Il mondo magico del Medio Evo - Associazione dei Piemontesi Nel

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Il mondo magico del Medio Evo - Associazione dei Piemontesi Nel
20 anos
Palmeiras,
la vittoria è nostra!
Informativo bimestrale del Consolato Generale di San Marino per la comunità di lingua italiana in America Latina - Anno XX - Numero 4 - 2010
Il mondo magico del Medio Evo
Comunicato stampa
La TV nazionale coreana KBS a San Marino
L’Amb. Daniela Rotondaro, presenta le credenziali al Presidente Napolitano.
Il nuovo ambasciatore di San Marino in Italia, Daniela Rotondaro, è stata ricevuta ieri mattina al quirinale dal Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano per la presentazione delle lettere credenziali.
Insieme alla Rotondaro sono stati accreditati ieri da Napolitano anche Romeo L. Manalo, Repubblica delle Filippine; Somsakdi
Suriyawongse, regno di Thailandia; Saywan Sabir Mustafa Barzani, repubblica dell’Iraq; Iztok Mirosic, Repubblica di Slovenia.
Tutti i nuovi ambasciatori sono stati ricevuti in udienza privata, alla presenza anche del ministro per le Pari Opportunità Maria
Rosaria Carfagna.
Uma....meditação estiva!
“O valioso tempo dos maduros”
Mário de Andrade
Contei meus anos e descobri que terei menos tempo para viver daqui para a frente do que já vivi até agora.
Tenho muito mais passado do que futuro.
Sinto-me como aquele menino que recebeu uma bacia de cerejas.
As primeiras, ele chupou displicente, mas percebendo que faltam poucas, rói o caroço.
Já não tenho tempo para lidar com mediocridades.
Não quero estar em reuniões onde desfilam egos inflamados.
Inquieto-me com invejosos tentando destruir quem eles admiram, cobiçando seus lugares, talentos e sorte.
Já não tenho tempo para conversas intermináveis, para discutir assuntos inúteis sobre vidas alheias que nem
fazem parte da minha.
Já não tenho tempo para administrar melindres de pessoas, que apesar da idade cronológica, são imaturos.
Detesto fazer acareação de desafectos que brigaram pelo majestoso cargo de secretário-geral do coral.
‘As pessoas não debatem conteúdos, apenas os rótulos’.
Meu tempo tornou-se escasso para debater rótulos, quero a essência, minha alma tem pressa...
Sem muitas cerejas na bacia, quero viver ao lado de gente humana, muito humana; que sabe rir de seus tropeços, não se encanta com
triunfos, não se considera eleita antes da hora, não foge de sua mortalidade, Caminhar perto de coisas e pessoas de verdade, O essencial
faz a vida valer a pena.
E para mim, basta o essencial!
Mário de Andrade - (1893-1945)
La troupe gira un documentario per far conoscere
la repubblica a tutto tondo
Dopo l’emittente statunitense Wealth TV, l’emittente
radiotelevisiva pubblica tedesca Sudwestrundfunk
SWR, la TV nazionale giapponese NHK, il canale 414
di SKY Marcopolo-Tv, l’emittente televisiva privata
giapponese TBS (Tokyo Broadcasting System), la Tv Nazionale
Croata HRT (Hrvatska radiotelevizija), e Rai Uno (“Easy driver”),
anche la TV Coreana è salita sul Monte Titano per girare un documentario su San Marino. Si tratta della emittente nazionale pubblica KBS (Korea Educational Broadcasting System) della Corea del
Sud.
L’iscrizione nella lista del Patrimonio Unesco – è il commento del
Segretario di Stato, Fabio Berardi - ha indubbiamente accresciuto
il prestigio e l’attrattiva del nostro paese nel palcoscenico internazionale e con essi l’interesse dei grandi media. L’attenzione delle
televisioni di altri paesi contribuisce a diffondere la conoscenza
della nostra realtà in tutto il mondo, con il suo patrimonio ambientale, monumentale, istituzionale e storico, ed avrà una ricaduta
positiva anche sulla qualità e quantità del flusso turistico.
La troupe coreana è a San Marino da sabato scorso e rimarrà fino
a sabato31 luglio prossimo.
Ha già fatto riprese durante le Giornate medioevali e intervistato il
Presidente della Federazione Balestrieri Sammarinese, Paolo Muccioli. Durante questa settimana ha in programma la ripresa di monumenti, musei e luoghi caratteristici, e alcune interviste di approfondimento della storia e delle tradizioni particolari. Tra gli altri settori
che verranno approfonditi, anche quello dell’enogastronomia tipica
e dello sport.
Il Network KBS, in tutti I suoi canali: TV, radio, website, Tv via
Internet e trasmissioni via satellite e telefoni cellulari, è molto conosciuto per i suoi documentari e programmi educativi. Il suo compito
principale è infatti quello di promuovere l’istruzione a livello nazionale, soprattutto tra i giovani.
La grinta di Ornette Coleman sul palco del
San Marino Jazz Festival
Un evento nell’evento, il grande Ornette Coleman si è esibito ieri
sul palco del San Marino Jazz Festival di fronte ad un pubblico
elettrizzato ed emozionato.
Una platea composta da più di 400 persone, con fans “armati” dei
suoi cd, molti dei quali venuti dall’estero pur di poterlo ascoltare,
ha applaudito il grande artista, uno dei più grandi e indiscussi
protagonisti e innovatori del jazz degli ultimi cinquant’anni.
L’Ornette Coleman Two Bass Quartet si è presentata ieri sul palco
con la seguente composizione: Ornette Coleman (sax, trumpet and
violin), Denardo Coleman (drums), Tony Falanga (bass), Al McDowell (bass).
Il sassofonista e compositore americano Coleman, classe 1930, tra
i fondatori del Free Jazz negli anni Sessanta, oggi continua a stupire, alla veneranda età di 80 anni, con una grinta e un carisma che
inonda chiunque lo ascolti. Ma quello che più stupisce di Coleman
è la grande gentilezza ed umiltà con cui si offre ai suoi fans condividendo insieme a loro l’amore per la grande musica.
L’artista americano ha appassionato ancora una volta gli intenditori con le sue improvvisazioni imprevedibili e ha dato con la sua
presenza grande lustro a questa prima edizione del San Marino
Jazz Festival.
Stasera, a chiudere la parata di grandi della musica jazz, saranno gli
Yellow Jackets con la loro fusion.
Ancora un grande evento d’arte dalla ECSO per promuovere San Marino attraverso il binomio turismo/cultura
Grande afflusso di visitatori per l’inaugurazione della mostra “La
fine delle avanguardie, da De Chirico a Guttuso”, che si è aperta
ieri alle ore 20,00 nella Galleria Galleria San Marino Palazzo Arzilli,
alla presenza del Segretario di Stato per il Turismo, Fabio Berardi,
e del Segretario di Stato per la Cultura, Romeo Morri.
La mostra, promossa dall’Associazione ECSO, già curatrice lo scorso anno della esposizione dedicata a Andy Warhol, propone una
selezione di 26 opere di 16 grandi artisti italiani del Novecento: da
Balla a Casorati, da De Chirico a Sironi, Perilli, Guttuso, prodotte in
un arco di tempo dal 1920 al 1960. Opere che sono rimaste come
tracce indelebili di un periodo in cui la cultura, l’economia, la politica, la società, gli equilibri tra le potenze , in tutta Europa, sono
cambiati profondamente.
“L’evento – ha detto il Segretario di Stato Berardi - è tra i più
importanti del nostro calendario 2010 e porta un contributo molto
apprezzabile al turismo e alla crescita culturale della popolazione.
Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra, gli
sponsor importanti, come la Fondazione Cassa di Risparmio, e, in
particolare, l’associazione ECSO che torna, un anno dopo Andy
Warhol, a proporci un evento di indubbio valore, contribuendo a
rinforzare e a dare corpo a quel cambiamento di corso che auspico
per qualificare il turismo e per riparametrare le politiche di valorizzazione del Paese in coerenza col riconoscimento Unesco”.
L’attivissimo Presidente “Storico” dei Piemontesi nel mondo, Grand Ufficiale Michele Colombino, è stato come sempre un
eccezionale anfitrione, insieme al Sindaco di Frossasco.
Non era una riunione: era un’emozione.
Testo di Gianfranco Lenti
Un’intensa, intima tempesta dell’anima che abbiamo vissuto nel riserbo
tradizionale dei piemontesi sempre attenti a non rivelare troppo cosa si
agita loro dentro...
A Frossasco, un ridente, ordinatissimo paese non lontano da Torino
si • tenuta la riunione de “I Piemontesi nel Mondo”, storica associazione che ha nello splendido Museo dell’Emigrazione la sua sede pi•
naturale.
“L’attivissimo attento Presidente, ha fatto da anfitrione, insieme al
Sindaco di Frossasco, e nell’atrio del Museo stesso è sta inaugurata
una bellissima targa dal profondo significato evocativo, di un artista
piemontese, sulle cui opere ritorneremo nel prossimo articolo’’.
La visita alle diverse sale del Museo, ora luminose e ora rischiarate da
un’opportuna luce attenuata ha visto momenti di allegra curiositˆ alternati ad altri nei quali la nostra commozione era tangibile, perch• le fedeli
ricostruzioni degli ambienti relativi alla vita dei nostri emigranti non
poteva certo lasciare indifferenti.
Un filmato dell’imbarco, dall’insistito fluire delle onde fino al comparire
dell’agonata e sconosciuta meta ha via via affievolito i commenti degli
astanti per lasciare il posto a un corposo e quasi assoluto silenzio.
e affermati da tanti nostri emigranti.
Un messaggio di saluto di Roberto Cota, Presidente della Regione Piemonte ha aperto la fase ufficiale dell’incontro nel quale sono state distribuite targhe d’onore a piemontesi distintisi nel tenere alta la bandiera
della nostra regione con un silenzioso e magnifico lavoro all’estero:
nell’impossibilitˆ di farne un elenco completo ricorderemo il dott. Giuseppe Lantermo di Montelupo, da vari lustri in Brasile dove ricopre, tra le
altre, la carica di Direttore del Desk delle Camere di Commercio Piemontesi, una splendida fanciulla Ufficiale dei Carabinieri di ritorno da un
lungo servizio all’estero, e un combattivo giovanotto “over 80” che
fiero del cappello da alpino, ha affermato con forza il rispetto che i nostri
emigranti hanno sempre dimostrato per le leggi dei Paesi ospitanti.
Naturale il rammaricato paragone con l’odierna situazione nostrana,
paragone accolto con uno spontaneo e scrosciante applauso da tutti i
presenti.
La parte ufficiale della cerimonia terminava con la citazione di emigranti
di ieri e di oggi affermatisi ovunque ai massimi livelli, e molti dei presenti
si saranno certo ripromessi o almeno augurati una visita del pi• famoso
ristorante italiano di New York, oggi sede locale dell’Associazione.
PUBLICAÇÃO BIMESTRAL
DO CONSULADO GERAL DE SAN MARINO
Informativo gratuito para a comunidade consular.
Venda Proibida
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Cônsul Geral da República de San Marino e Conselheiro do
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Jornalista Responsável: Oduvaldo Donnini MTB 28.31
Os textos publicados são contribuições voluntarias e gratuitas ao jornal, dos autores citados
Le numerose foto hanno aggiunto altri tasselli a frammenti di una storia
che pi• o meno direttamente riguardava tutti i presenti e alla cui memoria • bello e giusto che si riservi quell’attenzione per valori e testimonianze che non debbono andare perduti.
Chi scrive ha visto con emozione il realistico modello di una trebbiatrice
a vapore, le foto dei “gauchos” e le montagne di sacchi di grano di cui
aveva sentito parlare dal padre, nato in Argentina da emigranti piemontesi dell’800.
Raccolti poi nella sala conferenza, i presenti sono stati salutati con
calore da autoritˆ italiane e straniere, tra le quali il Console Generale
dell’Argentina, che con numerosi interventi hanno ripreso e sottolineato il valore della memoria e la memoria dei valori esportati, testimoniati
L’atmosfera per˜ era quella giusta e il Sindaco di Frossasco si impegnava a fondo con grande simpatia per guidare i presenti nella visita
all’annesso Museo del Gusto e annessa esposizione di vini e prodotti
tipici nostrani:
quale migliore anteprima per il seguente pranzo, che ha letteralmente
deliziato i fortunati che ne hanno potuto assaporare le numerose e
gustose raffinatezze.
Se mai l’espressione “il tempo fugge” ha avuto un significato, a Frossasco abbiamo tutti lamentato il momento del rientro perch• arrivati da
sconosciuti siamo poi ripartiti lasciando degli amici che abbiamo sentito
profondamente vicini.
Gente “di noi”, che ricorderemo e che vorremo rivedere.
Republica de San Marino
A Sereníssima República de San Marino (também
conhecido como São Marinho e São Marino – em
italiano: Serenissima Repubblica di San Marino) é
um país situado nas Montanhas Apeninas. Ele é
um enclave encravado, completamente envolto
pela Itália. Seu tamanho é de apenas 61 km² com
uma população estimada em 30 000 hab, das quais
99% segue a religião Católica. Sua capital é a Cidade de San Marino. Um dos microestados europeus, junto com Liechtenstein, Vaticano, Mônaco,
Andorra, e Malta, San Marino tem a menor população de todos os membros do Conselho da Europa.
San Marino é o mais antigo Estado soberano e república constitucional
do mundo, tendo sido fundada em 3 de setembro de 301 por Marinus de
Rab. Diz a lenda que Marinus deixou Rab, então uma colônia romana,
em 257, quando o futuro imperador, Diocleciano, emitiu um decreto
solicitando a reconstrução dos muros da cidade de Rimini, que havia
sido destruída por piratas Libúrnios.
A Constituição de San Marino, promulgada em 1600, é a mais velha
constituição do mundo ainda em exercício. Ela estabelece uma forma
parlamentar de governo. O parlamento, chamado de Grande e Geral
Conselho, possui sessenta membros e é presidido por dois capitãesregentes, que são Chefes de Estado por um prazo de seis meses. O
poder executivo é exercido pelo Congresso de Estado, formado de
dez conselheiros escolhidos entre os membros do Grande e Geral
Conselho.
Apesar de não ser muito industrializado, San Marino tem uma das
maiores rendas per capita da Europa. O turismo é a principal fonte de
renda do país, devido sua proximidade com o porto de Rimini, no mar
Adriático. Outras fontes de renda são os bancos, produtos eletrônicos e cerâmicas. Cultivam-se vinhas e cereais e criam-se ovinos nos
campos.
O país destaca-se também por realizar uma das etapas do Grande Prêmio
de Fórmula 1, o Grande Prêmio de San Marino, e da mundial de MotoGP,
o Grande Prêmio de San Marino de MotoGP. O primeiro evento foi feito
de 1963, e a partir de 1981, passou a ser disputado regularmente. Em
1994, houve um famoso incidente, onde os pilotos Ayrton Senna e
Roland Ratzenberger morreram em dias consecutivos.
São Marinho tem uma das menores forças armadas do mundo. Seus
diferentes ramos têm variadas funções, incluindo: desempenho cerimonial, patrulhamento das fronteiras, montar guarda em prédios do governo, da polícia e de assistência
nos principais processos penais. Existe também uma polícia, que é tecnicamente parte
das forças militares da República Sereníssima.
História
Por volta do século XII, San
Marino já tinha uma configuração política, com seus estatutos e cônsules, e devido ao isolamento geográfico conseguiu
Consulado Geral da República de San Marino
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manter-se independente, apesar da rivalidade entre nobres e bispos vizinhos. Em meados do século XV, San Marino era uma república regida por um
conselho de sessenta membros. No século XVI,
foi ocupada temporariamente por César Bórgia.
Tentativas de anexação aos Estados Pontifícios,
no século XVIII, marcaram o declínio da república.
Quando Napoleão invadiu a Itália, respeitou a independência da República de São Marino e chegou a propor a extensão de seu território em 1797.
Mais tarde, o Congresso de Viena (1815), no final
das guerras napoleônicas, reconheceu a soberania do país. Durante o
movimento de unificação da Itália, São Marino ofereceu asilo a revolucionários, entre os quais Giuseppe Garibaldi. Depois que a Itália se
unificou, uma série de tratados — o primeiro deles em 1862 — confirmou a sua independência.
A república adotou o regime fascista, em consonância com a política
italiana, e em 1944 foi invadida por soldados alemães, bombardeada e
ocupada pelas forças aliadas. Recuperada a independência, San Marino foi governado por uma coligação de comunistas e socialistas até
1957, quando chegou ao poder uma aliança entre o Partido Democrático
Cristão e o Partido da Democracia Socialista. Em 1978, comunistas e
socialistas voltaram ao governo, no qual se mantiveram depois das
eleições de 1983.
Em julho de 1986, a crise política resultante de um escândalo financeiro
que envolveu socialistas levou à formação de uma nova coligação entre
democrata-cristãos e comunistas. Em 1990, o Partido Comunista passou a se chamar Partido Democrático Progressista. Dois anos depois,
os democrata-cristãos aceitaram formar um governo conjunto com os
socialistas e decidiram não fazer novas alianças com os progressistas,
devido à derrocada do comunismo na Europa.
Geografia
San Marino é um pequeno país localizado no sul da Europa, um enclave
no centro da Itália. Está situado entre as regiões de Emília-Romagna e
Marche. Até a independência de Nauru em 1968, San Marino era o
menor Estado republicano do mundo. Seu território é montanhoso,
incrustado no Monte Titano, ramificação oriental dos Apeninos. O Pico
de la Rocca (749 m) é o ponto mais alto do país. San Marino possui clima
mediterrânico.
Demografia
· Composição étnica: samarinenses, italianos e outros.
· Religião: ·
Catolicismo (90%).
· Idiomas: ·
italiano (oficial) e dialeto romanholo.
Política
A constituição de San Marino tem origem nos estatutos de 1600 e
estabelece a forma parlamentar de governo. Com sessenta membros, o Grande e Geral Conselho (Parlamento) é presidido por dois
capitães-regentes que são chefes de estado por um prazo de seis
meses. O poder executivo é exercido pelo Congresso de Estado,
formado de dez conselheiros escolhidos entre os membros do Grande e Geral Conselho.
2
Piccoli Stati:
San Marino è unico
Considerato uno dei Piccoli Stati d’Europa, San Marino ha tuttavia delle particolarità che lo rendono
unico. Grazie a dati e informazioni reperiti da alcuni esperti siamo in
grado di offrire un paragone di
alcuni indicatori della realtà sammarinese paragonati agli altri staterelli europei.
Iniziamo subito dalla storia. San Marino con la sua fondazione nel
301 d.C. è lo stato indipendente più
antico del mondo.
Città del Vaticano (il più piccolo) è indipendente dal 1929, il principato di Andorra dal 1278 (ma è una sorta di duplice protettorato), il
principato di Monaco dal 1338, il principato del Liechtenstein dal
1866 e il Gran Ducato del Lussemburgo dall’anno dopo. Il Titano è
uno stato enclave, al pari della Città del Vaticano e di Montecarlo,
mentre il Liechtenstein ad esempio non lo è.
Con i sui 61,5 chilometri quadrati è il terzo più piccolo dopo i 0,5
kmq di Città del Vaticano e i 5 kmq del
principato di Monaco (il Liechtenstein ne misura 160 e Andorra
ben 468 kmq).
Attraverso i dati del Forum Ambrosetti
2009, la crescita della popolazione è
pressoché dovuta all’immigrazione anziché alle nascite. La densità di popolazione del Titano, con circa 500 abitanti
per km q lo fa simile ad Andorra, anche
se a differenza del paese tra Spagna e
Francia, San Marino ha una popolazione di stranieri residenti pari al 14,4%
mentre ad Andorra raggiunge il 63,6%
(nel Liechtenstein si ferma al 33,6%).
Ma è analizzando gli indicatori economici che si notano le differenze: a San
Marino la Pa pesa per il 18% come tota-
le dei lavoratori impiegati, mentre nel Liechtenstein il dato scende
al 5% e ad Andorra si ferma al 12%. Analizzando la forza lavoro si
scopre che i “frontalieri” a San Marino sono circa il 30% dei lavoratori, mentre nel Liechtenstein arrivano .no al 50% e ad Andorra
invece si fermano al 6%.
Il dato però più difforme lo si registra sul numero delle imprese e la
loro grandezza e forza occupazionale.
San Marino ha una media di una impresa ogni 5 abitanti, il doppio
di Liechtenstein o Andorra (rispettivamente una ogni 10 e una
ogni 11 abitanti). Delle imprese presenti a San Marino il 95% occupa meno di 10 dipendenti, mentre in Liechtenstein ad esempio,
sono presenti oltre 18 multinazionali con 250 dipendenti ciascuna.
Il dato bancario in.ne mostra come sul Titano (nel 2008) con 12
banche la raccolta ammontava a 13,8 miliardi di euro (una media di
1 miliardo per banca), ad Andorra con solo 5 banche la raccolta
raggiungeva i 20 miliardi (4 per banca), mentre in Liechtenstein con
15 banche la raccolta superava i 105 miliardi (con una media di 7 per
banca).
Il ruolo
dei Piccoli
“Oggi è in visita uf.ciale a San Marino, Jaume Bartumeu, primo
ministro del Principato di Andorra ed è questa certamente
un’occasione per meditare sul ruolo dei Piccoli Stati”. Lo scrive
Epifanio Troina, dell’Usl che spiega come “Oltre la metà dei Paesi
dell’Onu sono piccoli Stati e possono avere un importantissimo
ruolo nel contesto internazionale purché coordinino le loro politiche ed agiscano all’unisono per aumentare insieme il loro peso
internazionale. La capacità di mediazione di un piccolo Paese sui
temi fondamentali è, rispetto a quella dei grandi Paesi, certamente superiore e lo testimonia la storia degli stessi e questo permette il dialogo interculturale, interreligioso, interetnico, intersociale. I piccoli Stati faticano a vedere riconosciuto, da parte dei
propri grandi vicini, il diritto ad avere una propria sovranità e un
proprio spazio economico, nonostante sia stata scelta la strada
del rispetto delle norme internazionali. Da San Marino ad Andorra, da Monaco a Macao, Nauru e Belau, Liechtenstein e Montenegro, dalla .scalità ai diritti umani, dalla cultura all’arte contemporanea, dallo sport alla televisione, occorre costruire la Policy,
questa è la via da percorrere, individuare la strategia comune che
permetta la valorizzazione del ruolo dei Piccoli nel contesto internazionale, perché, a dispetto delle loro dimensioni, possano divenire grandi protagonisti”.
Popolazione
sale a quota 31.794: 24
nuovi nati
La popolazione sammarinese sale a quota 31.794 residenti. Il dipartimento Affari Interni attraverso i servizi demogra- .ci dello Stato
Civile ha infatti pubblicato i dati aggiornati al mese di giugno sul
movimento della popolazione.
Dati che evidenziano un aumento di 16 individui riguardo i residenti e di 24 le nascite, 14 delle quali femmine.
Inoltre sono 25 le persone immigrate da oltre con.ne.
18 decessi, e il triste primato spetta ancora una volta alle donne: 12
quelle morte a giugno (mentre sono stati tre gli uomini. Sono invece 15 gli abitanti emigrati. Sul territorio il totale dei residenti è
quindi di 31.794 residenti. Solo a giugno celebrati 37 matrimoni.
Nati occasionalmente 2 individui: un maschio e una femmina. Deceduta, sempre occasionalmente, una persona.
Guardia di Rocca
in visita alla base
militare Usa
Venerdì scorso la Guardia di RoccaCompagnia di Artiglieria, rappresentata dal tenente Marco Ciacci ha
partecipato alla base militare USA
di Vicenza alle celebrazioni del
234esimo anniversario della dichiarazione di indipendenza degli Stati
Uniti d’America, anticipate di due
giorni rispetto alla data del 4 luglio,
per quanto attiene l’aspetto militare. L’invito è arrivato direttamente
dal colonnello Erik Daiga, comandante della base ‘Ederle’ di Vicenza, amico della Repubblica di
San Marino e già ospite della Guardia di Rocca-Artiglieria in
occasione della Festa di Santa Barbara, patrona degli Artiglieri,
che ogni 4 dicembre si celebra al Piano dei Mortai della Prima
Torre.La cerimonia è consistita nello schieramento delle bandiere dei 50 Stati che compongono gli Stati Uniti d’America, nella
preghiera del cappellano militare, nell’esecuzione degli inni nazionali, nella consegna di riconoscimenti ad alcuni militi del
Corpo degli Alpini e nel discorso che il comandante della
base. Al termine della cerimonia, l’uf.ciale sammarinese è stato
ricevuto dall’alto comando americano, provvedendo al tradizionale scambio dei doni.
Nell’occasione, il comandante Daiga ha rinnovato sentimenti
di amicizia e simpatia verso le istituzioni militari sammarinesi
accettando l’invito a recarsi presto a San Marino.
3
Fedeli al giuramento
ed al servizio del Re
Leggendo la sua rievocazione dei fatti di Corfù del 1923, mi è tornato alla
mente che molti anni addietro trovai
nella libreria di famiglia un libro di
memorie (molto voluminoso)
dell’ambasciatore Raffaele Guariglia, che all’epoca dei fatti era probabilmente un uomo di punta della
nostra diplomazia e che raccontava
come da diplomatico sudò le famose
“sette camicie” per sistemare le intemperanze del primo Mussolini che
ci teneva ad effettuare una prova di
forza militare. Mi sembra di ricordare che poi Guariglia fu ministro degli Esteri del governo Badoglio dopo
1’8 settembre 1943. Lei potrebbe
averlo conosciuto oppure aver avuto consuetudini di lavoro con colleghi più anziani. Potrebbe aggiungere qualche cosa ai miei
sbiaditi ricordi?
Emilio Cherubini
Caro Cherubini, Conosco le memorie di Raffaele Guariglia e le
segnalo che ne esiste anche una edizione francese apparsa
nel 1955, particolarmente interessante perché preceduta da
una prefazione di Georges Bonnet, ministro degli Esteri della
III Repubblica nel periodo, dall’ottobre del 1938 al giugno
1939, durante il quale l’autore fu ambasciatore a Parigi. Bonnet gli riconosce il merito di avere fatto del suo meglio per
evitare l’ingresso dell’Italia nel conflitto. Anche allora, come
durante la crisi italo-greca provocata dall’occupazione italiana di Corfù, Guariglia cercò di spegnere i bellicosi bollori di
Mussolini.
Quando misi piede per la prima volta a Palazzo Chigi, allora
sede del ministero degli Esteri, Guariglia era dal 1948 senatore
del Partito monarchico per il collegio di Salerno. Aveva servito il re negli anni di Mussolini, lo servì come ministro degli
Esteri nel governo Badoglio dopo il 25 luglio e avrebbe continuato a servire la monarchia se il referendum del 2 giugno
1946 non avesse dato alla repubblica un contestato margine
di maggioranza. Non appena ne apprese il risultato scrisse ad
Alcide De Gasperi una lettera in cui disse che avrebbe rispettato la decisione del popolo italiano, pur considerandola “storicamente ingiusta e contraria agli interessi della nazione”.
Aggiunse che sarebbe stato pronto a servire ancora il Paese,
se il governo lo avesse ritenuto opportuno. Ma non come
ambasciatore.
Aveva ricoperto quelle funzioni in nome del re in quattro capitali (Madrid, Buenos Aires, Parigi, Ankara) e riteneva che un
altro incarico in nome della repubblica sarebbe stato “contrario alla sua nozione della dignità di un cittadino e di un funzionario”. So che questi atteggiamenti possono sembrare oggi
un po’ ampollosi e anacronistici. Ma in un’epoca in cui tutti
vogliono ricordare qualcosa e celebrare “giorni della memoria”, sarebbe forse giusto riservare qualche minuto anche a
quei funzionari e ufficiali che decisero di restare fedeli alla
monarchia. Conobbi allora alcuni ufficiali di marina che fecero
quella scelta.
Qualcuno andò all’estero, soprattutto in America Latina, altri
trovarono impiego in aziende private. Non erano fanaticamente monarchici e furono a tutti gli effetti, negli anni seguenti, ottimi repubblicani. Ma non volevano provare l’imbarazzo
di un nuovo giuramento. Come tutti i diplomatici Guariglia fu,
secondo una famosa definizione inglese, un galantuomo mandato all’estero per mentire nell’interesse del suo Paese. Ma
preferiva vivere l’ultima fase della sua vita (morì nel 1970)
senza doversi rimproverare di avere mentito a se stesso.
Amb. Sergio Romano - Tricolore - Agenzia Stampa
Expressions familières en sept
langues et cultures
Ces expressions, souvent imagées, confèrent à chaque langue son coloris spécifique. Elles témoignent de la richesse de la langue et,
dès qu’on tente de les traduire, des disparités culturelles. Car, la plupart du temps, elles ne se laissent pas traduire mot à mot, il faut
recourir à des expressions équivalentes dans la langue-cible. Voici quelques indications sur l’origine des expressions photographiées, leur signification et leurs correspondances.
Perlen vor die Säue werfen.
Expression fréquente dans l’espace germanophone, mais connue dans tous les pays européens, car elle a pour source une phrase biblique. Quiconque jette des perles aux pourceaux,
dilapide quelque chose de précieux et en fait don à un être incapable de l’apprécier, de la même façon que celui qui “joue du luth à
une vache”.
Gdyby babcia miala wasy to by byla dziadkiem.
Expression polonaise. Littéralement: “Si grand-mère
avait une moustache, elle serait grand-père” – Cette
expression fait référence à une éventualité irréaliste,
inadmissible. Les Français disent: “Avec des ‘si’,
on mettrait Paris en bouteille”.
Avec des “si” on mettrait Paris en bouteille.
Expression française. Une expression qui fait
référence à un événement qui tient de
l’impossible. Elle correspond à l’expression
polonaise “Si grand-mère avait une moustache,
elle serait grand-père”.
A lavare la testa dell’asino si spreca tempo e sapone.
Expression italienne, de la région de Naples. Littéralement: “Quand on lave la tête d’un âne, on perd son
temps et son savon.” Une autre façon d’affirmer que
c’est gaspiller son temps et ses moyens pour une
activité aberrante.
Expression chinoise. Littéralement: “Jouer du
luth à une vache” – Quiconque donne l’aubade
à une vache, n’a aucune chance d’éveiller son
intérêt ou sa compréhension et gaspille ainsi
son art, de la même façon que celui “qui jette
des perles aux pourceaux”.
To be left holding the baby ou encore to leave someone holding the baby.
Expression anglaise. Littéralement: “Abandonner
quelqu’un avec le bébé sur les bras”, c’est-à-dire
se défausser d’une responsabilité ou d’un devoir
désagréable sur quelqu’un d’autre ou, comme le dit
le romanche: “Refiler le Pierre noir à quelqu’un”.
Dar vinavant il Peder nair.
Expression rhéto-romane, également assez
répandue dans l’espace germanophone. Littéralement: “Refiler le Pierre noir à quelqu’un”,
ce qui signifie faire porter le chapeau d’une
action à quelqu’un. Cette expression a pour origine le jeu de carte
du Pierre noir (pouilleux ou Mistigri), dans lequel le perdant est
celui qui reste avec cette carte en main à la fin du jeu. Elle fait donc
la paire avec l’anglais “Abandonner quelqu’un avec le bébé sur
les bras”.
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4
A História da Balestra
A besta (pronuncia-se bésta) ou balestra é uma arma
com a aparência de uma espingarda, com um arco de
flechas, acoplado na ponta da coronha, accionada
por gatilho, que projecta setas, dardos similares a
flechas. Ela foi bastante usada no século XVI e chegou a coexistir com e depois foi substituída pelos
mosquetes, primeiras armas de fogo. Hoje, continua
a ser fabricada, pois é usada, em algumas partes do
mundo, por caçadores. A palavra besta teria sido sincopada da italiano balestra, que por sua vez deriva
do latim tardio ballistra.
O lendário suíço Guilherme Tell, para se livrar da prisão, teve que atirar uma flecha numa maçã colocada
sobre a cabeça do próprio filho. Tratava-se de uma
ordália, ou prova divina de sua inocência (caso acertasse) ou culpa (se errasse), no conceito do direito medieval europeu.
Acredita-se que a besta foi criada muito antes da era cristã pelos
chineses. Desde o século III a.C., que a besta (nÔ, )_) está totalmente desenvolvida e o seu uso difundido na China[4]. Encontraram-se em Xi’an bestas entre os soldados do exército de terracota
no túmulo do imperador Qin Shi Huangdi (260 a.C.-210 a.C.)[5].
Leonardo da Vinci chegou a desenhar a besta, porém não a fabricou. As verdadeiras origens desta arma são controversas e de
difícil conclusão já que muitos povos a utilizaram em pequena e
grande escala. A besta tinha diversas variações e tamanhos para
diferentes projécteis que podiam ser atirados sendo os mais comuns as próprias flechas e o quadradelo de aço que continha uma
ponta semelhante a uma pirâmide que facilitava a entrada na carne
ou armadura inimiga.
A besta chinesa tem uma variante bastante interessante, a que foi
chamada besta de repetição, e que consistia em uma única arma
capaz de lançar de cinco a dez projécteis de uma só vez, mas era
uma arma para grandes exércitos pois necessitava de, no mínimo,
dois homens para carregá-la e armá-la (um homem sentado no
chão esticando a corda com os pés para o alto enquanto o segundo carregava e orientava para a execução do tiro). Era uma arma
para grandes quantidades de tiros e muito
útil contra exércitos, onde eram atiradas
milhares de flechas no ar que caiam sobre o campo inimigo, que podia estar até
350 metros do tiro e, após a violência do
ataque das bestas, podiam fazer os ataques por terra já com os exércitos inimigos praticamente derrotados pelo imenso poder da rajada desta arma.
Já havia registos desta arma na Roma
Antiga antes e depois da era cristã, como
arma de caça ou de guerra. Na Europa,
também há vários registos, inclusive na
Guerra dos Cem Anos onde os besteiros
genoveses deram apoio à França contra a invasão da Inglaterra,
porém foi mal sucedida pela fraca estratégia usada pelos franceses
e pelo baixo número de guerreiros que utilizavam a arma. Nesta
época, entre os século XIV e século XVI, as bestas tinham um
alcance considerável, entre 230 e 250 metros de distância, e pesavam cerca de cinco a sete quilogramas enquanto o arco longo
inglês tinha um alcance entre 180 e 200 metros, o que apresentava
vantagem da besta, porém a mesma tinha um intervalo muito grande entre os disparos: o besteiro tinha de colocar um novo quadradelo na haste, enrolar, então, a corda com uma alavanca, que se
encontrava na parte anterior da arma, até ao ponto certo para o
novo tiro, o que, além de requerer muita força física, ainda demorava cerca de dois a cinco minutos, tempo de que não se tinha na
guerra contra os arqueiros ingleses que eram apelidados de Arlequim, que significa demónio, e os mesmos conseguiam atirar facilmente cerca de cinco flechas no curto espaço de vinte segundos;
além disto, o besteiro sempre estava acompanhado de um segundo homem que carregava um pavês que é um escudo comprido
feito de carvalho e salgueiro que era usado para defender o besteiro dos ataques de flechas inimigas nos momentos em que ele estava carregando sua besta que era sempre feito atrás deste escudo.
A besta tinha uma força suficiente para atravessar a maioria das
armaduras da época como cotas de malha e algumas armaduras
leves de placas a uma boa distancia, porém havia outras bestas
chamadas leves que não tinham o mesmo alcance e potência, sendo usadas principalmente na caça.
Uma variação da besta de repetição chinesa foi criada na Europa
por volta do século XIII, consistia numa besta maior com cerca de
quinze a 25 quilos que continha um encaixe para até sete quadradelos que eram atirados com um pequeno intervalo de dez a quarenta segundos o que a tornava bastante preciosa. Porém ficou obsoleta
logo em seguida devido ao peso e ao
grande tamanho que dificultava muito
o transporte e uso da mesma que demorava também de cinco a dez minutos
para recarregar, tinha muitos defeitos
mecânicos, emperrava muito facilmente, tinha um alcance muito pequeno
menos de trinta metros, necessitava de
dois ou mais ajudantes para transportar, apontar, recarregar etc e pouca força contra as armaduras da época, foi
desconsiderada logo após a criação
como muitas armas, virou uma arma mais
5
de decoração para ficar pendurada em paredes ou
pequenas competições de tiro ao alvo não sendo
uma arma para batalhas ou guerras pelo seu desempenho ruim e dificuldade de uso e transporte.
A besta de repetição teve uma nova chance no século XVII com a melhoria considerável da mecânica
e dos ferreiros, porém foi novamente descartada pelo
auge das armas de fogo que estavam bastante avançadas comparadas com as primeiras criadas, sendo
novamente apenas produto de decoração ou competições e caça.
·
A besta tem esse nome por causa da proibição papal de utilizá-la contra outro cristão. Em regiões onde essa ordem não foi ouvida, ela tem outros
nomes (como o inglês crossbow, literalmente “arco
batalha.
·
A arma é dotada, ainda de uma espécie de coronha que o
besteiro apoia ao encontro de
ombro, quando faz a mira e,
na extremidade oposta, de um
estribo, ou gancho, para poder prender a besta à sela ou
à cintura, e facilitar o porte da
arma.
·
Durante um certo período, bestas e arcabuzes figuraram lado a lado até que, em
1630, num edital de Urbino, aparece a última e melancólica referência à arma que assinalara uma época com a qual estava destinada
a desaparecer.
em cruz”).
·
No armeiro anexo ao Arsenal de Veneza, está exposto um
belo e raríssimo exemplar da besta-garrucha.
·
Os projécteis das Besta eram dardos comuns, mas muito
frequentemente, eram ainda flechas de cabeça quadrangular (como
o ferro em pirâmide) ou botão, com pontas e excrescências; algumas vezes, também, eram lançadas setas incendiárias.
·
Naturalmente, cada besta era
carregada de maneira diferente e, assim havia vários tipos dessa arma.
·
A besta de gancho é assim
definida por causa do gancho pendente do pulso do besteiro. Com isso
ele puxava a corda até conseguir
esticá-la o quanto necessário.
·
As manuais ou portáteis, que
eram carregadas e manejadas por um
só homem, a pé ou a cavalo, distinguiam-se das “pesadas”, que eram
posta sobre bancos ou cavaletes,
para a defesa das muralhas ou para serem usadas nos campos de
·
A besta é citada em um documento estipulando a aliança
entre Génova e Alexandria, datado de 21 de Fevereiro de 1181.
·
Durante o Segundo Concílio de Latrão, foi emanado um
dispositivo, mediante o qual ficou severamente proibido o uso da
Besta entre adversários cristãos, ao passo que continuava permitido, de parte destes, contra os infiéis.
·
Tal proibição foi tranquilamente ignorada por Ricardo Coração de Leão, que dotou os seus exércitos de infantaria, em 1198,
infringindo, também, o “breve” (ato pontifício) de Inocêncio III,
que apoiava as precedentes providências, definindo como “micidial” (mortífera) a arma em questão.
·
Ricardo Coração de Leão, quando explorava as muralhas do
castelo de Limoges, que ele estava sitiando, em 1199, morreu após
um ferimento recebido no braço direito, causado por um besteiro.
·
As bestas utilizadas pelos chineses, na maioria das vezes,
eram feitas de prata.
·
A Besta Gigante sobre Rodas foi um projeto de Leonardo
da Vinci. Ele chegou a desenhar a besta, porém não a fabricou. A
besta gigante era um desenho de tanque de guerra futurista, só
que se usavam como munição flechas ou similares.
Giuramento del Cancellior e del Consolato Generale di San Paolo, Mario Antonio Tesrnaturi, nella mani degli Ecc. Capitani
Reggenti. Presente il Segretario di Stato Esteri Antonella Mularoni, il Console Generale ed il suo collaboratore Marco Carletti.
O Instituto Norberto Bobbio – Cultura,
Democracia e Direitos Humanos foi criado
em 2005, sob o nome de Centro de Estudos
Norberto Bobbio. Essa foi uma iniciativa
da Bolsa de Valores de São Paulo, mais
especificamente de seu presidente à época, Raymundo Magliano Filho, um grande
admirador do trabalho e da obra do pensador italiano.
O Instituto foi idealizado para pesquisar e divulgar no Brasil o
legado de Norberto Bobbio, que dedicou sua vida a reflexões
fundamentais sobre democracia, direitos humanos, sociedade civil e a relação dos indivíduos com o Estado.
Para cumprir essa importante missão, o Instituto patrocina e edita
livros, realiza eventos, organiza grupos de estudos, mantém uma
biblioteca de acesso público e promove o debate com instituições
do mundo jurídico, do mundo acadêmico e da sociedade civil.
Ele atua em parceria com o Centro Studi Piero Gobetti, de Turim,
instituição que cuida do legado acadêmico de Bobbio na Itália.
Report dell’Aea su gennaio
Alitalia prima per
puntualità in Europa
ROMA – Alitalia prima
per puntualità fra i vettori europei, a gennaio,
in partenza. Non è un
“pesce d’aprile” tardivo,
ma l’effetto della riorganizzazione della compagnia guidata da Rocco
A gennaio l’Alitalia è stato il primo vettore Sabelli. Il traguardo ha
europeo per puntualità (l’84,3% dei voli)
ancora più rilievo, dal
momento che fra le prime dieci su 22 non ci sono le grandi compagnie:
Lufthansa è al 21º posto, Swiss al 19º, Air France e Iberia, a pari merito,
al 13º. È quanto emerge da un report riservato dell’Aea (l’associazione
europea che raggruppa 22 aviolinee). Il tasso di puntualità dei 18.300
voli Alitalia in partenza a gennaio è stato dell’84,3%, superiore di punti
rispetto alla media Aea. Seconda, Austrian Airlines (82,4%) poi la
scandinava Sas (82,4%). Sarebbe interessante conoscere anche il dato
della puntualità in arrivo, spesso condizionata dal livello dei servizi a
terra. Intanto migliora anche la riconsegna del bagagli, nel primo trimestre, il numero di quelli consegnati in ritardo si è dimezzato. Cauto
entusiasmo da parte del direttore operative di Alitalia, Giancarlo Schisano, secondo il quale “la puntualità dei nostri voli oggi è decisamente buona”. Anche febbraio, ha concluso, è andato bene: “Puntualità
dell’82% e andamento molto soddisfacente, ottimo su Milano-Roma e
Torino-Roma superiore a 90%”.
Sant’Agata 2010
An Unforgettable
Night Una Serata
Indimenticabile
Speech by the President of the Fratellanza Sammarinese of
NY Sanzio Vagnini
It is an honor for me as
President to represent
this great organization.
Our forefathers immigrated to America with
little more than a dream
for creating a better life
for their families.
They arrived here not
knowing the language
or the culture, but with
hard work, dedication,
honesty, and love for their families, their dream was realized.
Eventually, the Sammarinese people established this organization, the Fratellanza Sammarinese. It was a place where they
could meet – a home away from home – where they could speak
their language, share experiences, help one another, socialize
with other families, and keep their traditions alive, while becoming adjusted to their new lives in America.
Today, as Sammarinese, we are extremely proud of our forefathers. Although times have changed since they started their
journey to America, we still have many things in common. We
are all proud of our heritage, and want to continue to share it
with our children, grandchildren, and great-grandchildren, so
they too, will know their families’ legacy in San Marino. The
Sammarinese immigrants are an asset not only in America, but
also to San Marino because of their love, dedication, and pride
for both nations. The Sammarinese here today value their heritage, and will never forget the vision and courage their forefathers.
È un grande onore nelle vesti di Presidente rappresentare questa magnifica organizzazione.
I nostri antenati arrivarono negli Stati Uniti con poco più di un
sogno per creare una migliore vita per i loro famigliari, non
sapendo la lingua o la cultura, ma hanno saputo raggiungere il
loro sogno con duro lavoro, con grande onestà nel loro vivere
e amore nelle loro famiglie.
Nel tempo, crearono quest’organizzazione, la Fratellanza Sammarinese. Un luogo d’incontro, una seconda casa dove potevano parlare la madre lingua, condividere idee, aiutandosi nelle
vicissitudine, scambiandosi notizie tanto ricevute dalla lontana
Patria quanto di eventi famigliari, in tal modo conservarono
vive le tradizioni della nostra etnia, mentre si integravano nel
nuovo mondo.
Tutt’oggi, in questa nuova Terra, siamo orgogliosi dei nostri
padri e sebbene i tempi sono cambiati dal loro arrivo, molto ci
ravvicina: l’essere fieri della nostra eredità, viverla nelle nostre
famiglie e tramandarla ai nostri figli, nipoti, pronipoti così portarli a conoscenza oltre alla storia delle proprie famiglie, anche
l’attaccamento che si deve alla nostra madre Terra.
Oggi non solo siamo un bene per questa Terra che ci ha ospitato ma così anche, siamo e possiamo esserlo per la nostra piccola Repubblica. I Sammarinesi qui residenti sono orgogliosi della
loro eredità e mai dimenticheranno la visione ed il coraggio dei
loro Padri.
A Índia pode alcançar
um crescimento de dois dígitos
A Índia poderá alcançar um crescimento de dois dígitos nos dois últimos anos do 11 º Plano Quinquenal se a tendência atual de
crescimento continuar, declarou o Ministro das Finanças, Pranab Mukherjee, em Calcutá, no dia 12 de junho.
A economia indiana cresceu 6,7 pontos percentuais em 2008-09 e 7,4 pontos percentuais em 2009-10. A última pesquisa econômica
projetou uma taxa de crescimento de cerca de 8,5 pontos percentuais para o corrente fiscal. “Se esta tendência se mantiver, teremos um
crescimento de dois dígitos até o final do 11 º Plano, que é em 2012,” disse Mukherjee aos jornalistas à margem de uma cerimônia.
“Meu objetivo é romper a barreira do crescimento de dois dígitos. É uma exigência. Para mim, o crescimento não é apenas uma porcentagem de estatística.
Significa mais empregos, riqueza e acesso,” disse ele. Afirmando que tem havido uma mudança de paradigma na abordagem econômica
da Índia e na atitude, Mukherjee disse que “ela está numa direção positiva”.
Mala Diplomatica
A Art Invest, com o apoio do Consulado de
Luxemburgo, tem organizou o próximo concerto da série “Musica no MASP Internacional”, que foi realizado em 30 de junho de 2010,
quarta-feira, com a Orquestra Tallinn Chamber Orchestra,
da Estônia.
O concerto aconteceu, no Grande Auditório do MASP, após
o tradicional coquetel de recepção.
O Embaixador dos Estados Unidos da América, Thomas A. Shannon, e o Cônsul Geral
Thomas J. White convidou o Sr.(a): Giuseppe
Di Montelupo para celebrar o 234º Aniversário da Independência dos Estados Unidos da América.
Dia 08 de julho das 12:30h às 14:30h na Câmara Americana
de Comércio – Amcham
Panorama El mundo
en imágenes
La princesa Lalla Salma de Marruecos preside la apertura del
Festival de Fez. – La princesa Lalla Salma, esposa del Rey
Mohamed VI de Marruecos, asistió a la ceremonia de apertura
del Festival de Músicas Sacras del Mundo, popularmente conocido como Festival de Fez, que este año celebra su decimosexta edición. La princesa, que lució una espléndida imagen
con un traje típico marroquí y su larga cabellera, pudo disfrutar del espectáculo ofrecido por el Real Ballet Clásico de Camboya, acompañada por Bernadette Chirac, ex primera dama
francesa.
A produção industrial
cresce17,6
A produção industrial da Índia cresceu no sétimo mês consecutivo em abril com 17,6 pontos percentuais comparado ao
ano anterior devido ao aumento dos gastos com infra-estrutura e à melhora das exportações, conforme os dados oficiais
divulgados em 11 de junho.
Este é o maior aumento desde dezembro de 2009, quando o
índice de produção industrial (IIP) cresceu 17,7 pontos percentuais. O setor manufatureiro, o maior componente do índice, subiu 19,4 pontos percentuais em abril em comparação
com o mesmo mês do último ano fiscal, enquanto a produção
mineira foi de 11,4 pontos percentuais e a geração de energia
cresceu 6 pontos percentuais.
A produção de bens de consumo duráveis cresceu 37 pontos,
em comparação com um aumento de 32 pontos em março de
2010.
A produção de bens de capital subiu 72,8 pontos percentuais,
devido a uma menor base no mesmo período do ano passado.
O Ministro das Finanças, Pranab Mukherjee, disse que o crescimento da produção industrial foi mais animador.
6
Sulla tragedia dell´otto settembre sono stati scritti volumi di articoli de tutti i versanti politici. Per la prima volta si sprono gli archivi riservati G.L.M.
ISTITUTO DELLA REALE CASA DI SAVOIA ONLUS - IL CENTRO STUDI COMUNICA
Otto settembre, non morì la Patria
Franco Malnati - 9ª parte
Hitler medesimo si era reso conto, ad un certo punto, della
minaccia. Incontrando Mussolini appena liberato da Skorzeny,
lo disse apertamente: la resa italiana, se sfruttata a dovere,
poteva attrarre quella tedesca.
Il Primo Ministro britannico non nascose mai questa sua
propensione, e la sostenne con energia. Ma incontrò subito
forti difficoltà. Gli americani non erano affatto
entusiasti, e mettevano avanti mille dubbi. La
verità era che dietro di loro stava Stalin.
Stalin sapeva perfettamente che, nonostante il
grande successo ottenuto nell’inverno 194243, prima di sconfiggere definitivamente un
grande esercito come quello tedesco, ricacciandolo al di là dei confini prebellici, e, peggio
ancora, prima di potere a sua volta invadere
l’Europa Centrale ed Orientale, sarebbero passati non mesi, ma anni. Quindi, una fine della
guerra in Occidente già nel 1943, con una
rapida vittoria anglo-americana e con il consolidamento di una serie di Stati conservatori,
liberali e democratici sotto tutela anglosassone, lo avrebbe in pratica estromesso dal grande gioco mondiale, mettendo forse anche in discussione le conquiste ottenute
nel 1939 e 1940 con l’aiuto tedesco. Sarebbero rimaste a suo
carico le gravissime perdite umane e le vaste distruzioni subite
durante la guerra dal suo Paese. In altre parole, una vittoria di
Pirro.
L’interesse sovietico era esattamente contrario a quello degli
inglesi e degli europei in genere. Bisognava assolutamente che
la guerra si prolungasse, e, soprattutto, che cadesse il progetto
di colpire il “ventre molle” della Germania. La via maestra
consisteva nel premere affinchè il “secondo fronte” si realizzasse, sì, e in misura imponente, tanto da obbligare Hitler ad
una grande guerra su due fronti come nella prima guerra
mondiale, ma nel luogo più lontano possibile dalle zone che
l’Armata Rossa sperava di raggiungere in un tempo ragionevole. Questo luogo era la Francia.
Così, la tesi che gli americani filosovietici portarono avanti, in
opposizione a quella di Churchill, fu la suggestiva proposta
della invasione più diretta e banale, dalla Gran Bretagna verso
la Francia. Gli inglesi sarebbero ritornati nei luoghi che
avevano dovuto abbandonare nel 1940, a Dunkerque.
Certo, gli americani sapevano che l’impresa non era facile. I
tedeschi avevano fortificato tutta la costa francese, creando il
“Vallo Atlantico”. Per sbarcare, occorreva sfondare tutto un
sistema di bunker e casematte accuratamente predisposte. Non
solo. Poiché la Wehrmacht aveva grosse forze pronte ad
intervenire nei punti minacciati, sarebbe stato inevitabile stroncare la rete ferroviaria francese, e per farlo doveva essere
organizzata una grandiosa offensiva aerea, con il rischio di
massacrare la popolazione francese (cosa che puntualmente
accadde).
Per preparare una impresa del genere, dunque, prendere tempo
era essenziale. Tutto andava rimandato di un anno o poco
meno, dato che uno sbarco prematuro fallito avrebbe avuto
effetti psicologici disastrosi. Inoltre, creare in Francia alcune
teste di ponte, o addirittura un fronte continuativo, o perfino,
nella prospettiva più brillante, conquistarla tutta, non portava
alla immediata fine della guerra. I tedeschi avevano ancora, per
difendere il loro territorio nazionale, la vecchia “linea Sigfrido”.
Non si poteva abbozzare un piano più dilatorio e disastroso di
questo!
La decisione dello scontro non fu immediata. Si andò avanti
per almeno un anno con lunghi promemoria e scambi di
vedute. Ma, innegabilmente, il fatto che le operazioni angloamericane nello scacchiere europeo si svolgessero nel Mediterraneo, prima in Egitto, poi in Libia, quindi in Marocco, Algeria
e Tunisia, infine in Sicilia, favoriva la visione di Churchill, che
andava realizzandosi in concreto, sul terreno e non sulla carta.
Ancora nel luglio e nell’agosto 1943 i risultati ottenuti avevano
raggiunto dimensioni così rilevanti che neppure il più prevenuto poteva chiudere gli occhi alla possibilità, non prevedibile
neppure pochi mesi prima a Casablanca (quando, addirittura,
gli americani stavano attraversando, fra Tunisia e Algeria, la
grave crisi del Passo di Kasserine), di una vittoria totale su
Hitler per la via intrapresa.
Il Maresciallo sudafricano Jan Christiaan Smuts espresse
chiaramente più e più volte a Churchill la sua profonda
convinzione che si dovesse resistere saldamente ad ogni
pressione americana intesa a cambiare rotta proprio nel mo-
7
mento decisivo.
D’altra parte, Churchill si trovava, a Québec, di fronte ad un
muro invalicabile. Troppo grande era ormai l’influenza americana per potere insistere. Il gruppo Hopkins-Morgenthau era
determinato a sciogliere per sempre il nodo. Un energico
“stop” venne imposto ad ogni operazione importante nel
Mediterraneo. Furono ufficialmente e per sempre
privilegiati da un lato la futura impresa francese
(“Overlord” in Normandia, e “Anvil” in Provenza), e dall’altro l’Estremo Oriente, in special modo
la Birmania. La resa italiana diventò un caso
politico senza sbocchi. L’Italia si arrangiasse pure
sotto il tallone nazista. I Balcani restassero nel
loro caos endemico fino a che i tedeschi, bontà
loro, avessero deciso di ritirarsi (tanto, erano
truppe scioccamente sottratte al fronte russo, e
quindi un favore regalato in anticipo a Stalin).
Churchill ribolliva dentro di sé. Ma tacque.
Smuts, con furibondi esposti in data 31 agosto,
3 settembre e 9 settembre, protestò drammaticamente. Nell’ultimo chiese addirittura che gli accordi di Québec venissero annullati. Churchill rispose per iscritto,
lasciando chiaramente comprendere che riconosceva le buone
ragioni del suo collaboratore, ma, sostanzialmente, allargando le braccia.
Come chi dicesse: “non ho potuto fare
nulla”.
Tutto questo lo si reperisce nelle memorie di Churchill, e dunque è Storia,
che non poteva, e non può, essere
occultata.
Ma la “vulgata” del dopoguerra ha
adottato, per assicurare copertura agli
autori del misfatto, l’abile tattica di
raccontare i fatti in modo disinvolto, come fossero naturali ed
ineluttabili, omettendo il commento approfondito sulle conseguenze vicine e lontane, nella loro enormità.
A ben guardare, le conseguenze italiane, di cui dirò subito, non
furono che una parte, e non la più importante, di quanto
accadde.
L’improvviso svuotamento della Quinta e dell’Ottava Armata, la
cui forza era quella indicata dal noto libro del generale Jackson,
cioè sei divisioni in tutto (una in Calabria, una a Taranto,
quattro nel Golfo di Salerno), diede luogo ad una situazione
militare molto pericolosa. La sola mossa realmente utile fu
quella che non era stata compresa nei piani di Eisenhower, e
che fu dovuta ad una saggia iniziativa del generale inglese
Alexander: parlo dell’occupazione di Taranto. La divisione di
Montgomery sbarcata, già da cinque giorni, in fondo alla
lunga, stretta e montuosa penisola calabrese, stava avanzando
a gran fatica, disturbata dalle retroguardie tedesche che si
ritiravano con tutta calma, e il 9 settembre era ancora dalle parti
di Catanzaro. Quanto all’operazione “Avalanche” (Valanga!!), la
stessa era capitata nella pianura costiera dalle due parti del
fiume Sele, dominata da un anfiteatro montano, e stava
naufragando miseramente di fronte ad una violenta controffensiva tedesca. Essa era stata mal preparata, mal diretta, e,
soprattutto, affidata a forze numericamente
insufficienti. Il luogo era stato prescelto soltanto perché si trovava all’estremo limite
dell’autonomia dei caccia-bombardieri che
dovevano appoggiarla dall’aria, ma era un
luogo infelice, malsano, inadatto a sboccare
in zone più praticabili.
A un certo punto, fra il 13 e il 14 settembre,
ci si preparò, nientemeno, ad un possibile
reimbarco.
La faccia fu salvata proprio dal “colpo” di
Taranto, e dal collegamento con gli sviluppi
militari fra italiani e tedeschi nel vicino Salento e, in genere, nella Puglia centrale. L’intera
area tra Lecce, Taranto, Brindisi e la Terra di
Bari era rimasta in possesso degli italiani o
degli inglesi. Questo significava, tenuto conto degli altri combattimenti in corso nella
testa di ponte di Salerno e in Calabria, che le truppe tedesche
in Calabria si trovavano teoricamente a rischio di accerchiamento. Una puntata dalle Puglie verso l’imboccatura della
Calabria avrebbe chiuso loro ogni via di ritirata.
Kesselring, pertanto, si affrettò a dare ordini perché quelle
forze si ritirassero di gran carriera verso la Basilicata, in modo
da condurle, con una manovra a ventaglio, a coprire la fascia
adriatica (fino ad allora del tutto scoperta).
La veloce ritirata diede via libera al sorpreso Montgomery, le
cui avanguardie in pochi giorni poterono raggiungere l’estremo
lato della testa di ponte di Salerno e la sbloccarono, mentre il
proposito di reimbarco rientrava, e la flotta interveniva dal mare
con i suoi cannoni per respingere le punte avanzate tedesche,
che si erano avvicinate alla costa pronte a tagliare in due le
divisioni sbarcate.
Questa la vera storia, che nessun commentatore vi racconta, in
quanto tutti si affannano ad attribuire il salvataggio della testa
di ponte ad una mirabile e miracolosa impresa della Ottava
Armata britannica……..la quale (giova ripeterlo!) non pensava
neppure lontanamente, ancora il 3 settembre, di spingersi oltre
Catanzaro!
Ma per gli “alleati”, risolto il problema immediato di sfuggire
ad una clamorosa batosta militare subito dopo avere celebrato
un trionfo politico, si pose un nuovo ed inatteso interrogativo.
Infatti, il risultato complessivo era andato al di là della
previsione restrittiva voluta a Québec. La ritirata strategica alla
quale Kesselring era stato costretto aveva inopinatamente
dato luogo ad un fronte continuato, dal Tirreno all’Adriatico,
e su questo fronte, ora, bisognava combattere una “battaglia
d’Italia”. Quella che verrà poi definita, dagli storici, “una
guerra inutile”. Inutile in quanto non contemplata dai piani dei
grandi strateghi che avevano preso in mano la guerra, e che
ormai si preoccupavano soltanto di come conquistare la
Francia nel 1944. Essa, però, era scaturita dagli eventi, e non
era più possibile ignorarla, sicché i comandi anglo-americani,
“obtorto collo”, dovettero prenderne atto, anche di fronte alla
loro opinione pubblica, alla quale fu detto che ormai l’obbiettivo
era almeno quello di arrivare a Roma.
L’intera Italia Meridionale, infatti, era già acquisita alla loro
occupazione. Oltre la Calabria, la Basilicata, le Puglie e gran
parte della Campania erano state evacuate, sia pure battagliando, dai tedeschi. Si era inoltre verificato un fenomeno
importante (purtroppo trascurato, e spesso quasi ignorato): la spontanea resistenza delle popolazioni del
Sud contro le prepotenze
delle truppe naziste. Gli episodi non furono affatto isolati e sporadici, bensì addirittura generalizzati. Decine
e decine di città e paesi fecero registrare scontri sanguinosi
con le retroguardie di Kesselring, per mille motivi diversi
(requisizioni, arruolamenti forzati, violenze varie), e spesso vi
furono vere e proprie stragi di civili. Non ebbero alcuna parte,
in questi avvenimenti, i partiti politici antifascisti; si trattò di
una reazione apolitica e anche patriottica, riconducibile alla
frattura causata, nei rapporti fra ex alleati, dall’attacco tedesco.
Il caso più eclatante fu quello della capitale del Mezzogiorno,
Napoli, che esplose in una rivolta popolare infliggendo alla
guarnigione tedesca serie perdite, tanto da meritare una menzione nel bollettino di guerra del Comando germanico (questo
riferì che la città era stata abbandonata dalle truppe tedesche
per potere reprimere una insurrezione “badogliana” scoppiata al
suo interno). Va detto che il popolino napoletano ebbe,
nell’occasione, oltre cinquecento morti.
Alcune centinaia di chilometri ad occidente, poi, era accaduto
un altro fatto importante: la ritirata tedesca dalla Sardegna e
dalla Corsica.
Non vi era nulla di eccezionale e di anormale. La Wehrmacht
era presente, nelle due isole, con forze modeste, e l’idea
dell’abbandono di queste posizioni avanzate rientrava nella
logica più elementare, pur nell’incertezza sulle azioni angloamericane. All’annunzio dell’armistizio, i reparti che si trovavano nel nord della Sardegna, fallito il tentativo di occupare la base de La Maddalena,
attraversarono le Bocche di Bonifacio e passarono in Corsica, dove si accesero aspri combattimenti con le divisioni italiane che vi si
trovavano e che tentavano di impedire loro di
arrivare a Bastia per imbarcarsi verso la Toscana.
Alla fine, il reimbarco riuscì. Italiani e tedeschi
ebbero forti perdite. Comunque, in pochi giorni entrambe le isole erano libere, a disposizione degli anglo-americani, i quali, in esecuzione della clausola 8 dell’armistizio, imposero
che gli italiani abbandonassero la Corsica a
loro ed ai francesi.
Quindi, la sventurata e vilipesa Italia aveva
regalato ai superbi vincitori anche due basi
fondamentali per la prosecuzione della guerra,
basi la cui eventuale conquista non era stata presa neppure
in esame durante la fase armistiziale.
Fra l’altro, viene naturale osservare che se i grandi generali
delle “Nazioni Unite”, nei colloqui col povero Castellano,
avessero tenuto in considerazione la dislocazione delle forze
tedesche, carenti proprio ad Occidente (Sardegna e Corsica) e
ad Oriente (fascia adriatica), dislocazione che era loro ben
nota, avrebbero cancellato sicuramente gli assurdi piccoli
sbarchi in Calabria e Campania, limitandosi a riempire i vuoti
e ad occupare senza colpo ferire le zone scoperte. Dalle basi
sarde e còrse sarebbe poi partito un appoggio aereo e navale
tale da consentire uno sbarco in grande stile in un qualunque
punto delle coste tirreniche italiane, dalla Calabria alla Liguria.
In poco tempo, l’intero territorio italiano avrebbe potuto essere
sottratto alla triste sorte di diventare campo di battaglia
Certo, occorreva la volontà politica di fare ciò. E invece, vi era
la volontà politica esattamente opposta.
Segue proximo numero
AutoMotoEsporte
Por Marcos Alabarse
Nova Ferrari 458 Italia é lançada no Brasil
O Brasil é o primeiro país da América Latina a
receber o novo modelo V8 coupè de motor traseiro
A mais nova Ferrari V8 coupè de motor traseiro,
a 458 Italia, chega hoje ao país. O Brasil é o primeiro país da América Latina a receber o superesportivo que será comercializado no Brasil a partir
do segundo semestre no revendedor oficial da
marca no país.
A Ferrari 458 é uma homenagem à Italia. Uma síntese de estilo, talento criativo, paixão e tecnologia
de ponta - características pelas quais este país é bem
conhecido. Por esta razão a marca decidiu incluir o
nome de sua pátria ao tradicional algarismo que representa o número de cilindradas do carro.
Tecnologia
A Ferrari 458 Italia é um carro completamente novo de todos os
pontos de vista: motor, design, aerodinâmica, dirigibilidade, instrumentação e ergonomia, apenas para nomear algumas características. Berlinetta de dois lugares, a máquina, como já é tradição
para todos os carros de rua da Ferrari, beneficia-se e muito da
experiência da companhia na Fórmula 1. Isto é particularmente
evidente na velocidade e precisão com a qual o carro responde
aos comandos do motorista e no foco dado à redução do atrito
interno do motor, para menor consumo de combustível em relação
à F430 - apesar de a cilindrada total e a potência do motor terem
aumentado.
A 458 Italia tem um inovador espaço interno com novo painel e
direção – resultado direto da prática das pistas. Mais uma vez a
contribuição de Michael Schumacher – que esteve envolvido desde o início do projeto – foi muito valiosa.
O design Pininfarina evidencia o completo desligamento do pas-
sado nas linhas deste carro. A 458 Italia tem um compacto e aerodinâmico perfil, destacando os conceitos de simplicidade, eficiência e leveza que inspiraram o projeto. Como em qualquer
Ferrari, as linhas do carro foram muito influenciadas pelas exigências da eficiência aerodinâmica. Como pode
ser constatado a pressão aerodonâmica gerada pelo
novo modelo é de 140kg a 200km/h. A frente apresenta uma abertura única para a grade dianteira
e tomadas de ar laterais com apêndices e perfis
aerodinâmicos para direcionar o ar aos radiadores e ao novo fundo plano. A frente apresenta, também, pequenas aletas flexíveis que geram pressão aerodinâmica e, assim que a velocidade aumenta, deformam para reduzir a seção
frontal das entradas do radiador e reduzir arrasto aerodinâmico.
Motor
A nova V8 de 4499 cilindradas é a primeira Ferrari com motor de
injeção direta instalado na parte traseira. A taxa de compressão é
muito baixa, típica de motores de corrida, o que contribuiu para
alcançar a taxa de 12.5:1. Equipado com o tradicional virabrequim
plano, o motor desenvolve 570 cavalos a 9000 rpm e, com a impressionante produção de 127cv/litro, alcança uma nova marca - não
só para toda a linha Ferrari e a história da companhia, mas também
para o inteiro segmento de mercado. O torque máximo é de 540 Nm
a 6000 rpm, mais de 80% do que está disponível a partir dos 3250
rpm. O torque específico é um recorde: 120Nm/litro. Entretanto, o
que é realmente impressionante é a quantidade de torque ainda
disponível enquanto se mantém altos níveis de potência em baixas
rotações.
Villeneuve confirma
parceria com
Durango para 2011
Canadense faz aliança em busca de vaga e retorno
Campeão Mundial em 1997,
Jacques Villeneuve confirmou
em julho a aliança com a equipe italiana Durango para tentar ingressar na F-1 no próximo ano.
A notícia foi confirmada pelo
próprio canadense, que ficou
preocupado com algumas especulações e decidiu dar alguns esclarecimentos ao público.
“Existem uma quantidade de rumores circulando no momento e queria esclarecer algumas coisas antes que elas fiquem
descontroladas”, afirmou o canadense, em um comunicado.
“A equipe será uma operação conjunta com a Durango e
baseada fora da Itália. Para ser bem claro, todo o dinheiro
vem de patrocinadores corporativos, e não de investidores
particulares”, completou Villeneuve, fora da F-1 desde o meio
da temporada 2006.
Depois de se aventurar na GP2, sem muito sucesso, a Durango atualmente participa do campeonato Auto GP, que compete com os carros da primeira geração da A1 GP e tem o
brasileiro Carlos Iaconelli como um de seus representantes.
O time possui inscrição para concorrer pela 13ª e última vaga.
Rossi conhecerá
Ducati
antes de previsto
Woods ainda é o esportista
mais bem pago do mundo
O golfista Tiger Woods ainda é o atleta mais bem remunerado do mundo, de acordo com um ranking publicado.
Woods atingiu o topo da lista dos 50 atletas mais bem
pagos do mundo pela 7ª vez consecutiva, embora seu
lucro total tenha caído 10% em 2010, para US$ 90,5
milhões, segundo divulgou a Sports Illustrated em
seu site. Os lucros do golfista, um dos maiores de
todos os tempos, também decaíram em comparação a
2008 (cerca de 40%), quando ganhou US$ 127,9 milhões.
De modo geral, os salários médios da lista de atletas norte-americanos subiram 11%, para um recorde de US$ $ 26,2 milhões, enquanto os ganhos de 20 estrelas internacionais elevaram-se em
1,7%, saltando para cerca de US$ 30 milhões. O tenista Roger
Federer, que ganha US$ 61,8 milhões, ultrapassou o jogador de
futebol David Beckham na liderança dos atletas internacionais,
até então mantida pelo craque inglês por dois anos.
Kaká ocupa posição de Ronaldinho na lista internacional
Dois brasileiros fazem parte da relação de esportistas mais bem
pagos do mundo: Kaká, em 11º lugar, com US$ 25,1 milhões, e
Ronaldinho Gaúcho, que antes ocupava a 11ª posição e agora é o
16º, com US$ 23 milhões.
De acordo com a lista de 2010, os ganhos do número 1 mais bem
pago, Tiger Woods, são compostos de US$ 20,5 milhões em recei-
tas e US$ 70 milhões em endossos de patrocinadores,
como Nike e Electronic Arts, informou o SI.com.
Woods disputou diversos torneios desde sua volta,
em abril, após um exílio de cinco meses, mas ainda
não conquistou nenhum novo título. Seu rival, Phil
Mickelson, é o segundo do ranking norte-americano,
com US$ 61,7 milhões, e um dos “top 10”, incluídos
quatro jogadores da NBA – LeBron James é o número
4, com US$ 45,8 milhões.
Entre os “10 mais” ainda se incluem o boxeador Floyd
Mayweather Jr (nº 3, com US$ 60,3 milhões), duas estrelas da Liga
Profissional de Beisebol – um deles é Alex Rodriguez, em 5º (US$
37 milhões) – e o jogador Peyton Manning, do Indianapolis Colts
e da National Football League (em 9º lugar, com US$ 30,8 milhões),
diz o site.
Messi é o 2º entre esportistas internacionais
Na lista internacional, Federer saltou da 9ª posição do ano passado para o 1º lugar, já que seus ganhos dobraram; enquanto Beckham caiu para o 3º lugar, com US$ 40,5 milhões menos que o
jogador de futebol do ano pela FIFA, o argentino Lionel Messi,
que acumulou US$ 44 milhões.
Logo atrás vêm o craque português Cristiano Ronaldo, com US$
40 milhões, e o boxeador Manny Pacquiao (US$ 38 milhões). A
tenista Maria Sharapova é a única mulher a compor o ranking, em
20ª na lista internacional, com US$ 19,9 milhões.
Contratado pela Ducati
por duas temporadas o
italiano Valentino Rossi
entrará em contato com a
moto da equipe e iniciar
seus ajustes para a próxima temporada antes do
esperado.
De acordo com a publicação italiana “La Gazzetta dello
Sport”, o heptacampeão já partirá para o time italiano após
a última prova da temporada, que acontece em 7 de novembro, em Valência.
Ainda Rossi deve levar cerca de 14 milhões de euros (o
equivalente a R$ 31 mi) por temporada na atual equipe de
Nicky Hayden e Casey Stoner, que já teve sua transferência para a Honda confirmada.
O fato de Valentino poder conhecer antecipadamente a moto
da Ducati é bem diferente de quando ele foi contratado
pela Yamaha, no final de 2003. Na ocasião, Rossi precisou
esperar quase dois meses para treinar com a M1.
8
Calcio. L’avvincente storia di una delle più blasonate squadre brasiliane
Palmeiras, la vittoria è nostra!
di Paolo Meneghini - Messaggero di Sant`Antonio
La formazione nacque quasi cento anni fa con il nome di Palestra Itália dall’idea di quattro italiani arrivati a San Paolo. Oggi
indossa la maglia azzurra con lo stemma sabaudo. Ma la torcida
è tutta tricolore.
San Paolo
Ci sono molti angoli, a San Paolo, che sono lì a testimoniare la più
che secolare presenza italiana:
potremmo citare l’edificio Itália,
l’Edifício Matarazzo – disegnato
da Piacentini –, il Museo d’Arte
Moderna – opera di Lina Bo Bardi
–, gli storici quartieri di Mooca e
del Brás, le 15 mila pizzerie. E tanto altro ancora. Ma se c’è un luogo dove, più di ogni altro, si respira aria di casa, nonostante i 10 mila
chilometri di distanza dall’Italia,
questo si chiama Palestra Itália. Il
complesso sportivo, situato nel
quartiere Perdizes, zona ovest della città, è un’oasi di verde e di
tranquillità nella frenetica vita paulistana. Al suo interno ci sono im- Sede do palestra Itália em 1915
pianti sportivi dove si possono
praticare 27 diverse discipline: dalle arti marziali al tennis, dal basket
alla ginnastica artistica; ci sono bar, ristoranti e saloni per le feste
comunitarie. Ma c’è, soprattutto, uno stadio di calcio da 28 mila
spettatori dove gioca uno dei più gloriosi team di tutto il Brasile: il
Palmeiras.
Appena varchiamo i cancelli del club, ci viene incontro Jota Christianini, storiografo e responsabile dell’Archivio storico del Palmeiras, che ci accompagna nel Sancta Sanctorum della Società, i
saloni dove sono esposti tutti i trofei – sono decine e decine –
conquistati dai Verdi in quasi un secolo di vita.
L’avventura di Palestra Itália ebbe inizio nel 1914 su iniziativa di
Luigi Cervo, Vincenzo Ragognetti, Luigi Emanuele Marzo ed Ezequiel Simone, quattro italopaulistani che ebbero l’idea di fondare
una squadra di calcio tutta italiana dopo che una tournée del Pro
Vercelli e del Torino in terra brasiliana, aveva acceso gli entusiasmi
della vasta colonia italiana di San Paolo. Lo scopo principale
dell’iniziativa, come si legge in un messaggio di Ragognetti pubblicato sul Fanfulla il 14 agosto
1914, era quello di dare vita a un
team tricolore “dal momento che
la nostra colonia è la più numerosa dell’intero Stato di San Paolo,
che già esistono altre associazioni italiane filodrammatiche e patriottiche... ma nessuno ha ancora
pensato di fondare una squadra
di calcio”.
All’appello pubblicato sulle colonne del Fanfulla risposero una cinquantina di giovani (tutti italiani o
figli di italiani) che si riunirono il
19 agosto al Salão Alhambra, nel
centro di San Paolo, per costituire la Sociedade Esportiva Palestra
Itália, cosa che avvenne ufficialmente una settimana più tardi.
Nasceva così la più esaltante avventura sportiva italiana fuori dai
confini nazionali.
La prima partita ufficiale della formazione in maglia verde fu disputata nel gennaio del 1915 a Sorocaba, a pochi chilometri da San
Paolo. La vittoria per 2 a 0 (reti di Bianco e Alegretti) fu la prima di
una lunga serie di successi. Nel 1916, Palestra Itália partecipa al
suo primo campionato paulista, e l’anno seguente sfiora la vittoria
finale (che arriverà comunque nel 1920), ma soprattutto incontra
per la prima volta gli acerrimi rivali del Corinthians battendoli sonoramente sia nella partita di andata che in quella di ritorno.
Riassumere in poche righe il secolare percorso sportivo del Palmeiras è pressoché impossibile, tanti sono gli episodi, le curiosità,
i trionfi da elencare, fra i quali una Coppa Libertadores, una Coppa
Mercosul, quattro campionati brasiliani e ventidue campionati
paulisti.
Nel 1942, con il Brasile sceso in guerra a fianco degli Alleati, il
Governo di Getúlio Vargas proibì a tutte le associazioni, i circoli e le
fondazioni brasiliane l’uso di qualsiasi riferimento alle nazioni
dell’Asse: Germania, Italia e Giappone. Anche Palestra Itália, naturalmente, rientrava in queste disposizioni, e il direttivo del club
tergiversò per dieci mesi prima di decidere il nuovo nome: alla fine
fu scelto Palestra de São Paulo. Ma le autorità, argomentando che
anche il nome “Palestra” evocava la nazione italiana (in portoghese il termine “palestra” significa “conferenza”), costrinsero la società a cambiare nuovamente nome, pena la cancellazione del club e
la confisca del suo patrimonio, stadio compreso, del quale era
pronto a impossessarsi il São Paulo Futebol Clube. Durante una
convulsa riunione notturna, fu
Mario Minervino a proporre il
nuovo nome: Palmeiras, e lo stesso Minervino volle che fosse messa a verbale una frase che diventerà storica: “E allora, se proprio
non vogliono che sia ‘Palestra’, ci
chiameremo ‘Palmeiras’, nati per
essere campioni”.
Un altro episodio che i tifosi ricordano con orgoglio, è quando tutto il Palmeiras ebbe l’onore – mai
più concesso a nessun altro club
– di vestire la maglia della Nazionale. Accadde nel 1965 in occasione di una partita fra la Nazionale
brasiliana e quella dell’Uruguay, organizzata per l’inaugurazione
dello stadio di Belo Horizonte, il Mineirão. La lega calcio brasiliana, CBF, decise che a vestire la maglia della Nazionale, in quella
circostanza, sarebbe stata la squadra del Palmeiras in blocco. Così
in quel match, vinto per 3 a 0, i giocatori, l’allenatore, il medico, il
massaggiatore e perfino il magazziniere dei Verdi rappresentarono
con grande orgoglio l’intero Brasile indossando la maglia della
Seleção.
Passati gli anni della guerra e della dittatura militare, l’anima autenticamente italiana del Palmeiras è tornata ad affermarsi come segno
distintivo di un club che rappresenta, in campo sportivo, la grande
epopea italiana a San Paolo.
Nella stagione 2009-2010 è stata lanciata una nuova maglia:
l’Azzurra (in onore della Nazionale italiana), che ha cucito sul petto l’antico stemma sabaudo, e che riporta sul fianco un tricolore su
cui è ricamato l’antico motto “Sappia che la Vittoria è Nostra”.
Anche nelle vene della torcida palmeirense scorre sangue italiano
a giudicare dalle coreografie tricolori che i tifosi mettono in scena
quando la squadra gioca in casa. Sono immagini, in tutta sincerità,
che fanno venire i brividi.
Il centenario della Palestra Itália sarà celebrato nel 2014, lo stesso
anno nel quale in Brasile si disputeranno i mondiali di calcio. Il
club paulistano si sta preparando a questo duplice appuntamento
con una serie di iniziative: la più importante delle quali è la ristrutturazione del glorioso Estádio Palestra Itália che diventerà – mantenendone il nome – una moderna arena polifunzionale completamente coperta, capace di ospitare 42 mila spettatori.
“Sarebbe un sogno – sono le parole di Jota Christianini – se ai
Mondiali del 2014 la Nazionale italiana decidesse di stabilire qui da
noi il suo quartier generale: aspettiamo gli Azzurri a braccia aperte”.
Lo stadio di Palestra Itália
Una macchia verde tra i grattacieli di San Paolo. A sinistra, la curva dei
tifosi del Palmeiras quando la squadra gioca in casa. Sotto, una rara
immagine risalente al 1915: giocatori, soci e dirigenti della Sociedade Esportiva Palestra Itália.
Primeiro jogo oficial em 1916 contra o Mackenzie
OCRIM S.A.
PRODUTOS ALIMENTÍCIOS
A FARINHA CERTA PARA O PRODUTO CERTO!
TRADIÇÃO E QUALIDADE EM FARINHADE TRIGO
Apresentação do uniforme - 1915
9
Com 57 anos de experiência, a OCRIM é um tradicional grupo empresarial de moagem de trigo, hoje possui unidades instaladas em
São Paulo, Nova Odessa, Belém, Santarém, Ananindeua e Manaus. Com uma extensa linha de produtos como FARINHA DE TRIGO
PARA PIZZA, CONFEITOS, BOLOS SALGADOS E PASTEL, além da tradicional farinha industrial e de panificação; produtos estes
especialmente desenvolvidos a partir da mais alta tecnologia na seleção apurada de grãos de trigo, para atender as necessidades
do mercado, mantendo sempre a tradição de comprometimento com a qualidade, bons serviços e respeitos aos clientes.
Rua Santo Eurilo, nº 62 – Jaguaré – São Paulo –SP – CEP 05345-040
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e-mail: [email protected] - site: www.ocrim.com.br
Ocrim! Uma história de sucesso
Pão do Velhão
Ocrim S.A. Produtos Alimentícios é um tradicional grupo empresarial de moagem de trigo,
fabricação de massas e biscoitos e fabricação de rações para
a alimentação animal. Fundado
e 27 de junho de 1951, é composto por quatro unidades
moageiras, instaladas em São
Paulo-SP Nova Odessa-SP,
Belém-PA e em Manaus-AM.
Uma unidade de fabricação de
massas e biscoitos instalada
em Ananindeua-PA e outras
duas filiais exclusivamento distribuidoras em Santarém-PA e
Manacapurú-AM.
A posição e o conceito que a
Ocrim desfruta hoje no mercado nacional, foram conquistadas em mais de meio século de
trabalho, graças aos padrões
de qualidade de seus produtos,
aos quais sempre se agrega o
valor de bons serviços prestados, seja no atendimento, seja
no pós-venda, garantindo sempre a satisfação de seus clientes e consumidores que representam um inestimável patrimônio para a organização.
O ano de 2007 traz inovações
nas linhas de massas e biscoitos, principalmente em nossa
marca Trigolino e também na
nossa participação em eventos
como a FISPAL, com destaque
para nossa linha de farinha de
trigo para pizzas, patrocinadora da 1° copa brasileira de pizzarias.
Esta unidade direciona toda a
sua produção de farinhas para
os vários segmentos industriais da Capital do Estado de São
Paulo, municípios vizinhos e
regiões.
Em 1953, nascia o terceiro moinho do grupo, na cidade de
Belém, capital do Estado do
Pará. Na época o primeiro moinho de trigo instalado na região
norte do Brasil, onde conquistamos um grande universo de
clientes fidelizados inclusive no
interior e regiões ribeirinhas.
São clientes que conhecem
bem a qualidade dos nossos
produtos, e os utilizam nos variados segmentos produtivos
que se estendem também ao
Estado do Amapá, onde comercializamos diretamente e através de distribuidoras locais.
Em 1961, ampliamos nossa atuação na região amazônica com
a construção do quarto moinho, na época, Industria Moageira de Trigos Amazonas S.A.,
atualmente incorporada como
Filial de Manaus, com a razão
social do grupo: OCRIM S.A.
PRODUTOS ALIMENTÍCIOS,
sendo até hoje o único moinho
de Trigo no Estado do Amazonas.
Em 2005 com a aquisição da fabrica de massas e biscoitos e
da marca Ricosa, voltamos a
atuar no ramo de fabricação de
massas e biscoitos, incrementando-a em 2006 com a criação
da marca Trigolino e de uma linha extensa de produtos.
Assim, o grupo OCRIM continua escrevendo a sua história
de tradiçao empresarial, atuando em um mercado de risco e
altamente competitivo. Ao longo desse período de intensa
atividade, investimentos significativos foram feitos para a
construçã de mais silos, ampliação da capacidade de moagem
e aquisição de novos equipamentos para o aprimoramento
da qualidade e autoatização
dos sistemas de embalagem em
todas as unidades moageiras.
História
Nosso primeiro moinho foi instalado na cidade de Nova
Odessa, Estado de São Paulo,
em 27 de junho de 1951 e desde então produz farinhas para
panificação, massas e biscoitos, pré-misturas para uso doméstico, atendendo todo o interior do Estado de São Paulo
e Sul de Minas Gerais.
Em 1952 iniciávamos as obras
de construção do segundo
moinho, no bairro de Jaguaré
em São Paulo-capital, onde
agora está localizado a administração central do grupo.
Ingredientes
- 1,5 kg de farinha de trigo
- 1 copo americano de açúcar
- 1 colher (sopa) de sal
- 1 copo americano de óleo
- 2 tabletes de fermento
- Meio litro de água morna
- Queijo e presunto para recheio
* Essa receita rende três pães
Modo de preparo
Coloca em uma bacia o açúcar, o sal, o fermento e o óleo (reservando um pouco para untar depois as
formas).
Acrescente a água morna e mexa com a mão até dissolver bem o fermento.
Em seguida, ponha farinha de trigo e misture.
Sove bem. Quanto mais você amassar, mais macio ficará o pão.
Quando chegar na consistência desejada, deixe a massa descansar por 30 min, coberta por um pano.
Passado esse período, você perceberá que a massa cresceu.
Unte as formas com o óleo que sobrou.
Separe a massa em três partes.
Abra a primeira, passando um pouco de óleo na mesa.
Use a mão e depois um rolo.
Coloque as fatias de queijo e coloque a massa na forma.
Jogue queijo ralado por cima.
Repita o processo na segunda parte da massa. Apenas o recheio mudará. Dessa vez, você usará
presunto.
Na terceira parte da massa, você pode colocar queijo, presunto ou nada. Fazê-lo puro mesmo.
Deixe os pães descansando por uns 15 min e leva para assar.
Depois de 20 ou 30 min, os pães estarão prontos.
Dica: Coloque uma forma de água no forno na última grade para deixar o pão crocante.
Tomatto (www.tomatto.com.br)
Pioneiro no cenário da enogastronomia paulistana, reconhecido pela Accademia Italiana della
Cucina, abriu as portas em 1983, como único ponto de encontro numa área nobre, na zona Sul,
que originariamente abrigava casas e clubes, mas foi povoando-se com centros comerciais,
escritórios e transportes públicos, até incorporar-se ao tecido urbanístico da cidade.
A iniciativa de abrir um restaurante para atender um grupo de clientes sofisticados e exigentes,
para oferecer uma verdadeira pizza italiana e pratos apreciados em todo o mundo, foi resultado
do empreendorismo de uma residente daqueles dias: a condessa Giulia Lantermo di Montelupo.
O Tomatto, que conta ainda com a mesma equipe original de vinte colaboradores e fiel escolhas iniciais na área gastronômica.
Recentemente um toque de modernidade em suas linhas arquitetônicas, ganhou uma dimensão
multifuncional, em sintonia com os tempos. Os atuais janelões de vidro na fachada criam doam
luz e alegria ao restaurante, em cuja sala central imperam dois gloriosos fornos a lenha, presentes desde a inauguração. A bom aproveitamento dos espaços internos proporciona uma maior
distância entre as mesas, que, aparelhadas com toalhas e guardanapos de linho claro, de
acordo com as refinadas idéias da dona da casa, podem acolher até cinqüenta hóspedes.
Um amigável bar, com várias mesinhas, que permite enganar a espera com prazer, e a abertura
de um salão de recepções para até 40 pessoas completam a multifuncionalidade das instalações, para atender as exigências dos clientes de hoje.
Patronato Enas
Aposentadoria/Pensione
O Patronato Enas oferece aos italianos e descendentes assistência totalmente gratuita nos requerimentos de aposentadoria em acordo internacional, reversibilidade e outras intervenções junto ao
INPOS (italiano) e/ou INS (brasileiro).
Cidadania/Cittadinanza
Oferece consultoria na preparação da documentação relativa ao processo de cidadania italiana e
outros documentos solicitados pelo Consulado.
Traduções/Traduzioni
Simples e juramentadas.
Endereço: Galeria Paulista 2001
(Ao lado do Consulado Italiano, a 50 metros do Metrô Consolação)
Av. Paulista 2001 – 12º andar – Cj. 1222 – Cerqueira César – CEP 01311-931 – São Paulo
Tel/Fax: (11) 3541-3274 – E-mail: [email protected] – Site: www.enas.org.br
R. Marechal Deodoro, 497
Chácara Flora - São Paulo - SP
Tel.: 5687.7250 / 5521.8387
www.tomatto.com.br
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