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ITALIAMIGA ANO 16 - N ° 2 APRILE - 2010 L’ARBITRO UBI ITALICUS IBI ITALIA 1 IL CoRaGGio DI DECIDERE E DI AGIRE: I n pi a z za l a de s t r a c i va p o co , m a q ua nd o c i si va è f e s ta g r a nde . 2 sommario 06 POLITICA 14 LE VOCI DEL PADRONE 12 04 05 09 L’OASI DI NINFA O MUNDO INAUGURADO O MUSEU GLOBAL DO COMUNISMO TURISMO 19 CULTURA LA CUPOLA DEL BRUNELLESCHI EDITORIALE ATTUALITÀ DALL’AUSTRALIA CON AMORE FATTI IO ACCUSATO D’ESSERE MAFIOSO 10 PERSONALITÀ GIAMBATTISTA DE GIUSEPPE 11 16 OPINIONE COSA DIREBBE BOBBIO OGGI GRANDES NOMES GUGLIELMO MARCONI 20 GASTRONOMIA GAMBRINUS 22 GASTRONOMIA PASTINHAS TRICOLORES 23 PONTO FINAL LA RICETTA DI BERLUSCONI 3 EDITORIALE [email protected] JORNALISTA RESPONSÁVEL Edoardo Pacelli, nº 1398, OJB-RJ. DESIGNER GRÁFICO Juliano Ribeiro Edoardo Pacelli CONSELHO ACADÊMICO Antonio Olinto, in memória Geraldo França de Lima, in memória Gilberto Ramos Lorenzo Matteoli IMPRESSÃO Ortho Line Gráfica Digital (21) 3902-9428 COLABORAÇÃO: Lorenzo Matteoli Carlos Brandão Eunice Khoury Pacelli Percival Puggina José Nêumanne Olavo de Carvalho Célio Lupparelli Vittorio Sgarbi Paolo Della Sala FOTOGRAFIAS Juliano Ribeiro Edoardo Pacelli Adnkronos Presidenza CDM, Livio Anticoli Presidência CARTAS E-mail [email protected]. Telefax: (21) 2295 1481 A lato, Renata Polverini la nuova Presidente della Regione Lazio 4 Elezioni Regionali 2010. - Berlusconi si gode le vittorie in Lombardia, Veneto, Lazio, Piemonte, Campania e Calabria come un successo tutto suo. Perché non è solo nel Lazio che s’è buttato anima e corpo, ma anche a Torino si è presentato per due volte in due settimane a sostenere Cota. Anche lì, insomma, ci ha «messo la faccia». Anche se arrivati all’una di notte il premier fa un po’ di conti e poi un brindisi. «Su 60 milioni di italiani - spiega ai suoi - ne amministriamo oltre 40 milioni». Non c’è dubbio, chiosa, che «il governo esce rafforzato da questa tornata elettorale». Per il Cavaliere, insomma, è una rivincita. Nei confronti di chi «ha provato ad affossarlo con una campagna mediaticogiudiziaria che va avanti da un anno», ma pure una segnale «ai tanti» che già pensavano al dopo. Ma il dato elettorale che pesa di più è quello che riguarda il premier e il governo. L’unico che nel panorama europeo non viene punito dagli elettori, ragiona con i suoi Berlusconi citando le vicissitudini elettorali di Sarkozy, Merkel, Brown e Zapatero. Eppoi, continua a fare i conti il Cavaliere, il dato elettorale «va letto anche in termini di Pil». La Lombardia vale oltre il 20% del Pil italiano, il Lazio l’11%, il Veneto quasi il 10%, il Piemonte più dell’8%, la Campania oltre il 6%. Eleições Regionais 2010 – Berlusconi está curtindo as vitórias em Lombardia, Veneto, Lazio, Piemonte, Campania e Calabria como próprio sucesso pessoal. Pois não apenas no Lazio que atuou com alma e corpo, mas igualmente em Turim ele se apresentou duas vezes em duas semanas para apoiar o candidato Cota. Ai também colocou a sua cara. À uma hora da noite o primeiro ministro faz suas contas e depois um bríndise: “Sobre 60 milhões de italianos nós administramos mais de 40 milhões”, explica. “Sem dúvida o governo sai fortalecido depois do pleito”. Para o Cavaliere, em suma, trata-se de uma revanche em relação a quem “provou destruí-lo através uma campanha mediáticojudiciária que procede há um ano” mas, ao mesmo tempo, representa um sinal aos muitos que estavam já pensando ao depois. O dado eleitoral que mais pesa, porém, é o que concerne o primeiro ministro e o governo. O Presidente Berlusconi é o único que no panorama europeu não foi punido pelos eleitores ao contrário com o que aconteceu com os outros lideres como Sarkozy, Merkel, Brown e Zapatero. E mais, o dato eleitoral deve ser lido, igualmente, em termo de PIB. A Lombardia vale 20% do PIB, o Lazio 11%, o Veneto quase 10%, Piemonte mais do 8%, a Campânia mais do 6%. Sem contar as outras cinco regiões já administrada pelo centrodireita. ATTUALITÀ Dall’Australia con amore Lorenzo Matteoli Le notizie dall’Italia si accavallano come un fiume in piena. Non c’è tempo di digerire, assorbire, metabolizzare e, tantomeno, capire, un fatto, un avvenimento, una catastrofe, uno scandalo, che si viene travolti da un’altra bordata di incredibili notizie, fatti, catastrofi, scandali. Una vera bufera. Frane di fango, alluvioni, terremoti e post terremoti, processi, sentenze, controsentenze, condanne, prescrizioni, pompini, escort, giovani coristi trastullati da vecchi e illustri oltre che potenti funzionari, cricche, favori, direttori di giornali massacrati da scandali e riabilitati da controscandali, truffe fiscali da centinaia di milioni di Euro , vere, finte, negate, affermate, liste di candidati vere, finte, con firme, senza firme, presentate non presentate, respinte non respinte, accettate, bloccate, cambiate, milioni di Euro, decine di milioni di Euro, centinaia di milioni di Euro, lodi, processi brevi, legittimo impedimento riconosciuto, non riconosciuto, vero, finto…magistrati, rossi, bianchi, neri, avvocati, rossi, bianchi neri, presidenti, rossi, bianchi, neri… Ci si chiede dov’è la gente, dov’è il paese normale. Dove sono quelli che lavorano, che si alzano all’alba, tornano a casa a notte, quelli che studiano, quelli che insegnano, che si preoccupano, che allevano figli, che pagano le tasse, che pagano l’affitto, che risparmiano soldi e si fanno derubare dalle banche, che invecchiano, che si ammalano e che muoiono, quelli che curano, medicano, assistono, guariscono, quelli che fanno funzionare i tram, i treni, gli autobus, gli ospedali, le scuole, che arano i campi, che raccolgono il grano, che mungono le mucche, che puliscono le strade, quelli che non urlano, non saltellano, non girotondano, che non occupano….possibile che un Paese di 60 milioni di abitanti veri, reali, normali, sparisca dietro una caligine nera, dentro a una puzzolente nebbia imbastita da un teatrino di pochi personaggi e rove- sciata sui media da un’altro ristretto clan di operatori professioinisti dello “spin”? No. Non è così. La gente c’è, esiste a fa quello che deve fare, tutti i giorni, normalmente. Sono probabilmente 59 milioni e gli altri sono un milione. Scarso. L’Italia che ci viene servita dai media è una sovrastruttura marginale, una crosta spuria, un baccano creato ad arte…una gigantesca manipolazione mediatica. Quale arte? Quale scopo? Per conto di chi? Good question. Secondo me si tratta di una nuova e satanica forma di terrorismo. Non bombe, non dinamite sulla pancia di fanatici suicidi, ma una droga informazionale sistemica, rovesciata quotidianamente con fiumi di carta e di inchiostro sui cervelli degli Italiani veri e normali. Bisogna stare attenti perchè è una droga letale: se si comincia a credere che il Paese sia quello confezionato dal gelatinoso terrorismo si rischia forte. Si rischia di farlo vincere, il terrorismo in gelatina mediatica. L’unica cosa che può salvare il Paese da questo insidioso gelatinoso terrorismo è il bimillenario italico scetticismo: speriamo che funzioni ancora. Con questo non voglio dire che i ladri, corrotti, gli incompetenti e i profittatori non esistono. Ci sono, sono veri, ma sono marginali, e ci sono sempre stati. Il Paese vero è un altro, è sempre stato un altro. Dobbiamo con urgenza ristabilire i corretti equilibri e le giuste distanze. A queste cose pensavo mentre guardavo, sulla televisione, i corpi straziati a Baghdad degli Irakeni che, nonostante tutto, vogliono ancora votare e si fanno massacrare per celebrare un rito di democrazia che il teatrino italiano sta spensieratamente sprecando. Ahi serva Italia di dolore ostello... 5 POLITICA Le voci del Padrone 6 www.italiamiga.com.br Trani, il Media Evo, due giornalisti di Repubblica ... Dal quotidiano IL LEGNO STORTO Paolo Della Sala I media berlusconiani – che pure hanno parlato per mesi delle telefonate del presidente del Consiglio – hanno fatto scivolare in secondo piano la notizia che un vicegovernatore di regione – e si vota nelle regioni – è stato arrestato. Ora, se si vuole evitare il continuo scaricare le colpe sull’altro, si dovrebbe però rilevare che i media più della magistratura politicizzata stanno giocando un ruolo pesante nella campagna elettorale, attribuendo a se stessi la missione salvifica individuata come lebbra dell’informazione da Kaplan in Media Evo - pubblicato in Italia dalla rivista Aspenia nel 2007. Ad esempio i due giornalisti di la Repubblica che hanno fatto irruzione nella Procura della Repubblica “rubando” dei fascicoli (con la complicità di qualcuno?), hanno ottenuto sanzioni morali da parte degli innalzasopracciglio? Sono loro che hanno fatto la spiata a un giornale “concorrente” come Il Fatto? Saranno processati? Saranno sospesi dall’Ordine dei giornalisti (tutto ciò sempre se riconosciuti colpevoli)? Il silenzio di queste ore è significativo: il sistema è malato, lo si vede anche nella composizione del CDA del Corriere della Sera. L’unico che non ha un conflitto di interessi è il mio salumiere, forse (si pensi a Caltagirone e Casini). Kaplan spiega come e perché: “C’è un nuovo tipo di tirannia, quello dei media, che sta alzando la testa. E’ esercitata da una massa d’urto che fa paura: non elettiva, non controllabile, passa da un “linciaggio” all’altro [ne sappiamo qualcosa in Italia]... Non può mai essere nel torto perché la sua causa è quella dei deboli e degli oppressi: ed è qui il suo potere di opprimere”. Kaplan individua nel 1968 la time-line dopo la quale i mezzi di comunicazione hanno cominciato a rivestire il ruolo di santificatori delle società occidentali. Citando Samuel Huntington, Kaplan scri*) Roma, 22 gen 2009. (Apcom) - Sanzioni alla Rai dalla Authority Tlc per ‘Annozero’ e ‘Che tempo che fa’ con relazioni alle puntate in cui, a giudizio del Garante, rispettivamente Beppe Grillo e Marco Travaglio hanno “offeso” il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il professor Umbertto Veronesi e il Presidente del Senato Renato Schifani, con espressioni giudicate in “violazione di diritti fondamentali della persona” L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha sanzionato la Rai per “violazione dei diritti fondamentali della persona” - si legge in una nota dell’Authority- con riferimento alla messa in onda di filmati nel corso della trasmissione ‘Anno Zero’ del 1° maggio 2008 contenenti interventi di Beppe Grillo “con offese rivolte al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al Prof. Umberto Veronesi”. “La Rai - è scritto ancora nel comunicato - è stata inoltre sanzionata, per la medesima violazione, con riferimento all’intervento di Marco Travaglio nei confronti del Presidente del Senato Renato Schifani, nel corso della trasmissione ‘Che tempo che fa’ del 10 maggio 2008. Le sanzioni ammontano a 51.000 euro per ‘Anno Zero’ e a 10.000 euro per ‘Che tempo che fa’. L’Autorità ha altresì diffidato la Rai per violazione degli obblighi del servizio pubblico con riferimento alle medesime trasmissioni. ve che dopo la rivoluzione pop “l’arroganza del potere venne sostituita dall’arroganza della morale”. I media hanno cominciato ad agire in competizione diretta con i politici, mentre “la segretezza divenne sinonimo di male, e il concetto di denuncia [figlio della contestazione all’autorità] venne elevato da semplice tecnica a principio”. Di conseguenza, con la fine dello Stato-nazione e l’avvento del mercato globale, i media sono diventati il vero sostituto dei vecchi partiti della sinistra e rappresentano l’equivalente dell’Internazionale Comunista. Terrorizzata dal libero mercato internazionale, l’informazione globale trova una nuova patria nella ipertrofia dello Stato-nazione, sia essa l’Unione Europea o il governo mondiale onusiano. Si spiega così il ruolo missionario di molti giornalisti, da Le Monde al Corriere della Sera, da Focus a Famiglia Cristiana, al settimanale di viaggi. Secondo Kaplan i media stanno sostituendo la fede e l’etica laica con una morale universalista che scimmiotta il papato del Medio Evo, ed ha il potere di schiacciare i politici, sempre più ridimensionati dal nuovo impero. ... La continua gogna mediatica è la risultante del nuovo totalitarismo estremista. I “centristi” si preoccupano, e Paolo Gentiloni ha ripreso -certo in chiave locale- la polemica del senatore democratico Barak Obama, icona dei neri d’America, contro DailyKos, il sito agit-prop che ha recentemente organizzato un meeting di blogger democratici oltranzisti. A fianco dei blogger c’erano Dean e il generale Wesley Clark, mentre la moderata Hillary Clinton si è trovata con la porta sbattuta in faccia. Ecco perché Aspenia chiede lumi a Kaplan contro la deriva massimalista. Da:http://lapulcedivoltaire.blogosfere. it/ 7 DAL MONDO FATOS José Nêumanne O deboche fora de hora de Lula e Fidel O Pior ainda que o sorriso inoportuno fotografado no anúncio da morte de um operário negro foi a afirmação do presidente tratando a vítima como algoz, e não o mártir da brutal tirania do cubano (publicado na página A2 do Jornal da Tarde, de terça-feira 2 de março de 2010) Raul Castro, Lula, Fidel e Franklin Martins Foto: Ricardo Stuckert/Presidência 8 s políticos brasileiros - não importa em que partido militem ou militassem - não conseguem resistir ao charme dos barbudos que desceram de Sierra Maestra e invadiram Havana numa noite de reveillon para acabar com a corrupta, decadente e improdutiva ditadura do cabo Batista. Jânio Quadros criou polêmica inútil ao condecorar o comandante Ernesto Che Guevara em 1960, quando o mundo sabia que os bonitões que puseram fim à jogatina e à prostituição na ilha não estavam para brincadeiras, mas se tornariam um calo sangrento no pé do gigante ao norte do Mar do Caribe. Fernando Henrique se derretia em delícias quando ouvia lisonjas de Fidel Castro, mesmo quando ele não era mais o ai-jesus da Utopia marxista, mas apenas um tirano velho e intolerante que reprimia a oposição liberal e os homossexuais com crueldade de matar de inveja os ditadores militares de direita do resto do continente. Uma coisa, porém, é preciso reconhecer. Usando seu jargão favorito, é o caso de afirmar que “nunca na história deste País” ninguém chegou ao extremo ao qual Lula se expôs ao ser fotografado rindo ao lado do folgazão Fidel no flagrante usado como ilustração da notícia da morte por greve de fome de um dissidente. Havia uma cumplicidade tão grande no sorriso a dois que suas feições chegaram a se assemelhar, como se diz que ocorre com marido e mulher que convivem por muito tempo. E o momento era impróprio: o mundo estava indignado com o desenlace do episódio de rebeldia protagonizado por Orlando Zapata, negro, operário e mártir. Marco Aurélio Garcia, sempre alerta no papel de bajulador-geral da República e dos amigos do chefe, apressou-se a lembrar - e agora com razão - que o ex-menino retirante de Caetés, perto de Garanhuns, e exlíder sindical no ABC não inovou na relação especial de Brasil com Cuba, só rompida na ditadura militar. É verdade. Mas também é fato que Jânio, Fernando Henrique e outros simpatizantes nunca se deixaram apanhar naquela armadilha fotográfica que desarma quaisquer argumentos. Se a mãe do presidente, dona Lindu, foi mesmo a sábia versão feminina de Confúcio do sertão que aparece no filme dos Barreto, mico cultural do verão, ela certamente deveria ter-lhe avisado que há momentos na vida em que não convém rir. Diante da perda de um homem - amigo, inimigo ou indiferente - só se espera de um ser humano digno da definição uma reação de seriedade e compunção. E o deboche flagrado nos rostos iguais dos velhos companheiros não supera em cinismo a declaração de Lula de que ele sempre foi contra a greve de fome, como se a vítima virasse algoz só por ter enfrentado seu ídolo e guia. www.italiamiga.com.br FATTI Io, accusato di essere mafioso, vi dico che Silvio è in pericolo Sgarbi: nel ’95 fui al centro di una mostruosità giudiziaria smontata solo dopo otto mesi. Ma l’obiettivo era stato raggiunto: infamarmi per le mie idee La mafia c’è. E ci sono soprattutto i mafiosi. Ma non c’è niente di peggio che cercare la mafia dove non c’è. E chiamare mafiosi quelli che non lo sono. Talvolta soltanto chiamarli, per sfregio, per rabbia, per inadeguatezza, come è capitato a me. Lo hanno dimenticato tutti e forse è persino inopportuno che io lo ricordi qui. Ma è una parabola esemplare. Con essa si può anche capire cosa abbia ispirato, in tante occasioni, il mio furore nei confronti dei magistrati che sbagliano. Così non ho mancato di ricordare, ogni volta che vengo provocato dagli integralisti che vengono ai miei incontri ispirati da una fede cieca in Grillo, Travaglio e il più modesto Pietro Ricca, le sfrontate imprese del loro idolo Caselli. Che a parte la vicenda Andreotti, da me definita «processo politico» (con relativa condanna, per me, definitiva perché nessuno, neppure un parlamentare può osare dirlo e perfino pensarlo, dell’azione di un magistrato) concluso con la più pilatesca che salomonica sentenza di assoluzione con prescrizione per i reati commessi fino al 1980, sui quali peraltro - e Travaglio non lo dice - insiste soltanto la tesi dell’accusa senza un dibattimento fra le parti, vi sono altri episodi che segnalano la pericolosità del magistrato. Se nel caso di Andreotti ha ottenuto la soddisfazione, anche per non dichiarare vana un’inchiesta durata più di dieci anni e costata allo Stato qualche decina di miliardi di lire, di lasciare l’odiato nemico infangato (mafioso fino al 1° luglio 1980, non lo era più il 2) non ha peraltro dato segni di pentimento rispetto agli arresti di innumerevoli innocenti fra i quali il presidente della Provincia di Palermo Musotto, il padre francescano Mario Frititta, mostrato in manette fra due carabinieri perché aveva osato confessare un mafioso peccatore ma non pentito, il potente ministro democristiano Calogero Mannino tenuto in galera quasi tre anni, per essere poi assolto e senza che l’indagine sfiorasse il suo capo corrente De Mita, il grande magistrato Luigi Lombardini di cui tutti ricordano la probità ma che fu incriminato da Caselli e interrogato da un pool di magistrati arrivati con aerei di Stato e scorta a Cagliari umiliando il collega che, prima della loro partenza, cioè subito dopo l’interrogatorio, si suicidò. Non abbiamo per nessuno di questi casi segnali di ravvedimento da parte di Caselli, in compenso abbiamo tutte le querele che lui mi ha fatto per averlo criticato. Per il suicidio di Lombardini e per la carcerazione ingiusta di Calogero Mannino nessuno, tanto meno lui, ha pagato. Se dovesse essere riconosciuto il danno, a pagare sarebbe lo Stato. Fatta questa lunga premessa devo dire perché io non ho mai ritenuto che le ragioni dell’accusa, non sufficientemente fondate o basate sulle parole dei pentiti dovessero essere rispettate a priori. Sono «sparate» che fanno colpo, e oggi ne abbiamo la prova nella diffusa presunzione di colpevolezza del sottosegretario Cosentino, non in base ai fatti, ma in base al rango dei camorristi che parlano di lui. Considerati autorevoli, avvalorano le accuse. Ma le prove? E il rischio diffamazione? Quando è così forte l’accusa si pensa che sia fondata e viene sopraffatta la presunzione di non colpevolezza. Toccò anche a me, ma la forza della mia reazione non ha lasciato traccia dell’inevitabile diffamazione. Il 2 novembre 1995 ero a Spalato, partito il giorno prima con l’inseguimento dolce, di cui non avevo valutato il rilievo, di un colonnello dei carabinieri (un colonnello, non un maresciallo) che mi doveva consegnare un documento riservato. Poteva anche essere come in altre occasioni per le innumerevoli querele un avviso di garanzia, ma non gli avevo dato particolare peso. Senza dunque che io ne fossi a conoscenza la mattina del 2, verso le 11, mentre ero in riunione con il sindaco di Spalato, vengo informato che, sulle prime pagine di tutti i giornali, a otto colonne, era apparsa la notizia che insieme all’amica e collega Tiziana Maiolo, eletta come me al Parlamento in Calabria, ero indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo stesso reato che nei prossimi giorni i pm di Palermo potrebbero contestare a Berlusconi. Nel giorno dei morti ero diventato ma- fioso. La mia reazione fu furibonda e il Parlamento presieduto da Giorgio Napolitano manifestò una pressoché unanime solidarietà, sfiduciando i magistrati. L’indagine continuò con le dichiarazioni di un pentito, tale Pino, che diceva cose insensate sui voti di evidente consenso che io avevo ottenuto con la mia popolarità, magari manifestando anche posizioni non diverse da quelle di Pannella sul regime del 41 bis. Per le quali i nomi di 52 deputati furono pubblicati in prima pagina di Repubblica come «infami» per avere pubblicamente espresso una posizione non politicamente corretta. Le accuse erano insensate e prive di qualunque riscontro che non fossero le mie parole nei comizi perfettamente corrispondenti a quelle in ogni altra sede e ancora oggi espresse. Ricordo i nomi di due dei quattro pubblici ministeri che si erano applicati a rendere credibili le parole del pentito: Tocci e Chiaravalloti. Come in altre occasioni, in Calabria, i magistrati si erano mossi con molta fantasia e suggestioni del genere: chiunque faccia politica in Calabria, dai vecchi notabili, a due new entry come Sgarbi e la Maiolo, è mafioso o colluso. Così si era avvalorato il reato, inesistente ai codici, di concorso esterno. Una insensatezza giuridica e uno strumento per colpire nemici ideologici. Per dare loro una lezione. Come era nel nostro caso. L’accusa resse per otto mesi, quando il procuratore capo Anfimafia Pierluigi Vigna, diede, con sensibilità e intelligenza, una strigliata ai quattro pm e al loro parzialmente dissociato capo Lombardi, e li indusse alla archiviazione. Ma l’obiettivo era stato raggiunto. Era quello di avere diffamato, in nome del popolo italiano, due politici del tutto estranei alle accuse, ma pericolosi per le loro posizioni di principio. Da quel momento io so che ogni accusa può essere infondata e che è diritto dell’accusato ribellarsi se conosce, diversamente dai magistrati, la verità. Vittorio Sgarbi 9 PERSONALITÀ Giambattista Degiuseppe P E R S O N A L I D A D E M 10 emoria viva della colonia italiana di Rio de Janeiro è il Cavaliere della Repubblica Giambattista De Giuseppe. Questo piccolo grande uomo rappresenta l’eclettica forza e il naturale ingegno dell’emigrante italiano. Giunse in Brasile nel lontano mese di luglio del 1934, all’età di 11 anni, per raggiungere il padre che aveva preceduto la famiglia. Il primo tratto di navigazione, da Napoli a Genova, fu abbastanza confortevole perché effettuato a bordo del transatlantico REX, detentore del Nastro Azzurro, per aver effettuato la traversata più veloce tra l’Europa e gli Stati Uniti. Quella notte, ricorda, nessuno dormì, non solo per il fatto di lasciare la terra natale, ma poiché, proprio in quella notte, la radio trasmetteva l’incontro di box con il quale il friulano Primo Carnera, il gigante buono, si laureava campione del mondo dei pesi massimi. La notte trascorse in grande festa e allegria, in un ambiente di lusso. La dura realtà si presentò il giorno successivo, quando gli emigranti dovettero proseguire il viaggio a bordo della Principessa Giovanna, un piroscafo di minor stazza e sovraccaricato che, in nove giorni di navigazione, completò la traversata Genova, Tenerife, Rio de Janeiro, quivi giungendo il primo di luglio. Nell’ottobre dello stesso anno Giambattista ricevette il titolo di socio della Società Italiana di Beneficenza e Mutuo Soccorso, SIBMS, l’istituzione italiana più antica fuori d’Italia, essendo stata fondata nel 1854 e avendo come soci fondatori l’Imperatore del Brasile, Don Pedro II e la principessa di Napoli, sua sposa, Teresa Cristina Maria di Borbone. Presso la SIBMS, Giambattista occupò, un pò alla volta, tutti gli incarichi più prestigiosi, compreso un lungo periodo di presidenza. . È stato, inoltre, uno degli artefici che resero possibile la realizzazione di un sogno degli italiani di Rio, quello di avere un proprio Ospedale Italiano. Il sogno si è avverato nel 1956, ed oggi l’Ospedale Italiano è l’unico presente in tutto il Brasile. Allo stesso tempo dimostrava il suo talento ed eccletismo svolgendo molteplici attività nel campo artistico ed in quello impresariale. Fu infatti un brillante conduttore radiofonico e apprezzato attore, di teatro e cinema, ma anche impresario e organizzatore di grandi eventi come responsabile di Relazioni Pubbliche di importanti aziende multinazionali. La sua attività ha sempre avuto come obbiettivo, però, quello di mettere in risalto la enorme importanza culturale, sociale ed economica della presenza italiana in questo paese, contribuendo in maniera significativa alla valorizzazione della collettività e alla diffusione dell’arte e della lingua italiana. Anche per questo motivo è stato apprezzato sia dal governo italiano, che lo ha insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana, sia dalle autorità carioca, che lo hanno eletto, in una solenne cerimonia, Cittadino Onorario di Rio e conferendogli la massima onorificenza del municipio, la Medaglia Pedro Ernesto. Oggi, all’età di 86 anni, confortato dalla moglie Eny Senna, Giambattista, il socio più antico della SIBMS, è ancora il punto di riferimento degli italiani, che a lui ricorrono per riceverne consigli e aiuti. opinione Cosa direbbe oggi Bobbio di Dipietro? In occasione del centenario della nascita di Norberto Bobbio da lunedi 1° Marzo fino al 1° di Aprile si tengono a Torino una serie di “Lezioni Bobbio 2010. “ L’inserto Tuttolibri de La Stampa ha chiesto a Marco Revelli curatore del Meridiano Mondadori “Etica e Politica” di cercare negli scritti del filosofo torinese “che cosa direbbe oggi Bobbio”. Cito dall’esercizio di Marco Revelli (Tuttolibri, La Stampa 27 Febbraio 2010) un paragrafo che mi sembra significativo, sul quale svolgere poi una breve riflessione: “…quello che lo sconcertava e sconfortava (Sconcerto e sconforto è il titolo della sua lunga intervista dell’aprile 2000 su La Stampa) era la sensazione, per molti versi la certezza, del ritorno prepotente, aggressivo, travolgente di un’Italia incivile, antica e sempre rinnovantesi – la ‘sempiterna Italia dei furbi e dei servi’, la definirà -, che la sua generazione aveva dovuto, con sacrificio, combattere, dopo averla sconfitta dentro di se. Di quell’Italia – non è un segreto – Silvio Berlusconi era l’emblema. E Bobbio lo combattè fin dalla sua prima ‘discesa in campo’. Non per ragioni ‘politiche’. O ‘ideologiche’. Ma per ragioni di ‘stile’. Per un istintivo rifiuto ‘esistenziale’.” E’ interessante la citazione di Marco Revelli perchè documenta la nascita di un atteggiamento che ha da sempre condizionato la sedicente sinistra italiana nella sua opposizione a Berlusconi. Scrive ancora Revelli che Bobbio temeva che: “Contro quel modello umano, così radicato nel costume nazionale, non c’è politica capace di resistere.” Quindi? Una affermazione dalle preoccupanti implicazioni. Da allora l’opposizione a Berlusconi, politico, è stata fatta dalla soi disant sinistra, in tutti i modi e con tutti gli strumenti disponibili, meno che sul terreno della “politica”. Quindi magistrati, escort, lenzuola e lettoni, bandana, capelli, finti, tacchi ortopedici, gaffes e quant’altro. Saltelli, girotondi, e anche qualche episodio di robusto squadrismo, spintoni e manate. Un percorso marginale, dialetticamente modesto, cha ha visto Berlusconi affermarsi e crescere sistematicamente. Politicamente. Berlusconi, che piaccia o meno a Bobbio e agli altri, è soggetto politico. Essenzialmente politico, e come tale va affrontato. La negazione sul piano dello “stile” e del “rifiuto esistenziale” è uno snobismo ridicolo e penoso, tipico dell’elitismo arrogante che ha contraddistinto la cultura della sedicente sinistra Italiana e dei suoi intellettuali omologhi e conformi. I famosi “diversi” che diversi non sono mai stati. Un percorso vuoto di contenuti e vuoto di credibile proposta che oggi, non per caso, finisce nella umiliante e violenta volgarità di Dipietro. Cosa direbbe oggi Norberto Bobbio di questa sinistra, raffinata, colta, professorale e letteraria, compiaciuta della sua “diversità”, e del suo “stile”, che, anche per sua responsabilità di “maestro del pensiero”, è finita a servire lo “stile” e la “diversità” di Tonino Dipietro? Non credo che le “lezioni di Bobbio 2010” torinesi daranno molte risposte. Lorenzo Matteoli È nato a Milano, diploma alla Lincoln High School di Portland Oregon, maturita’ classica al Liceo Cavour di Torino, laurea in architettura al Politecnico di Torino, Ordinario di Tecnologia dell’Architettura alla Facolta’ di Architettura del Politecnico di Torino (1980), Preside della Facolta’ dal 1981 al 1986, direttore del Dipartimento di Scienze e Tecniche per i Processi di Insediamento (1983-1989), Assessore per il Partito Socialista Italiano al Comune di Torino dal 1986 al 1992. Addetto scientifico presso l’Ambasciata Italiana a Jakarta 1992-1994. Dal 1995 vive, studia, insegna e scrive a Perth (Western Australia) e a Indian Harbour (Nova Scotia, Canada). 11 O O MUNDO Inaugurado o Museu Global do Comunismo Acesse o museu virtual agora mesmo. h t t p : / / w w w. g l o b a l m u s e u m o n c o m m u n i s m . o r g Edoardo Pacelli O Museu Global do Comunismo, uma iniciativa da Victims of Communism Memorial Foundation, foi inaugurado em Washington, DC. Enquanto o Brasil vai se rendendo dia após dia aos valores da ideologia coletivista mais assassina de todos os tempos, no exterior ainda surgem belos trabalhos de resgate histórico como esse, que mostram as conseqüências macabras da aplicação das idéias de Marx e Lê- nin, defendidas pela esmagadora maioria dos tais intelectuais tapuias. Conheça um pouco mais do "outro mundo possível" de que tanto falam os petistas, os baderneiros mimados de nossas universidades, e as "pessoas maravilhosas" do nosso establishment cultural. Acesse o museu virtual agora mesmo. http://www.globalmuseumoncommunism.org/ A força dos símbolos totalitários é representada até os dias de hoje. Urss, 20 milhões de mor tos, China, 65 milhões de mor tos, Vietnam, 1 milhão de mor tos, Coréia do Norte, 2 milhões de mortos, Cambodgia, 2 milhões de mortos, Europa do Leste, 1 milhão de mortos, 12 América Latina, 150.000 mortos, África, 1 milhão 700.000 mortos, Afeganistão, 1 milhão e 500.000 mortos, Movimento comunista internacional e partidos comunistas não ao poder, cerca de 10.000 mortos. O total aproximado é de 100 milhões de mortos. OS CRIMES DO COMUNISMO NA EUROPA Lenin é pior de Hitler D ia 22 de abril se completam 139 anos desde o nascimento de Vladimir Lênin, o fundador do estado soviético cujo corpo permanece onde esteve desde sua morte, no mausoléu da Praça Vermelha, como objeto de veneração dos seus seguidores e de ofensa em vários graus para aqueles que o vêem como um inimigo da tradição nacional russa, da liberdade e da fé. Neste ano, como em todos os outros desde a época de Gorbachev, acontece um debate público sobre se Lênin deveria ser retirado do mausoléu e enterrado, como supostamente era não apenas seu desejo, mas o de sua família. Um número crescente de russos diz que apoiariam esta decisão, ou que, ao menos, não se oporiam se o governo a tomasse. 1920 Deportação e eliminação dos cossacos do rio Don 1921-1923 Carestia russa que provocou a morte de 5 milhões de pessoas P ara mim, continuou Smirnov, “Lênin é pior que Hitler. A decisão do governo em enterrá-lo não levará a nenhuma explosão social. Quando o corpo de Stálin, que era “um deus vivo” foi retirado do mausoléu, ninguém se perturbou. Por que falariam algo de Lênin?” Depois de argumentar que não vê razão para se preocupar com nenhuma reação popular à remoção de Lênin da Praça Vermelha, Smirnov, continuou observando que ele é “em geral, contra enterrar o corpo de Lênin. Ao invés, ele deveria ser queimado em um forno no arquipélago de Francisco José, e jogado no mar de lá, para as uma declaração feita este que suas cinzas caiam sobre a ano, pelo Arcipreste Dimitry Europa.” Smirnov, chefe do Departamento de Relações com as Forças Arma- Ou o que talvez fosse uma idéia das e com o Serviço de Segurança do melhor, segundo o Arcipreste, enPatriarcado de Moscou, merece atenção terrar o “corpo no lado escuro da particular, já que suas palavras prova- Lua para que não brilhasse sobre velmente refletem o ponto de vista de a Terra.” Mas o que quer que seja muitos na liderança da Igreja e porque decidido, “ninguém deve enterrar podem levar a um racha entre a igreja e este malfeitor na Santa Rússia,” muitos nacionalistas russos. considerando todos os crimes que Lênin e o sistema que ele ergueu Perguntado pelo portal Rusk.ru, o qual cometeram contra o povo russo e tem laços fortes com o patriarcado, so- a Igreja russa. bre o que deveria ser feito com os restos de Lênin, o Arcipreste Dimitry disse que “a hora de enterrar Lênin era para ter sido em abril de 1870.” De fato, o representante da Igreja disse, “teria sido melhor se esse bastardo nunca tivesse nascido.” Declaração esclarecedora M Fuzilamento de dezenas de milhares de pessoas, presas sem julgamento, e chacina de centenas de milhares de trabalhadores e camponeses que se rebelaram 1918-1930 Assassinato de dezenas de milhares de pessoas nos Gulags (Campos de concentração soviéticos) 1930-1932 Deportação e eliminação de 2 milhões de “kulak” (camponeses, em russo) Extermínio de 6 milhões de ucranianos por carestia causada intencionalmente por Stalin, um verdadeiro genocídio “Holodomor” (em ucraniano, “morrer de fome”) 1937-1938 Eliminação de cerca de 690 mil pessoas durante as grandes expurgações 1939-1945 Deportação de centenas de milhares de poloneses, ucranianos, bálticos, moldávios, bessarábios, alemães, tátaros, tchetchenos e inguches para os Gulags. 1940 O politburo dos Soviets – Stalin, Vyacheslav Molotov, Kliment Vorošilov, Anastas Mikojane Beria – assinaram ordem de execução dos ativistas “nacionalistas e antirrevolucionários” que comportou o fuzilamento de 22 mil prisioneiros, a maioria deles oficiais poloneses. 13 TURISMO L’Oasi di Ninfa Edoardo Pacelli 14 www.italiamiga.com.br L’ Oasi di Ninfa rappresenta la perfetta simbiosi tra uomo e natura. Nel 1973 diventa Oasi del WWF, successivamente il giardino di Ninfa viene dichiarato “Monumento naturale”. Infine è stata dichiarata Sito dì Importanza Comunitaria (Sic) e inserita nella Rete Natura 2000. La gestione è in mano alla Fondazione Caetani in collaborazione con il WWF (World Wildlife Fund) e la Lipu (Lega Italiana per la protezione degli Uccelli). La sorgente è figlia dei monti Lepini e non esisterebbe se alle sue spalle non ci fossero questi monti. Infatti questi raccolgono l’acqua piovana convoglìandola in una serie di sorgenti pedemontane, prima fra tutte quella di Ninfa, alimentata da acque fresche e di buona qualità. Inoltre la catena montuosa si erge come un baluardo a protezione dai freddi venti settentrionali, creando così un microclima del tutto particolare che ha permesso lo sviluppo del giardino botanico dove prosperano numerose specie di piante locali e quelle esotiche provenienti da ogni parte del mondo. Per ripercorrerne la storia bisogna risalire indietro nel tempo fino all’età romana, quando venne edificato un piccolo tempio dedicato alle ninfe presso la sorgente, e Nympheus era il nome del fiume che ne scaturiva. Successivamente vi sorse un villaggio che nel 743 dC. Costantino V Copronimo, imperatore di Costantinopoli, donò al papa Zaccaria. La fortuna della città era legata, oltre che all’abbondanza d’acqua, alla sua posizione lungo la via Pede- montana che sostituì la via Appia a causa dell’impaludamento della Pianura Pontina. Nel corso della storia Ninfa passo di mano a varie famiglie nobiliari. In conflitto con i paesi limitrofi, sul finire del XIV secolo la città venne definitivamente saccheggiata e abbandonata dai suoi abitanti. Da qui un salto nel buio fino agli inizi del ventesimo secolo, eccetto le rare visite di alcuni viaggiatori che ne restarono ammaliati. Gregorovius che la definì la “Pompei del Medioevo, la città dei sogni”. Era il 1920 quando Ninfa rinacque ad opera di Gelasio Caetani che fece ripulire dai rovi i ruderi degli edifici principali, fece restaurare il castello e la torre del lago e avviò la realizzazione dello splendido giardino. La sua opera venne proseguita prima da Roffredo, poi da donna Lelia Caetani, l’ultima erede della stirpe, deceduta nel 1977. Per sua volontà Ninfa è stata donata, insieme al castello Caetani di Sermoneta, alla Fondazione Roffredo Caetani. Oggi l’antica città, con le sue chiese e le torri di guardia ricoperte da edera e liane, è abitata da picchi muratori e upupe. Nel corso d’acqua che attraversa il giardino si è stanziato il martin pescatore, mentre le acque del lago sono frequentate da gallinelle, porciglioni e cannaiole; ospite di riguardo è la lontra. Non disdegnano una visita al giardino il corvo imperiale, il codirosso e il passero solitario, che spiccano il volo dalle rupi della montagna retrostante. Ambiente L’Oasi comprende parte delle pendici del massiccio montuoso dei Lepini e l’intero e lo splendido complesso di Ninfa, col suo giardino botanico ricco di piante provenienti da tutto il mondo, il laghetto e l’omonimo fiume Ninfa dalle acque cristalline. L’estensione dell’oasi è di 1852 ettari, quella del giardino è di 8 ettari Flora e fauna Le rovine sono abitate da Picchi muratori e Upupe e dal Passero solitario; lungo il corso d’acqua s’incontrano fra i tanti insettivori anche anatre, il Martin Pescatore e la Gallinella d’acqua. Strutture e Gestione Percorso guidato, giardino botanico e archeologico. La gestione è affidata alla Fondazione Roffredo Caetani o.n.l.u.s. di Sermoneta. COME ARRIVARE Nel Lazio, Comuni di Cori, Cisterna, Norma e Sermoneta (LT). S.s.7 Appia al km 57 prendere la strada per Norma, attraverso Doganella di Ninfa e seguire le indicazioni. CONTATTI telefoni 06/6873056 - 0773/695404 fax - 0773/633935 e-mail [email protected] [email protected] Indirizzo postale: Direzione Giardini e Rovine di Ninfa - 04010 Doganella di Ninfa – Latina. Nei dintorni consigliamo di visitare: - il castello e il borgo di Sermoneta, con vista splendida nella piana sottostante; - l'abbazia circestense di Valvisciolo; - non distante, il Parco Nazionale del Circeo. 15 Grandes nomes Amedeo Avogadro G G 16 Italianos Amedeo Avogadro Conde de Quaregna e Ceretto 1776-1856 A medeo Avogadro, cientista italiano nascido em Turim, formulou a hipótese sobre a composição molecular dos gases (1811). Filho de um importante administrador público e advogado eclesiástico, o Conde de Avogadro, formou-se em ciências jurídicas, mas exerceu a advocacia por pouco tempo, dedicando-se, como amador, à matemática, à física e à química. Tornou-se professor de física e de matemática no Reale Collegio de Vercelli (1809). Com base nos estudos de Joseph-Louis Gay-Lussac, enunciou (1811) o extraordinário princípio de Avogadro: Volumes iguais de gases diferentes, nas mesmas condições de temperatura e pressão, têm o mesmo número de moléculas, que se constituiu num apoio decisivo à teoria atômica (posteriormente foi definido o número de moléculas em uma molécula grama, o chamado número de Avogadro: N = 6,0225 x 10²³ uma medida constante, válida para todas as substâncias), independentemente comprovado por Ampère (1815) e consagrado definitivamente (1858), pelo italiano Stanislao Cannizzaro. Essa lei permitiu explicar por que os gases se combinam quimicamente em proporções simples de números inteiros. Possibilitou, também, elucidar a estrutura diatômica das moléculas de gases como o nitrogênio, o hidrogênio e oxigênio. Foi o primeiro cientista a dar o nome de molécula aos átomos compostos resultantes de uma ligação química. Ingressou na Universidade de Turim (1820), onde permaneceu por dois anos, retornando (1834) e trabalhando até a aposentadoria, 16 anos após. www.italiamiga.com.br Come giustamente fa osservare Alessandro Sallusti su Il Giornale, “C’è chi telefona e chi ruba”. Nel suo editoriale egli continua “Anche se lentamente, alcuni tasselli stanno tornando al loro posto naturale. La fuga in avanti che la magistratura ha voluto innescare con l’inchiesta di Trani (le telefonate tra Berlusconi, Minzolini e il commissario dell’Agcom, Carlo Innocenzi) è già arrivata al capolinea. È talmente evidente che modalità e impianto accusatorio non reggevano che persino il Csm ha dovuto innescare una clamorosa retromarcia. Il soviet dei giudici ha infatti annullato l’inchiesta sugli ispettori mandati da Alfano per mettere un po’ d’ordine in una procura che sembra finita fuori controllo. Ammettendo così che non solo il ministro non ha commesso nessun abuso, ma che alle toghe conviene non andare oltre nell’accertare la verità dei fatti. E come era ovvio, è stato anche deciso che il fascicolo con le intercettazioni di Berlusconi viene tolto ai pm di Trani e consegnato al tribunale dei ministri di Roma, l’unico che ha competenza a valutare le carte in questione. In Puglia, probabilmente, resterà solo l’inchiesta sul direttore del Tg1, Augusto Minzolini, colpevole di aver fatto una telefonata pochi minuti dopo essere stato interrogato come testimone dai pm. Insomma, aveva ragione Alfano quando parlava di «gravissime patologie», l’inchiesta, dal punto di vista giudiziario, è una bolla di sapone che si sta sgonfiando giorno dopo giorno. A differenza di altre che riguardano esponenti di primo piano della sinistra. A Bari è stato infatti arrestato Sandro Frisullo, Pd, ex numero due della giunta regionale di Vendola. Qui non si tratta di parole in libertà, ma di fatti: associazione a delinquere e corruzione nell’ambito della sanità pugliese. Il senatore Pd, Nicola Latorre, dice che la tempistica è sospetta, a così pochi giorni dalle elezioni. Per la prima volta, da quelle parti, dubitare della magistratura non è un attentato alla Costituzione. Speriamo che da oggi il principio valga sempre e per tutti. Non sappiamo se Latorre ha ragione oppure no, ma una cosa è certa. C’è chi telefona e c’è chi ruba. E i presunti ladri, questa volta, stanno da una precisa parte politica che non è quella del centrodestra. Chissà se Santoro (al suo rientro) e Gad Lerner ci faranno sopra una delle prossime puntate delle loro democratiche ed equilibrate trasmissioni.” L’ex vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo (Pd), avrebbe ottenuto non solo prestazioni sessuali da alcune escort ma anche denaro dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, in cambio del suo impegno per sbloccare i mandati di pagamento per le forniture di protesi e di materiale sanitario che le società della famiglia Tarantini avevano fatto alla Asl Bari. È quanto emerge dagli ultimi interrogatori, in parte secretati, a cui è stato sottoposto nel novembre scorso il «re delle protesi» barese e condotti dai tre magistrati del pool sanità della procura di Bari. Nei giorni scorsi gli sviluppi dell’inchiesta hanno portato all’arresto di funzionari dell’azienda sanitaria accusati di corruzione. Lo scandalo della Sanità in Puglia 17 A O Por que a Itália é amiga? “Nem com Moscou, nem com Hollywood, eu estou com Roma” CULTURA Antonio Olinto Marques da Rocha, 1919 nasceu em Ubá, estudou Filosofia e Teologia nos seminários católicos de Campos, Belo Horizonte e São Paulo. Por que a Itália é amiga Tendo desistido de ser padre, foi durante 10 anos professor de Latim, Português, História da Literatura, Francês, Inglês e História da Civilização, em colégios do Rio de Janeiro, onde faleceu em 2009 ANTONIO OLINTO Minha ligação com a Itália é antiga. Originário de uma família muito católica do interior de Minas – meu tio e um primo foram padres – entrei no seminário de Belo Horizonte. Eu fui um dos escolhidos para dar prosseguimento aos meus estudos num colégio de Roma e, por isso, viajei para São Paulo para aprender a língua italiana. Comecei a ler e falar italiano, era lá que eu ia estudar. Infelizmente naquele ano, 1935, houve a invasão da Abissínia por parte de Mussolini e minha viagem foi adiada. Em 1937 deixei a batina, mas a Itália já despertara em mim a sua importância. O lado cultural me foi iluminado por Manuel Bandeira. Certo dia, cheguei perto dele e cumprimentei-o «Bom dia, poeta!» e ele me respondeu «Poeta? Poeta é Dante», não há outro Poeta a não ser Dante. Esta frase nos leva a Itália. É a Itália, com sua língua. Tudo isso foi criando em mim entusiasmo e deferência, até que eu pude conhecê-la, já de adulto: Roma, Turim e Milão. Em Milão está a minha editora, Jackabook, que já editou cinco livros meus. Em Turim fui chamado como palestrante pela Fundação Grinzane Cavour, num encontro no qual participaram oradores dos cinco continentes. Participei de inúmeras conferências em Roma e em Nápoles. Certa vez, Charles Wagley, um professor norte-americano que dirigia o setor latino, me perguntou: «Você está com Moscou ou com Hollywood?», eu respondi: «Nem com Moscou, nem com Hollywood, eu estou com Roma!» A pergunta referia-se ao fato que os brasileiros eram vistos ou como esquerdistas ou como filo americanos. Eu quis mostrar-lhe, assim, minha essência cultural e espiritual. Edoardo Pacelli 18 CULTURA La cupola del Brunelleschi Edoardo Pacelli Roberto Corazzi professore ordina- La Cupola ha sempre colpito nel corso nello strato intermedio (o di riempimen- rio di Fondamenti ed applicazioni della dei secoli la fantasia dei visitatori e l’inte- to) che quindi non è realizzato soltanto in geometria descrittiva e Giuseppe Conti resse degli studiosi sia per la sua bellez- mattoni, come gli altri due. professore associato di istituzioni mate- za, sia per la sua particolare ed innovati- «L’utilizzo di ferro era menzionato matiche presso la Facoltà di Architettura va tecnica costruttiva (su cui Brunelleschi negli scritti di Brunelleschi che raccontò dell’Università di Firenze, anticipando i ri- non ha lasciato niente di scritto), sia per come Alberti, nel corso di una visita al sultati di una loro ricerca sul capolavoro le sue dimensioni (il suo diametro esterno cantiere, suggerì di usare il metallo – ha di Brunelleschi, che sarà pubblicata pros- è 54 metri, la sua base si trova a 55 metri spiegato Corazzi – Ma finora non esiste- simamente dall’editore Pontecorboli, af- dal suolo, arriva a 91 metri e, con la Lan- vano prove di questo utilizzo tanto che si fermano che «Filippo Brunelleschi è stato terna, essa raggiunge circa 116 metri; il pensava che anche lo strato intermedio il primo a utilizzare una sorta di cemento suo peso è di circa 29.000 tonnellate). La fosse realizzato in laterizi». armato e la curva catenaria» per la cu- Cupola, in realtà, è formata da due cupo- Nel corso dei secoli, molti pensarono pola del Duomo di Santa Maria del Fiore. le: una interna, che è la struttura princi- che le tonnellate di pietre e mattoni, po- Realizzata, tra il 1420 e il 1436, la cu- pale e ha uno spessore di circa 2,2 metri, sati in forme così leggiadre, fossero te- pola nei secoli ha colpito l’interesse de- ed una esterna, più sottile (circa 0,9 me- nute insieme da una forza misteriosa, il gli studiosi per la sua particolare tecnica tri), la quale, come disse il Brunelleschi, cui “segreto” aveva seguito Filippo di Ser costruttiva legata alle grandi dimensioni. serve a proteggere la cupola interna dalle Brunellesco nell’oltretomba. «Ma nessuno «Brunelleschi - hanno spiegato - ha usa- intemperie ed a renderla “più magnifica di loro – hanno precisato gli autori della to per primo la curva catenaria, cioè la e gonfiante”. L’analisi della cupola inter- ricerca – ebbe in mano un rilievo attendi- forma migliore per una cupola per soste- na, composta da tre strati (due spessi 70 bile, una sezione reale che raccontasse in nere il proprio peso, che fu utilizzata solo centimetri e uno centrale 80 centimetri), modo preciso l’esatta configurazione spa- a partire da tre secoli dopo». In questa ha riservato una sorpresa. Utilizzando le ziale della Cupola. Nessuno di loro poteva ricerca sono stati usati strumenti tecno- nuove tecnologie come il georadar, la to- ruotare davanti ai propri occhi un modello logici avanzati che hanno permesso di mografia, l’endoscopia e il metaldetector, tridimensionale della Cupola con l’esatta comprendere l’esatta configurazione spa- Braccesi ha analizzato il materiale con cui geometria degli sproni, delle vele e della ziale della Cupola, che è uno dei simboli la cupola interna è stata costruita eviden- disposizione intrinseca dei filari dei matto- della città di Firenze. ziando la presenza di materiale ferroso ni al fine di misurarne angoli e distanza». 19 G Parco GASTRONOMIA Gambrinus A San Polo di Piave (Tv) L a filosofia di cucina di Parco Gambrinus trova le sue origini alla fine dell’ottocento quando l’allora conduttore, Luigi Zanotto, padre di Adriano – attuale patron – pone le prime basi di quella che diverrà già dagli inizi degli anni ‘60 una delle principali testimonianze della cucina veneta nel mondo. La filosofia di cucina di Parco Gambrinus trova le sue origini alla fine dell’ottocento quando l’allora conduttore, Luigi Zanotto, padre di Adriano – attuale patron – pone le prime basi di quella che diverrà già dagli inizi degli anni ‘60 una delle principali testimonianze della cucina veneta nel mondo. L’attento rispetto della cultura e della tradizione veneta e trevigiana in particolare, la preferenza per la semplicità, la genuinità dei prodotti utilizzati e l’attenzione all’evoluzione dei gusti ne sono gli elementi caratterizzanti e distintivi, nonché basi per lo sviluppo di nuovi “percorsi” gastronomici che oggi Pierchristian interpreta. Il ciclo delle stagioni è il naturale, imprescindibile orologio che scandisce i tempi ed i colori della Cucina di Parco Gambrinus. 20 Parco Gambrinus - ristorante Via Capitello 18, Località Gambrinus - 31020 San Polo di Piave (Treviso) tel. (+39) 0422 855043 - fax (+39) 0422 855044 Chiuso la domenica sera e il lunedì, inverno 09-10 ferie dal 1 al 31 gennaio e-mail: [email protected] Edoardo Pacelli I Dieci Comandamenti Ovvero il modo giusto di mangiare i gamberi di San Polo di Piave 1.Mettersi il tovagliolo (grande). 2.Mettere da un lato coltello e forchetta tanto non servono. 3.Prendere il gambero intero con le dita e togliergli le zampe per succhiarle una alla volta, quelle grandi bisogna schiacciarle tra i denti per mangiarne la polpa che hanno dentro. 4.Il gambero - ora - è senza zampe, bisogna rivoltare verso la testa la corazza grande che ha sulla schiena, per fare ciò è sufficiente mettere un’unghia dove finisce la corazza e comincia la coda e alzando la corazza si vedrà il “corallo” (boccone d’oro); lo si lascia stare. 5.Si schiaccia la coda tra le due dita cominciando dal fondo verso la testa. 6.Ci si succhiano le dita. 7.si rivolta il gambero per curargli la coda aprendogli la “scorza” da ambo i lati come si fa con gli scampi o le canoce. 8.Si succhiano le “scorze” (e di nuovo anche le dita). 9.Tenendo il povero gambero - così mal ridotto - con le dita di tutte e due le mani, lo si rivolta e si mangia il “boccone d’oro” insieme a quello che c’è nella coda. 10.Si intinge la polenta nel sughetto e ci si risuchhiano le dita. SUGGERIMENTO PER CHI NON È MAI CONTENTO Metter le zampe e i resti del gambero in una scodella di vino bianco e bere il vino MORALE “Quando non ci sono più gamberi, sono buone anche le zampe”. G m a r b n i s u La famiglia Zanotto Lo dice il nome, il Parco Gambrinus è il posto giusto per mangiare i gamberi. A San Polo di Piave tali crostacei di fiume, in compagnia di anguille e trote, guizzano nelle acque del fiume Lia, le cui "sorgenti" (in realtà risorgive giacchè il fiume scorre sotto terra dalle vicine prealpi) sono site proprio nell'esteso parco che circonda il locale Lo stretto legame dei gamberi con la zona è suffragato dalla presenza nella chiesetta di San Giorgio di un'ultima cena, affrescata da autore ignoto e databile millequattrocento, raffigurante i crostacei assieme ai tradizionali simboli Eucaristici del vino e del pane. La peculiarità di mutare e la collegata capacità rigenerativa dei gamberi è forse la ragione di tale accostamento, inteso forse come simbolo della Resurrezione di Cristo. Per tali motivi questo delizioso cibo divenne sovrano delle quaresime conventuali e signorili del passato.Oggi purtroppo quasi scomparsi, i gamberi d'acqua dolce vengono preparati "alla Gambrinus" seguendo una ricetta legata a scomparse o quasi tradizioni culinarie. Pescati nelle acque del parco e subito sbollentati con odori sono successivamente adagiati su fette di polenta e accompagnati da una speciale salsina. Un decalogo in vernacolo veneto dello chef, in seguito riportato, insegna poi come gustare appieno la delizia. Miti, tradizione e cucina continuano a intrecciarsi al Parco Gambrinus in una atmosfera quasi incantata: il nome del locale deriva infatti oltre che dai gamberi anche dall'ultimo nato tra le divinità, Gambrinus il signore della birra di teutoniche origini. Nelle acque del Lia infatti si soleva mantenere ghiacciata la birra ingrediente con cui si iniziarono a cucinare i deliziosi crostacei. Caratteristiche dei Gamberi d’acqua dolce è il corpo allungato munito di zampette e antenne anteriori, testa prominente con occhi laterali, corazza grigiastra o dorata che diventa rosso corallo dopo la cottura. Dal sito: www.gambrinus.it 21 Gastronomia com Eunice Khoury Pacelli Tr ê s p a s t i n h a s d e c o a l h a d a Pastinhas, nas cores da bandeira italiana. Como fazer a coalhada: Como fazer as pastinhas -- Um pote de iogurte natural ou um copo A de tomate seco, a de nozes, e a de cheiro verde. com o resto de antiga coalhada. (Sempre Para qualquer uma delas reservamos 4 ou 6 cabeças de alho esmagados e que fizer coalhada, reserve um copo para sal à vontade. Em seguida, optamos por uma das receitas abaixo: uma segunda ocasião) -- Dois litros de leite de “saco”. O leite de 1. Pastinha de tomate seco caixa, tipo longa vida, não é o melhor, mas pode servir igualmente. Ferver o leite de véspera. Após a fervura, deixe descansar um pouco numa vasilha de porcelana. Quando estiver menos quente -- coloca-se as mãos na vasilha; se o recipiente estiver bastante quente, ainda, mas podendo ser tocado, o leite estará -- Comprar tomates secos (na verdade, embebidos em azeite) na Casa Pedro. Moê-los e mixá-los com a pasta de coalhada onde já estão colocados o alho moído e o sal. 2. Pastinha de nozes -- Picar as nozes bem picadinhas, juntando-as à coalhada sólida, já acrescida do alho e do sal. Mexer bem e enfeitar com pedaços de nozes inteiras, salsa e cebolinha regando-a com azeite extra-virgem. no ponto. Colocar, então, o iogurte natural (ou a coalhada antiga), na travessa de porcelana, mexer delicadamente, e cobrir com outro prato, jornais e toalha, abafando bem. Deixar repousar a noite inteira ou por umas doze horas, mais ou menos. Pela manhã, a coalhada estará pronta. Colocá-la para escorrer num coador de pano (adaptado a uma jarra longa). Ir acrescentando mais coalhada, na medida em que ela for escoando no recipiente de pano. Joga-se fora o líquido escoado e preserva-se a parte solidificada, que permanece no coador de pano. Após algumas horas, a coalhada, escoada, tomou uma consistência firme.Se quiser, para que fique ainda mais firme, coloque-a na geladeira; ela estará pronta para ser transformada em deliciosas pastinhas, em poucas horas. 22 3. Pastinha de cheiro-verde -- Para a quantidade de coalhada destas receitas, moer 4 maços de cheiro verde (salsa e cebolinha) acrescentando-os à massa de coalhada, alho e sal. Mexer bem e enfeitar com alguns galhos de cheiro verde PONTO FINAL Guida ai green jobs. La ricetta di Berlusconi per l’ecologia Pubblichiamo l’intervento di Silvio Berlusconi contenuto nel libro “Guida ai green jobs” di Tessa Gelisio e Marco Gisotti, Edizioni Ambiente L a conservazione dell’ambiente e lo sviluppo economico non sono più formule in contraddizione tra loro. Infatti, nei diversi settori produttivi, grazie alle nuove tecnologie, è ormai possibile coniugare la ricerca del profitto con la tutela degli ecosistemi. D’altronde, da tutte le crisi economiche (e quella in corso è la più violenta da ottanta anni) il mondo occidentale è sempre uscito con la sperimentazione di nuove strade e con l’innovazione. L o stesso sta avvenendo nella difficile congiuntura economica in atto, in cui va registrato l’importante sviluppo delle tecnologie ambientali (che sono alla base della green economy). Tutto ciò è un progresso tecnico che si accompagna a un altro fattore di novità: la maggiore responsabilità per le condizioni del pianeta. Si tratta di due elementi – l’uno scientifico e l’altro culturale – che per la prima volta fanno dell’ambiente non un elemento di ostacolo all’attività economica ma al contrario un veicolo in grado di favorire la ripresa. La green economy è infatti senza dubbio la nuova frontiera della crescita economica del XXI secolo. Si apre, dunque, una fase in cui la conservazione delle bellezze del nostro pianeta e il pieno rispetto dell’ambiente non saranno un freno allo sviluppo della società umana. Nella nuova epoca della green economy, infatti, la tutela degli ecosistemi avverrà lungo un cammino lastricato di realismo e concretezza. S i tratta di una nuova impostazione che sarà possibile grazie alle tecnologie a disposizione e a un approccio più pragmatico. D’altro canto, il fondamentalismo ambientalista ha fallito: non ha dato risultati concreti e in Italia ha condotto alla mancata realizzazione di infrastrutture fondamentali, a cominciare dalle centrali nucleari e dai termovalorizzatori. La stagione del dogmatismo verde ha danneggiato la società senza preservare l’ambiente. Sul tema, il nostro governo userà tutti gli strumenti per favorire lo sviluppo della green economy evitando qualunque pericolosa distorsione ideologica. ni, ha evitato che si verificasse un impatto pesantissimo sull’economia nazionale con la penalizzazione dei nostri distretti manifatturieri. È perciò evidente che la via da seguire non è quella di colpire e deprimere le attività imprenditoriali con astratti obiettivi di contenimento dei consumi. È decisamente più efficace favorire la riconversione dei processi produttivi, sostenere la ricerca tecnologica e incentivare gli investimenti. Senza un pieno e convinto coinvolgimento del tessuto produttivo non può essere attuata alcuna politica di salvaguardia ambientale. E infatti il nostro governo si muoverà sulla strada del realismo e della concretezza e sarà al fianco di quelle imprese che faranno investimenti virtuosi sul piano economico e ambientale. H P osso dunque garantire che, così com’è avvenuto nel G8 a L’Aquila, l’Italia saprà essere in prima fila anche nelle politiche internazionali per l’ecologia e contro i cambiamenti climatici. E questo avverrà senza che le future decisioni ci danneggino. Nelle recenti trattative in ambito europeo, il governo, pur senza pregiudicare gli obiettivi di riduzione delle emissio- o sempre ritenuto che la negativa congiuntura economica in atto possa comunque offrire importanti occasioni per gli imprenditori capaci di gestire la situazione e fare in anticipo le scelte giuste. Ebbene, il comparto della green economy è di gran lunga quello che offre le migliori opportunità di investimento. E, cosa ancor più importante, è il settore che, in concreto, garantirà nel futuro la salvaguardia dell’ambiente. Nel mondo e anche in Italia. Silvio Berlusconi 23 ITALIAMIGA MENO MALE CHE SILVIO C'È 24