Nota tecnica N° 1: La potatura del pero

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Nota tecnica N° 1: La potatura del pero
Nota tecnica N° 1:
La potatura del pero
PRATICHE COLTURALI
28 febbraio ‘11
PERO
La potatura secca
Questa pratica agronomica per il pero risulta
fondamentale in quanto in grado di
condizionare sia la qualità sia la quantità dei
frutti alla raccolta. Di seguito sono riportati gli
accorgimenti da seguire negli impianti in
allevamento ed in produzione a seconda delle
diverse forme di allevamento.
La presente nota è stata curata da Ivano
Frigeri tecnico della cooperativa frutticola
“Fruit Modena Group”
Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura Piemontese
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LA POTATURA DEL PERO
Il pero è una coltura che richiede adeguati accorgimenti
tecnico – agronomici al fine di ottenere produzioni di
elevati standard qualitativi (calibro maggiore di 65/70) e
quantitativi, evitando l’alternanza produttiva. In questo
contesto la potatura riveste un’elevata importanza e
risulta sicuramente la pratica che condiziona in maggior
misura la produzione alla raccolta. Di norma, un pereto
raggiunge la piena produttività dopo sei anni dalla messa
a dimora delle piante, con rese produttive che si aggirano
intorno ai 400 q/ha.
DOPPIO ASSE (BIBAUM)
Si tratta di una forma in parete realizzata “sdoppiando”
l’asse centrale della pianta. Si sfrutta la competizione che
si crea tra i due assi per contenere la vigoria ed
anticipare l’entrata in produzione. L’ideale è che i due
assi siano ben equilibrati, con uno sviluppo simile e
possibilmente con rami anticipati corti e ben lignificati.
I portainnesti consigliati sono gli analoghi consigliati per il
fusetto, per cui: il Sydo, ideale in terreni fertili e il BA29 in
terreni poco fertili.
Il sesto d’impianto per questa forma di allevamento, oggi
consigliato è: 3.6 – 3.8 m x 1 – 1.2 m
FORME DI ALLEVAMENTO
Le forme di allevamento oggi più diffuse nei nuovi
impianti sono le seguenti:
FUSETTO
In questa forma la struttura principale è costituita da un
asse centrale sul quale sono inserite 4 - 6 branche
laterali ad un’altezza di 50 - 80 cm, inclinate di circa 45 50 gradi o più. I portainnesti consigliati per questa forma
di allevamento sono: il Sydo, ideale in terreni fertili e il
BA29 più adatto in terreni poco fertili (non molto diffusi
nel nostro areale pericolo). Il sesto d’impianto per questa
forma di allevamento, oggi consigliato è: 3.5 – 3.8 m x
0.8 – 1 m.
Fig. 2 - Forma di allevamento a bibaum
Fig. 1 - Forma di allevamento a fusetto
LA POTATURA DI ALLEVAMENTO
Si consiglia di eliminare i rami laterali troppo vigorosi
(diametro maggiore di 1/3 rispetto all’asse centrale) o con
angolo d’inserzione stretto (Figura 3). Inoltre è
fondamentale rimuovere eventuali concorrenti della cima.
Già dai primi anni è importante indirizzare lo sviluppo
della pianta in senso basipeto, lasciando sviluppare
maggiormente i rami nella zona basale della pianta. Per
favorire il rinnovo vegetativo nella zona basale; si
raccomanda di evitare tagli rasi lasciando sempre
degli speroni.
Per quanto riguarda il Bibaum, nel caso di piante con una
notevole difformità di sviluppo tra i due assi può essere
utile raccorciare il più debole per favorire uno sviluppo
equilibrato tra i 2 (Figura 4).
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E’ buona norma mantenere degli speroni (Figura 6) nella
zona medio bassa della pianta per favorire il rinnovo
vegetativo. Questa pratica non è invece consigliata nella
zona apicale della pianta dove è necessario limitare al
minimo il rigoglio vegetativo onde evitare la formazione
del così detto “cappello”.
Fig. 3 - Taglio di un ramo mal inserito
Fig. 5 - Gestione corretta della zona apicale della pianta
Fig. 4 - Raccorciamento dell’asse più debole
LA POTATURA DI PRODUZIONE
Di fondamentale importanza, come già detto nella
potatura di allevamento, è il mantenimento dello sviluppo
basipeto delle piante cercando di lasciare le branche
fruttifere più lunghe nella zona basale e stringendo la
pianta man mano che si sale verso l’apice (Figura 5).
Fig. 6 - Speronatura nella parte basale
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GESTIONE DEI RAMI DELL’ANNO
Occorre conservare i rami di un anno di misura (50 - 100
cm) e diametro appropriati eliminando quelli più lunghi e
più lontani dall’asse centrale. Durante la stagione
vegetativa i rami giovani lasciati si curveranno col peso
della stessa vegetazione e si rivestiranno di lamburde
fruttifere.
GESTIONE DEI RAMI DI TRE ANNI
Questi rami sono caratterizzati dalla presenza di
lamburde e brindilli vicino al taglio effettuato il secondo
anno e di lamburde a fiore nella parte più prossima
all’inserzione del ramo sul fusto. Si rende quindi
necessario un ulteriore taglio di ritorno per avere
produzione e rinnovo vegetativo.
GESTIONE DEI RAMI DI DUE ANNI
In particolare su Abate Fétel e Decana del Comizio, per
garantire l’allegagione e l’ottenimento di produzioni con
una buona pezzatura, è necessario accorciare il ramo,
con un ritorno su una lamburda.
GESTIONE DEI RAMI DI QUATTRO ANNI
La produzione di qualità si sposta sui prolungamenti più
giovani, che si troveranno sempre più distanti dal tronco:
è quindi necessaria l’asportazione del ramo lasciando
uno sperone per il rinnovo nel caso ci si trovi nella zona
medio bassa della pianta.
Il raccorciamento va fatto lasciando 5 – 6 gemme a fiore,
se si tratta di rami robusti, mentre su rami deboli i
raccorciamenti vanno ridimensionati a 1 - 2 gemme al
massimo, (Figura 7a e 7b).
Su piante “invecchiate”, che presentano molte zampe di
gallo è necessario procedere ad un drastico diradamento
delle stesse, eliminandone anche l’80 % o
semplificandole (Figura 8).
Fig. 8 - Diradamento di una zampa di gallo
Fig. 7a - Taglio di ritorno sul ramo di 2 anni
GESTIONE
DELLE
PUNTE
NELLE
PIANTE
VIGOROSE
In terreni molto fertili e su piante di età avanzata uno dei
problemi più difficili da gestire è il controllo delle punte,
che tendono a dare origine ad un gran numero di
succhioni di notevole lunghezza e diametro. Eliminando
ogni anno questi rami si è visto che non si risolve il
problema ma anzi lo si accentua. Si consiglia invece di
non eliminare tutti i succhioni ma di lasciarne uno di
elevato diametro il più prossimo possibile all’asse
centrale che servirà da sfogo durante la stagione
vegetativa. E’ inoltre consigliato il mantenimento di altri
succhioni di piccolo – medio diametro che nell’anno
tenderanno a piegarsi e a rivestirsi di lamburde fruttifere.
Si consiglia poi, come linea generale, il taglio dei
succhioni e dei rami troppo vigorosi quando la pianta si
trova in vegetazione (giugno), al fine di evitare eccessivi
riscoppi vegetativi dai tagli effettuati.
Fig. 7b - Taglio di ritorno sul ramo di 2 anni
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TAGLIO RADICALE
Questa pratica agronomica al momento risulta ancora in
fase di messa a punto in quanto i risultati non sono
sempre costanti: dalle esperienze romagnole è emerso
che in alcuni casi si sono avuti buoni effetti con un ottimo
contenimento della vigoria; altre volte invece il taglio ha
sortito alcun risultato; e altre volte ancora si è arrivati
addirittura al totale arresto dello sviluppo vegetativo delle
piante con notevoli disagi anche produttivi negli anni
successivi. Inoltre si è visto che dai frammenti delle radici
tagliate rimaste nel suolo possono insediarsi marciumi e
funghi
come
l’Armillaria
mellea,
dannosi
successivamente alle piante stesse.
EFFICACIA DELLE GIBBERELLINE IN FIORITURA
Dalle osservazioni piemontesi e da quelle romagnole è
stato osservato che l’efficacia di questi interventi sulla cv.
Abate Fétel in fase di fioritura non sempre sortiscono gli
effetti desiderati. Si ricorda che questo tipo di intervento è
consigliato in caso di condizioni climatiche avverse e
sulla varietà Abate Fétel in quanto sulle altre cv.
provocherebbe un eccessivo allungamento dei frutti.
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