella “mini enciclica” del Papa Benedetto XVI vale la pena risaltarlo come uno che ha creduto da sempre nella frase del Papa nel suo messaggio: “LA PACE NON É UN SOGNO, NON SOLO UNA UTOPIA...LA PACE É POSSIBILE. Buon Anno Missionario a tutti gli IMC nel mondo. Il cammino aperto da Mons. Serna sia per molti di noi un invito a dare la vita per una convivenza umana nuova e possibile. In questo momento storico della Colombia per la Pace, segnato dai dialoghi diretti Governo del Presidente Santos coi veri rappresentanti della guerriglia della FARC nell´Avana - Cuba, torna a balenare la speranza di raggiungere i primi accordi. Ma che cammino lungo e duro marcato non solo dalla lontananza tra le posizioni delle Parti in Dialogo ma anche da una opposizione sotterranea ed aperta che vuole sabotare questo nuovo arduo intento. Che il 2013 che si apre, sia la porta della Pace per Colombia, dopo di 50 anni di violenze reciproche crudeli e senza nome... Mons. Serna mi ha abbracciato salutandomi e dicendomi con sforzo per essere capito: SALÚDEME A TODOS, LOS RECUERDO CON MUCHO CARIÑO” Con questa breve nota che non pretende predefinire la personalità e la missione di Mons. Serna, ed alla vigilia della Giornata 55 da Casa Madre 2/2013 FIESTA DE LA INFANCIA MISIONERA EN EL VICARIATO DE SUCUMBÍOS P. Julio Caldeira, IMC Sucumbios En el marco del día de la Infancia Misionera y del Año de la Fe, “la infancia misionera celebra con alegría la fe en este día”. Este fue el lema de la fiesta que se llevó a cabo el día 6 de enero, en el Coliseo del Colegio Pacífico Cembranos, en Nueva Loja, Sucumbíos, con la participación de centenas de niños, niñas y asesores de la Infancia Misionera de los cantones Putumayo, Cuyabeno, Shushufindi, Lago Agrio, Cascales y Gonzalo Pizarro. 56 Desde la concentración a las 8:30 a.m., en el Colegio Simón Bolívar, la alegría de los participantes dio un aire de lo que sería toda la fiesta. De ahí se partió en caminata hasta el Coliseo del Colegio Pacífico Cembranos, con consignas y cantos de la Infancia Misionera, recordando que todos somos misioneros desde el bautismo. A las 10 a.m. se celebró la misa presidida por Mons. Paolo Mietto y concelebrada por los padres Pablo Torres, Raúl Usca y Julio Caldeira, en un clima de devoción y participación de la da Casa Madre 2/2013 asamblea, y que fue transmitida para toda la provincia por la Radio Sucumbíos. Mons. Mietto, en el marco de la fiesta de la Epifanía, recordó que desde niño debemos crecer en el amor a Jesús y dispuestos a ser discípulos y misioneros en nuestras familias, escuelas, comunidad. En seguida, los niños de casi todas las zonas pastorales y parroquias del Vicariato, de las unidades de pastoral indígena, campesina, urbana y afro presentaron cantos, villancicos, danzas y poesías, en un maravilloso momento cultural que demostró la diversidad cultural y de dones que cada niño se dispuso a compartir en esta gran fiesta. La fiesta culminó con el almuerzo comunitario y regreso a las casas, para que, como dijo Magdalena Vallegos, coordinadora diocesana de la Infancia Misionera, “continuemos a ser misioneros y misioneras de Jesús, ayudando a los niños y niñas que más necesitan, y para vivir la fe en todos los momentos de nuestras vidas. Cacém SÃO MARCOS P. Hélder Bonifácio, IMC A comunidade de São Marcos vai caminhando aos poucos, pois é tudo novo, não somente o ambiente que nos circunda, mas todo um trabalho que é desafiante para os membros da comunidade. É um pôr em ordem: - A própria de uma paróquia segundo o plano diocesano sem esquecer a nossa identidade como Missionários da Consolata - Todo um trabalho no Hospital que não é só visitar os doentes que pedem a comparência de um sacerdote, mas criar uma rede de voluntários, auxiliares de enfermagem, enfermeiros e médicos para que possam ajudar o Capelão na sua tarefa de assistência religiosa. Jaime Marques, sem contar os dois estudantes professos, Olivier e Bernard. O resto é o normal funcionamento de uma casa, sem grandes alaridos, pois cada um faz o que tem a fazer. - A casa, que na realidade são duas, para termos um certo conforto sem luxos. Este mês pusemos a capela a funcionar mas ainda não está completamente terminada e pusemos as cortinas nos quartos, ficando de fora ainda alguns candeeiros por instalar, pois as coisas têm de ser feitas à nossa possibilidade económica. Apesar do espaço não ser muito grande, porque não o é, temos tido algumas visitas muito agradáveis entre elas menciono um casal de Pero Pinheiro que nos visitou com as suas duas crianças, os padres da comunidade do Zambujal, o superior regional, Padre António Fernandes, o vice ecónomo regional, P. Elísio Assunção e o superior da casa regional o Padre 57 da Casa Madre 2/2013 CONFERITI I MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO STD Mussomar Celestino Victor, IMC Bravetta Il 5 gennaio del 2013 è stato una tappa del cammino formativo verso il sacerdozio per 11 giovani studenti di teologia del Seminario Internazionale di Bravetta con il conferimento del ministeri dell’accolitato e del lettorato. 58 Preceduto dal ritiro che ha avuto come tema i ministeri e l’evangelizzazione, il Superiore regionale, padre Sandro Carminati, ha introdotto questi giovani studenti nella riflessione sui ministeri come propedeutica dell’ evangelizzazione e sulla linea che colui che ha ricevuto i ministeri deve sentirsi evangelizzatore. I ministeri, ha aggiunto padre Sandro, non sono ruoli ma servizi e impegno per l’evangelizzazione, per formare le comunità adulte nella fede. Già il Papa Paolo VI, nell’enciclica Evangelii Nuntiandi , aveva delineato le caratteristiche degli evangelizzatori: fervorosi, gioiosi, zelanti che danno testimonianza di vita. Anche la lettera del Superiore Generale, Padre Stefano da Casa Madre 2/2013 Camerlengo per il Natale 2012, invita alla gioia come anima della missione. La sera del 5 gennaio 2013, alle 18, in una celebrazione eucaristica presieduta dal Superiore Regionale, padre Sandro Carminati ha conferito agli studenti del secondo anno di teologia: Fabrice Bakebe e Leonard Mnziga, della Repubblica Democratica del Congo e a Mussomar Celestino Victor, del Mozambico, il ministero dell’accolitato. Nella stessa cerimonia ad un altro gruppo del terzo anno di teologia: Carlos Josè Salasar, (Venezuela), Thomas Mushi e Danstan Mushombolozi, (Tanzania), Gregory Musyoka, Peter Lengurnet e Geoffrey Menya, ( Kenya), Bienvenu Kasuba (Repubblica Democratica del Congo) e a uno studente dell’anno di servizio alla missione, Charles Muwanga (Uganda) fu conferito il ministero del lettorato. Alla celebrazione erano presenti i compagni di studio del primo anno di teologia, i compagni Bravetta dell’anno di servizio ( Julian, Charles, Mark, Bernard e Olivier) i loro formatori e due catechisti studenti all’Università Urbaniana e ospiti del seminario. L’omelia del superiore si centrò sull’ essenza dell’istituzione dei ministeri spiegando un ministero per volta e concludendo che i ministeri sono per il servizio nella chiesa anche se per noi sono una tappa verso il sacerdozio, questi hanno la loro essenza come servizio nella chiesa per l’evangelizzazione. Dopo la celebrazione eucaristica in un clima di fraternita e condivisione festosa i fortunati neo accoliti e lettori hanno ringraziato il Superiore Regionale affermando che avrebbero considerato i ministeri come un servizio e non come un potere. 59 da Casa Madre 2/2013 DIES NATALIS 60 da Casa Madre 2/2013 P. LUCIANO COLOMBO, IMC Padre Luciano Colombo, figlio di Oreste e Anna Colombo, nasce alla Bernaga (Casatenovo – Lecco) il 20 gennaio 1935. Nel 1952 entra nell’Istituto Missioni Consolata a Rosignano Monferrato dove conclude gli studi liceali. Dopo il Noviziato alla Certosa di Pesio, emette la professione religiosa nel 1955. Quindi continua gli studi a Torino e nel 1961 viene ordinato sacerdote da Mons. Bottino. Svolge il suo primo impegno pastorale come animatore vocazionale del seminario minore di Darfo – Boario Terme (BS). Per cinque anni lavora con grande entusiasmo in contatto con i ragazzi e con tante famiglie. Nell’anno scolastico 1966/67 studia la lingua inglese a Londra, quindi accoglie con gioia la destinazione missionaria per il Tanzania partendo nel novembre del 1967. Dopo alcuni anni di lavoro pastorale come vicario e cooperatore nelle missioni di Wasa e di Irole, nel 1971 assume la responsabilità della parrocchia di Ikwega dove rimarrà per oltre 10 anni fino al suo avvicendamento in Italia nel 1981. Qui è di nuovo impegnato nel lavoro di animatore vocazionale nel seminario minore di Darfo. E’ forte il richiamo del lavoro pastorale, quindi eccolo di nuovo impegnato in servizi pastorali a Cavi di Lavagna dal 1982 al 1986, vice parroco nella parrocchia di Alpignano ed inoltre confessore al Santuario della Consolata di Torino. Nel 2000 parte nuovamente per la missione in Kenya lavorando nella pastorale a Karaba Wango e poi Rumuruti. Nel 2004 rientra in Italia ed inizia un nuovo lavoro pastorale come vice-parroco nella Parrocchia di Cogoleto in Liguria. Nel 2011 ritorna in Casa Madre a Torino e per due anni deve confrontarsi con vari problemi di salute che poco per volta lo limitano nel suo esercizio di attività pastorali che avrebbe voluto continuare a prestare. Muore nella Casa Madre di Torino il 1° gennaio 2013, inizio del nuovo anno e Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. 61 Viene sepolto nella tomba dei sacerdoti del Cimitero di Galgiana. da Casa Madre 2/2013 MATTIA PRETI SANTA VERONICA CON IL VELO, 1655 - 1660 LOS ANGELES COUNTY MUSEUM OF ART SOMMARIO PAUL GAUGUIN CALVARIO BRETONE (IL CRISTO VERDE), 1889 MUSÉE ROYAUX DES BEAUX-ARTS BRÜSSEL PASSAGGIO ALL’ALTRA “RIVA” DOVE L’ALTRO MI ATTENDE ...................2 ORDENAÇÃO EPISCOPAL DE DOM ELIO RAMA...............................6 GIUSEPPE ALLAMANO: UOMO DELLA FEDE................................10 CHIESE O CAPPELLE DEDICATE A DIO IN ONORE DEL BEATO ALLAMANO................12 ERANO INNAMORATI DELLA MISSIONE...... 15 ASSEMBLEA ANNUALE 2013 DELLA REGIONE KENYA-UGANDA............19 IL BIENNIO SULLA MISSIONE FA CAMMINO IN OGNI CONTINENTE............................22 GENNAIO 2013.....................................24 50 ANNI DI SACERDOZIO.......................26 NOTÍCIAS.............................................28 CRONICA CONSEJO REGIONAL EXTRAORDINARIO BUCARAMANGA, 6 DICIEMBRE 2012...................................32 NOTIZIE REGIONALI..............................34 UN PAGNE MISSIONNAIRE......................36 PÈRE MOÏSE, NOUVEL ORDONNÉ PRÊTRE IMC.........................................37 BENVENUTI A DAEJEON..........................38 I POPOLI INDIGENI................................41 A CELEBRATION....................................43 DERNIER CADEAU DU PERE BONIFACE AUX JEUNES DE LA PAROISSE BISENGO MWAMBE................................45 TESHA ORDENADO DIÁCONO..................47 CAMARÀ (RORAIMA-BRASILE).................48 ACTUALITÉS DU THÉOLOGAT JOSEPH ALLAMANO, . ............................50 NELLA DIOCESI LOCRI GERACE, DAL SUD LA NOSTRA SFIDA MISSIONARIA.............51 Sommario MONS. SERNA LUIS ALZATE, IMC............54 62 FIESTA DE LA INFANCIA MISIONERA EN EL VICARIATO DE SUCUMBÍOS...........56 SÃO MARCOS . .....................................57 CONFERITI I MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO......56 NECROLOGIO........................................60 da Casa Madre Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per al Missione Supporto tecnico: Adriano Podestà Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 C/C postale 39573001 - Email: [email protected] da Casa Madre 2/2013