da Casa Madre - 6/09 - Missionari della Consolata
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da Casa Madre - 6/09 - Missionari della Consolata
da Casa Madre ANNO 89 - N.6 - GIUGNO 2009 ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA PERSTITERUNT IN AMORE FRATERNITATIS Nehmeh al-Musawwir, monastery of Our Lady of Balamand (Lebanon) , Christ the great high priest , 15th century Aleppan icon, Greek Orthodox Church Editoriale Editoriale P. Giuseppe Ronco, imc LA FESTA DELLA CONSOLATA La Consolata è “nostra madre tenerissima, che ci ama come la pupilla degli occhi suoi”. Questa espressione del Beato Giuseppe Allamano dice tutto: è lei che ha voluto l’Istituto, è lei che ha pensato di provvedere ad ogni cosa; è lei la Fondatrice. L’ha voluto perché il suo più grande desiderio è che il Figlio sia conosciuto, amato, ascoltato; perché ai piedi della croce è diventata madre di tutti. Il Beato Allamano ha voluto che percorresse le vie del mondo attraverso l’opera dei suoi missionari, che annunciano a tutti la vera consolazione, Gesù Cristo, mediante la vicinanza alla gente, la promozione umana, il sollievo nelle sofferenze, il dono della salvezza. 1 - Chiara stella del mattino splendi, Vergin Consolata: luce al popolo in cammino, verso il regno del Signor. Rit: Consolata, nostra Madre, per noi prega, peccatori: Tu presenta i nostri cuori al tuo figlio Salvator. 2 da Casa Madre - 5/09 2 - Tu. prescelta da Dio Padre, Tu, dimora dello Spirito, di noi tutti sei la Madre che ci stringe in unità Nella storia remota sull’origine del Santuario troviamo l’anziano Re Arduino di Ivrea che, ritiratosi nell’Abbazia di Fruttuaria, ebbe in sogno disposizione dalla Madonna, insieme a S. Benedetto e S. Maria Maddalena, di costruire tre chiese a lei dedicate: la Consolata, Belmonte nel Canavese e Crea nel Monferrato. Nel 1104 la Vergine apparve anche ad un cieco di Briancon, Giovanni Ravachio, a cui disse di recarsi a Torino dove, trovando un quadro che la rappresentava, avrebbe acquistato la vista. Il cieco ottenne ascolto solo dalla donna di servizio. Messosi in viaggio per un momento gli si aprirono gli occhi presso Pozzo Strada (oggi vi sorge la parrocchia dedicata alla Natività di Maria) e vide da lontano il campanile di S. Andrea (antico titolo del Santuario). Giunto finalmente alla meta, scavando, trovò l’immagine della Vergine e acquistò la sospirata vista. Probabilmente l’icona era stata nascosta durante l’imperversare dell’eresia del vescovo iconoclasta Claudio, affinché non fosse distrutta. Accorse il vescovo Mainardo, allora residente a Testona di Moncalieri, e la miracolosa immagine venne ricollocata con i dovuti onori. Quest’effige oggi non esiste più, mentre vi è nella parte bassa del Santuario la cappella sotterranea detta “delle Grazie”. Il quadro oggi venerato è invece dono del Cardinale Della Rovere (il costruttore del Duomo) ed è attribuito ad Antoniazzo Romano. Opera della fine del XV secolo si ispira alla Madonna del Popolo di Roma. UNO SPECIALE “ANNO SACERDOTALE” Lettera (passim) del Card Cardinale Cláudio Hummes Arcivescovo Emerito di São Paulo Prefetto della Congregazione per il Clero Cari Sacerdoti, L’Anno Sacerdotale, indetto dal nostro amato Papa Benedetto XVI, per celebrare il 150º anniversario della morte di S. Giovanni Maria Vianney, il Santo Dovrà essere un anno positivo e propositivo, in cui la Chiesa vuol dire innanzitutto ai sacerdoti, ma anche a tutti i cristiani, alla società mondiale, attraverso i massmedia globali, che è fiera dei suoi sacerdoti, li ama, li venera, li ammira e riconosce con gratitudine il loro lavoro pastorale e la loro testimonianza di vita. Davvero, i sacerdoti sono importanti non solo per ciò che fanno, ma anche per ciò che sono. Quest’anno sia anche un’occasione per un periodo di intenso approfondimento dell’identità sacerdotale, della teologia del sacerdozio cattolico e del senso straordinario della vocazione e della missione dei sacerdoti nella Chiesa e nella società. Il Santo Padre, nel discorso d’indizione, durante l’Assemblea Plenaria della Congregazione per il Clero, il 16 marzo u.s., disse che con quest’anno speciale si vuole “favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero”. Perciò deve essere, in modo molto speciale, un anno di preghiera dei sacerdoti, con i sacerdoti e per i sacerdoti, un anno di rinnovamento della spiritualità del presbite- rio e dei singoli presbiteri. In questo contesto, l’Eucaristia si presenta come il centro della spiritualità sacerdotale. L’adorazione eucaristica per la santificazione dei sacerdoti e la maternità spirituale di monache, donne consacrate e laiche verso i singoli presbiteri, come già proposte, qualche tempo fa, dalla Congregazione per il Clero, potrebbero essere sviluppate con sicuri frutti di santificazione. Ovviamente, sarà molto importante cominciare l’anno con un avvenimento significativo. Nello stesso giorno dell’apertura dell’Anno Sacerdotale a Roma con il Santo Padre, il 19 giugno, le Chiese locali sono invitate a partecipare, in qualche modo, alla inaugurazione, magari con un atto liturgico specifico e festivo. Editoriale Curato D’Ars, è alle porte. Lo aprirà il Santo Padre il 19 giugno p.v., festa del Sacro Cuore di Gesù e Giornata Mondiale di preghiera per la santificazione dei sacerdoti. L’annunzio di quest’anno speciale ha avuto una ripercussione mondiale positiva, specialmente tra gli stessi sacerdoti. UNA FIABA NEL BIENNIO DELL’INTERCULTURALITA’ LUPUS ET AGNUS (Fabularum Phaedri, Liber primus) Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi. Superior stabat lupus, longeque inferior agnus. Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit; ‘Cur’ inquit ‘turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?’ Laniger contra timens ‘Qui possum, quaeso, facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor’. Repulsus ille veritatis viribus ‘Ante hos sex menses male’ ait ‘dixisti mihi’. Respondit agnus ‘Equidem natus non eram’. ‘Pater hercle tuus’ ille inquit ‘male dixit mihi’; atque ita correptum lacerat iniusta nece. Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt. Un lupo e un agnello erano giunti al medesimo ruscello spinti dalla sete. Il lupo stava più in alto, l’agnello molto più in basso. Allora quel brigante, sollecitato dalla sua insaziabile fame, suscitò un pretesto per litigare. «Perché», disse, « hai reso torbida l’acqua a me che bevevo?». L’agnello, timoroso, di rimando : «In che modo posso di grazia fare ciò di cui ti lamenti, lupo? L’acqua scorre da te alle mie labbra». Quello sconfitto dalla forza della verità: «Hai sparlato di me, sei mesi fa». L’agnello rispose: «In verità non ero ancora nato». «Allora fu tuo padre, per Ercole, a sparlare di me». E così afferra l’agnello e lo sbrana dandogli un’ingiusta morte. Questa favola è stata scritta per quegli uomini, che opprimono gli innocenti con finti pretesti. da Casa Madre - 5/09 3 LUCA, Assistente di Paolo p. Afonso Osorio Citora, imc be Filippo l’evangelista (At 21,8), ch’era uno dei sette diaconi; a Gerusalemme fu in relazione con gli ‘anziani’ di quella Chiesa-Madre, fra cui Giacomo ‘fratello’ del Signore e Mnasóne di Cipro (21,16-18)... A Roma conobbe anche Marco, compagno del primo viaggio missionario di Paolo e autore del II vangelo (Col 4,10.14; Fil 23-24)... I collaboratori di Paolo Come l’abbiamo già notato, Luca fu un compagno dei viaggi missionari di Paolo: nel secondo viaggio missionario di Paolo (At 16, 10ss), nel Terzo viaggio missionario (At 20,6ss) e nel viaggio di ritorno a Gerusalemme (At 21,1ss) 4 Luca è, secondo le testimonianze più antiche, un siriaco originario d’Antiochia di Siria, un pagano convertito al cristianesimo. Medico di professione (Col 4,14), Luca fu un inseparabile discepolo ed assistente di Paolo e fu la primizia dell’apertura della prima comunità al mondo pagano. Luca fu, tra i collaboratori di Paolo, (Fil 1,24) colui che conosceva la chiesa primitiva così che raccontò con dettagli, negli Atti degli Apostoli, il primo espandersi della Chiesa cristiana fuori dalla Palestina. Questi racconti furono dovuti, non soltanto alla sua partecipazione alla comunità, ai viaggi missionari, ma anche e soprattutto al suo incontro con diversi collaboratori di Paolo. Ad esempio, alla comunità cristiana di Antiochia (At 11,19ss; 13,1-3), Luca conobbe i principali membri, Barnaba, Simeon il Niger; a Cesarea conob- da Casa Madre - 6/09 Il viaggio dell’integrazione di Luca nel gruppo missionario (At 16,10ss): Il suo inserimento nella lista dei missionari fu probabilmente a Troade (At 16,10). Infatti il resoconto lucano del viaggio via mare da Troade a Filippi è una specie di diario di viaggio, in prima persona plurale “Perciò, salpando da Troas, puntammo diritto su Samotracia, e il giorno seguente su Neapolis; di là ci recammo a Filippi” (At 16,10-11) ... “Mentre andavamo al luogo di preghiera, incontrammo” (At 16,16). Questa narrazione impiega la prima persona plurale per comunicare la loro partenza da Troade (Paolo, Sila, Timoteo e Luca). Se ne conclude che il narratore degli Atti – Luca - si congiunse al gruppo dei tre missionari in questa città o poco prima. Arrivati a Filippi - “di là ci recammo a Filippi ”(16,11) - i quattro missionari ebbero alcuni giorni per prendere contatto con il nuovo ambiente prima di andare e partecipare alla preghiera degli ebrei, nel giorno di Sabato. Ciò che vi trovarono non era atto ad incoraggiare un missionario: non c’erano che delle donne, alcune delle quali pagane di nascita e affiliate al giudaismo. E “sedutici parlavamo alle donne là riunite” (At 16,13)....I nostri missionari non si persero d’animo ma si misero a parlare ugualmente a quell’uditorio. La loro predicazione non fu senza frutti: la conversione di Lidia che offre loro l’ospitalità Il secondo viaggio di Luca con Paolo fu a Filippi nel terzo viaggio missionario che Paolo fece in questa comunità. Infatti, Paolo lascia Efeso e ritorna in Macedonia con vari rappresentanti delle comunità da lui fondate (20,4) che si separarono ad un certo punto del viaggio: un gruppo accelerò il cammino andando ad aspettare l’altro gruppo a Troade. Paolo, risalita la Tessalia e giunto a Filippi, si ricongiunse ivi col suo caro Luca, che difatti da questo punto impiega di nuovo la prima persona plurale nella sua narrazione (20,5ss) da lì andarono a Troade (20,7ss), ed a Mileto (20,13ss). Il terzo itinerario lungo è quello del ritorno a Gerusalemme (At 21,1ss): dopo una permanenza di tre giorni a Mileto, Paolo riprese la navigazione con una comitiva diminuita: Trofimo, Aristarco e Luca “Giunti in vista di Cipro, e lasciatala a sinistra, navigammo verso la Siria, e approdammo a Tiro, perché qui si doveva scaricare la nave. Trovati i discepoli, soggiornammo là sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non metter piede a Gerusalemme; ”(21,3ss). La narrazione continua sottolineando le visite alle comunità, ai saluti e conforto alle persone e alle preghiere:partimmo per continuare il viaggio, (21,5); da Tiro arrivammo a Tolemaide; e, salutati i fratelli, restammo un giorno con loro(21,7), Ripartiti il giorno dopo, giungemmo a Cesar (21,8)... e finalmente i nostri missionari arrivarono a Gerusalemme dove, secondo Luca, “i fratelli ci accolsero festosamente” (21,17). Luca fu una specie di vicario nelle comunità fondate: ad esempio a Filippi. Abbiamo visto che dopo che Paolo e Sila uscirono di prigione furono a casa di Lidia per pregare e esortare i fratelli e subito dopo partirono (16,40). Luca rimase a Filippi. la permanenza di Luca fu dovuta probabilmente al desiderio di Paolo di lasciare presso la recente comunità una specie di vicario che, oltre ad essere pieno d’ardore, era anche pratico della città. Rimane per accompagnare la comunità cristiana, per pregare insieme ed esortare. Luca fu un vero collaboratore da Paolo così da essere considerato da tui tra “i miei collaboratori” ma divenne anche un vero e fedele discepolo che seppe assumere e fare propri gli insegnamenti del maestro, integrare i vocaboli, le frasi e le espressioni speciali del suo maestro nei suoi scritti. .In questi viaggi e soggiorni, Luca li sfrutta per raccogliere nei vari luoghi e dalle varie persone della Giudea il materiale della sua grande opera storica, alla cui ultima redazione egli lavorò più tardi a Roma. Luca segue il suo maestro dappertutto: nelle navigazione, nelle visite alle comunità fondate, anche nelle difficoltà. Infatti, Luca è con il maestro nel naufragio a Malta (27,9-28,1) dove, dopo che furono salvi i naufraghi, furono rinfrancati dal buon fuoco accesso dagli isolani. Luca assisteva Paolo sia nella prigione di Cesarea (25,1ss) che nella prigione romana. A Cesarea Luca era presente e assisteva il suo maestro ma non sappiamo se Luca, per tenere assidua compagnia al prigioniero Paolo, avesse preso stabile alloggio in Cesarea: alcuni esegeti pensano che, senza dimorarvi stabilmente, Luca facesse frequenti visite alla città e quindi a Paolo: certo è che, appena fu decisa la partenza del prigioniero, Luca si trovò al suo fianco per accompagnarlo in quella navigazione, che è raccontata nuovamente in prima persona plurale. Luca accompagnò Paolo prigioniero a Roma : “quando fu deciso che noi salpassimo per l’Italia, Paolo con altri prigionieri furono consegnati a un centurione, di nome Giulio, della coorte Augusta. Saliti sopra una nave di Adramitto, che doveva toccare i porti della costa d’Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, un macedone di Tessalonica” (27,1ss) e perciò svela di essere testimone dei fatti. E quando arrivarono a Roma, Luca fu sempre accanto al suo maestro, di modo che, un certo giorno, a fianco del prigioniero non rimase che il fedelissimo: il solo Luca (2 Tm 4,11) perché il gruppo si assottigliò già lungo il viaggio perché Trofimo ammalatosi si fermò a Mileto, Erasto rimase nella sua Corinto (2 Tm 4,20), qualche altro si allontanò per pusillanimità o per obbedienza dopo l’arrivo a Roma. Fu questa l’ultima testimonianza di Paolo riguardo Luca. da Casa Madre - 6/09 I collaboratori di Paolo nella sua casa come segno della serietà della sua adesione di fede: la sua casa diventa dunque una chiesa domestica. Lì, a Filippi, Paolo e Sila conobbero la prigioni e quando uscirono di prigione, entrarono in casa di Lidia; e visti i confratelli, li confortarono e partirono (16,40)... Partirono senza Luca poiché Luca rimase a Filippi, come accennammo. 5 Da forestiero - Biennio di Interculturalità Il Dio dei bambini migranti 6 (parte seconda) p. Antonio Rovelli, imc Tutte storie di sofferenza e sopraffazione, ma è soprattutto per il destino toccato a quei bambini che non riesco a rappacificarmi, cerco dentro questi fatti un messaggio che tarda a venire, oltre l’emozione e il dolore provato alla vista delle incredibili fotografie apparse sui giornali della stazione Ostiense e dell’ Hotel Botola. Di sicuro mi sento interpellato, nella fede, nel mio essere missionario e nel il mio rapporto con l’Altro. Presento di seguito alcune riflessioni, appena accennate, le condivido con voi affinché insieme ci poniamo in ascolto di Dio che ci parla nell’irruzione dell’Altro, in questo caso attraverso la vicenda di quei bambini migranti. I “bambini dei tombini” ci dicono - o meglio ci ricordano, e ce lo ricordano con la rudezza della verità - che l’era provvisoria di prosperità e decoro che la nostra parte del mondo ricco, ha vissuto in semi-isolamento, è da Casa Madre - 6/09 in corso di ridiscussione, e non solo per lo spettro della recessione in agguato. La pressione inarrestabile dell’ umanità povera, dei profughi, migranti e richiedenti asilo politico, sta rimescolando tutte le carte, e rilancia anche davanti ai nostri occhi, proprio davanti a casa nostra, sotto i marciapiedi che calpestiamo, la percezione di una miseria che avanza inarrestabile e potente, che arriva a contaminare e intorbidare il nostro “benessere”, a confondere e a dolere. Ci si accorge dei bambini migranti solo quando è troppo tardi e scoppia la tragedia. Come quella successa a Livorno il 12 agosto 2007 in cui quattro bambini Rom, tra i quattro e i dieci anni, Eva, Danchiu, Lenuca e Dengi sono morti. Bruciati vivi nella baracca in cui vivevano sotto un cavalcavia: uno dei tanti luoghi degradati che caratterizzano la Queste situazioni disumane celano una verità terribile, ed è che per gli ultimi non c’è più spazio d’esistenza nel mondo di chi crede di essere tra i primi. Che chi possiede solo la propria vita nuda “non è gente” per chi vive solo per possedere e consumare. E non basta il lutto cittadino per i bambini rom bruciati vivi, lo sdegno e la rabbia per i “bambini dei tombini”, perché il rischio rimane che il vuoto lasciato dal mancato incontro con l’altro venga riempito da una progressiva “antropologia del disprezzo”. E il rapporto con i migranti e in particolare con gli “ zingari” ne è un sensibilissimo indicatore. Perché quando si tratta di zingari è difficile sottrarsi al pregiudizio, o anche solo all’abitudine a farne oggetto di cronaca esclusivamente nera, dove la carezza a un bambino diventa tentativo di rapimento, e l’assenza di ogni più elementare genere di confort il segno di una colpa. E’ così che le storie dei bambini della stazione Ostiense e del Hotel di Milano, insieme a quelle di tutti coloro che vivono ai margini, perché stranieri o naufraghi della vita, ci dicono una verità troppo spesso inascoltata, non tanto su di loro, ma su noi stessi, sulla frantumazione del tessuto sociale, il calo di solidarietà e il progressivo ripiegamento su noi stessi, e lo fanno pubblicamente. Per reagire dobbiamo restituire alle “vite di scarto” della nostra società la parola, dentro il tessuto sociale la possibilità di una relazione perché a questi corpi sociali isolati manca quell’elemento fondante di ogni relazione tra le persone che è il “riconoscimento”, presupposto indispensabile per “essere insieme” in uno spazio condiviso. E il riconoscimento altro non è, nel suo nucleo originario, che un “dire” dell’Io sull’Altro. Un accogliere la presenza dell’Altro nel proprio ordine del discorso e della vita. Abbiamo bisogno di un soprassalto di dignità umana prima ancora che cristiana, che faccia ritrovare in noi e attorno a noi il rispetto per la dignità di ogni essere umano, e l’esigenza vitale di riscoprire come il bisognoso straniero è uno stimolo per ridare un’anima alla nostra residua umanità e non un intralcio a una società più “bella e ordinata”. L’altro, il vero altro, infatti, non è colui che scegliamo di incontrare o invitare in casa da Casa Madre - 6/09 Da forestiero - Biennio di Interculturalità nostra urbanistica, terre di nessuno vicino a una discarica, a uno scolo fognario, a uno scarico industriale, là dove la nostra ostilità li spinge e li ammucchia, lontano dalle nostre vite decorose, fuori dalla nostra vista di “gente per bene”. Adulti e bambini insieme, categorie sociali, “scarti umani”, costretti ad abitare una città sommersa, che sta tra noi, ma invisibile agli occhi della città di superficie, produttiva, del traffico, di internet e del consumo vertiginoso. “Invisibile” anche a noi missionari, attenti a scorgere, con molta più facilità e disinvoltura, le miserie umane lontano, nei paesi di “missione”, i cui occhi però diventano improvvisamente miopi e incapaci di frequentare la città, scavare nel tessuto sociale per scoprire le povertà sommerse. Sono uomini e donne, migranti e poveri che abitano il nostro stesso spazio, e tuttavia non lo “condivide”. E’ come se non ci fossero! Le loro figure le incrociamo, le sfioriamo, le scansiamo, le urtiamo, in qualche loro parte le usiamo anche, ma non le “riconosciamo”. Anche quando ci toccano, le teniamo a distanza, in uno spazio “altro” che non ammette condivisione. Oltre il confine invisibile ma invalicabile del tutto simile a quello che separa appunto, gli oggetti dai soggetti. Stanno nello spazio urbano, e della nostra vita, forse come gli unici “corpi” percepibili per differenza con l’indifferenza di tutti gli altri: il corpo degradato del barbone steso sui gradini della chiesa, il corpo materno della zingara con il lattante accasciata nel sottopasso, il corpo ostentato delle donne nere o dell’Est lungo il viale o la superstrada. Ma restano all’esterno di ogni relazione. Non ci parlano di sé. Non “fanno racconto” perché non stanno in un racconto, senza un prima né un dopo biografico, né un “essere per”, né un “essere con” di cui, e per cui, appunto, “dire”. Le loro vicende personali, le vicende del loro esistere, il loro vissuto e sentire rimangono irrimediabilmente afoni, inudibili, alla “città visibile” dei grattacieli e delle stazioni ferroviarie, e noi rischiamo di diventare sordi ed insensibili al loro linguaggio che grida alla vita, chiede dignità e si accredita la forza della profezia evangelica dai bassifondi della città invisibile. 7 Da forestiero - Biennio di Interculturalità 8 nostra – forse anche con il retropensiero di essere poi a nostra volta invitati – bensì colui che emerge, non scelto, davanti a noi: come i migranti e quei bambini che giungono a noi portati semplicemente dall’accadere degli eventi e dalla trama delle ingiustizie, povertà e guerre. L’altro è colui che sta davanti a noi come una presenza da accogliere, chiede la parola, per essere “riconosciuto” nella sua irriducibile diversità; poco importa se appartiene a un’altra etnia, a un’altra fede, a un’altra cultura: è un essere umano, e questo deve bastare per poterlo accoglierlo tra di noi. L’interrogativo che spesso ci tormenta, che ne sarà della missione in Europa e nel mondo? – rimane aperto solo se scoprirà orientamenti e possibilità nuove nel cono d’ombra rivelato dagli spaccati di emarginazione e povertà, esclusione e degrado vissuti dagli stranieri, piccoli e grandi, nella nostra società. Nella società con gli anni si sono tentate diverse tipologie di accoglienza dello straniero. Le riassumo brevemente. Prima di tutto l’assimilazione, in cui l’incontro con lo straniero tende ad assimilarlo alla comunità che lo accoglie; e poi l’inserzione, la modalità che corrisponde alla volontà o al desiderio di vivere gli uni accanto agli altri conservando le rispettive differenze; e per ultimo, una tipologia di incontro che si sta progressivamente facendo strada, quella dell’integrazione, che non è un sinonimo gentile di assimilazione, ma l’incorporazione di un’entità etnica in una data società, attraverso la conoscenza e il rispetto delle differenze, l’esclusione di qualsiasi discriminazione e la volontà del reciproco riconoscimento dell’alterità e l’armonizzazione delle differenze, nel dare e ricevere, in una logica di eguaglianza senza che l’altro sia ridotto a me. E su quest’ultima tipologia che noi dovremmo lavorare maggiormente affinché il Vangelo possa diventare Parola inaugurale che apra nuovi spazi di vita e di convivenza pacifica ed arricchente per tutti. Sono convinto che come missionari ci giochiamo il futuro della missione anche sulla nostra capacità di fare delle scelte concrete e controcorrente di inserimento e di servizio ai migranti, una testimonianza che includa, ma da Casa Madre - 6/09 vada oltre il semplice servizio pastorale. Ecco allora alcune domande per la nostra riflessione: come creare occasioni per dare la parola ai nostri fratelli e sorelle migranti in modo che siano “riconosciuti” come un “tu” con un volto e una storia? Come scoprire se ci sono delle piccole o grandi “città invisibili” li dove ci troviamo e poi imparare a frequentarle per riportare “in superficie” la dignità sommersa? Come coinvolgere altri, soprattutto giovani, parrocchie e associazioni, per uscire allo scoperto, denunciare le discriminazioni e, allo stesso tempo, aprire i nostri cuori e le nostre case ad una accoglienza evangelica concreta? I fatti che vi ho raccontato sono svaniti molto presto nell’ indifferenza generale, è rimasta la cruda realtà delle vittime a convivere con la paura e il sospetto verso ogni “corpo estraneo” del tessuto sociale. La sensazione di insicurezza che si prova per strada in città, il difficile convivere in una società divenuta meno omogenea e prevedibile, il sospetto e la rabbia contro gli stranieri, stridono chiaramente con il messaggio della Bibbia sullo straniero, contenuto nei corpi legislativi dell’Antico Testamento, nel comportamento e insegnamenti di Gesù e, infine, nella testimonianza delle prime comunità cristiane. Su questi tre aspetti si concentreranno i prossimi contributi di questa rubrica per motivare ed orientare una inversione di rotta, ritrovare la forze per scelte coraggiose e il sussulto di umanità atteso da tutti noi. E anche per rifondare nuovamente nella Parola di Dio la qualità del rapporto con lo straniero che trova ispirazione nell’evento fondamentale della liberazione di un gruppo di schiavi migranti in Egitto da parte di Dio che così si rivela come il Dio degli schiavi migranti. (Esodo 3:7-9) Un Dio che ha senz’altro visto le sofferenze e ha ascoltato i gemiti e il pianto di quei bambini migranti afgani, cinesi e rom, e che oggi non esita a rivolgersi a noi, missionari, affinché si realizzi il suo desiderio di sempre: “lasciate che i bambini vengano a me” (Marco 10:14). p. Francesco Pavese, imc Che il nostro Fondatore sia stato un “collaboratore” collaudato è risaputo. Suppongo , però, che questa affermazione non sembri così evidente a tutti , almeno a prima vista, perché di lui si è sottolineato soprattutto il dinamismo personale e, per così dire, la “leadership” sul piano sia del pensiero che delle realizzazioni. Chi lo ha conosciuto bene, tuttavia, ha fortemente sottolineato anche la sua capacità di collaborare con tutti quelli con i quali condivideva la responsabilità di realizzare un’opera. Collaborare nel senso di informarsi, condividere, scambiarsi pareri, lavorare insieme. Iniziando adesso e continuando nei prossimi numeri del “Da CasaMadre”, offrirò volentieri, alcune riflessioni su questo tema, che ritengo stimolante per approfondire e attualizzare una caratteristica che il Fondatore ha impresso da subito nella nostra comunità. Incomincio con qualche pensiero di carattere generale e, in seguito, descriverò alcune delle principali figure di collaboratori e collaboratrici che, all’inizio dei nostri Istituti, sono stati particolarmente vicini al Fondatore e, con lui, hanno dato il via alla nostra “Tradizione”. Due premesse significative. Facciamo attenzione a due punti molto indicativi: il primo è l’abitudine che l’Allamano aveva di sollecitare il parere dei saggi prima di operare. In ogni attività di una certa importanza, egli seguiva immancabilmente un suo metodo: prima pregava e rifletteva, e poi chiedeva consiglio; alla fine, quando occorreva, ubbidiva. Conosciamo il suo principio confidato nella conferenza del 24 aprile 1910 perché lo assumessero anche i suoi missionari: «Nelle opere di Dio bisogna procedere così: pregare, per conoscere la volontà di Dio, consultare, consigliarsi, e soprattutto (ben marcato) l’ubbidienza, la disposizione dei superiori». Sottolineo l’abitudine di chiedere consiglio. Voleva confrontarsi con chi supponeva preparato e saggio. Non è che poi non si assumesse la responsabilità della decisione in prima persona, ma prima voleva rendersi conto di altri pareri, per non dovere poi operare in solitario. Ricordiamo, come esempio, come sia stato scrupoloso nel consultare le costituzioni di diversi Istituti religiosi prima di definire il Regolamento del nostro. Addirittura le ha chie- da Casa Madre - 6/09 Missionari insieme Giuseppe Allamano e l'arte di collaborare 9 Missionari insieme 10 ste ai Gesuiti, i quali non hanno avuto il coraggio di negargliele. Così lo ha raccontato il p. L. Sales, in una conferenza alle suore: «Un giorno andavo a trovare il Can. Allamano (andavo sovente), e aveva sul tavolo un mucchio di librettini. “Sai che cosa sono?”, mi dice. “Sono le Regole di tutti gli Istituti che ho potuto avere”. Chiese anche di poter vedere le Costituzioni dei Gesuiti, e il Padre Gesuita rispose: “No, Canonico, non possiamo dare le Costituzioni”. “Ma io me ne servo con prudenza…”. “Mi rincresce, Canonico, non posso dargliele”. E mentre aveva le Costituzioni, le spingeva verso il Canonico Allamano e continuava a dire: “Vede, non posso…”. Il Padre concluse: “Ah! Ho capito, non possono darmele, ma io posso prenderle!”». Il secondo punto su cui richiamo l’attenzione è il criterio per così dire di fondo che il Fondatore ha seguito per iniziare l’Istituto. Mi riferisco al famoso principio dello “spirito di corpo”. Esso appare evidente già nel Regolamento del 1901, dove si dice che «Questa unione di intendimenti e di sforzi è come l’anima e la vita dell’Opera; da essa dipende in gran parte la conservazione del buon spirito dell’Istituzione, ed in essa principalmente troveranno i singoli membri l’aiuto e incoraggiamento vicendevoli che tanto giovano a mantenersi saldi nella vocazione». Il Fondatore ha spesso insistito sulla necessità di vivere e operare insieme e non isolatamente. Come esempio rileggiamo un tratto della famosa lettera circolare del 2 ottobre 1910: «Altro carattere del lavoro di missione è la concordia. L’unione di mente e di cuore mentre rende leggera la fatica, fa la forza ed ottiene la vittoria. Guai al missionario che tenace del proprio giudizio non sa rinunziare alle proprie viste per accettare cordialmente quelle della maggioranza dei compagni e più ancora quelle dei superiori». Se il Fondatore voleva che i suoi missionari vivessero e operassero come un corpo unitario, quindi non autonomamente, come non pensare che questa era la sua convinzione sulla quale aveva impostato sia la sua vita che il suo metodo di lavoro? L’Allamano abile collaboratore. Ed era proprio così: il Fondatore sapeva vivere in comune e lavorare assieme agli altri. Teniamo da Casa Madre - 6/09 presente, anzitutto, il senso comunitario che ha voluto trasmettere a noi, comunicandoci la propria esperienza di vita, come ci ha detto espressamente: «L’esperienza mia di comunità, di cui vissi tutta la vita, voglio applicarla a questo Istituto». Il Fondatore, oltre ad essere un gran lavoratore, sapeva anche “farsi aiutare” e “lavorare insieme”. Il suo dinamismo era condiviso con diverse persone, prima e soprattutto con il Camisassa. L’Allamano ebbe l’abilità di scegliersi un collaboratore che lo completasse. Ne aveva potuto conoscere le qualità, durante il periodo del seminario, quando era direttore spirituale, trovandolo adatto e affine. Così gli scrisse, probabilmente nel settembre del 1880, per invitarlo ad accettare la nomina a economo del Convitto: «Veda, mio caro, faremo d’accordo un po’ di bene». Sottolineo la parola “d’accordo”, che poi si è mirabilmente realizzata. Mi piace riportare il giudizio che ne ha dato il p. T. Gays in una biografia del Camisassa (non pubblicata): « [Essi] si conservarono sempre tra loro “distinti” per le doti e attitudini personali e per il lavoro realizzato assieme, ma mirabilmente “uniti” nelle stesse opere compiute con apporto diverso e con identica dedizione alla realizzazione di esse». P. I. Tubaldo si spinge oltre e afferma che il rapporto con il Camisassa, più che una semplice collaborazione, può essere definito «un lavoro eseguito a due, in perfetta complementarietà». Non aggiungo altro sulla collaborazione tra questi due colossi della missione perché già conosciamo tutto. La cerchia dei collaboratori dell’Allamano era molto vasta, sia alla Consolata che nei due Istituti. Nell’ambito del santuario e del convitto meritano di essere evidenziati due personaggi: il can. Giuseppe Cappella e il can. Nicola Baravalle. Più che portare avvenimenti, mi piace sottolineare lo spirito di intesa che si era creato tra l’Allamano e i suoi due principali collaboratori. Questo spirito emerge chiaramente dalle deposizioni che essi hanno fatto al processo canonico diocesano. Sono due deposizioni lunghe, dettagliate, magnifiche, direi entusiaste. Si vede che conoscono perfettamente l’Allamano, lo apprezzano e gli vogliono bene. Avevano lavorato in piena armonia con lui per tanti anni e sapevano per esperienza missioni. Afferma che il Padre desiderava essere informato e si rammaricava di non conoscere quanto avrebbe voluto di quanto succedeva in Africa. Poi conclude la relazione confidando una sua impressione: «Ma ciò che mi colpiva ancora in questi nostri colloqui era il vedere con quanto interesse ascoltava e accoglieva anche i miei apprezzamenti alle volte diversi dai suoi. Con tutto il rispetto sì, ma anche con franchezza esponevo il mio punto di vista ed Egli per nulla cambiando il suo modo paterno ragionava, accoglieva le mie obiezioni, ammetteva di non essere abbastanza informato e concludeva: vedi come ho bisogno di sapere le cose». Sr. Maria degli Angeli, una delle prime Missionarie della Consolata, nominata responsabile della comunità in Casa Madre dopo la partenza del primo gruppo per il Kenya, scrive: «Non disdegnava di chiedere qualche volta il mio parere benché fossi tanto giovane ed inesperta. Era talmente nostro “padre” che non ci accorgevamo neppure che non fosse religioso come noi». Con tutta sicurezza si può affermare che la collaborazione dell’Allamano con i membri dei suoi due Istituti, a parte le vicende degli ultimi anni riguardanti il rapporto con mons. F. Perlo, è stata piena e abbondante. Non riporto nessun esempio, perché ne parlerò dettagliatamente nei prossimi mesi. Collaborazione nella formazione dei missionari. Sappiamo quanto il Fondatore ci tenesse al suo spirito, che lui stesso comunicava. Eppure i suoi collaboratori nella formazione non erano dei semplici esecutori. Fedeltà allo spirito del Fondatore sì, impegno inderogabile anche per essi, ma nel libero esercizio della propria responsabilità. Nel loro servizio dovevano avere un atteggiamento di libertà, nel mutuo dialogo con il Fondatore. Trovo significativo quanto l’Allamano ha fatto notare a don Luigi Borio, primo collaboratore (prefetto di disciplina) alla Consolatina, il 4 settembre 1907, mentre la comunità si trova a S. Ignazio: «In seguito a ciò che dissi a V.S. nel ritorno a Lanzo, le aggiungo in Domino, che in tutto V.S. usi parole e modi amorevoli coi giovani. Non so come vada ma in nostra casa c’è più timore che amore; stanno lì come automi, senza iniziativa propria e da Casa Madre - 6/09 Missionari insieme che cosa significasse collaborare con quel personaggio così speciale. Ci sono altri dettagli che indicano questo rapporto. Si legga, ad esempio, il commovente indirizzo che il Cappella ha rivolto all’Allamano, al termine del pranzo, il 29 gennaio 1910, decimo anniversario della miracolosa guarigione. È riportato da p. C. Bona nelle Lettere, vol. V, pp. 334-339. Ci sono parole quasi di venerazione, che dimostrano chi era l’Allamano per quel gruppo di collaboratori. A parte lo stile aulico proprio del tempo e forse del personaggio, limitiamoci a leggere le parole conclusive del lungo indirizzo di omaggio: «[...] e noi tutti che corde magno et animo volenti, ai vostri desiderii ed alle opere vostre offriamo e piedi e mani e testa e cuore, ne ringrazieremo ogni dì più vivamente il Signore e batteremo palma a palma ai vostri trionfi, alle glorie vostre e con esultanza sempre maggior grideremo viva la Consolata, viva l’amato Rettore». Si può anche sorridere di fronte ad un simile linguaggio, ma intanto è certo che quei giovani sacerdoti impegnati con l’Allamano al santuario e al convitto esprimevano ancora una volta la volontà di offrire piedi, mani, testa e cuore, per lavorare insieme con lui! Sul metodo della collaborazione, il Baravalle ha rilasciato una magnifica testimonianza: «Non era fossilizzato nelle sue idee, ma apriva il cuore ad ogni buona iniziativa; accettava, specialmente all’ora della mensa quando ci trovavamo tutti insieme, le nostre proposte, le esaminava benevolmente, e talvolta cambiava radicalmente o modificava le proprie deliberazioni, dimostrando il contatto diretto che teneva con i suoi collaboratori, e la stima che aveva di loro, e dei loro suggerimenti». Ci sono anche delle belle testimonianze nell’ambito dell’Istituto. Una è quella del p. G. Gallea, che riporta la propria esperienza sul metodo usato dall’Allamano nel rapporto con i propri collaboratori all’interno della comunità dei missionari: «Era persuaso che ciascuno ha da Dio una grazia particolare per adempiere bene l’incarico assegnatogli dall’obbedienza. Agì quindi in conseguenza di questa sua persuasione». P. Gioachino Cravero racconta di una sua visita al Fondatore, dopo essere tornato dalle 11 Missionari insieme 12 con paura di parlare e fare per tema di sbagliare. Studii la cosa». Si tenga presente che le parole «e con paura di parlare e fare per tema di sbagliare» sono aggiunte in sopralinea, il che spiega meglio la convinzione dell’Allamano in favore della spontaneità di rapporto tra formatore e discepolo. L’Allamano non dà subito delle direttive, ma invita il suo collaboratore a studiare il problema, che poi cercheranno di risolvere insieme. A don Borio è succeduto il p. Umberto Costa. Ecco un tratto di lettera del Fondatore scrittagli da Torino a S. Ignazio, dove si trovava in vacanza con i giovani: «Tutte queste cose te le dico perché se avessi qualche osservazione in proposito, me la scrivi. Pel bene, e perché al vostro ritorno tutto sia in ordine pensa ad ogni cosa, e scrivimi liberamente. Non cerchiamo che il maggior bene, perciò parla in tutto liberamente. […] Non essendo io presente devi riflettere davanti a Dio e poi fare ciò che pare ch’io ti direi. È questo lo spirito di Dio; ed io non tengo a sapere ogni cosa se non per meglio indirizzarvi. Così anche operando lontano da me, anche sbagli, non ci sarebbe da inquietarsi. […] Leggi la lettera unita al ch. Garrone e se la trovi conveniente alla di lui condotta, gliela darai, altrimenti no». Si noti che allora p. Costa aveva appena 28 anni, eppure il Fondatore gli dimostrava fiducia e aveva già instaurato con lui una buona collaborazione. Collaborazione nella vita dell’Istituto. Nella conferenza domenicale del 2 aprile 1911, il Fondatore ha pronunciato parole molto interessanti su un tema decisivo per la vita dell’Istituto. Ne riporto un tratto abbastanza lungo perché da esso emerge lo spirito con cui egli sapeva rapportarsi con i suoi giovani. Si tenga presente che queste idee non le ha dette ai ragazzi del piccolo seminario, perché non le avrebbero comprese, ma solo alla comunità dei chierici e dei pochi sacerdoti e coadiutori presenti: «Una volta i padri di famiglia usavano di tanto in tanto trattare coi figli maggiori delle cose della famiglia: i guadagni, ecc.,quel che c’era da fare nella settimana, il modo di accrescere i beni, ecc., e ciò, dicevano essi, per interessarli. Così dobbiamo fare noi, e questo è il motivo per cui io godo tanto di parlare con voi. […]. Ebbene, oggi che è Ritiro mensile, da Casa Madre - 6/09 domandiamoci un po’: Va bene la nostra Comunità? (intendo questa qui). Questa domanda io me la faccio sovente, specialmente alla sera dopo cena, prima del riposo, ora soprattutto che sono generalmente solo; mi esamino per qui e per l’Africa, prendo il mio taccuino e passo in rivista questo e quello, quello, quell’altro. Questo è appunto il motivo per cui il Vice Rettore ha fatto il sacrificio di andar nell’Africa: è andato là per parlar coi Missionari, prima in privato, nelle singole missioni e poi durante gli esercizi spirituali ed anche dopo, per intendersi con loro sulle Costituzioni, sul Regolamento, sulle preghiere, ecc., tutte cose che furono scritte e se ne fece come un formulario: così si avranno i consigli di tutti e si osserveranno più volentieri le regole fatte da loro stessi». Notiamo che si tratta delle Costituzioni del 1909, approvate ad esperimento, che poi confluiranno in quelle definitive del 1923. A parte la nota di carattere psicologico, sta il fatto che, nel processo di maturazione delle Costituzioni, il Fondatore ha saputo coinvolgere anche i missionari, credendo all’importanza della loro esperienza sul campo. Non dimentichiamo che il Fondatore aveva un concetto altissimo delle Costituzioni. Spiegandole, infatti, ha così precisato il loro valore: «Nelle nostre Costituzioni c’è l’essenza, la natura, lo spirito della nostra Congregazione». Ebbene, proprio per riflettere sulla loro rispondenza alla vita concreta della missione, egli da padre saggio ha voluto coinvolgere i suoi figli e valorizzare la loro esperienza. Riflessione conclusiva. Mi permetto di offrire una specie di riflessione conclusiva: la volontà di collaborare, ad ogni livello, il Fondatore ce l’ha trasmessa molto bene e, di conseguenza, essa fa parte della nostra identità. Da noi non si concepisce un missionario che si muova isolatamente, senza confrontarsi, condividere e collaborare con gli altri, sia all’interno che all’esterno dell’Istituto. L’unità attiva tra noi e con la Chiesa è una caratteristica originaria. Quindi merita rinnovare di continuo lo spirito e il metodo con cui viviamo e operiamo: se e come sono conformi a quelli che il Fondatore ci ha infuso con l’esempio e la parola. p. Stefano Camerlengo, imc Carissimi scrivo dal Brasile e siamo nel tempo di Pasqua: tempo della speranza e della vita! Vorrei condividere con voi alcune riflessioni sulla missione che mi sono nate proprio in questa terra così grande e sfidante, con questa gente piena di creatività e di gioia di vivere, in questa Chiesa che pensa e cammina. Da tempo noi parliamo del bisogno, della necessità di un nuovo tipo di missione. Ne parliamo talmente tanto che ormai queste parole sono già vecchie e superate. Ma che cosa significa questo discorso? Perché tanti missionari ne sentono il bisogno? che cosa significa esattamente questo parlare di novità? È solo un pio desiderio di alcuni o un sogno di altri? E’ veramente possibile questo cambiamento? E’ alla nostra portata di missionari della Consolata? Elenco alcuni atteggiamenti fondamentali per entrare in un cambio di mentalità: 1.Accogliere il cambiamento come positivo Durante la stagione delle piogge «morte e vita» giocano insieme. In Africa, come anche in America, c’è la stagione delle piogge che aiuta a situarsi e a rinnovarsi senza forzare la natura, anzi accompagnandola e rinforzandola, è questa un immagine che ci aiuta nella nostra riflessione. La stagione delle piogge è una stagione fondamentale per l’equilibrio e il benessere di tutte quelle società organiche che si collegano in maniera vitale ai ritmi della natura. Si tratta in realtà di una stagione che fa aumentare il disagio: gli spostamenti si fanno più difficili, umidità e freddo, malattie e morti. Madre natura trasforma tante cose secche e rigide senza paura di perdere anche cose/persone preziose e importanti. Durante la stagione delle piogge «morte e vita» giocano insieme la danza di rigenerazione della Terra Madre. Tutti i viventi si dissetano alla sorgente di una chiamata fondamentale: essere «viaggiatori dell’oltre», non fermarsi nella terra conquistata, non chiudersi nella casa costruita, nella vigna piantata, nella certezza raggiunta, nella epistemologia ricevuta e consolidata! Un archetipo di questa stagione lo possiamo vedere nel tanto contestato fenomeno della globalizzazione. Non potrebbe essere proprio la globalizzazione una grande stagione delle piogge? Una stagione delle piogge necessaria per aiutarci a vivere oggi una inedita e antichissima chiamata? Un Vangelo che annuncia e prepara la terra e i suoi abitanti a una nuova rigenerazione? La globalizzazione sta piovendo indifferentemente su tutte le religioni, sui buoni e sui cattivi, su tutti i sistemi di vita dei differenti popoli e culture e sulle loro epistemologie, su usi e costumi antichissimi. 2. La missione è sempre portatrice di futuro Ognuno di noi, almeno credo, ha fatto sulla sua pelle l’esperienza di condividere un po’ della sua vita con un popolo, una cultura. In un contesto di missione ci siamo incontrati grazie alla condivisione del nostro personale cammino umano e spirituale. Ci lega molto strettamente la consapevolezza che nessuna realtà e nessuna persona per quanto oscura e problematica è senza futuro. Non ci sono «missioni senza futuro», né alcun territorio geografico senza speranza: l’unica «mis- da Casa Madre - 6/09 Attività della Direzione Generale Oggi bisogna osare un nuovo tipo di missione 13 Attività della Direzione Generale 14 sione senza futuro» siamo noi missionari ogni volta che tiriamo i remi in barca. Senza futuro sono io quando mi butto a corpo morto nel lavoro per salvare gli altri in modo da non avere tempo per sentire la sgradevole compagnia di me stesso! Senza futuro è il non accettare la logica della stagione delle piogge. Infatti, questa stagione ci ricorda la necessità del viaggio continuo, ci trova spaventati, confusi e impreparati. Oggi non ci sono più luoghi comuni dietro cui possiamo metterci al sicuro; questa stagione è inesorabile nel rivelare quando la teoria, la prassi e la metodologia missionaria che ci guida da anni è, o meno, adatta alla Vita. In questo tempo di profondo mutamento non esistono slogan dietro cui metterci al riparo e con cui darci una identità certa, infallibile. «Missione ad Gentes», «ai più poveri ed abbandonati», «agli ultimi», «agli ultimi degli ultimi», «missione nella città» … parole che si svuoteranno sempre di più se continueremo ad usarle per non andare oltre, per evitare la chiamata della vita a rigenerare a cui il nostro vivere ed la nostra prassi. Spesso noi missionari anziché abbracciare le sfide a cui le varie stagioni delle piogge che arrivano là dove abbiamo lavorato per anni ci chiamano, preferiamo spostarci alla ricerca di altri territori non ancora sufficientemente evangelizzati o nelle città… per restare in uno stato di permanente stagione asciutta e non bagnarci mai il sedere quando l’acqua della crisi ci invita a prenderci le responsabilità del nostro lavoro, ad affrontare i nodi vitali e a crescere insieme al nostro popolo. Chissà se non è proprio da qui che trae origine l’illusione che il «futuro» sia sempre altrove rispetto al luogo in cui ci troviamo! 3. La prima e fondamentale vittoria di Gesù è la vittoria sulla paura La pietra d’angolo di tutta la fede cristiana è la resurrezione, l’esperienza della vittoria di Gesù sulla morte. La fine cruenta del Figlio dell’Uomo, in quanto archetipo di tutte le morti cruente che bagnano i solchi della storia, ha rafforzato una lettura parziale, di superficie, dell’evento morte. Di fatto questo evento a cui nessun vivente si può sottrarre, da tempi immemorabili continua ad essere compreso più come una ineluttabile fine, una porta che chiude e spaventa, che non una porta che apre al mistero della Vita. La resurrezione nella sua dimensione storica si traduce ed è visibile nella capacità di andare «oltre» e nell’umiltà di lasciarsi sfidare e ferire dal mistero da Casa Madre - 6/09 dell’oltre. La disputa a favore o contro la realtà della risurrezione può rischiare di diventare un alibi perfetto per non posare lo sguardo sulla paura della morte che abita l’anima di tutti noi umani. In realtà la prima e fondamentale vittoria di Gesù è stata ed è la vittoria sulla paura. Gesù ha vinto la paura. Per questo chiunque vuole utilizzare la paura per comandare, per garantirsi l’obbedienza, il rispetto o la devozione non ha incontrato se stesso oltre la propria solitudine ed è ancora lontano dall’essere figlio/a della risurrezione. 4. La forza dell’annuncio e della testimonianza Oggi a noi missionari è chiesto di non venir meno al nostro compito di annunciare il Vangelo, ma questo annuncio non può essere disgiunto da una buona comunicazione, un comportamento limpido, una pratica cordiale dell’ascolto, del confronto e dell’alterità. Sì, l’annuncio cristiano non deve avvenire a ogni costo, né attraverso forme arroganti, né con un’ostentazione di certezze che mortificano o con splendori di verità che abbagliano. Infatti, come ricordava già Ignazio di Antiochia all’inizio del ii secolo: “il cristianesimo è opera di grandezza, non di persuasione”. Paolo VI ha più volte chiesto alla chiesa, in vista dell’evangelizzazione di “farsi dialogo, conversazione, di guardare con immensa simpatia al mondo perché, se anche il mondo sembra estraneo al cristianesimo, la chiesa non può sentirsi estranea al mondo, qualunque sia l’atteggiamento del mondo verso la chiesa”. Ecco perché occorre innanzitutto che noi siano loro stessi “evangelizzati”, discepoli alla sequela del Signore piuttosto che militanti improvvisati. Il primo mezzo di evangelizzazione resta la testimonianza quotidiana di una vita autenticamente cristiana, una vita fedele al Signore, una vita segnata da libertà, gratuità, giustizia, condivisione, pace, una vita giustificata dalle ragioni della speranza. Questa vita improntata a quella di Gesù potrà suscitare interrogativi, far nascere domande, così che anche a noi verrà chiesto di “rendere conto della speranza che ci abita”. Per questo servono missionari che narrino con la loro esistenza stessa che la vita cristiana è “buona”: quale segno più grande di una vita abitata dalla carità, dal fare il bene, dall’amore gratuito che giunge ad abbracciare anche il nemico, una vita di servizio tra gli uomini, soprattutto i più poveri, gli ultimi, le vittime Una vita felice, beata. Certo, non in senso mondano e banale, ma felice nel senso vero, profondo, perché la felicità è la risposta alla ricerca di senso. Tale dovrebbe essere la nostra vita : liberata dagli idoli alienanti, contrassegnata dalla speranza e dalla comunione fraterna. Incominciare con questo è già osare il cambiamento! Auguri e buon cammino! Bunju: Incontro degli animatori missionari p. Lello Salutaris Massawe e p. Gianni Treglia, imc Gli animatori IMC e MC d’Africa partecipano all’ incontro presso il Consolata Mission Centre – Bunju, a Dar es Salaam in Tanzania dal 4 al 24 Maggio per riflettere e discutere sulla metodologia ed l’identita’ dell’animatore quale evangelizzatore e formatore per sua stessa vocazione. Questo raduno, iniziato proprio nel giorno delle incidentali esplosioni a Mbagala (periferia di Dar es Salaam), che ha reclamato la vita di 22 persone, e’ la continuazione dell’incontro fatto a Sagana –Kenya, nel 2007. I partecipanti dell’incontro a Attività della Direzione Generale della storia. Teofilo di Antiochia, un vescovo del II secolo, ai pagani che gli chiedevano “mostrami il tuo Dio”, ribaltava la domanda: “mostrami il tuo uomo e io ti mostrerò il tuo Dio”, mostrami la tua umanità e noi, attraverso la nostra umanità, vi diremo chi è il nostro Dio, qual’è la nostra famiglia. 5. La gioia di vivere la nostra vocazione e fraternità Bunju provengono dalle regioni del Tanzania (ospite), Kenya-Uganda, Mozambico, Sud Africa, Costa d’Avorio, Congo DRC ed Etiopia. La presentazione fatta dalle diverse regioni e’ stata molto interessante ed anche ricca di contenuti nonostante le numerose sfide e difficolta’ sempre presenti. Kenya Le relazioni di IMC e MC della regione Kenya hanno sottolineato le attivita’ dell’AMV: animazio- da Casa Madre - 6/09 15 Attività della Direzione Generale 16 ne missionaria nelle scuole e nelle parrocchie, accompagnamento vocazionale, campi missionari giovanili fatti in collaborazione con gli Amici della Consolata, i Laici Missionari della Consolata, le Coppie Missionarie della Consolata. Le sfide da affrontare sono: la priorita’ data ai valori materialistici e ai mezzi di comunicazione a dispetto dei valori religiosi e morali; la poverta’ di modelli educativi; la situazione di poverta’ economica in cui versa il paese spinge i giovani verso la corruzione, spesso sono usati dai politici, coinvolti nell’uso e nello spaccio di droga, nella prostituzione e altro ancora; il sistema educativo e’ piu’ rivolto alla competizione che alla formazione per la vita dei giovani. Tanzania La relazione IMC-MC della Regione Tanzania ha sottolineato la necessita’ che ogni missionario sia animatore nel posto in cui lavora. Gli animatori hanno potuto condurre le proprie attivita’ avvalendosi della collaborazione dei Laici Missionari della Consolata (WAMISCO), di altre comunita’ religiose e Laici. Le Suore Missionarie della Consolata sono inoltre impegnate alla preparazione per la celebrazione dei 100 anni di fondazione. Mass Media: la rivista missionaria “Enendeni”, edita dai Missionari della Consolata, si e’ rivelato uno strumento per raggiungere molte persone in Tanzania e fuori paese. Diversi lavori di traduzione in swahili sono stati fatti. Il gruppo di animatori lavora inoltre assieme ad altre comunita’ religiose e in collaborazione con il Comitato di Animazione Missionaria (MAC). Molto c’e’ da fare se si guarda alle sfide: risorse economiche limitate, scarsita’ di persone capaci e desiderosi di collaborare nell’insegnamento della religione nelle scuole, poco interesse dei giovani alle tematiche religiose. Mozambico In questi ultimi anni l’animazione missionaria e vocazionale sta acquistando vitalitá e forza nelle diverse parrocchie in cui lavoriamo. Il lavoro di AMV é realizzato dagli animatori prevalentemente a livello parrocchiale: Incontri di formazione con i candidati alla vita missionaria e accompagnamento personalizzato; promozione del movimento Infanzia missionaria e formazione di leaders; Animazione dell’eucarestia, ritiri, adorazio- da Casa Madre - 6/09 ne e preghiera nei gruppi di giovani e nei gruppi vocazionali parrocchiali. Oltre a cio’ c’e’ anche animazione della chiesa locale durante l’ordinazione dei padri IMC; Animazione missionaria nelle scuole; Promozione di attivitá sportive con i giovani; Animazione missionaria con la radio e Pastorale universitaria. Sfide e proposte. Vorremmo: Conoscere meglio la cultura locale e le famiglie d’origine dei candidati alla vita religiosa; Creare, intensificare e usare materiale di divulgazione AMV in collaborazione con le MC; Preparare personale qualificato per incominciare una rivista di animazione Missionaria e Vocazionale e un centro di animazione e spiritualitá missionaria; Intensificare le visite nelle scuole; Utilizzare maggiormente i mass-media, specie radio e internet. Congo – DRC Nella regione del Congo, l’Animazione Missionaria e la Promozione Vocazionale e’ portata avanti a livello parrocchiale, dove ciascun missionario e’ animatore e promotore vocazionale nella sua comunita’. Il Consiglio Regionale ha insistito che ciascuna comunita’ abbia un responsabile in questo settore che collabori con l’incaricato zonale scelto dalla regione. Le sfide da affrontare in questo paese in guerra sono: problemi di trasporto e comunicazione dovuti alla scarsita’ di strade e uffici postali; la presenza di numerose sette che rende difficoltoso il lavoro pastorale; poverta’, anche se molti giovani cercano in tutti i modi di studiare nonostante non abbiano certezza del futuro; la piaga dell’AIDS, soprattutto tra i giovani. Costa d’Avorio E’ una regione molto giovane e comunque anche le attivita’ si stanno svillupando un po’ alla volta. L’AMV nella Costa d’Avorio si dedica principalmente all’animazione missionaria parrocchiale, aiutando i gruppi a prendere coscienza della missione universale della chiesa e di ciascun cristiano in modo specifico. La sfida più grande è creare un centro missionario d’animazione e spiritualità nel sud del paese dove si possano concentrare e svolgere in modo più visibile le nostra attività. Sud Africa I Missionari della Consolata in Sud Africa sono mo a far emergere la nostra creatività, la nostra capacità critica sulle realtà che viviamo e sulla cronaca internazionale e per tutto ci vuole tanta saggezza, ecc. Non manca l’aspetto ludico, specialmente durante le ricreazioni organizzate dai diversi gruppi etnici ed equipe di lavoro ed evangelizzazione. Anche la gita all’isola di Zanzibar, il 16 del mese, è una giornata gioviale e nello stesso tempo un ripercorrere idealmente i primi passi fatti dalla nostra Famiglia Missionaria più di cento anni fa. Etiopia La chiesa cattolica non e’ ancora riconosciuta come un istituzione religiosa ma una ONG. Tante attivita’ della chiesa vengono conosciute come impegni sociali.Tale mentalita’ ha complicato non solo la vita dei missionari ma anche l’animazione nel paese. A Modjo e’ stato costruito un centro di animazione dove si svolgono varie attivita’ di animazione giovanile. La crescita della chiesa Cattolica in paese e’ sotto zero. “Allora, che cosa facciamo in Etiopia?” e’ stata la domanda che tanti animatori si sono chiesti. Arrivati sull’isola, la nostra attenzione si concentra sulla condivisione del vescovo Monsignor. Augustine Shao, che con semplicità ci fa una carrellata storica dell’evangelizzazione in codesta terra, e quello che colpisce di più è la convivenza dei cristiani con i mussulmani. La cattedrale cattolica e anglicana costruite a pochi passi dalla moschea e sul cimitero islamico. Quella anglicana, visitata da noi poco dopo, costruita proprio sulla piazza del mercato degli schiavi. APPUNTI DI UN PARTECIPANTE P. Rocco Marra In questo periodo abbiamo modo di conoscerci personalmente, di informarci sul lavoro delle varie regioni, di apprendere nuovi elementi dai relatori appositamente invitati, tra i quali vale la pena citare la giornalista tanzaniana del BBC, la Signora Vicky Ntetema, con la sua incredibile e coraggiosa testimonianza circa l’uccisione degli albini in Tanzania, interessi, implicazioni e la nostra missione. Tante sono le informazioni, ma altrettante le provocazioni per essere testimoni autentici a livello personale, comunitario ed ecclesiale, inoltre c’incoraggia- Anche le pareti della stanza dove siamo radunati col vescovo ci parlano di schiavitù, ma anche di liberazione, poiché la casa è stata comprata dai padri dello Spirito Santo, al loro arrivo nel 1860, per istruire la gente e dare a loro lavoro e dignità. Il vescovo ci fa notare che il dialogo con i mussulmani, che sono la maggioranza, s’intesse nel quotidiano accogliendo l’altro, a partire dai più piccoli. In questo modo si vede concretamente che l’amore trasforma la comunità umana, al di la della professione di fede. Attività della Direzione Generale un gruppo esiguo. Sono presenti in quattro diocesi, una comunita’ per diocesi. La Chiesa locale non e’ coinvolta nell’animazione missionaria ed e’ alquanto difficile avere vocazioni. I missionari si confrontano con le seguenti sfide: la creazione di un centro di AMV, possibilmente vicino alla nostra casa di Studi Teologici, cosi’ da coinvolgere gli studenti di Teologia in questo contesto; l’organizzazione delle tappe della formazione di base, credere ed investire (in personale e denaro) per questa ragione. Il nostro pensiero va anche al nostro Fondatore, che proprio all’inizio del secolo XX, ha deciso di aprire la missione tra i Kikuyu (Kenya), allora parte della circoscrizione del Vicariato Apostolico dello Zanzibar. Tale decisione era stata maturata dopo un lungo e articolato discernimento facilitato dalle relazioni epistolari col cav. Giulio Pestalozza, console a Zanzibar; nonché col Vicario Apostolico dei Galla Mons. André Jarosseau e più tardi con Mons. Emile-Auguste Allgeyer, Vicario Apostolico del Zanzibar. Il primo gruppo dei missionari della Consolata, capeggiati da P. Filippo Perlo, sbarcarono a da Casa Madre - 6/09 17 Attività della Direzione Generale Zanzibar il 28 maggio 1902 e rimarranno nell’isola all’incirca due settimane, prima di ripartire per il Kenya. Il nostro desiderio di poter scattare una foto ricordo davanti alla cattedrale, sulla stessa scalinata dove sono stati ripresi i nostri pionieri insieme a mons. Allgeyer e un sacerdote dei Padri dello Spirito Santo, non è stato esaudito, ma certamente la visita all’isola è stato un segno del nostro desiderio di continuare il cammino di animatori missionari e vocazionali con lo zelo ed entusiasmo che hanno caratterizzato i primi missionari della Consolata. SULLE ORME DEI PRIMI MISSIONARI P. Daniel Lorunguiya Sabato 08 maggio visitiamo la parrocchia di Kigamboni gestita dai missionari della Consolata e Mbagala, centro sanitario gestito dalle Suore Missionarie della Consolata. Quanti esempi di vita totalmente consacrata a Dio e spesa a favore del prossimo! La gente è povera, ma serena, soprattutto i bambini, sempre sorridenti, che ti guardano con occhi grandi e incuriositi. Esprimono fiducia, amore, accoglienza e tanta voglia di carezze, di gioco. 18 da Casa Madre - 6/09 Sabato 16 Maggio facciamo una gita a Zanzibar. La radice del nome ( dal persiano “Zangh”, che significa “nero” e “bar”, che vuol dire “terra”, quindi “terra dei neri”) é tutto un programma. È un luogo ricco di storia: sin dal 200 a.C. i commercianti della Bassa Arabia si spinsero sin qui per soddisfare la richiesta di avorio da parte di greci e romani. Il nome evoca fantasie orientali, e ben a ragione: nell’ottocento, per opera dei Sultani é diventata il più grande produttore mondiale di spezie. I profumi accolgono il viaggiatore che arriva nell’arcipelago: é una cittadella di pietra, posta tra il cielo e mare. Ci incantiamo dinanzi ai minareti, ai colonnati e alle cattedrali. Fin dall’antichità é stata un anello di congiunzione fra l’occidente e l’oriente, punto di sosta e di partenza per navi che esploravano il mondo e punto di unione di numerosi popoli come Arabi, Indiani, Cinesi, Europei e altri ancora. Ma Zanzibar é tristemente famosa per essere stato anche uno dei più grandi mercati degli schiavi. Al nostro arrivo ci rechiamo a casa del vescovo Mons. Augustine Shao che ci parla della storia dell’evangelizzazione dello Zanzibar. I primi Missionari Cattolici ad arrivare furono i Francescani e gli Agostiniani che dopo aver cerca- Dialogo Interreligioso Con I fratelli musulmani, la chiesa dello Zanzibar è presente attraverso la testimonianza di vita quotidiana. Vicino alla casa del vescovo inoltre esiste una scuola elementare cattolica con 80 bambini, 75 dei quali sono musulmani. Accettando di portare i loro bambini nella scuola Cattolica, il dialogo cresce: si condividono problemi, preoccupazioni e insieme si cercano le risposte. Oggi la piccola comunità Cristiana ha riscoperto un nuovo modo di essere presente e testimoniare umilmente il Signore Gesù con grande amore per Dio e il prossimo. Usciti dalla casa del vescovo ci rechiamo nella cattedrale anglicana. Completata nel 1877 dalle Missioni Unite dell’Africa centrale, fu la prima, per questa confessione religiosa, ad essere edificata nell’Africa orientale. Essa sorge nel luogo in cui si teneva, nel XVIII e XIX secolo, il mercato degli schiavi, all’incrocio di New Mkunazini Road e Greek Road, nella zona orientale di Stone Town. La realizzazione di codesta cattedraleanglicana fu resa possibile soprattutto dall’opera entusiastica del vescovo Edward Steere (dal 1874 al 1922), autore anche del primo dizionario inglese-swahili in alfabeto latino. Secondo la leggenda, il sultano Bargash gli chiese di non costruire la torre della cattedrale più alta del Palazzo delle Meraviglie. Dopo la risposta favorevole del vescovo, fu lo stesso sultano a regalargli l’orologio della torre. Nella cattedrale è molto vivo il ricordo di David Livingstone: c’è una finestra dedicata a lui ed il crocifisso è stato realizzato usando il legno dell’albero che indica il luogo in cui il suo cuore fu sepolto nel villaggio di Chitambo, nell’attuale Zambia. Il mosaico che decora l’altare fu regalato dall’amata Caroline Thackeray (cugina del famoso scrittore), che insegnò nella missione locale dal 1877 al 1926. Dietro l’altare si trovano la cattedra del vescovo e 12 troni per i canonici. Essi sono decorati con pannelli di rame su cui campeggiano i nomi di diversi personaggi biblici. Attività della Direzione Generale to di fermare la schiavitù, vennero alcuni cacciati via e altri uccisi dagli Arabi perché intralciavano il commercio. Poi fu la volta dei padri dello Spirito Santo. La prima cosa da fare era dialogare con il Sultano, che concedesse loro di ristrutturare una casa, attualmente sede della diocesi, nell’antica residenza e prigione di un Musulmano venditore di schiavi. I missionari dopo aver lottato per la liberazione di molti schiavi si impegnarono a cercare loro terra da coltivare e abitare. Questi schiavi sarebbero diventati successivamente i primi traduttori e accompagnatori dei missionari che provenivano dall’occidente. In tal modo nel 1867 venne edificata la Chiesa di Bagamoyo nel luogo in cui gli schiavi venivano imbarcati. Anche i missionari della Consolata giunsero a Zanzibar nel 1902, diretti in Kenya e, in seguito, collaborarono a riscattare alcuni schiavi. Zanzibar é diventata Diocesi nel 1980 per rafforzare la presenza dei pochi Cristiani nell’Isola e dall’82 con l’avvento della democrazia i religiosi sono presenti e ufficialmente accettati. I battesimi non sono ancora molti e la maggioranza dei fedeli sono immigrati. Tuttavia la Diocesi ha circa 17 preti, 6 comunità religiose, una congregazione religiosa maschile e 11 comunità di suore. Il lavoro principale é l’educazione dei giovani e dei bambini. È difficile avere un centro sanitario a causa delle forti esigenze burocratiche ed economiche. “Ecco, io sono cresciuto e avanzato in Sapienza” (Qo 1, 16) p. Danilo Scomparin, imc Recatici a Torino il 30 aprile (assieme ai seminaristi di Bravetta), il 1° maggio, alle 7,30, ci troviamo tutti al santuario della SS. Consolata per una visita e una preghiera. Il santuario è vuoto per cui abbiamo la possibilità di visitarlo in lungo ed in largo, compreso il coretto da dove il nostro Fondatore contemplava l’icona della Consolata. Ci siamo poi diretti a Castelnuovo Don Bosco in pellegrinaggio. La prima tappa, come è ovvio, è stata presso la casa natale del Beato Allamano, dove ci attendevano alcune Suore Missionarie della Consolata, provenienti dal vicino conventino, sede di un loro centro da Casa Madre - 6/09 19 Attività della Direzione Generale 20 di spiritualità; presenti anche Padre Orazio Anselmi e il Dr. Meluzzi. La casa natale è un punto di riferimento anche per noi corsisti; essere qui è come un mistico ritorno alle nostre origini religiose e missionarie, utile per un’ulteriore riflessione sul nostro carisma. Visitiamo poi la casa natale di San Giuseppe Cafasso (definito la Perla del clero italiano), recentemente restaurata e adibita a casa di spiritualità da Padre Orazio. In fretta ci rechiamo poi ai Becchi, alla casa natale di San Giovanni Bosco, e notiamo subito la differenza: qui tutto è organizzato in modo da esaltare la “salesianità”, fatta di cose grandi, eclatanti, esaltanti, programmata al millimetro tanto che all’una precisa, tutto si chiude. Dopo un ottimo pranzo ristoratore, abbiamo modo di visitare il piccolo paese, dove nacque San Domenico Savio: un quindicenne santo. Nel primo pomeriggio rientriamo a Torino, in Casa Madre, in tempo per essere pronti per la celebrazione dell’ordinazione diaconale di due nostri confratelli koreani, Martino e Pietro. Il rito dell’ordinazione ha luogo durante la messa che inizia alle ore 17. Concelebrata da Mons. Aldo Mongiano (emerito di Boa Vista, Roraima, Brasile) e da uno stuolo incredibile di missionari della Consolata. Presenti numerosi fedeli, le Suore, i seminaristi di Bravetta ed altri. Seguendo il magistero perenne di Sant’Agostino, non descriverò qui il suggestivo rito dell’ordinazione diaconale, in quando esso va inciso e conserva- da Casa Madre - 6/09 to ne proprio cuore, e auguro che così rimanga nell’animo dei nostri due primi missionari di quel grande continente che è l’Asia. Il 2 maggio qui in Casa Madre si ricorda l’anniversario di fondazione di questa casa voluta dal Beato Allamano. Un pressante invito, ed un ricco programma, improntato con raffinato gusto, dal Padre Giovanni Bertello, e suoi collaboratori, ha fatto sciamare qui circa 500 amici delle Missioni, provenienti dalle diverse sedi della Consolata del Nord Italia. Si è notato ovviamente l’assenza dei ragazzi e dei giovani, e lo diciamo con una punta di mestizia in quanto, come si sa, mancando l’elemento giovanile, anche le organizzazioni più belle e sante, devono convenire d’essere ormai sull’orlo della chiusura. Nel primo pomeriggio, noi corsisti ci siamo recati a visitare la Comunità di Alpignano. Abbiamo passato qualche ora in allegra compagnia dei nostri confratelli anziani, ammalati e ringraziato Dio per il loro spirituale supporto, discreto, nascosto e silenzioso, all’opera evangelizzatrice del nostro Istituto. “Dio glielo paghi!” - si usa dire in Sardegna. Il 3 maggio, dopo aver celebrato di buonora la Messa, e aver meditato sulla figura del Pastore buono e bello, abbiamo preso la corriera per il nostro ritorno a Roma. Ci siamo fermati presso la nostra casa di Cavi di Lavagna, dove il simpaticissimo P.Lucio Abrami, con i confratelli e due signore, erano riusciti ad organizzare un buon pranzo per tutti noi: una cinquantina. Noi possiamo celebrare la Messa soltanto alle 9, 30, in una modesta cappella succursale. Abbiamo anche un po’ di tempo per pregare la Madonna e per impetrare che ci venga concesso il “Donum Dei”, dato che proprio l’ultimo giorno di queste mese cadrà la Pentecoste. Maria, lo sappiamo, è sempre presente nel Cenacolo. È seguita poi la visita agli scavi archeologici all’antica città romana di Pompei, distrutta da un’eruzione vulcanica del Vesuvio, datata il 79 d.C. Subito dopo pranzo, ci siamo diretti verso Montecassino per visitare l’abbazia madre, cuore e centro del monachesimo occidentale. Abbiamo ammirato la ripida e scoscesa valle (tipo del difficile itinerario verso il Monte santo di Dio), le imponenti strutture architettoniche, l’efficientissima organizzazione, l’afflusso dei viandanti e dei pellegrini, ma siamo stati, personalmente, intrigati dall’assenza dei monaci. Ne ho visto uno di qua ed un altro di là... forse in tutto questo grande complesso ce ne saranno una dozzina. Mi aspettavo di vederne a schiere in ogni dove, e non solo tra i chiostri o nelle cappelle, ma anche nelle caverne e negli anfratti (tutti lodanti Dio, nella perenne lode a Dio), ma, ahimé!, devo ora costatare che il monachesimo occidentale è ridotto ad una “minimanza”. Non credo all’adagio “Pochi, ma buoni”, speravo di vederne tanti. Ho portato con me, come reliquia, il Crocifisso di San Benedetto, il segno dei segni, e mi son detto a mia consolazione: finché starà il Segno della Croce, starà anche il Cristianesimo. San Nilo canta: “Per Occidente ti sei innalzato come il sole, illuminando con la luce delle tue virtù gli estremi confini dell’universo. Roma si pregia della tua vita, Norcia canta la tua fanciullezza e tutta la Campania grida di gioia. Che l’Italia danzi nella gioia, Montecassino ti lodi e sia pieno di gloria per la tua tomba. Proteggi Montecassino e noi che ti cantiamo”. Gli ultimi giorni del mese di maggio, giorni conclusivi del Corso di aggiornamento per missionari maturi, si passeranno nella riflessione personale, nel colloquio con i superiori, nello sforzo personale di fare una sintesi di quanto si è appreso e meditato in questi quattro mesi di aggiornamento e di rinnovamento, rivedendo il proprio personale progetto di vita. Una messa conclusiva a fine mese di maggio, nel ricordo del canonico Giacomo Camisassa, chiuderà questo mirabile tempo sabbatico. da Casa Madre - 6/09 Attività della Direzione Generale Non volendo ora descrivere dettagliatamente la cronaca di tutto il mese di maggio, dirò qualcosa sulle iniziative che mi sembrano più interessanti. Ad esempio, l’8, il 9 e l’11, si è cercato di affrontare il tema dell’inculturalità. Intanto siamo tutti invitati a recitare spesso la Preghiera preparata per il Biennio dell’inculturalità. Ovviamente, vi è una grande difficoltà a trattare di questo tema, che è vastissimo quanto il mare e le terre. Intanto, possiamo dire che interculturalità non indica la somma di tante culture, quanto piuttosto quando individui di diverse culture interagiscono, collaborano assieme, per un fine comune, che nel nostro caso è la vita consacrata, in comune, per l’evangelizzazione dei popoli. Al di là di tante riflessioni e discussioni che si son fatte e si faranno negli anni a venire, credo sia importante per non lasciare passare nel vuoto e nell’inoperosità il nostro Biennio dell’interculturalità, quanto ci ha sapientemente suggerito P. Giuseppe Ronco: cominciamo ad assumere, personalmente, atteggiamenti di interculturalità. (Se mi è permesso suggerirei di prendere come esempio il grande Salomone, figura del Cristo, quindi della Sapienza divina, ha fecondato di quella Sapienza duecento e oltre culture o nazioni della terra). Si è poi cominciato a parlare anche del nostro carisma e della sua inculturazione. Siamo stati aiutati nella nostra riflessione anche da un Forum, tenutosi qui da noi l’11 maggio nel pomeriggio, intitolato “Unità e Carismi”, proposto dai religiosi che gravitano nel notissimo movimento dei Focolari. La nostra riflessione comunitaria su tale tema l’abbiamo svolta sabato 16 maggio. Abbiamo riflettuto su: sintesi del carisma e sua trasmissione, individuando tre linee da prendersi in esame: (a) il contenuto del mostro carisma; (b) l’inculturazione del nostro carisma; (c) lo sviluppo del nostro carisma (storia dell’Istituto, le Suore, i Laici). Per lunedì 18 maggio è stato programmato un pellegrinaggio mariano a Pompei e a Montecassino. Partiti da Roma nel fresco dell’alba (5, 30), siamo giunti a Pompei verso le 9, quando la temperatura, piuttosto anomala di questi giorni, era già alta. Entrati nel santuario mariano, notiamo subito che all’altare maggiore vi è un vescovo africano che sta celebrando la Messa: ciò significa che la devozione verso la Madonna di Pompei ha già raggiunto terre lontane. 21 Diario della Casa Generalizia Maggio 2009 Casa Generalizia p. Michelangelo Piovano, imc 22 Il 2 e 3 maggio ospitiamo nella Sala dei Popoli un gruppo di professori guidati da padre Sandro Moreschi ed il prof. Campolo di Catania per una due giorni di formazione alla mondialità. In una delle conferenze interviene anche P. Gottardo Pasqualetti. La sera del 2 maggio ritorna dal Messico il Superiore Generale dopo aver fatto la sua prima visita ai confratelli che là vi lavorano. Nonostante il virus della febbre suina che propria là ha avuto il suo inizio, arriva in buona salute. La sera del 3 ritorna il gruppo del Corso da Torino per iniziare l’ultimo mese di formazione e aggiornamento. 8 maggio: incontro comunitario nel quale iniziamo a prepararci alla visita canonica riflettendo sulla lettera inviata dalla Direzione Generale sul significato della visita e sugli schemi che devono orientare le varie relazioni della comunità, degli uffici e del dialogo personale. 9 maggio: il Superiore Generale parte di buon mattino per la sua prima visita ai confratelli che sono in Polonia, rimarrà con loro per una settimana. 11 maggio: nel nostro Teatro si tiene il 25° Forum della Rivista Unità e Carismi al quale intervengono il Superiore Generale dei Domenicani e Maria Voce (Emmaus), Presidente del Movimento dei Focolari. Sono loro, prima del dibattito, a trattare il tema: “Trasmissione del carisma”. Vi partecipano molti religiosi, studenti e laici consacrati. 15 maggio: secondo incontro comunitario in preparazione alla visita canonica nel quale ognuno dà il suo contributo (idee, spunti, valutazioni) per la relazione della comunità. 16 maggio: ritiro comunitario sempre in preparazione alla visita. Ognuno si ferma a riflettere sui punti che orientano la relazione per la condivisione del missionario con il Superiore Generale. L’invito è quello di “raccontare” e mettere per scritto la propria vita e missione. 18 maggio: Pellegrinaggio con il gruppo del Corso a Pompei e Montecassino. Trascorriamo assieme una bella giornata in clima di preghiera, condivisione e fraternità. Padre Ronco, lungo il cammino, ci fa da guida con aspetti spirituali, storici e culturali sulla devozione alla Vergine di Pompei, gli scavi archeologici e l’Abbazia di da Casa Madre - 6/09 Montecassino. Padre Rovelli presiede l’Eucarestia che celebriamo nel Santuari della Madonna. Al pellegrinaggio vi partecipano anche alcuni rappresentanti del personale della casa che lavorano per noi lungo l’anno. 20 maggio: pomeriggio al mare con il gruppo del Corso a Passoscuro. Il bel tempo tanto aspettato ed il caldo permettono di andare in spiaggia e fare anche un bel bagno. Là ci fermiamo anche per la cena condivisa in clima di fraternità e serenità familiare. 22 maggio: terzo incontro comunitario in preparazione alla visita canonica nel quale è stata presentata la relazione della comunità e fatte le ultime correzioni ed osservazioni. 23-24 maggio: accogliamo in casa un gruppo di Missionarie della Consolata giubilari venute in visita a San Pietro. Partecipano anche ad una conferenza che Padre Trevisiol Alberto tiene per loro sulla missione. Il giorno dopo, un gruppo di confratelli, partecipa a Nepi alla celebrazione giubilare di queste consorelle presieduta dal Vescovo di Civita Castellana. 25-29 maggio: durante tutta la settimana si tiene in casa l’incontro del Consiglio Generale di Amministrazione: accogliamo quindi i confratelli che ne fanno parte provenienti dai continenti dove sono presenti le nostre circoscrizioni. Sempre in questa settimana accogliamo il Cardinale di Torino ed alcuni vescovi del Piemonte venuti per l’Assemblea Generale annuale della CEI. 28 maggio: Padre Matthieu Kasinzi difende la sua tesi al termine degli studi fatti presso il PISAI (Pontificio Istituto di Studi Arabi ed Islamistica). Il titolo: “Argumentation sur l’existence de Dieu un et créateur d’après Coran 2, 21-22 dans al-Tafsir al-Kabir de Fahr alDin al-Razi”. Felicitazioni e auguri ! 29 maggio: con una celebrazione eucaristica presieduta da padre Stefano Camerlengo si conclude il Corso di rinnovamento fatto dai 15 confratelli che, dalla metà del mese di febbraio, hanno fatto parte della nostra comunità. Nella stessa celebrazione abbiamo anche fatto la commemorazione del co-fondatore Can. Giacomo Camisassa. Al gruppo dei missionari che hanno concluso il corso il nostro ringraziamento per la loro testimonianza, impegno, aiuto e gioia che hanno portato in casa in tanti momenti. p. Lírio Girardi, imc assembléia regional; - um caloroso convite a sentir-nos família da Consolata, através do testemunho pessoal e comunitário e do interesse pela vida e missão do Instituto. - Como aconteceu: A visita toda transcorreu num clima de muita acolhida, partilha fraterna, sinceridade e confiança recíproca. Tudo começou em S. Paulo (capital), em clima se Semana Santa, intercalando diálogos pessoais e comunitários, com os missionários da Casa Regional e das Paróquias vizinhas e celebrações pascais que culminaram com a festa solene da Ressurreição do Senhor. Na segunda-feira da Páscoa, a visita continuou na Bahia, a quase 2.000 Km de São Paulo. O vôo 1850, da TAM, nos deixou em Petrolina (Pernambuco) onde um pequeno grupo de missionários e missionárias da Consolata, (inclusive a madre Geral Irmã Gabriela Bono, que também acabara de chegar) nos acolheu e transportou até Jaguarari, primeira da Casa Madre - 6/09 Brasile - Quem: Pe. Stefano Camerlengo, vicesuperior geral e Pe. Antônio Fernandes, conselheiro continental. - Quando: de 4 abril a 23 de maio de 2009. - Destinatários: os Missionários da Consolata da Região do Brasil, com suas respectivas obras e atividades, espalhadas nos Estados de São Paulo, Paraná e Brasília. - O que foi: - um encontro familiar, de pai com os filhos, e fraterno, de irmãos com irmãos, conversando com cada missionário e reunindo cada comunidade; - um serviço em favor da pessoa do missionário, primeiro bem do Instituto; - uma ocasião para conhecer todos os missionários, as obras e atividades que animam, junto com as lideranças; suas dificuldades e problemas; - uma oportunidade para pensar e avaliar nossas presenças, à luz de nosso carisma; - um momento forte de reflexão e renovação espiritual, porque inclui o retiro anual e a Vita nelle Circoscrizioni Visita Canônica à Região do Brasil 23 Brasile Vita nelle Circoscrizioni 24 etapa da vista, na Bahia. Aqui, em pleno sertão baiano, os diálogos pessoais começaram logo, seguidos de encontros comunitários. A novidade ficou por conta de um rico encontro entre missionários e missionárias da Consolata, coordenado pelo Vice-Superior Geral Pe. Stephano Camerlengo e pela Superiora Geral, Irmã Gabriela Bono. Continuando e intensificando uma sadia tradição de trabalho em conjunto, entre missionários e missionárias, foi apresentada a proposta de pensar e elaborar um projeto de evangelização, envolvendo as equipes dos missionários e missionárias de Juaguarari e Monte Santo. Tal proposta também foi apresentada e refletida na reunião comunitária IMC- MC de Monte Santo, nova etapa da visita. A escassez de pessoal dos dois Institutos, a vontade de somar esforços, a realidade física e cultural de Jaguarari e Monte Santo, são algumas das razões que justificam este projeto. A etapa seguinte foi Feira de Santana onde a equipe missionária está se adaptando à nova realidade e segue empenhada na construção da nova igreja paroquial, dedicada à Santíssima Trindade. Chegamos em Salvador, no dia 20 de abril, levados de carro, pelo padre Giovanni Crippa. O encontro com Dom Gregório Paixão, beneditino e responsável pelos religiosos na Arquidiocese de Salvador, foi muito útil e iluminador, principalmente no que se refere à nova situação emergente, depois da criação da nova paróquia de Jesus Ressuscitado, desmembrada da nossa paróquia de São Braz. Na reunião comunitária, ficou clara a necessidade de trabalhar mais as dimensões missionárias da AMV e Pastoral Afro. No encontro com as lideranças da paróquia, antes de embarcar para São Paulo, emergiu bastante o apreço que o povo nutre com os missionários da Consolata. A permanência de 12 dias na Bahia foi útil para conhecer e admirar a realidade onde nossos missionários trabalham. De São Paulo viajamos, de carro, para o Paraná.A primeira etapa foi em Curitiba. Visita ao seminário Filosófico e paróquia Santa Margarida, um binômio que nasceu no mesmo ano (1983) e continua integrando um projeto de pastoral e formação. No encontro, as lideranças das comunidades evidenciaram seu da Casa Madre - 6/09 contentamento e estima pelos missionários da Consolata. Ao mesmo tempo, a visita questionou o número reduzido de seminaristas, (apenas 6) e o escasso resultado da AMV. Com os alunos e missionários do Seminário, foi concordado a necessidade de um projeto corajoso e real de Animação Missionário e Vocacional. A segunda etapa, no Paraná, deu-se em Cascavel. 500 Km de asfalto bem conservado mas também bem pedagiado (7). Aqui, como em Curitiba, Paróquia São Paulo e Centro Missionário caminharam juntos, integrando pastoral e formação. Hoje, diante da escassez de vocações, todos questionam a ociosidade dos espaços no Centro. Como valorizar a riqueza deste ambiente? Filosofia? Teologia? Aluguel, em benefício da Missão? As lideranças da paróquia e a própria Arquidiocese estão empenhadas em encontrar novos caminhos. Disseram: “Precisamos de mais entusiasmo”. Uma visita rápida e emocionante às cataratas do Iguaço e represa bi-nacional de Itaipú, foi programada, antes de enfrentar os quase 1.000 Km de estrada até São Manuel, SP. Aqui também, com os missionários e lideranças, Pe. Stephano despertou o interesse de todos com a pergunta: Por quê viemos a São Manual? Que sentido tem permanecer aqui? Com que projeto? Foram lembradas as raízes dos missionários da Consolata no Brasil, a presença significativa do Padre João Batista Bísio, as obras que marcaram a vida do Instituto e da própria cidade. A resposta a estas perguntas poderia ser a elaboração de um Projeto Missionário claro, como memória visível e profética dos missionários da Consolata no Brasil. De São Manuel para o Seminário teológico em São Paulo. Durante quatro dias os dois visitadores conversaram com os padres do seminário e com o pároco de Santa Madre Paulina, padre Jaime Dìaz, dialogaram com cada jovem estudante, visitaram as duas Faculdades o Instituto Teológico de São Paulo – ITESP, e a Escola Dominicana de Teologia onde estudam os nossos seminaristas e conversaram com os reitores. O encontro com os seminaristas foi bastante rico, seja em conteúdos referentes às várias dimensões da formação, seja em relação a Um sentido agradecimento à Direção Geral, de um modo especial ao padre Stefano e padre Antônio, por mais este generooso e sábio serviço à nossa Região. da Casa Madre - 6/09 Brasile Casa Regional das Missionárias da Consolata, mais um encontro em conjunto missionárias e missionários. Além da Madre Geral Gabriela Bono e Irmã Renata Conti, do Vice padre Stephano e padre Antônio, participaram os Conselhos regionais completos. Entre outros assuntos foi falado do projeto de evangelização em conjunto na Bahia, LMC, AMV e Formação. Antes participar de um jantar intercultural, no Seminário Teológico, em benefício da Missão no México, aconteceu um significativo encontro com o grupo de representantes dos LMC de São Paulo e Rio de Janeiro. Hoje pela manha (17/05) foi a vez do Conselho Regional encontrar-se com os visitadores que apresentaram um texto de constatações reflexões e propostas conclusivas da Visita, para a Região. Amanhã (18/05) a visita realizará a última etapa: Retiro para todos os missionários da Região. O encerramento da Visita está previsto para o dia 22 de maio, seguido de um dia de Assembeia Regional. Vita nelle Circoscrizioni aspectos práticos da vida e organização do Seminário, como novas formas de preparação dos jovens à missão, especializações, destinações, entre outras. A derradeira viagem foi até a Capital, Brasília, onde trabalham dois missionários, muito jovens em espírito, apesar de somaram mais de 160 anos, na Paróquia da Consolata. Além de diálogar com os missionários, visitamos o Colégio JK, com aproximadamente 1000 alunos, cujo aluguel constitui a maior renda da Região IMC; a Comunidade das Irmãs Missionárias da Consolata, além do padre Marcos Tamrat, que está concluindo o curso de língua e inserção no Centro Cultural Missionário da CNBB. Regressando a São Paulo, foram dedicados três dias para encontros com a comunidade do Imirim e com os missionários que trabalham na paróquia Nossa Senhora da Penha, Jardim Peri, na Comunidade São Marcos e no Centro Missionário José Allamano – CAM. Na noite do dia 13 de maio, participamos da missa da Festa da Padroeira Nossa Senhora de Fátima, presidida por Dom Joaquim Carreira, bispo Auxiliar de São Paulo, Região Santana. No dia 16 de maio, pela manha fomos recebidos pelo Cardeal Dom Odilo Pedro Scherer, arcebispo de São Paulo. À tarde, na 25 Mozambico Vita nelle Circoscrizioni 26 Mocambique: Carta do superior regional p. Francisco Lerma, imc Pedro Ferreira Costa e José Fernando Alves Carneiro, depois de vários anos de vida missionária entre nós, deixam a Região por motivos de estudo. A eles, em nome de todos os que se beneficiaram da sua dedicação apostólica, em nome da Região e meu pessoal, muito obrigado pela vossa vida entre nós e pela vossa dedicação à obra da evangelização em Moçambique. Sempre vos lembraremos. Antes da minha viagem a Dar-es-Salaam, para participar no Encontro Continental de Superiores 24 a 30.05.09- desejo entrar em contacto convosco para partilharmos alguns acontecimentos relacionados com a nossa caminhada regional. 1. Movimento de pessoal O Pe. Mário Teodori desde primeiros de Maio encontra-se na Itália para um período de descanso e controlo médico. Em Massangulo o Pe. João Nascimento continua temporariamente atendendo à vida das comunidades daquela paróquia. Confiamos que a sua presença se torne definitiva. Nos fins deste mês de Maio, os Padres Simão da Casa Madre - 6/09 Também deixa a Região o leigo missionário da Consolata Paolo Deriu. Ele trabalho durante vários anos em diversas Missões da Diocese de Lichinga. Muito obrigado, Paolo por tudo o que foste entre nós e pelo trabalho realizado entre os mais pobres desta terra. Esperamos que mais um outro LMC possa continuar brevemente o teu serviço missionário. O Pe. Manoel Aparecido Monteiro, depois da Páscoa deixou Maúa e se integrou na equipa missionária de Mecanhelas. O Pe. Carlos José Osório Marulanda, desde o dia 12.05, e o Pe. Manuel Tavares desde hoje, 24 de Maio, estão de férias, na Colômbia e em Portugal, respectivamente. Um merecido descanso com os seus parentes e amigos. 2. Ordenação Presbiteral Entramos na etapa final de preparação da Assembleia Regional, agendada para os dias 7 a 18 de Julho, no Centro de Formação der Nazaré (Beira). Os primeiros cinco dias serão dedicados ao Retiro espiritual anual, orientado pelo Pe. Darci Vilarinho. 3. Falecimento. No dia 22 de Maio, na Machava, faleceu Dª Florinda Mucavale, mãe do nosso seminarista Fenando Henriques, do 3º Ano do Propedêutico, no Seminário de Nampula. Participámos no funeral o Pe. Mestre e Noviços do Noviciado de Laulane, vários seminaristas com um dos formadores do Seminário da Consolata da Matola, os missionários da Paróquia de Liqueleva e o Superior Regional que presidiu à Eucaristia. À família enlutada os nossos pêsames e à falecida o eterno descanso na Casa do Pai. O novo Bispo de Lichinga, D. Élio Greselin enviou-me a seguinte mensagem: No dia 21 de Junho de 2009 queremos elevar a Igreja de Massangulo a SANTUÁRIO DIOCESANO DA CONSOLATA em reconhecimento pelo passado e milagres para o futuro. 4. Aseembleia Regional 5. Santuário Diocesano da Consolata Trata-se de uma notícia que nos enche profundamente de alegria e que nos chega nas celebrações dos 100 anos de vida do Instituto das Missionárias da Consolata. Um grande presente para a grande família do Allamano. Ficamos-lhe profundamente agradecidos, D. Élio. Vita nelle Circoscrizioni Estamos apenas a um mês da Ordenação sacerdotal do nosso diácono Bento Muhita. Façamos nossa a sua caminhada de preparação para esse acontecimento, acompanhando-o com o espírito de amizade fraterno e com a nossa oração. No próximo dia 28 de Junho toda a Região estará com ele na Catedral de Lichinga. Um Ad Multos anos com muita alegria ao serviço da evangelização entre os povos no sacerdócio missionário. A palavra do superior de Amazonia p. Fernando Rocha, imc momento que convida todos à oração e participação. Este ano acontece na Itália o Curso de Formação Permanente para missionários jovens, que será realizado de 17 de Julho a 31 de Outubro. Participa da nossa Região o Pe. César, a quem desejamos desde já um bom Curso. Agradecemos mais um presente de Deus que é a destinação de dois novos missionários para a Região, o Diác. Bernard Mwangi Maina que nasceu no Quênia e fez a Teologia no Brasil, e o Diác. Bento Eugênio Muhita que nasceu em Moçambique e fez também a Teologia no Brasil. Para eles o nosso bem vindo na Região e o desafio que fica para ajudar a acolher e inserir bem estes irmãos na comunidade e missão. da Casa Madre - 6/09 Amazzonia Recordo que nos dias 15 a 18 de Julho está programado o nosso Encontro Regional. Queremos refletir sobre o tema do biênio: a interculturalidade, a nível pessoal, comunitário e de missão. Foi escolhida uma comissão composta pelos padres: Steven Ngari, Ricardo, Cesar e Fernando para coordenar a preparação deste encontro. Queremos que seja um espaço de reflexão participativa, mas também de lazer e fraternidade. Breve enviaremos mais orientações a todos os missionários/as. Lembramos ainda que este ano temos a Profissão Perpétua e Ordenação Diaconal do Corrado. O Conselho já pensou algumas datas, mas temos que esperar primeiro a admissão pela Direção Geral, que acontecerá em Junho. É um 27 Argentina Vita nelle Circoscrizioni 28 Comunicamos que o Pe. Joaquim, por motivos de saúde, tendo presente as dificuldades com o clima humido de Santa Etelvina, foi destinado à Comunidade de Santa Luzia, onde ajudará no acompanhamento dos formandos, na Animação Missionária Vocacional e no SARES. Para ele nossos votos de boa saúde e missão. Na reunião do Conselho Regional refletimos sobre o pedido de renovação por mais dois anos dos Leigos Missionários da Consolata, Marta, Judite e João Antônio. Foi aprovada a sua renovação e a destinação de João António e Judite para a comunidade de Maturuca. Acreditamos que o caminho da Igreja na Amazônia passa pelo trabalho em conjunto com os leigos. Reafirmamos a opção da Região pelos leigos. Percebemos a necessidade das comunidades que os recebem, fazerem também essa opção e se prepararem para recebê-los. Pedimos aos leigos que partilhem conosco não só a missão, a comunidade e a caixa comum, mas também nosso ritmo de espiritualidade. È de fundamental importância viver a missâo a partir do povo, e na comunidade religiosa. Lembramos a viagem para férias do Pe. Tiago, onde aproveitarà também para fazer exames e curas médicas. Para todos votos de bom tempo Pascal com as benções da Consolata e do Fundador. Solidaridad con los sacerdotes amenazados de muerte que trabajan en las villas de emergencia p. Jairo Calderón, imc Tras la difusión en estos días de un documento de los llamados “curas villeros”, firmado por una veintena de sacerdotes de la arquidiócesis de Buenos Aires sobre el gravísimo problema de la droga, uno de ellos fue amenazado de muerte. En dicho documento se decía que la droga “está despenalizada de hecho” en los asentamientos de la ciudad como consecuencia de lo que los sacerdotes consideraban una casi total inacción de los diversos estamentos del Estado ante el flagelo. El primero en denunciar esta amenaza contra un sacerdote “villero” fue el cardenal Bergoglio quien decía: La inquietud de los “curas villeros” no es da Casa Madre - 6/09 sólo una cuestión de ellos, sino “mía y de todos los obispos auxiliares que apoyamos esta declaración” “No tienen idea lo grave que es la propuesta de la droga, esta corrupción que llega incluso a repartirse en las puertas de los colegios, pero hablás, denunciás una tiniebla que es ofrecida por los mercaderes de las tinieblas en las puertas mismas de los lugares donde están los chicos y te viene la amenaza”. También la Asamblea Nacional de CONFAR (Conferencia de Religiosas y Religiosos de la Argentina), a la que participamos los regionales de nuestros dos Institutos junto a más de un centenar Vita nelle Circoscrizioni de Superioras y Superiores mayores de Congregaciones Religiosas – de las 319 Congregaciones inscritas en la Confar-, y representantes de las Filiales de Confar, hemos expresado: “Adherirnos a lo expresado en el documento. Muchas de nuestras comunidades insertas en estos medios son testigos y sufren la realidad que ellos tan claramente describen. Lamentablemente constatamos que esta situación no se circunscribe a la ciudad de Buenos Aires sino que se extiende de manera semejante por toda la geografía de nuestro país. Reafirmamos nuestro compromiso a favor de las niñas y niños, adolescentes y jóvenes que por el hambre, la pobreza, la droga, la falta de oportunidades, están sufriendo un verdadero genocidio. Nos hacemos eco del documento: “Creemos desde el Evangelio de Jesús, que cada persona es sagrada, cada una tiene una dignidad infinita y ninguna vida está de sobra”. Sostenemos que esta situación no se resuelve con más represión sino con una democracia en la que el Estado garantice condiciones de vida digna para todos, especialmente para las niñas y niños, adolescentes y jóvenes empobrecidos de nuestros barrios. Nos solidarizamos con el Equipo de Sacerdotes y con su compromiso en defensa de los más débiles y repudiamos las amenazas de muerte”. Otro comunicado firmado por 353 sacerdotes porteños, han manifestado su adhesión plena al mensaje de los sacerdotes para las villas de emergencia y su apoyan al P. José María Di Paola, quien sufrió una amenaza de muerte y el más profundo repudio a dicha intimidación. Brasil …Notícias... Iformacões... Noticiario IMC, 222 p. Fre, imc FÓRUM MUNDIAL DE TEOLOGIA E DE JUSTIÇA E PAZ . Realizou-se em Belém (Pará), de 20 de Janeiro a 3 de Fevereiro de 2009, com a presença e participação de representantes de muitas nações. Numerosa e ativa foi também, naquele evento, a presença dos Missionàrios e das Missionarias da Consolata, bem como de representantes do grupo em for mação de Leig os Missionàrios da Consolata. Da Região IMC do Brasil par ticiparam do Fórum estes missionários: Pe. Lírio Girardi, Pe. Jaime C. Patias, Pe. Patrick Silva, Pe. Paulo da C. Mzé, Pe. Valeriano Paitoni, da Casa Madre - 6/09 Brasile ENCONTRO CONTINENTAL dos Conselhos Regionais e dos Administradores Regionais das Circunscrições do continente América. Ambos foram realizados em São Paulo, na sede do Centro Missionario “José Allamano”, nos dias 05-10 e 12-20 de Janeiro de 2009, respectivamente. Os encontros contaram também com a presença e participação do Superior Geral, do Vice-Geral, do Conselheiro Continental e do Administrador Geral. 29 Brasile Vita nelle Circoscrizioni 30 Diácono Rodrick Minja, Estudante Roberto da Silva. missão de espiritualidade. ENCONTRO DOS SUPERIORES DAS COMUNIDADES LOCAIS IMC Realizado na Casa Regional (S. Paulo), nos dias 10 e 11 de março de 2009. Participantes: Pe. Lírio Girardi, Pe. Patrick Silva, Pe. Célio Dornelles, Pe. Pietro Plona, Pe. Mário Silva, Pe. Jaime Patias, Pe. Olivaldo Lima, Pe. Sabino Mariga, Pe. Élio Rama, Pe. José Tolfo, Pe. Dur valino Condicelli, Pe. Luiz Carlos Emer, Pe. Francesco (Franco) Piccoli e Pe. Giovanni Crippa. 01-01-2009- Provenientes de Roma, chegam os Padres Aquiléo Fiorentini (Superior Geral) e António Fernandes (Conselheiro Geral), para participar do Encontro dos Conselhos Regionais das Circunscrições do continente América, realizado em São Paulo. O Superior Geral, em seguida, partiu para a Argentina, onde se reuniu com os missionários daquela Região; retornou a São Paulo no dia 31 de Janeiro. No dia 3 de fevereiro viajou para a Venezuela, para a Visita Canõnica àquela Circunscrição. Assuntos tratados: Memória do encontro do ano anterior (2008). Foram lembradas as propostas operativas que haviam sido feitas sobre a Comunidade. Agora, novas propostas são apresentadas, entre outras, estas: Como conciliar as diferenças de mentalidade e de cultura? Como conciliar ação e contemplação na vida comunitária? Como criar clima de fraternidade e de amizade? O encontro tratou também do Pr ojeto Missionário da Comunidade local... Estudo do documento “Ser viço da Autoridade e a Obediéncia»... Ser viço da Autoridade na Comunidade: cor responsabilidade, escuta, liderança e comunicação... Foi examinado ainda, em parte, o conteúdo produzido pela pesquisa ITA, sobre a vida do IMC nas Regiões... 03-01-2009- Chegam os Padres Marco Marini e Rinaldo Cogliati para participar dos trabalhos do encontro dos Administradores Regionais das Circunscrições IMC do continente América, realizado no Centro Missionario ~José Allamano», em São Paulo. No dia 5 de Janeiro cheg a também o Vice-Superior Geral, Pe. Stefano Camerlengo. FESTA DO BEM-AVENTURADO JOSÉ ALLAMANO - Dia 16 de Fevereiro. Na Casa Regional, às 18 horas, concelebração da Eucaristia, presidida pelo Pe. Jaime Carlos Patias (Vice-Superior Regional), e participada pelos missionários das comunidades IMC de São Paulo. Na ocasião, foi focalizado o tema do Bienio de Interculturalidade e distribuído a todos o volume “Magna Carta” e a Cruz comemorativa do Bienio. Após a Missa, jantar de confraternização. Na Casa Regional, às segundas-feiras, após a oração de Vésperas, é lido um trecho do livro de José Allamano: Discipulos em da Casa Madre - 6/09 02-02-2009 - Ã noite deste dia chega Pe. Vitório Gatti, proveniente de Boa Vista (Roraima). Está com ele o Sr. Andrea, um leigo italiano que o acompanhara na viagem a Roraima. Padre Gatti, depois de passar alguns dias em Boa Vista (RR), preparava-se para regressar à itália, mas teve serias complicações em sua saúde física, e acabou por ficar em nossa Casa Regional, em São Paulo, durante cerca de dezoito dias, devendo inclusive ser internado no Hospi^ial São Camilo (Mandaqui, Sant Ana) ate dia 17 de Fevereiro. O instituto fez todo o esforço para dar-lhe assistência médica e fraterna, de dia e de noite. No dia 19 de fevereiro, acompanhado pelo nosso estudante professo, Gian T uca Pinta, pode finalmente embarcar para a itália (Alpignano). 25-02-2009- Chega Pe. Francis Njoroge, destinado a nossa Região. Assume o trabalho na área da for mação, juntamente com Pe. Luiz Carlos Emer, no Seminario Teológico Pe. Joao Batista Bispo, em São Paulo. p. Antonio Giordano, imc L’ordinazione è presieduta da Mons, Aldo Mangiano, Vescovo emerito di Roraima, nella chiesa del Beato Fondatore. Il fatto di abbinare i cento anni della Casa Madre con l’ordinazione diaconale dei primi due missionari della Consolata provenienti dal continente Asia, oltre ad offrire un auspicio di nuove aperture missionarie in futuro, ha voluto essere il segno della concretizzazione del sogno dell’Allamano stesso quando pensava ai suoi Missionari impegnati anche in Asia. In rappresentanza della Corea era presente per l’occasione il P. Lamberto Giovanni, che era stato Formatore dei due candidati nel primi anni di formazione in Corea. Prima della cerimonia, una breve introduzione sottolinea, tra l’altro, il fatto che i due missionari della Consolata oriundi dall’Asia venivano ordinati Diaconi da un Vescovo missionario che aveva lavorato nella diocesi di Roraima, Brasile, quasi a significare l’unione dei due mondi. L’invocazione allo Spirito Santo è poderosa, le letture, scelte dai candidati, creano un’atmosfera di aspettativa e preghiera. Il Vescovo legge una breve omelia intrisa di profonda spiritualità missionaria: la sua voce Italia Il primo atto dei festeggiamenti in ricordo dei 100 anni dall’inaugurazione della nostra Casa Madre, 9 ottobre 1909, è stato l’appuntamento del 1 e 2 maggio. Qualche giorno prima, in Casa Madre è cominciato il trambusto della preparazione: tinteggiatura del refettorio, modifica dei tavoli, muri da risanare, pulitura della tettoia che protegge le auto, riordino del porticato con l’aggiunta delle foto, in formato gigante, del canonico Camisassa, del santuario della Consolata e della Casa Madre. Sono stati fatti sgomberare i due cortili interni dalle auto (con inevitabile ricerca affannosa di un posteggio di emergenza sulle vie circostanti), abbelliti gli esterni con decorazioni e fiori, e infine l’allestimento di una grande tenda nel cortile maggiore e altri gazebo nel primo cortile. Tutto un trambusto necessario per l’occasione, ma anche un po’ scomodo per i membri della comunità di Casa Madre i cui componenti sono già occupati dal loro lavoro quotidiano da portare avanti. La sera del 30 aprile arrivano, con un lungo bus, provenienti da Roma, i Missionari che stanno partecipando al corso di rinnovamento in casa generalizia e i nostri seminaristi di Bravetta, accompagnati dai loro Formatori: a cena invadono il refettorio, riempiendo la sala di saluti, di gioia e di abbracci entusiasti. Dopo la cena, i seminaristi proseguono per Alpignano dove alloggeranno in questi giorni. La loro ondata di freschezza e vitalità dà un tono di giovinezza alla festa. Il primo maggio è festa civile: mentre i Missionari corsisti visitano alcuni luoghi significativi, come Castelnuovo e il Santuario della Consolata, i seminaristi preparano le cerimonie per il conferimento dell’Ordine del Diaconato a Martino e Pietro, i primi due missionari della Consolata coreani. Vita nelle Circoscrizioni Centenario della Casa Madre e conferimento dell’ordine del Diaconato ai due primi Confratelli Coreani 31 da Casa Madre - 6/09 Italia Vita nelle Circoscrizioni 32 flebile sia per l’età che per il suo umile atteggiamento, scende come pioggerella primaverile nei cuori degli uditori. “Siamo qui riuniti per le due festività, i cento anni della Casa Madre e l’ordinazione diaconale dei primi coreani, che devono portarci a un grande ringraziamento al Signore che attua oggi il sogno del nostro Fondatore. Insieme ci sono sacerdoti e seminaristi rappresentanti della Spagna, Portogallo, Africa, Corea, Canada, Stati Uniti, Colombia, Venezuela, Brasile e Argentina, terre di missione in cui il nostro Istituto lavora ed evangelizza”. Mons. Aldo termina augurando ogni bene ai due ordinandi, lasciando loro un ricordo: - Affidatevi a Dio perché vi aiuti ad essere fedeli al proposito che ha fatto nascere in voi. Ascoltate Lui che vi parla. - Come Diaconi siete al servizio della Chiesa. Accogliete sempre con amore anche coloro che non sono fedeli a Dio, anche coloro che hanno delle colpe, perché «l’uomo è sempre più grande della sua colpa». Essere accoglienti è già evangelizzare. - Meditate la Parola di Dio per conoscerla e comunicarla. - Amate i poveri e coloro che soffrono, perché di essi è il Regno dei Cieli”. Una cena di fraternità ci ritrova gioviali e contenti nel refettorio di Casa Madre. “Ti ringraziamo, Signore, di questa giornata in cui ancora una volta ci hai detto di volerci bene, regna sempre più nei nostri cuori e rendici autentici missionari”. Il giorno 2 maggio è stato dedicato alla memoria dei 100 anni. Giungono per festeggiare con noi tanti parenti di missionari, dame missionarie, amici, benefattori, conoscenti e simpatizzanti, quasi cinquecento persone. La giornata prevede questo programma: dopo l’accoglienza un primo incontro alle ore 11 nel salone dei congressi “Beato Allamano” con la presentazione dei diversi gruppi e un breve benvenuto vicendevole. Significativa ed entusiasmante la presentazione che il seminario di Bravetta ha voluto offrire ai presenti riscuotendo applausi per la fiducia che infondeva circa il futuro dell’Istituto stesso. Hanno preso poi la parola tre oratori: P. Francesco Pavese, per delineare la fisionomia spirituale della Casa Madre; P. Gian Pietro Casiraghi, per sintetizzare la storia della costruzione della Casa Madre; P. Ernesto Tomei per presentare, tra le attività della Casa Madre, il fiorire, fin dall’inizio della nostra storia, le associazioni delle Dame missionarie e degli Amici in un crescendo di numero e di attività. Il secondo incontro è nella chiesa del Beato Allamano (verrebbe voglia di da Casa Madre - 6/09 spingere i muri per dilatarla e renderla capace di contenere tutti!) con una solenne Concelebrazione di ringraziamento, presieduta ancora da Mons. Aldo Mangiano: “ringraziare il Signore per questa casa che parla della lungimiranza del Fondatore: qui si sono forgiati e si forgiano tanti missionari”. L’omelia diventa l’occasione per invitare tutti alla responsabilità, come battezzati, di annunciare il Vangelo di Gesù con la preghiera e la testimonianza. Il terzo momento è il pranzo per tutti i convenuti nella più schietta fraternità: chi in refettorio della Casa Madre e chi nei due cortili, sotto le tende. Nel tardo pomeriggio i gruppi fanno ritorno ai loro luoghi di provenienza e la giornata si conclude con i primi vespri della IV domenica di Pasqua, giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. A questo primo appuntamento celebrativo ne seguirà un altro a carattere più di Famiglia imc nel mese di ottobre prossimo, quando si compiranno i 100 anni dall’inaugurazione di Casa Madre: saranno invitati, oltre alla Direzione generale, i Missionari giubilari 2009 presenti in Italia. La rivista della regione Italia: “Famiglia IMC” del mese di marzo, è uscita, per l’occasione, con una amplia rassegna storica sulla Casa Madre. Copie di questo numero verranno inviate a tutte le Circoscrizioni dell’Istituto. Il presente informe si chiude con un grazie particolare al Superiore di Casa Madre, P. Vincenzo Mura, e ai suoi molti collaboratori, per la preparazione e direzione della festa. A tutti i Missionari e a quanti hanno partecipato a questo evento, conceda il Signore, per intercessione della Consolata e del Beato Fondatore, entusiasmo e fiducia per la missione. p. Pietro Villa, imc Dal tentativo di colpo di stato, convertito poi in ribellione, tra la notte del 18 al 19 settembre 2002, contro il governo legittimo di Laurent Gbagbo, ci sono state molte occasioni per risolvere la crisi, a diversi livelli, e con diversi attori. Il presidente eletto nell’anno 2000 vide come il territorio del paese si era ridotto alla parte sud, con l’unico vantaggio di controllo delle “due capitali” e dei due porti principali. Il nord da Bouaké in su era, infatti, sotto il controllo delle “Forze Nuove” sotto la direzione di Guillaume Soro. Il lungo cammino di pace iniziò il 29 di settembre 2002 con una riunione dei capi di stato straordinaria della CEDEAO (Comunita Economica degli Stati dell’Africa Occidentale) a Accra (Gana), chiamata “Accra 1”.Dopo di ciò ci fu un altro incontro a Lomé (Togo). In dicembre 2002 un incontro a Dakar (Senegal). Dobbiamo dire che la Francia, potenza coloniale con interessi stratecici, economomici e militari in da Casa Madre - 6/09 Dianra In questi giorni il potere politico ivoriano ha confirmato che il primo turno delle elezioni politiche sarà il prossimo 29 novembre 2009. Le elezioni avrebbero dovute essere in ottobre del 2005, ma la conseguenza della guerra, l’inestabilità politica, la divisione del paese et soprattutto la ricerca d’interessi politici, non hanno permesso di trovare una soluzione più veloce della crisi. Sembra che adesso, dopo l’ultimo accordo di Ouagadogu, tutte le condizioni siano riunite perché nessuno cerchi ancora una scusa per posticipare le elezioni. La guerra civile ha causato almeno 2000 morti, più di un milione di rifugiati. Vita nelle comunità Costa d’Avorio: tra un accordo e l’altro forse ci siamo 33 Dianra Vita nelle comunità Costa d’Avorio, non volle intervenire nella risoluzione del conflitto. Però il presidente frances Jacque Chirac, volle convocare una tavola rotonda conosciuta con il nome di “Linas Marcoussis (nei dintorni di Parigi) tra il 15 el 23 gennaio 2003. Tutti gli attori della crisi furono convocati i partiti politici, i movimenti ribelli, il partito al potere, la CEDEAO, l’Ua e l’ONU. Un clima di euforia e di speranza avvolse quest’incontro. Si elesse anche un primo ministro nella persona di Seydou Diarra. Ma ritornando sul suolo africonao la tensione e le divisioni tra le parti suscitarono un sollevamento popolare nel sud del paese contro quest’accordo. Ci sarà quindi un altro incontro a Accra (Gana), Accra 2, nel 2003 et un altro Accra 3 nel 2004, per cercare nuove vie di intesa. La formula di Linas Marcussis non risultò efficace e efficiente per mettere fine alla crisi, per la sua inconformità con la reatà del paese, e della gente. Così l’Unione Africana passò la patata bollente all’ONU nel novembre 2004. Questa designò il presidente del sud Africa Thabo Mbeki come mediatore della crisi. Ci fu quindi una riunione a Pretoria(1) e poi ci fu un altro incontro ancora a Pretoria (2) nel 2005. In agosto 2005 Thabo M’beki terminò il suo ruolo di mediatore, anche perchè i ribelli del nord, non lo consideravano parziale nella gestione della crisi. Quindi il tutto terminò senza successo. Quindi le elezioni sperate nel 2005 non si potettero fare. Intanto il Preisidente rimane in carica e si nomina un altro primo ministro nella persona dell’economista ivoriano Charle Konan Banny. Il suo lavo- ro non fu facile per applicare gli accordi sul disarmo, la ristrutturazione delle forze armate e l’organizzazione delle elezioni. Sotto il suo mandato ci furo altri incontri di riconciliazione: Yamoussoukro 1 et 2 e si dette la data del 31 ottobre 2006 per le elezioni. Ta vari accordi falliti o di impossibile risoluzione il 4 marzo 2007, come per incanto il presidente ivoriano Laurant Gbabo et il suo avversario Guillaume Soro firmarono un accordo di pace a Ouagadougou in Burkina Fasso sotto gli occhi compiacevoli di Blaise Compaore, che all’inizio della crisi era considerato con la Francia il sostenitore della ribellione in Costa d’Avorio. Si accettò la risoluzione dell’Onu 1721 e si concretizarono meglio i punti conflittivi degli accordi precedenti. Cosi il il “rebelle” Guillaume Soro fu nominato primo ministro. Pero dopo pochi mesi lo stesso fu vittima di un attentato fallito nel quale morirono delle persone del suo giro. Nonostante ciò la volonta di pace prevalse sul desiderio di vendetta e a Bouaké, cuore della Ribellione, ci fu la Cerimonia della “fiamma della Pace”. Il 35 luglio 2007 si bruciarono nello stadio della città un container di armi, fu il segno, il simbolo, della fine della guerra civile di cinque anni e l’inizio della vera pace. Cosi i due enemici si dettero la mano e indicarono l’11 novembre 2008 come data per le elezioni politiche. Ma tra il dire e il fare ci vuole un po’ di pazienza. Perciò sarà solamente alla fine di quest’anno che l’elefante africano non si sentirà più minacciato per la sua vita. Holy Family day in Loiyangalani Edward Lomotou The 28th December 2008 will remain , memorable to the 27 couples who renewed their marriage vows at Mary The Star of Sea Parish in Loiyangalani. In spite of a short notice all went perfectly well. Surely where there is will, there is way! 34 da Casa Madre - 6/09 The Holy Mass started with a procession of the 27 Christian Couples together with the main celebrant our Parish Priest, Fr Andrew Ndirangu. The liturgical dancers with their agility accompanied by melodies ant the balanced voices of out choirs made everything lively and a true participatory celebration - a Vita nelle comunità true pilgrimage Church in Feast! During the homily, our Fr. Andrew reminded the couples of the fundamental role of the families in bringing up their children in true Christian tradition and commitment to love and fidelity. Forgiveness, openness and prayers will keep the fire of love burning among us. The Holy Mass was followed by a fraternal agape, a wonderful lunch with our priests and sisters. The most senior couples were rewarded with small gifts signifying their exemplary We resolved to strengthen the family group in the Parish and have an annual event together wetly all our children. We tools for weld also for marriage encounters to help us grow in our union, love and understanding. It is also our hope that the future celebrations will involve also the couples of the outstations. As a sign of our families being domestic churches and as an effort to show our ownership of the Church, we all agreed to buy chairs for the OUR CHURCH hall. Those of us from Loiyangalani but working outside, are proud of the direction our Parish is taking through our able Parish Priest and his assistant in close collaboration with the Sisters. Hongera to you all! Loiyangalani The 27 couples renewed their marriages vows and their wedding rings were blessed anew starting with oldest wedded couple, 35 years to the youngest 3 days old! Those Christian couples still living together but without marriage being blessed in Church were invited to seat beside the 27 couples and asked to prepare themselves to join the hands and soon come forward and let their union be blessed in Church! Christian live of togetherness in spite of the challenges of life. These senior couples also gave a life witness of their of union as an encouragement to us all in our journey as couples. 35 da Casa Madre - 6/09 Maputo Vita nelle comunità 36 Maputo - Início do noviciado 2008-2009 p. Inácio Saure, imc Aconteceu no dia 29 de Dezembro, antepenúltimo do ano de 2008, no noviciado São Paulo. Treze jovens, oriundos da República Democrática do Congo, do Quénia e da Tanzânia, iniciaram a aventura do caminho do seguimento de Cristo, com a sua entrada no noviciado, no decurso da celebração do Ofício vespertino. A cerimónia, realizada na justa simplicidade recomendada pelas normas litúrgicas para a circunstância, mas carregada de profundo significado na vida desses jovens que iniciavam assim uma etapa de importância fundamental na sua história pessoal e no desenvolvimento do seu processo formativo, foi presidida pelo Pe. Francisco Lerma Martínez, Superior Regional. Dos Missionários da Consolata estiveram também presentes os padres João de Nascimento (Mestre dos noviços cessante), Inácio Saure (novo Mestre dos novi- da Casa Madre - 6/09 ços), Helder Bonifácio (Ecónomo do noviciado) e o Diácono Bento Eugénio Muhita. Fazendo um breve comentário do significado da nova vida que iniciavam, o Pe. Lerma instou os noviços a não procurarem simplesmente fazer experiência da vida dos Missionárias da Consolata, mas de a assumirem verdadeiramente como o seu modo de vida. Esta cerimónia de família foi igualmente honrada pela presença do Monsenhor Mário, Secretário do Núncio Apostólico e então representante interino da Santa Sé em Moçambique, dado que a Nunciatura estava vaga por aquile dias. Convidado a tomar a palavra no fim do jantar, Monsenhor Mário desejou aos jovens noviços um frutuoso ano de formação, repleto de bênçãos do Senhor que os chama ao serviço de Deus, da Igreja e da humanidade. Para o presente ano formativo, a comunidade do noviciado escolheu como lema as palavras do convite de Jesus aos discípulos de João Baptista: «Vinde ver» (Jo 1, 39). Ela propõe-se, portanto, ao longo de todo o ano, a permanecer à escuta de Cristo que convida cada membro a ter um encontro pessoal com Ele, para aprender a estar com Ele, atento a Ele, para aprender a viver com Ele, como Ele e por Ele, segundo o estilo próprio dos Missionários da Consolata. É convicção profunda de cada um de nós que só o encontro pessoal com Cristo é que nos pode transformar em testemunhas autênticas da Consolação de Deus aos homens do nosso tempo. É o encontro pessoal quotidiano com Cristo que nos tornará capazes do Ferroviário e Todos os Santos de Albazine), aonde vamos nos fins de semana, não como «mestres» (pois um só é o nosso Mestre, cf. Mt 23, 8), mas para partilhar a nossa fé com os nossos irmãos. Que São Paulo, nosso santo padroeiro, seja o nosso modelo de solicitude e zelo missionários. Lisboa: Casa regional p. Herculano, imc da Casa Madre - 6/09 Lisbona Mês movimentado como, aliás, é habitual na casa regional. Logo no dia 1 chega de Roma o Superior Geral que vem a Portugal para se por ao corrente do estado da administração, afectada também ela com a crise mundial. Depois de rápida paragem na casa regional segue para Fátima, onde tem também o dentista à espera. O P. Zintu, não obstante os noventa anos estejam aí a romper, atende muitas pessoas de confissão durante horas principalmente na capela da Senhora da Saúde em Sacavém e na igreja paroquial. 6: Partiu para o céu D. Beatriz, a madrinha do P. Norberto. A sua bondade ia muito além do afilhado e estendia-se a todos nós. Todos a conhecíamos pelas suas idas frequentes a Fátima, por isso quisemos marcar presença na celebração da sua partida em Linda-a-Velha e no cemitério de Oeiras. No dia 7 é nosso hóspede o nosso antigo irmão auxiliar Sr. Benjamim Prata. Lá dentro continua a roer o bichinho de Moçambique e gostaria de colaborar no que fosse preciso em alguma das nossas missões. 9: Quinta feira santa. Mantemos viva a tradição. De manhã participamos a missa crismal na Sé de Lisboa e depois com a comunidade do Cacém partilhamos o almoço na casa regional. Com o Superior já de volta de Fátima, participamos na missa da Ceia do Senhor na nossa paróquia de Santo Eugénio. Para terminar o dia recebemos a visita do nosso antigo colega P. Carlos Catarino para um breve encontro com o Superior Geral. No dia 10, sexta feira santa, o Superior Geral regressa a Roma. O P. Norberto com o P. Zintu participa nas celebrações da Paixão do Senhor na Vita nelle comunità de «consolar os que estão em qualquer tribulação, através da consolação que nós mesmos recebemos de Deus» (2, Coe 1, 4), não só no futuro, nas Missões, mas a partir daqui e agora. Eis porque nos pomos à disposição das comunidades cristãs das três paróquias que circundam o nosso noviciado (Nossa Senhora Aparecida de Mavalane, Nossa Senhora de Fátima 37 Lisbona paróquia. Chegados quase a meio do mês, o movimento na casa regional torna-se mais intenso. É o P. Alceu que chega de Moçambique para as suas visitas médicas, mais com mais pressa para regressar do que era habitual. É o P. Ferraz que vem sondar os ares antes de decidir alargar as assas para rumar de vez a Moçambique. Mas pelo dia 16 a casa e a mesa ficam cheias com a vinda da equipa da “Fátima Missionária” para frequentar um curso de formação de 2 dias por semana. As suas artes assim o exigem. Prometem voltar em meados de Maio. E agora voltamo-nos para a casa que tem cada vez mais dispendiosas obras de manutenção. Desta vez é a instalação do gás que tem de ser substituída. A antiga está podre e com uma fuga significativa. As frequentes inspecções a tudo o que é maquinaria, empregados, etc. não nos deixam em paz. Mas ainda bem que assim é. Por isso na dia 20 começam as obras que demoram tempo porque pelo meio há também muita burocracia. De resto pouco mais haveria a acrescentar não fossem as passagens de alguns membros da região que por diversos motivos, documentação, consultas médicas e partidas para as missões, deram movimento à casa. Para terminar em grande há que registar com letras gordas a reunião da Direcção Regional que decidiu vir aqui fazer o seu segundo dia de trabalho. Os assuntos tratados deviam ser sérios e empenhativos. Mas não transpirou nada para fora do grupo dos cinco. A meio da tarde já as decisões deviam estar tomadas, pois cada um decidiu regressar a sua casa. Esperamos que se dignem voltar mais vezes, pois garantimos que os receberemos com a mesma boa disposição e alegria com o que os acolhemos agora. Vita nelle comunità “Amazzonia: una diversa prospettiva” 38 p. Giordano Rigamonti, imc Martedì 12 mag gio presso la Sala del Carroccio in Campidoglio è stato presentato il libro “Amazzonia: una diversa prospettiva”. Il volume voluto dall’Associazione Impegnarsi Ser ve, che da anni collabora da Casa Madre - 6/09 coi Missionari della Consolata sostenendo progetti in Italia e nelle terre di missione, racconta l’esperienza di un gr uppo di sette persone che nel 2008 ha avuto l’opportunità di fare un viag gio in Amazzonia, precisamente nello stato di Roraima, in Brasile per conoscere e condividere l’opera dei missionari a fianco di due g r uppi indig eni: Macuxi e Yanomami. La ricchezza scaturita da questi incontri ha fatto nascere il desiderio di scrivere questo libro per condividere anche con altri le emozioni e i sentimenti vissuti e far conoscere la ricchezza umana e culturale dei popoli della selva amazzonica, assieme ai bisogni e alle difficoltà che vivono quotidianamente. Il libro racconta, con testi e fotografie, la storia di un viag gio, la scoperta di miti, leg gende e for me di spiritua- La Senatrice Emanuela Baio ha preso parte alla presentazione del libro raccontando con passione il suo viag gio in Roraima nel settembre del 2005 in occasione della festa di Omologazione della terra Dopo una presentazione dei contenuti del libro realizzata dalla curatrice, Viviana Premazzi, Tommaso Lombardi, volontario dell’Associazione Impegnarsi Ser ve, ha raccontato il suo anno vissuto in Roraima a Catrimani insieme ai missionari della Consolata e alle popolazioni indig ene. Tommaso descrive con pacatezza e affetto un mondo in cui ha fatto fatica a entrare, un mondo di cui ha fatto fatica a capire e rispettare alcune logiche, un mondo però che lo ha anche profondamente affascinato e che tanto gli ha insegnato a livello di relazioni umane: relazioni di rispetto, sincerità, generosità, accoglienza e condivisione. L’assessore alla regione Lazio, Silvia Costa, ha concluso l’incontro lanciando uno slog an e una provocazione: “Amazzonia, non solo una foresta”. L’Amazzonia non è solo il polmone verde della Terra da preser vare per la salvezza della Nostra vita, di bianchi occidentali, innanzitutto, l’Amazzonia è fatta anche di persone, di comunità, di popoli, con una storia, con tante storie raccolte nei miti e nelle leg gende che compaiono nel libro, con una lingua, una religiosità e un sentire proprio da far conoscere e da valorizzare. Questo l’impegno che l’associazione e i firmatari dell’appello per i diritti della Madre terra hanno scelto di sottoscrivere e promuovere: far conoscere e valorizzare una diversa prospettiva da cui guardare alle relazioni umane e al creato perché “un altro mondo è possibile”. da Casa Madre - 6/09 Amazzonia La presentazione del libro si è aperta con una spettacolare coreog rafia sull’Amazzonia preparata da un gr uppo di giovani di Cori. La coreografia prendeva spunto da un mito del popolo Yanomami per rappresentare poi il loro stile di vita e le caratteristiche delle loro relazioni. Una par te dello spettacolo era dedicata alla denuncia di alcune “piaghe” che afflig gono og gi la foresta amazzonica e i popoli che vi abitano: gli incendi che hanno distr utto il 12% della foresta, il traffico di legname pregiato, la costr uzione di grandi dighe per la produzione di energia elettrica, la presenza di miniere per l’estrazione di ferro, uranio e altri minerali, la corsa all’oro che porta nella foresta disperati cercatori d’oro e di pietre preziose e la presenza di basi militari lung o la fascia nord dell’Amazzonia. A questi drammi venivano contrapposte parole di speranza: libertà, solidarietà, pace, rispetto, condivisione e fiducia, parole profondamente sentite e vissute dalle popolazioni indigene che possono insegnare a noi “uomini bianchi” un modo diverso di relazionarsi tra noi e con la natura. indigena di Raposa Serra do Sol, insieme a padre Giordano Rigamonti, curatore del libro. Ha rinnovato l’impegno preso in quell’occasione, il patto stretto con Jacir de Souza, leader della comunità Macuxi, che l’anno scorso è stato ricevuto anche dal presidente del Senato Schifani e ha manifestato il desiderio profondo di continuare personalmente e istituzionalmente a sostenere la causa delle popolazioni indigeni ponendola all’attenzione della Commissione Diritti Umani del Senato. “Loro ci hanno già teso la mano” ha dichiarato “e anche noi ora dobbiamo allungare la nostra”. Vita nelle comunità lità contraddistinte da un rappor to di rispetto per la natura e di equilibrio con l’ambiente. Racconta altresì la lotta per la terra che i popoli della selva conducono per preser vare la foresta ed affer mare il proprio diritto alla vita; lotta per la terra che, dato che viviamo in un mondo di relazioni globali in cui ogni scelta ha ripercussioni mondiali, riguarda tutti. L’incontro con popoli e realtà diverse e la condivisione di questi incontri invita a guardare al mondo da una prospettiva diversa, “lasciando che gli indios ci educhino” come dichiarato dal vescovo di Roraima, Mons. Roque Paloschi, in occasione del For um Sociale Mondiale svoltosi a Belem dal 27 gennaio al 1 febbraio 2009. 39 Cholle Vita nelle comunità 40 MINNE WARAGU CHOLLE: “Sul monte Dio parla” p. Edoardo Rasera, imc Gesù ha un’attività intensa e sente la necessità di ritirarsi in disparte a riposare con i suoi discepoli. Non avevano neppure il tempo per mangiare. Nella solitudine Gesù si incontra con il Padre, infatti “si ritira sul monte a pregare”. Cholle voleva essere il luogo del silenzio e dell’ascolto orante della Parola di Dio. Arrivando da Addis Abeba dopo 200 km circa si raggiunge la cittadina di Cholle. Siamo sull’altipiano etiopico a circa 2700 metri di altitudine. Dopo 27 km si raggiunge Waragu e con altri 42 km si arriva a Minne. Queste due missioni si trovano a 1900 metri di altezza. In questi anni abbiamo sviluppato queste due ultime missioni perché isolate e abbandonate per di diversi anni. Il solo a solo con Dio ha un effetto strano. E’ l’effetto cerchio. I raggi di un cerchio più si avvicinano al centro e più si avvicinano tra di loro. Nel luogo solitario Gesù viene assediato dalla gente. da Casa Madre - 6/09 Non li respinge ma prova compassione. La risposta è immediata e concreta, alla loro fame moltiplica i pani. Contemplando Gesù la Chiesa ci presenta “Gesù Modello di Amore”: “In lui ci hai manifestato il tuo amore per i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi. Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli. Con la vita e la parola annunziò al mondo che tu sei Padre e hai cura di tutti i tuoi figli. Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli, infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa’ che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. La Tua chiesa sia testimone viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo.” stata realizzata per venire incontro alle studentesse di Minne e Waragu in modo che non venga vanificato lo sforzo di sviluppo scolastico di queste due aree. Un secondo problema grave è l’esodo di molte giovani verso i paesi europei o arabi in cerca di lavoro. La situazione è grave all’arrivo in Europa attraverso i barconi, ma molto più pesante è il problema in partenza. Le famiglie si riducono ad un’estrema povertà per coprire le spese di questo viaggio nella speranza di poter avere un rimborso quando le figlie manderanno loro soldi guadagnati all’estero. Per far fronte a questa emergenza, stiamo cercando di organizzare dei corsi di formazione professionale per le ragazze. Quest’anno vorremmo iniziare con un corso di “computers”. La scelta di campo è nata dalle opportunità di lavoro che vengono offerte oggi in Etiopia in particolare dai due poi industriali che stanno sorgendo vicino Addis Abeba e Nazaret. Comunidade do Calunga’ Vita nelle comunità Centro di accoglienza per ragazze In questi ultimi anni abbiamo dato importanza e priorità alla scolarizzazione delle ragazze. Subito si presentò il problema degli gli ultimi quattro anni del curricolo scolastico, dopo aver terminato l’ottava. Infatti dalla nona fino alla dodicesima, gli studenti debbono portarsi o a Cholle oppure a Debre salam (oggi chiamato Ciancio). Il problema, per le famiglie, non è solo di ordine finanziario ma soprattutto trovare una sistemazione sicura per le loro figlie. La maggior parte preferiscono trattenere a casa le ragazze togliendo loro la possibilità di completare gli studi. Con le suore, impegnate nella missione di Cholle, si è giunti alla decisione di costruire un centro di accoglienza per le ragazze, offrendo loro vitto e alloggio. Già da due anni abbiamo avviato questa attività ed attualmente vengono ospitate 17 ragazze che frequentano la scuola scuola superiore della città. Questa struttura è p. David Moke, imc foi analisada a possibilidade de lhes disponibilizar o espaço da Casa Regional, desde que o mesmo esteja em condições para corresponder à solicitação. Dos momentos da espiritualidade, a comunidade continua tendo um ritmo diário de oração com algumas alterações semanais e mensais conforme o seu projeto de vida comunitário. Nestes momentos, priorizamos, em comunhão com o Instituto, a Igreja Local e Nacional; estudos e reflexões sobre os diversos temas propostos. Atualmente, a comunidade é composta de seis membros permanentes: Pe. Fernando (superior regional), Pe. Bindo (ancião e Capelão das MC), Marta (coordenadora pedagógica da Escola do Calungá), Pe. Palumbo (atividades pastorais na Paróquia São Francisco), Ir. Zacquini (coordenador do projeto Centro cultural, coordenador da Pastoral Indigenista, membro do conselho da saúde indígena) e Pe. David (serviços administrativos). da Casa Madre - 6/09 Calungà Entre os mês de Março e Abril, a comunidade reuniu-se diversas vezes para programar e organizar suas atividades rotineiras ( trabalhos, momentos de espiritualidade). Durante estes encontros comunitários, deu-se um espaço maior para encontrar meios que possam fazer com que, a casa do Calunga, além de constituir uma comunidade com membros permanentes, seja realmente vista e sentida como “Casa-Mãe Regional”. Neste ponto, a comunidade insistiu para que todos os seus membros façam sua, a tarefa de acolher: acolher bem todos os irmãos que chegam das outras comunidades à procura dos serviços regionais tais como, a administração regional, a direção regional ou até para descansar. Proporcionar condições do bem estar e do se sentir em casa, é o dever desta comunidade sendo ela referencial para toda a nossa Região. Para as outras comunidades religiosas ou não, 41 Medellín Vita nelle comunità 42 Encuentro en Medellín p. Salvador Medina, imc Los Misioneros/as de la Consolata que viven y trabajan en el mundo de los Afrodescendientes se encontraron en el Centro de Formación y Animación Misionera de Medellín del 21 al 23 de abril de 2009 para: Releer la historia y el proceso que ha hecho la Consolata, aprovechando la presencia testimonial de los Padres Vicente Pellegrino y Salvador Mura, con quienes se inició en 1983, en Pasacaballos y la islas vecinas, en donde continuan hoy las Misioneras de la Consolata. Compartir, leer, evaluar y celebrar las practicas misioneras del presente Proyectar el futuro dentro del Proyecto Misionero de la Consolata en Colombia Ecuador Misión como encuentro Como misioneros, venidos de otros contextos socio-culturales y religiosos, reconocimos que todo encuentro exige conocimiento y reconocimiento, respeto y valorización, asunción y solidaridad de la propia cultura y de la cultura del otro. Con esta comprensión de la misión como encuentro, nos preguntamos sobre lo que hemos ofrecido al pueblo de cultura afro y lo que hemos recibido como misioneros e Institutos. Al final percibimos, entre sorprendidos y agradecidos que: Como misioneros/as nacidos para África y enviados allí por el Fundador José Allamano, vinimos en América y encontramos África en la diáspora. Extranjera como los misioneros da Casa Madre - 6/09 pero no enviada sino forzada. Fueron ellos, los afrodescendientes, los primeros en acogernos en el Puerto de Buenaventura (1947), iniciando así un camino de gratuidad y reciprocidad. La Consolata se reconoce y presenta como Familia iinternacional e intercultural y encuentra que el mundo cultural afro también se reconoce y presenta como Familia alargada que valoriza la vida y la pareja, al mismo tiempo que cuida, preferencialmente, de los ancianos y los niños. Enviados a la misión con la recomendación de priorizar la santidad personal y comunitaria, a través de una espiritualidad afincada en la mesa del pan repartido y el vino ofrecido, los misioneros/as de la María Consolata, conducidos por el Paráclito, se encuentran con la “fuerza vital” o Axé que anima toda la vida, profundamente religiosa, de los Afrodescendientes, respaldados por las divinidades mayores, los espíritus menores y los antepasados. Ambos, ellos y los misioneros, creyendo y sirviendo al mismo Dios padremadre, creador y providente. La promoción humana de los misioneros/as y la valorización de la vida, en la diáspora de los afrodescendientes, acumuna resistencia para soñar y trabajar por “otro mundo posible”, tal como lo anuncia San Pablo en la Carta a los Gálatas. Los misioneros/as nos sentimos llamados a releer y actualizar nuestro carisma, con ele aporte de los Afrodescendientes, mientras ellos hacen relectura y actualización de su cultura con nuestra compañía y colaboración. p. Ramon Lazaro Esnaola, imc quatrième année de théologie, est la dernière promotion qui achève ses études à Mazenod. Notre maison de formation est établie dans la zone résidentielle de Ma Campagne, un quartier nanti de Kinshasa, dans lequel nous pouvons avoir accès à l’électricité, à l’eau et à l’internet. De toutes façons, c’est normal qu’il y ait de coupures de courant et l’eau n’est pas toujours assurée du aux précaires infrastructures de la ville. Actuellement, notre communauté est composée par 21 profès temporels et deux accompagnants dans la formation. Il y a aussi quatre profès qui sont en train d’achever leur année de service : deux au nord de notre région (à Mbengu et à Neisu) et deux à Kinshasa (à la paroisse Saint Hilaire et à la Maison Régionale). En total, nous venons de six pays différents : Kenya (9), Congo (7), Colombie(3), Tanzanie(2), Brésil (1) et Espagne (1) mais d’un nombre plus grand de cultures différentes. da Casa Madre - 6/09 Kinshasa Notre maison est située à l’Ouest de Kinshasa, à 17 km de notre maison régional et de notre paroisse Mater-Dei, à 25 km de notre paroisse Saint Hilaire et à environ 30 km de notre paroisse Bisengo Mwambe. Cela implique que les services pastoraux des profès temporels ont lieu dans des paroisses du diocèse ou d’autres religieux qui sont plus proches. L’Université Saint Augustin (USAKIN), où nous étudions la théologie. se trouve à 18 km de notre maison, à la commune de Limete. Ce qu’implique que la durée de chaque voyage avec des propres moyens est d’environ une heure car à Kinshasa il y a beaucoup d’embouteillages. Nous avons un candidat à frère qui étudie dans l’Institut Eugène de Mazenod, chez les Oblats de Marie Immaculée, qui est à 2,5 km de notre maison. Nos étudiants de théologie avaient étudié toujours dans ce centre mais à partir de l’année 2006-07, ils sont allés à l’USAKIN. Mais cette année, ceux de la Vita nelle comunità Séminaire Joseph Allamano Théologat de Kinshasa 43 Kinshasa Vita nelle comunità 44 Notre vie interculturelle trouve son repère dans le Christ et la mission qui se sont concrétisés pour nous dans un Projet de Vie Communautaire que nous avons élaboré au début de l’année académique. Notre objectif général pour cette année 2008-09 est le suivant : « Unis dans la diversité, nous nous sentons appelés à vivre davantage notre consécration pour la mission. “Or vous êtes, vous, le corps du Christ, et membres chacun pour sa part” (1 Cor 12,27) ». Notre fraternité est dynamisée par le travail des Commissions, composées des membres de différentes promotions. Ce sont six : LiturgieSpiritualité, Travail, Animation Missionnaire, Pastorale-Formation, Loisir-Culture et Économie. Par exemple, une fois par mois, un membre de la communauté présente sa réflexion théologique sur un thème qu’il a approfondi particulièrement. Aussi, une fois par mois, une équipe pastorale présente à toute la communauté le service qu’elle est en train de développer dans la paroisse. Une fois par semaine, la commission de travail organise les travaux à faire dans la maison. Dans l’année, nous avons deux soirées culturelles (cette année, Le Brésil et la Tanzanie) dans lesquelles ont partage l’histoire, la vie, la présence IMC et la nourriture d’un pays. Une fois par mois, la commission organise la récollection et anime les différents temps liturgiques. L’animation missionnaire est disponible pour les demandes qui peuvent nous parvenir de l’église locale. La responsabilité économique est partagée car les dépôts personnels, l’argent pour la pastorale et l’argent pour les dépenses hebdomadaires de la cuisine est géré par les profès temporels. Le dernier mardi de chaque mois nous avons l’évaluation communautaire et chaque promotion à ses rencontres de formation avec le formateur une fois par mois. Toute cette organisation nous permet une certaine dynamique communautaire qui nous rend la vie plus éveillée. Même si nous vivons dans une zone résidentielle nantie, nos engagements pastoraux ont lieu dans des paroisses populaires où les gens souffrent le fouet de la pauvreté et l’exclusion. Nous sommes très insérés dans la pastorale de l’église locale et notre présence dans la paroisse et de présence et accompagnement mais les responsabilités ne tombent pas directement sur nous car il y a beaucoup d’agents pastoraux dans l’église de Kinshasa. C’est remarquable, aussi, notre service avec la communauté anglophone de Kinshasa. da Casa Madre - 6/09 Il y a une équipe chargé aussi de collaborer con la Région dans l’Animation Missionnaire et Vocationnelle et plus particulièrement, qui fait le suivi des aspirants de Kinshasa pour entrer dans notre Institut. De toutes façons, nous sentons le besoin d’animer davantage cette église congolaise, très bien structurée et organisée mais dans laquelle, les événements missionnaires propres de l’église universelle passent plutôt inaperçus. Nous sommes aussi en train d’étudier la possibilité de développer des services pastoraux au-delà des paroisses en prévoyant les différents services que l’Institut peut nous demander. Mais, pour le moment, nous sommes seulement dans la phase d’étude et nous n’avons pas encore concrétisé cette proposition. Une autre dimension de notre engagement pastoral est notre présence dans les Communauté Ecclésiales Vivantes de Base (CEVB) de chaque paroisse. Chaque jeudi soir, nous participons à ceux rencontres qui défient pas seulement notre accompagnement mais même notre connaissance du lingala, la langue véhiculaire qu’on parle à Kinshasa. Un autre moyen que nous avons trouvé pour être inséré dans l’église locale a été l’invitation que nous faisons chaque lundi à un prêtre de l’extérieur pour qu’il préside la célébration eucharistique et partage le souper avec nous. Ainsi, au moins un prêtre de chaque paroisse a déjà célébré avec nous et certains professeurs d’USAKIN ou Mazenod, ainsi que des missionnaires de la Consolata de passage ou qui habitent à Kinshasa. Nous avons suivi une session de formation sur Justice et Paix dans le premier trimestre ; et dans le deuxième, nous avons approfondi le thème de l’interculturalité. Pour cela, nous avons organisé une session de formation d’une journée avec le Philosophat et la Propédeutique. Et un mois après, nous avons organisé entre toutes les trois maisons de formation l’Interseminaire qui a lieu au Congo chaque deux ans et dont le thème a été la fraternité, l’unité et l’amour dans l’interculturalité. Ces deux moments nous ont servi pour grandir dans la formation mais aussi dans la connaissance réciproque entre toutes les trois maisons de formation. Une autre dimension présente dans notre communauté ce sont les initiatives de fraternité. Chaque promotion sort deux fois dans l’année pour se rencontrer ensemble dans une ambiance plus détendue. Une fois dans l’année nous faisons une sortie ensemble comme communauté et le lundi de Nous voudrions vivre l’idéal missionnaire d’Allamano de former une famille qui grandit dans l’esprit missionnaire. Nous essayons à mettre tous les moyens à notre disposition pour grandir dans la vocation missionnaire et même si nous manquons de quelque chose, nous essayons à vivre cela selon les mots de notre fondateur : « Le nécessaire ne vous manquera jamais ». Nous remercions Dieu et l’Institut de nous avoir donné la possibilité de grandir dans la vocation missionnaire dans un contexte comme celui-ci de Kinshasa et du Congo, avec une église très vivante et un peuple plein de foi ; et dans une situation sociale qui est un défi pour nous missionnaires de la Consolata. Evangelizar con arte,… Vita nelle comunità Pâques nous sortons avec tous les missionnaires de la Région présents à Kinshasa. Ce sont ces moments de gratuité qui brisent la monotonie et nous donnent de nouveaux élans pour continuer notre formation. Le temps de grandes congés est profité pour faire des expériences pastorales dans nos paroisses IMC ou pour faire des cours d’apprentissage de la langue (anglaise, italienne et lingala) ou pour faire de cours de formation (informatique, électricité…) Nous sentons le besoin de travailler plus proche des missionnaires de la Consolata de la Région et malgré les énormes distances de ce pays, la Région s’efforce à combler cette expectative. p. Luis Manco, imc Dijo Dostoewski: “es la belleza que salvará al mundo”. En la parroquia de Santa Rosa de Lima, en Pirané’, lo estamos intentando. Y, a veces nos resulta bien. Evangelizar con arte; la belleza de la Liturgia a través del canto, el cuidado de los signos no es todo, pero es ya tanto; pues la belleza educa, fascina y acerca el misterio, lo humaniza, lo incorpora al mismo tiempo que lo indica y lo revela. Por supuesto educar, evangelizar con arte, con belleza es un camino lento. Y abarca todas las dimensiones de la pastoral. Al centro -como siempre, da Casa Madre - 6/09 Pirané los Misioneros de la Consolata de Pirané estamos presentes! 45 Pirané Vita nelle comunità 46 como primera pasión de Dios – está el hombre. “¿Qué es el hombre para que de él te acuerdes? Lo hiciste poco inferior a los ángeles”. Así reza el Salmo ocho. Es palabra de Dios, pero cuánto cuesta encarnarlo en la cotidianeidad a fin de que no queden palabras vacías, ilusorias, engañosas...! Cuánta distancia para acortar “distancias” entre la Palabra que proclama que así es:” lo coronaste de gloria y de honor; todo lo sometiste bajo sus pies” y la realidad de este hombre, esta mujer a los que hay que “resucitarles” la dignidad de hijos e hijas de Dios en toda su trascendencia. Los misioneros de la Consolata que estamos en Pirané – casi sin darnos cuenta, a la manera de “quien acompaña”, aprecia, alienta, nos estamos sintonizando en la misma onda de cuantos nos rodean o sea, los colaboradores laicos que enriquecen de su servicio la comunidad parroquial. Y juntos caminamos afrontando el desafìo de hacer brotar signos de esperanza donde cunde el desaliento, signos de luz donde roen las existencias, pesadillas sombrìas. Apoyamos, entre otros Grupos, al Movimiento Familiar Cristiano: familias que evangelizan familias. Más allá de las charlas, metodologías, su actuar se distingue por un estilo que brinda un toque de buen gusto, un savoir faire que embellece: la capacidad de acogida y de escucha. Desde hace tiempo se encuentra el Grupo Caritas, pero desde hace poco se ha despertado – o, se ha reactualizado - como un interés nuevo, un objetivo nuevo – para entrar en el dinamismo que crea conciencia, moviliza energías, expande creatividad. Un solo detalle: no sólo se brinda un bolso de mercadería sino se precede el don de “Caritas” con un tiempo de aprendizaje de parte de una nutricionista: una manera elegante de dar pescado y enseñar a pescar...!. Se ha retomado el grande y fatigoso compromiso de la Catequesis y aquí también, el acento lo hemos puesto en la calidad. Hasta el lenguaje se va modificando: no clase de catecismos, sino encuentro de catequesis. Y en el último año de Catequesis a los jóvenes ya no se les enseña doctrina, sino se los acompaña para que entren en la vivencia de la vida comunitario-sacramental, participando de la Asamblea dominical. Resumiéndolo todo en pocas palabras, dos son las líneas inspiradoras que nos guían: seriedad y calidad. Y ahora unas crónicas de dos acontecimientos en los que – también – tiene que ver no poco la dimensión de la belleza, del arte que reviste la evangelización y vehicúla la trascendencia de sus valores sagrados. En la Navidad, se ha realizado un Pesebre Viviente, al cual dieron su aporte artístico los chicos de unos barrios. Así, al mismo tiempo, se lucieron las distintas escuelas de danzas y cobraron espacio de integración chicos, jóvenes da Casa Madre - 6/09 y adultos de varios barrios y del casco urbano. Participó también, con su consagrada maestría la peña folklórica local “Estampas Norteñas” que tantas distinciones sumó en varios Países de Latinoamérica. Fue un gran éxito. Fue un gozo de arte sagrado. Por los ojos y por los oídos entró el encantador misterio de la Navidad! Merecía, el Logos, la Armonía que todo lo plasmó bueno y bello, encontrar acogidas de maravilla y de estupor en los hijos de Dios. El reciente VIA CRUCIS VIVIENTE del Viernes santo 2009 se quedará por largo rato, plásticamente esculpido en los ojos de cuantos asistieron. Los actores supieron transmitir el mensaje de la Pasión del Señor con acentos de vibrante emoción. No se trataba de un “habitual” Vía crucis” sino de una representación real-simbólica, en una fusión del ayer y del hoy y aquí. No dijo Pascal que Cristo renueva su pasión hasta el fin del mundo? Ya el desfile inicial, al compás del Ouverture de la quinta de Beethoven, lo dejaba a entender. El centurión romano a caballo, acompañado de dos soldados en impecable uniforme romano, abrían el paso. Tres gauchos montados a caballo cerraban el cortejo de los actores que interpretaban a Jesús, Maria, la Madre, Juan el apóstol predilecto, la Magdalena y, al sequito, diez mujeres en tapado negro llevando faroles como a significar la concentración de todo el dolor de los inocentes gravando sobre aquellas que aun hoy son madres y víctimas de amor y de dolor. ¿Y qué más? El grito impiadoso: Crucifícalo… Crucifícalo!… y a las burlas, las muecas y los salivazos salían sin distinción por parte de los esbirros judíos y por parte de una muchachada local, gente sin piedad, vendida a cuantos - se los encuentra en todo rincón del mundo! - por pocos pesos enfangan, y embrutecen y embravecen las conciencias de jóvenes desprevenidos. En el momento del despojo de las vestiduras de Cristo, la pelea y el forcejeo - a ver a quién le toca la túnica y a quién le toca el manto del Condenado - contaba con “clientes” de distintas extracciones sociales… Cuánto es verdad que cuando se da la ocasión de poner la mano en la lata, la tentación no conoce bandera…! Dulcísima la escena de la deposición del cuerpo de Jesús en las rodillas de su Santísima Madre. Creo que hasta Miguel Ángel, el genio de la Piedad se hubiera unido a los espontáneos aplausos que sigilaron la estremecedora escena que comunicaba la infinita empatía de la Madre mirándole y abrazándole al Hijo que volvía a su seno amoroso, los pies y a la cabeza tiernamente abrazados por los fidelísimos amigos que habían desafiado los villanos insultos de los jefes del pueblo y la violencia romana: María de Magdala y el apóstol Juan. LMC Experiencias de vida Bucaramanga p. Salvador Medina, imc Hoy con el más inmenso de los gustos les presentamos a dos misioneras CLAUDIA RUIZ TELLO Y LUZ ELENA ESPARZA, Laicas Misioneras de la Consolata de la localidadde Bucaramanga; ellas irremediablemente guardan en su corazón el inmenso deseo de vivir la misión a plenitud… quieren compartir la experiencia juntas y estas dispuestas inicialmente a ofrecer dos años de servicio; teniendo en cuenta el proceso que esto implica, consientes de la fragilidad de las condiciones y de los cambios que ella trae. El Padre Salvador Superior de la Comunidad en alguna ocasión nos pregunto ¿Si ellas irían donde las necesitaran? Esa pregunta se las hicimos exactamente como el la planteo y para sorpresa nuestra ellas han dicho que SI… forma parte del abandono y disposición de los pocos que están dispuestos… Así que su intención aun es más VALEROSA. Los Laicos Misioneros de la Consolata de Bucaramanga; Damos FE del acompañamiento hecho por años de estas dos misioneras, las hemos visto en sus trabajos pastorales y somos fieles testigos de su estabilidad emocional; dos áreas esenciales a la hora de vivir la misión. Ahora quisiéramos compartir dos fragmentos cortos de las cartas de petición respectivas que ellas han elaborado para ser asignadas a un lugar de misión: “Yo LUZ ELENA ESPARZA Laica Misionera de la Consolata de la localidad de Bucaramanga, anhelo poder compartir mi vocación y carisma con aquellos que estén necesitados y deseosos de conocer y hacer vida la palabra de Dios. Esperanza en la cual no me encuentro sola ya que cuento con CLAUDIA RUIZ TELLO compañera que esta dispuesta a caminar conmigo en esta valiosa misión; en un lugar sencillo donde podamos ponernos a entera disposición de una comunidad en donde encontremos aceptación y disposición para trabajar en pro del reino de Dios” “Yo CLAUDIA RUIZ TELLO me presento a usted como candidata para la misión; y después de haber hecho un proceso de discernimiento me siento en la capacidad de servir, de llevar consolación a mis hermanos, hacerme una de ellos, ayudar a confortar, aliviar y dar amor; fortalecerme junto con ellos y ser un instrumento del Señor, ser útil y dar todo de mi a quienes más lo necesiten. Deseo llegar a la misión de la forma más sencilla y humilde al servicio de una comunidad en compañía de mi hermana en misión laical LUZ HELENA ESPARZA, en la cual encuentro gran parte del apoyo para trabajar en la misión, nuestro trabajo lo compartimos de igual forma con niños, jóvenes y adultos con quienes nos hemos desempeñado en nuestro trabajo pastoral durante largo tiempo” Después de concretar el lugar de misión CARTAGENA DEL CHAIRA… fuimos a visitar las familias de nuestras misioneras junto con el superior de la comunidad IMC P. Salvador Medina, El preguntaba a las familias… ¿¿¿Ustedes les dan la Bendición??? Y ellos con mucho llanto decían “si… entre la Alegría y el dolor…. como en un PARTO” Bueno es mas la Alegría… en verdad fue un momento muy emotivo… y a nosotros también nos deja con algo de nostalgia pues son AMIGAS muy cercanas a nuestro amor… para continuar construyendo el REINADO DE DIOS… Anexamos fotografías de nuestra visita a las casasde ellas….. Como siempre los dejamos unidos en la oración y en la consolación de todos los pueblos y culturas corazón… en FIN… también les damos la Bendición…. Y todo nuestro amor… para continuar construyendo el REINADO DE DIOS… Anexamos fotografías de nuestra visita a las casas de ellas….. Como siempre los dejamos unidos en la oración y en la consolación de todos los pueblos y culturas da Casa Madre - 6/09 47 SOMMARIO Necrologio Tablino Possio P. Paolo Antonio Luigi Nato ad Alba il 24 maggio 1928, fu ordinato come sacerdote della Diocesi di Alba il 3 dicembre 1950, da Mgr Carlo Stoppa. A servizio della sua Diocesi svolse varie attività di rilievo: fu vice rettore del Collegio Civico di Alba, assistente diocesano della GIAC, insegnante nel Seminario Mag giore e nell’Istituto Tecnico Agrario della città. Nel 1959 partì come sacerdote fidei donum per il Kenya e fu destinato all’insegnamento nel Seminario di Nyeri. Dal 1963 al 1980 svolse attività pastorali a Marsabit-Maikona. Rientrato in Italia, fu direttore del Centro missionario diocesano di Alba e direttore del CEIAS (Ufficio Cei) a Roma, dal 1980 al 1985. Ritornato in Kenya, sempre nella Diocesi di Marsabit, fu uomo di zelo apostolico, e chiese di essere ammesso nell’Istituto. Emise la professione religiosa il 24 febbraio 1999. Lavorò a Suguta, Archer’s Post e a Maralal, fino a quando si stabilì definitivamente a Marsabit, presso il Santuario della Consolata. Qui, oltre alle attività di pastorale, riceveva e animava i pellegrini, e dedicava la vita alla preghiera. Scrisse vari libri presentando la figura di Mgr Piero Rossano e i popoli nomadi del deserto tra cui lavorava. Ricordiamo in particolare il suo capolavoro: I Gabbra del Kenya. E’ deceduto il giorno 4 maggio 2009 nell’Ospedale Aga Khan in Nairobi (Kenya), a 81 anni di età, di cui 10 di professione religiosa e 59 di sacerdozio. Il suo corpo riposa a Marsabit, nel santuario della Consolata. da Casa Madr e Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione Supporto Tecnico: Mauro Monti Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 48 C/C postale 39573001 - E-mail: [email protected] da Casa Madre - 6/09 Editoriale 2 Luca, assistente di Paolo 4 Il Dio dei bambini migranti parte seconda 6 Giusepe Allamano e l’arte di collaborare 9 Oggi bisogna osare un nuovo tipo di missione 13 Bunju: Incontro degli animatori missionari 15 “Ecco, io sono cresciuto e avanzato in Sapienza” (Qo 1, 16) 19 Diario della Casa Generalizia 22 Visita Canônica à Região do Brasil 23 Mocambique: Carta do superior regional 26 A palavra do superior de Amazonia 27 Solidaridad con los sacerdotes amenazados de muerte que trabajan en las villas de emergencia 28 Brasil …Notícias... Iformacões... 29 Centenario della Casa Madre e conferimento dell’ordine del Diaconato ai due primi Confratelli Coreani 31 Costa d’Avorio: tra un accordo e l’altro forse ci siamo 33 Holy Family Day in Loiyangalani 34 Maputo - Início do noviciado 2008-2009 36 Lisboa: Casa Regional 37 “Amazzonia: una diversa prospettiva” 39 MINNE WARAGU CHOLLE: “Sul monte Dio parla” 40 Comunidade do Calunga’ 41 Encuentro en Medellín 42 Séminaire Joseph Allamano Théologat de Kinshasa 43 Evangelizar con arte,… 45 Experiencias de vida Bucaramanga 47 Tablino Possio P. Paolo Antonio Luigi 48
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