L`attrice più burrosa si spalma in copertina
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L`attrice più burrosa si spalma in copertina
38 REBEL WILSON Già protagonista in “Wedding Party” di Leslye Headland, l’attrice australiana è finita in copertina sul New York Magazine grazie alla serie tv Abc “Super Fun Night” TRA ‘ VIRGOLETTE Il mito della musica riabbatte il “muro” R MARIAROSA MANCUSO Frenetics libri “N L’attrice più burrosa si spalma in copertina schermi on si può essere né troppo ricchi né troppo magri”, diceva Coco Chanel. Mai si sarebbe aspettata di vedere sulla copertina del New York Magazine la burrosa Rebel Wilson: capelli biondo platino, bocca a cuore, certi gioielli che Coco avrebbe buttato nella spazzatura (preferiva le collane di perle, a piombo su camicette oggi importabili sulle tette potenziate dal bisturi). L’australiana Wilson è tra le rare attrici extra large che allegramente lavorano nel cinema hollywodiano. Era la compagna d’appartamento di Kristen Wiig in “Le amiche della sposa” di Paul Feig. Era la ragazza del gruppo che per prima – in “The Wedding Party” di Leslye Headland, titolo originale “Bachelorette” - riceve la proposta di matrimonio con l’anello. Da un fidanzato atletico e ricco, facendo morire d’invidia l’amica di scuola Kirsten Dunst. Nel genere commedia romantica, una scena rivoluzionaria. Peccato che le filosofe come Michela Marzano – e con lei le istitutrici che paragonano il burka alla taglia 40 - non vadano mai al cinema, considerandolo pieno di stereotipi. Non fatevi illusioni sulla superiorità del Vecchio continente. Nel cinema europeo le attrici in carne sono ancora più rare. È noto infatti, come ricorda Mireille Guiliano nel titolo del suo bestseller miliardario, che “Le francesi non ingrassano” (e si arricchiscono spiegando alle americane le virtù disintossicanti del porro bollito). Fa eccezione Catherine Deneuve, diventata con gli anni matronale. Ma da qui a pareggiare la stazza di Rebel Wilson manca parecchio. La bionda australiana guadagna IL CAFFÈ 13 ottobre 2013 la copertina grazie a una serie in onda sulla Abc: “Super Fun Night”. Il cinema non basta più, ora sei veramente arrivato quando sbarchi in tv. Non è neppure la prima simpatica gigantessa a occupare il piccolo schermo. La rivale Melissa McCarthy aveva già la sua serie “Mike & Molly”, con le riunioni degli Obesi Anonimi come sfondo: “Ogni mattina mi inginocchio e prego: Dio, aiutami a seguire la dieta, e poi aiutami a rialzarmi”. Al cinema, se non vi spaventano le parolacce, è appena uscito “Corpi da reato”, dove Melissa recita accanto a Sandra Bullock: poliziotta sboccata e poliziotta perbene. MARCO BAZZI “Super Fun Night”, invece, è la notte del venerdì sera. Rebel decide di santificarla uscendo con le amiche. Fa da ostacolo la goffaggine: gonne impigliate nell’ascensore, e biancheria con cuoricini Hollywood e le serie tv americane sdoganano le star extralarge applicati. Ricordano i mutandoni di Bridget Jones, che comunque alla fine il suo Mr Darcy riesce a intrappolarlo. Rimasta vedova, poi, nell’ultimo romanzo della saga si consola con un toy boy. THE LUNATIC Alessandro Besselva Averame oger Waters ha riportato sul palco “The Wall”, uno dei più grandi successi dei Pink Floyd; un tour che qualche settimana fa ha fatto tappa anche a Zurigo. “The lunatic” (Arcana), di Alessandro Besselva Averame, è una raccolta commentata dei testi del gruppo inglese, in versione originale e traduzione italiana. Il titolo si riferisce a un brano di “Dark Side of the Moon”, l’album che la band dedicò al tema della follia, la “follia” di Syd Barrett con cui il gruppo fu confrontato ai suoi primi passi. “La fervida immaginazione di un talento bruciatosi nello spazio di un attimo – scrive l’autore - e il tentativo dei superstiti di quella avventura iniziale, dapprima timido e sgraziato, poi con passo sempre più sicuro, di creare un immaginario capace di veicolare musiche dal carattere programmaticamente evocativo”. Quel tentativo si realizza nei primi anni Settanta grazie alla guida di Waters. Ma facciamo un passo indietro. Siamo al 1967. “A decidere le future sorti artistiche di Roger Waters, Nick Mason e Richard Wright, tutti originari di Cambridge, è l’incontro con un brillante ed estroverso studente d’arte di un paio d’anni più giovane: Roger Keith Barrett, per gli amici Syd, un loro concittadino. È lui a scegliere il nome del gruppo, ispirandosi a due oscuri bluesman degli anni Trenta di cui possiede i dischi, Pink Anderson e Floyd Council”. I Pink Floyd nacquero così. Dopo “The piper” esce “A Seucerful of Secret”, e nel secondo album Barrett non c’è già più. Waters prende per mano il gruppo e lo porta alle vette del successo. “Dark Side” precede “Wish You Were Here”, tributo al vecchio compagno Syd. Ma la consacrazione definitiva del gruppo arriverà con “The Wall”, dove accanto allo spettro della Seconda guerra mondiale, i Pink Floyd raccontano “la paranoia da isolamento che trasforma la rockstar in una sorta di dittatore fascista, che abusa della propria posizione di potere manipolando a suo piacimento le folle, fino al crollo nervoso (…) che sancisce l’unica pena possibile, l’abbattimento del muro”. 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