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ITALIAMIGA
ANO 16 - N ° 2
APRILE - 2010
L’ARBITRO
UBI ITALICUS IBI ITALIA
1
IL CoRaGGio DI DECIDERE
E DI AGIRE:
I n pi a z za l a de s t r a c i va p o co , m a
q ua nd o c i si va è f e s ta g r a nde .
2
sommario
06
POLITICA
14
LE VOCI DEL PADRONE
12
04
05
09
L’OASI DI NINFA
O MUNDO
INAUGURADO O MUSEU
GLOBAL DO COMUNISMO
TURISMO
19
CULTURA
LA CUPOLA DEL BRUNELLESCHI
EDITORIALE
ATTUALITÀ
DALL’AUSTRALIA CON AMORE
FATTI
IO ACCUSATO D’ESSERE MAFIOSO
10
PERSONALITÀ
GIAMBATTISTA DE GIUSEPPE
11
16
OPINIONE
COSA DIREBBE BOBBIO OGGI
GRANDES NOMES
GUGLIELMO MARCONI
20
GASTRONOMIA
GAMBRINUS
22
GASTRONOMIA
PASTINHAS TRICOLORES
23
PONTO FINAL
LA RICETTA DI BERLUSCONI
3
EDITORIALE
[email protected]
JORNALISTA RESPONSÁVEL
Edoardo Pacelli, nº 1398, OJB-RJ.
DESIGNER GRÁFICO
Juliano Ribeiro
Edoardo Pacelli
CONSELHO ACADÊMICO
Antonio Olinto, in memória
Geraldo França de Lima, in memória
Gilberto Ramos
Lorenzo Matteoli
IMPRESSÃO
Ortho Line Gráfica Digital
(21) 3902-9428
COLABORAÇÃO:
Lorenzo Matteoli
Carlos Brandão
Eunice Khoury Pacelli
Percival Puggina
José Nêumanne
Olavo de Carvalho
Célio Lupparelli
Vittorio Sgarbi
Paolo Della Sala
FOTOGRAFIAS
Juliano Ribeiro
Edoardo Pacelli
Adnkronos
Presidenza CDM, Livio Anticoli
Presidência
CARTAS
E-mail [email protected].
Telefax: (21) 2295 1481
A lato,
Renata Polverini la nuova Presidente
della Regione Lazio
4
Elezioni Regionali 2010. - Berlusconi si
gode le vittorie in Lombardia, Veneto,
Lazio, Piemonte, Campania e Calabria
come un successo tutto suo. Perché non
è solo nel Lazio che s’è buttato anima
e corpo, ma anche a Torino si è presentato per due volte in due settimane a
sostenere Cota. Anche lì, insomma, ci
ha «messo la faccia». Anche se arrivati
all’una di notte il premier fa un po’ di
conti e poi un brindisi. «Su 60 milioni di
italiani - spiega ai suoi - ne amministriamo oltre 40 milioni». Non c’è dubbio,
chiosa, che «il governo esce rafforzato
da questa tornata elettorale».
Per il Cavaliere, insomma, è una rivincita. Nei confronti di chi «ha provato ad
affossarlo con una campagna mediaticogiudiziaria che va avanti da un anno»,
ma pure una segnale «ai tanti» che già
pensavano al dopo.
Ma il dato elettorale che pesa di più è
quello che riguarda il premier e il governo. L’unico che nel panorama europeo
non viene punito dagli elettori, ragiona
con i suoi Berlusconi citando le vicissitudini elettorali di Sarkozy, Merkel, Brown
e Zapatero. Eppoi, continua a fare i
conti il Cavaliere, il dato elettorale «va
letto anche in termini di Pil». La Lombardia vale oltre il 20% del Pil italiano,
il Lazio l’11%, il Veneto quasi il 10%, il
Piemonte più dell’8%, la Campania oltre
il 6%.
Eleições Regionais 2010 – Berlusconi está
curtindo as vitórias em Lombardia, Veneto,
Lazio, Piemonte, Campania e Calabria como
próprio sucesso pessoal. Pois não apenas
no Lazio que atuou com alma e corpo, mas
igualmente em Turim ele se apresentou duas
vezes em duas semanas para apoiar o candidato Cota. Ai também colocou a sua cara.
À uma hora da noite o primeiro ministro faz
suas contas e depois um bríndise: “Sobre 60
milhões de italianos nós administramos mais
de 40 milhões”, explica. “Sem dúvida o governo sai fortalecido depois do pleito”.
Para o Cavaliere, em suma, trata-se de uma
revanche em relação a quem “provou destruí-lo através uma campanha mediáticojudiciária que procede há um ano” mas,
ao mesmo tempo, representa um sinal aos
muitos que estavam já pensando ao depois.
O dado eleitoral que mais pesa, porém, é o
que concerne o primeiro ministro e o governo. O Presidente Berlusconi é o único que
no panorama europeu não foi punido pelos
eleitores ao contrário com o que aconteceu
com os outros lideres como Sarkozy, Merkel,
Brown e Zapatero. E mais, o dato eleitoral
deve ser lido, igualmente, em termo de PIB.
A Lombardia vale 20% do PIB, o Lazio 11%, o
Veneto quase 10%, Piemonte mais do 8%, a
Campânia mais do 6%. Sem contar as outras
cinco regiões já administrada pelo centrodireita.
ATTUALITÀ
Dall’Australia con amore
Lorenzo Matteoli
Le notizie dall’Italia si accavallano
come un fiume in piena. Non c’è
tempo di digerire, assorbire, metabolizzare e, tantomeno, capire,
un fatto, un avvenimento, una catastrofe, uno scandalo, che si viene travolti da un’altra bordata di
incredibili notizie, fatti, catastrofi,
scandali. Una vera bufera. Frane di
fango, alluvioni, terremoti e post
terremoti, processi, sentenze, controsentenze, condanne, prescrizioni, pompini, escort, giovani coristi
trastullati da vecchi e illustri oltre
che potenti funzionari, cricche, favori, direttori di giornali massacrati
da scandali e riabilitati da controscandali, truffe fiscali da centinaia
di milioni di Euro , vere, finte, negate, affermate, liste di candidati
vere, finte, con firme, senza firme,
presentate non presentate, respinte non respinte, accettate, bloccate,
cambiate, milioni di Euro, decine di
milioni di Euro, centinaia di milioni
di Euro, lodi, processi brevi, legittimo impedimento riconosciuto, non
riconosciuto, vero, finto…magistrati, rossi, bianchi, neri, avvocati,
rossi, bianchi neri, presidenti, rossi,
bianchi, neri…
Ci si chiede dov’è la gente, dov’è
il paese normale. Dove sono quelli
che lavorano, che si alzano all’alba,
tornano a casa a notte, quelli che
studiano, quelli che insegnano, che
si preoccupano, che allevano figli,
che pagano le tasse, che pagano
l’affitto, che risparmiano soldi e si
fanno derubare dalle banche, che
invecchiano, che si ammalano e che
muoiono, quelli che curano, medicano, assistono, guariscono, quelli
che fanno funzionare i tram, i treni,
gli autobus, gli ospedali, le scuole,
che arano i campi, che raccolgono il
grano, che mungono le mucche, che
puliscono le strade, quelli che non
urlano, non saltellano, non girotondano, che non occupano….possibile
che un Paese di 60 milioni di abitanti veri, reali, normali, sparisca dietro una caligine nera, dentro a una
puzzolente nebbia imbastita da un
teatrino di pochi personaggi e rove-
sciata sui media da un’altro ristretto
clan di operatori professioinisti dello
“spin”?
No. Non è così.
La gente c’è, esiste a fa quello che
deve fare, tutti i giorni, normalmente. Sono probabilmente 59 milioni e
gli altri sono un milione. Scarso.
L’Italia che ci viene servita dai media è una sovrastruttura marginale,
una crosta spuria, un baccano creato ad arte…una gigantesca manipolazione mediatica.
Quale arte? Quale scopo? Per
conto di chi?
Good question.
Secondo me si tratta di una nuova
e satanica forma di terrorismo. Non
bombe, non dinamite sulla pancia
di fanatici suicidi, ma una droga informazionale sistemica, rovesciata
quotidianamente con fiumi di carta
e di inchiostro sui cervelli degli Italiani veri e normali.
Bisogna stare attenti perchè è una
droga letale: se si comincia a credere che il Paese sia quello confezionato dal gelatinoso terrorismo si
rischia forte. Si rischia di farlo vincere, il terrorismo in gelatina mediatica.
L’unica cosa che può salvare il Paese da questo insidioso gelatinoso
terrorismo è il bimillenario italico
scetticismo: speriamo che funzioni
ancora.
Con questo non voglio dire che i
ladri, corrotti, gli incompetenti e i
profittatori non esistono. Ci sono,
sono veri, ma sono marginali, e ci
sono sempre stati. Il Paese vero è
un altro, è sempre stato un altro.
Dobbiamo con urgenza ristabilire i
corretti equilibri e le giuste distanze.
A queste cose pensavo mentre
guardavo, sulla televisione, i corpi straziati a Baghdad degli Irakeni
che, nonostante tutto, vogliono ancora votare e si fanno massacrare
per celebrare un rito di democrazia
che il teatrino italiano sta spensieratamente sprecando.
Ahi serva Italia
di dolore ostello...
5
POLITICA
Le voci del Padrone
6
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Trani, il Media Evo, due giornalisti di Repubblica ...
Dal quotidiano IL LEGNO STORTO
Paolo Della Sala
I media berlusconiani – che pure hanno
parlato per mesi delle telefonate del
presidente del Consiglio – hanno fatto
scivolare in secondo piano la notizia
che un vicegovernatore di regione – e
si vota nelle regioni – è stato arrestato. Ora, se si vuole evitare il continuo
scaricare le colpe sull’altro, si dovrebbe però rilevare che i media più della
magistratura politicizzata stanno giocando un ruolo pesante nella campagna elettorale, attribuendo a se stessi
la missione salvifica individuata come
lebbra dell’informazione da Kaplan in
Media Evo - pubblicato in Italia dalla
rivista Aspenia nel 2007.
Ad esempio i due giornalisti di la Repubblica che hanno fatto irruzione nella Procura della Repubblica “rubando”
dei fascicoli (con la complicità di qualcuno?), hanno ottenuto sanzioni morali da parte degli innalzasopracciglio?
Sono loro che hanno fatto la spiata a
un giornale “concorrente” come Il Fatto?
Saranno processati?
Saranno sospesi dall’Ordine dei giornalisti (tutto ciò sempre se riconosciuti
colpevoli)?
Il silenzio di queste ore è significativo:
il sistema è malato, lo si vede anche
nella composizione del CDA del Corriere della Sera. L’unico che non ha un
conflitto di interessi è il mio salumiere,
forse (si pensi a Caltagirone e Casini).
Kaplan spiega come e perché: “C’è un
nuovo tipo di tirannia, quello dei media, che sta alzando la testa. E’ esercitata da una massa d’urto che fa paura:
non elettiva, non controllabile, passa
da un “linciaggio” all’altro [ne sappiamo qualcosa in Italia]... Non può mai
essere nel torto perché la sua causa
è quella dei deboli e degli oppressi:
ed è qui il suo potere di opprimere”.
Kaplan individua nel 1968 la time-line
dopo la quale i mezzi di comunicazione
hanno cominciato a rivestire il ruolo di
santificatori delle società occidentali.
Citando Samuel Huntington, Kaplan scri*) Roma, 22 gen 2009. (Apcom)
- Sanzioni alla Rai dalla Authority
Tlc per ‘Annozero’ e ‘Che tempo
che fa’ con relazioni alle puntate in cui, a giudizio del Garante,
rispettivamente Beppe Grillo e
Marco Travaglio hanno “offeso” il
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il professor Umbertto Veronesi e il Presidente del
Senato Renato Schifani, con espressioni giudicate in “violazione
di diritti fondamentali della persona” L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sanzionato la
Rai per “violazione dei diritti fondamentali della persona” - si legge in una nota dell’Authority- con
riferimento alla messa in onda di
filmati nel corso della trasmissione ‘Anno Zero’ del 1° maggio
2008 contenenti interventi di Beppe Grillo “con offese rivolte al
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Prof. Umberto Veronesi”. “La Rai - è scritto
ancora nel comunicato - è stata
inoltre sanzionata, per la medesima violazione, con riferimento
all’intervento di Marco Travaglio
nei confronti del Presidente del
Senato Renato Schifani, nel corso
della trasmissione ‘Che tempo che
fa’ del 10 maggio 2008. Le sanzioni ammontano a 51.000 euro
per ‘Anno Zero’ e a 10.000 euro
per ‘Che tempo che fa’. L’Autorità
ha altresì diffidato la Rai per violazione degli obblighi del servizio
pubblico con riferimento alle medesime trasmissioni.
ve che dopo la rivoluzione pop “l’arroganza del potere venne sostituita
dall’arroganza della morale”. I media
hanno cominciato ad agire in competizione diretta con i politici, mentre “la
segretezza divenne sinonimo di male,
e il concetto di denuncia [figlio della contestazione all’autorità] venne
elevato da semplice tecnica a principio”. Di conseguenza, con la fine dello Stato-nazione e l’avvento del mercato globale, i media sono diventati il
vero sostituto dei vecchi partiti della
sinistra e rappresentano l’equivalente
dell’Internazionale Comunista. Terrorizzata dal libero mercato internazionale, l’informazione globale trova una
nuova patria nella ipertrofia dello Stato-nazione, sia essa l’Unione Europea o
il governo mondiale onusiano. Si spiega
così il ruolo missionario di molti giornalisti, da Le Monde al Corriere della
Sera, da Focus a Famiglia Cristiana, al
settimanale di viaggi. Secondo Kaplan
i media stanno sostituendo la fede e
l’etica laica con una morale universalista che scimmiotta il papato del Medio Evo, ed ha il potere di schiacciare
i politici, sempre più ridimensionati
dal nuovo impero. ... La continua gogna mediatica è la risultante del nuovo
totalitarismo estremista. I “centristi”
si preoccupano, e Paolo Gentiloni ha
ripreso -certo in chiave locale- la polemica del senatore democratico Barak
Obama, icona dei neri d’America, contro DailyKos, il sito agit-prop che ha recentemente organizzato un meeting di
blogger democratici oltranzisti. A fianco dei blogger c’erano Dean e il generale Wesley Clark, mentre la moderata
Hillary Clinton si è trovata con la porta
sbattuta in faccia. Ecco perché Aspenia
chiede lumi a Kaplan contro la deriva
massimalista.
Da:http://lapulcedivoltaire.blogosfere.
it/
7
DAL MONDO
FATOS
José Nêumanne
O deboche fora de hora de Lula e Fidel
O
Pior ainda que o
sorriso inoportuno fotografado no anúncio da
morte de um operário
negro foi a afirmação
do presidente tratando
a vítima como algoz, e
não o mártir da brutal
tirania do cubano
(publicado na página A2
do Jornal da Tarde, de
terça-feira 2 de março
de 2010)
Raul Castro, Lula, Fidel e Franklin Martins
Foto: Ricardo Stuckert/Presidência
8
s políticos brasileiros - não
importa em que partido militem ou militassem - não
conseguem resistir ao charme dos barbudos que desceram de Sierra Maestra
e invadiram Havana numa noite de
reveillon para acabar com a corrupta, decadente e improdutiva ditadura
do cabo Batista. Jânio Quadros criou
polêmica inútil ao condecorar o comandante Ernesto Che Guevara em
1960, quando o mundo sabia que os
bonitões que puseram fim à jogatina
e à prostituição na ilha não estavam
para brincadeiras, mas se tornariam
um calo sangrento no pé do gigante
ao norte do Mar do Caribe. Fernando Henrique se derretia em delícias
quando ouvia lisonjas de Fidel Castro, mesmo quando ele não era mais
o ai-jesus da Utopia marxista, mas
apenas um tirano velho e intolerante
que reprimia a oposição liberal e os
homossexuais com crueldade de matar de inveja os ditadores militares de
direita do resto do continente.
Uma coisa, porém, é preciso reconhecer. Usando seu jargão favorito, é o
caso de afirmar que “nunca na história deste País” ninguém chegou ao
extremo ao qual Lula se expôs ao ser
fotografado rindo ao lado do folgazão
Fidel no flagrante usado como ilustração da notícia da morte por greve de
fome de um dissidente. Havia uma
cumplicidade tão grande no sorriso a
dois que suas feições chegaram a se
assemelhar, como se diz que ocorre
com marido e mulher que convivem
por muito tempo. E o momento era
impróprio: o mundo estava indignado
com o desenlace do episódio de rebeldia protagonizado por Orlando Zapata, negro, operário e mártir.
Marco Aurélio Garcia, sempre alerta
no papel de bajulador-geral da República e dos amigos do chefe, apressou-se a lembrar - e agora com razão - que o ex-menino retirante de
Caetés, perto de Garanhuns, e exlíder sindical no ABC não inovou na
relação especial de Brasil com Cuba,
só rompida na ditadura militar. É verdade. Mas também é fato que Jânio,
Fernando Henrique e outros simpatizantes nunca se deixaram apanhar
naquela armadilha fotográfica que
desarma quaisquer argumentos.
Se a mãe do presidente, dona Lindu,
foi mesmo a sábia versão feminina
de Confúcio do sertão que aparece
no filme dos Barreto, mico cultural do
verão, ela certamente deveria ter-lhe
avisado que há momentos na vida em
que não convém rir. Diante da perda de um homem - amigo, inimigo
ou indiferente - só se espera de um
ser humano digno da definição uma
reação de seriedade e compunção. E
o deboche flagrado nos rostos iguais
dos velhos companheiros não supera
em cinismo a declaração de Lula de
que ele sempre foi contra a greve de
fome, como se a vítima virasse algoz
só por ter enfrentado seu ídolo e guia.
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FATTI
Io, accusato di essere mafioso,
vi dico che Silvio è in pericolo
Sgarbi: nel ’95 fui al centro di una mostruosità giudiziaria smontata solo dopo
otto mesi. Ma l’obiettivo era stato raggiunto: infamarmi per le mie idee
La mafia c’è. E ci sono soprattutto i mafiosi. Ma non c’è niente di peggio che cercare
la mafia dove non c’è. E chiamare mafiosi
quelli che non lo sono. Talvolta soltanto
chiamarli, per sfregio, per rabbia, per
inadeguatezza, come è capitato a me. Lo
hanno dimenticato tutti e forse è persino inopportuno che io lo ricordi qui. Ma è
una parabola esemplare. Con essa si può
anche capire cosa abbia ispirato, in tante occasioni, il mio furore nei confronti
dei magistrati che sbagliano. Così non ho
mancato di ricordare, ogni volta che vengo provocato dagli integralisti che vengono ai miei incontri ispirati da una fede
cieca in Grillo, Travaglio e il più modesto
Pietro Ricca, le sfrontate imprese del loro
idolo Caselli.
Che a parte la vicenda Andreotti, da me
definita «processo politico» (con relativa
condanna, per me, definitiva perché nessuno, neppure un parlamentare può osare
dirlo e perfino pensarlo, dell’azione di un
magistrato) concluso con la più pilatesca
che salomonica sentenza di assoluzione
con prescrizione per i reati commessi fino
al 1980, sui quali peraltro - e Travaglio non
lo dice - insiste soltanto la tesi dell’accusa
senza un dibattimento fra le parti, vi sono
altri episodi che segnalano la pericolosità
del magistrato. Se nel caso di Andreotti
ha ottenuto la soddisfazione, anche per
non dichiarare vana un’inchiesta durata
più di dieci anni e costata allo Stato qualche decina di miliardi di lire, di lasciare
l’odiato nemico infangato (mafioso fino al
1° luglio 1980, non lo era più il 2) non ha
peraltro dato segni di pentimento rispetto
agli arresti di innumerevoli innocenti fra
i quali il presidente della Provincia di Palermo Musotto, il padre francescano Mario Frititta, mostrato in manette fra due
carabinieri perché aveva osato confessare
un mafioso peccatore ma non pentito, il
potente ministro democristiano Calogero
Mannino tenuto in galera quasi tre anni,
per essere poi assolto e senza che l’indagine sfiorasse il suo capo corrente De Mita,
il grande magistrato Luigi Lombardini di
cui tutti ricordano la probità ma che fu
incriminato da Caselli e interrogato da un
pool di magistrati arrivati con aerei di Stato e scorta a Cagliari umiliando il collega
che, prima della loro partenza, cioè subito dopo l’interrogatorio, si suicidò. Non
abbiamo per nessuno di questi casi segnali di ravvedimento da parte di Caselli, in
compenso abbiamo tutte le querele che
lui mi ha fatto per averlo criticato. Per il
suicidio di Lombardini e per la carcerazione ingiusta di Calogero Mannino nessuno,
tanto meno lui, ha pagato. Se dovesse essere riconosciuto il danno, a pagare sarebbe lo Stato. Fatta questa lunga premessa
devo dire perché io non ho mai ritenuto
che le ragioni dell’accusa, non sufficientemente fondate o basate sulle parole
dei pentiti dovessero essere rispettate a
priori. Sono «sparate» che fanno colpo, e
oggi ne abbiamo la prova nella diffusa presunzione di colpevolezza del sottosegretario Cosentino, non in base ai fatti, ma in
base al rango dei camorristi che parlano
di lui. Considerati autorevoli, avvalorano
le accuse. Ma le prove? E il rischio diffamazione? Quando è così forte l’accusa si
pensa che sia fondata e viene sopraffatta
la presunzione di non colpevolezza. Toccò
anche a me, ma la forza della mia reazione non ha lasciato traccia dell’inevitabile
diffamazione. Il 2 novembre 1995 ero a
Spalato, partito il giorno prima con l’inseguimento dolce, di cui non avevo valutato
il rilievo, di un colonnello dei carabinieri
(un colonnello, non un maresciallo) che mi
doveva consegnare un documento riservato. Poteva anche essere come in altre
occasioni per le innumerevoli querele un
avviso di garanzia, ma non gli avevo dato
particolare peso. Senza dunque che io ne
fossi a conoscenza la mattina del 2, verso
le 11, mentre ero in riunione con il sindaco di Spalato, vengo informato che, sulle
prime pagine di tutti i giornali, a otto colonne, era apparsa la notizia che insieme
all’amica e collega Tiziana Maiolo, eletta
come me al Parlamento in Calabria, ero
indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso reato che nei
prossimi giorni i pm di Palermo potrebbero
contestare a Berlusconi.
Nel giorno dei morti ero diventato ma-
fioso. La mia reazione fu furibonda e
il Parlamento presieduto da Giorgio
Napolitano manifestò una pressoché
unanime solidarietà, sfiduciando i magistrati. L’indagine continuò con le
dichiarazioni di un pentito, tale Pino,
che diceva cose insensate sui voti di
evidente consenso che io avevo ottenuto con la mia popolarità, magari
manifestando anche posizioni non diverse da quelle di Pannella sul regime
del 41 bis. Per le quali i nomi di 52
deputati furono pubblicati in prima
pagina di Repubblica come «infami»
per avere pubblicamente espresso una
posizione non politicamente corretta.
Le accuse erano insensate e prive di
qualunque riscontro che non fossero le
mie parole nei comizi perfettamente
corrispondenti a quelle in ogni altra
sede e ancora oggi espresse. Ricordo i
nomi di due dei quattro pubblici ministeri che si erano applicati a rendere
credibili le parole del pentito: Tocci e
Chiaravalloti. Come in altre occasioni, in Calabria, i magistrati si erano
mossi con molta fantasia e suggestioni
del genere: chiunque faccia politica
in Calabria, dai vecchi notabili, a due
new entry come Sgarbi e la Maiolo, è
mafioso o colluso. Così si era avvalorato il reato, inesistente ai codici, di
concorso esterno. Una insensatezza
giuridica e uno strumento per colpire
nemici ideologici. Per dare loro una
lezione. Come era nel nostro caso.
L’accusa resse per otto mesi, quando
il procuratore capo Anfimafia Pierluigi
Vigna, diede, con sensibilità e intelligenza, una strigliata ai quattro pm e
al loro parzialmente dissociato capo
Lombardi, e li indusse alla archiviazione. Ma l’obiettivo era stato raggiunto.
Era quello di avere diffamato, in nome
del popolo italiano, due politici del
tutto estranei alle accuse, ma pericolosi per le loro posizioni di principio.
Da quel momento io so che ogni accusa può essere infondata e che è diritto dell’accusato ribellarsi se conosce,
diversamente dai magistrati, la verità.
Vittorio Sgarbi
9
PERSONALITÀ
Giambattista Degiuseppe
P E R S O N A L I D A D E
M
10
emoria viva della colonia italiana di Rio
de Janeiro è il Cavaliere della Repubblica Giambattista De Giuseppe.
Questo piccolo grande uomo rappresenta l’eclettica forza e il naturale ingegno dell’emigrante italiano. Giunse in Brasile nel lontano
mese di luglio del 1934, all’età di
11 anni, per raggiungere il padre
che aveva preceduto la famiglia.
Il primo tratto di navigazione, da Napoli a Genova, fu abbastanza confortevole perché effettuato a bordo del transatlantico
REX, detentore del Nastro Azzurro, per aver effettuato la traversata più veloce tra l’Europa e gli
Stati Uniti. Quella notte, ricorda,
nessuno dormì, non solo per il fatto di lasciare la terra natale, ma
poiché, proprio in quella notte,
la radio trasmetteva l’incontro di
box con il quale il friulano Primo
Carnera, il gigante buono, si laureava campione del mondo dei
pesi massimi. La notte trascorse in grande festa e allegria, in
un ambiente di lusso.
La dura realtà si presentò il giorno successivo, quando
gli emigranti dovettero proseguire il viaggio a bordo della Principessa Giovanna, un piroscafo
di minor stazza e sovraccaricato
che, in nove giorni di navigazione, completò la traversata Genova, Tenerife, Rio de Janeiro, quivi giungendo il primo di luglio.
Nell’ottobre dello stesso
anno Giambattista ricevette il titolo di socio della Società Italiana
di Beneficenza e Mutuo Soccorso,
SIBMS, l’istituzione italiana più
antica fuori d’Italia, essendo stata
fondata nel 1854 e avendo come
soci fondatori l’Imperatore del
Brasile, Don Pedro II e la principessa di Napoli, sua sposa, Teresa
Cristina Maria di Borbone. Presso
la SIBMS, Giambattista occupò,
un pò alla volta, tutti gli incarichi
più prestigiosi, compreso un lungo
periodo di presidenza. . È stato,
inoltre, uno degli artefici che resero possibile la realizzazione di un
sogno degli italiani di Rio, quello
di avere un proprio Ospedale Italiano. Il sogno si è avverato nel
1956, ed oggi l’Ospedale Italiano è
l’unico presente in tutto il Brasile.
Allo stesso tempo dimostrava il suo talento ed eccletismo
svolgendo molteplici attività nel
campo artistico ed in quello impresariale. Fu infatti un brillante
conduttore radiofonico e apprezzato attore, di teatro e cinema,
ma anche impresario e organizzatore di grandi eventi come responsabile di Relazioni Pubbliche di importanti aziende multinazionali.
La sua attività ha sempre
avuto come obbiettivo, però, quello di mettere in risalto la enorme
importanza culturale, sociale ed
economica della presenza italiana in questo paese, contribuendo
in maniera significativa alla valorizzazione della collettività e alla
diffusione dell’arte e della lingua
italiana. Anche per questo motivo
è stato apprezzato sia dal governo italiano, che lo ha insignito del
titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana, sia dalle autorità
carioca, che lo hanno eletto, in
una solenne cerimonia, Cittadino
Onorario di Rio e conferendogli la
massima onorificenza del municipio, la Medaglia Pedro Ernesto.
Oggi, all’età di 86 anni,
confortato dalla moglie Eny
Senna, Giambattista, il socio
più antico della SIBMS, è ancora il punto di riferimento degli italiani, che a lui ricorrono
per riceverne consigli e aiuti.
opinione
Cosa direbbe oggi Bobbio di
Dipietro?
In occasione del centenario della nascita di Norberto Bobbio da lunedi 1° Marzo fino al 1° di Aprile
si tengono a Torino una serie di
“Lezioni Bobbio 2010. “ L’inserto
Tuttolibri de La Stampa ha chiesto
a Marco Revelli curatore del Meridiano Mondadori “Etica e Politica”
di cercare negli scritti del filosofo
torinese “che cosa direbbe oggi
Bobbio”.
Cito dall’esercizio di Marco Revelli (Tuttolibri, La Stampa 27
Febbraio 2010) un paragrafo che
mi sembra significativo, sul quale
svolgere poi una breve riflessione:
“…quello che lo sconcertava e
sconfortava (Sconcerto e sconforto è il titolo della sua lunga intervista dell’aprile 2000 su La Stampa)
era la sensazione, per molti versi
la certezza, del ritorno prepotente,
aggressivo, travolgente di un’Italia
incivile, antica e sempre rinnovantesi – la ‘sempiterna Italia dei furbi e dei servi’, la definirà -, che la
sua generazione aveva dovuto, con
sacrificio, combattere, dopo averla
sconfitta dentro di se. Di quell’Italia – non è un segreto – Silvio Berlusconi era l’emblema. E Bobbio lo
combattè fin dalla sua prima ‘discesa in campo’. Non per ragioni
‘politiche’. O ‘ideologiche’. Ma per
ragioni di ‘stile’. Per un istintivo rifiuto ‘esistenziale’.”
E’ interessante la citazione di
Marco Revelli perchè documenta la
nascita di un atteggiamento che ha
da sempre condizionato la sedicente sinistra italiana nella sua opposizione a Berlusconi. Scrive ancora
Revelli che Bobbio temeva che:
“Contro quel modello umano,
così radicato nel costume nazionale, non c’è politica capace di resistere.” Quindi? Una affermazione
dalle preoccupanti implicazioni.
Da allora l’opposizione a Berlusconi, politico, è stata fatta dalla
soi disant sinistra, in tutti i modi e
con tutti gli strumenti disponibili,
meno che sul terreno della “politica”. Quindi magistrati, escort,
lenzuola e lettoni, bandana, capelli, finti, tacchi ortopedici, gaffes e
quant’altro. Saltelli, girotondi, e
anche qualche episodio di robusto
squadrismo, spintoni e manate.
Un percorso marginale, dialetticamente modesto, cha ha visto
Berlusconi affermarsi e crescere sistematicamente. Politicamente.
Berlusconi, che piaccia o meno
a Bobbio e agli altri, è soggetto
politico. Essenzialmente politico, e
come tale va affrontato.
La negazione sul piano dello
“stile” e del “rifiuto esistenziale” è
uno snobismo ridicolo e penoso, tipico dell’elitismo arrogante che ha
contraddistinto la cultura della sedicente sinistra Italiana e dei suoi
intellettuali omologhi e conformi.
I famosi “diversi” che diversi non
sono mai stati. Un percorso vuoto di contenuti e vuoto di credibile
proposta che oggi, non per caso, finisce nella umiliante e violenta volgarità di Dipietro.
Cosa direbbe oggi Norberto
Bobbio di questa sinistra, raffinata, colta, professorale e letteraria,
compiaciuta della sua “diversità”, e
del suo “stile”, che, anche per sua
responsabilità di “maestro del pensiero”, è finita a servire lo “stile” e
la “diversità” di Tonino Dipietro?
Non credo che le “lezioni di Bobbio 2010” torinesi daranno molte
risposte.
Lorenzo Matteoli
È nato a Milano, diploma
alla Lincoln High School di
Portland Oregon, maturita’
classica al Liceo Cavour di
Torino, laurea in architettura al Politecnico di Torino, Ordinario di Tecnologia
dell’Architettura alla Facolta’ di Architettura del Politecnico di Torino (1980),
Preside della Facolta’ dal
1981 al 1986, direttore del
Dipartimento di Scienze e
Tecniche per i Processi di
Insediamento (1983-1989),
Assessore per il Partito Socialista Italiano al Comune
di Torino dal 1986 al 1992.
Addetto scientifico presso
l’Ambasciata Italiana a Jakarta 1992-1994. Dal 1995
vive, studia, insegna e scrive a Perth (Western Australia) e a Indian Harbour
(Nova Scotia, Canada).
11
O
O MUNDO
Inaugurado
o Museu Global
do Comunismo
Acesse o museu virtual agora mesmo.
h t t p : / / w w w. g l o b a l m u s e u m o n c o m m u n i s m . o r g
Edoardo Pacelli
O
Museu Global do Comunismo, uma iniciativa da Victims of Communism Memorial Foundation, foi inaugurado em
Washington, DC.
Enquanto o Brasil vai se rendendo
dia após dia aos valores da ideologia coletivista mais assassina de
todos os tempos, no exterior ainda
surgem belos trabalhos de resgate
histórico como esse, que mostram
as conseqüências macabras da
aplicação das idéias de Marx e Lê-
nin, defendidas pela esmagadora maioria dos tais intelectuais tapuias.
Conheça um pouco mais do "outro
mundo possível" de que tanto falam
os petistas, os baderneiros mimados
de nossas universidades, e as "pessoas
maravilhosas" do nosso establishment
cultural.
Acesse o museu virtual agora mesmo.
http://www.globalmuseumoncommunism.org/
A força dos símbolos
totalitários é representada
até os dias de hoje.
Urss, 20 milhões de mor
tos,
China, 65 milhões de mor
tos,
Vietnam, 1 milhão de mor
tos,
Coréia do Norte, 2 milhões de mortos,
Cambodgia, 2 milhões de mortos,
Europa do Leste, 1 milhão de mortos,
12
América Latina, 150.000 mortos,
África, 1 milhão 700.000 mortos,
Afeganistão, 1 milhão e
500.000 mortos,
Movimento comunista internacional e partidos comunistas não ao poder, cerca de
10.000 mortos.
O total aproximado é de
100 milhões de mortos.
OS CRIMES DO
COMUNISMO
NA EUROPA
Lenin é pior de Hitler
D
ia 22 de abril se completam 139
anos desde o nascimento de Vladimir Lênin, o fundador do estado soviético cujo corpo permanece onde esteve desde sua morte, no
mausoléu da Praça Vermelha, como objeto de veneração dos seus seguidores e
de ofensa em vários graus para aqueles
que o vêem como um inimigo da tradição nacional russa, da liberdade e da fé.
Neste ano, como em todos os outros desde a época de Gorbachev, acontece um
debate público sobre se Lênin deveria
ser retirado do mausoléu e enterrado,
como supostamente era não apenas seu
desejo, mas o de sua família. Um número crescente de russos diz que apoiariam
esta decisão, ou que, ao menos, não se
oporiam se o governo a tomasse.
1920
Deportação e eliminação dos
cossacos do rio Don
1921-1923
Carestia russa que provocou a
morte de 5 milhões de pessoas
P
ara mim, continuou
Smirnov, “Lênin é pior
que Hitler. A decisão do
governo em enterrá-lo não
levará a nenhuma explosão social.
Quando o corpo de Stálin, que era
“um deus vivo” foi retirado do
mausoléu, ninguém se perturbou.
Por que falariam algo de Lênin?”
Depois de argumentar que não
vê razão para se preocupar com
nenhuma reação popular à remoção de Lênin da Praça Vermelha,
Smirnov, continuou observando
que ele é “em geral, contra enterrar o corpo de Lênin. Ao invés,
ele deveria ser queimado em um
forno no arquipélago de Francisco
José, e jogado no mar de lá, para
as uma declaração feita este que suas cinzas caiam sobre a
ano, pelo Arcipreste Dimitry Europa.”
Smirnov, chefe do Departamento
de Relações com as Forças Arma- Ou o que talvez fosse uma idéia
das e com o Serviço de Segurança do melhor, segundo o Arcipreste, enPatriarcado de Moscou, merece atenção terrar o “corpo no lado escuro da
particular, já que suas palavras prova- Lua para que não brilhasse sobre
velmente refletem o ponto de vista de a Terra.” Mas o que quer que seja
muitos na liderança da Igreja e porque decidido, “ninguém deve enterrar
podem levar a um racha entre a igreja e este malfeitor na Santa Rússia,”
muitos nacionalistas russos.
considerando todos os crimes que
Lênin e o sistema que ele ergueu
Perguntado pelo portal Rusk.ru, o qual cometeram contra o povo russo e
tem laços fortes com o patriarcado, so- a Igreja russa.
bre o que deveria ser feito com os restos
de Lênin, o Arcipreste Dimitry disse que
“a hora de enterrar Lênin era para ter
sido em abril de 1870.” De fato, o representante da Igreja disse, “teria sido
melhor se esse bastardo nunca tivesse
nascido.”
Declaração
esclarecedora
M
Fuzilamento de dezenas de milhares de pessoas, presas sem
julgamento, e chacina de centenas de milhares de trabalhadores e camponeses que se rebelaram
1918-1930
Assassinato de dezenas de milhares de pessoas nos Gulags
(Campos de concentração soviéticos)
1930-1932
Deportação e eliminação de 2
milhões de “kulak” (camponeses, em russo)
Extermínio de 6 milhões de
ucranianos por carestia causada intencionalmente por Stalin,
um verdadeiro genocídio “Holodomor” (em ucraniano, “morrer de fome”)
1937-1938
Eliminação de cerca de 690 mil
pessoas durante as grandes
expurgações
1939-1945
Deportação de centenas de
milhares de poloneses, ucranianos, bálticos, moldávios,
bessarábios, alemães, tátaros,
tchetchenos e inguches para
os Gulags.
1940
O politburo dos Soviets – Stalin,
Vyacheslav Molotov, Kliment
Vorošilov, Anastas Mikojane
Beria – assinaram ordem de
execução dos ativistas “nacionalistas e antirrevolucionários”
que comportou o fuzilamento
de 22 mil prisioneiros, a maioria deles oficiais poloneses.
13
TURISMO
L’Oasi
di Ninfa
Edoardo Pacelli
14
www.italiamiga.com.br
L’
Oasi di Ninfa rappresenta la
perfetta simbiosi tra uomo
e natura. Nel 1973 diventa Oasi del WWF, successivamente il giardino di Ninfa viene
dichiarato “Monumento naturale”.
Infine è stata dichiarata Sito dì Importanza Comunitaria (Sic) e inserita nella Rete Natura 2000.
La gestione è in mano alla Fondazione Caetani in collaborazione con
il WWF (World Wildlife Fund) e la
Lipu (Lega Italiana per la protezione
degli Uccelli).
La sorgente è figlia dei monti Lepini
e non esisterebbe se alle sue spalle
non ci fossero questi monti. Infatti
questi raccolgono l’acqua piovana
convoglìandola in una serie di sorgenti pedemontane, prima fra tutte
quella di Ninfa, alimentata da acque
fresche e di buona qualità. Inoltre
la catena montuosa si erge come
un baluardo a protezione dai freddi venti settentrionali, creando così
un microclima del tutto particolare che ha permesso lo sviluppo del
giardino botanico dove prosperano
numerose specie di piante locali e
quelle esotiche provenienti da ogni
parte del mondo.
Per ripercorrerne la storia bisogna
risalire indietro nel tempo fino all’età
romana, quando venne edificato un
piccolo tempio dedicato alle ninfe
presso la sorgente, e Nympheus era
il nome del fiume che ne scaturiva.
Successivamente vi sorse un villaggio che nel 743 dC. Costantino V
Copronimo, imperatore di Costantinopoli, donò al papa Zaccaria.
La fortuna della città era legata,
oltre che all’abbondanza d’acqua,
alla sua posizione lungo la via Pede-
montana che sostituì la via Appia a
causa dell’impaludamento della Pianura Pontina. Nel corso della storia
Ninfa passo di mano a varie famiglie
nobiliari.
In conflitto con i paesi limitrofi, sul
finire del XIV secolo la città venne
definitivamente saccheggiata e abbandonata dai suoi abitanti. Da qui
un salto nel buio fino agli inizi del
ventesimo secolo, eccetto le rare visite di alcuni viaggiatori che ne restarono ammaliati.
Gregorovius che la definì la “Pompei del Medioevo, la città dei sogni”.
Era il 1920 quando Ninfa rinacque
ad opera di Gelasio Caetani che fece
ripulire dai rovi i ruderi degli edifici
principali, fece restaurare il castello
e la torre del lago e avviò la realizzazione dello splendido giardino.
La sua opera venne proseguita prima da Roffredo, poi da donna Lelia
Caetani, l’ultima erede della stirpe,
deceduta nel 1977.
Per sua volontà Ninfa è stata donata, insieme al castello Caetani di
Sermoneta, alla Fondazione Roffredo Caetani.
Oggi l’antica città, con le sue chiese e le torri di guardia ricoperte da
edera e liane, è abitata da picchi
muratori e upupe.
Nel corso d’acqua che attraversa il giardino si è stanziato il martin pescatore, mentre le acque del
lago sono frequentate da gallinelle,
porciglioni e cannaiole; ospite di riguardo è la lontra. Non disdegnano
una visita al giardino il corvo imperiale, il codirosso e il passero solitario, che spiccano il volo dalle rupi
della montagna retrostante.
Ambiente
L’Oasi comprende parte delle
pendici del massiccio montuoso
dei Lepini e l’intero e lo splendido
complesso di Ninfa, col suo giardino botanico ricco di piante provenienti da tutto il mondo, il laghetto e l’omonimo fiume Ninfa dalle
acque cristalline.
L’estensione
dell’oasi è di 1852 ettari, quella
del giardino è di 8 ettari
Flora e fauna
Le rovine sono abitate da Picchi
muratori e Upupe e dal Passero
solitario; lungo il corso d’acqua
s’incontrano fra i tanti insettivori
anche anatre, il Martin Pescatore
e la Gallinella d’acqua.
Strutture e Gestione
Percorso guidato, giardino botanico e archeologico. La gestione è
affidata alla Fondazione Roffredo
Caetani o.n.l.u.s. di Sermoneta.
COME ARRIVARE
Nel Lazio, Comuni di Cori, Cisterna,
Norma e Sermoneta (LT).
S.s.7 Appia al km 57 prendere la
strada per Norma, attraverso Doganella di Ninfa e seguire le indicazioni.
CONTATTI
telefoni 06/6873056 - 0773/695404
fax - 0773/633935
e-mail [email protected]
[email protected]
Indirizzo postale: Direzione Giardini
e Rovine di Ninfa - 04010 Doganella
di Ninfa – Latina.
Nei dintorni consigliamo di visitare:
- il castello e il borgo di Sermoneta, con vista splendida nella piana
sottostante;
- l'abbazia circestense di Valvisciolo;
- non distante, il Parco Nazionale del
Circeo.
15
Grandes nomes
Amedeo Avogadro
G
G
16
Italianos
Amedeo
Avogadro
Conde de Quaregna e Ceretto
1776-1856
A
medeo Avogadro, cientista italiano nascido em Turim, formulou a hipótese sobre
a composição molecular dos gases (1811).
Filho de um importante administrador
público e advogado eclesiástico, o Conde
de Avogadro, formou-se em ciências jurídicas, mas
exerceu a advocacia por pouco tempo, dedicando-se,
como amador, à matemática, à física e à química.
Tornou-se professor de física e de matemática no Reale Collegio de Vercelli (1809). Com base nos estudos
de Joseph-Louis Gay-Lussac, enunciou (1811) o extraordinário princípio de Avogadro: Volumes iguais de
gases diferentes, nas mesmas condições de temperatura e pressão, têm o mesmo número de moléculas,
que se constituiu num apoio decisivo à teoria atômica (posteriormente foi definido o número de moléculas em uma molécula grama, o chamado número
de Avogadro: N = 6,0225 x 10²³ uma medida constante, válida para todas as substâncias), independentemente comprovado por Ampère (1815) e consagrado
definitivamente (1858), pelo italiano Stanislao Cannizzaro. Essa lei permitiu explicar por que os gases
se combinam quimicamente em proporções simples
de números inteiros. Possibilitou, também, elucidar
a estrutura diatômica das moléculas de gases como
o nitrogênio, o hidrogênio e oxigênio. Foi o primeiro
cientista a dar o nome de molécula aos átomos compostos resultantes de uma ligação química. Ingressou
na Universidade de Turim (1820), onde permaneceu por dois anos, retornando (1834) e trabalhando
até a aposentadoria, 16 anos após.
www.italiamiga.com.br
Come giustamente fa osservare Alessandro Sallusti su Il Giornale, “C’è chi telefona
e chi ruba”. Nel suo editoriale egli continua
“Anche se lentamente, alcuni tasselli
stanno tornando al loro posto naturale. La
fuga in avanti che la magistratura ha voluto
innescare con l’inchiesta di Trani (le telefonate tra Berlusconi, Minzolini e il commissario dell’Agcom, Carlo Innocenzi) è già
arrivata al capolinea. È talmente evidente
che modalità e impianto accusatorio non
reggevano che persino il Csm ha dovuto innescare una clamorosa retromarcia. Il soviet
dei giudici ha infatti annullato l’inchiesta
sugli ispettori mandati da Alfano per mettere
un po’ d’ordine in una procura che sembra
finita fuori controllo. Ammettendo così che
non solo il ministro non ha commesso nessun abuso, ma che alle toghe conviene non
andare oltre nell’accertare la verità dei fatti.
E come era ovvio, è stato anche deciso che il
fascicolo con le intercettazioni di Berlusconi
viene tolto ai pm di Trani e consegnato al tribunale dei ministri di Roma, l’unico che ha
competenza a valutare le carte in questione.
In Puglia, probabilmente, resterà solo l’inchiesta sul direttore del Tg1, Augusto Minzolini, colpevole di aver fatto una telefonata
pochi minuti dopo essere stato interrogato
come testimone dai pm.
Insomma, aveva ragione Alfano quando
parlava di «gravissime patologie», l’inchiesta, dal punto di vista giudiziario, è una bolla
di sapone che si sta sgonfiando giorno dopo
giorno. A differenza di altre che riguardano
esponenti di primo piano della sinistra. A
Bari è stato infatti arrestato Sandro Frisullo,
Pd, ex numero due della giunta regionale di
Vendola. Qui non si tratta di parole in libertà, ma di fatti: associazione a delinquere e
corruzione nell’ambito della sanità pugliese. Il senatore Pd, Nicola Latorre, dice che
la tempistica è sospetta, a così pochi giorni
dalle elezioni. Per la prima volta, da quelle
parti, dubitare della magistratura non è un
attentato alla Costituzione. Speriamo che
da oggi il principio valga sempre e per tutti.
Non sappiamo se Latorre ha ragione oppure
no, ma una cosa è certa. C’è chi telefona e
c’è chi ruba. E i presunti ladri, questa volta,
stanno da una precisa parte politica che non
è quella del centrodestra. Chissà se Santoro (al suo rientro) e Gad Lerner ci faranno
sopra una delle prossime puntate delle loro
democratiche ed equilibrate trasmissioni.”
L’ex vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo (Pd), avrebbe ottenuto
non solo prestazioni sessuali da alcune escort
ma anche denaro dall’imprenditore barese
Gianpaolo Tarantini, in cambio del suo impegno per sbloccare i mandati di pagamento per
le forniture di protesi e di materiale sanitario
che le società della famiglia Tarantini avevano fatto alla Asl Bari. È quanto emerge dagli
ultimi interrogatori, in parte secretati, a cui è
stato sottoposto nel novembre scorso il «re
delle protesi» barese e condotti dai tre magistrati del pool sanità della procura di Bari.
Nei giorni scorsi gli sviluppi dell’inchiesta hanno portato all’arresto di funzionari
dell’azienda sanitaria accusati di corruzione.
Lo scandalo
della Sanità in
Puglia
17
A
O
Por que
a Itália
é amiga?
“Nem com Moscou, nem
com Hollywood,
eu estou com
Roma”
CULTURA
Antonio Olinto Marques
da Rocha, 1919 nasceu
em Ubá, estudou Filosofia e Teologia nos seminários católicos de Campos, Belo Horizonte e São
Paulo.
Por que a Itália é amiga
Tendo desistido de ser
padre, foi durante 10
anos professor de Latim,
Português, História da Literatura, Francês, Inglês
e História da Civilização,
em colégios do Rio de
Janeiro, onde faleceu em
2009
ANTONIO OLINTO
Minha ligação com a Itália é
antiga. Originário de uma família
muito católica do interior de Minas
– meu tio e um primo foram padres – entrei no seminário de Belo
Horizonte. Eu fui um dos escolhidos
para dar prosseguimento aos meus
estudos num colégio de Roma e,
por isso, viajei para São Paulo para
aprender a língua italiana. Comecei
a ler e falar italiano, era lá que eu ia
estudar. Infelizmente naquele ano,
1935, houve a invasão da Abissínia por parte de Mussolini e minha
viagem foi adiada. Em 1937 deixei
a batina, mas a Itália já despertara
em mim a sua importância. O lado
cultural me foi iluminado por Manuel Bandeira. Certo dia, cheguei
perto dele e cumprimentei-o «Bom
dia, poeta!» e ele me respondeu
«Poeta? Poeta é Dante», não há
outro Poeta a não ser Dante. Esta
frase nos leva a Itália. É a Itália,
com sua língua. Tudo isso foi criando em mim entusiasmo e deferência, até que eu pude conhecê-la,
já de adulto: Roma, Turim e Milão.
Em Milão está a minha editora, Jackabook, que já editou cinco livros
meus. Em Turim fui chamado como
palestrante pela Fundação Grinzane Cavour, num encontro no qual
participaram oradores dos cinco
continentes. Participei de inúmeras
conferências em Roma e em Nápoles. Certa vez, Charles Wagley, um
professor norte-americano que dirigia o setor latino, me perguntou:
«Você está com Moscou ou com
Hollywood?», eu respondi: «Nem
com Moscou, nem com Hollywood,
eu estou com Roma!» A pergunta
referia-se ao fato que os brasileiros
eram vistos ou como esquerdistas
ou como filo americanos. Eu quis
mostrar-lhe, assim, minha essência
cultural e espiritual.
Edoardo Pacelli
18
CULTURA
La cupola del Brunelleschi
Edoardo Pacelli
Roberto Corazzi professore ordina-
La Cupola ha sempre colpito nel corso
nello strato intermedio (o di riempimen-
rio di Fondamenti ed applicazioni della
dei secoli la fantasia dei visitatori e l’inte-
to) che quindi non è realizzato soltanto in
geometria descrittiva e Giuseppe Conti
resse degli studiosi sia per la sua bellez-
mattoni, come gli altri due.
professore associato di istituzioni mate-
za, sia per la sua particolare ed innovati-
«L’utilizzo di ferro era menzionato
matiche presso la Facoltà di Architettura
va tecnica costruttiva (su cui Brunelleschi
negli scritti di Brunelleschi che raccontò
dell’Università di Firenze, anticipando i ri-
non ha lasciato niente di scritto), sia per
come Alberti, nel corso di una visita al
sultati di una loro ricerca sul capolavoro
le sue dimensioni (il suo diametro esterno
cantiere, suggerì di usare il metallo – ha
di Brunelleschi, che sarà pubblicata pros-
è 54 metri, la sua base si trova a 55 metri
spiegato Corazzi – Ma finora non esiste-
simamente dall’editore Pontecorboli, af-
dal suolo, arriva a 91 metri e, con la Lan-
vano prove di questo utilizzo tanto che si
fermano che «Filippo Brunelleschi è stato
terna, essa raggiunge circa 116 metri; il
pensava che anche lo strato intermedio
il primo a utilizzare una sorta di cemento
suo peso è di circa 29.000 tonnellate). La
fosse realizzato in laterizi».
armato e la curva catenaria» per la cu-
Cupola, in realtà, è formata da due cupo-
Nel corso dei secoli, molti pensarono
pola del Duomo di Santa Maria del Fiore.
le: una interna, che è la struttura princi-
che le tonnellate di pietre e mattoni, po-
Realizzata, tra il 1420 e il 1436, la cu-
pale e ha uno spessore di circa 2,2 metri,
sati in forme così leggiadre, fossero te-
pola nei secoli ha colpito l’interesse de-
ed una esterna, più sottile (circa 0,9 me-
nute insieme da una forza misteriosa, il
gli studiosi per la sua particolare tecnica
tri), la quale, come disse il Brunelleschi,
cui “segreto” aveva seguito Filippo di Ser
costruttiva legata alle grandi dimensioni.
serve a proteggere la cupola interna dalle
Brunellesco nell’oltretomba. «Ma nessuno
«Brunelleschi - hanno spiegato - ha usa-
intemperie ed a renderla “più magnifica
di loro – hanno precisato gli autori della
to per primo la curva catenaria, cioè la
e gonfiante”. L’analisi della cupola inter-
ricerca – ebbe in mano un rilievo attendi-
forma migliore per una cupola per soste-
na, composta da tre strati (due spessi 70
bile, una sezione reale che raccontasse in
nere il proprio peso, che fu utilizzata solo
centimetri e uno centrale 80 centimetri),
modo preciso l’esatta configurazione spa-
a partire da tre secoli dopo». In questa
ha riservato una sorpresa. Utilizzando le
ziale della Cupola. Nessuno di loro poteva
ricerca sono stati usati strumenti tecno-
nuove tecnologie come il georadar, la to-
ruotare davanti ai propri occhi un modello
logici avanzati che hanno permesso di
mografia, l’endoscopia e il metaldetector,
tridimensionale della Cupola con l’esatta
comprendere l’esatta configurazione spa-
Braccesi ha analizzato il materiale con cui
geometria degli sproni, delle vele e della
ziale della Cupola, che è uno dei simboli
la cupola interna è stata costruita eviden-
disposizione intrinseca dei filari dei matto-
della città di Firenze.
ziando la presenza di materiale ferroso
ni al fine di misurarne angoli e distanza».
19
G Parco
GASTRONOMIA
Gambrinus
A San Polo di Piave (Tv)
L
a filosofia di cucina di Parco
Gambrinus trova le sue origini
alla fine dell’ottocento quando
l’allora conduttore, Luigi Zanotto, padre di Adriano – attuale
patron – pone le prime basi di quella
che diverrà già dagli inizi degli anni
‘60 una delle principali testimonianze della cucina veneta nel mondo.
La filosofia di cucina di Parco Gambrinus trova le sue origini alla
fine dell’ottocento quando l’allora conduttore, Luigi Zanotto, padre di Adriano – attuale patron
– pone le prime basi di quella che
diverrà già dagli inizi degli anni
‘60 una delle principali testimonianze della cucina veneta nel mondo.
L’attento rispetto della cultura e
della tradizione veneta e trevigiana
in particolare, la preferenza per la
semplicità, la genuinità dei prodotti
utilizzati e l’attenzione all’evoluzione dei gusti ne sono gli elementi caratterizzanti e distintivi, nonché basi
per lo sviluppo di nuovi “percorsi”
gastronomici che oggi Pierchristian
interpreta. Il ciclo delle stagioni è
il naturale, imprescindibile orologio che scandisce i tempi ed i colori
della Cucina di Parco Gambrinus.
20
Parco Gambrinus - ristorante
Via Capitello 18, Località Gambrinus - 31020 San Polo di Piave
(Treviso)
tel. (+39) 0422 855043 - fax (+39) 0422 855044
Chiuso la domenica sera e il lunedì, inverno 09-10 ferie dal 1
al 31 gennaio
e-mail: [email protected]
Edoardo Pacelli
I Dieci Comandamenti
Ovvero il modo giusto di mangiare i gamberi di San Polo di Piave
1.Mettersi il tovagliolo (grande).
2.Mettere da un lato coltello e forchetta tanto non servono.
3.Prendere il gambero intero con le
dita e togliergli le zampe per succhiarle una alla volta, quelle grandi
bisogna schiacciarle tra i denti per
mangiarne la polpa che hanno dentro.
4.Il gambero - ora - è senza zampe,
bisogna rivoltare verso la testa la
corazza grande che ha sulla schiena, per fare ciò è sufficiente mettere un’unghia dove finisce la corazza
e comincia la coda e alzando la corazza si vedrà il “corallo” (boccone
d’oro); lo si lascia stare.
5.Si schiaccia la coda tra le due dita
cominciando dal fondo verso la testa.
6.Ci si succhiano le dita.
7.si rivolta il gambero per curargli
la coda aprendogli la “scorza” da
ambo i lati come si fa con gli scampi
o le canoce.
8.Si succhiano le “scorze” (e di nuovo anche le dita).
9.Tenendo il povero gambero - così
mal ridotto - con le dita di tutte e
due le mani, lo si rivolta e si mangia
il “boccone d’oro” insieme a quello
che c’è nella coda.
10.Si intinge la polenta nel sughetto e ci si risuchhiano le dita.
SUGGERIMENTO PER CHI NON È
MAI CONTENTO Metter le zampe
e i resti del gambero in una scodella di vino bianco e bere il vino
MORALE “Quando non ci sono più gamberi, sono buone anche le zampe”.
G
m
a
r
b
n
i
s
u
La famiglia Zanotto
Lo dice il nome, il Parco Gambrinus è il
posto giusto per mangiare i gamberi. A
San Polo di Piave tali crostacei di fiume,
in compagnia di anguille e trote, guizzano nelle acque del fiume Lia, le cui
"sorgenti" (in realtà risorgive giacchè il
fiume scorre sotto terra dalle vicine
prealpi) sono site proprio nell'esteso
parco che circonda il locale
Lo stretto legame dei gamberi con la
zona è suffragato dalla presenza nella chiesetta di San Giorgio di un'ultima
cena, affrescata da autore ignoto e databile millequattrocento, raffigurante i
crostacei assieme ai tradizionali simboli
Eucaristici del vino e del pane. La peculiarità di mutare e la collegata capacità
rigenerativa dei gamberi è forse la ragione di tale accostamento, inteso forse come simbolo della Resurrezione di
Cristo. Per tali motivi questo delizioso
cibo divenne sovrano delle quaresime
conventuali e signorili del passato.Oggi
purtroppo quasi scomparsi, i gamberi
d'acqua dolce vengono preparati "alla
Gambrinus" seguendo una ricetta legata
a scomparse o quasi tradizioni culinarie.
Pescati nelle acque del parco e subito
sbollentati con odori sono successivamente adagiati su fette di polenta e
accompagnati da una speciale salsina.
Un decalogo in vernacolo veneto dello
chef, in seguito riportato, insegna poi
come gustare appieno la delizia.
Miti, tradizione e cucina continuano a
intrecciarsi al Parco Gambrinus in una
atmosfera quasi incantata: il nome del
locale deriva infatti oltre che dai gamberi anche dall'ultimo nato tra le divinità, Gambrinus il signore della birra di
teutoniche origini. Nelle acque del Lia
infatti si soleva mantenere ghiacciata la
birra ingrediente con cui si
iniziarono a cucinare i deliziosi crostacei.
Caratteristiche dei Gamberi d’acqua dolce è il
corpo allungato munito di
zampette e antenne anteriori, testa prominente
con occhi laterali, corazza
grigiastra o dorata che
diventa rosso corallo dopo
la cottura.
Dal sito:
www.gambrinus.it
21
Gastronomia
com Eunice Khoury Pacelli
Tr ê s p a s t i n h a s d e c o a l h a d a
Pastinhas, nas cores da bandeira italiana.
Como fazer a coalhada:
Como fazer as pastinhas
-- Um pote de iogurte natural ou um copo
A de tomate seco, a de nozes, e a de cheiro verde.
com o resto de antiga coalhada. (Sempre
Para qualquer uma delas reservamos 4 ou 6 cabeças de alho esmagados e
que fizer coalhada, reserve um copo para
sal à vontade. Em seguida, optamos por uma das receitas abaixo:
uma segunda ocasião)
-- Dois litros de leite de “saco”. O leite de
1. Pastinha de tomate seco
caixa, tipo longa vida, não é o melhor,
mas pode servir igualmente.
Ferver o leite de véspera. Após a fervura, deixe descansar um pouco numa vasilha de porcelana. Quando estiver menos
quente
-- coloca-se as mãos na vasilha; se o recipiente estiver bastante quente, ainda,
mas podendo ser tocado, o leite estará
-- Comprar tomates secos (na verdade, embebidos em azeite) na Casa
Pedro. Moê-los e mixá-los com a pasta de coalhada onde já estão colocados
o alho moído e o sal.
2. Pastinha de nozes
-- Picar as nozes bem picadinhas, juntando-as à coalhada sólida, já acrescida do alho e do sal. Mexer bem e enfeitar com pedaços de nozes inteiras, salsa e cebolinha regando-a com azeite extra-virgem.
no ponto. Colocar, então, o iogurte natural (ou a coalhada antiga), na travessa de
porcelana, mexer delicadamente, e cobrir
com outro prato, jornais e toalha, abafando bem. Deixar repousar a noite inteira
ou por umas doze horas, mais ou menos.
Pela manhã, a coalhada estará pronta.
Colocá-la para escorrer num coador de
pano (adaptado a uma jarra longa). Ir
acrescentando mais coalhada, na medida em que ela for escoando no recipiente
de pano. Joga-se fora o líquido escoado e
preserva-se a parte solidificada, que permanece no coador de pano.
Após algumas horas, a coalhada, escoada, tomou uma consistência firme.Se
quiser, para que fique ainda mais firme,
coloque-a na geladeira; ela estará pronta
para ser transformada em deliciosas pastinhas, em poucas horas.
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3. Pastinha de cheiro-verde
-- Para a quantidade de coalhada destas receitas, moer 4 maços de cheiro
verde (salsa e cebolinha) acrescentando-os à massa de coalhada, alho e
sal. Mexer bem e enfeitar com alguns galhos de cheiro verde
PONTO FINAL
Guida ai green jobs.
La
ricetta di Berlusconi
per l’ecologia
Pubblichiamo l’intervento di Silvio Berlusconi contenuto nel libro
“Guida ai green jobs” di Tessa Gelisio e Marco Gisotti, Edizioni
Ambiente
L
a conservazione dell’ambiente e lo sviluppo economico
non sono più formule in contraddizione tra loro. Infatti,
nei diversi settori produttivi, grazie
alle nuove tecnologie, è ormai possibile coniugare la ricerca del profitto con la tutela degli ecosistemi.
D’altronde, da tutte le crisi economiche (e quella in corso è la più
violenta da ottanta anni) il mondo
occidentale è sempre uscito con la
sperimentazione di nuove strade e
con l’innovazione.
L
o stesso sta avvenendo nella
difficile congiuntura economica in atto, in cui va registrato l’importante sviluppo delle
tecnologie ambientali (che sono alla
base della green economy). Tutto
ciò è un progresso tecnico che si accompagna a un altro fattore di novità: la maggiore responsabilità per
le condizioni del pianeta. Si tratta
di due elementi – l’uno scientifico
e l’altro culturale – che per la prima volta fanno dell’ambiente non
un elemento di ostacolo all’attività
economica ma al contrario un veicolo in grado di favorire la ripresa. La
green economy è infatti senza dubbio la nuova frontiera della crescita
economica del XXI secolo. Si apre,
dunque, una fase in cui la conservazione delle bellezze del nostro
pianeta e il pieno rispetto dell’ambiente non saranno un freno allo
sviluppo della società umana. Nella
nuova epoca della green economy,
infatti, la tutela degli ecosistemi avverrà lungo un cammino lastricato
di realismo e concretezza.
S
i tratta di una nuova impostazione che sarà possibile
grazie alle tecnologie a disposizione e a un approccio più pragmatico. D’altro canto, il
fondamentalismo ambientalista ha
fallito: non ha dato risultati concreti e in Italia ha condotto alla mancata realizzazione di infrastrutture
fondamentali, a cominciare dalle
centrali nucleari e dai termovalorizzatori. La stagione del dogmatismo
verde ha danneggiato la società
senza preservare l’ambiente. Sul
tema, il nostro governo userà tutti
gli strumenti per favorire lo sviluppo della green economy evitando
qualunque pericolosa distorsione
ideologica.
ni, ha evitato che si verificasse un
impatto pesantissimo sull’economia
nazionale con la penalizzazione dei
nostri distretti manifatturieri.
È
perciò evidente che la via da
seguire non è quella di colpire e deprimere le attività
imprenditoriali con astratti
obiettivi di contenimento dei consumi. È decisamente più efficace favorire la riconversione dei processi
produttivi, sostenere la ricerca tecnologica e incentivare gli investimenti. Senza un pieno e convinto
coinvolgimento del tessuto produttivo non può essere attuata alcuna
politica di salvaguardia ambientale.
E infatti il nostro governo si muoverà sulla strada del realismo e della
concretezza e sarà al fianco di quelle imprese che faranno investimenti
virtuosi sul piano economico e ambientale.
H
P
osso dunque garantire che,
così com’è avvenuto nel G8
a L’Aquila, l’Italia saprà essere in prima fila anche nelle
politiche internazionali per l’ecologia e contro i cambiamenti climatici.
E questo avverrà senza che le future decisioni ci danneggino. Nelle recenti trattative in ambito europeo, il
governo, pur senza pregiudicare gli
obiettivi di riduzione delle emissio-
o sempre ritenuto che la
negativa congiuntura economica in atto possa comunque offrire importanti
occasioni per gli imprenditori capaci di gestire la situazione e fare in
anticipo le scelte giuste. Ebbene, il
comparto della green economy è di
gran lunga quello che offre le migliori opportunità di investimento.
E, cosa ancor più importante, è il
settore che, in concreto, garantirà
nel futuro la salvaguardia dell’ambiente. Nel mondo e anche in Italia.
Silvio Berlusconi
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ITALIAMIGA
MENO MALE CHE SILVIO C'È
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